IL PUNTO n. 1027 DEL 22 dicembre 2025
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Carissime e
carissimi lettori,
grazie
dell’attenzione e dell’amicizia dimostratami anche quest’anno e soprattutto un
saluto a chi NON la pensa come me, ma instaura comunque un rapporto reciproco e
costruttivo.
Un anno
difficile per il mondo, con una umanità che non riesce a capire come farsi la
guerra e odiarsi non porta a nulla, ma purtroppo da sempre è così e la cosa più
triste è che ci si abitua a pensare a sé stessi dimenticando i problemi degli
altri.
Un anno che
ha visto una profonda crisi europea (vedi l’approfondimento) e che continuerà
così senza una nuova strategia del continente che forse deve evolversi da
“Unione Europea” a “Federazione Europea” viste le sempre più profonde
divergenze che ci sono su tutto.
Ma un mondo
dove c’è ancora tanta gente che prega, che spera, che si impegna, che soffre
per gli altri, che costruisce e vede in positivo, che porta pazienza e sa
ancora sorridere. A loro e a ciascuno di voi auguro tutto il bene possibile!
Ricordo che il prossimo numero de IL PUNTO uscirà venerdì 9
gennaio 2026
FINANZIARIA
Come
ampiamente prevedibile la legge finanziaria verrà approvata all’ultimo momento,
con voto di fiducia sul solito “maxiemendamento” del governo.
Esattamente
quanto scrivevo a settembre, ma non perché sono un veggente ma solo perché
questo avviene ogni anno, con qualsiasi governo, con stanziamenti che in buona
sostanza non cambiano nulla. Alla fine 20 miliardi più o meno ben
distribuiti che sono concretamente di meno della nostra quota del
"prestito" che è stato fatto in settimana all’Ucraina. Valeva la pena
di perdere tre mesi in dichiarazioni, polemiche, cambiamenti, emendamenti,
litigi, divisioni…?
Io credo di
no.
INCONGRUENZE
Proprio
nello stesso giorno in cui l’Europa ha destinato altri 90 miliardi di Euro
all’Ucraina per spese militari e il presidente Mattarella si è lanciato
nell’ennesimo suo discorso di “pace armata” (ormai un po' ossessivo), papa
Leone ha ricordato che era la giornata dedicata al disarmo mondiale, purtroppo
inascoltato. Nessun commentatore – mi sembra – ha sottolineato questa
profonda incongruenza italiana ed europea.
SIETE TUTTI KOMUNISTI
Ho trovato
irritante che la ministro per l’università Anna Maria Bernini abbia replicato a degli
studenti che la contestano per i test di medicina con un “Siete solo dei poveri
comunisti…”
E’ la
stessa critica di superficialità ed arroganza che faccio agli antifascisti
quando accusano di fascismo i loro oppositori. E’ vero che quelli che la
fischiavano non erano studenti “normali” (o di medicina) ma dirigenti di una
associazione studentesca di sinistra, ma il concetto non cambia, così come
effettivamente c’erano alcuni errori nei test. La realtà credo però sia
soprattutto un’altra, ovvero che i diplomati di oggi non li superano perché
sono in genere molto meno preparati di quelli di una volta. Sono figli di una
società che promuove tutti per legge, che dimentica altri tipi di valori e dove
i 100/100 vengono distribuiti a pioggia. Quest’anno sono stati promossi alla
maturità il 99,7% dei candidati e in ben 13.857 hanno preso 100 e lode (la
maggioranza in Campania e Sicilia). I tempi cambiano: una vita fa eravamo 72
studenti in prima ragioneria, finimmo in 18 diplomati e ricordo come risultai
il primo della mia scuola (mi andò bene, in realtà ero solo il 2° o 3°, perché
non studiavo molto!) ma uscii con 47/60, che oggi non sarebbero neppure un
misero 80/100. Solo per sottolineare cos’era la selezione, ma anche che non si
regalavano i voti! In compenso tutti trovammo subito lavoro.
SCIOPERI
Lo sciopero
generale del 14 dicembre (il 22° indetto dalla CGIL nel 2025) è stato un
autentico flop anche se si è cercato di nasconderlo in ogni modo dai media.
Landini ha annunciato che avrebbe scioperato il 68% dei lavoratori (pensionati
compresi), dimenticando di dire che quella era la percentuale dei SUOI
iscritti, non in generale!
I dati si
sono attestati al 8,2% di scioperanti nel pubblico impiego e ancora di meno in
molte aziende private. Anche nelle ferrovie l’alta velocità ha operato al 90%
dell'offerta e anche i treni regionali hanno garantito l'80% del servizio. Uno
sciopero “politico” e che ha causato disagi inutili ai cittadini e divisioni
tra gli stessi sindacati, indetto contro la “finanziaria” e che è finito con il
tema “giustizia” che non c’entrava nulla.
RIFLESSIONE EUROPEA DI FINE ANNO
Grazie ai
tanti lettori che mi seguono per la loro attenzione e pazienza ben sapendo che
spesso a volte non sono abbastanza sintetico, ma affrontare seriamente discorsi
importanti impone a volte una riflessione approfondita o si resta a livello di
slogan.
Lo è per me
quello dell’ Europa perchè fino a qualche anno fa l’Unione Europea sembrava il
miglior traguardo conquistato dalla mia generazione mentre oggi sono
estremamente preoccupato per il futuro del nostro continente e soprattutto per
la perdita dello spirito di coesione, di prospettive sul ruolo dell’Europa nel
mondo.
Se avessimo
il coraggio di uscire dalle quotidiane polemiche su Trump o Putin imparando
a vedere i problemi anche dal punto di vista strategico, ci renderemmo conto
che la prima conseguenza della guerra in Ucraina è stata l’evidente crisi
dell’Europa.
Negarlo è
assurdo perché questa crisi è grave e continuerà anche oltre la guerra, ammesso
pur – come tutti speriamo, ma sembra sempre più difficile – che il conflitto si
concluda alla svelta.
Nessuno
immaginava questa situazione nel 2022, quando quella dell’Ucraina sembrava una
crisi di breve durata, ma la guerra ha dimostrato drammaticamente che
l’edificio europeo - a dispetto dei proclami e dell’ostentato e falso
ottimismo di Bruxelles e dei media – aveva ed ha fondamenta paurosamente
fragili.
Non basta
fare proclami e moltiplicare le normative: l’entusiasmo europeo si è spento
nell’animo di gran parte degli europei che della UE non hanno più un’idea
carismatica ma vedono soprattutto (o soltanto) l’aspetto economico legato alla
gestione dei contributi e dell’Euro.
Siamo
fragili e dipendenti dal punto di vista energetico e per esempio l’ambizione di
chiudere i rubinetti del gas russo si scontra con le conseguenze di questa
scelta idealmente perfetta, ma potenzialmente un disastro per i maggiori costi
di approvvigionamento per molti paesi europei.
In questa
situazione di emergenza decidere poi di fare del “green” una bandiera è
doppiamente assurdo e ridicolo, perché queste cose non si attuano in tempo di
crisi - visto soprattutto la poca influenza che le decisioni UE hanno sul clima
mondiale - ma che intanto hanno messo ulteriormente in crisi l’industria del
continente e l’ “autarchia” energetica non è concretamente possibile ancora per
diversi anni. Adesso si è fatto marcia indietro sul divieto di benzina e diesel
nel 2035 ma intanto i danni sono stati tremendi E NESSUNO SE NE PRENDE A
BRUXELLES LA RESPONSABILITA’.
Ma la crisi
europea è innanzitutto politica.
L’Europa
ufficiale continua ad autodichiararsi compatta, ma visibilmente non lo è più,
con la crisi che ha messo in drammatica evidenza le diverse priorità dei vari
paesi. L’Ungheria intanto non è più sola: Repubblica Ceca e Slovacchia fanno
ora gruppo con lei e la discussione sugli asset russi ha dimostrato
l’emarginazione della Von der Leyen e della Germania con paesi come Belgio ed
Italia che con Malta e Bulgaria hanno detto “no” e alla fine hanno vinto, anche
se “pro quota” ci rimetteremo per il nuovo “prestito” all’Ucraina almeno altri
15 MILIARDI, il valore della finanziaria di quest’anno (cose che non vengono
mai spiegate alla gente), ma usare gli asset sarebbe stato anche peggio per
l’equilibrio dell’Euro.
L’ Europa
ha generosamente appoggiato l’Ucraina che subiva l’invasione rimanendo fedele
ai propri principi di fondazione, ma convinta che Putin si sarebbe presto
stancato e – sfiancato dalle progressive sanzioni – avrebbe patteggiato uno
stop.
Errore
enorme e progressivo, strategico e politico, perché ci si è dimenticati che i
russi hanno alle loro spalle una storia millenaria di sacrifici, ma anche una
fonte quasi inesauribile di risorse naturali e - in un mondo energivoro -
avrebbero trovato (come è avvenuto) nuovi clienti e quindi fornitori di armi.
Di fatto
Mosca oggi è alleata con il mondo e non solo quello della BRICS, con i paesi
del G7 che invece annaspano davanti alla concorrenza economica, demografica,
perfino militare di un mondo capovolto rispetto anche solo all’inizio del
secolo.
Riascoltare
le dichiarazioni della Von der Leyen che tre anni fa annunciava al parlamento
europeo (applaudita!) che i russi erano costretti a smontare lavatrici pur di
recuperare microchip oggi fa rabbrividire, come quelle di Draghi che annunciava
come Putin sarebbe crollato per le sanzioni. Conviene ancora fidarsi della
lungimiranza di questi personaggi?
Perché si
dice NO all’ingresso della Serbia nella UE che ha tutte le carte in regola ma
“è amica di Putin” e si vuol fare entrare l’Ucraina che non ha alcun parametro
finanziario, legislativo, giuridico e di trasparenza in linea con quelli
europei? E’ un suicidio annunciato e intanto l’Europa è davvero diventata
marginale, “inutile” (o quasi) sul piano mondiale mentre alla lunga la guerra
sta consumando molte nostre risorse senza risolvere nulla. Putin non cede
e non cederà sul Donbass perché non può permetterselo e l’Ucraina, superato il
primo entusiasmo, è semplicemente ripiombata nei vizi di sempre ovvero quelli
di una nazione fradicia, debole, corrotta, che capitolerebbe se alle spalle non
avesse gli aiuti occidentali.
I 90
MILIARDI decisi nei giorni scorsi NON VERRANNO MAI RESTITUITI eppure si fa
finta di non saperlo, così come sono evaporati (senza controlli) gli aiuti
precedenti.
L’Europa
all’inizio ha rifiutato di discutere con Putin dimostrando molta supponenza,
oggi capisce che o si svenerà per prendere il posto degli USA in Ucraina senza
risolvere niente o deve prendere atto di questa crescente emarginazione
nonostante che la NATO cerchi in ogni modo di spingere a combattere soprattutto
per mantenere e giustificare sé stessa.
Su questa
crisi è poi piombata un anno fa la vittoria di Trump che ora ha semplicemente
capito la realtà: non è interesse strategico USA litigare all’infinito con la
Russia e “Se L’Europa vuole le nostre armi ce le paghi”.
In Europa
continuiamo a non renderci conto che sono passate tre generazioni dallo sbarco
in Normandia e che oggi rappresentiamo meno del 10% di un mondo che non ha più
bisogno di noi considerandoci spesso vecchi, superati, buoni magari per il
turismo ma ben poco interessanti per il resto.
Certamente
l’Europa rappresenta un mondo migliore per senso democratico, pulsioni
ecologiste, tutele sociali, ma in un mondo globalizzato non può reggere la
concorrenza salvo che in alcuni settori marginali.
Abbiamo perso
l’occasione storica di inizio secolo per “federarci” in qualche modo con Mosca
unendo due sistemi che erano complementari e ora ne paghiamo il conto. Possiamo
considerarci più belli, evoluti, civili degli altri ma scagliandosi
quotidianamente contro Trump l’Europa non ha capito che il presidente americano
di oggi passerà, ma gli USA non torneranno indietro - chiunque sarà il nuovo
presidente - perché è l’Europa ad avere bisogno dell’America e non
viceversa: i mediocri politici europei dovrebbero prenderne atto, anche se si
offendono a sentirselo dire.
Per questo
chi scrive vorrebbe che l’Italia in questo contesto europeo richiamasse con più
forza Bruxelles alle sue responsabilità invitando ad uscire tutti
dall’equivoco, proponendosi come “ponte” tra Washington e Bruxelles.
Per
l’Europa conta di più la idealità di difendere il principio di una guerra ad
oltranza al cattivo Putin aggressore o conviene trovare una formula di cessione
onorevole del Donbass, salvare il resto dell’Ucraina e garantirla, ma passando
subito a rilanciare il continente? Non è disfattismo parlare di crisi europea,
semmai è prendere atto di una triste verità.
BUONE FESTE
A TUTTI, CI RISENTIAMO VENERDI’ 9 GENNAIO



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.