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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 1023 DEL 21 NOVEMBRE 2025

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

                           

REGIONALI

Risultato annunciato per le prossime elezioni regionali di domenica prossima: finirà 2 a 1 per la sinistra con conferme in Puglia e Campania mentre il Veneto resterà al centro-destra. Peccato perché - se a destra i candidati, soprattutto in Campania, fossero stati decisi mesi fa e non all’ultimo momento - un altro risultato sarebbe stato possibile. Purtroppo l’esperienza – anche quella che dovrebbe nascere dalle sconfitte passate – viene sempre dimenticata. Pensare poi di vincere in Campania riproponendo un condono edilizio offende il comune senso del pudore.

 

MATTARELLA

Giorgia Meloni non aveva e non ha nessun interesse a montare una polemica contro Mattarella ed ha fatto benissimo a sostenere “caso chiuso”, ma è gravissimo che in una pubblica cena, presenti 16 persone, il segretario del Consiglio Supremo di Difesa (primo “civile” nominato da Mattarella in un posto che era sempre stato affidato a una carica militare) ovvero l’ex parlamentare - prima dell’Ulivo e poi del PD - Francesco Garofani, già componente per tre anni della Direzione Nazionale PD, si sia permesso di auspicare non solo la caduta della Premier ma un salutare “scossone” per rimettere in piedi una coalizione di centrosinistra alla Prodi ed affidata a Ruffini. Più grave ancora che quando la cosa è diventata di dominio pubblico Mattarella non l’abbia fatto immediatamente dimettere ma (per ora) mantenuto nel ruolo dicendogli - sostiene Garofani - “di non preoccuparsi”. Se è difficile fare il Presidente della Repubblica  quando sei un esponente ufficiale della sinistra ed hai un governo di colore opposto (ma sostenuto dal voto popolare) è inaudito mantenersi un “consigliere” così sprovveduto che pubblicamente faccia uscire  “tra amici” quella che è la verità dei fatti, ovvero che la Meloni sta sulle croste ai più intimi “consiglieri” dello staff presidenziale che le remano contro e tramano contro il governo e con il Presidente che perde così credibilità, indipendenza ed autorevolezza del suo ruolo, altro che far finta di essere “super parte” e “garante” del voto popolare.

 

MAFIA UCRAINA

Ricordiamoci sempre chi sia l’aggredito e l’aggressore, così come certamente la mafia prospera anche in Russia, ma i lettori de IL PUNTO mi daranno atto che da mesi scrivevo dei grossi scandali che stanno emergendo a Kiev, problema volutamente dimenticato e nascosto dalle TV e dai grandi media italiani che devono difendere ad oltranza l’invio di nostre armi in quel paese.

A parte che è singolare che NOI ora paghiamo gli USA perché forniscano LORO le “nostre” armi (e poi qualcuno dice che Trump è stupido?!) resta il fatto che in Ucraina la questione della trasparenza è centrale e purtroppo NON c’è trasparenza, neppure sui nostri aiuti che temo finiscano in mani pericolose.

Lo scandalo non tocca solo un paio di ministri, ma lo stesso entourage di Zelensky e si minimizza sul fatto che proprio il suo ex principale collaboratore, Timur Mindich (quello del bagno tutto d’oro, mentre la gente muore al fronte ed è senza corrente), era a capo dell’organizzazione criminale scoperta, ma che è scappato - sembra in Israele – combinazione il giorno prima dell’arresto. Insomma, non ci sono solo “un paio di corrotti” come tanto minimizza (perché?) il ministro Antonio Tajani!

Al contrario è lo stesso Zelensky che fa il furbo (o è costretto a farlo) per esempio tenendosi stretto il boss Andreij  Yermac, “presidente ombra” e a capo del suo staff presidenziale.

Si capisce meglio adesso perché Zelensky quest’estate aveva ridotto con decreto le possibilità investigative dell’antimafia ucraina, ripristinando la NABU (l’agenzia anticorruzione) solo dopo le violente proteste di piazza scoppiate in tutto il paese nonostante la vigente legge marziale ed il rinvio elettorale “sine-die”. Proprio la NABU ha scoperchiato ora il letamaio (o uno dei tanti) perché temo che questo sia solo uno dei tentacoli della malavita ucraina che prospera a Kiev proprio sui disastri della guerra e che lambisce anche il presidente. Anche per questo la credibilità interna di Zelensky è ai minimi storici, ma in Italia di queste cose non si deve parlare.

Non si tratta di sospendere di colpo gli aiuti militari, ma che sia necessaria una rigorosa inchiesta italiana e della UE su dove vadano (e siano andati) a finire i nostri soldi e le nostre armi mi sembrerebbe davvero il minimo necessario.

 

BRAVO GIORGETTI !

Chissà perché ci sono notizie importanti che quasi non vengono riprese dai media. Per esempio, per una volta, tutta l’Italia  – opposizione compresa - dovrebbe apprezzare la dura posizione del governo Meloni che, per bocca del ministro dell’economia  Giancarlo Giorgetti, ha annunciato di porre il veto in sede Ecofin ad una nuova tassazione “europea” sul gas che avrebbe danneggiato in modo gravissimo non solo le imprese italiane, ma anche tutti i singoli cittadini, di fatto – almeno per ora -  facendola accantonare. Una volta di più emergono però aspetti strategici di politica energetica che andrebbero ben più approfonditi.

Il primo è geopolitico, ovvero ricordare cosa abbia comportato la decisione di sospendere le forniture dalla Russia (che nel 2021 rappresentava il principale fornitore europeo e particolarmente per l’ Italia) e che ci vendeva gas a prezzi contenuti.

La settimana scorsa, commentando l’impennata dei prezzi degli alimentari che in un quadriennio sono aumentati di circa il 25%, si sottolineava proprio che la principale responsabile degli aumenti era proprio la “componente energia”.

La decisione di chiudere a Mosca (soprattutto dopo che la “manina” presumibilmente ucraina ha distrutto i gasdotti del Mar Baltico facendo diventare problematiche le importazioni del gas russo anche se un domani si giungesse finalmente a sospendere il conflitto) ha avuto infatti conseguenze molto diverse per i singoli paesi UE.

Alcuni ne hanno risentito poco, per altri – come l’Italia – le conseguenze sono state gravissime con impennate dei prezzi energetici che Bruxelles non riesce a controllare (e tantomeno a calmierare, ammesso lo volesse) con splenditi risultati per la speculazione che ci sta dietro.

Secondo elemento è il perché si dovesse ricorrere a una nuova tassa sul gas e qui rispunta questo pallino della Commissione europea che vede nel “green” il suo massimo obiettivo strategico. Nell’ottica del pacchetto legislativo “Fit for 2055” (ovvero emissioni zero per il 2055) eliminare il consumo di gas sarebbe infatti una pietra fondamentale e un “deal” fisso per gli ecologisti della Commissione.

Che il “green” europeo non conti concretamente nulla nel mondo se gli stessi criteri non vengono applicati da chi inquina infinitamente di più (Cina, India, USA) resta un dettaglio, eppure imperversa questa nostra volontà di autoflagellazione e suicidio industriale (vedi Taranto).

Il problema vero è poi che il costo dell’energia è molto diverso nei singoli paesi europei.

Il prezzo finale nasce da un dedalo di sommatorie spesso incomprensibili che partono dai prezzi delle materie prime, imposte, sovraimposte, oneri aggiuntivi salvo poi abbuoni sociali e detrazioni, IVA diversificata ecc.

Pensate che in alcune zone della Norvegia l’energia costa un decimo dell’Italia e i prezzi sono molto più bassi in Ungheria, Francia, Spagna e tutto l’est europeo.

E qui sta appunto l’aspetto centrale cui si oppone l’Italia: non ha senso mettere una nuova imposta per ridurre i consumi se a monte non c’è una volontà di uniformare i prezzi di gas e di energia elettrica all’interno della UE o si moltiplicherebbero le disuguaglianze economiche.

Una questione fondamentale, ma che ha visioni profondamente diverse soprattutto perché alcuni paesi vendono energia ai vicini (sovente ad un prezzo molto superiore a quello interno, vedi la Francia nei confronti dell’Italia) e non hanno interesse a fare sconti, mentre chi deve importare si trova in difficoltà. Noi poi ci abbiamo messo del nostro: l’aver deciso di chiudere al nucleare quarant’anni fa ci vede ora molto in ritardo in questo settore e anche eolico e solare soffrono di tempi burocratici spesso infiniti per poter far funzionare nuovi impianti.

Per un paese che ha già sfruttato al massimo le risorse idroelettriche, importa petrolio e gas, non ha nucleare e sta in piedi con la industrie di trasformazione la trappola energetica è un rischio costante.

 

INTANTO, IN CILE…

Non ne ha parlato nessuno, ma domenica scorsa ci sono state le elezioni legislative e il primo turno delle elezioni presidenziali in Cile con una grande vittoria per i partiti di destra che hanno vinto la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e tutti quelli in palio al Senato (se ne rinnovava un terzo), portando inoltre il candidato per la presidenza, Josè Kast a due passi dal successo che probabilmente sarà gli confermato con il secondo turno di ballottaggio il prossimo 14 dicembre.

Il Cile è ormai da decenni una democrazia seria e basata sull’alternanza, che non ha paura di guardare al suo passato, ma che ha anche dimostrato la volontà di cambiare dopo alcuni anni di posizioni demagogiche del presidente uscente, l’ ultrà ecologista Gabriel Boric.

Kast è stato ovviamente subito accusato dalla sinistra “di volere far tornare Pinochet” ma il voto dei cileni è stato chiarissimo. Questo, anche perché la più solida economia del Sudamerica si ritrova ora con 2 milioni di immigrati clandestini (quasi tutti venezuelani) e con un aumento visibile della criminalità e dell’insicurezza.

 

BUONA NOTIZIA

Approvata all’unanimità la nuova legge contro la violenza sulle donne grazie ad un accordo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Finalmente, per una volta, sono stati accantonati i distinguo politici per una legge di civiltà.

 

NOTA BENE

Ogni settimana “spariscono” molti indirizzi de IL PUNTO. Se non lo ricevete più leggetelo sul mio sito www.marcozacchera.it ma controllate che nelle vostre mail non finisca in altre, nuove rubriche di “posta arrivata” (su @libero.it per esempio finisce spesso in “offerte”). GRAZIE POI A CHI HA LA CORTESIA DI MANDARMI ALTRI INDIRIZZI DI POTENZIALI LETTORI.

 

BUONA   SETTIMANA   A   TUTTI !

                                                                                                              Marco   Zacchera    

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Quando mi capita di raccontare…
Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze..... (continua)
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Il NUOVO LIBRO di MARCO ZACCHERA.....


E’ uscito un mio nuovo libro  “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore”
In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.
Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.
GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.
Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.
Un bel regalo, per esempio, in vista del prossimo Natale…
 
Marco Zacchera
PUBBLICAZIONE di MARCO ZACCHERA.....


 
L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE ?
 
Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed Immigrazione
 
 
(dall’introduzione..)
 
 
…Mentre in Italia sull’uso improprio della parola “razzista” si montano settimane di polemiche (come per il caso recente del governatore lombardo Attilio Fontana) pochi sanno che in Sudafrica si sta discutendo un emendamento costituzionale con il quale – se approvato – si potranno espropriare i terreni ai bianchi senza indennizzo, ma anche a vantaggio dei cinesi che in Sudafrica per legge sono equiparati ai neri.
 
Un razzismo alla rovescia – ma concreto - di cui non parla nessuno, un esempio di quante poche informazioni si hanno in questo campo
 
Scrivendo queste note (e con il contributo di PAOLA PALMA) ho cercato infatti di trasmettere – piacciano o meno – informazioni corrette, numeri certi, fatti documentati e poche opinioni.
 
Credo di conoscere bene la materia: ho passato tanti mesi della mia vita in Kenya e in Burundi, Uganda, Ruanda, Mozambico, Madagascar e in tanti altri paesi africani lavorando nel volontariato e toccando con mano tante situazioni disperate.  
 
Nell’aprile del 1994 – ero appena stato eletto deputato – per circostanze davvero fortunate non ci ho lasciato la pelle durante una rivoluzione in Burundi.
 
Di immigrazione e integralismo islamico scrivevo già trent’anni fa quando nessuno ci pensava, ma stando in Africa si capiva chiaramente cosa sarebbe successo e puntualmente i disastri si sono verificati. Vi avviso subito che senza sterzate decise andrà sempre peggio.
 
Intendiamoci, credo sia preciso dovere di tutti aiutare il prossimo: è un obbligo morale, cristiano e sociale, ma bisogna farlo con intelligenza, organizzazione, capacità e programmazione altrimenti non solo si finisce in un disastro, ma attecchisce anche la mala pianta della corruzione e dello sfruttamento alimentando rinnovato odio e razzismo.
 
Scopriamo insieme allora i numeri e i costi del fenomeno, la discriminazione nei fatti verso  tanti italiani, le ipocrisie che ci stanno dietro, le ambiguità vaticane, cosa stia effettivamente succedendo in Sudafrica oppure quali divisioni stiano spaccando la Nigeria, ma anche quali rischi concreti porti la mafia nigeriana.
 
Denunciamo finalmente il vorace neo-colonialismo cinese che viene taciuto e sottovalutato, la schiavitù nei paesi arabi e il moltiplicarsi dei musulmani in Europa con il rifiuto da parte di molti di loro ad accettare e condividere i principi costituzionali europei, così come è vergognoso il silenzio europeo sull’Eritrea e soprattutto sui disastri combinati nel mondo da troppe multinazionali senza scrupoli.
 
Se ne parla poco di tutti questi fattori, ma sono quelli che creano le cause che portano poi i poveracci a sbarcare disperati sulle nostre coste o a morire in mezzo al mare.
 
Ecco quindi che nel libro si lanciano proposte concrete e si propongono tutta una serie di dati statistici sconosciuti (perché spesso volutamente nascosti), così come un interessante sondaggio  sull’umore degli italiani con dati, numeri, fatti, circostanze inoppugnabili.  
 
 
Una informazione corretta e soprattutto documentata – anche se magari scomoda, anticonformista, sicuramente poco “buonista”– è però necessaria per portarci a riflettere, un po’ come il medico che ha il dovere di dire la verità al proprio paziente e non raccontargli balle.
 
Una realtà che potrà essere a volte impietosa e crudele, ma che va conosciuta da chi è malato (come lo è la nostra società italiana ed europea) per almeno tentare le cure necessarie alla sua sopravvivenza…
 
 

                                                                                      Marco Zacchera
CHI SONO.....
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Quando mi capita di raccontare…



Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze.
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.

Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma da sempre molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito  forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore dei conti.
Ho sempre amato lo sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando  mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è  stata  poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro  il “movimento studentesco” di estrema sinistra, anche se la maggioranza taceva e poi – spesso – mi appoggiava nelle assemblee.
Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA

Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo-  mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.

Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma  soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.

A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società. Oggi posso solo farlo con la penna, e così pubblico articoli su molte testate giornalistiche.
Da quasi 20 anni  ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori.  (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Bisogna a volte saper prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo  mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.


Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi.  Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.

Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.

Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco  nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove da 32 anni ero consigliere di opposizione e  mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente  ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.
Intanto sono tornato a pescare appena posso sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché  ho la fortuna di poter vivere quei momenti.  Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato  “ NELLE RETI DEL TEMPO” e poi diverse edizioni di “GENTE DI LAGO” libri di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi, mentre “LA MOSCHERUOLA” .racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.
In un altro libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? -  Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed immigrazione”, scritto a quattro mani con Paola Palma, abbiamo cercato di raccontare le tante esperienze in Africa con un serio approccio alle tematiche dell’immigrazione verso l’Europa, un fenomeno importante e che non può essere banalizzato.
Ad oggi non ho più incarichi pubblici se non quello di “Commissario italiano alla pesca per le acque internazionali Italo-Svizzere”  titolo altisonante quanto volontario con il quale e – come già faceva mio nonno quasi 90 anni fa – mi occupo di difendere e tutelare la pesca e l’ambiente dei nostri laghi.
Sono stato anche  nominato, ma  qui torneremmo  in campo professionale, presidente del Collegio sindacale di Finpiemonte, la finanziaria della nostra regione e in altri Enti e società.

Ma questi sono tutti  dettagli, l’importante è non cambiare mai nel profondo mantenendo fede agli impegni di  partenza cercando di aiutare gli altri per  restituire qualche “talento in piu” di quelli che il Grande Capo mi ha affidato alla partenza. Speriamo di riuscirci sempre, lo auguro anche a tutti voi.

In amicizia un saluto, Marco Zacchera...
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