IL PUNTO n. 1013 DEL 5 SETTEMBRE 2025
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
RICORDO
CHE DURANTE IL PERIODO ESTIVO “IL PUNTO” ESCE OGNI 15 GIORNI, CI RISENTIAMO
QUINDI VERSO IL 20 SETTEMBRE RIPRENDENDO POI IL NOSTRO APPUNTAMENTO CON CADENZA
SETTIMANALE
AI LETTORI
Scrivo
queste note il 27 agosto, nei prossimi giorni infatti sarò all’estero, mentre
la situazione a Gaza come in Ucraina è terribile. L’Europa si sta afflosciando
nonostante tante belle parole e Germania e Francia sono in crisi evidente.
Forse, guardandoci intorno, come Italia stiamo andando alla meno peggio e
neppure vogliamo ammetterlo, spesso per preconcetti politici anti
Meloni-Giorgetti.
In Europa
serve concretezza (vedi i commenti alle chiacchiere di Draghi) e soprattutto
coerenza: Israele non può più continuare a imporre le sue logiche nel
sostanziale disinteresse dell’Europa e del mondo mentre è ora che
in Ucraina si comincino anche a capire alcune logiche che stanno dietro al
riarmo europeo.
L' ACQUA CALDA DI DRAGHI
Sull’ultimo
numero de IL PUNTO ho sottolineato la profonda confusione europea sul conflitto
in Ucraina, la progressiva perdita di “peso” della UE nel mondo ed i suoi
contraddittori rapporti con Trump. Due giorni dopo le stesse, identiche mie
parole e gli stessi concetti sono state pronunciati da Mario Draghi al Meeting di Rimini. Tutti a
dire “ha proprio ragione…” Ma Draghi, così pronto a denunciare i limiti della
UE, dovrebbe anche indicare soluzioni concrete altrimenti parla come Mattarella che sostiene
concetti (quasi) sempre condivisibili, ma poi resta solo nel campo delle buone
intenzioni.(
Permettetemi
allora di suggerirne qualcuna, piccola voce nel deserto. Innanzitutto se
vogliamo dare un futuro alla Unione Europea servono riforme politiche
indispensabili come
l’elezione diretta e sovrannazionale della Presidenza e della Commissione
Europea da parte dei cittadini, altrimenti continuerò a pensare
che Ursula Von der Leyen
prima di tutto pensi ai guai della Germania che non a quelli dell’Unione. In
secondo luogo deve esserci un controllo trasparente sulla BCE (Banca centrale
Europea) perché oggi è “la banca delle banche”, di fatto tutta “pro” alta
finanza e capitalismo esasperato, con poca attenzione alla armonizzazione dei
prezzi, dei sistemi fiscali o i problemi dei singoli cittadini, soprattutto di
quelli più poveri. Nessuno, per esempio, ha pensato a mutui europei per
la prima casa a tassi bloccati?
Va poi
riformata la politica energetica della UE che è demagogicamente “green” (di
facciata) ma sostanzialmente penalizzante per le imprese europee. CHE SENSO HA
CONCEDERE FINO A 13.000 EURO DI CONTRIBUTI PER COMPRARE UN’AUTO ELETTRICA (che
peraltro consuma, è costruita con materiale cinese e inquina comunque) ANZICHE’
INCENTIVARE, PER ESEMPIO, IL GASOLIO VEGETALE? Ma siamo dei pazzi a livello
mondiale, e questo avviene solo per DEMAGOGIA!
Infine
vanno contenuti gli aumenti delle spese militari sicuramente aumentandole, ma non triplicandole,
come si è invece deciso in questi ultimi mesi. Siamo così sicuri che la Russia
voglia invadere l’Europa o è un pericolo volutamente sopravvalutato, per
permettere alle industrie belliche (soprattutto americane) di fare grandi
affari?
Se dopo
tre anni di invasione Putin non è riuscito neppure a conquistare tutto il
Dombass come potrebbe minacciare Finlandia, Polonia e Paesi Baltici? Dedichiamo
piuttosto almeno una parte di questi fondi ingentissimi alle spese sociali,
sanitarie, alla ricerca. La mia piccola voce conta poco, ma è lo stesso appello
alla pace di Leone XIV che purtroppo – come avveniva prima con Francesco – alla
prova dei fatti non viene ascoltato da nessuno.
LE BUGIE DI ZELENSKY
Tra
alleati ci si dice la verità e non si raccontano frottole come ha fatto Zelensky sostenendo più
volte di non sapere nulla dell’attentato ai gasdotti russi del Baltico di due
anni fa, il più grande sabotaggio a livello europeo degli ultimi decenni e che
– fosse anche un domani ristabilita la pace – non permetterebbe più all’Europa
Occidentale di importare gas dalla Russia per molto tempo.
Non sono
stati i russi a causare il più grande disastro ecologico del Baltico
(l’attentato ha dissolto in atmosfera più di tutta la CO2 prodotta dall’intera
Danimarca in un anno, ma l'ecologica UE su questo non ha detto una parola) come
si era sostenuto da più fonti occidentali - soprattutto inglesi, con il Guardian in prima fila - ma
fu compiuto dagli stessi ucraini e Zelensky lo sapeva benissimo, quindi -
negandolo - ci ha imbrogliato.
C’è da
chiedersi quante volte l’abbia fatto in passato e dove sia la sua trasparenza
anche in termini di gestione degli armamenti che gli vengono consegnati e del
valore di miliardi di euro che non si sa che fine facciano e come vengano usati
e tantomeno rendicontati.
Dopo che
Svezia e Danimarca avevano frettolosamente concluso le indagini sul sabotaggio
con un nulla di fatto, l’inchiesta tedesca sull’ attentato al gasdotto è invece
proseguita con molta impegno (d'altronde i potenziali disastri per
l’approvvigionamento energetico hanno ed avrebbero colpito in primis proprio la
Germania) mettendo in luce le responsabilità di Kiev. L’azione – come
correttamente sostenuto dal Wall
Street Journal, dalla Bild
e dal Washinton
Post avrebbe avuto anche l’assenso dell’ex comandante supremo delle
forze armate ucraine, il generale Valeriy
Zaluzhny e quindi Zelensky ne era ben a conoscenza. Va
sottolineato che il gasdotto era già fermo viste le sanzioni alla Russia e
quindi il sabotaggio è stato un atto “inutile” ma deliberatamente “contro”
l’Europa, per poter esercitare un maggiore ricatto energetico.
Sono
seguite altre azioni di depistaggio per favorire la fuga di altri componenti
del commando intercettati dagli inquirenti tedeschi in Polonia (uno è stato
arrestato in Italia) e fatti rientrare in Ucraina con copertura diplomatica come
per il colonnello Roman
Cervinsky, probabile responsabile sul campo dell’operazione.
Poco si
parla di queste cose nei vari TG, ma mi domando come ci si possa allora fidare
di un alleato come Zelensky ricordando che da tre anni e mezzo in Ucraina vige
la legge marziale, non ci sono elezioni né vengono forniti rendiconti sulle
spese e la diffusione delle notizie è accuratamente filtrata. Siamo sicuri che
la mafia ucraina non stia facendo dei buonissimi affari? E perché nessuno dei
grandi media o della TV europee ha il coraggio di approfondire questo
argomento?
MORIRE A GAZA E’ COME A
SARAJEVO
Ascoltando
le notizie da Gaza il mio pensiero va anche al 5 febbraio 1994 quando in un
attacco al mercato di Markale, a Sarajevo, rimasero uccise 68 persone e
142 rimasero ferite.
Ma
quell’eccidio di febbraio svegliò il mondo e cominciarono serie trattative di
pace, invece i quotidiani massacri di Gaza sembrano scivolare via nella
sostanziale indifferenza.
Qualcuno
ricorda ancora la guerra balcanica? Sarajevo fu assediata dal 1992 al 1996 per
1.435 giorni con 11.541 morti e 61.136 feriti di cui oltre 16.000 bambini morti
o feriti.
Numeri
atroci, eppure ben inferiori a quelli di Gaza dove i morti superano i 50.000 ed
i feriti sono un numero incalcolabile. Assedio giustificato da Israele dopo
l’eccidio di Hamas con circa 1300 morti israeliani, centinaia di rapiti di cui
forse una cinquantina ancora superstiti, ma non sono solo i numeri che fanno
orrore quanto la consapevolezza di come la situazione appaia senza uscita.
Si parla
di invasione armata di Gaza e in mezzo ci sono centinaia di migliaia di persone
sicuramente innocenti, così come quelle che cercavano qualcosa da mangiare al
mercato di Sarajevo.
Adesso
però il mondo non può più limitarsi alla conta dei morti, ma deve reagire
facendo capire a Israele che questa politica non paga, non risolve il problema,
non fa rilasciare gli ostaggi, genera solo odio e violenza per anni e per
generazioni.
Questo è
il punto che molti israeliani cominciano a capire: uno stato di guerra continua
non regge, non può proseguire in questi termini.
Servono
però decisioni concrete dei governi occidentali, in primis gli USA, senza
l’aiuto dei quali Israele non potrebbe continuare a lungo la guerra.
Non
c’entra nulla l’antisemitismo, le leggi di guerra, il diritto di rappresaglia:
qui è in gioco l’essenza della vita umana che nessuno può avere il diritto di calpestare
qualsiasi siano le motivazioni.
Se i
tedeschi erano criminali perché in guerra per rappresaglia massacravano 10 a
uno non può sfuggire che il rapporto a Gaza è ora di 30, 40 a uno per ogni
caduto israeliano del 7 ottobre, ma non è appunto solo una questione di numeri,
ma perché Israele non può pensare di poter difendere la propria sicurezza in
futuro solo con questi metodi quando ha intorno decine di milioni di arabi e
musulmani che la vogliono distruggere e che crescono ogni giorno il proprio odio
verso lo stato ebraico proprio per l’atrocità di queste rappresaglie.
Anche gli
amici di Israele - come me - sono nella totale difficoltà a difendere il punto
di vista di Gerusalemme, così come lo sono ormai forse la maggioranza degli
stessi israeliani che si sentono stretti in una spirale di violenza assurda e
che potrebbe portare verso l’annientamento dello stato ebraico.
Gli USA e
l’Europa devono insomma avere il coraggio di prendere decisioni univoche e
chiare, fermando le forniture di armi o almeno minacciando di farlo, altrimenti
la situazione continuerà a peggiorare e - oltre ai palestinesi - i primi a
soffrirne saranno proprio gli israeliani.
SCAMBISTI
Il
governatore De Luca
in Campania appoggerò il 5stelle Fico
alla presidenza della regione in cambio che suo figlio Piero De Luca (attualmente
già deputato) sia nominato anche segretario regionale del PD. Dopo la vicenda Toti e con Alemanno da mesi in
galera per “traffico di influenze”, se questo non è voto di scambio, che cos’è
?
SUSSIDIARIO E TV
Chi ha
piacere a seguirmi con più regolarità e su questioni che IL PUNTO può trattare
solo settimanalmente può leggermi su IL SUSSIDIARIO, quotidiano on-line.
Cliccando
su “ilsussidiario+zacchera”
escono tutti i miei articoli, di solito sulla politica estera o l’attualità.
Continuano
invece su TELE VCO i miei appuntamenti sulla storia locale ripresi in diversi
orari settimanali. Per vedermi a qualunque ora cercare su www.vcoazzurratv.it e poi cliccare su “rubriche”
e quindi “pillole di storia locale”: sono disponibili tutte le puntate
degli ultimi due anni.
OSPEDALE UNICO NEL VCO ?
Dopo
oltre 30 anni di discussioni sembra che verrà costruito un ospedale unico per
la provincia del Verbano Cusio Ossola, scelta tecnicamente ineccepibile e
logica.
Già, ma
DOVE realizzarlo? Perché qui sta il problema da sempre vista la geografia della
zona e la localizzazione dei diversi centri urbani. Senza dimenticare i milioni
di presenze turistiche sul Lago Maggiore che pure spero andranno considerate.
Mi auguro che il buonsenso faccia optare per Ornavasso (nella piana, non in
collina!) ma è scontato che ora si scatenerà la bagarre…
A
proposito… se apprezzate IL PUNTO perché non mi mandate qualche altro indirizzo
mail per raggiungere qualche nuovo lettore?
“Pace e bene a tutti” !



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


