IL PUNTO - ESTATE
n. 964 del 25 luglio 2024
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Sommario:
Elezioni USA in prima fila, ma anche la delusione europea con i traffici
nascosti della Von der Leyen e la NATO che ci prende in giro (ma non
bisogna dirlo…)
ATTENZIONE
Come ogni
anno tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane, ci
risentiamo verso il 10 agosto. A chi le fa, BUONE VACANZE!
E POI, IMPROVVISA, APPARVE SANTA
HARRIS…
I lettori
più fedeli de “IL PUNTO” ricorderanno che già diversi mesi fa avevo scritto
come difficilmente Biden
sarebbe arrivato alle “primarie” democratiche di agosto ed è stato così, con i
democratici spaventati che lo hanno spinto (cacciato) per il rischio di perdere
non solo la Presidenza ma anche il controllo di Camera e Senato oltre che una
infinità di cariche minori che “accompagnano” il voto presidenziale di
novembre.
Nessuno mi
toglie dalla testa che anche l’uscita di Biden sia stata programmata a tavolino
mandandolo scientemente allo sbaraglio contro Trump nel dibattito del 27 giugno certi
delle sue conseguenze, aggravate poi dall’imprevedibile (?) attentato al
candidato repubblicano. Come da copione Biden ha rinunciato, ma vuole restare
comunque fino a fine mandato e ha dato il proprio endorsement alla sua vice Kamala Harris.
Ma come può
restare un presidente alla Casa Bianca se non è in grado di gestire neppure la
propria campagna elettorale? Così si moltiplicano i dubbi su chi effettivamente
controlli il potere negli USA, ma intanto la candidata è la Harris e fa molto
male Trump a sottovalutarla perché ogni fatto nuovo è sempre pericoloso per chi
sta (stava) vincendo.
Su di lei i
media italiani sono fiduciosi in un tripudio di commenti, lodi e speranze:
afroamericana, di sinistra, “arcobaleno”, abortista e radical-chic, cosa volete
di più?
Dimenticano
però che negli USA però la Harris non è amata, ha sostanzialmente deluso come
silenziosa ed assente vice-presidente, è nera ma di quella élite progressista
californiana che è molto lontana dai problemi dei neri più poveri, ma
soprattutto proprio a lei era stata affidato il “dossier” immigrazione e la sua
era ed è stata una gestione fallimentare.
Nel 2021 il
presidente aveva delegato proprio la Harris a gestire la questione:
"Quando lei parla, parla per me", aveva ufficialmente detto Biden e
la vice-presidente doveva anche supervisionare gli sforzi diplomatici con paesi
del cosiddetto “triangolo del nord” dell'America centrale facendo pressioni su
questi stati per rafforzare i controlli ai loro confini e - al tempo stesso -
applicare una strategia di lungo termine per affrontare le cause
dell'immigrazione alla radice, ma è stato un totale flop. Proprio mentre gli
sparavano, Trump stava mostrando i grafici impietosi di questo fallimento con
il video della Harris che in Guatemala era stata capace solo di dire “state a
casa!”
Inoltre la
Harris non è gradita a molti democratici come Obama, raccoglierà più facilmente
il voto dei neri ma perderà molti dei “colletti blu” bianchi in una
competizione che rischia di diventare anche di pericoloso schieramento razziale
con tutte le sue conseguenze e fondamentale sarà quindi la scelta del candidato
vice-presidente. Certamente ha comunque riaperto la partita, Trump se ne
accorgerà.
RICORDI DI CONVENTION
Ho
partecipato personalmente ad un paio di “Convention” repubblicane in USA
rimanendo sempre colpito dalla diversità di questi eventi rispetto ai congressi
dei nostri partiti politici. Le Convention sono appuntamenti folkloristici,
supermarket di gadget, spettacoli, confusione, folla con ogni tanto un
intervento politico e sempre tante preghiere perché non c’è sessione che non
sia aperta con la preghiera di qualche importante Ministro di culto (compresi
vescovi cattolici) in rigorosa alternanza quasi a sottolineare l’adesione anche
del Divino al voto dei delegati.
Quest’anno,
visto lo scampato pericolo del sabato precedente questo aspetto quasi mistico e
religioso non è mancato nel discorso di Trump per l’accettazione alla
nomination.
Davanti ad
una platea esaltata (ed esaltante) Donald è passato così dalla commozione nel
baciare la divisa del povero pompiere morto sul palco dietro di lui alle
invettive (poche) contro i democratici assumendo piuttosto le vesti del Padre
della patria e auto-proclamandosi presidente di tutti.
Un aspetto
è però sfuggito a molti dei media europei o – meglio – forse hanno preferito
non parlarne. Proprio poche ore dopo che Ursula Von der Leyen si è fatta
incoronare grazie al voto dei Verdi con una serie di promesse ecologiche, Trump
è andato giù duro nel sostenere che bisogna invece aumentare le
trivellazioni, aprire miniere e centrali atomiche, riprendersi in casa gli
stabilimenti automobilistici che ora producono appena al di là dei confini e –
alla ricerca del voto bianco dei colletti blu ben interpretati dal
suo neo-vice J.D.Vance
– rilanciare senza indugio le industrie nazionali con una aperta contestazione
di tutto ciò che sono campagne ecologiste ed automobili elettriche.
Un percorso
opposto a quello europeo che – se Trump diventerà presidente – metterà gli USA
in rotta di collisione con la vecchia Europa.
Non sto
dicendo che Trump abbia ragione ma questa sarà con ogni probabilità l’America
dei prossimi anni e con la quale bisognerà fare i conti in una competizione che
rischia di irridere i costosi tentativi europei per correre verso le “emissioni
zero” promesse da Ursula. Il non prenderne atto a Bruxelles (e magari
subito correggere il tiro) significa il voler vivere su una navicella spaziale
al di fuori della realtà, come ben presto scopriranno agricoltori e industriali
europei.
Poi,
intorno al candidato, la solita corona di slogan, effetti speciali, canzoni,
megaschermi e palloncini come da copione, mentre non so quanti abbiano notato –
guardando con attenzione le riprese e i primi piani – che nella mega-struttura
c’erano presenti pochissimi neri. Sono solo un sesto degli americani, ma una
riserva di voti che in gran parte voterà democratico, soprattutto ora con la
Harris.
DELUSIONE ED IPOCRISIA EUROPEA
Baci,
abbracci, congratulazioni: la Metzola
resta, l’Ursula
pure e avendo dubbi su possibili franchi tiratori interni ha imbarcato pure i
Verdi. Applaude Forza Italia, Tajani
non mostra il minimo imbarazzo personale e politico, mentre Salvini e la Meloni si sono messi ai
margini ma – a mio avviso – hanno sottolineato con coerenza il loro dissenso.
L’Europa fa quindi una ulteriore sterzata a sinistra e si “blinda” per i
prossimi anni.
L’esatto
contrario di quanto era stato espresso dalle tendenze di voto il mese scorso,
ma siccome la democrazia è fatta di maggioranza e questa ce l’hanno in mano
popolari, socialisti, liberali e verdi meglio arroccarsi nel fortino e ignorare
chi dissente e ghettizzarlo anche se a destra ci sono adesso più di 250 deputati
europei che conteranno (e molto) sui singoli provvedimenti.
L’Europa è
lontana e la gran parte dei media distratti o compiacenti: nessuno nei TG
diffusi durante il voto per il rinnovo della Presidente della Commissione ha
per esempio accennato che solo poche ore prima la stessa Ursula Von der Leyen era stata censurata dal
Tribunale Europeo per aver riservatamente stipulato contratti
“al buio” per 2,7 miliardi
di euro senza chiarire perché è come lo abbia deciso, chi abbia
contrattato, quali fossero i prezzi dei vaccini Pfizer: usate i termini
preferite per questo atteggiamento che ritengo si possa tradurre come ”para-
mafioso”.
E pensate
che quel poveraccio di Toti
sta bloccato in casa perché “forse” ha gestito in modo irregolare 50.000 euro!
Roba da dilettanti allo sbaraglio.
Tra l’altro
– tornando ai pasticci della Von der Leyen - le spiegazioni giuridiche della
sentenza di censura sono state così fumose e contorte che di fatto c’è solo una
forte “condanna di stile” come fosse “quasi” normale fare scelte di questi
importi nascondendone i dettagli ai cittadini ma soprattutto anche ai
parlamentari europei: vergognoso! Sentirsi poi dire proprio da questa gente che
in Italia ci sarebbe corruzione e pressioni politiche sulla magistratura è una
cosa ridicola e provocatoria.
Per i
dissenzienti resta un amaro profondo per come l’Europa sia riuscita a digerire
il voto, le critiche, le contraddizioni: una volta c’era la “balena bianca”
della DC e l’andreottiano “tagliare e sopire” con il rinvio davanti ad ogni scoglio:
a Bruxelles hanno così sublimato la lezione da superare critiche e dissensi.
Avremo così
una Commissione schierata, alla fine solo una preannunciata ancor più forte
chiusura a Putin e poi soprattutto tante, tantissime parole su green, migranti,
Mediterraneo, agricoltori in piazza e perfino una commissione per gli affitti.
Tutti hanno
capito che tanto a Bruxelles non cambia mai niente e nei decenni si è ormai
formata una crosta burocratico-politica inossidabile ed auto-referenziata, bene
attenta – prima di tutto – a difendere i propri interessi.
Nel momento
in cui Trump vuole rilanciare l’auto americana e dice stop alle esasperazioni
green da noi si decide l’esatto contrario (altrimenti niente voti verdi a
favore) e tutto quanto ne seguirà in termini di crisi per le industrie europee.
Giudicheremo
il contentino che sarà concesso all’Italia, intanto Draghi pare
completamente giubilato, Fitto
prepara le valige in andata e Gentiloni quelle di ritorno, ma è
piccolo cabotaggio, nessuna navigazione oceanica ma intanto – in Italia e in
Europa – il malcontento cresce e non è certo un buon segnale.
CROSETTO, STOLTENBERG E LA NATO
Il
segretario della NATO Stoltenberg
è per me un personaggio insopportabile, “super-falco” e idolo
dei trafficanti di armi cui - non solo per Ucraina - ha permesso profitti
colossali.
Sta per
lasciare la carica (finalmente!) ma con un ultimo sgarbo all’Italia ha nominato
un socialista spagnolo, Javier
Colombina, commissario NATO per il Sud Europa, posto che
implicitamente andava all’Italia che ,lo aveva fortemente voluto.
Crosetto si
è infuriato ed ha fatto bene, ma la questione è un'altra: non è ora di
cominciare a dissociarci un po' da “questa”
NATO ? Pensiamo un po' di più anche ai nostri vantaggi strategici che non sempre
collimano con quelli di Washington e Bruxelles!
BUON AGOSTO A TUTTI
MARCO ZACCHERA
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Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
![Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA](images/eravamo-giovani--anni-80-consiglio-comunale-verbania_1.jpg)
![Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA](images/zacchera1.jpg)
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.
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