IL PUNTO n. 1007 del 27 giugno 2025
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
FERMIAMOCI
Fermiamoci
a ragionare: in Iran stiamo rischiando un conflitto generale, ma la soluzione
non è continuare a bombardare. Se c’è la possibilità di una tregua,
giochiamocela. Anche perché ho fondate riserve sul diritto ad attaccare un
paese senza un mandato internazionale giuridicamente fondato, sia pur uno stato
“canaglia” come il regime repressivo di Teheran, per il pericolo che “potrebbe”
presto avere l’atomica.
Con questo
atteggiamento comanda sempre e solo la legge del più forte, si giustificano
tutte le rappresaglie, si diffonde l’odio, muoiono e soffrono non solo i “capi”
colpevoli, ma infinite persone innocenti.
Non è vero
– come scrive qualcuno anche a destra – che solo gli stupidi non capiscano che
Trump ed Israele abbiano fatto “il lavoro sporco” a vantaggio di tutti, perché
qui non si tratta di simpatizzare o meno per Trump, gli USA, Putin, Israele o
chiunque, né tantomeno giustificare o difendere il regime degli ayhatollah: è
il concetto del Diritto e della Giustizia internazionale che va difeso con
l’intera umanità che dice “basta” alle guerre: venga ascoltata!
E rifletta
molto bene la NATO a riarmarsi in modo così ingente: le armi sono diventate il
nuovo business della finanza e della speculazione internazionale, ma – visto
che per giustificarsi occorrono i “nemici” – attenti a non esasperare poi le
situazioni (vedi fantomatici rischi di invasione russa verso la UE che mi
sembrano del tutto improbabili) proprio per giustificare i nuovi armamenti.
Quando i
diritti di ogni persona non contano più nulla, nessuno ascolta e tutti sparano,
l’umanità dà sempre il peggio di sé, come sempre ci ha insegnato la Storia,
purtroppo regolarmente dimenticata.
(aggiornamento situazione alle 12 del 24.6.2025)
METALMECCANICI
Più avanti
parliamo di “Decreto sicurezza” e venerdì scorso qualche migliaio di
metalmeccanici in sciopero, contravvenendo agli accordi con la Questura, hanno
dimostrato bloccando per 45 minuti la tangenziale di Bologna, nodo stradale tra
i più affollati d’Italia. Classica provocazione per sfidare il governo, alla
ricerca del “precedente” per poter poi accusare le Forze dell’Ordine di
procurata repressione. Credo che sia ora di ricordare che il sacrosanto diritto
a manifestare vada contemperato con il diritto dei cittadini a potersi muovere
liberamente, perché comincia ad essere inaccettabile che tutti i venerdì - e da
mesi - la rete ferroviaria italiana venga bloccata, e ora anche quella
stradale, da poche migliaia di persone che si arrogano il diritto di bloccare
la libertà di tutti.
Approfondimento: DECRETO SICUREZZA
Pochi
italiani si interessano di politica e pochissimi hanno saputo dell’approvazione
(finalmente) del “decreto sicurezza” mentre PD & C. si sono opposti alla
legge.
Credo che
se la sinistra ascoltasse di più la propria “base” capirebbe come il tema sia
molto più sentito e condiviso dalla gran parte dei cittadini italiani che – a
torto a ragione – hanno “fame” di una maggiore sicurezza generale.
I motivi
sono profondi e in parte non positivi, motivati anche dalle troppe trasmissioni
in cui ci si logora correndo dietro a violenze e delitti, ma resta il fatto che
tutti si sentono progressivamente più insicuri e chiedano quindi risposte
concrete.
La nuova
normativa non è certo perfetta, ma propone interventi assolutamente
condivisibili, soprattutto tra alcuni ceti sociali e nei grandi centri urbani.
Non sempre
si percepisce infatti a fondo il disagio che - soprattutto gli anziani -vivono
davanti alle notizie, per esempio, delle occupazioni abusive delle abitazioni,
oppure davanti alla realtà di una pressoché totale impunità della
micro-criminalità e delle truffe. Basterebbe che chi ha urlato contro “le norme
liberticide” girasse un po' di più per le metropolitane italiane o sugli
autobus, oppure ascoltasse i commenti della gente prendendo il caffè per
rendersi conto che bisogna intervenire.
Se devo
attraversare la strada e al di là del marciapiede c’è una pattuglia di
Carabinieri ho meno paura di uno scippo, così come percepisco più sicurezza se
vedo finalmente persone in divisa che chiedono i documenti e arrestano una
slava nota nel quartiere o nella metro per i suo “colpi con destrezza” e che
ogni giorno – pur fermata - può impunemente ritornare a fare il suo “mestiere”.
Negarlo è una sciocchezza, una demagogica presa di posizione, immaginando che –
chissà perché – la Meloni
offra con questo un’immagine di violenza o repressione.
E’
esattamente il contrario: anche gli elettori di sinistra chiedono al governo le
stesse cose rendendosi conto che più controlli sono necessari.
Certamente
non basta una legge perché poi le condanne dovrebbero essere applicate, mentre
le carceri scoppiano e si pone seriamente il problema di un indulto almeno
parziale, ma è trasversale la percezione della vita grama che conducono le
Forze dell’Ordine che nel nostro paese sono troppo spesso indicate come
violente.
E’ ridicolo
(o peggio) che il Consiglio d’Europa si chieda se i poliziotti italiani siano
“razzisti”.
Vengano i
signori di Strasburgo a passeggiare di sera in una periferia italiana e si
guardino in giro prima di giudicare. E’ la stessa demagogia che si avverte nei
sacri palazzi europei dove gli eletti si allontanano sempre di più dagli
elettori.
Le nuove
norme erano necessarie almeno come risposta formale dello Stato, tanto ci
penseranno poi i giudici “progressisti” a limare, cancellare, rinviare
discettando sui sacri principi di presunta lesa libertà, cambiando idea – forse
– solo dopo il primo furto che avranno subito a casa propria.
Perché c’è
anche questo da dire: si spacca il capello sui presunti diritti lesi ai
delinquenti, ma nessuno (o quasi) percepisce le conseguenze del “danno sociale”
subito dai cittadini inermi, quelli che prima si vedono colpiti e poi vedono
colpire chi dovrebbe difenderli, diffondendo così la percezione (che purtroppo
è realtà) di una sostanziale impunità dei delinquenti che diventa così alla
fine la negazione dei diritti dei cittadini onesti.
Non è
demagogia questa, ma sacrosanta verità.
Forse manca
la libertà in Italia perché da un po' di tempo sono vietati i “rave party”?
Eppure – a parte una micro-minoranza che li frequentava – vietandoli si è
riusciti finalmente a contenere il fenomeno e relative devianze, eppure anche
quella legge era stata osteggiata, vilipesa, imputata (a sinistra) di “lesa
libertà”.
Non
guardiamo quindi i casi-limite, ma la generalità delle cose e allora prendiamo
atto che finalmente il governo ha fatto “qualcosa di destra” che però piace
anche ai cittadini di sinistra, un po' meno forse ai loro rappresentanti
ufficiali, ma – ripeto – per la sinistra questo atteggiamento parlamentare
strampalato e preconcetto è stato un nuovo autogol e il governo non dovrebbe
perdere l’occasione di far conoscere bene i contenuti di quanto è stato votato:
avrebbe solo da guadagnarci
TORNA GENTE DI LAGO 3
E’ tornato
disponibile, grazie ad una nuova ristampa a cura della Pro Loco dell’Isola dei
Pescatori perché la prima edizione era andata esaurita, – GENTE DI LAGO 3 - il
volume pubblicato due anni fa con nuove storie, racconti, personaggi del Lago
Maggiore. Chi ne desidera una o più copie copia può richiedermela via mail. (marco.zacchera@libero.it). Il ricavato andrà
- come in passato - a favore del “Verbania Center”. Costo a copia, spese
di spedizione comprese, euro 22.
LA BUONA NOTIZIA
Sembrano
funzionare gli accordi europei per la restituzione delle opere d’arte rubate e
poi sequestrate in altri paesi. La scorsa settimana la Svizzera ha restituito
all’Italia ben 48 opere d’arte rubate a musei o collezioni private, mentre
recentemente anche la Germania ha restituito (restaurata!) una tela del ‘600
rubata a Passera (Stresa – Lago Maggiore). Funziona insomma la banca dati sulle
opere rubate, un deterrente che può aiutare a far recuperare capolavori d’arte
e reperti archeologici.
BUONA SETTIMANA ! MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


