IL PUNTO n. 1023 DEL 21 NOVEMBRE 2025
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
REGIONALI
Risultato
annunciato per le prossime elezioni regionali di domenica prossima: finirà 2 a
1 per la sinistra con conferme in Puglia e Campania mentre il Veneto resterà al
centro-destra. Peccato perché - se a destra i candidati, soprattutto in
Campania, fossero stati decisi mesi fa e non all’ultimo momento - un altro
risultato sarebbe stato possibile. Purtroppo l’esperienza – anche quella che
dovrebbe nascere dalle sconfitte passate – viene sempre dimenticata. Pensare
poi di vincere in Campania riproponendo un condono edilizio offende il comune
senso del pudore.
MATTARELLA
Giorgia
Meloni non aveva e non ha nessun interesse a montare una polemica contro
Mattarella
ed ha fatto benissimo a sostenere “caso chiuso”, ma è gravissimo che in una
pubblica cena, presenti 16 persone, il segretario del Consiglio Supremo di
Difesa (primo “civile” nominato da Mattarella in un posto che era sempre stato
affidato a una carica militare) ovvero l’ex parlamentare - prima dell’Ulivo e
poi del PD - Francesco
Garofani, già componente per tre anni della Direzione Nazionale
PD, si sia permesso di auspicare non solo la caduta della Premier ma un salutare
“scossone” per rimettere in piedi una coalizione di centrosinistra alla Prodi ed affidata a Ruffini. Più grave
ancora che quando la cosa è diventata di dominio pubblico Mattarella non
l’abbia fatto immediatamente dimettere ma (per ora) mantenuto nel ruolo
dicendogli - sostiene Garofani - “di non preoccuparsi”. Se è difficile fare il
Presidente della Repubblica quando sei un esponente ufficiale della
sinistra ed hai un governo di colore opposto (ma sostenuto dal voto popolare) è
inaudito mantenersi un “consigliere” così sprovveduto che pubblicamente faccia
uscire “tra amici” quella che è la verità dei fatti, ovvero che la Meloni
sta sulle croste ai più intimi “consiglieri” dello staff presidenziale che le
remano contro e tramano contro il governo e con il Presidente che perde così
credibilità, indipendenza ed autorevolezza del suo ruolo, altro che far finta
di essere “super parte” e “garante” del voto popolare.
MAFIA UCRAINA
Ricordiamoci
sempre chi sia l’aggredito e l’aggressore, così come certamente la mafia
prospera anche in Russia, ma i lettori de IL PUNTO mi daranno atto che da mesi
scrivevo dei grossi scandali che stanno emergendo a Kiev, problema volutamente
dimenticato e nascosto dalle TV e dai grandi media italiani che devono
difendere ad oltranza l’invio di nostre armi in quel paese.
A parte che
è singolare che NOI ora paghiamo gli USA perché forniscano LORO le “nostre”
armi (e poi qualcuno dice che Trump
è stupido?!) resta il fatto che in Ucraina la questione della trasparenza è
centrale e purtroppo NON c’è trasparenza, neppure sui nostri aiuti che temo
finiscano in mani pericolose.
Lo scandalo
non tocca solo un paio di ministri, ma lo stesso entourage di Zelensky e si minimizza
sul fatto che proprio il suo ex principale collaboratore, Timur Mindich (quello
del bagno tutto d’oro, mentre la gente muore al fronte ed è senza corrente),
era a capo dell’organizzazione criminale scoperta, ma che è scappato - sembra
in Israele – combinazione il giorno prima dell’arresto. Insomma, non ci sono
solo “un paio di corrotti” come tanto minimizza (perché?) il ministro Antonio Tajani!
Al
contrario è lo stesso Zelensky che fa il furbo (o è costretto a farlo) per
esempio tenendosi stretto il boss Andreij
Yermac, “presidente ombra” e a capo del suo staff
presidenziale.
Si capisce
meglio adesso perché Zelensky quest’estate aveva ridotto con decreto le
possibilità investigative dell’antimafia ucraina, ripristinando la NABU (l’agenzia
anticorruzione) solo dopo le violente proteste di piazza scoppiate in tutto il
paese nonostante la vigente legge marziale ed il rinvio elettorale “sine-die”.
Proprio la NABU ha scoperchiato ora il letamaio (o uno dei tanti) perché temo
che questo sia solo uno dei tentacoli della malavita ucraina che prospera a
Kiev proprio sui disastri della guerra e che lambisce anche il presidente.
Anche per questo la credibilità interna di Zelensky è ai minimi storici, ma in
Italia di queste cose non si deve parlare.
Non si
tratta di sospendere di colpo gli aiuti militari, ma che sia necessaria una
rigorosa inchiesta italiana e della UE su dove vadano (e siano andati) a finire
i nostri soldi e le nostre armi mi sembrerebbe davvero il minimo necessario.
BRAVO GIORGETTI !
Chissà
perché ci sono notizie importanti che quasi non vengono riprese dai media. Per
esempio, per una volta, tutta l’Italia – opposizione compresa - dovrebbe
apprezzare la dura posizione del governo Meloni
che, per bocca del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, ha annunciato di porre il veto in sede Ecofin ad una nuova
tassazione “europea” sul gas che avrebbe danneggiato in modo gravissimo non
solo le imprese italiane,
ma anche tutti i singoli cittadini, di fatto – almeno per ora - facendola
accantonare. Una volta di più emergono però aspetti strategici
di politica energetica che andrebbero ben più approfonditi.
Il primo è
geopolitico, ovvero ricordare cosa abbia comportato la decisione di sospendere
le forniture dalla Russia (che nel 2021 rappresentava il principale fornitore
europeo e particolarmente per l’ Italia) e che ci vendeva gas a prezzi
contenuti.
La
settimana scorsa, commentando l’impennata dei prezzi degli alimentari che in un
quadriennio sono aumentati di circa il 25%, si sottolineava proprio che la
principale responsabile degli aumenti era proprio la “componente energia”.
La
decisione di chiudere a Mosca (soprattutto dopo che la “manina” presumibilmente
ucraina ha distrutto i gasdotti del Mar Baltico facendo diventare problematiche
le importazioni del gas russo anche se un domani si giungesse finalmente a
sospendere il conflitto) ha avuto infatti conseguenze molto diverse per i
singoli paesi UE.
Alcuni ne
hanno risentito poco, per altri – come l’Italia – le conseguenze sono state
gravissime con impennate dei prezzi energetici che Bruxelles non riesce a
controllare (e tantomeno a calmierare, ammesso lo volesse) con splenditi
risultati per la speculazione che ci sta dietro.
Secondo
elemento è il perché si dovesse ricorrere a una nuova tassa sul gas e qui
rispunta questo pallino della Commissione europea che vede nel “green” il suo
massimo obiettivo strategico. Nell’ottica del pacchetto legislativo “Fit for
2055” (ovvero emissioni zero per il 2055) eliminare il consumo di gas sarebbe
infatti una pietra fondamentale e un “deal” fisso per gli ecologisti della
Commissione.
Che il
“green” europeo non conti concretamente nulla nel mondo se gli stessi criteri
non vengono applicati da chi inquina infinitamente di più (Cina, India, USA)
resta un dettaglio, eppure imperversa questa nostra volontà di
autoflagellazione e suicidio industriale (vedi Taranto).
Il problema
vero è poi che il costo dell’energia è molto diverso nei singoli paesi europei.
Il prezzo
finale nasce da un dedalo di sommatorie spesso incomprensibili che partono dai
prezzi delle materie prime, imposte, sovraimposte, oneri aggiuntivi salvo poi
abbuoni sociali e detrazioni, IVA diversificata ecc.
Pensate che
in alcune zone della Norvegia l’energia costa un decimo dell’Italia e i prezzi
sono molto più bassi in Ungheria, Francia, Spagna e tutto l’est europeo.
E qui sta
appunto l’aspetto centrale cui si oppone l’Italia: non ha senso mettere una
nuova imposta per ridurre i consumi se a monte non c’è una volontà di
uniformare i prezzi di gas e di energia elettrica all’interno della UE o si
moltiplicherebbero le disuguaglianze economiche.
Una
questione fondamentale, ma che ha visioni profondamente diverse soprattutto perché
alcuni paesi vendono energia ai vicini (sovente ad un prezzo molto superiore a
quello interno, vedi la Francia nei confronti dell’Italia) e non hanno
interesse a fare sconti, mentre chi deve importare si trova in difficoltà. Noi
poi ci abbiamo messo del nostro: l’aver deciso di chiudere al nucleare
quarant’anni fa ci vede ora molto in ritardo in questo settore e anche eolico e
solare soffrono di tempi burocratici spesso infiniti per poter far funzionare
nuovi impianti.
Per un
paese che ha già sfruttato al massimo le risorse idroelettriche, importa
petrolio e gas, non ha nucleare e sta in piedi con la industrie di
trasformazione la trappola energetica è un rischio costante.
INTANTO, IN CILE…
Non ne ha
parlato nessuno, ma domenica scorsa ci sono state le elezioni legislative e il
primo turno delle elezioni presidenziali in Cile con una grande vittoria per i partiti
di destra che hanno vinto la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e tutti
quelli in palio al Senato (se ne rinnovava un terzo), portando inoltre il
candidato per la presidenza, Josè
Kast a due passi dal successo che probabilmente sarà gli
confermato con il secondo turno di ballottaggio il prossimo 14 dicembre.
Il Cile è
ormai da decenni una democrazia seria e basata sull’alternanza, che non ha
paura di guardare al suo passato, ma che ha anche dimostrato la volontà di
cambiare dopo alcuni anni di posizioni demagogiche del presidente uscente, l’
ultrà ecologista Gabriel
Boric.
Kast è
stato ovviamente subito accusato dalla sinistra “di volere far tornare Pinochet” ma il voto dei
cileni è stato chiarissimo. Questo, anche perché la più solida economia del
Sudamerica si ritrova ora con 2 milioni di immigrati clandestini (quasi tutti
venezuelani) e con un aumento visibile della criminalità e dell’insicurezza.
BUONA NOTIZIA
Approvata
all’unanimità la nuova legge contro la violenza sulle donne grazie ad un
accordo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Finalmente, per una volta, sono
stati accantonati i distinguo politici per una legge di civiltà.
NOTA BENE
Ogni
settimana “spariscono” molti indirizzi de IL PUNTO. Se non lo ricevete più
leggetelo sul mio sito www.marcozacchera.it ma controllate che nelle
vostre mail non finisca in altre, nuove rubriche di “posta arrivata” (su
@libero.it per esempio finisce spesso in “offerte”). GRAZIE POI A CHI HA LA
CORTESIA DI MANDARMI ALTRI INDIRIZZI DI POTENZIALI LETTORI.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI !
Marco Zacchera



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.