IL PUNTO di MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 942 del
16 febbraio 2024 di MARCO
ZACCHERA Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it Contattatemi
se non ricevete più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi, il
testo è comunque pubblicato sul mio sito). Sommario: Secondo i
sondaggi quasi il 65% degli italiani dà ragione agli agricoltori che protestano
e nel giudizio si sommano tutte le contraddizioni europee, i costi della
filiera alimentare che mortificano i produttori, l’invasione di prodotti
stranieri di bassa qualità. Anche per questo il governo ha accettato molte
delle loro richieste aprendo un altro fronte verso Bruxelles e dando una specie
di voce ai “piccoli” rispetto alle multinazionali. Mentre si parla di “guerre
spaziali” qualche commento poi sul post Sanremo e – per Verbania - il silenzio
sul mega-porto di Pallanza mentre riprendono le mie trasmissioni in TV sulla
storia locale. A seguire “Gente di Lago”. E l’approfondimento dedicato alla
“Giornata del Ricordo” GUERRE SPAZIALI “Fonti di
intelligence” USA sostengono che la Russia stia pensando a guerre spaziali, Putin smentisce. Nessuno
sa quale sia la verità ovvero se l’allarme sia concreto o se sia una pressione
psicologica della Casa Bianca nel giorno in cui il Congresso USA non vota nuove
armi a Kiev. Tutti noi siamo dei turaccioli che galleggiano nel mare della
propaganda e si capisce bene come la verità ci sia spesso nascosta. Per esempio
in Italia non si è dato spazio alla lunga intervista di Putin concessa a Tucker Carlson sulla
guerra, sicuramente una interpretazione di parte ma che andava conosciuta per
almeno farsi una opinione più completa: che senso ha avuto ostracizzarla? Forse
il timore di imbarazzanti realtà, come le accuse di Putin per il sabotaggio al
gasdotto baltico che ha messo KO l’approvvigionamento energetico europeo? Se ci
consideriamo persone adulte dobbiamo pretendere trasparenza nell’informazione e
questo vale sia per le "storiacce" sui vaccini COVID (ne parlerò la
prossima settimana) come per le guerre. Ci si dia una informazione onesta e
completa, poi ciascuno liberamente ed autonomamente giudicherà. Il 2024
sarà un anno sempre più difficile, anche perché tra Trump e Biden rischiamo
di avere prossimamente la prima nazione del mondo in mano a un presidente
comunque inadeguato. SANREMO Evito
troppi commenti sull'ultima edizione del festival di Sanremo che tutto è
diventato tranne che il festival della canzone italiana. Un minestrone del
tutto e di più alla disperata ricerca di audience e con tanto gay alla moda dei
tempi, concluso con un evidente stravolgimento del risultato finale reso anche
necessario - credo - constatando che il testo della canzone di Geolier era del tutto
incomprensibile e, per capirlo, ci sarebbe stato bisogno dei sottotitoli.
Faccio mio il titolo di "Allora!"
- giornale degli italiani d'Australia - che giustamente in prima pagina
commenta "Dove il canoro diventa un ricordo lontano". Insomma, hanno
capito tutto più a Sidney che a Roma. PORTO DI PALLANZA: AVVISO AI NAVIGANTI Mi sembra
incredibile che un'opera così mastodontica (e per me assurda) come l'ipotizzato
nuovo mega-porto a Pallanza possa procedere perchè nessuno - destra o sinistra
che sia - si prende la briga di almeno guardare le carte, eppure bisogna
presentare entro il prossimo primo marzo eventuali eccezioni alla valutazione
di impatto ambientale...silenzio.. E' comunque
incredibile come l'attuale amministrazione cittadina sia stata capace di far
procedere il progetto per anni senza sollevare alcun dibattito, osservazione,
discussione: tutti zitti anche perchè - in buona sostanza - non lo sa nessuno,
nè sembra che la questione sollevi dubbi all'opposizione. Penso a
quando ero sindaco e su ogni questione nascevano polemiche, accesi dibattiti,
dichiarazioni infuocate...adesso nulla: calma piatta, disinteresse e silenzio. Si
concretizzerebbe uno scempio ambientale incredibile e sostanzialmente inutile,
che non porterà nulla alla città ma sarà uno sgorbio all'intero Golfo Borromeo
che si vorrebbe poi pure proporre come luogo tutelato dall'UNESCO. W
l'ipocrisia, ma non si dica poi che non erano stati (tutti) avvertiti. Comunque da
Verbania c’è anche una buona notizia: dopo tante proteste, raccolta di firme
ecc. l’amministrazione comunale (PD) avrebbe finalmente messo da parte il
progetto di sistemazione di Piazza Mercato a Intra da 9.7 milioni di euro.
Finalmente una vittoria del buonsenso sulla testardaggine. VCO AZZURRA
TV: PILLOLE DI STORIA LOCALE E’ ripresa
anche quest’anno su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI
STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica
alle ore 18. (canali 17 e 617). E’ possibile visionare le varie
puntate anche sul sito web dell’emittente cliccando “VCOAZZURRATV”,
passando poi dall’ home page a “rubriche” e quindi a “Pillole
di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e
quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da
proporre – contattatemi via mail. GENTE DI
LAGO 3, AFFRETTATEVI! E’ già in
esaurimento la prima edizione di GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata
raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte
foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL
PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro
spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Approfondimento: LA GIORNATA DEL RICORDO La scorsa
settimana è stata ricordata la “GIORNATA DEL RICORDO” voluta per non
dimenticare gli eccidi delle foibe e l’esodo forzato delle popolazioni italiane
dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia durante e dopo l’ultimo conflitto. Una brutta
e tragica pagina di storia italiana che per decenni è stata ignorata e
volutamente nascosta e che solo per la caparbietà di pochi – e soprattutto
dell’allora deputato triestino ed ora senatore di FdI Roberto Menia – divenne
ufficialmente riconosciuta. Visto il
poco spazio dedicato dai media, credo sia un dovere ricordare ogni anno quei
fatti soprattutto per i più giovani che temo siano del tutto all’oscuro di
quanto avvenne. Pochi sanno
infatti degli eccidi delle foibe, le caverne carsiche dove migliaia di italiani
furono gettati ancora vivi, oppure degli eccidi a Trieste che per 45 giorni fu
occupata nel maggio ’45 dalle bande comuniste titine che sottoposero la
popolazione italiana ad ogni tipo di violenza. Oppure dell’infamia del trattato
di pace di Osimo quando negli anni ’70 la zona di Capodistria e le terre
italiane dell’Istria vennero definitivamente cedute – senza alcuna
contropartita – alla allora Jugoslavia. L’esodo fu
contraddistinto da episodi assurdi come quello del 17 febbraio 1947 raccontato
da Antonio Di Lello quando un treno carico di profughi istriani arriva alla
stazione di Bologna. Sbarcati il giorno prima nel porto di Ancona avevano il
cuore a pezzi, lo stomaco vuoto, il futuro incerto. La Croce
Rossa aveva preparato pasti caldi ma fu impossibile distribuirli perché dagli
altoparlanti, una voce intimò al "treno dei fascisti" di andare
immediatamente via, in caso contrario, uno sciopero avrebbe bloccato l'intero
scalo ferroviario. Non si trattò di un episodio isolato., l’Italia si comportò
indubbiamente da matrigna con i quasi trecentomila esuli delle terre
adriatiche. A Venezia e ad Ancona vennero anche aggrediti, presi a sputi e a
fischi al grido di «fascisti andatevene!». Ostilità dei militanti comunisti era
chiaramente fomentata dai vertici di Botteghe Oscure. "Rinascita";
nel 1947, scrisse che gli esuli erano, nella migliore delle ipotesi, degli
ingenui che credevano nelle promesse dei «falsi patrioti». Il colmo
dell'infamia lo raggiunse un dirigente della Camera del lavoro di La Spezia, il
quale, in un comizio tenuto durante l'infuocata campagna elettorale del 1948,
così latrò dal palco: «In Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi‑qui abbiamo i
banditi giuliani». Non ovunque ci furono episodi di aperta ostilità ma
l’atteggiamento più diffuso fu comunque di indifferenza e diffidenza, né la
politica dei governi di allora brillò per spirito di solidarietà. Una buona
parte di loro emigrò un'altra volta verso l’Australia o la Nuova Zelanda (dove
ho avuto modo di incontrarli, spesso i loro figli ancora 20 anni fa parlavano
solo in dialetto veneto…) dove furono bene accolti mentre tanti altri vissero
in Italia per anni nei campi profughi, internati e isolati quasi fosse un'etnia
nemica. Ancora nel 1963, sedici anni dopo l'esodo, c'erano quasi diecimila
persone in "provvisoria" sistemazione. Tutti
questi drammi sono ricostruiti dallo storico Gianni Oliva (già assessore alla cultura
nell’ ultima giunta regionale di sinistra piemontese, non certo un “fascista”)
nel volume, "Profughi‑Dalle foibe all’esodo la tragedia degli italiani
d'Istria, Fiume e Dalmazia" (Mondadori, pp. 221, euro 17,00). Oliva rompe
i tabù delle certezze consolidate e la sua tesi sui motivi della diffusa
indifferenza per le sorti degli esuli e della rimozione della tragedia delle
foíbe non chiama in causa soltanto i comunisti ma anche i governanti
democristiani dell'epoca. Lo studioso
giudica «sbrigativo» ricondurre tutto all'«egemonia culturale della sinistra e
alla sua volontà di nascondere le verità scomode». Nell'occultamento di quel
dramma immane c'è anche dell'altro; c'è un cinico calcolo politico‑ideologico,
l’idea che gli esuli e la memoria delle foibe ricordino a tutti quello che la
classe politica di allora voleva far dimenticare: e cioè la realtà della
sconfitta militare e delle conseguenti mutilazioni territoriali. Grazie a
una esagerata valutazione militare della Resistenza l’Italia di allora (e di
oggi) vuole infatti immaginarsi come paese «vincitore», come infatti ci è
stato tramandato dalla vulgata corrente. «Questa rielaborazione in chiave
assolutoria» poggia – secondo Oliva, ma anch’io concordo - in primo
luogo, sulla «distinzione netta di responsabilità tra "fascismo" e
"italiani": il conflitto non è nato dalla volontà del paese, ma è
stata una scelta voluta e imposta da Mussolini». Quello che accade dopo
l'armistizio dell'8 settembre sarebbe la «storia della vera Italia». E sarebbe
questa, appunto, l'Italia che tende di accreditarsi come nazione «vincitrice». Sul piano
internazionale, allora come oggi, una simile tesi non aveva seguito ma sul piano
interno, offriva una solta di legittimazione, così come l’identificazione del
movimento partigiano come militarmente decisiva nella lotta ai tedeschi. Per il
resto, le vicende più comuni assomigliano a quella della piccola istriana Marisa Brugna (una delle
tante storie narrate da Oliva), che giunge a Trieste nel 1949 e che
peregrinerà da un campo‑profughi all'altro fino al 1959, anno in cui riuscirà a
stabilirsi a Fertilia. Marisa aveva solo sette anni è passerà un'«infanzia
prigioniera», con la gamella in mano per ricevere «un po' di cibo acquoso»,
«circondata da sguardi mesti, occhi lacrimosi, voci balbettanti
dall'emozione». Nella vita degli esuli che arrivano in un'Italia matrigna c'è
il marchio della «diversità» e dell'«anormalità». Quell'Italia
avrebbe dovuto ricordare che Marisa e gli altri non erano esuli qualunque. Il
loro era stato infatti un «andarsene senza ritorno», uno «sradicamento» in
pena regola. Erano tutti protagonisti di una «migrazione senza destino». Oliva
cita uno struggente passo di "Sradicamenti" di Annalisa Vukusa ,
profuga di seconda generazione: «Nessuno ha potuto coltivare l'illusione di
tornare a vivere là. Le vecchie radici sono state sepolte, tutto ci è stato
tolto e ora si possono riscoprire solo con la memoria storica». Neppure
l’ingresso di Slovenia e Croazia in UE ha cambiato qualcosa ed ecco perché è
tanto importante che un'altra Italia, finalmente libera dalle ipoteche di
un'odiosa mistificazione ideologica, abbia deciso di ricordare le
sofferenze di chi avea avuto il solo torto di essere italiano.
UN SALUTO A TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 941
del 9 febbraio 2024 di Marco Zacchera Per contatti, comunicazione nuovi indirizzi, segnalazione di
mancati arrivi o proposte, scrivetemi a marco.zacchera@libero.it
IL PUNTO (compresi i numeri arretrati) lo trovate pubblicato
anche sul sito www.marcozacchera.it Ai lettori, si torna al format normale de IL PUNTO e mi scuso per i problemi
di impaginazione e stampa nelle scorse settimane. Rientrando nella vecchia
Europa trovo i problemi di sempre: proteste, guerra in Ucraina, polemiche di
cortile. Vi propongo alcuni spunti sui fatti della settimana con in cima ai
pensieri un dubbio angoscioso: ma come sopravviverà l’Italia dopo il festival
di Sanremo? Perché proprio il "pompaggio dell'audience" per il
festival sembra la più importante notizia – almeno della RAI – da settimane e
mesi in qua. AGRICOLTORI IN PIAZZA In Europa c’è un aspetto di cui si parla troppo poco, ovvero i
rapporti tra UE e i suoi cittadini, soprattutto quegli imprenditori
“semplici” che sono la spina dorsale del continenti, ma sfuggono alle logiche
dei grandi gruppi e quindi sono emarginati dagli aiuti europei e dai tanti
favori concessi alla grande finanza e alle multinazionali che detengono i
“poteri forti” e (temo) condizionano le stesse scelte europee. I cittadini non hanno più voce con questa maggioranza di
centro-sinistra con in testa soprattutto il pallino demagogico del “verde”.
Eppure uno dei motivi per cui protestano gli agricoltori in tutto il
continente è proprio che la gran parte dei contributi non finiscono mai in
mano ai contadini produttori, ma di fatto solo alle grandi aziende della
catena alimentare. Oltre l’80% dei contributi va a poco più del 10% delle imprese:
come mai? Ormai a Bruxelles tutto è visto in una logica ecologica che non
è sbagliata in sè ma non tiene minimamente conto di quello che succede FUORI
dall'Europa (ovvero nel 90% del mondo) così quando poi - a costi proibitivi -
agli europei si impongono scelte e sacrifici, la concorrenza esterna
seppellisce i produttori europei inquinando e distruggendo in modo
infinitamente più grave dei possibili, costosi piccoli miglioramenti
climatici che faticosamente riusciamo a raggiungere "dentro"
l'Europa. Ne riparleremo, sottolineando che - come in agricoltura - lo
stesso avviene per la finanza: la BCE non fa l’interesse del piccolo
imprenditore o del risparmiatore, ma prima di tutto delle banche,
ufficialmente in nome della “stabilità” ma in realtà così crescono sempre i
mega-profitti di pochi e gli altri sono sempre più in difficoltà. Va tutto avanti così, come è avvenuto per il COVID con scelte
sui vaccini che hanno mosso centinaia di miliardi di euro per alcune (ma solo
alcune!) aziende del farmaco. Non è più un’Europa dei popoli ma è diventata
quella delle lobby, della burocrazia, degli interessi economici di pochi. Di
tutti questi aspetti l’opinione pubblica è però tenuta volutamente
disinformata, anche se percepisce che qualcosa non quadra. Per questo
dobbiamo lottare tutti insieme per una maggiore trasparenza. RENDICONTI E CORRUZIONE IN UCRAINA Per esempio l’Europa ha deciso di donare all’Ucraina altri 50 miliardi di euro e
con questi siamo ad almeno 134 miliardi di “aiuti” di cui circa 15 italiani
(ovvero metà di una legge finanziaria). Visto che i sondaggi dicono che
la gran maggioranza degli europei NON vuole continuare in questo modo, come
cittadino europeo penso di avere il diritto (come tutti) di conoscerne almeno
un rendiconto sommario di come questi soldi siano stati e vengano
spesi, quanti in armi e quanti in aiuti umanitari ed essere rassicurato che
una parte non siano invece spariti per strada. Inspiegabilmente l’UE non ha però alcuna commissione di
indagine, di inchiesta, di verifica e credo che proprio Giorgia Meloni
dovrebbe essere la prima a richiederla. Perché Putin
sarà un dittatore sanguinario e le elezioni presidenziali di marzo in Russia
una bufala da lui orchestrata (ma comunque almeno il 30% dei russi – vedrete
- saranno liberi di votargli contro), è stato un aggressore e avrà
tutti i torti… Ok, ma pochi sanno (perché quasi nessuno ce lo dice) che
in Ucraina questa settimana è stata prorogata di tre mesi la legge marziale e
quindi ogni dissenso à da due anni vietato. Anche il presidente Zelensky è a scadenza
di mandato, ma le elezioni sono sospese sine-die. Aveva una modesta
maggioranza parlamentare, ma i 250 deputati dell’opposizione sono spariti (quelli
eletti ad est del paese dai cittadini filorussi sono anche fisicamente
spariti). Tutte le garanzie costituzionali sono state sospese, appunto, dalla
legge marziale e l’entourage dell’ex comico – eletto dicendo che mai si
sarebbe candidato la volta successiva – ha preso tutti i posti di potere.
Mentre i profitti delle aziende che producono armi sono incommensurabili, la
corruzione in Ucraina si sussurra sia spaventosa (negli USA sono usciti molti
articoli ben documentati, ma che in Italia sono stati praticamente censurati,
ed anche questo è il motivo per cui il Congresso vuole frenare continui nuovi
finanziamenti). Dopo due anni di guerra, tanti morti e grandi distruzioni,
infinite difficoltà energetiche ed economiche per tutti noi è legittimo che
gli europei chiedano almeno di avere una certezza che i “nostri” soldi siano
stati utili ai cittadini ucraini e non siano anche finiti nelle mani
sbagliate'? E’ davvero chiedere troppo VISTO CHE L' EUROPA SEMBRA
COMUNQUE NON VOGLIA MINIMAMENTE PUNTARE ALLA PACE O ALMENO AD UNA TREGIUA? GRAZIE AD ESSELUNGA Dopo il video pubblicitario “slow” della pesca è venuto quello
della noce ed ora quello della carota: la pubblicità di Esselunga stupisce,
interessa, commuove. Nella babele delle pubblicità stupide, esasperate, monotone,
trasgressive questi mini-spot sono carichi prima di tutto di messaggi umani,
di dolcezza e inducono alla riflessione. Prima (lo spot della pesca) sulla sofferenza silenziosa di una
bimba di genitori separati, poi l’amore di due adolescenti ai piedi di un
noce piantato inconsapevolmente insieme tanti anni prima, ora la risposta
struggente dei genitori ad una figlia che lascia la famiglia per spiccare da
sola il volo della vita, che belli! Sussurri sui valori veri, quelli appunto della vita, della
famiglia (quella normale!) e in fondo di tutti noi. Grazie Esselunga! Riflessione: DETENUTI ITALIANI ALL’ESTERO La vicenda della maestra Ilaria
Salis portata in tribunale a Budapest con “i ferri” ha giustamente
suscitato indignazione e sottolineato la davvero poca furbizia del governo di
Orban che
– se avesse evitato quelle immagini facendo accompagnare in aula la detenuta
senza catene e inutili manette - avrebbe potuto gestire il caso
giudiziario senza offrire un punto debole di immagine proprio nel momento in
cui aveva bisogno di “sponde” a Bruxelles. Essendo la Salis un’estremista di sinistra (andata volutamente
in Ungheria per far violenze, indipendentemente dall’episodio contestatole)
si è comunque subito mobilitata la solidarietà con il coro delle accuse per
il comportamento “disumano” e le condizioni nelle carceri magiare. Il caso ha ovviamente preso così una piega tutta politica e come
tale finirà, ma ha anche aperto (forse) qualche interrogativo sulla
situazione di tanti detenuti italiani all’estero di cui purtroppo si sa poco
o nulla. Nel 18 anni in cui sono stato parlamentare in Commissione esteri
occupandomi degli italiani nel mondo mi sono interessato spesso di nostri
connazionali detenuti visitandoli in carcere e seguendone le loro
vicissitudini dal Ruanda al Venezuela, dall’India all’ Egitto o nei
penitenziari USA, passando da quelli bielorussi alla Turchia. Spesso ho visto cose agghiaccianti e vissuto avventure
pericolose (come in Venezuela dove in carcere sono normali le sparatorie e
così i detenuti – riuniti in bande – si barricano nelle rispettive celle) ma
– purtroppo – questa tematica è ai margini delle attenzioni diplomatiche e
lasciate spesso alla sensibilità personale dei nostri funzionari all’estero. D'altronde se sei incarcerato in un paese africano passano a
volte dei mesi prima che qualcuno sappia di te e ben raramente – e comunque
dopo tempi infiniti – un nostro console passerà a trovarti, anche perché (ma
questo non lo sa quasi nessuno) in moltissimi paesi del mondo non ci sono
nostre ambasciate o consolati, ma al più solo consoli onorari che si occupano
di tutt’altro e non hanno ovviamente una immunità diplomatica. Sono oltre un migliaio gli italiani detenuti al di fuori dell’ UE
ma mentre la notifica di detenzione alle nostre autorità viene rallentata
dagli oscuri meandri della burocrazia – che spesso in Africa ha tempi ben
peggiori dei nostri - oltre alle consuete violenze fisiche se ti chiudono in
un carcere straniero spesso ti ritrovi senza soldi, senza collegamenti, senza
difesa. In Egitto sono normali celle con 50-60 detenuti, in Venezuela i
penitenziari sono appunto di fatto controllati dalle bande interne, mentre vi
sconsiglio la visita a un carcere indiano. Altro che garanzie o assistenza
diplomatica: nulla. In Ruanda ho visto carceri che erano semplicemente
tendopoli circondate da filo spinato senza neppure l’acqua corrente. L’iniquità, le violenze e la corruzione sono poi di solito
endemiche e più è basso il livello di vita di un paese più i detenuti sono
considerati la feccia umana su cui tutto è permesso. Certo se sei ricco e te lo puoi permettere diventerai il pupillo
del corrotto direttore del carcere, ma a volte – se neppure i tuoi sanno che
sei in galera – è impossibile perfino collegarsi con l’esterno per chiedere
aiuto. Ricordo l’impegno di don Leonardo, un giovane sacerdote milanese
con il quale avevamo organizzato “Soccorso Icaro”, ovvero un’assistenza per
gli italiani rilasciati dal carcere in Venezuela in libertà condizionale, ma
obbligati a rimanere nel paese fino ai processi di solito per incidenti
stradali o piccoli traffici di droga. Spesso, soprattutto in Africa ed America Latina, lo straniero è
tra l’altro accusato ed incarcerato senza alcuna colpa, ma solo per un
ricatto economico in vista di una “mancia” ai giudici o ai secondini e così
resti detenuto finchè la famiglia non paga un vero e proprio riscatto di
solito attraverso avvocati corrotti più dei giudici e che hanno tutto
l’interesse affinchè il cliente resti a lungo nel bisogno. Forse ci si immagina che un italiano detenuto sia in qualche
modo aiutato e protetto, ma pochi sanno come siano minime le nostre presenze
diplomatiche “sul campo” e spesso passano settimane e mesi prima che un
governo africano comunichi all’ambasciata italiana (che di solito è in un
altro paese) l’avvenuto arresto di un connazionale che nel frattempo è carne
da macello, purtroppo spesso in tutti i sensi. D'altronde se una nostra ambasciata-tipo da quelle parti ha solo
due diplomatici (di solito l’ambasciatore ed un suo giovane vice) e deve
coprire molti paesi contemporaneamente, difficile che almeno il “vice” possa
arrivare a visitare un italiano detenuto, magari in un piccolo carcere di
provincia a centinaia o migliaia di chilometri dalla nostra più vicina sede
diplomatica. Le avventure dei nostri turisti in Madagascar (paese in cui la
nostra ambasciata è stata chiusa dipendendo ora da Pretoria, in Sudafrica,
che contemporaneamente “copre” sette diversi paesi in tutto il sud del
continente e che al Madagascar non è neppure collegata direttamente via
aerea) come quelle in altri paesi hanno spesso portato a proteste ed
inascoltate interrogazioni parlamentari. Spesso è poi difficile la cooperazione all’estero tra gli stessi
paesi della UE in una sorta di malcelata rivalità, mentre sarebbe molto più
logico ed economico che – soprattutto nei piccoli paesi africani o asiatici –
una rappresentanza unica ma efficiente dell’Unione Europea segua le vicende
di tutti i cittadini europei, compresi quelli detenuti, come già in teoria
dovrebbe essere, ma che nella pratica, spesso, purtroppo non avviene. Tematiche di cui si sa poco o nulla, che raramente vanno sui
giornali, ma hanno sconvolto le vite di molte famiglie quando hanno scoperto,
spesso dopo lungo tempo, che il famigliare scomparso era semplicemente
detenuto iniziando, per cercare di liberarlo, un vero e proprio calvario. Buona settimana a
tutti
Marco Zacchera |
IL PUNTO n. 940 del 2 febbraio 2024
di MARCO ZACCHERA
per leggere numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Per contattarmi, commentare, segnalarmi nuovi indirizzi o
informarmi del mancato arrivo de IL PUNTO prego scrivere a
Ai Lettori,
purtroppo essendo ancora all’estero incontro molte difficoltà a spedire IL PUNTO e
quindi scusatemi se la lettura non è agevole: dalla prossima settimana, al ritorno,
cercherò di rimediare.
La scorsa settimana vi ho proposto un report da SINGAPORE, questa settimana
invece mi concentro sull’ INDIA, grande paese di cui politicamente si parla poco
nonostante sia diventata come PIL, tra infinite contraddizioni, la TERZA POTENZA
ECONOMICA DEL MONDO.
Devo però prima ricordare un amico carissimo che purtroppo ha lasciato, ROBERTO
RABATTONI, fondatore del “centro Aiuti per l’Etiopia” che dal 1983 ha aiutato
migliaia di persone con iniziative di tutti i tipi, promosso centinaia di adozioni a
distanza e avviando e completando scuole, ospedali, iniziative umanitarie. Se esiste
un “santo moderno” credo che Roberto ne meriti subito un posto per tutto il bene che
ha fatto nella sua vita anche se – da uomo schivo che era – non amava mettersi in
mostra.
Temo che nessuno gli intitolerà una scuola, ma - visto che a Verbania vogliono
revocare l’intitolazione della ex “mia” scuola media al gen. LUIGI CADORNA (che
era nato proprio a Pallanza, a pochi passi di distanza) per intitolarla a GINO
STRADA credo che - se proprio bisogna farlo - sarebbe molto più saggio e logico
intitolarla allora proprio a ROBERTO RABATTONI uno che – mi permetto di dire –
non ha mai fatto politica, ma aiutato sul serio.
Approfondimento: L’ INDIA CHE CRESCE, ANZI CORRE
Una raccoglitrice di the del Kerala, in India, guadagna 470 rupie al giorno, ovvero 5
euro, ma è già ben pagata tenuto conto di quanto (poco) di più guadagna un poliziotto
o un maestro elementare, ma l’India non è (più)solo miseria.
Per ridurre a una sensazione il passaggio dalla Singapore dove già si vive il futuro
(vedi articolo su IL PUNTO della scorsa settimana) alla realtà dell’India si potrebbe
sintetizzare che da una società digitale si torna a quella analogica, ma sarebbe
riduttivo visto che l’India cresce, anzi corre.
Si parla poco dell’India salvo che per qualche catastrofe di grandi numeri, eppure
questo immenso paese ha superato la Cina per numero di abitanti (gli indiani
dovrebbero essere arrivati a circa un miliardo e 428 milioni) ma soprattutto dall’
essere la 13° potenza economica mondiale di venti anni fa, raggiunta la 5° posizione
nel 2022 l’India è ora balzata al terzo posto dopo USA e Cina superando Germania e
Giappone e mantenendo il più alto e costante incremento del PIL al mondo.
Dal 2014 l’India è infatti cresciuta del 7% l’anno (del 9% nell’ultimo biennio) e
anche se gli oppositori del premier Modi parlano di dati ufficiali più o meno gonfiati
il cambiamento in corso è effettivamente immenso.
Se pur si accalcano nelle baracche ancora centinaia di milioni di poveri, ormai nessun
indiano – salvo calamità eccezionali – soffre la fame e questa è stata la grande vittoria
politica ed economica del premier Narendra Modi, un settantatreenne “ganchi “ (casta
povera nella società indiana) già leader dello stato del Gujarat ai confini con il
Pakistan.
In una democrazia sostanzialmente funzionante e che da ormai 75 anni è la più
grande del mondo, Modi è il leader del “Partito Popolare” considerato di destra e
nazionalista, vicino ai movimenti induisti più tradizionali rispetto al Partito del
Congresso (quello della dinastia dei Gandhi) tendenzialmente più a sinistra. I due
partiti maggiori rappresentano però solo circa il 70% dell’elettorato e quindi al
governo vi è sempre una coalizione con partiti locali e religiosi, fonte spesso di
tensioni.
Modi ha portato avanti con forza una politica liberista privatizzando molti servizi
anche essenziali e rilanciando una economia di mercato che ha rafforzato la classe più
abbiente (individualmente anche super-ricca) tagliando – secondo l’opposizione – la
spesa sociale, ma comunque elevato nettamente la ricchezza generale.
Sempre più spregiudicato in politica estera, Modi si pone come leader della BRICS
(Brasile-Russia-India-Cina e Sud Africa) in un rovesciamento globale nei rapporti tra
le potenze nel mondo.
Come è cambiata l’India di oggi! Anche se arrivando ritrovi gli stessi poliziotti
corpulenti e lo scanner dei passaporti elettronici è tenuto insieme dal nastro adesivo,
ti accorgi subito che tutto è diverso anche solo rispetto a 10 anni fa. Io poi ricordo
bene ancora l’India degli anni ’80 dove le uniche auto erano le nostre obsolete 1100
Fiat prodotte con le linee dismesse di Mirafiori e una miriade di biciclette sciamavano
ovunque, mentre oggi il traffico è un caos impazzito in uno smog da togliere il fiato
nonostante i lavori pubblici imponenti per tentare di migliorare la viabilità.
Immutabili sembrano solo i milioni di motocarri Piaggio che – spesso attrezzati a taxi
- trasportano tutti e di tutto.
E’ difficile spiegare cosa significhi la realtà quotidiana di una città come Nuova Delhi
di ormai 31 milioni di persone, oppure di Mumbai (già Bombay) che ne ha “solo” 20,
seguita dai 14 di Calcutta o dai 12 di Bangalore: l’idea del formicaio impazzito è
riduttiva.
La Federazione indiana (28 stati e 8 territori) è un cosmo incredibile di religioni
diverse, 22 lingue ufficiali, con una maggioranza induista (79%) ma anche con il 14%
di musulmani che in alcune zone del paese sono quasi maggioranza e poi buddisti,
animisti, sikh e quasi 50 milioni di cristiani concentrati soprattutto in Kerala, Goa e
nel sud del paese.
Il reddito medio ufficiale sfiora gli 8.000 euro l’anno, ma è questo un dato
controverso e poco significativo se si pensa alle enormi differenze tra le diverse aree
del paese.
A New Delhi il reddito é cinque volte quello degli stati rurali, con relativo aumento
dei prezzi dei prodotti di base. Anche per questo si assiste ad un endemico fenomeno
di emigrazione interna e verso le comunità indiane all’estero che da sempre, in Asia e
nel mondo, detengono spesso il monopolio del commercio e delle intermediazioni.
L’economia indiana cresce robusta e si regge sui consumi domestici e quindi la nuova
ricchezza è soprattutto destinata al cibo, agli elettrodomestici e ai veicoli il che
comporta però un aumento vertiginoso dei consumi energetici.
Qui scatta uno snodo fondamentale dell’India che per crescere ha bisogno di energia
e soffre sempre di più per un inquinamento spaventoso. I combustibili fossili
producono oltre il 70% dell’energia elettrica e l’aria non solo nella capitale è spesso
irrespirabile.
I fumi delle industrie, della viabilità e di milioni di fornaci per fabbricare mattoni
rendono insopportabile la vita in molti centri urbani e, per esempio, la scarsità di
acqua potabile si sta facendo drammatica anche per l’inquinamento delle falde.
Una tematica che meriterà un approfondimento a parte (leggerete prossimamente un
mio approfondimento specifico), ma che condiziona lo sviluppo che deve sempre di
più fare i conti con i limiti di un territorio che anche se grande dieci volte l’Italia
subisce una pressione demografica di oltre 450 persone a kmq. pur contando anche le
inaccessibili zone himalaiane.
Un problema che Indira Ghandi cercò di affrontare con una politica demografica di
contenimento forzato che le costò la leadership del paese, ma – anche se il tasso di
fecondità si è ridotto di quasi il 50% rispetto al 1990 - gli indiani crescono ancora di
quasi l’1% annuo e – migliorate le condizioni igieniche e sanitarie - con la speranza
di vita che si avvicina ormai ai 70 anni ci sono sempre più bocche da sfamare.
Certamente la società indiana ha infiniti problemi e ai nostri occhi è caotica, spesso
assurda, contraddittoria e sempre ai limiti della sostenibilità, ma i caratteri di un
popolo si notano anche nella serenità, nel fatalismo. Gli indiani sono alla fine cento
popoli diversi ma uniti da una cultura plurimillenaria e sono aperti, moderni, testardi,
orgogliosi, ma socievoli e curiosi.
Per questo quando incroci l’ennesimo autobus sgangherato strapieno di gente e di
bagagli che zigzaga contromano nell’oceano del traffico e dall’interno qualcuno ti
guarda, pur nel caldo e sommerso dal vicino una mano ti saluta sempre e - se incroci
lo sguardo - si apre comunque a un sorriso.
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI ! Marco Zacchera
|
IL PUNTO n. 939 del 26 gennaio 2024
di MARCO ZACCHERA
|
IL PUNTO n. 938 del 19 gennaio 2024
di MARCO ZACCHERA
|
IL PUNTO n. 937 del
12 gennaio 2024
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
NB:
Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti
indirizzi), il testo è comunque pubblicato sul mio sito poche ore dopo la
consueta uscita del venerdì..
Sommario: GENTE DI
LAGO – SALUTI ROMANI - ONORE AL MERITO – IMBECILLI AL LAVORO - Approfondimento:
LA PACE CHE NON SI VUOLE.
PRESENTAZIONE
UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3
Domani,
sabato 13 gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno
(davanti alla chiesa) verrà presentato ufficialmente il
volume GENTE DI LAGO 3 di cui è in esaurimento la
prima edizione e che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti,
storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho
direttamente collaborato.
I lettori
de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo
speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al
“Verbania Center”. Ricordo di indicare nella
richiesta anche il proprio indirizzo postale. (NB: sono stati inviati
tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete
ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)
……………………………………….
QUEI SALUTI ROMANI…
Gravissimo
attentato alla democrazia? Domenica sera alcune centinaia di persone, dopo un
minuto di silenzio, hanno levato il braccio teso facendo il saluto fascista e
urlato per tre volte "presente" in via Acca Larentia a Roma: la
procura indaga.
Deve essere
la stessa procura romana che in 46 anni non è stata capace di scoprire nessun
componente del "gruppo di fuoco" di cinque o sei persone che si mise
a sparare all'impazzata e a sangue freddo davanti ad una sede del MSI uccidendo
sul colpo due ragazzi di destra (il terzo morirà poche ore dopo). La strage
avvenne la sera del 7 gennaio 1978 e altri tre missini si salvarono solo perchè
riuscirono a chiedere alle loro spalle, pur feriti, la porta blindata della
sede sotto un diluvio di colpi.
Per la
strage non ci fu nessun indagato, nessun colpevole, nessun responsabile e
l’anno successivo un altro militante missino fu ammazzato nello stesso
posto.
Solo a
dieci anni dai fatti furono accusati, da una pentita, cinque militanti di Lotta Continua ma uno si
suicidò, un' altra fuggì in Nicaragua dove rimase tranquilla senza essere mai
estradata e gli altri furono prosciolti per insufficienza di prove, con la
procura romana che neppure si appellò alla sentenza, cosa inaudita.
Anni dopo
si trovò la mitraglietta "skorpion" usata nell'assalto in un covo
delle Brigate Rosse
e si scoprì che era stata poi utilizzata anche per tre successivi omicidi.
Questioni
che non suscitano problemi di coscienza né interessano a chi ogni anno
però si scandalizza se, ricordando l’anniversario, vede levarsi i saluti
romani.
Quest’anno
il M5S ha
annunciato un esposto in procura per accertare se sia stato commesso il reato
di apologia di fascismo, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha
annunciato un’interrogazione al ministro dell’Interno, il leader di
Azione, Carlo Calenda, parla
di «vergogna inaccettabile in una democrazia europea». Il presidente ANPI Pagliarulo è colpito
“Che non ci siano state né azioni repressive né preventive nei confronti di una
manifestazione di tipo neofascista sostanzialmente annunciata”
Si
scandalizzino pure questi signori, chissà se proprio tra di loro non ci siano
ancora anche quelli che uccisero a sangue freddo quei ragazzi e non hanno mai
pagato per i loro omicidi o qualcuno di quelli che – pur ben sapendo i nomi
degli assassini – non hanno mai avuto il coraggio di denunciarli.
Chi – come
il sottoscritto – visse quegli anni sa cosa significava allora essere di destra
e (pur non avendo mai colpito o picchiato nessuno) ricorda bene cosa voleva
dire rischiare le botte tutti i santi giorni (botte, danneggiamenti, denunce,
rischi…) solo perché la si pensava in maniera diversa da quei “democratici” che
- ieri come oggi - si considerano “I gendarmi della memoria” e quindi gli unici
depositari della verità.
Prendo atto
che ad oggi oltre 100 persone sono state identificate e denunciate per apologia
di fascismo per aver fatto domenica il saluto romano. Visto che si può
ovviamente invece salutare con il pugno chiuso che pur era (è) il simbolo di
dittature e violenze comuniste i giudici stabiliranno di quanti centimetri
dovranno essere aperte le dita rispetto a un pugno per incorrere nel reato.
In vita mia
non ho mai fatto il saluto romano, ma mi sembra che questo modo di
procedere sia assurdo, detto con il massimo rispetto verso chi per il fascismo
ha subito (80 anni fa!) violenze e mancanza di libertà.
UNA
DEMOCRAZIA SERIA NON PUO’ AVERE PAURA SE QUALCUNO FA IL SALUTO ROMANO E,
PIUTTOSTO, DIMOSTRA NEI FATTI CHE I SUOI PRINCIPI SONO BEN MIGLIORI DI
QUALSIASI DITTATURA. Credo che, proprio perché siamo in una democrazia, ognuno
abbia il diritto di salutare e pensarla come vuole: sono semmai le azioni o le
violenze quelle che vanno invece sempre denunciate, condannate, represse e
colpite.
ONORE AL MERITO
E’ doveroso
prendere atto che Chiara
Ferragni ha ora effettivamente versato il milione di euro
promesso all’Ospedale Regina Margherita di Torino a titolo di beneficenza e
“scuse” per la presunta truffa del pandoro. Ha mantenuto la parola data, gliene
deve essere obiettivamente dato atto.
IMBECILLI AL LAVORO
L’agente
segreto 007 creato da Jan
Fleming ed interpretato da tanti attori (primo tra tutti
l’indimenticabile Sean
Connery) era “sessista” e come tale gli spettatori devono
esserne informati perché i suoi film hanno “contenuti considerati oggi
offensivi”.
Lo
stabilisce il BfI (British film institute) che mette in guarda gli spettatori
con apposito “bollino rosso” soprattutto per le celeberrime pellicole “Si vive solo due volte” e “Missione Goldfinger.” Sotto accusa le scene
da seduttore interpretate da Connery, come quella in Missione Goldfinger quando
si impone fisicamente sul personaggio di Pussy
Galore (l’attrice Honor
Blackman) o quella di Si
vive solo due volte in cui si traveste assumendo dei “tratti
orientali”. In quest’ultimo caso il Bfi ha introdotto un’ulteriore avvertenza
parlando di “stereotipi razziali obsoleti”. Insomma i cinesi non possono
sembrare cattivi neppure al cinema, è “culturalmente offensivo”.
L’iniziativa
ha alimentato nuove polemiche nel Regno Unito sul concetto di “politicamente
corretto” e sul criterio di intervenire a posteriori censurando film e romanzi
che già hanno riguardato diverse opere letterarie, come i libri di Roald Dahl e di Agatha Christie. La
madre degli imbecilli – come si vede – è però sempre incinta.
Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE
So
benissimo che questo testo non sarà condiviso da tutti, ma visto che non mi
serve ”audience” ma poter esprimere il mio pensiero credo che in questo mondo
martoriato da guerre ed attentati se ogni tanto ci scappa la buona notizia è
assurdo che venga nascosta.
Eppure
pochissimi hanno saputo – perché quasi tutte le fonti di stampa l’hanno
bellamente ignorato - che ai primi dell’anno sono stati liberati, in un reciproco scambio di
prigionieri, 248 militari russi e 230 soldati ucraini. Tra di
loro anche alcuni civili e – sembra – un militare americano che combatteva per
Kiev con il pudico incarico di “addestratore”.
E’ stato
questo, mediato dal Qatar, il 49° scambio di prigionieri tra le parti, ma
nettamente il più importate per il numero delle persone coinvolte dall’inizio
del conflitto.
E’ un
segno, un piccolissimo segno che resta comunque un minimo di umanità tra le
parti ma questi episodi sono nascosti, quasi vi sia un accanimento reciproco a
spingere per la guerra “comunque”
Eppure,
mentre si stanno avvicinando i due anni di guerra, il tema della pace si deve
riproporre con forza, ma soprattutto con buona volontà nella reciproca
convinzione che combattere all’infinito non servirebbe a nessuna delle due
parti.
Certamente
Putin è stato ed è l’invasore, quello che ha conquistato manu militari un territorio
altrui e questo nessuno lo mette in dubbio, così come non si potrà prescindere
in qualsiasi conferenza di pace dai diritti ucraini sui territori invasi.
Un cessate
il fuoco – magari garantito con la presenza di forze esterne, per esempio da
truppe ONU di paesi non aderenti alla NATO – non sarebbe certo
risolutivo, ma permetterebbe intanto di risparmiare distruzioni e vite umane
per dare il tempo di affrontare tutte le questioni sul tappeto.
In questo
momento, tra l’altro, a dispetto dei proclami bellicosi che si ripetono
quotidianamente anche in Europa, un cessate il fuoco converrebbe forse più a Zelensky che a Putin visto che l’
Ucraina vede pericolosamente assottigliarsi le sue riserve di armi con i “paesi
donatori” sempre più distratti e preoccupati. Certo: i falchi NATO
protesteranno e così i fornitori e costruttori di armi che con questa guerra
hanno guadagnato miliardi di dollari, ma non c’è dubbio che l’opinione pubblica
occidentale ed i suoi rappresentanti elettivi siano sempre più scettici.
Nessuno
vuole premiare Putin ed accettare lo “status quo” prodotto da una invasione, ma
appare poco credibile che gli ucraini, pur rafforzati con nuove armi o gli F16
occidentali, siano in grado di danneggiare seriamente un avversario che è stato
in grado di far fronte all’ isolamento ufficiale, rintuzzare la controffensiva
di quest’ estate e di fatto ritornare ad un assetto offensivo. Concretezze, al
di fuori della propaganda: Putin non ha subito grandi effetti dalle sanzioni,
ha stretto alleanze ad est, ha moltiplicato i contatti con il mondo arabo e i
paesi della BRICS e soprattutto ha messo parzialmente in ginocchio l’economia
occidentale che stenta a riprendersi senza il gas russo.
E’ sciocco
negarlo anche se – ripeto – non per questo devono accettarsi le conquiste russe
sul campo, ma è assolutamente ora di dar fiato alla diplomazia, alla
trattativa, alla verifica di ogni ipotesi per creare – ad esempio – una
zona-cuscinetto sotto controllo internazionale.
Putin non
deve apparire il vincitore, ma nello stesso tempo sarebbe sciocco considerarlo
sconfitto perché non lo è, piaccia o meno alla stampa internazionale.
All’obiezione
che “Se oggi Putin si mangia l’Ucraina, domani si mangerà l’Europa” stanno i
fatti e gli stessi interessi russi che a far questo non avrebbero alcun
vantaggio strategico, militare o per la conquista di materie prima.
D'altronde
Putin si è ben guardato dal provocare direttamente la NATO nonostante i
massicci aiuti che l’Alleanza ha fornito a Zelensky.
Anche
perché c’è un’altra, importante questione che prima o poi scoppierà e che
comincia a trasparire sui media occidentali nonostante tutto, ovvero
l’effettiva trasparenza del potere a Kiev.
Nessun
report ufficiale, nessuna inchiesta, ma è difficile poter giurare che una parte
degli aiuti e delle armi fornite a Zelensky non abbia preso qualche altra
cattiva strada, o che la tradizionale corruzione ucraina sia improvvisamente
sparita, mentre qualcuno vorrebbe anche sapere qualcosa di più della situazione
democratica del paese dove l’opposizione è stata cancellata e le elezioni
rinviate sine-die.
Tra l’altro
un armistizio o, intanto, almeno un cessate il fuoco porterebbe a Kiev fiumi di
fondi per la ricostruzione, migliorerebbe la situazione della popolazione
civile e fermerebbe l’emorragia di troppi caduti su entrambe le parti: è
proprio vietato parlarne?
Dov’è il
senso di continuare a combattere da due anni su posizioni ormai di fatto
cristallizzate: a chi conviene continuare così, se non ai produttori di armi?
Non capisco
perché non si comincino a valutare alternative che vadano oltre le accuse
quotidiane dove la Russia e Putin sono quasi sempre il “male” e l’Ucraina la
parte “buona” il che sarà assolutamente giusto in una visione complessiva di
invasore e di nazione invasa, ma che si frammenta poi in mille episodi sui
quali è obiettivamente difficile indagare. Ovvia e doverosa condanna se i russi
uccidono civili ucraini, ma cosa succede dall’altra parte? Non lo sappiamo
perché nessuno ce lo dice e vuole dircelo.
Di fondo
resta il concetto che la pace bisogna volerla, a volte sacrificando anche una
parte delle proprie legittime aspirazioni e legittimi diritti quando si capisce
che può diventare vantaggiosa per tutti.
Giorgia
Meloni, presidente del G7, abbia il coraggio di rompere gli schemi, di non
temere l’isolamento “ufficiale”: le vite umane valgono di più e “tentar non
nuoce”, al massimo i negoziati finiranno nel nulla
Bisogna
avere il coraggio di non nascondere i segnali di pace che filtrano anche da
Mosca, non vanno subito seppellirli con truculenti messaggi contro
l’avversario, perché alla fine – come ha sempre sostenuto Papa Francesco e
tanti prima di lui – la guerra è sempre una sconfitta per tutti, anche chi sta
dalla parte della ragione.
ANCORA
BUON ANNO A TUTTI E BUONA SETTIMANA
! MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 936 del
5 gennaio 2024
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Contattatemi
se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il
testo è comunque pubblicato sul mio sito lo stesso giorno dell'edizioe.
Sommario: GENTE DI
LAGO – Pover Meloni - Ferragni: aspettiamo l’assegno – Hanno rubato perfino il
presepe – Musica Antifascista - Approfondimenti: verso il voto USA
PRESENTAZIONE
UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3
Sabato 13
gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno (davanti alla
chiesa) verrà presentato ufficialmente il volume GENTE DI
LAGO 3 di cui è in esaurimento la prima edizione e che continua la
fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito
da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.
I lettori
de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo
speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al
“Verbania Center”. Ricordo di indicare nella
richiesta anche il proprio indirizzo postale. (NB: sono stati inviati
tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete
ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)
……………………………………….
POVERA MELONI …
Secondo i
sondaggi Giorgia Meloni
ha un gradimento personale ben superiore a quello del suo governo. In effetti
quasi tutte le grane che ha dovuto affrontare nel 2023 (ovviamente subito
ingigantite dalla controparte) sono venuti per atti od atteggiamenti
discutibili da parte di ministri od esponenti della sua maggioranza. La premier,
superati i suoi problemi di salute, è apparsa alla conferenza stampa di ieri
particolarmente pimpante rispondendo per tre ore e mezza alle domande dei
giornalisti. Speriamo però che il 2024 spieghi a certi personaggi che essere al
governo o in maggioranza impone un comportamento etico e di sostanza ben
diverso da quando veleggiavano all’opposizione. I pistoleros sono
avvertiti.
FERRAGNI/FEDEZ NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA
Con la
soddisfazione di aver anticipato l’ondata dei media denunciando su IL PUNTO le
“belle imprese” della signora Ferragni,
avendo lei annunciato ormai un mese fa una imminente donazione di 1.000.000 di
euro all’ospedale pediatrico “Regina Margherita” di Torino a titolo di
“riparazione” per la truffa del pandoro, sarebbe interessante sapere se il
gesto di “spontaneo pentimento” ci sia stato oppure no, magari mostrando la
relativa copia del bonifico. Nel frattempo è iniziata la gara tra le Procure
per stabilire chi debba indagare: nell’ordine Milano, Prato e Trento sgomitano
per occuparsi del caso, fonte di evidente spettacolarizzazione giudiziaria
prossima ventura.
Se infine
vi interessa il modello di felpa grigia ferragnana con la quale l’influencer ha
annunciato “di essersi sbagliata” - con la lacrima sul ciglio - nel
pubblicizzare il pandoro (ma poi sono arrivate anche le denunce per le uova di
Pasqua ecc. ecc.) sappiate che è in vendita a “soli” 600 euro e pare che il
modello di felpa vada a ruba.
TRISTEZZA
Le immagini
natalizie dell’Isola dei
Pescatori sul Lago Maggiore che in occasione delle festività è
stata illuminata insieme all’Isola di San Giulio, sul Lago d’Orta, a cura
dell’APT hanno fatto letteralmente il giro del mondo (e manderò il video a chi
me lo richiederà), così belle da togliere il fiato. Molti i visitatori fuori
stagione, peccato che qualche “anima pia” non abbia trovato di meglio che
arrivare a rubare perfino la statua di Gesù Bambino dal presepe di fianco alla
chiesa. Se penso che quando eravamo bambini all’ isola nessuno chiudeva a
chiave la porta di casa neppure di notte perché un furto sarebbe stato
impensabile...beh, forse il mondo non è andato molto avanti in questi decenni!
MUSICA ANTIFASCISTA
A Nizza, la
direttrice d’orchestra lucchese Beatrice
Venezi è stata contestata al concerto di Capodanno al grido:
“Non vogliamo fascisti”. La direttrice d’orchestra italiana, accusata di essere
vicina a Fratelli d’Italia, è stata contestata poco prima dell’inizio da
quattro spettatori che dal loggione hanno gridato “Non vogliamo i fascisti”
esponendo uno striscione. La Venezi ha indirizzato uno sguardo ai
manifestanti e ha poi avviato il suo concerto. Nei giorni scorsi una
cinquantina di persone aveva già manifestato contro l’evento ma il direttore
dell’Opera di Nizza, Bertrand
Rossi, aveva però respinto le accuse: “La musica ha il potere
di superare gli schieramenti e di riunire gli individui attorno a un’esperienza
comune. Bisogna separare l’arte dalla politica.”
Approfondimento: GLI USA VERSO IL VOTO
Il voto USA
di novembre condizionerà anche l’Italia e credo sia utile qualche riflessione
che in parte riprendo da quanto ho pubblicato su IL SUSSIDIARIO.NET che
consiglio ai lettori de “Il Punto” (cliccando su Il
Sussidiario+Zacchera trovate tutti i miei articoli
pubblicati)
Le elezioni
presidenziali americane di martedì 5 novembre hanno tutti gli ingredienti per
diventare la più assurda, colorata e forse agitata delle contese.
Da una
parte un presidente uscente evidentemente “cotto” come Joe Biden (che Trump chiama “il
dormiente Joe”) e che per tutti i sondaggisti ha deluso gli elettori che
dovrebbe avere come antagonista il più divisivo dei candidati, quel Donad Trump che ogni
giorno riempie le cronache giudiziarie e mondane vivendo di eccessi e polemiche.
In campo
democratico c’è imbarazzo e preoccupazione: non si può che candidare un
presidente uscente (soprattutto quando anche la sua vice Kamala Harris non ha
certo entusiasmato e quindi non può sostituirlo), ma la candidatura Biden è
spenta e poco convinta, oltretutto offuscata dai pesanti scandali
politico-finanziari del suo entourage famigliare e in particolare i maneggi del
figlio Hunter con l’Ucraina tramite la sua società Burisma.
Se un
candidato alternativo potrebbe essere il governatore della California Gawin Newson, o Biden si
auto-ritira (e ad oggi sembra non avere alcuna volontà di farlo) magari
motivando la scelta per motivi di salute o non ci sarà partita: il candidato
democratico sarà lui.
Dall’altra
parte c’è Donald Trump, il contestatissimo ex presidente che non ha perso un
giorno nel quadriennio per dare spettacolo, litigare, accusare tutti ed essere
al centro di mille controversie giudiziarie. Un Trump spumeggiante,
irrefrenabile, polarizzante, che sommerge ogni altro potenziale avversario
interno repubblicano, ma che – candidandosi – darà proprio ai democratici
l’unico vero leitmotiv di campagna elettorale: una “chiamata alle armi” per la
necessità assoluta di sbarragli la strada “per il bene del paese e del mondo”
tentando di richiamare al voto ogni elettore democratico possibile, anche
quelli più scettici verso Biden.
Mancano
ancora dieci mesi al voto ma la polemica è già totale e, negli ultimi giorni,
ha toccato l’apice mettendo in dubbio la possibilità stessa di Trump a
candidarsi alle elezioni visto che in alcuni stati (democratici) gli è stata
negata la partecipazione già alle “primarie” repubblicane ritenendolo
responsabile dell’assalto a Capitol Hill di tre anni fa.
Dopo il
Colorado, anche il Maine infatti si è opposto alla sua candidatura e forse
altri stati li seguiranno. C’è da dire che mentre in Colorado la decisione (già
appellata da Trump) è stata emessa da una Corte statale, nel Maine è stata una
scelta personale della segretaria di stato Shenna Bellows (democratica) che si è
appellata al terzo comma del 14esimo emendamento costituzionale “squalificando”
Trump per presunta cospirazione.
La norma
risale al 1868, quando – appena finita la guerra Civile - i legislatori
decisero di introdurre una clausola per impedire a “cospirazionisti e insorti”
(leggi i “sudisti”) di avere un ruolo pubblico. Per questo in oltre un secolo e
mezzo è stata applicata solo per il presidente della Confederazione sudista Jefferson Davis e il suo
vice Alexander Stephens,
peraltro poi amnistiati.
Dal punto
di vista giuridico è probabile che la Corte Suprema degli Stati Uniti alla fine
darà ragione a Trump e non solo perché è a maggioranza repubblicana, ma
perché, obbiettivamente, è forse un po' esagerato considerare Trump un
cospiratore quando metà America sospetta ancora oggi che il voto del 2020 in
alcuni stati potrebbe essere stato effettivamente inquinato e non tanto durante
lo scrutinio ma – come sosteneva Trump - per le nuove leggi elettorali legate
al voto per corrispondenza poco controllabile e ancor meno “tracciabile”.
Importante
e poco noto anche il dettaglio che in Colorado – stato democratico e dove lo è
anche la Corte statale – il voto contro Trump sia passato con un solo voto di
scarto a sottolineare che anche dei giudici democratici non hanno ravvisato gli
estremi per una esclusione di Trump, così come è avvenuto (ma in Italia non lo
ha scritto quasi nessuno) anche in Minnesota, Michigan, New Hampshire e
California, stati che - pur democratici - hanno ammesso Trump alle “primarie” rigettando
i ricorsi contro di lui.
Trump
intanto ovviamente gongola, si tiene stretta tutta la scena gridando allo
scandalo e al suo personale martirio, accusando i giudici democratici di essere
pupazzi di parte. Nella pratica tiene così saldamente in mano il pallino delle
primarie repubblicane dove, peraltro, nessuno sembra più in grado di
insidiarlo.
Ma se Trump
è fortissimo all’interno del suo partito (e avrà sicuramente in tasca la
“nomination” se alla fine andrà alla conta) non avviene lo stesso nell’elettorato
GOP (repubblicano) dove solo una parte degli elettori lo vedono come ideale
Comandante in capo, ma molti altri lo detestano sia per il carattere e
l’estremismo del personaggio sia perché rischia di mettere in forse una
vittoria (quasi) certa contro Biden per il conseguente aumento, per reazione,
degli elettori democratici e così permettendo un possibile rimescolamento di
carte, soprattutto se si astenessero dal voto per protesta anche dei
repubblicani anti-Trump.
C’è da dire
che i sondaggi danno oggi comunque Trump in testa contro Biden in 5 dei 6
stati-chiave, quelli che di solito condizionano le elezioni, ma – appunto –
poiché negli USA quasi metà dei potenziali elettori poi non votano bisogna
capire cosa succederà effettivamente il 5 novembre al termine di una campagna
elettorale che tutto sarà tranne che noiosa.
C’è ancora
aperta anche la questione del sistema di voto che sembra premiare i
democratici. Anche questa volta sarà permesso infatti il voto postale, in molti
stati anche con schede votate o almeno inviate dopo il 5 novembre. Un altro
aspetto fonte di ulteriori polemiche, ma sul punto ogni Stato è libero di
applicare una propria legge elettorale e quindi ogni decisione centrale non
sarebbe comunque vincolante.
Certo che -
Biden o Trump che sia - pensare che la prima potenza al mondo sia domani in
mano a uno di questi due quasi ottuagenari e discutibili personaggi non può che
lasciare molto perplessi.
UN SALUTO E
ANCORA UN AUGURIO DI BUON ANNO A TUTTI !!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 935 del
22 DICEMBRE 2023
di MARCO
ZACCHERA
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arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Sommario: Natale:
piccola storia vera - Gente di lago – Desolazione Ferragni - Fedez (e tanti
dubbi sui loro “follower”) – Ancora sul porto di VERBANIA – Ricordo
di Giordano Bardelli.
IL SENSO
DEL NATALE (una piccola storia vera)
Domenica
sera sul tardi ero solo in studio per una di quelle perizie rognose che
impongono di avere intorno solo il silenzio. Me lo avevano già detto altri
condomini: "Dottore, stia attento, qui c'è qualcuno che dorme nell'androne
del palazzo, bisogna sempre fare attenzione e chiudere tutto!". Suonano,
vado ad aprire e ho capito subito che era "lui". Anziano, malmesso,
con quell'odore da barbone che sa un pò di sudore e un pò di vino, giaccone
strappato e una berretta blu in testa. "Scusi, mi fa entrare? Io stasera
dormirei qui, sul pianerottolo tiepido della cantina vicino alla caldaia, ma
stia tranquillo che non disturbo nessuno e domani mattina vado via
presto...". Solo davanti a una fetta di panettone e un (mezzo) bicchiere
di vino è venuta fuori tutta la storia di Giovanbattista M. (che ho
controllato). Una storia un pò vera e – forse - un pò di fantasia, tipica
di chi non c'è più completamente con la testa, ma che non è ancora matto del
tutto e trasforma i fatti con l’immaginazione.
73 anni,
solo, senza casa, Giovanbattista
ha il letto numero 5 in un ricovero per anziani sulle pendici di Verbania che
in zona non gode di buona fama, è saltuariamente assistito dai servizi sociali
e non ha fissa dimora. "Ma io là dentro non riesco a starci, soffoco, e
allora - visto che non possono obbligarmi a restare - se non piove alla mattina
esco e me ne vado in giro, ma la domenica non ho poi la corriera per tornare e,
se non mi danno un passaggio, mi arrangio e dormo dove riesco." Alla fine
l’ho convinto a farsi riaccompagnare su al ricovero (che pur ufficialmente
chiamano RSA) e - nella dozzina di chilometri di strada in salita - è uscito
tutto il film, con una nota di fondo che si coglieva subito: la solitudine.
Una figlia
lontana, niente più affetti, inserito in una rete di assistenza che in una
piccola città ti permette comunque ancora di sopravvivere, ma dato di solito un
aiuto senz'anima e senza calore nel moltiplicarsi delle necessità.
Ti viene
logico riflettere su tutto quello che abbiamo e che troppo spesso diamo per
scontato, ma che invece non è per tutti e comunque – riflettendo - capisci che
forse il senso vero del Natale sarebbe dedicare almeno un’ora ai Giovanbattista
di cui è pieno il mondo. Un’ora, un’ora sola di ascolto, di condivisione stando
vicino a una persona sola, di solito anziana, conterebbe più del fare o
ricevere quegli auguri che sanno sempre di finto o di scontato. Per favore,
quindi, abbiate il coraggio di condividere, ascoltare, magari aiutare…così sarà
davvero un buon Natale per ciascuno di voi.
GENTE DI
LAGO 3, AFFRETTATEVI!
E’ già in
esaurimento la prima edizione di GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata
raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte
foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.
I lettori
de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di
20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania
Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo
postale. (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori
alla data del 18.12.23)
FERRAGNI -
FEDEZ TRA PANDORO E UOVA PASQUALI: DESOLANTE
"Chiara Ferragni e
Balocco insieme per l'ospedale Regina Margherita di Torino" Brutta
faccenda questa dei "pandori d'oro" della Balocco che ha triplicato
il prezzo di un pandoro “per beneficenza” grazie alla "influencer"
Chiara Ferragni che (previo sostanzioso compenso) avrebbe spinto le vendite
dichiarando di voler così aiutare un reparto pediatrico ospedaliero. In realtà
all’Ente sarebbero andate solo le briciole (50.000 euro), alla Ferragni un
sostanzioso cachet milionario e alla Balocco i profitti generali. L’autorità
garante Antitrust ha ora multato di 1 MILIONE la Ferragni e la Balocco di
480.000 euro per “pubblicità ingannevole” avendo suggestionato i consumatori a
comprare il pandoro con pesante sovrapprezzo (il triplo del valore) dichiarando
uno scopo benefico di fatto inesistente. Fatta la frittata, la Ferragni in
abito dimesso e con la lacrima facile ha annunciato che donerà 1.000.000 di
euro allo stesso ospedale “per chiedere scusa”.
Certo che -
visto che i fatti sono di oltre un anno fa - avrebbe potuto farlo ben prima che
scoppiasse lo scandalo lasciando il legittimo dubbio che queste scuse tardive
siano arrivate solo perché la questione è diventata di pubblico dominio.
Oltretutto
dopo il pandoro, ecco le uova pasquali: è saltato fuori che la Ferragni non era
nuova “a fare del bene” avendo curato le campagne nel 2021 e nel 2022 di “Dolci
Preziosi” spingendo a vendere (loro dicono senza sovrapprezzo) uova di Pasqua
per l’associazione “I Bambini delle Fate”. Peccato che la Ferragni per le due
campagne abbia preteso ed ottenuto 1.200.000 euro di compensi e che l’oblazione
all’ Associazione sia stata, complessivamente e in due anni, di soli 36.000
euro.
Evito di
commentare, ma tacesse per una volta almeno il marito della Ferragni,
quell’insopportabile e tronfio Fedez, che tira in ballo la politica come
fossero loro i perseguitati, mentre alla radice c’è solo la loro meschinità e –
ovviamente – il “dio denaro” a cui, come sempre, i coniugi Fedez-Ferragni
(ovviamente fieramente democratici, progressisti ed antifascisti) sono e si
confermano particolarmente legati.
….
PIUTTOSTO, “FOLLOWER” / TRUFFA?
Ma se l’importanza
economica di una “influencer” come Chiara Ferragni dipende dal numero dei suoi
“follower”, lei quanti veramente ne ha? Ne dichiarava nei giorni scorsi
29.732.266 scesi un po' dopo lo scandalo. In altre parole, addirittura più di
un italiano su due la “segue” (o, meglio, la seguirebbe). Ma non vi sembra un
po' strano? Ho fatto un esperimento chiedendo a diverse persone che conosco se
lo fossero e quali dei loro parenti od amici lo potrebbero essere. Incredibile:
pochissimi. Ma allora com’è che metà Italia risulterebbe invece così legata a
lei ed ai suoi consigli per gli acquisti?
Fate una
prova anche voi, chiedete specialmente tra i più giovani, verificate e poi
ditemi qualcosa giusto per curiosità, perché mi è venuto un dubbio: non è che
la prima truffa in questo campo sia proprio il dichiarare tanti “follower”
fasulli? E la signora Ferragni che ci fa con i dati personali di costoro?
L’autorità sulla privacy non ha nulla da dirci?
PORTO
VERBANIA: SILENZI E COMPLICITA’
La nota sul
nuovo porto di VERBANIA apparsa sul numero scorso de IL PUNTO ha suscitato
molto rumore (e una mia intervista a tutta pagina su LA STAMPA) il che mi ha
fatto riflettere sul perché NESSUNO a Verbania si fosse minimamente preoccupato
prima dell’eco-mostro in via di realizzazione. A parte Italia Nostra - che
aveva a suo tempo sollevato il problema così come il CNR, più di recente -
silenzio tombale da sindaco, amministrazione comunale, consiglieri,
ambientalisti, maggioranza ed opposizione: tutti zitti, forse inconsapevoli.
Ed è questo
che spaventa: ma come può funzionare una democrazia se anche in una piccola
comunità come VERBANIA chi ha conoscenza di questi progetti (sindaco) si guardi
bene dal farli conoscere in giro? Ma come si può continuare per anni con questa
specie di omertà mentre si sarebbe dovuto avviare da subito (anche per rispetto
a chi ci mette i soldi del progetto) un utile dibattito sulla fruibilità del
lago e delle sue sponde? In questi anni ho letto decine di arzigogolati
ragionamenti sul come preservare, tutelare, programmare…e poi, quando è il
momento di occuparsi SUL SERIO delle cose, spariscono tutti. E’un fatto
sinceramente disarmante e ben curioso che il sottoscritto – fuori dai giochi
politici locali da oltre 10 anni – riesca immediatamente a suscitare scalpore
solo semplicemente raccontando le cose. Grazie comunque ai tantissimi cittadini
che mi hanno contattato preoccupati e sdegnati, segno che sotto la cenere c’è
ancora un po' di buon senso e soprattutto affetto per le bellezze del nostro
lago.
RICORDO DI
GIORDANO BARDELLI
Spesso mi
verrebbe voglia di ricordare su IL PUNTO amici che sono “andati avanti” ma
credo che spesso i ricordi siano soprattutto una questione personale.
Credo però
che sia giusto ricordare qui GIORDANO BARDELLI, uno degli ultimi pescatori
professionisti “veri” del Lago Maggiore. Tutta la vita in barca a pescare, ma
sempre con uno stile, una competenza, un affetto visibile per tutto quello che
è legato alla vita del lago. Attento, scrupoloso, modesto, esprimeva concetti
profondi con poche parole.
Rappresentava
quelle radici profonde che non possono essere capite da chi va a pescare con la
tecnologia e senza una profonda conoscenza dell’habitat naturale.
Giordano mi
ha insegnato molto sia a livello personale che come rappresentante della sua
categoria all’interno della Commissione italo-svizzera per la pesca e considero
un privilegio averlo conosciuto come fu per Guido Gottardi o Ettore Grimaldi, voci di
un microcosmo che scompare poco a poco e che temo verrà purtroppo presto
dimenticato.
LA PROSSIMA
SETTIMANA IL PUNTO NON USCIRA’ PER LE FESTE NATALIZIE RIPRENDENDO LE
PUBBLICAZIONI VENERDI’ 3
GENNAIO. ANNO NUOVO E VITA NUOVA? SPERIAMO…
UN SALUTO
E UN AUGURIO A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 934 del
15 DICEMBRE 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Sommario: Gente di lago - Antifascismo d.o.c. alla
Scala – XMAS: provocazione? – Mentre a VERBANIA va in scena l’assurdo, a
Dubai dal mare di chiacchiere spunta solo il nucleare
GENTE DI
LAGO 3
E’ uscito
il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi,
racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale
ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo
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comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare
nella richiesta anche il proprio indirizzo postale. (NB: sono stati
inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 10.12.23)
E SE FOSSSE
STATO FASCISTA?
Del signor Marco Vizzarelli, che si
autodefinisce esperto ippico, nessuno sapeva niente finchè, con impeto di
sprezzante coraggio davanti all’incombente pericolo, ha urlato a piena voce dal
loggione “Viva l’Italia
antifascista” alla “prima” della Scala di Milano. Assunto per
questo agli onori della cronaca nazionale è partita la surreale questione non
già se dovesse essere punito, ma se il melomane andasse comunque identificato o
meno. “Siamo un paese libero, ognuno dice quel che vuole” si è commentato a
sinistra, mentre il PD ha ovviamente subito lanciato la chat “Siamo tutti
antifascisti”.
Adesso, per
un attimo, chiudete gli occhi e immaginatevi se in sala fosse rimbombato un
“Viva l’Italia fascista”. Che sarebbe successo? Siete davvero sicuri che il
colpevole non sarebbe stato prontamente identificato, ovviamente criticato e
denunciato per qualcosa? Concedetemi almeno il beneficio del dubbio. Di sicuro
adesso aspettiamoci non solo che qualcuno lo urli sul serio, ma che sul più
bello di una qualsiasi cerimonia nascano gli imitatori debitamente ripresi e
rilanciati sul web. Forse, più che il contenuto di un grido, conta il momento
in cui lo fai e quindi l’opportunità (e l’educazione) se sia corretto farlo.
XMAS
Nel delirio
collettivo che ormai trascende ogni logica ed intelligenza qualcuno ha letto
addirittura intenzioni nostalgiche nelle scritte natalizie “XMAS”, leggendocii
“Decima Mas” di fascistissima memoria. Che facciamo adesso, si tirano giù le
luminarie o si denunciano i proprietari delle vetrine incriminate? Che dicono
l’ANPI e
la Schlein?
Attendiamo con ansia una presa di posizione ufficiale.
VERBANIA:
DISASTROSO ED ASSURDO, MA NESSUNO LO DICE
Mi ero
ripromesso di non parlare di tematiche legate a VERBANIA, la mia città e dove
sono stato sindaco, ma non ne posso più vedendo che nessuno sembra cogliere il
senso del ridicolo (o peggio).
Nei giorni
scorsi è stata inaugurata in pompa magna (dopo una infinità di servizi TV,
articoli, interviste e dichiarazioni che andavano avanti da mesi) l’ “AURORA” barca
elettrica green che potrà trasportare 30 persone fortemente voluta
dall’amministrazione comunale. Ottima iniziativa, peccato che la stessa
amministrazione (di sinistra) contemporaneamente sembra appoggi la costruzione
a poche decine di metri di distanza dall’approdo dell’ “AURORA” di un nuovo maxi-porto da 150 barche
fino a 22 metri di lunghezza (avremo gli incrociatori sul Lago Maggiore?!).
L’opera si
inserirebbe (stravolgendolo) sul lungolago di Pallanza oltretutto SENZA parcheggi, SENZA
servizi a terra, accessibile solo con un senso unico strettissimo. Si scopre
solo ora che c’è un parziale ok regionale SENZA che ci sia stato un minimo di
dibattito, approfondimento o comunicazione pubblica.
La pratica
andava avanti da alcuni anni ma non lo ha detto nessuno, tantomeno
l’amministrazione comunale: silenzio tombale. Avete idea dell’inquinamento
conseguente a un’opera come questa e dei relativi danni ambientali, in acqua e
fuori, oltre allo stravolgimento completo della costa? Oltretutto sarebbe il
bis del porto di Intra (da costruire di nuovo dove è ingloriosamente affondato
il porto regionale precedente), pure in corso di approvazione.
Altro che
“AURORA”!! Eppure in merito non ho sentito o letto nemmeno un sussurro da
parte dalla sinistra ecologista.
Approfondimento:
CHIACCHIERE A DUBAI, ORA SI INVOCA IL NUCLEARE
Come
previsto e sostanzialmente fallito a Dubai
l’ennesimo meeting climatico (“COP 28”) che al netto di slogan, chiacchiere,
buoni propositi e gridi d’allarme si è spento nel nulla. Si è parlato di
“momento storico” perché in qualche frase della risoluzione finale si ipotizza
una progressiva uscita dai combustibili fossili, ma è evidente che si tratta di
pura “fuffa & propaganda”,
Mentre in
Italia adesso va di moda colorare di verde fiumi e lagune, oppure spennellare
di arancione i monumenti storici è ora di chiederci il perché il mondo non
sappia dare risposte globali.
Sostanzialmente
perché ha fame di energia ed il modo più spiccio (ed inquinante) per produrla è
continuare a bruciare carbone e petrolio, preferibilmente il primo.
Un po'
assurdo – tra l’altro – organizzare il meeting climatico proprio a Dubai,
iper-moderna città cresciuta grazie alle royalties petrolifere e allo sfruttamento
di milioni di poveri lavoratori asiatici, ma dove l’unica volontà di
eventualmente ridurre l’estrazione è legata a mantenere i prezzi del petrolio i
più alti possibili.
Saltano
all’occhio dati che in Europa ostinatamente ci nascondono. Per esempio che produrre
un chilowattora in Italia costa oggi 61 centesimi di dollaro, in Cina 9
(nove!). La Cina arranca, cresce meno di prima ma cresce comunque, anche
perché - oltre a salari da fame - produce ed utilizza energia a basso costo.
Che poi per produrla si inquini è considerato elemento secondario.
Mentre in
Europa si vola nel firmamento degli angeli green, in Cina si continuano ad
aprire nuove centrali (a carbone!) e ora i grandi stabilimenti vengono
costruiti addirittura “dentro” le miniere riducendo così i costi energetici
fino a solo 4 cent di dollaro per kilowatt.
Può mai
reggere una acciaieria a Taranto rispetto ad una concorrente cinese? Ovvio che
no, ma quando tutto l’acciaio - così come le componentistiche - saranno
prodotte in Cina e in pochi altri paesi, chi comanderà il mondo?
Ma come si
può mai pensare che un dittatore come Xi
Jinping, alle prese con una potenziale crisi economica interna,
si possa permettere di ulteriormente rallentare la già incerta crescita del suo
paese (almeno rispetto ai nostri parametri) aumentando il costo dell’energia e
quindi dei suoi prodotti finiti, rendendoli meno competitivi?
Nessuno – e
tantomeno Xi – salvo obblighi stringenti lo farebbe, ma nello stesso tempo lo
squilibrio energetico è tale che oggi l’Italia paga l’energia 7 volte di più
della Cina e - come buona parte dell’UE - esce di mercato.
Noi siamo
infarciti di demagogia e così l’UE è una narcisa fanciulla che si considera la
prima della classe e produce leggi su leggi, limiti su limiti, ma di fatto
continua ad aggiungere solo costi su costi senza incidere minimamente
sull’inquinamento globale.
Perché
questo il punto: l’aria si muove e pur con tutti i suoi sacrifici non migliora
in Europa se peggiora in India e – globalmente – peggiora e si scalda comunque.
Certamente bisognerebbe obbligare tutti a rispettare degli obbiettivi, ma
poiché questi limiti non solo non si concordano. ma soprattutto non si
applicano è ovvio che alla fine perde chi è debole (noi) e non chi ha il
carbone o il petrolio sotto le scarpe.
Il ministro
del petrolio kuwaitiano, Saad
al-Barrak, ha definito la pressione UE per mettere
progressivamente al bando l’energia prodotta con fonti fossili un “attacco
aggressivo”, accusando i Paesi occidentali di “Cercare di dominare l'economia
globale attraverso le energie rinnovabili (!!)”. Secondo lui si tratta di “una
lotta per la nostra (la loro!) libertà e i nostri valori”.
“Dobbiamo
dare l’esempio” si sostiene invece a Bruxelles (mi sembra però con voce più
flebile), ma ancora una volta Dubai ha clamorosamente smentito che questo “buon
esempio” abbia un minimo effetto sul pianeta e soprattutto sia condiviso.
Gli altri
sono più pragmatici: Trump
addirittura urla “Trivellare, trivellare!” ma già oggi un
kilowatt - che costa appunto 61 cent in Italia- negli USA ne costa solo
14, contro i 24 della Francia e i 44 della Germania, oppure i 42 della Gran
Bretagna e i 12 dell’India dove si brucia alla grande, ma secondo astruse
statistiche green gli indiani sarebbero ecologicamente più “avanti” rispetto
all’Italia.
Visitando
l’India non mi è proprio sembrato.
Ma come mai
i nostri vicini europei spendono meno di noi? Perché in Francia buona parte
dell’energia proviene da fonte nucleare, con la sublime ed inimitabile nostrana
ipocrisia di acquistarla poi proprio dai francesi dopo che abbiamo distrutto
con un referendum la nostra produzione interna. Ma anche Svizzera e Slovenia il
nucleare se lo tengono stretto, mentre in Germania, Regno Unito o Polonia è il
carbone a farla da padrone, piaccia o meno a chi colora di verde il Canal
Grande e - chissà perché - non va a fare le dimostrazioni in Germania.
Penso con
rabbia a quante centinaia di miliardi di euro ci è costato quel referendum sul
nucleare poi caparbiamente difeso per decenni contro ogni logica solo per pura
demagogia e cocciutaggine dalla sinistra, senza semmai invece pensare a come
realizzare centrali più moderne e sicure, come è avvenuto in tutto il mondo.
E qui la
sorpresa – l’unica – che è arrivata da Dubai è stata la rivalutazione ufficiale
proprio dell’energia nucleare e la richiesta del suo rilancio generale alla
faccia degli antinuclearisti nostrani.
Danno e
beffe, insomma, oltretutto mentre Putin
può sorridere a 32 denti: non è stato piegato dalle sanzioni, ha nuovi amici
nel mondo e - anche dal punto di vista energetico - ha gravemente danneggiato
l’economia dei “nemici” europei molto di più che non con le bombe su Kiev.
Qualcuno,
in Italia e in Europa, avrà mai il coraggio di scendere a terra dal beato mondo
dei sogni e fare finalmente i conti con l’amara realtà?
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 933
dell’ 8 DICEMBRE 2023
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Sommario: Le scarpe
rosse dell’ipocrisia – Il fisco iniquo che grazia i “grandi” - Gente di Lago
GENTE DI LAGO 3
E’ uscito
il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi,
racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale
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LE SCARPE ROSSE DELL’IPOCRISIA
Ieri sera,
alla “prima” della Scala, le signore milanesi ingioiellate e radical-chic
vestivano di rosso contro i femminicidi.
Sublime ed
ennesimo esempio di ipocrisia dopo che per 3 settimane il caso di Giulia Cecchettin ha
occupato tutte le cronache. Chissà se qualcuno avrà notato come questa tragedia
sottolinei come il controllo dell’opinione pubblica avvenga ormai sulla base di
scelte mediatiche per “fare audience”, così come avviene per vendere un leader
politico o un dentifricio?
Per montare
un caso c’è spesso bisogno di elementi morbosi, eccitanti. Serve una donna
giovane e bella, la “suspence” di una scomparsa, un famigliare che la butta in
politica (il caso Cucchi
ha fatto scuola), una caccia all’uomo e un arresto più o meno sensazionale e
allora qualsiasi banalità sarà poi buona per fare titoli in prima pagina (tipo
“Il killer incontrerà o meno oggi i suoi genitori?”).
Una vita
umana ha nel mondo delle news ben diversi valori: quanto spazio è stato
dedicato a Giulia rispetto a quel povero turista tedesco - pur della sua stessa
età - sgozzato a Parigi
mentre fotografava la Tour Eiffel? Un esempio per far capire che tutto è solo
scelta mediatica e così se gli assassini sono musulmani si tende spesso a
sopire le notizie ad evitare potenziali “odi o ritorsioni” (e all’opposto c’è
invece chi vorrebbe far passare tutti i musulmani come killer il che è
assurdo), così come le migliaia di morti innocenti a Gaza, in Ucraina, oppure
bruciati vivi per un attacco di fanatici islamici a una chiesa cattolica
filippina (settimana scorsa a Mindanao) o per la siccità in Etiopia “pesano”
infinitamente meno di una povera ragazza.
Pensateci:
migliaia di manifestazioni per Giulia con tutti che hanno detto la loro, dai
vicini di casa ad una turba di politici, sociologhi, commentatori, avvocati,
giuristi: tutti a pontificare sui femminicidi con nessuno che spiegasse almeno
come - statisticamente - i casi siano molto meno in Italia che nel resto
d’Europa.
Così come
nascono le mode: nessuno usava il termine “patriarcato” salvo qualche
commentatore biblico, ora è sulla bocca di tutti.
La cosa più
importante – e speriamo questo sia stato recepito soprattutto dalle donne – non
sono però tanto le manifestazioni, i cartelli o le scarpe rosse, ma piuttosto
capire che ciascuna di loro deve avere il coraggio di denunciare il fidanzato
violento o il marito tiranno, le discriminazioni o la violenza domestica con il
diritto di essere aiutate ed ascoltate. Devono imparare a farlo senza
nascondersi e senza paura semplicemente perché l’assoluta totalità dell’altro
sesso è solidare con loro, non accetta metodi violenti ma quindi neppure di
essere catalogato come tale.
La
stragrande maggioranza degli uomini non è composto né da satiri né da “cattivi”
ma - anzi - da milioni di persone che si sacrificano ogni giorno per la “loro”
donna, esattamente come fa l’altro sesso nei loro confronti. Non è la
differenza tra i sessi che genera violenza, ma singoli violenti che vanni
fermati e condannati.
Soprattutto
le statistiche europee sottolineano che non è più o meno violento un mondo “transgender”
rispetto alla famiglia naturale, eppure questo è l’implicito messaggio che si
vuol trasmettere.
Non credo
che a scuola possano o riescano a spiegarti bene lo schianto che avviene in un
giovane cuore abbandonato, soprattutto se è la prima volta, ma visto che in
Italia ci sono circa 4.000 suicidi l’anno (ovvero circa 30 VOLTE i femminicidi,
tra cui moltissimi ragazzi, ragazze e giovanissimi) forse - oltre che andare in
piazza - servirebbe dedicare più tempo, risorse, psicologici e affetto per aiutare
chi sta male e si sente abbandonato, chi non accetta di essere lasciato.
Parlare,
discutere, capire: servirebbe più dialogo tra le persone (e le generazioni) che
invece non c’è più perché questa società l’ha abolito per renderlo “virtuale” e
anche i raptus di violenza sono spesso collegati a troppe relazioni assurde,
più o meno condivise sui “social” o inseguendo i “testimonial” che affrontano
queste tematiche soprattutto peri loro personali interessi.
D'altronde
si cresce così: avete presente i fanta-film che girano sugli schermi e sui
telefonini tra mostri alati, draghi, eroi vendicatori tutto con una violenza
inaudita, addirittura sublimata, che è diventato il menu quotidiano di una
intera generazione?
Dietro gli
omicidi c’è spesso la morbosità, l’ignoranza, l’impreparazione psicologica a
vivere relazioni stabili, anche perché pochi giovani hanno avuto il privilegio
di avere dei genitori attenti, disponibili, aperti al confronto.
Ma si
ammetta senza ipocrisie che questi sono anche i frutti dell’aver volutamente
distrutto il modello di famiglia che era a base della nostra società per
spingere verso altri modelli costruiti a tavolino, magari per creare tanti
“buoni” cittadini progressisti.
Sono aperto
al dibattito, ma non ho forse qualche ragione?
Approfondimento: FISCO,
SOLO GRANDI E’ BELLO ?
Su “IL
PUNTO” avevo condiviso e sottolineato con piacere la scelta della premier
Meloni di tassare gli estraprofitti bancari non dovuti a speciali “meriti”
imprenditoriali dei banchieri ma automatici per l’esponenziale crescita dei
tassi BCE senza però poi riconoscerli alla clientela: facile far soldi così.
Con
rammarico prendo atto che la proposta è andata man mano evaporando e alla fine
lo Stato di soldi freschi dalle banche ne incasserà pochini nonostante i maxi-profitti.
C’è da dire
che tutti hanno giocato “pro banche”: Banca d’Italia, BCE, media, giornali,
opinionisti. Tutti (disinteressati?!) a difendere il grande capitale (sinistra
compresa) ed attaccando “l’imprudenza” della Meloni che – in fondo – per una
volta aveva avuto il coraggio di affrontare il torbido e opaco mondo della
speculazione e della finanza.
Ancora una
volta i “grandi” riescono sempre a farla franca, i “piccoli” vengono
bistrattati, a parte l’ampia ed eccessiva platea degli evasori per i quali
credo si stia esagerando con “sconti & stralci” e sui quali credo sia ora
di stringere.
Una buona
notizia (se si concretizzerà e la storia non finirà come con le banche) è che
sarebbero stati sequestrati 779 milioni di euro a Airbnb, colosso della
prenotazione alberghiera on-line per presunta evasione fiscale. Un primo passo
per mettere un po' d’ordine nella speculazione – sconosciuta ai più – nel campo
delle prenotazioni turistiche.
“Prenotate
con il nostro sito, nessuna spesa per voi” Quante volte, prenotando un hotel o
un B&B alla ricerca dell’offerta migliore, siamo stati indotti all’acquisto
dalle tariffe concorrenziali di un sistema on-line che ha rivoluzionato le
prenotazioni per i viaggi a livello mondiale?
In realtà a
pagare – e profumatamente – per quelle prenotazioni sono gli stessi albergatori
(ma spesso i turisti questo non lo sanno) che sono obbligati a versare poi alle
varie catene on line – come Booking.com, Venere, Trivago, Expedia e
Airbnb - percentuali intorno al 18% dell’incasso.
Una
percentuale molto alta e che diventa ancora più ingiusta perché queste catene
di prenotazione, non avendo sede in Italia ma in paradisi fiscali, a loro
volta non pagano le imposte sui loro profitti con un danno di miliardi di euro
per l’erario italiano e di tutti i paesi dove si trascorrono le vacanze.
La sentenza
su Airbnb è un precedente importante perché un concetto fondamentale dei
principi fiscali europei è che le imposte andrebbero pagate là dove vengono
prodotti i redditi che le generano e quindi le percentuali incassate dai vari
siti per soggiorni italiani dovrebbero essere tutti sottoposti alle nostre
normative fiscali e non dove c’è la sola sede legale.
Più in
generale il problema di Airbnb (che ha evaso la cedolare sugli affitti)
introduce anche quello della “sparizione” degli appartamenti che prima venivano
dati in affitto e i cui proprietari preferiscono rivolgersi appunto ai motori
di ricerca sottraendoli al libero mercato. Ciò porta a enormi disastri dal punto
di vista sociale, come ben sanno tutte le persone, gli universitari o le
giovani coppie che (invano) cercano casa, soprattutto nelle città e nei centri
turistici.
Questo
fenomeno speculativo ha assunto proporzioni gigantesche: sono diventati “turistici”
almeno 32.000 appartamenti a Roma, 25.000 a Milano, 12.000 a Firenze per un
totale di oltre mezzo milione di appartamenti a livello nazionale. Questi
redditi spesso sfuggono al fisco sia per i proprietari che per le società di
gestione di cui Airbnb è la massima espressione, così come si sfugge dai
controlli di polizia in un sistema di locazione “in nero” che non solo fa
concorrenza sleale agli albergatori “ufficiali” ma crea anche una grande sacca
di evasione fiscale.
Il duplice
aspetto della tassazione dei redditi dei siti web da una parte e l’emersione
dell’evasione dei redditi dei fabbricati “turistici” dall’altra potrebbe
portare all’introito per il fisco di molti miliardi di euro che si spera
vengano poi investiti nella sistemazione proprio di quei monumenti, strutture e
servizi che possano sviluppare e rilanciare il turismo italiano che è in caduta
libera nel mondo rispetto alle scelte turistiche mondiali di qualche decennio
fa.
Il “Bel
Paese” ha bisogno di una bella rinfrescata in tutti i sensi, ecco come trovare
i mezzi per finanziarla.
Un ultimo
consiglio: prima di prenotare le vacanze, contattate anche direttamente – se
possibile – la struttura dove volete recarvi: spesso scoprirete che vi faranno
uno sconto maggiore di quello di Booking perchè quel 18% di provvigione “pesa”
parecchio sulla tariffa finale!
BUONA
SETTIMANA A TUTTI!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 932 del
1 DICEMBRE 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
..............................................................................................................................................................AI
LETTORI: Come ben sa chi mi segue da diverso tempo una volta all’anno verso
fine novembre IL PUNTO lascia i consueti temi di attualità per un numero
speciale dedicato ad un doveroso “report” sull’attività del VERBANIA CENTER che
ho fondato e seguo da ormai 42 anni. Un ringraziamento speciale a chi poi
decide di darci una mano: posso solo garantire che sono soldi spesi bene e
senza sprechi. Come lo facciamo potete leggerlo qui sotto…
………………………………………………...............................................………………………………..
“ KABA KUKUNA ANDU” (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)
2023 : VERBANIA CENTER – RELAZIONE DEL 42° ANNO
Cari amici,
Come corre
il tempo! Cominciammo 42 anni fa – era il Natale del 1981 – quando nacque prima
il Pallanza e poi il “Verbania
Center” all’inizio come gruppo di amici e poi da 13 anni come
autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”.
Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del
Kenya, e da allora abbiamo realizzato ben oltre 100 progetti in Africa e in
America Latina.
Come sempre
vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme
a tutte quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono
impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che
abbiamo raccolto
RELAZIONE
FINANZIARIA
Ricordo che
dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione
Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse
gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di
adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi
raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative.
Quest’anno
le ENTRATE
sono state leggermente inferiori all’anno scorso ma sono state comunque
raccolti 9.639
euro. Gli
IMPEGNI c
omplessivi
nell’anno sono stati pari ad euro 9.800.
Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la
Fondazione è sceso da 3.063
euro a 2.902
euro alla data del 16.11.2023, mentre il FONDO PATRIMONIALE
resta invariatoa 73.454,00
euro.
In totale
dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato
come raccolta i 647.000 euro che, salvo i
saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in
oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del
mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi
tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non
hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.
MOZAMBICO:
NACALA E MACHAVA
In
Mozambico continua la collaborazione con le iniziative della suora salesiana
verbanese Maria Luisa
Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono
concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve
infermiere (2.000 euro)
che si sono laureate nell’anno (e ringraziano tutti). Suor Spitti – che opera a
Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto (come sempre!) anche
aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle
milizie islamiche e in particolare per sistemare i tetti di alcuni edifici
scolastici. A questo fine abbiamo inviato 3.000 euro.
In
Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una
dinamica laica che lavora a Machava,
nella periferia di Maputo,
la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone
periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è
continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la
realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica,
stomatologia e pneumologia ci si è concentrati nel nuovo pronto soccorso, diventato
operativo nell’estate 2022.
Nell’ottobre
2022 Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto però
una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a
Verbania per accertamenti e cure. Appena rimessasi è ripartita ed è tornata
alla base dove per ora sta completando alcune opere collegate al nuovo pronto
soccorso (rampa di accesso, porte, impianto di illuminazione) per le quali
abbiamo versato 2.000
euro. Ho promesso un ulteriore aiuto per fine anno, vediamo se però disporremo
dei mezzi per concretizzarlo.
BURUNDI
Già da due
anni abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni
ai tempi di don Carlo e
Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 1.500 euro al centro di Kamenge, località vicino
alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per
costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa
che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due
realtà tribali hutu e tutzi. Stiamo collaborando alla realizzazione del nuovo
impianto fotovoltaico perché pur essendo vicino alla capitale Kamenge manca
molto spesso la luce elettrica. Abbiamo investito anche 300 euro in una
iniziativa di p. Isaie
Ntahouni che era il parroco a Kiremba di don Carlo Masseroni.
Con questa piccola cifra è stato avviato un allevamento di maiali da parte di
una cooperativa di handicappati della parrocchia che quindi possono trarne un
loro sostentamento e farne un piccolo commercio.
COLOMBIA
Una grande
notizia: chi ricorda il giovane (allora!) missionario della Consolata a
Loyangallany dove tutto iniziò? Mons.
Francisco Munera (che per noi però resta sempre “Pacho”!!) ha
fatto carriera e dopo essere stato 20 anni vescovo in Amazzonia è ora diventato arcivescovo di Cartagena
de Indias, grande città colombiana sul Mar dei Caraibi e la più antica diocesi
del paese. Cartagena – il mondo è piccolo! – è la stessa città
dove da alcuni anni collaboriamo con il dr. Gianfranco Chiappo che opera nelle
periferie tra i ragazzi di strada ed è originario della nostra zona. E’stata
una grande emozione rivedere Pacho quest’estate dopo tanti anni quando è stato
di passaggio a Zurigo, lo abbiamo messo in contatto con Chiappo e stiamo
lavorando ad un progetto comune per i giovani della città che spero decollerà
al più presto. Intanto sono stati destinati 500 euro per una iniziativa sportiva tra i
ragazzi dei barrios che inizierà ai primi di dicembre.
ETIOPIA
Tra i tanti
paesi in difficoltà e di cui si parla poco c’è l’Etiopia in cui si vive un
periodo di grande carestia. Quest’anno è iniziata una collaborazione con il CENTRO AIUTI PER L’ETIOPIA adottando a
distanza un ragazzo handicappato ospitato in uno dei loro centri.
Un impegno
anche per il futuro e per il quale nel 2023 sono stati versati 500 euro.
……………………………………………………………………………………….......................................…........
LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER
Ricordo la
"filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è
riassumibile in pochi punti:
1) nessun
tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si
rendiconta
2) Quando
i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è
mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una
modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al
sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti
si sottoscrive un accordo con le autorità locali.
3) Ogni
intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così
rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che
viene realizzato ad evitare sprechi o cattiva manutenzione perché gli aiuti
internazionali sono pieni di fallimenti da “mordi e fuggi”. I soldi spesi vanno
impegnati bene e devono servire nel tempo.
...CHE PROSEGUE CON IL "FONDO"
Ormai oltre
13 anni fa il “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea
a fondo autonomo inserito nella Fondazione
Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a
sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura
della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio
producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono
finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e
lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni
dettaglio,
Chi
desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con
una donazione sul conto intestato
a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO
IBAN: IT81 O 03069 09606
1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER
– erogazione liberale per sostegno sua attività”
ATTENZIONE:
DA QUEST’ANNO LE OFFERTE AL VERBANIA CENTER VERSATE TRAMITE LA FONDAZIONE SONO
DETRAIBILI AI FINI FISCALI
GENTE DI
LAGO 3
E’ in
uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli
precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e
dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - come per gli
altri volumi - ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una
buona parte. Gli amici del Verbania Center possono richiedermelo
direttamente, personalmente o via mail, al prezzo speciale di 20 euro
spese di spedizione comprese.
Il ricavato
verrà devoluto al “Verbania Center” : PUO' ESSERE UN'IDEA SIMPATICA PER UN
OMAGGIO O UN REGALO DI NATALE CHE POSSIAMO FAR ARRIVARE DIRETTAMENTE A
VOSTRO NOME !!
Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it
Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e
dell’amicizia !
P.S. : Ogni
tanto mi chiedono da dove venga il motto “Kaba Kuguna andu” che in swahili significa
“E’ meglio fare del bene”. Era scritto sul tetto di un camion alla periferia di
Nairobi guidato da p. Lorenzo Cometto, missionario della Consolata. Con lui
c’era p. Antonio Bianchi, di Pallanza, che quest’anno ha compiuto 101 anni
(!!), eppure si dà ancora da fare.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 931 del
24 novembre 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news (con u grazie a chi mi invia nuovi indirizzi
di lettori): www.marcozacchera.it
SOMMARIO: E’ in
uscita GENTE DI LAGO 3 – Femminicidi tra tragedia, morbosità e
politica – troppe altre violenze dimenticate - Nuovo presidente in Argentina,
rischio di una crisi annunciata.
GENTE DI
LAGO 3
E’ in
uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di
personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni arricchito da molte
foto d’epoca. Come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia
collaborazione. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente
via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il
ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella
richiesta anche il proprio indirizzo postale.
Femminicidi: DELIRIO COLLETTIVO
Quando un
tragico fatto di cronaca nera viene trasformato in uno show mediatico si genera
una vera e propria morbosità perdendo le dimensioni umane e sociali del
problema.
Il caso di Giulia Cecchettin
ripropone un problema che, almeno statisticamente, va ricondotto in termini
complessivi corretti.
Per esempio
si è detto e ribadito (senza arrivare al delirio di definirli addirittura
“delitti di stato”, definizione comprensibile solo per il dolore della sorella
della vittima, ma immediatamente sfruttato dai media e vergognosamente da
alcune parti politiche) che per ridurre questi crimini occorrerebbe una serie
di interventi legislativi e culturali.
A parte la
nuova legge passata mercoledì anche al Senato, si è parlato di un delitto di
“patriarcato” e la solita Schlein
chiede di introdurre nei programmi scolastici la materia “Educazione dalle
relazioni”.
Ricordando
sommessamente che tutto il percorso pedagogico della scuola dovrebbe puntare
proprio a questo, vanno però anche conosciute le dimensioni vere del fenomeno a
sottolineare che - se prendiamo le statistiche disponibili a livello europeo in
alcuni paesi considerati “progressisti” e pro LGBT+ - i femminicidi
sono, rapportati alla popolazione, molto di più che in Italia.
Quanti
sanno che in Lettonia vi è una percentuale di 4,09 casi annui su 100.000
abitanti rispetto allo 0,4 % dell’Italia, ovvero dieci volte tanto? Anche lì
c’è un oscuro o bigotto “patriarcato” meloniano? Invece i casi sono molto meno
numerosi nel sud dell’Europa che non in Germania, Francia, Croazia, Austria o
Slovenia mentre il paese più “sicuro” per le donne è la Grecia con addirittura
solo 0,16 casi ogni 100.000 abitanti e le proporzioni non cambiano se ci si
limita a considerare i casi legati a conviventi o ex conviventi.
E’ ovvio
che i delitti sono sempre tragicamente troppi, ma è difficile pensare che
interventi legislativi possano incidere molto sui numeri assoluti del fenomeno,
mentre il dato più allarmante è piuttosto che il 46% delle donne uccise nel
2022/23 si sarebbero precedentemente rivolte – evidentemente invano – alle
Forze dell’ordine per denunciare violenze o minacce, ma la denuncia non era
servita.
Più che il
numero dei morti in sé si pone quindi il problema della violenza domestica che
è da prendere molto di più in considerazione del singolo omicidio-show tenuto
conto che moltissime donne probabilmente sopportano e non denunciano: avere il
coraggio di farlo conoscendo i propri diritti e i comportamenti da tenere dopo
una denuncia è il vero primo passo per salvarle.
In generale
– come sottolinea una attenta ricerca di Openpolis - nonostante un’opinione
diffusa legata a troppi film sulla mafia - l’Italia non è una società
intrinsecamente violenta, perché presenta comunque il secondo dato più basso
d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni
100 mila abitanti, ben al di sotto della media Ue (0,89).
Anche per
quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue
(0,38 contro 0,66) ricordando che in Italia si è passati complessivamente dai
1442 omicidi del 1992 ai circa 700 l’anno all’inizio del nuovo secolo per
scendere oggi a meno della metà di cui circa un terzo a danni di donne. Contano
evidentemente la netta diminuzione delle stragi di mafia e di camorra con
omicidi quasi sempre tra uomini.
Chiaramente
vi sono fatti che più colpiscono la sensibilità e l’opinione pubblica, ma anche
che “fanno audience” innestando lo show e la speculazione politica.
Anche
perché, secondo i dati statistici del 2021, per esempio i giovani tra i 15 e i
24 anni morti in incidenti stradali sono stati più di uno al giorno (e i feriti
ed invalidi uno sterminio): non sarebbero allora ben più urgenti corsi di
educazione stradale? Eppure tra le vittime della strada nella fascia di età tra
i 15 e 19 anni il numero di morti per milione di abitanti si alza a 51, in
quella tra 20 e 24 (ovvero i neopatentati) addirittura schizza a 74, valori ben
al di sopra delle medie continentali.
In questo
triste conteggio gli omicidi rappresentano comunque meno dell’1 per mille delle
morti in Italia, meno del 10% rispetto ai morti sulle strade e tutti gli
omicidi non sono che un quarto rispetto ai morti sul lavoro (che superano
ampiamente il migliaio) tanto da chiedersi se non sia più utile focalizzarsi
piuttosto anche sulla prevenzione di queste morti che troppe volte
ricevono ben poca attenzione dai media.
ALTRE VIOLENZE, MA DIMENTICATE
Concentrati
i media sull’omicidio Cecchettin poco spazio per altri tipi di violenza alle
donne che non sono solo episodi, ma quotidianità. Per esempio - come
giustamente denucia l'associazione "Aiuto
alla Chiesa che soffre" - le centinaia di
sequestrate dagli integralisti islamici di Boko Haram in Africa, perseguitate
solo perché cristiane o vorrrebbero studiare, oppure il dramma quotidiano di
milioni di donne nei campi profughi del mondo, le violenze in Afghanistan o in
Iran. Storie strazianti che non fanno quasi mai notizia, ma che dovrebbero
suscitare almeno unanime indignazione.
Chiedo solo
un po' di spazio anche per loro, per non dimenticare le loro storie e le loro
tragedie.
BARATRO ARGENTINO
L’autodefinitosi
“anarco-capitalista” Javier
Milei è stato eletto nuovo presidente dell’Argentina.
La vittoria
di Milei su Massa
(l’ex ministro dell’economia dato in partenza come favorito al ballottaggio)
alla fine è stata netta, ma molto meno chiare sono le prospettive
argentine anche perché il nuovo presidente è abbastanza indecifrabile come
effettivo soggetto politico. E’ sbagliato definirlo di destra o di sinistra:
Milei è un misto tra Donald
Trump, Bolsonaro e Beppe Grillo, è su posizioni iperliberiste
in economia (“aboliamo la banca nazionale e la moneta, rendiamo il dollaro
statunitense la valuta nazionale”) ma conservatore nelle scelte etiche (vicino
agli spagnoli di Vox, feroce critico di papa Bergoglio) ed ha condotto una campagna
elettorale all’insegna di molte contraddizioni e di slogan vulcanici quanto
demagogici. Alla fine ha vinto grazie all’appoggio determinante della terza
candidata al primo turno, quella Patricia Bullrich che forse sarebbe stata la
scelta più “centrista” e in qualche modo più rassicurante per l’incerto futuro
del paese. Milei ha di fatto accettato i suoi uomini e il suo programma e già
questa è una prima contraddizione di fondo che andrà superata.
La gente ha
votato Milei soprattutto per disperazione, sperando in un fatto nuovo, uno
stacco sul passato ma sottolineando comunque – almeno nella sua maggioranza –
la volontà di uno stop al populismo peronista “di sinistra” di cui Massa appariva
come il continuatore.
Un paese in
cui il cambio del dollaro varia da 350 a 950 pesos a seconda che si consideri
quello ufficiale o quello “nero” (peraltro pubblicato sui giornali) e un cambio
con l’Euro crollato del 50% in pochi mesi sottolinea una innegabile verità:
ancora una volta l’Argentina è sulla soglia del baratro finanziario, con
l’ennesimo fallimento pubblico in vista. Peraltro il cambio “nero” (che è poi
quello reale) un mese fa era oltre 1150 pesos quindi – in qualche modo – la
vittoria di Milei è stata vista come il minore dei mali dagli ambienti
finanziari.
Javier -
urlatore nato, scarmigliato, apparentemente matto scatenato, irrispettoso ed
irruente - si è presentato come leader del suo nuovo “partito della motosega”
(inteso come chi vorrebbe tagliare corruzione e privilegi) andando in giro
fisicamente con l’attrezzo e raccogliendo appunto i voti tra gli argentini
delusi, i giovani, i “produttori” rispetto alla sterminata platea di chi vive
di soccorso pubblico, ma senza dare – almeno in campagna elettorale -
alternative credibili e limitandosi a slogan roboanti. Francamente sembrava un
refrain dell’ “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” di grillina
memoria che è finito come si sa.
Una nazione
spaccata in due perché in Argentina metà paese vive appunto tra sussidi ed
elargizioni varie e – francamente – non sembra avere molta voglia di fare
sacrifici. Qui c'era lo zoccolo duro dell’elettorato di Massa che era il
ministro dell’economia del governo precedente e quindi è stato giudicato,
almeno dai ceti produttivi, come il responsabile del fallimento nazionale. I
suoi “amici” – fiutata l’aria – negli ultimi giorni sono passati in massa con
Milei determinando la sua vittoria
La
situazione economica del paese è infatti il primo problema: nessuno può più
permettersi di investire in aziende visto che un esportatore è obbligato poi a
vendere in dollari ufficiali e quindi preferisce trasferirsi in Brasile o in
Uruguay, ma si campa comunque in qualche modo lavorando e commerciando in
“nero” e senza pensare molto al domani, cullandosi nella speranza che comunque
qualcuno alla fine ci penserà. Prospera - o almeno sopravvive - chi ha appunto
accesso al mercato nero, chi ha esportato capitali e ha il tesoretto
all’estero, chi traffica in una condizione di progressiva iperinflazione e
dove, chi può, paga in pesos ma vuole dollari in cambio.
Proprio
ricorrere ad una iperinflazione programmata potrebbe essere alla fine una
strategia per ridurre il peso del pregresso deficit pubblico, ma è evidente che
questa mossa sarà comunque attuata mettendo ulteriormente in crisi la sanità, i
servizi, i pensionati ed i dipendenti a reddito fisso: un copione già visto che
rischierà di portare il paese a tumulti e proteste di piazza anche perché i
sindacati (notoriamente corrotti) erano tutti con Massa e non ci staranno certo
a perdere il loro potere politico ed elettorale.
L’unica
forza per l’Argentina restano e saranno le sue risorse naturali ed agricole
(anche se in buona parte ipotecate con i debiti internazionali) con il consueto
progressivo ed endemico aumento di differenze sociali nella speranza di non
ritrovarsi come vent’anni fa in un nuovo “corralito” (fallimento pubblico) tra
turbe di “cartoneros”, le folle di disperati che per mesi hanno campato vivendo
di rifiuti e riciclaggio di immondizie.
Nb: chi è
interessato a maggiori dettagli sulla situazione argentina può contattarmi o
leggere anche i miei articoli su IL SUSSIDIARIO.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 930 del 17 novembre 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: Esce
GENTE DI LAGO 3 - Non nascondiamo i drammi della guerra e il peso etico di
certe sentenze – Grillo non fa più ridere – Sciopero annunciato – Incontro
Biden-Xi, l'Europa ai margini - Un ricordo di Franca Olmi
GENTE DI LAGO 3
E’ in
uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli
precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e
dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - - come per gli altri
volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona
parte. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail
al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato
verrà devoluto al “Verbania Center”. UN'IDEA PER UN ORIGINALE REGALO DI
NATALE !
FATE VEDERE QUEI BIMBI
Non si
fanno mai vedere i volti dei bambini per via della “privacy” e a volte questo
ha un senso, altre volte la scelta è perché quelle immagini potrebbero
sconvolgerci. Forse avremmo tutti bisogno di vedere proprio i volti sfigurati e
i corpi dilaniati di tanti bambini che soffrono, uccisi o fatti a pezzi dopo
attentati o bombardamenti. Ci aiuterebbe a capire meglio l’orrore e
l’ingiustizia della guerra turbando (finalmente) la nostra delicata coscienza.
Avrei voluto vedere anche il volto della piccola Indi Gregory che
probabilmente sarebbe presto morta comunque, ma per la quale la “giustizia”
inglese ha dovuto accanirsi per volutamente farla morire subito. Quando le è
stato tolto pure l’ossigeno Indi ha comunque vissuto (soffrendo?) alcune ore.
E’ sempre
questione di coscienza: se bisogna togliere la vita ad una bambina di 8 mesi,
allora perché tenere in vita malati o anziani terminali, oppure feriti
senza più speranze? Attenzione, perché andando avanti di questo passo - senza
più dare un senso etico della vita - si curerà solo chi “conviene”, “può
servire”, "può farcela" (o ha i soldi per essere mantenuto in
vita).
GRILLO NON FA PIU’ RIDERE
Da tempo Beppe Grillo non fa più
ridere e mi ha lasciato molto perplesso il suo show un po' patetico e un po'
triste dal solito Fazio
(a proposito, Grillo ci sarà andato gratis o a pagamento?).
In buona
sostanza, a metà tra la sincerità e l’ironia, Grillo ha auto-ammesso di essere
politicamente un fallito, di essere stato un cretino nell’assegnare le redini
del M5S prima a Di Maio
e poi a Conte
e di aver fatto del male al nostro paese.
C’è
certamente chi ha fatto peggio di lui, ma sicuramente con le sue scelte
soprattutto negli uomini e donne chiamate a rappresentare il M5S ha ucciso una
speranza, una alternativa, una profonda volontà di milioni di persone che
volevano finalmente - e in buona fede - cambiare qualcosa.
Alla fine,
a parte Di Maio che si è personalmente ben sistemato con un vergognoso incarico
europeo, oggi il M5S è politicamente defunto, rientrerà nell’alveo PD, ha perso
attrazione ed appeal. Conte appare come sempre solo un grande narciso pieno di
sé, eternamente polemico e regolarmente ansimante. Grillo alla fine da politico
non ne ha azzeccata una, è stato una completa delusione e gli va dato atto di
essersene (finalmente) accorto. Meglio tardi che mai.
SCIOPERO GENERALE
Come poteva
non scioperare la CGIL che già a luglio aveva annunciato che lo avrebbe fatto
“Contro la manovra” anche se al tempo non c’era ancora? Avanti quindi
nonostante che l’Autorità garante degli scioperi lo abbia dichiarato
parzialmente illecito a tutela dei servizi essenziali per i cittadini.
CGIL e UIL
(non la CISL) si accodano a PD e M5S (o viceversa, ma è lo stesso). Scioperare
è un diritto sacrosanto, ma quando si trasforma in atto puramente politico crea
danni per tutti e sostanzialmente non serve a niente.
Riflettiamoci:
se in Italia si lavora circa 300 giorni l’anno, domeniche escluse (ma in realtà
i giorni di lavoro sono di meno) ogni giorno si produce circa lo 0.3% del PIL.
Lo sciopero di venerdì 17 (che sfiga di data!) lo abbatte quindi in
proporzione. Grazie Landini,
adesso siamo tutti più ricchi mentre il capo della UIL Bombardieri merita una
citazione super quando dichiara: “Noi
siamo sindacati, non siamo sindacati di sinistra, teniamo alla nostra autonomia
dai partiti” Bravo, chi ci crede alzi la mano.
XI-BIDEN, INTERESSA ANCHE A NOI
L’incontro
a San Francisco tra il leader cinese Xi
e Biden
comunque ci riguarda perché
segnala un disgelo nel Pacifico, il che potrebbe non essere una buona notizia
per l’Europa.
Contava
l’incontro in sé più che i suoi contenuti o i suoi improbabili risultati
diretti, perché questi vengono solo successivamente nella fitta serie di
meeting che si avviano poi ai vari livelli tra i rispettivi staff.
Entrambi i
leader vivono un momento difficile e non possono certo scoprirsi: Xi è alle
prese con una grave crisi economica perché il Dragone sta rallentando nel suo
sviluppo, ovvero sta continuando a crescere ben di più di Europa ed USA ma non
più con i ritmi degli ultimi decenni o anche solo degli ultimi anni.
La ripresa
post-Covid c’è stata, ma vengono al pettine molte questioni delicate interne
alla Cina a cominciare dalla bolla immobiliare che aveva puntato su un aumento
ben maggiore delle richieste, risorse e disponibilità per alloggi e che non si riesce
a riassorbire creando un forte malumore sociale.
Joe Biden
ha invece spinosi problemi interni: un Congresso che lo frena (due giorni fa
per esempio sono state sostanzialmente bocciate le richieste presidenziali per
nuovi fondi militari ad Ucraina e ad Israele), mentre la popolarità del vecchio
presidente è scesa ai minimi, con sempre più democratici che chiedono un cambio
di leader in vista delle prossime elezioni presidenziali e tra i quali cresce,
per esempio, l’appeal della figura volitiva del segretario di stato Antony Blinken.
L’
obiettivo – raggiunto - del summit era comunque quello di avviare il disgelo,
per "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la
competizione non sfoci in conflitto", ha ribadito Biden dopo le foto di
rito. Frasi che sono interpretabili anche come “ciascuno si faccia gli affari
propri, la controparte non si opporrà…”
Frase che a
Taipei non dev’essere piaciuta per niente perché infatti in Cina è stata
interpretata come una diminuzione di attenzione americana verso Taiwan, da
sempre oggetto dei pensieri di Pechino.
D'altronde
restano aperti molti scenari di tensione: dall’Ucraina ai reciproci rapporti
economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all'export
hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità nei costi di produzione.
Nel
post-vertice Biden (con un’uscita davvero poco diplomatica, tanto che ci si è
chiesto se Biden fosse completamente lucido) ha subito definito pubblicamente
Xi un ""dittatore, nel senso - ha tentato poi di sfumare – “che è
alla guida di un paese comunista”. Biden ha sottolineato – per evidenti
fini elettorali, ma quanto è credibile? - di aver comunque anche sollevato
durante il vertice i suoi timori sugli abusi dei diritti umani in Cina, inclusi
quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.
Se lo ha
fatto, Xi avrà annuito e sorriso con accondiscendenza, ma senza spostarsi di un
millimetro dalle sue posizioni.
Forse, alla
fine, entrambe le parti hanno davvero convenuto per ora solo di mettere dei
limiti al commercio del Fentanyl, l'oppioide sintetico prodotto in Cina a basso
costo che va di gran moda in America dove miete decine di migliaia di vittime
ogni anno.
Poco spazio
per i problemi ambientali (conta prima il business!), nella conferenza stampa
finale Xi è rimasto nel vago alla richiesta americana di contribuire alla
de-escalation sia in Medio Oriente (soprattutto facendo pressione sull'Iran
perché non allarghi il conflitto) che per le forniture militari alla Russia per
il conflitto in Ucraina (in questo caso il pressing sollecitato da Biden valeva
per l’Iran, ma anche per la Corea del Nord).
Il leader
cinese continuerà quindi a restare il principale alleato militare e politico di
Putin e – anche solo per ovvi motivi di alleanze e investimenti cinesi in Medio
Oriente e soprattutto per l’importanza degli scambi commerciali ed energetici
con le nazioni arabe – resterà intatto l’appoggio di Pechino alla causa
palestinese. Possono sembrano tutte solo chiacchiere scontate, ma la macchina
diplomatica si è rimessa in gioco: USA e Cina si riavvicinano.
Sullo
sfondo – ignorata e lontana – resta l’Europa, sempre più sola e ai margini di
un mondo che ha ormai il cuore sulle sponde del Pacifico più che
dell’Atlantico. Europa che non ha più un suo ruolo credibile e conta sempre di
meno. Possiamo illuderci con tante chiacchiere “green” o sui massimi sistemi,
ma una siamo un continente sempre più vecchio e marginale.
Forse
dovrebbero capirlo soprattutto gli europei.
FRANCA OLMI
Credo
doveroso un breve ricordo della prof. Franca
Olmi, scomparsa nei giorni scorsi, da sempre attenta lettrice
di queste note (e che non esitava a telefonarmi per lunghi commenti...)
Insegnante
e preside, se nel 1992 è nata la nostra provincia del VCO dobbiamo dire grazie
anche al suo impegno, così come fu la prima ed attivissima presidente
dell’allora neonato Parco Nazionale della Valgrande.
Consigliere
ed assessore al Comune di Verbania la ricordo anche per un aspetto personale:
quando fui ingiustamente messo sotto processo nel 1989 per una questione
squisitamente politica ebbe il coraggio di venire in tribunale a deporre in mio
favore. Non era facile - allora - per un assessore di sinistra andare a
difendere pubblicamente un oscuro consigliere comunale del MSI, ma Franca non
si sottrasse a quello che riteneva essere il Suo dovere per rendere omaggio
alla verità.
Anche per
questo La ricordo con affetto e tanta commozione.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n.
929 del 10 novembre 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
(Grazie a
chi mi manda altri indirizzi di potenziali lettori!)
Sommario: Piccole
proposte di pace – Albanesi brava gente? – Indi: diritto alla vita -
Povero Soumahoro che paga per tutti – riflessione sull’unità nazionale.
PACE, E
NOI?
Personalmente
possiamo fare poco per ottenere una pace anche provvisoria in Medio Oriente
come in Ucraina e in tante altre parti del mondo, però possiamo “fare pace”
intorno a noi. Perché questa settimana ciascuno di noi non si impegna per fare
una “piccola pace” in famiglia o tra colleghi di lavoro? Una cosa intima, ma
che sia vera. Mille piccole paci non risolvono i problemi mondiali, ma ci fanno
migliorare tutti e soprattutto ci faranno stare meglio aiutandoci anche a
capire come solo questa sia la strada da seguire.
IMMIGRAZIONI…
VIA ALBANIA
Giorgia
Meloni ha spiazzato la concorrenza proponendo un’idea che condivido,
ovvero di organizzare il trasferimento direttamente in Albania di chi chiede
asilo politico in Italia per essere verificato prima di aver libero accesso nel
nostro paese.
Così
facendo la Meloni ha rilanciato con una azione concreta ed innovativa
l’immagine di un governo che sul tema immigrazione giocava in difesa, subissato
dalle critiche per le ondate di sbarchi a Lampedusa.
L’idea di
“dirottare” i migranti prima che tocchino il suolo continentale potendo fare un
primo screening per le richieste di asilo politico è ottima, tenuto conto che
questa motivazione è oggi spesso solo una scusa per coprire invece una
migrazione “economica” che, almeno in teoria, dovrebbe viaggiare su altri
canali.
Va ricordato
infatti che ad oggi quasi tutti i richiedenti asilo “politico” NON ne hanno i
titoli e requisiti ed infatti già poche ore dopo lo sbarco spariscono dai
controlli.
Lo stop
temporaneo in Albania garantisce invece di identificare ed assistere meglio e più
velocemente i “veri” perseguitati politici, destinando così le risorse
risparmiate all’assistenza dei migranti economici.
Un accordo
che avvicina oltretutto l’Albania all’Italia ma anche all’Europa e sullo sfondo
crea le premesse per una progressiva, ulteriore integrazione del piccolo stato
balcanico nella UE.
Così
facendo la Meloni ha anche spiazzato l’opposizione che rosica ma non convince
visto che il PD - ovviamente critico per dovere d’ufficio – è costretto a
giudicare l’intesa “Un accordo che sembra configurarsi come un pericoloso e
ambiguo pasticcio” (per me interpretabile con un “…peccato, se ci avessimo
pensato prima noi…”). Molto brutta la mossa della Schlein di chiedere
l’espulsione del partito albanese del premier Edi Rama dal gruppo socialista europeo per
“collaborazione con il nemico”: un ricatto politico molto poco “democratico”.
Tacciono i
centristi, ma i satelliti della Schlein come +Europa e il solito Bonelli di “Alleanza
Verdi e Sinistra” arrivando a sostenere che “Praticamente si sta creando una
sorta di Guantanamo italiana” confermano che l’opposizione non percepisce più
minimamente lo stato d’animo dei cittadini che – a torto o ragione – giudicano
necessario un ben maggiore filtro agli ingressi.
Infine la
Meloni soffia la palla a Salvini
che tace ed acconsente, ma è stato di fatto dribblato proprio sul suo stesso
terreno e sicuramente mastica amaro.
Tutto bene,
quindi? Calma perché se l’idea è buona fin qui è solo tutta teoria visto che i
centri decolleranno solo a primavera e quindi vanno prima bene organizzati.
Sicuramente
l’accordo rafforza comunque l’asse Roma-Tirana con l’Italia che è da tempo il
primo partner commerciale dell’Albania e che in futuro avrà sempre più bisogno
di un suo sfogo adriatico. Non è certo un’impresa coloniale, ma un accenno a
creare quella zona d’influenza italiana che da tempo era sparita dal
Mediterraneo e che proprio in chiave immigrazione ha tutte le necessità di
ricostituirsi anche perché se
l’idea funzionerà sarà più facile replicare i centri di accoglienza
direttamente in Tunisia e in Libia con vantaggi per tutti e finalmente
tagliando le unghie ai trafficanti impuniti di carne umana:
meglio traversare il Mediterraneo già identificati, con le carte a posto e
in aereo che rischiare i soldi e la vita in mezzo al mare.
Palazzo
Chigi ha spiegato che la giurisdizione dei due centri sarà italiana, che i
migranti sbarcheranno direttamente a Shengjin e l'Italia si occuperà delle
procedure di identificazione realizzando un centro di prima accoglienza e
screening mentre a Gjader realizzerà una struttura “modello Cpr” per le
successive procedure. L'Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la
sicurezza e sorveglianza in un paese che già vede un'importante (dimenticata)
presenza di forze dell'ordine e magistrati italiani.
Se andrà in
porto quest’idea sarà davvero strategica per affrontare meglio in futuro la
problematica dell’immigrazione in Europa. Vedrete che - se funzionerà -
altri paesi seguiranno l’esperimento italiano.
INDI DEVE
MORIRE !
Non riesco
a capire dal punto di vista etico ma soprattutto umano perché la piccola Indi
debba morire per volontà di una Corte di giustizia inglese che rifiuta venga
trasferita in un ospedale italiano dove possa essere assistita. Forse morirà
comunque (se non lo sarà già quando leggerete queste note) ma scientemente
negarli il diritto alla vita ed obbligare i medici a staccare la spina quando
altri vogliono continuare a curarla lo trovo di una disumanità sconcertante.
“POVERO”
SOUMAHORO
Vogliono
cacciare l’on. Soumahoro
dal parlamento per infedeltà nelle dichiarazioni sulle spese elettorali. Non è
giusto, perché allora chissà quanti deputati dovrebbero andare a casa, ma sono
stati solo più furbi nel presentare le carte. Non è poi nemmeno sportivo
prendersela più con lui per moglie e suocera gaudenti sulla pelle degli
immigrati ed ora agli arresti domiciliari: è come picchiare un pugile già KO.
Piuttosto
andrebbero perseguiti quelli
che hanno chiuso gli occhi per anni sulle sue cooperative truffaldine senza
fare controlli e soprattutto colpire i suoi sponsor politici, quella
sinistra farlocca e demagoga che lo presentò alle elezioni, facendolo votare
definendolo “Un laureato in
sociologia. una figura importante, un attivista sociale e sindacale che da
vent’anni difende le persone invisibili, i senza voce e le lavoratrici e i
lavoratori della filiera agroalimentare e tanti altri dell’era dell’economia
digitale. Oltre alle sue lotte sul campo, Aboubakar Soumahoro è scrittore che
cerca di concettualizzare le sue lotte per coniugare azione e pensiero in
un’ottica della giustizia sociale e ambientale. In Italia, in Europa e a
livello globale». Parole testuali pronunciateb dal verde Angelo
Bonelli, il 10 settembre 2022 alla presentazione del candidato PD e Verdi a
Bologna in posizione “blindata”.
Ad oggi
neppure hanno ancora avuto la faccia di chiedere scusa ai propri elettori!
Riflessione: ”L’UNITA’
NAZIONALE”
Ricordo
bene – ero ragazzo – il 4 novembre 1968. Era il 50° anniversario della Vittoria
e molti reduci vivevano ancora. Per festeggiarli gli era stato concesso il
titolo di “Cavaliere di Vittorio Veneto” e una modesta pensione (anche per
allora) di 60.000 lire all’anno. In casa si festeggiava mio nonno Felice che –
caporalmaggiore del genio pontieri – aveva contribuito a far passare il Piave
agli alpini ai piedi del Grappa.
Purtroppo
lo Stato non fece in tempo a consegnare per l’anniversario né la pensione (che
giunse l’anno dopo) né la piccolissima medaglia d’oro con nastrino tricolore
che accompagnava la pergamena del cavalierato da consegnare ai superstiti,
tanto che i figli ne comprarono una copia consegnata solennemente al
pranzo del 4 novembre tra la commozione di tutti e ancor oggi la conservo come
prezioso ricordo di mio nonno.
Da allora
il tempo trascorso è più che raddoppiato e la prima guerra mondiale è vagamente
ricordata ai ragazzi solo attraverso i libri di storia. Sabato scorso sono
passato davanti al monumento ai caduti della nostra città partecipando alla
consueta cerimonia.
Guardavo le
autorità schierate, il picchetto, labari e gonfaloni, ma dietro non c’era
nessuno.
Non c’erano
la gente, i ragazzi, neppure qualche scolaresca come quando eravamo bambini e
ci davano una bandierina tricolore da tenere in mano: nessuno.
Il 4
novembre è ufficialmente la “Giornata delleFforze Armate e dell’unità
nazionale” ma - ridotte le forze armate - dov’è l’“Unità Nazionale” e –
soprattutto - come viene coltivata?
Certamente
è positivo che nessuno oggi si sogni più di sparare agli austriaci ed abbiamo
tutti in tasca il comune passaporto europeo, ma mi sembra si sia anche dissolto
non tanto l’aspetto “nazionale” - che salta fuori al massimo per le partite di
calcio degli azzurri – ma anche il senso di appartenenza, di coesione, di
comunità.
Questo non
è un bene, ma il risultato dell’aver confuso per molti anni non solo il
concetto di nazione con il nazionalismo, ma anche per aver voluto abbattere
scientemente ogni simbolo, ricorrenza, sentimento, principio di appartenenza ad
una comunità. Così il senso del dovere, di compartecipazione, di reciproca appartenenza
nel bene e nel male ad un popolo, si è volatizzato e si è perso.
Si può dire
che ciò è avvenuto forse perché questo era un obiettivo della fu sinistra
italiana, cui rispondeva una destra che lo ammantava di eccessivo nazionalismo
e quindi progressivamente usciva dal tempo, fatto sta che il concetto di
appartenenza si è perso. Cosa in cambio ci abbiamo guadagnato? Forse nulla e
quindi ci resta solo la perdita.
Appartenere
ad un popolo, ad una società, ad una comunità che abbia radici in un preciso
territorio sia cittadino, regionale ma soprattutto nazionale impone non solo di
accettarne le leggi, ma anche di sentirsi compartecipe alla sua crescita e alla
sua evoluzione e - vocabolo desueto – capire che a volte per ottenerlo servono
sacrifici.
Quei nomi
scritti su tutti i monumenti ai Caduti d’Italia e d’Europa rappresentano un
esempio estremo di sacrifico e di solito non sono nomi di eroi, ma di ragazzi
spinti nelle trincee a sparare ad altri ragazzi “con la divisa di un altro
colore”, come il Piero cantato da Fabrizio De André.
Certamente
c’erano e ci sono tanti altri modi di “servire” il proprio paese, quello che si
chiamava “Patria” nome oggi desueto e nascosto, celato quasi con diffidenza,
timore, sospetto.
Eppure una
comunità cresce e si cementa proprio soprattutto nel momento del sacrificio che
– come i doveri – si tenta appunto di nascondere ed esorcizzare all’insegna del
futile, del sorriso forzato, dei consumi inutili pur ammantati spesso di pseudo
modernità ecologica od ambientale. Siamo strani: si litiga o si discute di
riforme costituzionali, di presidenzialismo o premierato, di parlamentari
eletti o meno dai partiti ma non si discute di noi, degli italiani.
Pensieri
che in un giorno grigio e in una piazza semivuota davanti ad un monumento ai
caduti scivolano via come le foglie di quest’autunno arrivato di colpo, eppure
ti lasciano in bocca un sentimento amaro, di dubbio e di tristezza.
BUONA SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 928 del
3 novembre 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Grazie a
chi mi invierà altri indirizzi cui spedire lquestanewsletter!
PREGHIAMO…
Ci stiamo
già abituando alle terribili immagini da Gaza, abbiamo già dimenticato i
terroristi di Hamas che giocavano al tiro al bersaglio sui ragazzi israeliani
al rave party, è scomparso dalle cronache anche il conflitto in Ucraina con
Kiev che sostiene di aver ammazzato addirittura 300.000 russi (trecentomila (!)
altro che le pietraie del Carso...). Siamo una società strana che gioca ad
Halloween ma non ricorda e rispetta i propri morti, che pensa a sé stessa e se
ne frega dei drammi del mondo, che parla di “valori” ma poi non li osserva, che
consuma e spreca ma si riempie la bocca di green e demagogia. Non può
funzionare un “Occidente” così (ed infatti non c’è più) travolto dal voluto,
costante abbattimento di ciò che significava impegno, ricordo, coerenza, Fede.
Chi ritiene di avere un minimo di senso di responsabilità lo spieghi ai più
giovani, ai suoi figli e nipoti che andando avanti così c'è solo
l'autodistruzione. Anche il Titanic sembrava bello e sicuro, inaffondabile, ma
invece è affondato alla prima occasione.
FINALMENTE
(ALMENO) IL PREMIERATO
Se ne è
parlato pochissimo e non so se il governo di centro-destra riuscirà
nell’impresa, ma sarebbe un grosso risultato portare a casa una riforma
costituzionale che preveda i vertici dello stato – o almeno del governo –
eletti direttamente dai cittadini. Una riforma necessaria se si crede nella
stabilità e nell’alternanza facendo in modo che chi viene eletto abbia la
possibilità di avere davanti alcuni anni di governo per dare un senso alla
propria esperienza e non solo puntare all’emergenza, all’estemporaneo consenso
o alla demagogia, come nel recente passato.
Credo che
in una democrazia seria i cittadini dovrebbero poter esprimere sempre più
spesso e direttamente la loro opinione senza che poi venga ribaltata con
alleanze di governo che accolgano transfughi e traditori del voto ricevuto. La
figura del (della) premier è importante ma ancor di più lo sarebbe il
Presidente della Repubblica che pure vorrei vedere eletto dal popolo con
funzioni di garanzia, ma anche con la autorevolezza necessaria che non può
venirgli da un voto parlamentare sempre oggetto di baratti.
LE PAROLE
SPENTE DI MATTARELLA
Mentre si
parla di elezioni dirette del premier è legittimo, con pacatezza e serenità,
criticare un presidente della Repubblica? Credo di sì, soprattutto considerando
comunque Sergio Mattarella
una persona perbene ed onesta, forse un po' troppo appiattita sui luoghi
comuni. L’ho apprezzato per molti anni quando sedevamo insieme nella
Commissione Esteri alla Camera, ma quello che a volte mi lasciano deluso sono
le sue parole che spesso mi appaiono logore, scontate, ripetitive, in
definitiva non sbagliate in sé, ma sostanzialmente inutili. Certo che il ruolo
di un Presidente in Italia oggi è poco più che simbolico, ma c’è una via di
mezzo che Mattarella potrebbe assumere, come fecero Pertini, Cossiga o Ciampi
in passato.
Per
esempio, che senso ha il dichiarare a proposito della UE che “Sui migranti
occorre studiare e definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e
approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà
da parte dei governi”? Una frase così non significa niente, può
intendersi che bisogna bloccare le frontiere o - al contrario - aprirle al 100%
ed infatti ciascuno le interpreta come vuole.
Così come
le sue esternazioni in Portogallo di poche settimane fa al meeting dei capi di
stato europei sul conflitto ucraino quando, anziché ricordare l’art. 11 della
Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) oppure insistere perché l’ Europa
si faccia promotrice di vere iniziative di pace (come ad esempio cerca di fare
papa Francesco) Mattarella ha sostenuto che vanno invece continuate le
forniture di armi “Perché se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di
aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un
conflitto generale e devastante: per questo serve mantenere altissima la
coesione europea perchè solo così si può evitare il rischio di un conflitto
mondiale". Poi però, un attimo dopo, lo stesso Mattarella nota “Che in
Europa, ma anche in Italia, si allargano crepe, segnali di naturale stanchezza
nel sostegno dei cittadini e della politica all'azione del governo di
Kiev.” E quindi, presidente, che si fa? Mi sembravano, al confronto,
molto più chiare le contemporanee parole dei presidenti della Polonia e
dell’Ungheria, criticatissimi da sempre su questi temi cui a breve si
aggiungerà anche la Slovacchia.
Polonia ed
Ungheria (come la Slovacchia) confinano con l’Ucraina, dovrebbero essere le più
minacciate, come teme Mattarella, da un ipotetico attacco russo, eppure nello
stesso vertice portoghese su questi argomenti è stato molto più chiaro Andrzej Duda (polacco)
che sui migranti ha ribadito: "Noi abbiamo subito una guerra ibrida,
migranti che sono stati spinti verso i confini dell'Ue e di Schengen che noi
dobbiamo proteggere. Noi dobbiamo rendere quindi le frontiere dell'Ue più
efficaci. Questo vuole il nostro popolo, questo noi facciamo". Oppure la
presidente ungherese Katalin
Novak sul conflitto: "Noi supportiamo l'Ucraina, ma io
rappresento il popolo ungherese che vuole la pace e che si eviti quindi con
altre armi l'escalation del conflitto…”.
Sui
problemi italiani - a parte i messaggi di cordoglio e le commemorazioni, oppure
l’antifascismo quotidiano, dato per scontato - c’è spesso un odore di muffa
nelle parole presidenziali, mentre si tace su molti problemi concreti. Per
esempio: Mattarella è formalmente il capo della Magistratura, ma lo avete mai
sentito rimbrottare un giudice, oppure prendere posizioni precise, nette,
chiare sulla politica che da anni purtroppo corrode il CSM da lui stesso
presieduto?
E nelle
stesse commemorazioni, pur passati i decenni, troppi luoghi comuni e mai un pò
di chiarezza. A 60 anni dai 3.000 morti del Vajont – per esempio - dovuti di
fatto alle complicità e traffici di un potere democristiano che in Veneto aveva
molti tratti della mafia siciliana (sia pur con il rosario in mano) non sarebbe
stata l’occasione giusta per sottolineare quelle dirette responsabilità
politiche e la pavidità di una magistratura che alla fine non ha praticamente
condannato nessuno lasciando per decenni migliaia di famiglie nel lutto e senza
neppure adeguati indennizzi? Macchè, solo parole di fredda circostanza, nessuna
concretezza. Pertini, Ciampi, Cossiga trasformato il Quirinale dandogli
un’anima, Mattarella svolge invece con algida compostezza il Suo ruolo, ma non
riesce mai a scaldare i cuori di nessuno.
FAKE NEWS
Mi arrabbio
quando vedo pubblicate sul web notizie palesemente false, esagerate o
letteralmente inventate al solo fine di stuzzicare la curiosità dei lettori che
- cliccandoci sopra alla ricerca di dettagli - vengono poi sommersi da
una valanga di pubblicità. Su tutti segnalo “Libero.it” (che non c’entra nulla
con il quotidiano dallo stesso nome) che quotidianamente inventa balle
colossali (la settimana scorsa ha annunciato un ictus per Putin), disastri
naturali fortunatamente esagerati, morti strane alla corte d’Inghilterra, oltre
a tutti i tradimenti possibili tra star e divi vari). Non è un modo corretto di
dare le notizie, ma il pubblico riesce a capirlo?
FILM E
CONTRIBUTI
Siamo
sicuri che i fondi pubblici destinati a tanti film e ad altre forme “culturali”
siano spesi beni e non coprano invece spesso interessi politici, spettacoli
ideologicamente schierati (di solito a sinistra) con spettacoli di basso
livello anche se "firmati" da compagni di grido? Chi stabilisce
seriamente se un film meriti o no un contributo? Vedo pellicole insulse ma
politicamente ideologizzate precedute dall'avviso di aver goduto di contributi
pubblici e penso che sono anche soldi miei. Film sponsorizzati anche se poi non
vanno nelle sale, non hanno pubblico, tra l'altro quasi sempre con attori
dall'acuto accento romanesco.
Secondo
un’inchiesta pubblicata su “Qui Finanza” e dati Adnkronos i contributi
pubblici al settore sono notevolmente aumentati negli ultimi anni passando da
423,5 milioni di euro nel 2017 a 850 milioni nel 2022, circa 745 milioni
quest’anno.
Dai
documenti pubblicati emerge però anche il vertiginoso aumento dei cachet ad attori
e registi coinvolti. Si fa il caso della serie “A casa tutti bene”, diretta da Gabriele Muccino, che è
stata finanziata con 2,1 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito
d’imposta e per la quale il regista avrebbe dichiarato un compenso di 2,2 milioni
di euro, o gli 1,4 milioni per Paolo
Genovese, il regista della serie ‘I Leoni di Sicilia’ - uscita
sui canali Disney+ nei giorni scorsi - che ha ricevuto finanziamenti per un
totale di 8,7 milioni, così come molto ingenti appaiono i compensi per altri
film finanziati e diretti da
Luca Guadagnino, Edoardo Gabriellini, Saverio Costanzo, Joseph Wright.
C’è poi il problema del pubblico visto che alcuni film finanziati avrebbero
fatto registrare un clamoroso fiasco. E’ il caso di ‘Prima di andare via’, diretto
da Massimo Cappelli,
che avrebbe ricevuto un contributo pubblico di 700.000 euro, ma registrando
poi solo 29 spettatori in sala. Complessivamente oltre 20 film finanziati
avrebbero avuto meno di mille spettatori ciascuno con incassi di poche migliaia
di euro, ma con finanziamenti pubblici totali per 11,5 milioni. Come si
determina concretamente il livello culturale di uno spettacolo, al di là delle
immancabili raccomandazioni? Insomma, chi controlla i controllori?
Per questo
comprendo e condivido quindi il disagio pubblicamente espresso dal ministro Sangiuliano, ovviamente
criticato dai diretti beneficiati. .
BUONA
SETTIMANA A TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 927 del 27 ottobre 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:
www.marcozacchera.it
GRAZIE AI LETTORI CHE MI INVIERANNO ALTRI
INDIRIZZI A CUI SPEDIRE "IL PUNTO" !
SOMMARIO: Un anno di Meloni – Odio in Medio
Oriente – Magistrati chiari e comprensibili - la buffonata della
“privacy” – CGIL in sciopero
CORRE IL TEMPO
E’ già passato un anno di governo Meloni. Dovessi dare sinteticamente dei voti ne
darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza, un’
insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del
previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a
immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece
“Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico
dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente
difficile.
In generale il governo si è dimostrato
coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.
Non mi poi ha convinto, in parte, la
politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse
il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR
tentando di avere per l' Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel
Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato
spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per
mancanza di una concreta strategia futura.
Maggioranza parlamentare complessivamente
coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a
ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere
ed è a rischio liquidazione.
Le recenti vicende personali della
premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e
comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere
capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di
profonda umanità.
Sinceramente non è pervenuta invece
l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte
alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra
davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte.
Divisioni e crisi infine anche nel Terzo
Polo, ma
Renzi è un
abile furbone e politico navigato: risorgerà.
ISRAELE, ONU, GAZA:
PUNTI FERMI
Nella mattanza in corso in medio Oriente
mi permetto ricordare due aspetti:
1) Fate tornare indietro le lancette
dell’orologio al 6 ottobre. Non c’era In corso nessuna particolare tensione, in
Israele era giorno di festa, al confine con Gaza era in corso un Rave Party con
centinaia di giovani, il confine era tranquillo e poco presidiato. C’è stato un
attacco improvviso, organizzato, premeditato, violento, con la cattura di
centinaia di ostaggi e l’uccisione a freddo di centinaia di persone innocenti,
bambini compresi. Un attacco di sorpresa, micidiale, brutale, e - dopo
l’attacco - centinaia di miliziani di Hamas sono rientrati a Gaza insieme agli
ostaggi. Israele avrà mille colpe pregresse, ma nulla giustificava quello
specifico attacco se non la fredda volontà di uccidere, rapire, distruggere,
scatenare reazioni e in definitiva far ripartire una nuova guerra, come è
infatti puntualmente avvenuto.
2) Gaza è una città assediata dove milioni
di palestinesi vivono da sempre tra mille difficoltà e dove migliaia di
terroristi di Hamas sono infiltrati da anni nelle case, nei garage, nei
palazzi, negli ospedali, nei centri di raccolta. Lo fanno volontariamente, ben sapendo
che la contraerea israeliana colpirà esattamente il punto di partenza dei
missili (che sono piccoli tubi trasportabili ed occultabili) e quindi obiettivi
civili. Se il razzo parte dal balcone di casa tua verso Israele che è a due
passi, chi ha lanciato il colpo subito scappa, ma la reazione (automatica,
neppure controllata manualmente) colpisce dopo pochi secondi il tuo stesso
balcone e la tua famiglia innocente, cosa che Hamas sa benissimo e in
definitiva desidera per alimentare odio e terrore.
Israele o non reagisce o coinvolge
innocenti, ma secondo voi cosa deve fare?
Questo spiega, però, perché conquistare
militarmente Gaza sia impossibile senza una carneficina, che comunque non
risolverebbe il problema e quindi per Israele sarebbe una iniziativa suicida.
Se si vuole risolvere la crisi palestinese bisogna comunque trovare un accordo,
un compromesso, ma come si fa a farlo se ci sono nel mondo “geni del male” che
vogliono lo sterminio dei popoli? Se voi foste israeliano, come reagireste? E
se voi foste palestinese? Caliamoci nelle realtà, nei problemi, nei drammi
personali di chi è involontariamente coinvolto e non può neppure fuggire ! Ma
se non c’è via d’uscita salvo il reciproco sterminio totale ecco come solo
dialogo, comprensione, tempo, volontà possono portare ad un compromesso ed a
una pace - o almeno alla sopravvivenza - ma se si alimentano e si giustificano
le azioni come quella del 7 ottobre invece si vuole la guerra e qundi il
contrario della pace.
Israele ha mille responsabilità da decenni,
ma è grave che un segretario generale dell’ONU non abbia avuto il coraggio di
sottolineare con forza chi abbia innestato la “scintilla” del nuovo scontro e
in qualche modo l’abbia giustificata. Se le nazioni del mondo volessero
davvero la pace porterebbero truppe ONU a presidiare e garantire Gaza,
smantellerebbero Hamas e le altre organizzazioni fondamentaliste
imponendo per contro ad Israele tutta una serie di condizioni. Ma l’ONU
non ha la forza di farlo, addirittura alcune nazioni come l’Iran vogliono la
guerra per odio viscerale e atavico contro gli ebrei ed i musulmani sunniti:
Anche per questo purtroppo si continuerà ad odiare ed a morire.
CHIAREZZA
La Giustizia nelle sue decisioni deve
sempre essere chiara e comprensibile. Ieri 26 ottobre il Consiglio Superiore
della Magistratura ha emesso il seguente comunicato in merito al “Caso
Apostolico”, la giudice di Catania nota alle cronache. Lo ripropongo
integralmente certo che tutti i lettori capiranno perfettamente il suo
significato.
"La verifica circa la pendenza
di numerose richieste di apertura di pratica a tutela scaturite da espressioni
ritenute dai proponenti lesive della autonomia ed indipendenza della
magistratura ha indotto la commissione a deliberare preliminarmente
(all'unanimità) la analisi urgente delle stesse per valutarne la riunione alla
nuova pratica, ritenendo assolutamente necessario affrontare il tema con la
completezza che merita".
Auguri di completa comprensione.
PUBLIC PRIVACY (?)
Quanta ipocrisia: compiliamo tonnellate di
documenti sulla privacy, paghiamo una inutile Autority che costa milionate (e
chissà poi perché questi sostantivi vanno scritti sempre con la y finale, quasi
non ci fossero identici termini in italiano), scarabocchiamo tante firme su
documenti spesso illeggibili e incomprensibili (avete mai letto il testo di un
documento per aprire un conto in banca, andare dal medico o ritirare un
certificato?), ma ci dicono che tutto avviene per "tutelarci".
Poi anno in rete i fuori-onda (rubati)
dell’ex compagno della premier Meloni e tutto allora diventa lecito perché è
“politica”. Mi chiedo quali siano i limiti concreti dell'informazione e
se sia corretto mettere in pubblico immagini rubate a tradimento, volgari
quanto volete, ma ricordando allora che sono altrettanto volgari milioni di
barzellette triviali, immagini, dialoghi e battute da bar. Dove comincia e dove
finisce la privacy? Perchè se si tocca un politico o un presunto VIP la privacy
non c'è più, ma a partire da quale livello? Da quale base di reddito o livello di
notorietà si può liberamente entrare o meno nel tritacarne mediatico? E perché
in una indagine a volte per gli imputati ci sono solo le iniziali e per altri
lo sputtanamento completo, salvo poi essere assolti?
Lasciamo perdere il buongusto e le questioni
private di una coppia: ma è lecito, corretto, questione di buon gusto o solo
per una malcelata volontà di distruzione politica che sono andate in onda le
immagini di "Striscia" sull’ex partner della Meloni come tante altre
immagine “rubate” che circolano sui social. Mi sembra tutta una grande
ipocrisia collettiva dove il "privato" è inteso sempre a piacimento,
modello fisarmonica. Smontiamo allora questa inutile pantomina sulla
"privacy", oppure si ammetta pubblicamente il fallimento di una
normativa che esiste solo per forma e mai per la sostanza.
P.S. Sulla separazione della Meloni ho
ascoltato anche la pesante ironia della comica Littizzetto che a “Che tempo che
fa” non ha fatto ridere neppure il pubblico in sala, mentre mi sono chiesto
come mai “Striscia la notizia” in tanti anni non abbia allora mai minimamente
ironizzato sulle “performance” amatorie del fu Cav. Silvio Berlusconi: gossip
ed immagini non sarebbero certo mancate...
LO SCIOPERO
ANNUNCIATO
Essendo la CGIL notoriamente preveggente
già da luglio era stato annunciato uno suo sciopero generale contro la
“finanziaria” (allora neppure in gestazione) ora messo ufficialmente in
cantiere in data da destinarsi. Nessun preconcetto contro il governo, ovviamente.
Il problema è che effettivamente questa
legge finanziaria è limitata, bloccata dal deficit e dal buco imponente del
bonus 110% edilizio che pesa per tre volte tanto sui fondi dello stato. Eppure
allora la CGIL non lo criticava e ancora il M5S insiste oggi a difendere questo
mostro legislativo che ha aiutato una minima parte di contribuenti, ma che
stiamo pagando tutti. A parte la protesta contro le misure economiche (non
giudicate sbagliate in sé dalla CGIL, ma giudicate minime rispetto al necessario)
la protesta è perché non è stato ridotto il deficit pubblico. Ottima idea, ma
il deficit chi l’ha creato: la Meloni?
BUONA SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO ZACCHERA
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