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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA


IL PUNTO n. 1027 DEL 22 dicembre 2025

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

 

Carissime e carissimi lettori,

grazie dell’attenzione e dell’amicizia dimostratami anche quest’anno e soprattutto un saluto a chi NON la pensa come me, ma instaura comunque un rapporto reciproco e costruttivo.

Un anno difficile per il mondo, con una umanità che non riesce a capire come farsi la guerra e odiarsi non porta a nulla, ma purtroppo da sempre è così e la cosa più triste è che ci si abitua a pensare a sé stessi dimenticando i problemi degli altri.

Un anno che ha visto una profonda crisi europea (vedi l’approfondimento) e che continuerà così senza una nuova strategia del continente che forse deve evolversi da “Unione Europea” a “Federazione Europea” viste le sempre più profonde divergenze che ci sono su tutto.

Ma un mondo dove c’è ancora tanta gente che prega, che spera, che si impegna, che soffre per gli altri, che costruisce e vede in positivo, che porta pazienza e sa ancora sorridere. A loro e a ciascuno di voi auguro tutto il bene possibile!

 

Ricordo che il prossimo numero de IL PUNTO uscirà venerdì 9 gennaio 2026

 

FINANZIARIA

Come ampiamente prevedibile la legge finanziaria verrà approvata all’ultimo momento, con voto di fiducia sul solito “maxiemendamento” del governo.

Esattamente quanto scrivevo a settembre, ma non perché sono un veggente ma solo perché questo avviene ogni anno, con qualsiasi governo, con stanziamenti che in buona sostanza non cambiano nulla.  Alla fine 20 miliardi più o meno ben distribuiti che sono concretamente di meno della nostra quota del "prestito" che è stato fatto in settimana all’Ucraina. Valeva la pena di perdere tre mesi in dichiarazioni, polemiche, cambiamenti, emendamenti, litigi, divisioni…?

Io credo di no.

 

INCONGRUENZE

Proprio nello stesso giorno in cui l’Europa ha destinato altri 90 miliardi di Euro all’Ucraina per spese militari e il presidente Mattarella si è lanciato nell’ennesimo suo discorso di “pace armata” (ormai un po' ossessivo), papa Leone ha ricordato che era la giornata dedicata al disarmo mondiale, purtroppo inascoltato. Nessun commentatore – mi sembra – ha sottolineato questa profonda incongruenza italiana ed europea.

 

SIETE TUTTI KOMUNISTI

Ho trovato irritante che la ministro per l’università Anna Maria Bernini abbia replicato a degli studenti che la contestano per i test di medicina con un “Siete solo dei poveri comunisti…”

E’ la stessa critica di superficialità ed arroganza che faccio agli antifascisti quando accusano di fascismo i loro oppositori. E’ vero che quelli che la fischiavano non erano studenti “normali” (o di medicina) ma dirigenti di una associazione studentesca di sinistra, ma il concetto non cambia, così come effettivamente c’erano alcuni errori nei test. La realtà credo però sia soprattutto un’altra, ovvero che i diplomati di oggi non li superano perché sono in genere molto meno preparati di quelli di una volta. Sono figli di una società che promuove tutti per legge, che dimentica altri tipi di valori e dove i 100/100 vengono distribuiti a pioggia. Quest’anno sono stati promossi alla maturità il 99,7% dei candidati e in ben 13.857 hanno preso 100 e lode (la maggioranza in Campania e Sicilia). I tempi cambiano: una vita fa eravamo 72 studenti in prima ragioneria, finimmo in 18 diplomati e ricordo come risultai il primo della mia scuola (mi andò bene, in realtà ero solo il 2° o 3°, perché non studiavo molto!) ma uscii con 47/60, che oggi non sarebbero neppure un misero 80/100. Solo per sottolineare cos’era la selezione, ma anche che non si regalavano i voti!  In compenso tutti trovammo subito lavoro.

 

SCIOPERI

Lo sciopero generale del 14 dicembre (il 22° indetto dalla CGIL nel 2025) è stato un autentico flop anche se si è cercato di nasconderlo in ogni modo dai media. Landini ha annunciato che avrebbe scioperato il 68% dei lavoratori (pensionati compresi), dimenticando di dire che quella era la percentuale dei SUOI iscritti, non in generale!

I dati si sono attestati al 8,2% di scioperanti nel pubblico impiego e ancora di meno in molte aziende private. Anche nelle ferrovie l’alta velocità ha operato al 90% dell'offerta e anche i treni regionali hanno garantito l'80% del servizio. Uno sciopero “politico” e che ha causato disagi inutili ai cittadini e divisioni tra gli stessi sindacati, indetto contro la “finanziaria” e che è finito con il tema “giustizia” che non c’entrava nulla.

 

 

RIFLESSIONE EUROPEA DI FINE ANNO

 

Grazie ai tanti lettori che mi seguono per la loro attenzione e pazienza ben sapendo che spesso a volte non sono abbastanza sintetico, ma affrontare seriamente discorsi importanti impone a volte una riflessione approfondita o si resta a livello di slogan.

Lo è per me quello dell’ Europa perchè fino a qualche anno fa l’Unione Europea sembrava il miglior traguardo conquistato dalla mia generazione mentre oggi sono estremamente preoccupato per il futuro del nostro continente e soprattutto per la perdita dello spirito di coesione, di prospettive sul ruolo dell’Europa nel mondo.

Se avessimo il coraggio di uscire dalle quotidiane polemiche su Trump o Putin imparando a vedere i problemi anche dal punto di vista strategico, ci renderemmo conto che la prima conseguenza della guerra in Ucraina è stata l’evidente crisi dell’Europa.

Negarlo è assurdo perché questa crisi è grave e continuerà anche oltre la guerra, ammesso pur – come tutti speriamo, ma sembra sempre più difficile – che il conflitto si concluda alla svelta.

Nessuno immaginava questa situazione nel 2022, quando quella dell’Ucraina sembrava una crisi di breve durata, ma la guerra ha dimostrato drammaticamente che l’edificio europeo -  a dispetto dei proclami e dell’ostentato e falso ottimismo di Bruxelles e dei media – aveva ed ha fondamenta paurosamente fragili.

Non basta fare proclami e moltiplicare le normative: l’entusiasmo europeo si è spento nell’animo di gran parte degli europei che della UE non hanno più un’idea carismatica ma vedono soprattutto (o soltanto) l’aspetto economico legato alla gestione dei contributi e dell’Euro.

Siamo fragili e dipendenti dal punto di vista energetico e per esempio l’ambizione di chiudere i rubinetti del gas russo si scontra con le conseguenze di questa scelta idealmente perfetta, ma potenzialmente un disastro per i maggiori costi di approvvigionamento per molti paesi europei.

In questa situazione di emergenza decidere poi di fare del “green” una bandiera è doppiamente assurdo e ridicolo, perché queste cose non si attuano in tempo di crisi - visto soprattutto la poca influenza che le decisioni UE hanno sul clima mondiale - ma che intanto hanno messo ulteriormente in crisi l’industria del continente e l’ “autarchia” energetica non è concretamente possibile ancora per diversi anni. Adesso si è fatto marcia indietro sul divieto di benzina e diesel nel 2035 ma intanto i danni sono stati tremendi E NESSUNO SE NE PRENDE A BRUXELLES LA RESPONSABILITA’.

Ma la crisi europea è innanzitutto politica.

L’Europa ufficiale continua ad autodichiararsi compatta, ma visibilmente non lo è più, con la crisi che ha messo in drammatica evidenza le diverse priorità dei vari paesi. L’Ungheria intanto non è più sola: Repubblica Ceca e Slovacchia fanno ora gruppo con lei e la discussione sugli asset russi ha dimostrato l’emarginazione della Von der Leyen e della Germania con paesi come Belgio ed Italia che con Malta e Bulgaria hanno detto “no” e alla fine hanno vinto, anche se “pro quota” ci rimetteremo per il nuovo “prestito” all’Ucraina almeno altri 15 MILIARDI, il valore della finanziaria di quest’anno (cose che non vengono mai spiegate alla gente), ma usare gli asset sarebbe stato anche peggio per l’equilibrio dell’Euro.

L’ Europa ha generosamente appoggiato l’Ucraina che subiva l’invasione rimanendo fedele ai propri principi di fondazione, ma convinta che Putin si sarebbe presto stancato e – sfiancato dalle progressive sanzioni – avrebbe patteggiato uno stop.

Errore enorme e progressivo, strategico e politico, perché ci si è dimenticati che i russi hanno alle loro spalle una storia millenaria di sacrifici, ma anche una fonte quasi inesauribile di risorse naturali e - in un mondo energivoro - avrebbero trovato (come è avvenuto) nuovi clienti e quindi fornitori di armi.

Di fatto Mosca oggi è alleata con il mondo e non solo quello della BRICS, con i paesi del G7 che invece annaspano davanti alla concorrenza economica, demografica, perfino militare di un mondo capovolto rispetto anche solo all’inizio del secolo.

Riascoltare le dichiarazioni della Von der Leyen che tre anni fa annunciava al parlamento europeo (applaudita!) che i russi erano costretti a smontare lavatrici pur di recuperare microchip oggi fa rabbrividire, come quelle di Draghi che annunciava come Putin sarebbe crollato per le sanzioni. Conviene ancora fidarsi della lungimiranza di questi personaggi?

Perché si dice NO all’ingresso della Serbia nella UE che ha tutte le carte in regola ma “è amica di Putin” e si vuol fare entrare l’Ucraina che non ha alcun parametro finanziario, legislativo, giuridico e di trasparenza in linea con quelli europei? E’ un suicidio annunciato e intanto l’Europa è davvero diventata marginale, “inutile” (o quasi) sul piano mondiale mentre alla lunga la guerra sta consumando molte nostre risorse senza risolvere nulla.  Putin non cede e non cederà sul Donbass perché non può permetterselo e l’Ucraina, superato il primo entusiasmo, è semplicemente ripiombata nei vizi di sempre ovvero quelli di una nazione fradicia, debole, corrotta, che capitolerebbe se alle spalle non avesse gli aiuti occidentali.

I 90 MILIARDI decisi nei giorni scorsi NON VERRANNO MAI RESTITUITI eppure si fa finta di non saperlo, così come sono evaporati (senza controlli) gli aiuti precedenti.

L’Europa all’inizio ha rifiutato di discutere con Putin dimostrando molta supponenza, oggi capisce che o si svenerà per prendere il posto degli USA in Ucraina senza risolvere niente o deve prendere atto di questa crescente emarginazione nonostante che la NATO cerchi in ogni modo di spingere a combattere soprattutto per mantenere e giustificare sé stessa.

Su questa crisi è poi piombata un anno fa la vittoria di Trump che ora ha semplicemente capito la realtà: non è interesse strategico USA litigare all’infinito con la Russia e “Se L’Europa vuole le nostre armi ce le paghi”. 

In Europa continuiamo a non renderci conto che sono passate tre generazioni dallo sbarco in Normandia e che oggi rappresentiamo meno del 10% di un mondo che non ha più bisogno di noi considerandoci spesso vecchi, superati, buoni magari per il turismo ma ben poco interessanti per il resto.

Certamente l’Europa rappresenta un mondo migliore per senso democratico, pulsioni ecologiste, tutele sociali, ma in un mondo globalizzato non può reggere la concorrenza salvo che in alcuni settori marginali.

Abbiamo perso l’occasione storica di inizio secolo per “federarci” in qualche modo con Mosca unendo due sistemi che erano complementari e ora ne paghiamo il conto. Possiamo considerarci più belli, evoluti, civili degli altri ma scagliandosi quotidianamente contro Trump l’Europa non ha capito che il presidente americano di oggi passerà, ma gli USA non torneranno indietro - chiunque sarà il nuovo presidente -  perché è l’Europa ad avere bisogno dell’America e non viceversa: i mediocri politici europei dovrebbero prenderne atto, anche se si offendono a sentirselo dire.

Per questo chi scrive vorrebbe che l’Italia in questo contesto europeo richiamasse con più forza Bruxelles alle sue responsabilità invitando ad uscire tutti dall’equivoco, proponendosi come “ponte” tra Washington e Bruxelles.

Per l’Europa conta di più la idealità di difendere il principio di una guerra ad oltranza al cattivo Putin aggressore o conviene trovare una formula di cessione onorevole del Donbass, salvare il resto dell’Ucraina e garantirla, ma passando subito a rilanciare il continente? Non è disfattismo parlare di crisi europea, semmai è prendere atto di una triste verità.

 

BUONE FESTE A TUTTI, CI RISENTIAMO VENERDI’ 9 GENNAIO

 

                                                                       Marco Zacchera

CHI SONO....

Quando mi capita di raccontare…
Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze..... (continua)
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Archivio STORICO de IL PUNTO di MARCO ZACCHERA
Il NUOVO LIBRO di MARCO ZACCHERA.....


E’ uscito un mio nuovo libro  “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore”
In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.
Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.
GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.
Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.
Un bel regalo, per esempio, in vista del prossimo Natale…
 
Marco Zacchera
PUBBLICAZIONE di MARCO ZACCHERA.....


 
L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE ?
 
Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed Immigrazione
 
 
(dall’introduzione..)
 
 
…Mentre in Italia sull’uso improprio della parola “razzista” si montano settimane di polemiche (come per il caso recente del governatore lombardo Attilio Fontana) pochi sanno che in Sudafrica si sta discutendo un emendamento costituzionale con il quale – se approvato – si potranno espropriare i terreni ai bianchi senza indennizzo, ma anche a vantaggio dei cinesi che in Sudafrica per legge sono equiparati ai neri.
 
Un razzismo alla rovescia – ma concreto - di cui non parla nessuno, un esempio di quante poche informazioni si hanno in questo campo
 
Scrivendo queste note (e con il contributo di PAOLA PALMA) ho cercato infatti di trasmettere – piacciano o meno – informazioni corrette, numeri certi, fatti documentati e poche opinioni.
 
Credo di conoscere bene la materia: ho passato tanti mesi della mia vita in Kenya e in Burundi, Uganda, Ruanda, Mozambico, Madagascar e in tanti altri paesi africani lavorando nel volontariato e toccando con mano tante situazioni disperate.  
 
Nell’aprile del 1994 – ero appena stato eletto deputato – per circostanze davvero fortunate non ci ho lasciato la pelle durante una rivoluzione in Burundi.
 
Di immigrazione e integralismo islamico scrivevo già trent’anni fa quando nessuno ci pensava, ma stando in Africa si capiva chiaramente cosa sarebbe successo e puntualmente i disastri si sono verificati. Vi avviso subito che senza sterzate decise andrà sempre peggio.
 
Intendiamoci, credo sia preciso dovere di tutti aiutare il prossimo: è un obbligo morale, cristiano e sociale, ma bisogna farlo con intelligenza, organizzazione, capacità e programmazione altrimenti non solo si finisce in un disastro, ma attecchisce anche la mala pianta della corruzione e dello sfruttamento alimentando rinnovato odio e razzismo.
 
Scopriamo insieme allora i numeri e i costi del fenomeno, la discriminazione nei fatti verso  tanti italiani, le ipocrisie che ci stanno dietro, le ambiguità vaticane, cosa stia effettivamente succedendo in Sudafrica oppure quali divisioni stiano spaccando la Nigeria, ma anche quali rischi concreti porti la mafia nigeriana.
 
Denunciamo finalmente il vorace neo-colonialismo cinese che viene taciuto e sottovalutato, la schiavitù nei paesi arabi e il moltiplicarsi dei musulmani in Europa con il rifiuto da parte di molti di loro ad accettare e condividere i principi costituzionali europei, così come è vergognoso il silenzio europeo sull’Eritrea e soprattutto sui disastri combinati nel mondo da troppe multinazionali senza scrupoli.
 
Se ne parla poco di tutti questi fattori, ma sono quelli che creano le cause che portano poi i poveracci a sbarcare disperati sulle nostre coste o a morire in mezzo al mare.
 
Ecco quindi che nel libro si lanciano proposte concrete e si propongono tutta una serie di dati statistici sconosciuti (perché spesso volutamente nascosti), così come un interessante sondaggio  sull’umore degli italiani con dati, numeri, fatti, circostanze inoppugnabili.  
 
 
Una informazione corretta e soprattutto documentata – anche se magari scomoda, anticonformista, sicuramente poco “buonista”– è però necessaria per portarci a riflettere, un po’ come il medico che ha il dovere di dire la verità al proprio paziente e non raccontargli balle.
 
Una realtà che potrà essere a volte impietosa e crudele, ma che va conosciuta da chi è malato (come lo è la nostra società italiana ed europea) per almeno tentare le cure necessarie alla sua sopravvivenza…
 
 

                                                                                      Marco Zacchera
CHI SONO.....
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Quando mi capita di raccontare…



Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze.
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.

Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma da sempre molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito  forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore dei conti.
Ho sempre amato lo sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando  mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è  stata  poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro  il “movimento studentesco” di estrema sinistra, anche se la maggioranza taceva e poi – spesso – mi appoggiava nelle assemblee.
Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA

Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo-  mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.

Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma  soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.

A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società. Oggi posso solo farlo con la penna, e così pubblico articoli su molte testate giornalistiche.
Da quasi 20 anni  ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori.  (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Bisogna a volte saper prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo  mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.


Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi.  Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.

Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.

Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco  nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove da 32 anni ero consigliere di opposizione e  mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente  ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.
Intanto sono tornato a pescare appena posso sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché  ho la fortuna di poter vivere quei momenti.  Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato  “ NELLE RETI DEL TEMPO” e poi diverse edizioni di “GENTE DI LAGO” libri di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi, mentre “LA MOSCHERUOLA” .racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.
In un altro libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? -  Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed immigrazione”, scritto a quattro mani con Paola Palma, abbiamo cercato di raccontare le tante esperienze in Africa con un serio approccio alle tematiche dell’immigrazione verso l’Europa, un fenomeno importante e che non può essere banalizzato.
Ad oggi non ho più incarichi pubblici se non quello di “Commissario italiano alla pesca per le acque internazionali Italo-Svizzere”  titolo altisonante quanto volontario con il quale e – come già faceva mio nonno quasi 90 anni fa – mi occupo di difendere e tutelare la pesca e l’ambiente dei nostri laghi.
Sono stato anche  nominato, ma  qui torneremmo  in campo professionale, presidente del Collegio sindacale di Finpiemonte, la finanziaria della nostra regione e in altri Enti e società.

Ma questi sono tutti  dettagli, l’importante è non cambiare mai nel profondo mantenendo fede agli impegni di  partenza cercando di aiutare gli altri per  restituire qualche “talento in piu” di quelli che il Grande Capo mi ha affidato alla partenza. Speriamo di riuscirci sempre, lo auguro anche a tutti voi.

In amicizia un saluto, Marco Zacchera...
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