IL PUNTO di MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 862 del
13 maggio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
Sono sempre più colpito dalla opacità dell’informazione corrente.
Vale
quotidianamente per i fatti in Ucraina, ma anche per i censurati referendum
sulla giustizia del prossimo 12 giugno.
Anche per
questo propongo settimanalmente alcune letture che possano arricchire intellettualmente
chi non si accontenta della “vernice” imposta sui fatti.
Speriamo
che Draghi a Washington abbia avuto il coraggio di sottolineare alcune scomode
verità all’ingessato Joe Biden almeno in privato, ma non ne ho troppa speranza
nonostante un fiume di chiacchiere al miele.
Ho davvero
l’impressione infatti che USA e NATO vogliono sostanzialmente continuare la
guerra senza costruire alternative. Ferma la necessità di garantire a Svezia e
Finlandia ogni aiuto in caso di aggressione (che però Putin non ha mai
minimamente minacciato) accoglierli ora nella NATO sarebbe per esempio una
grande provocazione contro Mosca, con la possibilità di vedersi schierare
truppe “nemiche” NATO lungo oltre 1000 km. di confine: perché voler aumentare
la tensione?
Cosa
faremmo noi se a Malta o in Albania fossero schierate forze militari ostili?
Già,
l’Italia… Dice sempre di “volere la pace” ma mi pare stia facendo nulla per
crearne i presupposti, e questa è una gran brutta realtà.
REFERENDUM: IL 12 GIUGNO BISOGNA ANDARE A VOTARE !
Manca meno
di un mese al 12 giugno, giorno in cui gli italiani dovrebbero votare i
referendum sulla giustizia e sui quali pende il “rischio quorum”. Qualcuno può
dissentire su alcuni particolare dei testi proposti, ma il vero ed autentico “peso”
politico sarà nel vedere se gli italiani avranno finalmente il coraggio di
uscire dall’apatia per sottolineare almeno con il voto la propria
insoddisfazione nella gestione complessiva della giustizia nel nostro paese.
Una bassa affluenza e quindi il fallimento referendario favorirebbe il
conservatorismo delle toghe, rallentando la strada verso riforme serie ad un
“sistema” che non vuole cambiare.
Da
sottolineare che per ora c’è stato il gelo dell’informazione (RAI compresa,
ovviamente) sull’iniziativa promossa da Radicali e Lega. Tre giorni fa anche il
presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza ha parlato di
«servizio pubblico radiotelevisivo che sta venendo meno clamorosamente alla sua
funzione». Lamentarsi sempre e poi non andare neppure a votare è una
sciocchezza, quindi votate e fate andare a votare il 12 giugno: è importante.
CENTRO DESTRA
Tra meno di
un anno ci saranno le elezioni politiche e tra un mese si voterà – oltre che
per i referendum - per le amministrative anche in molti comuni capoluogo. Il
centro-destra sta facendo di tutto per perdere perchè non sembra che
soprattutto i suoi leader diano particolari segni di vita in chiave di alleanza
politica, anzi: ogni occasione sembra utile per sottolineare le divisioni più
che la concordia spesso proponendo candidati in lite tra loro.
Peccato,
perché è il miglior regalo che si può fare alla sinistra che è anche lei in
fase di sbranamento interno tra le sue componenti, ma che almeno ha il potere e
la furbizia di non parlarne troppo.
Ecco perchè
poi un partito come il PD che oscilla sul 20% dei voti esprime (pensateci!) il
Presidente della Repubblica, un pattuglione di ministri, il nostro
rappresentante a Bruxelles e infiniti posti di comando e sotto-comando oltre ad
indirizzare e controllare spudoratamente la magistratura, la cultura, la
scuola, i giornali e le TV. Merito loro o demerito altrui? Propendo sempre di
più per la seconda ipotesi, come certificato dalla recente riconferma di
Mattarella.
MA QUALE "PACE" ?!
Lo ammetto:
ascolto solo i titoli dei TG e poi spesso cambio canale, perché le notizie sono
monotone con Zelensky sempre benedetto e il solito Putin aggressore assassino.
Lo è
sicuramente stato, purtroppo, ma intanto l’Europa corre verso il suicidio
economico e politico con scelte che vengono solo osannate e con quasi nessuno
che suggerisca altre soluzioni più negoziate.
Mi chiedo
dove sia spesso il buonsenso, la logica, la volontà di capire meglio le cose
uscendo dalle ricostruzioni a senso unico.
Esempi? Se
la Russia minaccia il blocco del gas allora Putin è un criminale, se lo fa
l’Ucraina nessuno si scandalizza, mentre a Kiev vanno e vengono capi di stato,
leader politici, attori, cantanti (ma non era assediata?) in cerca di
pubblicità.
Solo
spulciando tra le note si scoprono notizie potenzialmente sorprendenti.
Per esempio
che chi esce vivo dai sotterranei dell’acciaieria di Mariupol corre in Russia e
non in Ucraina e solo dopo giorni si scopre che a trattenere i civili come
ostaggi non erano i russi, ma il battaglione Azov,. Oppure che Zelensky si è
vantato (dati al 10 maggio) che gli ucraini avrebbero già ucciso oltre 26.000
russi (però... sono cifre da generale Cadorna!) distruggendo 1170 carri armati,
2808 mezzi corazzati, 519 sistemi d'artiglieria, 185 lanciarazzi multipli, 87
sistemi di difesa antiaerea. Le forze russe avrebbero perso anche 199 aerei,
158 elicotteri, 1980 autoveicoli, 12 unità navali e 380 droni… E questa sarebbe
una “guerra difensiva”, quella che il nostro parlamento ha quasi unanimemente
autorizzato e gli USA e la NATO (Italia compresa) adeguatamente armato e
finanziato?!
Chiediamoci
se Zelensky racconti balle propagandistiche o dica la verità. Visto che
la star ucraina non può mentire per definizione (media e “Porta a Porta”
dixit!), se fossero numeri veri noi italiani ed europei siamo così stupidi da
armare ulteriormente gli ucraini e poi dire che siamo per la pace?
Ma ci
rendiamo conto che stiamo contribuendo ad una escalation pericolosissima della
guerra mentre economicamente stiamo andando in pezzi, l’Euro si svaluta sul
dollaro e cresce l’inflazione?
Perfino
Carlo De Benedetti – che si definì “la tessera numero 1 del
Pd” – in un’intervista al “Corriere della sera” ha criticato Draghi e
proprio la posizione del Pd.
Va bene che
siamo indebitati fino al collo e che Mario Draghi per sopravvivere ha bisogno
dei fondi europei del PNRR (spendendoli come? Grande mistero!) e che quindi
deve sostanzialmente obbedire ad Europa ed USA, ma non esageriamo.
Ungheria,
Svolacchia, Bulgaria dicono “no” a Bruxelles sul blocco del petrolio russo, se
anche l’Italia cominciasse a puntare i piedi (come sta facendo la Germania)
forse si muoverebbe qualcosa verso una apertura delle trattative di pace cui
anche l’Italia sta volutamente chiudendo la porta.
Per
esempio: se la maggioranza di ucraini filorussi in Crimea e Donbass volesse
autonomia da Kiev in alcune zone orientali del paese è legittimo o antidemocratico
dire loro di no? Chi conosce la storia sa la complessità delle situazioni. Per
questo bisogna trovare dei compromessi e ha ragione Macron quando sostiene che
Putin non va umiliato o non tratterà mai. perchè dietro di lui il popolo
russo purtroppo è compatto. Bisogna parlarsi e lavorare su garanzie reciproche,
ma quando sei tu a sparare (o a pagare per farlo) come fanno l'Italia e
l'Europa, come fai ad essere “super partes”!
DIFENDERE LE RADICI
Vi invito
caldamente a spendere 19 euro ed a leggere il libro di Federico Rampini “SUICIDIO OCCIDENTALE, perché è
sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori”
Un libro
edito da Mondadori che sta vendendo bene perché l’autore è di sinistra (e
quindi non preventivamente censurabile) ma che dovrebbe essere un best-seller
della Destra come la intendo io, fatta di serietà e non di slogan. Una critica
documentata ed appassionata alle mode dilaganti che stanno distruggendo non
solo gli USA ma anche tutto l’Occidente in nome della demagogia più
insopportabile in campo culturale, ecologico e sessuale.
Una parte
ben documentata del libro riguarda le fonti di informazione americane dove è
palese e quotidiana la disinformazione e la voluta alterazione della verità,
soprattutto per alcune ex testate illustri (come “Il New York Times”) ormai
nelle mani di redazioni estremiste, ma fonti che poi - da noi - sono riprese
come oracoli della verità.
L’autore,
ripeto, è un bravo giornalista di sinistra e probabilmente per questo è
riuscito a superare l’omertà della censura che avrebbe normalmente oscurato il
volume. Ovviamente non condivido tutto, ma è assolutamente un testo da leggere
e soprattutto (purtroppo) da meditare!
GRAZIE CAPUOZZO
Ospite del
sindaco di Casale Monferrato, l’amico Federico Riboldi, ho potuto ascoltare e
dibattere con Toni Capuozzo, grande giornalista sul campo e mente acuta (e
libera) sui conflitti che insanguinano il mondo. Ha presentato un bellissimo
documentario sulle sue esperienze a Sarajevo e il suo ultimo libro “Giorni di
guerra”. Uno straordinario esempio di informazione vera e documentata, spesso
ben diversa da quella “ufficiale”.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI !
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 861 del
6 maggio 2022
di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
L’ISTAT ci comunica che in Italia l’inflazione sta diminuendo.
Bella
notizia, ma mi sembrano dati francamente sballati. Ma “Tutto va ben madama la
marchesa” e soprattutto non bisogna che la piazza si agiti: sinistra e PD al
governo impongono pace sindacale e niente proteste, anche perchè se la gente
ragionasse di più sulla realtà e sulle conseguenze economiche e non solo
energetiche della nostra posizione ufficiale sull’Ucraina, l’Europa e Draghi
non vivrebbero giorni felici.
E’ quindi
in atto una deformazione incredibile dei fatti, dove perfino Papa Francesco
passa per sotterraneo “supporter” di Putin solo perché sottolinea delle
ovvietà: se l’Occidente vuole davvero la pace non deve comportarsi così e se
serve un negoziatore allora deve essere super partes, altrimenti la pace non
arriverà mai.
Cercate
sempre di documentarvi, ci sono sempre tanti aspetti della verità.
L’ISTAT CHE
VIVE SU MARTE
Sorprese
del venerdì: secondo l’ISTAT l’inflazione in Italia è in diminuzione passando
dal 6,4% di marzo al 6,2% di aprile.
Un
raffreddamento ufficiale dovuto essenzialmente ai prezzi energetici che su base
annua da un + 50,9% scendono ad un + 42,4 %, frutto un po’ a scoppio ritardato
del contenimento delle accise deciso dal governo il mese scorso.
Vedendo le
bottigliette di Coca Cola negli Autogrill a 3,30 euro, i panini a 7 euro e 90
(oltre 15.000 lire!), i prezzi degli alimentari nei supermercati, i menu dei
ristoranti, il balzo di ogni fornitura, i prezzi del grano e delle materie
prime, il dato ISTAT sembra decisamente anomalo e mi sembra giusto avanzare
qualche perplessità.
Chiunque di
noi chieda un preventivo per qualcosa scoprirà che rispetto a un anno fa ci
sono stati incrementi del 20-30% non del 6%, ma evidentemente è una realtà che
l’ISTAT non percepisce, pur essendo evidente a tutti gli italiani.
I primi
segnali si vedevano già nell’autunno scorso, subito dopo la pandemia e ancor
prima della guerra in Ucraina, con prezzi che all’ingrosso aumentavano a due
cifre per una tensione sui trasporti e le materie prime causate anche da un
effetto speculativo bene avvertibile.
L’Occidente
si è scoperto nudo dopo anni di tregua avendo lasciato in mani altrui –
soprattutto cinesi – gran parte dei trasporti intercontinentali, ma anche la
filiera delle materie prime e dei semiconduttori. La speculata crisi energetica
ha fatto il resto e la guerra ucraina ha poi ulteriormente complicato le cose.
L’aumento
dei prezzi è un fenomeno mondiale con la Federal Reserve americana che si
appresta a rialzare i tassi, ma l’inflazione si è poi avvitata in Italia più
che altrove anche per gli effetti distorti di alcune normative che in apparenza
sembravano positive.
Per rilanciare
gli investimenti nell’edilizia “green” si è insistito da due anni sulla
politica dei “bonus” (in Italia è tutto un bonus estemporaneo, dai monopattini
alle vacanze, alla faccia di una declamata strategia economica “virtuosa”) ma
visto che ciò è avvenuto in un momento di aumento dei prezzi-base, ecco che
alcuni servizi sono aumentati a livello proibitivo e i loro effetti cominciano
solo ora a scatenarsi sui prezzi al consumo.
Gli sgravi
per ristrutturare le facciate degli edifici, per esempio, hanno portato ad un
aumento fino a 3 volte (300%!) dei costi di affitto dei ponteggi, ma sono
comunque saliti tutti i componenti dell’edilizia, mediamente ben oltre il 20%:
fatevi fare un preventivo! Quel facile slogan “la caldaia te la cambiamo noi”
ha praticamente raddoppiato il loro prezzo, dando vita – aspetto più o meno
minimizzato –anche a grosse speculazioni con vere e proprie truffe ai danni
dello Stato. Si è parlato di 4 miliardi (quattro miliardi!!) di truffe legate
ai “bonus”, poi sulla vicenda è calato un ovattato ed omertoso silenzio perché
sotto accusa sarebbero dovute finire leggi mal fatte e/o controlli inesistenti.
Ad
aumentare i prezzi di tutta la filiera v’è poi come sempre “l’effetto
annuncio”.
In altre
parole aumento i prezzi del mio prodotto prima ancora che mi arrivino addosso
gli aumenti altrui, per salvaguardare comunque il mio profitto.
E’ stato il
caso delle compagnie petrolifere con lo scatto dei prezzi dei carburanti alla
pompa, anche quando le riserve erano state acquistate prima degli aumenti
internazionali.
Gli unici
rimasti al palo sono i salari e le pensioni. E’ un momento di grande debolezza
sindacale e la presenza del PD e della estrema sinistra al governo garantisce
tranquillità all’esecutivo, ma il dato è oggettivo e la protesta sarebbe ben
motivata.
In altri
momenti il Paese sarebbe sceso in piazza facendo montare la protesta, invece
adesso tutti zitti e “Non disturbate il manovratore”.
Bloccata a
suo tempo la “scala mobile” proprio per contrastare l’aumento in automatico
delle retribuzioni e delle pensioni, il potere d’acquisto delle famiglie sta
diminuendo in modo concreto e presto se ne vedranno i contraccolpi anche in
termini di consumi.
Ciò
dovrebbe rallentare l’inflazione, ma anche portare ad una stagnazione del
mercato.
Pur in un
sistema di informazioni spesso condizionato dalla politica, leggere che nel
primo trimestre del 2022 le vendite di auto sono crollate di oltre un terzo -
pur rispetto ai dati certamente non esaltanti di un 2021 e 2020 condizionati
dalla pandemia - accende ad esempio un ulteriore segnale di crisi che non può
essere sottovalutato. Se a tutto questo si aggiungono gli effetti indiretti
della guerra in Ucraina è evidente che dei problemi veri fa comodo non
parlarne, ma certamente non si risolvono da soli.
LE VERITA’
C’è una
verità “ufficiale” che va ossequiata e un’altra sotterranea e nascosta.
La vulgata
ufficiale impone di dire che l’Occidente è schierato unanime con l’Ucraina, che
gli USA e la NATO sono i “buoni” gendarmi del mondo, che l’ Europa è unanime al
loro fianco e sfiderà il diabolico Putin anche a costo di passare l’inverno a
pancia vuota e al freddo, sprezzante delle privazioni. In quest’ottica è
delittuoso anche solo ospitare il ministro degli esteri russo in TV (che
ovviamente racconta la sua versione, che non per questo è quella vera) ed è
“provocatorio” lasciarlo parlare, mentre il presidente ucraino in canottiera è
il quotidiano depositario del Verbo.
Se invece
si ascoltano poi con più calma gli esperti, allora affiora pian piano un’altra
lettura dei fatti più critica e diversificata. Quella che accenna alle
incongruenze europee, alle conseguenze energetiche, ai timori di una
escalation, ai rischi di un’Europa perenne “yesgirl” degli USA. Parlo di
esperti veri, di chi le cose le conosce a fondo e da tempo, non dei tuttologi
“alla Covid” dell’ultimo minuto, quelli che straparlano nei talk show spesso
senza alcuna vera esperienza.
In ogni
caso è legittima una pluralità di pensiero, altrimenti diventiamo tutti come
Putin ad impedire il pensiero degli altri e quindi è sempre utile ascoltare
anche i commenti più diversi.
Diventa
però allora cosa aberrante – per esempio – chiedere le dimissioni del sen.
Petrocelli (5 Stelle) da presidente della Commissione Esteri del Senato solo
perché sul tema specifico dell’Ucraina ha un parere diverso dal governo, visto
che finora la Costituzione ha sempre ribadito il concetto che un parlamentare
esercita il proprio ruolo senza vincolo di mandato (ovvero può ragionare di
testa sua).
Vorrei
avere il tempo e lo spazio di proporre ai lettori in rapida successione i
titoli di prima pagina del “Corriere della Sera” di aprile, giorno dopo giorno:
leggeteli uno dopo l’altro e rimarrete stupiti di come interpreta i fatti in
maniera assolutamente monocorde il maggior (e una volta più autorevole)
quotidiano italiano.
DOCUMENTI:
LEGGETE LIMES !
Si parla
tanto di guerra, ma se volete conoscere meglio i fatti della storia leggete il
numero monografico di LIMES “La fine della pace” uscito alcuni giorni fa.
Una
raccolta di opinioni diverse molto documentate ed attente, utili per chi voglia
veramente saperne di più.
BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 860 DEL
29 APRILE 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
Passano i giorni ma dall’Ucraina nessuna sostanziale novità se non
l’impressione che il filtro delle notizie sia piuttosto opaco, mentre aumentano
i pericoli di allargamento del conflitto. Continuo a pensare che sia un
grave errore strategico dotare Zelensky di armi offensive e comincio a
chiedermi se il presidente ucraino rispetti lui stesso i canoni democratici,
visto i suoi atteggiamenti con l’opposizione interna.
Stiamo
comunque facendo una sorta di “guerra per procura” per conto degli USA, ne
subiamo le conseguenze dirette – umane ed economiche – e l’ Europa rischia lo
schianto nonostante il mantra del “Siamo tutti uniti contro quel criminale di
Putin”.
Lo è stato
per il suo attacco insensato all’Ucraina, ma ricordo anche le responsabilità
“occidentali” di questi anni nei confronti della Russia. Prendo atto che
sempre più persone cominciano a farsi seriamente delle domande su questa crisi
e la sua gestione da parte dell’UE, della NATO e degli USA che sembrano fare di
tutto per continuare il conflitto.
E’ intanto
mancata a cento anni di età Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, il
leader missino che ha segnato la giovinezza (allora) per noi militanti della
Destra Nazionale. Anche la sua morte è stata occasione per polemiche idiote.
Polemiche
simili – ma ormai consuete – per la celebrazione del 25 Aprile con la novità di
duri scontri dialettici all’interno dell’ANPI e del sindacato sulla guerra in
Ucraina. A proposito del 25 Aprile pubblico un vecchio scritto di Gianpaolo
Pansa che potrebbe portare ad una riflessione.
ASSURDA ESCALATION DI GUERRA
Ma si vuole
davvero la pace in Ucraina?
E’ un tema
ricorrente e sul quale scrivo da tempo, ma il correre dei giorni mi conferma
che l’Europa e quindi anche l’Italia non dimostrano di avere una seria volontà
di costruire la pace in Ucraina.
La
condizione preliminare è il ritiro immediato “sic et simpliciter” dei russi dai
confini ufficiali del paese? Allora lo si dica allora chiaramente, avendo la
consapevolezza – però – che Putin è indubbiamente l’aggressore, ma ben
difficilmente si ritirerà pacificamente nei propri confini se non dopo una
sconfitta militare che ad oggi appare improbabile e con un serio rischio di
coinvolgimenti mondiali.
Una
soluzione negoziata potrebbe essere il concedere spazio ed autonomia alla minoranza
russa, che però è predominante in alcune parti orientali ucraine. Questa
potrebbe essere forse una credibile base di discussione, ma se il presidente
ucraino si oppone “a prescindere” e l’Europa gli va dietro anziché spingerlo al
dialogo allora torniamo al punto di partenza.
Il problema
è anche dove e come debba intendersi l’autodeterminazione.
Stalin
inserì volutamente nel territorio della repubblica socialista sovietica di
Ucraina zone a prevalenza russa per lingua, religione, tradizioni storiche. Se
si facesse oggi un referendum nel Dombass e in Crimea - controllato e
garantito da osservatori neutrali – e l’esito fosse pro Mosca (come molto
probabile) che farebbe l’Ucraina?
Soprattutto,
cosa succede veramente in quel paese? Da tre mesi ogni giorno vediamo il
premier Zelensky in perenni maniche conte che incita (comprensibilmente) i suoi
connazionali alla resistenza e chiede all’occidente armi di supporto, ma quanti
sanno che il principale partito di opposizione “Per la vita” (43 deputati) il 22
marzo è stato dichiarato illegale e così il blocco di opposizione formato da
altri 11 partiti, mentre altri 26 seggi sono peraltro “vacanti”? Avete mai
sentito di una attività parlamentare a Kiev, un’altra voce rispetto al
presidente?
Sono
tematiche che vengono poco sfiorate dai talk-show quotidiani.
Altra cosa
che non mi convince: come mail Zelensky chiede solo e soltanto armi? Se il
paese è alla fame servirebbero soprattutto cibo, materiale sanitario, plasma,
invece la richiesta è di armi offensive, prontamente fornite dagli USA a colpi
di 700/800 milioni a settimana. Che strana guerra: ci hanno raccontato che i
russi dopo pochi giorni erano a 20 km. dal centro di Kiev, però poi si sono
fermati in tutto il paese e dalla capitale vanno e vengono un po' tutti i
leader mondiali, funzionano le ferrovie e l’aeroporto, la luce elettrica, gli
approvvigionamenti: ma che razza di offensiva ha scatenato Putin? Una follia
strategica visto migliaia di carri armati che - ci è stato detto - hanno invaso
l’Ucraina con colonne fino a 60 km. di lunghezza. Ma i carri armati o sono
riforniti di carburante o si fermano: possibile che i generali russi non ci
hanno pensato? E che fine hanno fatto gli invasori, come mangiano, come si
spostano?
Ci sono
decine di domande che restano senza risposta.
Allo stesso
modo si annunciano per giorni la scoperta di tragiche fosse comuni con migliaia
di cadaveri, poi improvvisamente non ne parla più nessuno: ma i morti c’erano
sul serio, oppure fortunatamente no? Ogni TG parla sempre al condizionale, le
fonti sono incerte se non contraddittorie. Ho l’impressione che l’informazione
sul conflitto sia zoppa, partigiana, poco verificata. Vorrei notizie certe e
documentate, solo allora ci si potrebbe fare una opinione meditata.
ASSUNTA ALMIRANTE: POLEMICHE
ANCHE DA MORTA
E’ morta a
100 anni di età “donna” Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante,
indimenticabile segretario del Movimento Sociale Italiano.
Donna
volitiva, a volte non mi stava molto simpatica perché le sue parole diventavano
involontario strumento polemico della stampa avversaria le strumentalizzava. E’
stata comunque una testimone importante di un’epoca politica ormai passata e
compagna di un leader indiscusso ed unico che ha segnato la mia come
l’esistenza di tanti altri giovani degli anni ’70. Anche da morta ha causato
polemiche a conferma della pochezza degli imbecilli che girano oggi. Grande
bufera sui social, infatti, contro Ettore Rosato (capogruppo di Italia Viva, i
renziani) che ha inviato un telegramma di condoglianze alla famiglia e
tweettato "Con Assunta Almirante scompare una testimone di rilievo
dell'eredità morale e politica del marito Giorgio Almirante e del
Movimento Sociale Italiano". Sull’onda delle polemiche Rosato “cuor di leone”,
accusato di insensibilità antifascista, ha poi cancellato il messaggio.
QUANDO PAGA LA RAI
Un piccolo
fatto di cronaca, ma visto che tocca direttamente un mio amico lo racconto
volentieri ai lettori. Stefano Andrini era un mio collaboratore al dipartimento
esteri di AN che il 6 marzo 2011 era stato etichettato nella trasmissione
“Presa Diretta” su RaiTre di essere non solo un estremista di destra ma un ex
picchiatore, detentore abusivo di armi, un ex naziskin ecc.ecc. Il tutto quando
Andrini era nel frattempo diventato dirigente di un’importante azienda romana e
cui si voleva scopertamente far perdere il posto.
Andrini
querelò la RAI e tenne duro nonostante tutti i tentativi di insabbiamento e
prescrizione finchè con fulminea sentenza (11 anni e 8 mesi di attesa!)
finalmente la Magistratura, con sentenza del tribunale civile di Roma, ha
condannato la Rai al pagamento di 15.000 euro per diffamazione, oltre alle
spese legali.
Andrini ha
la testa dura, tanti nel frattempo avrebbero chiuso la vicenda con la solita
transazione, ma adesso che la Rai ha pagato, perché il conto di una
trasmissione faziosa deve essere messo a carico dei teleutenti? Perché i
responsabili del servizio infame e diffamatorio non dovrebbero pagare in
proprio?
Anche
perché ci raccontano che la RAI esprime il meglio del “servizio pubblico” ?!
25 APRILE: COSA SCRIVEVA GIANPAOLO PANSA
“I vinti
non dimenticano, ho smesso di essere manicheo, di dividere il mondo in due, di
qua i buoni di là i cattivi. La mia pietas verso il genere umano è cresciuta molto.
Ho scoperto che tutti, bianchi, rossi e neri soffriamo nello stesso modo e
spesso senza averlo meritato.
Con il
Partito Comunista Italiano la guerra di liberazione è diventata anche una
guerra rivoluzionaria per la successiva conquista del potere in Italia. Questo
progetto ha autorizzato un succedersi di errori, menzogne, intrighi, soprusi,
delitti e misteri: tutta robaccia occultata da una storiografia succube degli
interessi di quel partito.
Istria,
Dalmazia, Fiume, Pola, Zara, l’esodo di 300.000 persone che non volevano vivere
sotto il comunista Tito, il loro arrivo in Italia tra gli insulti e gli sputi
degli attivisti organizzati dal PCI… Di queste e di tante altre tragedie è
inutile parlare ai “Gendarmi della Memoria”. Loro danno via libera solo ai
ricordi che gli fanno comodo, mentre la Memoria li mette in difficoltà e allora
preferiscono tenerla sotto chiave, zittirla, fingere che non esista. Il
revisionismo è pericoloso, ma la Storia è una talpa che scava. Prima o poi
uscirà fuori la verità, ammesso che si abbia ancora interesse a cercarla”
(Gianpaolo Pansa)
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
ATTENZIONE:
MOLTI LETTORI A VOLTE NON RICEVONO PIU' IL PUNTO. PURTROPPO
OGNI SETTIMANA UN CERTO NUMERO DI INDIRIZZI SI PERDE.
CONTROLLATE CHE IL PUNTO NON SIA FINITO IN SPAM E SE
VOLTE CONTINUARE A RICEVERLO INFORMATEMI, CERCHEREMO DI RIPRENDERE L'INVIO. -
grazie !
IL PUNTO n. 859 DEL
22 APRILE 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto: Continua la
guerra in Ucraina e purtroppo non si vedono vie d’uscita. L’Europa non sembra
capace di mediare né di volere un accordo, anche perché con gli USA e la NATO
si è schierata con Kiev fornendo non solo assistenza umanitaria ma anche armi
sempre più “offensive”.
Non sono in
dubbio le responsabilità di Mosca, ma piuttosto la strategia europea, con la UE
che rischia di rimanere la più colpita dalla guerra non solo per i problemi
legati a milioni di profughi incolpevoli, ma anche per la montante crisi economica
ed energetica (leggete qualche dato) facendo in fondo un gran piacere agli USA
dove a condizionare uno spento Biden sono evidentemente i falchi del Pentagono.
Non è solo
la mia opinione: un sondaggio conferma che questo lo pensano la maggioranza
degli italiani, anche se nessuno – o quasi – osa ammetterlo.
Intanto la
Gran Bretagna chiude ai profughi e agli immigrati, dirottandoli in Ruanda,
mentre in Francia Emmanuel Macron succederà domenica a sé stesso nel
ballottaggio delle “presidenziali”.
Si pone un
problema, che riprenderemo: il presidente francese risponderà comunque ai
propri elettori grazie alla sua elezione diretta, perché invece gli europei
devono essere rappresentati dalla Von der Leyen, che non è stata votata da
nessuno, esattamente come Draghi?
DEFAULT RUSSO, MA ANCHE CRISI EUROPEA
La sempre
gioiosa signora Ursula Von
der Leyen, presidente della Commissione Europea, appare in TV
tutta contenta: “Ci sarà anche il blocco del petrolio nel sesto pacchetto di
sanzioni alla Russia, il fallimento russo è solo questione di tempo!”. Intanto
è di giovedì 21 aprile la notizia che Biden darà altri 800 milioni di dollari
in armi sofisticate USA all’ Ucraina.
Qualcuno
informi la giuliva miss Ursula, diretta esponente dell’asse Berlino-Parigi-Bruxelles,
che se fallisce la Russia l’Europa quantomeno tirerà abbondantemente la cinghia
visto che - a parte il gas, il petrolio, le forniture alimentari e le
conseguenze per aziende che lavorano con la Russia, ora al tracollo - la sola esposizione “italiana” di
Unicredit nei confronti di Mosca è di 7,8 MILIARDI, quella di Intesa-Sanpaolo
di “solo” 5,1 MILIARDI e la stessa BERS (Banca di Ricostruzione Europea) è
esposta per 25 MILIARDI. Conviene così tanto all’Europa – e
soprattutto all’Italia - il fallimento della Russia? Ognuno rifletta da sé, ma
possiamo anche arrivare alla conclusione che con i tiranni, gli antidemocratici
e gli invasori non si fanno affari e tantomeno sconti: da Palazzo Chigi e a
Bruxelles si ripete: “Prima di
tutto viene la democrazia e la libertà, sono principi che non hanno prezzo!”.
Perfetto,
però allora per coerenza sospendiamo anche le forniture di petrolio dall’Arabia Saudita visto che
di democrazia e di libertà (magari anche di quella religiosa…) lì non se ne
parla, e che pure i sauditi fanno la loro bella guerra in Yemen, costata più di
20.000 civili morti ammazzati o sotto le loro bombe, tra l’altro fornite anche
dall’Italia. Vanno allora anche sospese le forniture petrolifere dagli Emirati Arabi, dove non
ci sono nè partiti né elezioni. Stop anche nei rapporti con l’Egitto - visto non
solo il caso Regeni - e lo stesso dovrebbe valere per la Libia (anzi, “le” Libie,
visto che sono in perenne guerra tra loro) che non sono certo esempio di
democrazia. Per far contento Di Maio potremmo insomma avere solo rapporti
con la Cina,
nota campionessa di democrazia, pluralismo, libertà e trasparenza. Povera
Europa…
SONDAGGI SILENZIATI
Pensavo di
essere un pesce fuor d’acqua a chiedere più riflessione sulla presa di
posizione italiana ed europea in Ucraina, ma scopro invece di essere in buona
compagnia. L’agenzia demoscopica Index Research ha elaborato per “Piazza
Pulita” (trasmissione di La 7) un sondaggio sulla guerra. Ci credereste? Alla
data del 13 aprile per il 52,7% degli italiani è controproducente continuare a
fornire armi a Kiev, in quanto ciò allontanerebbe gli sforzi per arrivare alla
pace. Per stoppare il conflitto, il 56,3% ritiene utile che Usa, Cina e grandi
potenze spingano Russia e Ucraina ad un compromesso e non viceversa. Il 45,7%
degli intervistati boccia la gestione della guerra da parte di Biden e della
Nato mentre solo il 35,4% la promuove.
“Il cessate
il fuoco in Ucraina non è stato ancora raggiunto perché gli Usa non hanno
interesse a fare finire le ostilità, anzi, hanno lavorato anni per farle
nascere”: a pensarlo è il 42,7% degli italiani nel sondaggio di
“Termometro Politico” del 12/14 aprile (solo il 39% pensa che la mancata tregua
sia per responsabilità di Putin, il 10% ne dà la colpa a Kiev, il 5,6%
direttamente all’Europa). Quasi un italiano su due preferirebbe che l’Europa
prendesse una posizione diversa da quella degli Stati Uniti.
Visto che
né la Von der Leyen né Draghi sono stati eletti direttamente dai cittadini
italiani od europei, dovrebbero forse anche tener conto di questi punti di
vista.
NONNI FASCISTI
Se il prof. Orsini dichiara su Rai
3 che suo nonno durante il fascismo era un bambino contento scatena un
finimondo, ma anche mio padre mi diceva la stessa cosa e – guarda caso – lo
ripetono o lo ripetevano quelli che erano bambini negli anni ’30, così come
tutti hanno sempre ripetuto che la guerra è stata invece una cosa tremenda e
assurda, oltre che una scelta profondamente sbagliata di un dittatore che ne è
poi stato travolto.
Non vedo
nulla di scandaloso né di demagogico nell’affermare tutto questo, perché
evidentemente è solo la verità.
Demagogico
(e ridicolo) è molto di più chi OGGI è così stupido dal non voler ammettere
queste cose e che approfitta di ogni dichiarazione di chiunque per scatenare
polemiche e per etichettare come “nostalgico” (ma va là!..) chi lo possa anche
solo pensare.
PROFUGHI ILLEGALI? LONDRA LI MANDA IN RUANDA…
“Basta
profughi!” lo sostiene il premier inglese Boris Johnson e il governo britannico ha
infatti tutta l’intenzione di inasprire le proprie politiche sull’immigrazione,
anche con una scelta che appare senza precedenti: trasferire i richiedenti
asilo in Ruanda, indipendentemente dalla loro località di provenienza e prima
ancora di aver preso in esame la motivazione che li ha spinti a fuggire. Londra
pagherà infatti il Ruanda
per fargli accogliere i richiedenti asilo e ha sottoscritto un accordo con
Kigali il 14 aprile u.s. per 120 milioni di sterline.
“Il nostro
paese - ha dichiarato Johnson - non può non può più sostenere un così forte
flusso migratorio: la nostra compassione potrà anche essere infinita, ma la
nostra capacità di aiutare le persone non lo è”. Almeno 5.000 persone hanno
infatti attraversato La Manica illegalmente nel 2022, decisamente troppi per
Londra.
Giusto per
memoria, in Italia l’anno scorso hanno attraversato il canale di Sicilia o sono
stati raccolte da navi di ONG ben 67.040
persone rispetto alle 34.154
del 2021 e alle 11.471
del 2020. (dati ufficiali del Ministero dell’Interno) mentre gli altri sbarchi
clandestini - proprio perché tali - non entrano nel conteggio. Come siamo
bravi! Siamo così bravi che non riusciamo neppure a dirottare una quota di
migranti all’interno della UE verso altri paesi (che pur lo avevano promesso),
né ad ottenere che siano trasferiti almeno quelli raccolti dalle ONG battenti
bandiera tedesca o olandese e “scaricati” in Italia.
Un
clamoroso fallimento per Draghi e l’ intoccabile ministro Lamorgese.
E adesso,
un necessario, caloroso benvenuto ai profughi ucraini.
FRANCIA
Credo
proprio che Emmanuel
Macron succederà a sé stesso domenica al ballottaggio per
l’Eliseo perché Marine Le
Pen ha indubbiamente cercato di rendersi più accattivante
liquidando lo storico “Front National” e fondando il rinnovato “Rassemblement
National”, ma non credo abbia la capacità di raccogliere intorno a sé la
maggioranza dei consensi.
Funziona
sempre così quando in un ballottaggio c’è un candidato considerato schierato
nettamente da una parte e l’altro giudicato più moderato.
Colpisce
che Macron - dopo cinque anni di presidenza - abbia intercettato meno del 20%
complessivo dell’elettorato francese, ma al presidente può bastare anche così.
Certamente
questa volta (il ballottaggio contro i Le Pen padre e figlia sono ormai una
consuetudine d’oltralpe) il divario non sarà di 66 a 33 come nel 2017, ma più
ristretto e comunque resta il fatto che Marine le Pen è stata la più votata -
al primo turno - in 41 dipartimenti francesi su 96.
Contro la
Le Pen giocano ovviamente anche tutti i media, l’Europa, la grande finanza, gli
USA, l’intellighenzia progressista, la sinistra e la magistratura francese. Con
tempismo perfetto la Procura di Parigi ha ampiamente pubblicizzato proprio
pochi giorni fa un’inchiesta relativa alla gestione dei fondi dell’ex partito
della Le Pen partita ben 18 (diciotto!) anni fa. Forse è un record, ma
certamente una provvidenziale (per Macron) “Giustizia a tempo” che mi ricorda
tanto quella di un altro paese vicino alla Francia, quello che come bandiera ha
un tricolore molto simile a quello francese.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 858 DEL 15 APRILE 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Cari
lettori, un numero
in formato molto ridotto per IL PUNTO di questa settimana, solo per augurare a
tutti una Buona Pasqua che sia veramente di resurrezione. E’ un
momento particolarmente triste e difficile per il mondo, l’Europa e l’Italia,
così come per tanti altri paesi dove la guerra, l’egoismo umano, il
disinteresse per il futuro naturale del pianeta spingono a temere un domani
pieno di incognite e difficoltà. Non
riusciamo più a capire dove sia la Verità, le notizie si accavallano tra
violenze e futilità, superficialità e contraddizioni. Sembra che
si sia persi un po' tutti la bussola, forse anche perché mancano certezze e
serietà perfino nell’approccio ai problemi. In questi
momenti così difficili la cosa migliore è allora fermarsi a riflettere, a
parlare un po' di più con noi stessi per cercare un po' di luce dentro e fuori
di noi. Il venerdì
santo è la notte della paura e della tristezza, ma per il credente al buio
segue, deve seguire comunque la luce dell’alba, di un’alba di Resurrezione. Vedere
questa luce e saperla costruire è l’augurio che faccio agli amici che mi
seguono da tanti anni, così come ai lettori più recenti, perchè si deve
“comunque” sperare, bisogna “comunque” impegnarsi, non si può e non si deve
gettare la spugna, magari chiudendoci ancora di più in noi stessi con
menefreghismo e – spesso – troppo egoismo. Ciascuno di
noi è quindi invitato a riflettere per cercare di riscoprire invece in noi
stessi e negli altri valori veri per la nostra vita. La speranza
è di riuscirci - sia come individui che come comunità - idealmente
vicini a chi in questi giorni soffre di più per le devastazioni della guerra,
le ingiustizie, le violenze, le rivalità troppo spesso assurde che dilaniano il
mondo.
BUONA PASQUA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO N. 857
dell’ 8 APRILE 2022 di Marco Zacchera (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it In questi
giorni sono negli USA e da qui le vicende europee sono viste con tutt’altra
prospettiva rispetto all’ Italia. Questo numero de IL PUNTO è quindi un po'
diverso dagli altri, ma ci tenevo a trasmettere ai lettori alcune impressioni
sulla guerra in Ucraina colte dall’ altra parte dell’Atlantico. Note che
trascendono dalle notizie dell’ultimo minuto e che volutamente non si
soffermano sugli orrori e la violenza che ha segnato anche questo conflitto.
Non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’aggressione di Putin, ma cerchiamo
di vedere le cose anche in modo strategico per il futuro dell’Italia e
dell’Europa, non facciamoci confondere da notizie non sempre documentate e
certe, visto che in ogni guerra la verità è spesso manipolata agli interessi di
parte. GLI INTERESSI DI BIDEN A oltre
quaranta giorni dall’inizio del conflitto, qui negli USA le notizie della
guerra in Ucraina tendono a scivolare via velocemente dai titoli di testa dei
TG con gli americani molto più preoccupati per l’inflazione e il costo dei
carburanti che non per il lontano fronte europeo. E’ infatti
molto più commentata la decisione presidenziale di attingere un milione di
barili al giorno dalle riserve strategiche fino alla fine dell’anno pur di
bloccare il prezzo della benzina che era schizzato in molti Stati oltre i 5
dollari al gallone. La mossa ha stabilizzato il prezzo intorno a 4,20 dollari,
equivalenti a 99 centesimi di euro al litro, un prezzo che a noi sembra da
favola, ma per gli americani è comunque uno shock. Un esempio
per sottolineare come la partita Ucraina si giochi negli USA principalmente sul
fronte interno sostenuto da una borsa dove corrono soprattutto i titoli legati
alla difesa, grande business americano di cui in Europa si parla pochissimo. L’opinione
pubblica guarda preoccupata al prezzo della benzina, ma anche perché deve
prende atto che l’inflazione ufficiale, già prima della guerra, era salita al
7,9%, record negativo dal 1982, mentre la Federal Reserve pompa quotidianamente
nel sistema una somma imponente di liquidità (si parla di 300 miliardi di euro
al mese, ovvero in un solo mese tutti i fondi italiani del PNRR) per sostenere
i consumi e – indirettamente – le traballanti fortune di Biden chiamato a
novembre ad un difficile turno elettorale. Dietro il
paravento degli aspetti politici ed umanitari del conflitto, gli USA si stanno
indebitando sempre di più, ma grazie alla loro rafforzata leadership
economico-finanziaria, scaricano una parte dei propri guai sull’Euro e le alte
economie straniere con il dollaro che comunque si e rafforzato confermandosi
come valuta centrale del mondo. “Combatteremo
la guerra in Ucraina fino all’ultimo europeo” E’ uno slogan ipotetico, ma che
rende l’idea: l’America vende armi, tiene alta la tensione, fa i propri affari
e scarica rischi, profughi e “danni collaterali” sugli alleati e le loro
economie. Dopo
l’abbandono dell’Afghanistan che ha significato una figuraccia immensa per la
Casa Bianca, l’amministrazione Biden sta puntando tutto su un rilancio
economico interno nel tentativo di affrontare al meglio il voto di novembre. Di
qui la necessità di tenere basso il costo del denaro offrendo liquidità delle
famiglie (si stanno ripetendo le situazioni pre-2008, quando esplose la bolla
dei mutui sugli immobili che come un terremoto sconvolse l’economia del mondo)
e puntando a nuovi posti di lavoro. Il prezzo da pagare è un aumento
astronomico della liquidità circolante che genera inflazione, ma accettabile se
appunto viene parzialmente “spalmata” all’estero nel momento in cui la guerra
indebolisce soprattutto le cncorrenti economie europee. Parliamoci
chiaro: l’America non risente economicamente del conflitto, non impiega propri
uomini in prima linea, non ospiterà una quota significativa di profughi, ma ha
tutto l’interesse a mantenere alta la pressione perché controllerà sempre di
più le fonti energetiche mentre fa grandi affari in campo militare anche in
Europa. La
Germania, per esempio, ha acquistato nelle scorse settimane nuovi armamenti USA
nel quadro di un piano di rinnovamento delle sue forze armate con un budget di
100 miliardi di Euro. Applaudono Lockheed, Martin, Raytheon, General Dynamics,
Boeing e Northrop Grumman, i giganti della difesa USA sempre in prima fila –
guarda caso - a sostenere Biden. Soprattutto,
sul piano strategico, gli USA al di là delle dichiarazioni ufficiali sono ben
contenti del solco profondo che la guerra in Ucraina sta creando tra UE e
Russia che - ove fossero invece paesi tra loro alleati -potrebbero insieme
diventare un formidabile antagonista all’America. Un’Europa
debole dal punto di vista energetico è poi un’altra manna per Washington che
invierà gas – così almeno è stato promesso – ma ad ottimi prezzi (per gli USA)
mentre la sospensione dei lavori per il gasdotto Nord Stream 2 chiuderà per
anni i rubinetti ad Est per un’Europa affamata di energia: la quadratura di un
cerchio perfetto in cui l’UE è però la parte perdente. Anche se si
pone l’accento soprattutto sulle tematiche umanitarie per giustificare la
reazione all’attacco di Putin, di fatto la crisi ucraina sta quindi diventando
un formidabile mezzo per gli Stati Uniti per controllare in modo economicamente
e militarmente molto più forte un’Europa divisa su molti aspetti e già
zoppicante per aver perso la Gran Bretagna. Si spiegano
così anche alcune mosse di Biden che sembrerebbero scriteriate, se davvero alla
Casa Bianca ci fosse una concreta volontà di costruire la pace. Se vuoi la pace
non provochi e insulti gli avversari, non spingi per esasperarli quando sai che
buona parte delle forze armate russe non sono (ancora) coinvolte in Ucraina.
Soprattutto rifletti prima di armare l’Ucraina perpetuando il conflitto e
insisti invece per una mediazione credibile mentre – anche sulle sanzioni –
cerchi di non scegliere quelle che danneggiano soprattutto gli alleati europei,
come invece è stato fatto. E l’Europa,
l’Italia, Draghi? Ho l’impressione che (a parte tutti i consueti appelli alla
pace, democrazia, libertà, diritti umani ecc.ecc.) una volta di più a
Bruxelles comandino quelle lobby che non sono sempre dalla parte dei comuni
cittadini europei. Conta soprattutto il business, così dopo il Covid ora si
guadagna con la guerra: ieri si speculava sui vaccini venduti a prezzi
esorbitanti senza controlli sui contratti (dopo due anni i contratti pubblici
europei con le americane Pfizer e Moderna per centinaia di milioni di dosi e
miliardi di euro sono ancor segreti!), oggi si permettono aumenti dei costi
energetici che uccidono l’economia europea, ma portano profitti scandalosi alle
multinazionali. Quanti riflettono anche su questi aspetti, quali media ne parlano?
Spero che qualche italiano in più cominci a farsi delle domande.
Buona settimana a
tutti
……
Marco Zacchera IL PUNTO n. 856 del
1 APRILE 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario:
Prima il COVID poi la guerra in Ucraina: l’attenzione di tutti è concentrata
sempre su alcuni temi monopolizzanti, ma anche altre problematiche non
dovrebbero essere dimenticate. In campo
politico, per esempio, eletto Mattarella tutto è caduto sotto silenzio per il
CENTRO-DESTRA che sembra incapace di darsi una linea comune, ma le elezioni si
avvicinano. Tornando
invece all’attualità del conflitto ucraino, una lettura dei dati sulla SPESA
PER GLI ARMAMENTI nel mondo imporrebbe almeno una riflessione e credo
giustifichi pienamente la posizione di PAPA FRANCESCO che insiste a considerare
la guerra una follia. Notate: il Papa viene citato dai media e invitato in TV
quando parla in termini “umanitari”, di immigrazione ecc. perché fa molto
“progressista” ma se - come nei giorni scorsi - chiama i governi ad un freno
delle spese militari allora viene di fatto censurato perché evidentemente dà
fastidio a chi campa sulle guerre e ad una sinistra che dal “pacifismo”
antiamericano si è convertita al pro-militarismo anti russo, anche se quasi
nessuno sembra volerlo notare. Intanto passano i mesi e non si conoscono
ancora le priorità del PNRR, mentre Draghi punta sull’extra-deficit per tirare
a campare. C’ERA UNA VOLTA IL CENTRO DESTRA.... La data non
si sa ancora e della questione non ne parla nessuno, ma tra il 15 aprile (data
ormai impossibile) e il 15 giugno si andrà a votare in 977 comuni italiani tra
cui 26 capoluoghi di provincia e 143 comuni oltre i 15.000 abitanti. Nella
stessa giornata si dovrebbe (forse) votare anche per i referendum sulla
giustizia promossi da Lega e Radicali. Si voterà
in città importanti da Palermo a Padova, da L’Aquila a Verona, da Taranto a
tutti i capoluoghi del sud del Piemonte, da Messina a Genova. Un test
elettorale di milioni di elettori a meno di un anno dalle elezioni politiche ma
che per ora sta passando sotto traccia. Nel
centro-destra tutto tace ed è significativo perchè – reduce dalla infausta
tornata delle amministrative dell’autunno 2021 e dalla sconfitta alle
“supplettive” di Roma – l’alleanza dovrebbe in qualche modo prepararsi a
un turno elettorale che si preannuncia molto divisivo e a rischio di nuovi
disastri, complice - una volta di più – la superficialità ed il
disinteresse dei leader che vanno avanti ciascuno per conto proprio, al più
incontrandosi solo al “quasi-matrimonio” di Berlusconi, cui però era invitato
soltanto il “fido” Matteo Salvini, quasi come una incoronazione di potenziale
successione all’onnipresente ed inossidabile (anche se per molti decisamente
patetico) Silvio Berlusconi. Pare che la
Meloni e Salvini non si sentano dal 28 gennaio quando – improvvido –
l’ascensore del leader della Lega “salto” il quinto piano del palazzo dei
gruppi a Montecitorio, là dove era atteso (invano) da Giorgia Meloni per
concordare le mosse. Era il
giorno in cui si doveva decidere sul Mattarella-bis e che finì come si sa,
compreso il siluramento (ed affondamento) politico di una alleanza di
centro-destra che per la partita Quirinale era partita con i favori del
pronostico. Da allora
le tensioni tra i gruppi sono aumentate con scortesie collaterali: le reti
Mediaset (“indipendenti”?!) hanno di fatto cancellato le presenze di esponenti
di Fratelli d’Italia, la Meloni non è stata invitata al “quasi matrimonio” di
Berlusconi e soprattutto in periferia è in corso una serrata guerra di
posizioni che in vista di elezioni amministrative non promettono
mai nulla di buono. E pensare
che la guerra in Ucraina era stata occasione di un forzato riavvicinamento di
FdI al governo, occasione che sta evaporando anche per le difficoltà di Draghi
a chiudere in maniera soddisfacente il “pacchetto energia” dando spazio alle
proteste dell’opposizione per il perdurante caro carburanti. Colpisce
questa mancanza di volontà a correre insieme, pur ripetendo il mantra che una
alleanza “naturale” ci sarebbe nei fatti. La realtà è ben diversa ed anche
questi atteggiamenti fanno pensare che salgano le quotazioni di un nuovo
sistema elettorale proporzionale dove la visibilità dei singoli
partiti sarebbe il “valore aggiunto” che ciascuno, alla fine, narcisisticamente
attribuisce a sé stesso. In un
momento in cui la sinistra è profondamente divisa il centro-destra non solo
sembra incapace di riannodare i propri nodi, ma permette a Letta di ricucire
tra i suoi e il M5S: una “grazia ricevuta” di impensabile valore. NUMERI TERRIBILI (CHE NON TORNANO) La Camera
ha approvato a grande maggioranza un ordine del giorno che impegna il governo
ad "avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il 2% del Pil”.
Passando in pratica dai 25
miliardi l'anno attuali a 38 miliardi l'anno. Stando all’
ANSA, i 27 Paesi dell’Ue, - secondo i dati del SIPRI di Stoccolma, uno dei più
accreditati ed indipendenti istituti mondiali di analisi - già oggi spendono 233 miliardi di dollari all’anno
in spese per armamenti, più del triplo di quanto spende la Russia. Gli Stati
Uniti (un altro paese NATO) sono in testa in termini di spesa con oltre 766
miliardi di dollari, che rappresentano il 3.74% del loro PIL: da soli gli USA
spenderebbero oggi più di UNDICI VOLTE rispetto alla Russia. Anche la
Cina spende di più che nel passato: +76% nel decennio 2011-20, come India e
Russia. Mosca è cresciuta costantemente fino al 2016, ha investito molto
negli ultimi tre anni, raggiungendo ad una spesa stimata di 67 miliardi di dollari,
comunque meno di un decimo degli USA E’ “SOLO” TRE VOLTE L’ITALIA. L’Ucraina si
trovava al 34esimo posto mondiale, con quasi 6 miliardi. Un valore che
significa il 4.13% del suo GDP nazionale. Il suo trend di spesa è in crescita:
10 anni fa la spesa era di poco più di due miliardi, ma Kiev prima della guerra
spendeva comunque un decimo rispetto alla Russia. In termini
complessivi La Nato (USA compresi) spende complessivamente circa
1.103 miliardi di dollari, pari
al 56% della spesa militare globale. Tra i primi 15 Paesi per spesa militare
nel mondo, sei sono membri della Nato: L'Italia rimane nella top 5 europea
per spesa e all’undicesima posizione globale. Quindi
Mosca spende “solo” 67 MILIARDI e la NATO ben 1.103 MILIARDI: 18 VOLTE PIU’ DELLA RUSSIA. O i numeri
sono sballati o Putin è un suicida a mettersi contro la NATO, oppure (terza
ipotesi, da non scartare) la NATO spende male i suoi soldi, ma allora - prima
di aumentarli - andrebbe verificato se non sia il caso di spenderli meglio,
ammesso che ci sia un “meglio” nelle spese militari. Un aspetto
che andrebbe verificato anche per le spese militari italiane. Sono
argomenti che però danno fastidio: dopo decenni di input e proclami pacifisti –
soprattutto se si dovevano criticare gli USA – ora siamo al corto/contro
circuito informativo: perfino se Papa Francesco dà dei “folli” ai governanti
(compresi quelli europei) per queste spese eccessive viene di fatto censurato.
Chissà se qualche italiano si renderà conto che anche questo è un chiaro
indizio di assoluto controllo dell’informazione, oltre a sottolineare quanto
meno importante sia diventata la Chiesa - rispetto a solo qualche decennio fa -
nella sua capacità di influenzare le scelte politiche dei governi. Pensate se
l’umanità destinasse queste somme - anziché per potenzialmente uccidersi a
vicenda - a migliorare invece le condizioni del pianeta e di chi ci abita… NOTIZIE DEL PNRR ? Non riesco
a capire quali siano le CONCRETE priorità dei miliardi spesi e da spendere per
il PNRR, argomento che è totalmente sparito dai radar dell’informazione.
Possibile che gli italiani non abbiamo il diritto di conoscere chiaramente
quali siano i principali obiettivi da raggiungere e quali le opere pubbliche
prioritarie? Probabile che l’Europa rimanderà tempi e procedure per l’emergenza
ucraina, oltre che allargare i margini dei deficit pubblici, ma un po' più di
chiarezza mi sembra comunque indispensabile.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO
n. 855 del 25 MARZO 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: Ma
gli attori in campo vogliono VERAMENTE la pace in Ucraina? Putin è
l’aggressore, ma BIDEN e ZELENSKY come si stanno comportando? Se devi
trattare con Putin non devi provocarlo come ha fatto Biden, altrimenti è ovvio
che insisterà nella sua aggressione. Ma quanto “vale” davvero Biden?
Questo è il dubbio che deve porsi il mondo e soprattutto l’Europa che si trova
in prima fila in un conflitto molto pericoloso e per il quale continuo a
pensare che l’Italia NON debba armare l’Ucraina. Intanto dobbiamo prendere atto
che l’informazione di guerra non coincide spesso con la verità che viene così
manipolata, mentre il vero dramma sono i milioni di persone inermi che si
trovano coinvolte nel conflitto. Credo che le parole del Papa siano
illuminanti: forse andrebbero almeno lette e meditate / In AFGHANISTAN intanto
i talebani (nonostante le promesse) hanno ufficialmente vietato l’accesso a
scuole medie e università alle ragazze: l’oscurantismo islamico è un nuovo
medioevo che avanza, ma al mondo questo non interessa. MA BIDEN (E ZELENSKY) VOGLIONO DAVVERO LA PACE? Che Putin sia colpevole
dell'aggressione ed invasione dell'Ucraina è fuori di dubbio, ma se il
presidente degli USA Joe
Buden lo definisce ufficialmente in TV "Criminale di
guerra, dittatore assassino e delinquente" significa che la stessa Casa
Bianca non vuole costruire la pace, perché provocare l'avversario - per
colpevole che sia - significa solo voler alimentare una sua reazione che,
conoscendo Putin, non potrà che essere violenta. Ma Joe
Biden è davvero in grado di comandare la più grande nazione del mondo (ammesso
lo sia ancora)? Oppure è un vecchietto un pò stordito che deve leggere ogni
riga che gli mettono davanti perché incapace di un pensiero proprio, così come
deve assolutamente guardare fisso il "gobbo" che sta dietro ad ogni
sua telecamera TV per lo stesso motivo? O è diventato semplicemente un
burattino nelle mani di chi anche negli USA vuole moltiplicare gli effetti
della guerra che - come sempre - permette di fare ottimi affari, soprattutto se
a rischiare e ad andare in crisi è soprattutto l’Europa? Comportandosi
in modo così sprovveduto temo che Biden non sia un portatore di pace, forse
perchè - facendo la voce grossa – spera di far dimenticare al mondo le
porcherie che suo figlio ha combinato in Ucraina o, più semplicemente, è alla
disperata ricerca di consensi in vista del voto americano di mezzo termine che
a novembre rischia di polverizzarlo. Di sicuro è un personaggio non all'altezza
del ruolo nonostante gli osanna (sempre più forzati) di tutti i progressisti
del mondo. Immaginate
per un attimo se a provocare così Putin fosse stato Trump: minimo sarebbe
stato indicato come un ignorante in politica estera, provocatore e
guerrafondaio. Ma Biden è "democratico" e - come i suoi mentori Obama
e Clinton - deve essere accompagnato sempre dal plauso preventivo e
preconcetto, anche se sembra sempre di più un vecchietto sostanzialmente
incapace di affrontare le responsabilità del suo ruolo. L’INFORMAZIONE E LA VERITA’ Ho
l’impressione, riguardo alla guerra in Ucraina, che spesso ci sfugga la verità
per finire nella propaganda. Giorno per giorno appaiono (e spariscono) numeri
inverosimili, seguono smentite spesso altrettanto inverosimili o minacce
catastrofiche che poi (per fortuna) vengono ridimensionate. Ma soprattutto ci
sono troppi silenzi, omissioni, commenti pilotati. I “vecchi del mestiere”
(come Tony Capuozzo) sono molto più cauti nelle loro analisi rispetto alla
legione dei nuovi “esperti” che hanno conquistato le prime file nei talk-show
rubando il posto a quelli del Covid. Le
responsabilità di una invasione sono chiare, ma chi stia lavorando veramente
per la pace è molto meno chiaro, così come anche tra i “buoni” ci sono cose che
non mi quadrano. Zelensky, per esempio, ottiene una “standing ovation” a
Montecitorio dopo aver messo fuori legge solo poche ore prima 12 partiti di
opposizione tutti dichiarati “filorussi”: qualcuno l’ha notato e si è posto
qualche domanda? La realtà è
che forse la verità ha molte facce, angolazioni, giudizi diversi ed è
soprattutto molto più complicata, così come la storia dell’Ucraina che
geograficamente è una “fusione a freddo” di genti molto diverse tra loro. Continuo
personalmente a pensare che sia un errore armare l’Ucraina, che l’Italia e
l’Europa dovrebbero continuare concretamente ad aiutare dal punto di vista
umanitario ma NON inviare armi, anche perché è contraddittorio o perlomeno
curioso esporre poi le bandiere della pace. La scusa
per bombardare Hiroshima fu che era l’unico mezzo per costringere il Giappone
alla resa, altrimenti avrebbe resistito ancora per mesi con grandi perdite di
vite umane, ma ad oggi la Russia ha dispiegato in Ucraina solo una parte della
sua forza: se armiamo e rafforziamo l’avversario sarà una continua escalation
senza mai arrivare ad un armistizio con morti e disastri da ambo le parti. Solo
la diplomazia può portare ad una tregua: se le “condizioni minime” chieste da
Putin sono ragionevoli e l’Ucraina può essere garantita dall’ Occidente nella
sua sovranità, perché non spingere su queste basi? Questo è il punto che va
affrontato, ma se si spara soltanto non si ragiona, mai. Io non
conto nulla, ma proprio ieri il Papa
ha detto: «La vera risposta» alla guerra non sono altri armamenti, altre
sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un'altra impostazione, un modo
diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti». Il Papa si è
«vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a
spendere il 2 per cento del Pil per l'acquisto di armi come risposta a questo
che sta accadendo, pazzi!». Per il Pontefice è «ormai evidente che la buona
politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e
sopraffazione, no, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e
della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo
negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo, penso che per
quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere
quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il
frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta
geopolitica». “La storia degli ultimi settant'anni lo dimostra – ha osservato
Bergoglio - guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo
nella “terza guerra mondiale a pezzetti”, un po' dappertutto, fino ad arrivare
a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero». Ma il
«problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno
“scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a
danno degli altri." AMEN Con una
decisione a sorpresa – ma in fondo prevedibile – e violando gli accordi
sottoscritti a Doha con gli USA la leadership dei talebani che dall’agosto 2021
ha ripreso il controllo dell’Afghanistan ha deciso di non ammettere più le
ragazze a scuola dopo i 10 anni di età, senza comunicare se e quando il divieto
verrà mai revocato. Da quando
hanno preso il potere i talebani la maggior parte degli istituti e le
università erano già di fatto vietate a donne e ragazze, ora il divieto è
totale ed ufficiale. L’Alto
Commissario Onu per i diritti umani, la cilena Michelle Bachelet, ha espresso
la sua «profonda frustrazione e delusione… ecc.ecc.» E’
immaginabile quanto gliene freghi ai talebani della “frustrazione” della
signora Bachelet, ma tanto il mondo è distratto e i diritte delle donne afghane
non sono più - da tempo - argomento da trattare in TV. RICORDATEVI CHE... se non
ricevete più il Punto contattatemi: ogni settimana "spariscono" molti
indirizzi dagli invii effettivi che finiscono in spam o inavvertitamente
respinti, ma non posso saperlo preventivamente. Grazie anche a chi mi segnala
gli indirizzi mail di potenziali nuovi lettori.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 854 del
18 MARZO 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario:
Troppe altre guerre dimenticate – Il governo “scopre” (in ritardo) le
speculazioni sul prezzo dei carburanti, ma intanto recupera somme enormi ai
danni dei consumatori alimentando l’inflazione e non ha il coraggio di imporre
un calmiere – Due incredibili storie di epurazioni (cretine) nel nome
dell’antifascismo – storia in TV. GUERRE No, non vi
parlo di Ucraina perché ne parlano tutti. Prima era il Covid a monopolizzare le
informazioni, ora si parla solo del conflitto, in un tragico talk show
quotidiano. Guerre?
Come il Covid è improvvisamente sparito dai media, così abbiamo dimenticato
tutte le altre guerre che purtroppo impestano il mondo. Nessuno
parla più di Afghanistan, velocemente cancellato dopo la maxi-figuraccia USA ed
occidentale, ma dove si continua a morire. Sparite totalmente dall’attenzione
le donne afghane: “Non vi dimenticheremo” era stato detto loro e invece
centinaia di ex giudici donne ed ex giornaliste sono sparite nel nulla, milioni
di donne sono tornate al medioevo e neppure l’8 marzo sono state ricordate.
Vivono nascoste, forse morte, forse fuggite: nessuno lo sa, nessuno ci informa.
Così come sul destino dei circa 4.000 collaboratori afghani della nostra
missione militare che dovevano essere “salvati”: partito l’ultimo aereo ad
agosto non si è più visto né sentito nessuno. Spariti
(anzi, mai apparsi) i video sui disastri della guerra saudita in Yemen
(conflitto benedetto dagli USA e combattuto anche con armi italiane), come
"no news" dalla Somalia dove si muore da anni, dalla Birmania, dal
Corno d’Africa, dal Sud-Sudan e da una incredibile serie di paesi – dall’Egitto
all’Iran, dalla Cina a Cuba – dove i diritti umani sono negati. Guerre dimenticate,
senza “appeal”. In che
tragedia di mondo stiamo vivendo! PETROLIO TRA PREZZI E SPECULAZIONE Considero
Mario Draghi come un premier autorevole, ma ho l’impressione che “Supermario”
sia molto, troppo attento agli interessi delle grandi multinazionali prima ancora
di considerare i loro effetti per i comuni cittadini italiani. Prima gli
interessi delle case farmaceutiche che si sono gonfiate con i profitti Covid
senza lo straccio di un calmiere europeo, poi il tappeto rosso alle banche che
hanno fregato milioni di risparmiatori, adesso i prezzi petroliferi sui quali
si sta intervenendo con grandi ritardi e dopo aver permesso profitti
scandalosi. Ne avevo
scritto la settimana scorsa, colpito dai silenzi ufficiali e proprio il giorno
dopo si è svegliato il ministro Cingolani che ha parlato di speculazioni,
truffe, extraprofitti, manco avesse letto “Il Punto”. Comunque Cingolani è un
ministro davvero sconcertante dichiarando pubblicamente : “Non capisco come ciò
sia possibile”. Il signor
ministro non capisce?! Si chiama speculazione, quella che arriva puntuale
quando un governo interviene con lentezza, permettendo utili stratosferici alle
multinazionali senza scrupoli ma anche alle aziende para-pubbliche che pur
dovrebbero fare gli interessi dei cittadini. Servono poco
i viaggi di Di Maio in Algeria a implorare gas se la nostra diplomazia e quella
europea non riescono a convincere i paesi del Golfo ad aumentare
significativamente la produzione. Paesi arabi che ringraziano Putin per
l’enorme regalo portato loro dalla guerra in Ucraina e non è un caso che gli
Emirati Arabi si siano astenuti anche in sede di votazioni ONU a condannare la
Russia. L’altro
aspetto emblematico (e speculativo) è che i prezzi sono schizzati non appena
USA e Gran Bretagna hanno parlato di embargo alla Russia. Facile per questi due
paesi parlarne perché hanno una quasi assoluta indipendenza estrattiva rispetto
a Putin, ma lasciando nei guai tutti gli altri, ad iniziare dai paesi europei.
Il problema
è acuito anche dalla ipocrisia del nostro governo: il costo del petrolio incide
per circa il 35% sul prezzo alla pompa, le altre componenti fiscali, IVA e
accise superano invece il 50% e – soprattutto – viene oggi raffinato petrolio
che non è stato acquistato agli attuali prezzi correnti, ma stoccato a prezzi
molto inferiori, senza contare che tutte le imprese petrolifere si assicurano
forniture a prezzi calmierati o sono contro-assicurate rispetto alle
fluttuazioni del mercato. Per avere
un’idea dell’imponenza delle speculazioni che Cingolani “non capisce” basta
guardare al 2013-2014 quando vi fu una fiammata mondiale dei prezzi
petroliferi. Il 16
giugno 2014 il prezzo di greggio al barile raggiungeva il prezzo-record di
112,83 dollari, prezzo che oggi – dopo una settimana di alternanti diminuzioni,
ma non se ne è accorto quasi nessuno – è intorno ai 100 dollari, ma con un
prezzo medio alla pompa (fonte ministeriale del 16 marzo) di 2,18 euro al
litro, mentre nel 2014 la benzina toccò il prezzo-record medio di soli 1,72
euro al litro. Una differenza alla pompa di quasi mezzo euro frutto di pura
e semplice speculazione che infatti – appena si è cominciato a parlarne – per
incanto si è “raffreddata”. Comunque,
se rispetto a 3 mesi fa oggi il prezzo del greggio è aumentato del 30%
significa che alla pompa il prezzo della benzina dovrebbe essere aumentato di
non più del 10% (un terzo del 35% di incidenza del costo del greggio sul prezzo
alla pompa) a parità di “guadagno” dello stato. I
carburanti sono però aumentati molto di più e la differenza è tutto maggior
profitto della “catena”, dove però per oltre il 50% la catena si chiama
“Stato”. Lo Stato
sta quindi generando inflazione che erode i risparmi e gli stipendi
“guadagnando” molto dai rincari, oltre agli strabilianti profitti di aziende
para-pubbliche come ENEL ed ENI. Si parlava di tassare almeno questi
extra-profitti, ma poi tutto è evaporato e non è certo una risposta rateizzare
le bollette (che prima o poi vanno comunque pagate) o ridurre di un poco le
accise, visti gli extra margini. Lo stesso
vale per gli aumenti dell’energia elettrica che per quasi il 40% è fornita da
energia rinnovabile che non ha avuto aumenti di prezzo, eppure con la scusa
dell'aumento del prezzo del gas tra IVA, accise e balzelli vari le bollette
sono più che raddoppiate. Se lo
stesso governo ha imposto lo stato di emergenza, Mario Draghi deve ora
dimostrare coraggio e coerenza imponendo prezzi equi e controllati per energia
e carburanti. D'altronde
non c’è libera concorrenza se di fatto un cartello di produttori (e
raffinatori) fissa i prezzi a proprio piacimento, in un reciproco interesse di
pochi e nel disinteresse delle inutili Autority pubbliche. Draghi dimostri
insomma la sua autorevolezza ed indipendenza da quei grandi gruppi economici
che troppo spesso si delineando alle sue spalle e che sembrano dettare le
regole del gioco con il compiacente placet di Bruxelles. IDIOZIE ED EPURAZIONI Nel centenario
della traslazione del Milite Ignoto al Vittoriano, il comune di Guidonia
Montecelio (Roma) aveva deciso di intitolare una via a Maria Bergamas,
friulana, la madre che cento anni fa scelse ad Aquileia l’ignota salma del
caduto che oggi riposa all’Altare della Patria, simbolo di tutte le madri che
avevano perso i loro figli nella prima guerra mondiale. “Contrordine
compagni”: la giunta PD-M5S ha ora innestato infatti la marcia indietro avendo
“scoperto” che la signora in questione sarebbe poi stata “fascista”.
Attenzione, la Bergamas non ebbe mai nessun incarico, nessun ruolo, nessuna
nomina, ma “di fatto” - sostiene ora la giunta della cittadina laziale -
divenne “un emblema fascista” e quindi va epurata. Ipocrisia,
soprattutto facendo notare che il comune di Guidonia – che oggi ha 86.000
abitanti - è stato fondato il 15 dicembre 1935 proprio per volontà del Duce, in
ricordo del generale dell’aeronautica Alessandro
Guidoni, dopo imponenti lavori idraulici che debellarono la
malaria che colpiva quella zona. Ma si sa, anche le bonifiche del
ventennio erano conquiste antifasciste. In questa
gara epurativa anche il governo, in settimana, ci ha messo del suo. Il
segretario nazionale di Sinistra Italiana, on. Nicola Fratoianni, ha infatti pure lui
“scoperto” che un aereo dell’aeronautica militare – udite udite! – è tuttora
intitolato ad Italo Balbo
chiedendo di epurarne il nome. Il Ministro della Difesa, rispondendo a
Montecitorio ad una sua interrogazione, ha comunicato che si procederà
prontamente in tal senso. Invano
andrebbe ricordato che Italo Balbo fu il fondatore - di fatto - della nostra
aeronautica moderna (e fu il primo ministro dell’aeronautica), quello che per
primo volò in formazione per mezzo mondo con i suoi idrovolanti conquistando
popolarità per l'Italia e record ineguagliati: siccome tutto è ipocrisia, la
Memoria deve essere oggi una cosa negata. Forse
Fratoianni non sa neppure non solo che Italo Balbo era contrario alla
guerra a fianco della Germania, ma soprattutto che fu l’unico gerarca ad
opporsi alle leggi razziali come risulta dal verbale della riunione del Gran
Consiglio del fascismo nella seduta del 6 ottobre 1938, morendo poi alla guida
del suo aereo nei primi giorni di guerra, colpito (per effettivo errore?) dalla
contraerea italiana in Libia. STORIA IN TV Alcuni
lettori mi chiedono come sia possibile ascoltare le mie settimanali
chiacchierate di storia locale su VCO-AZZURRA TV. Ricordato che sono visibili
(canale 853 e altri) il venerdì alle 22 con replica il sabato alle 13.30 –
14.30 – 17.30 e il martedì alle 12, ricordo che le puntate restano poi sempre
visibili sul sito di VCOAZZURRA TV - You Tube.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 853 del
11 MARZO 2022 di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: UCRAINA:
Non credo che sia una buona idea che l’Italia (e l’Europa) “armino” l’Ucraina,
il rischio è di allungare la guerra. Bisogna piuttosto garantire l’Ucraina
imponendo la sua neutralità: la guerra diplomatica si vince cedendo
reciprocamente qualcosa, altrimenti la guerra continuerà. PETROLIO: i
prezzi volano, ma soprattutto volano profitti e la speculazione visto che
il greggio per gasolio e benzina venduti oggi sono stati acquistati a
prezzi molto più bassi nei mesi scorsi, eppure il governo non interviene con
ripercussioni pesanti su inflazione, automobilisti, autotrasportatori,
pescherecci. Una volta di più a guadagnare sono le grandi compagnie del settore
che stanno facendo profitti immorali ed inauditi. MEZZOBUSTI: Spariti da un
giorno all’altro medici ed esperti virologi, infettivologi, cattedratici ed
affini tutti espertissimi a litigare parlando di COVID è adesso l’ora dei
generali: in Italia ne abbiamo 485 in servizio, quindi c’è un teleschermo per
tutti. Infine un ricordo di ANTONIO MARTINO, persona e seria e soprattutto
competente. L’ITALIA
FORNISCE ARMI? UN ERRORE STRATEGICO Non credo
che l’Italia compia una buona mossa strategica contribuendo ad armare l’Ucraina
e – oltre ad accogliere i profughi e ad aiuti umanitari – credo
sarebbe meglio inviare aiuti militari solo di carattere difensivo. Non è dando
forza militare a Kiev che si avvicina la pace, anzi, se illudiamo l’Ucraina di
difenderla militarmente si sentirà più forte per combattere i russi e sarà
sempre più difficile trovare un accordo. Sia ben
chiaro che è Putin l’aggressore ed il responsabile principale della crisi, ma
ora serve una tregua, un armistizio, una reciproca serie di garanzie, non altre
armi da impegnare sul terreno. Aiutare
l’Ucraina significa per esempio inviare cibo e materiale sanitario, ma anche
“militare” di difesa passiva (giubbotti, tecnologia difensiva, tende, ospedali
da campo, cucine, mezzi di trasporto) ma NON materiale bellico o munizioni e
non tanto o non solo per ragioni costituzionali, ma perché in questo modo la
guerra sul terreno rischia di allungarsi. A questo
proposito non mi piace l’equivoca posizione di Biden che fa il “furbo”. Vende
armi e lancia proclami, ma per gli USA conta poco l’embargo energetico russo
visto che vale meno del 10% dei loro consumi, per noi è ben diverso con punte
del 43% delle forniture di gas. Così come l’economia USA non commercia con la
Russia mentre per l’Europa è un partner importante e interi settori italiani
(dalla moda ai mobili, dalla alta gamma agli elettrodomestici) sono in crisi
per l’embargo. Per uscire
dalla crisi ucraina servirebbe piuttosto un colpo di scena: per esempio offrire
alla Russia la possibilità di nuovamente bussare in Europa. Detto così
può sembrare assurdo mentre i tank girano per Kiev, eppure sarebbe la logica
conclusione di un conflitto atroce ed assurdo, ma che sta mettendo a nudo anche
tutte le contraddizioni interne al regime di Putin dove la credibilità del
leader penso stia crollando di pari passo all’impantanarsi della situazione. Un’ Ucraina
garantita nella sua neutralità dalla UE, una ampia autonomia alla parte
russofila del paese con una striscia di sicurezza tra le parti, il libero
accesso russo alla Crimea (com’è già) e - in cambio del ritiro delle forze
russe in modo almeno progressivo – anche una immediata apertura europea proprio
al “nemico” del Cremlino, ovviamente obbligandolo ad alcuni passi-chiave non
solo sulla via della pace, ma anche dell’accettazione dei principi europei di democrazia
e pluralismo. Impossibile?
E perché mai? Entrambe le
parti avrebbero solo da guadagnaci: l’Europa blinderebbe le sue necessità
energetiche, la Russia ritornerebbe ad essere aperta al commercio
internazionale con una garanzia dovuta di tranquillità ai propri confini
tornando a guardare ad Ovest e non ad Est dove l’abbraccio della Cina è un
rischio anche per loro. La realtà
di due settimane di guerra ha messo a nudo i limiti delle forze russe in
termini logistici e di combattimento recitando un copione che è già più volte
andato in scena. Quando una dittatura è fragile deve inventarsi un nemico
esterno per tentare di cambiare le carte sul tappeto, ma significa che ha i
giorni contati o almeno il fiato corto. Nella
storia è sempre stato così e forse anche Putin ha rischiato al tavolo da poker
del conflitto convinto che l’Europa e la Nato non avrebbero rilanciato, ma –
quando il piatto sale – è sempre più pericoloso stare al gioco e si rischia di
perdere tutto. Forse lo Zar si è reso conto che alla fine il bluff rischiava di
travolgerlo e soprattutto per questo ha cominciato (forse) a trattare. Delineare
almeno all’orizzonte una strategia di riapertura a Mosca sarebbe utile, anche
perché l’Europa deve sinceramente ammettere di avere delle responsabilità nella
crisi ucraina e non solo dopo il 2014 ma soprattutto prima. Di fatto si è
tirato in lungo quando la Russia veniva incontro con il cappello in mano ad
inizio degli anni 2000 ed è trascorso invano il “momento magico” in cui Mosca
avrebbe forse accettato più miti condizioni e più serie riforme in cambio
dell’accesso al “salotto buono” europeo. L’Europa ha aspettato troppo, ha
minimizzato, ha forse pensato di vincere facile di fatto umiliando l’avversario
ed è stato un disastro per tutti. Ricordo
bene quei viaggi in delegazione a Mosca (allora ero vice-presidente della UEO,
l’unione interparlamentare di difesa e sicurezza dell’Europa Occidentale) e i
russi ci sembravano malmessi, un po' disperati, ma comunque disponibili ad
integrarsi: non li abbiamo filati molto, anzi, pensavamo ormai fossero ai
margini del gioco. Li abbiamo
sottovalutati e con il senno di poi è stato un errore gravissimo dimenticare la
storia, la mentalità, il nazionalismo di un popolo orgoglioso ed abituato a
stringere i denti nelle difficoltà e che della democrazia non ha ancora
fiducia, anche perché troppe volte è più rapida la soluzione d’imperio, dentro
e fuori le mura di casa. Non
commettiamo atti potenzialmente sbagliati: quanti sanno che la Russia fa parte
del Consiglio d’Europa di Strasburgo? Ora è stata logicamente “sospesa”, ma
forse c’è da chiedersi se non si stia chiudendo una delle poche possibilità di
incontro e di confronto. In fondo anche la Russia ha diritto di esprimere il
proprio punto di vista, non certo con i carri armati ma in sede diplomatica,
anche perché la presenza di popolazioni russe in Ucraina è una realtà che non
si può nascondere e per la quale va trovato un equo compromesso. Già il
Consiglio d’Europa ha negato l’accesso alla Bielorussia perché “antidemocratica”
ma – anche qui – come si può discutere con una controparte se la si allontana e
si chiudono i rapporti? Non
ripetiamo gli errori di qualche anno fa che in qualche modo hanno poi
contribuito a creare il clima che ha portato alle bombe su Kiev. Non si tratta
solo di ricordarci che abbiamo bisogno della Russia anche in chiave di
rifornimenti energetici, è ovvio che prima dell’economia conta la libertà ed il
rispetto delle persone. Per questo la critica e la censura a Putin per i suoi
metodi deve essere chiara ed inequivocabile, ma poi bisogna avere la forza di
almeno tentare un minimo di dialogo. Se si apre
una fiammella di pace alimentiamola e non soffiamoci sopra per spegnere tutto:
una Russia più vicina è negli interessi di tutta l’Europa, oltre che per i
popoli che ci stanno in mezzo e sono le vere, innocenti vittime accerchiate
dalla violenza. LE
CONSEGUENZE SUI PREZZI E L’INERZIA DEL GOVERNO Mentre la
crisi ucraina scuote il mondo, il prezzo dei carburanti è oggetto di aumenti ma
anche di speculazioni inaudite e in parte ingiustificate, con il governo che
sembra del tutto assente. Ricordiamoci
che il carburante venduto oggi alla pompa non è stato comprato o raffinato
ieri, ma parecchio tempo fa quando i prezzi mondiali erano ben più bassi di
oggi. La differenza è tutta speculazione e profitto incalcolabile, eppure
nessuno sembra pensarci, né il governo pone un tetto ad aumenti ingiustificati.
Siamo alle solite: aumenti istantanei guardando ai prezzi correnti e non di
acquisto, ma ribassi molto più lenti, in un “libero mercato” dove di
fatto poche società operano in regime di monopolio. Credo che in tempi anomali
come questi dovrebbe esser lo Stato a fissare i prezzi come è stato in Italia
fino a qualche anno fa. La concorrenza fa risparmiare ma solo se è libera: se
di fatto c’è un “cartello” tra produttori non lo è più! Altro
aspetto che non suscita pubblico dibattito è che la percentuale fiscale che
incide sul prezzo finale alla pompa e quindi anche lo stato sta guadagnando
perfino su questa crisi, il che è per lo meno singolare. Oltretutto
il gasolio pur più “povero” è aumentato molto di più della benzina,
dimenticando che l’Italia si muove su gomma e quindi l’aumento dei costi del
trasporto fa da grave “effetto leva” sull’inflazione e sull’aumento dei prezzi
al consumo, aspetto che però sembra del tutto disinteressare il mondo politico. Come
possono resistere gli autotrasportatori che avevano concordato prezzi al
chilometro che oggi si dimostrano del tutto in perdita? Mi aspettavo uno
sciopero generale della categoria che per ora dimostra invece molta pazienza,
ma che non credo continuerà ancora per molto. MEZZOBUSTI Un lampo di
guerra e perlomeno dai teleschermi sono spariti gli esperti di Covid che ci
avevano allietati per due anni. Virologi, infettivologi, mezzobusto
onnipresenti sono stati cancellati dai programmi perché adesso è l’ora dei
generali che sull’Ucraina sanno tutto (o fanno finta di saperlo), spesso
lasciandosi andare ad un mare di banalità. In Italia
abbiano 485 generali in attività ed una legione di generali pensionati rimasti
colonnelli in carriera e la scelta non manca: avanti, che in TV c’è posto per
tutti. ANTONIO
MARTINO Un ricordo
affettuoso per ANTONIO MARTINO, un caro amico che ci ha lasciato la scorsa
settimana. Figlio di Gaetano, uno dei fondatori della Comunità Europea ed
artefice dei “patti di Roma” che l’avevano disegnata, Antonio è stato a lungo
parlamentare e ministro degli Esteri e della Difesa. Professore universitario
in Italia e negli USA, già esponente del Partito Liberale, era poi diventato la
tessera n. 2 di Forza Italia, uno degli artefici del miracolo politico di
Berlusconi nel 1994. Per me era semplicemente un amico che - per prendermi in
giro - mi chiamava sempre ”Zac Zac” aggiungendo immancabilmente “Ma sei sempre
di corsa!...”. Bello essere stati amici di persone così…
A TUTTI UN
SALUTO
MARCO
ZACCHERA IL PUNTO n. 852 del
4 MARZO 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: Una
riflessione personale sulla guerra e un’idea per uscirne, aprendo ad una Russia
più europea - A Porto Tolle si smantella la più grande centrale elettrica
italiana, siamo senza energia ma in “transizione ecologica” e quindi tutti
felici e contenti – Sondaggio-shock: 30 anni dopo “Mani Pulite” il 68% degli
italiani non ha più fiducia nella Magistratura. GUERRE (RIFLESSIONE PERSONALE) Oggi
(mercoledì scorso - ndr)è il giorno delle ceneri, inizio della quaresima
cristiana mentre siamo tutti connessi sulla realtà dell’Ucraina. Cercavo
stasera di riflettere sulla guerra e pensavo che in questo momento (così ci
dicono, perché la verità non la sapremo mai) ci sarebbero già stati 6.000 morti
tra militari, civili, ucraini, russi. Seimila… i
numeri ci dicono poco, sono aridi, soprattutto quando sono grandi, ma per
capirli dobbiamo pensare a ciascuno di noi, visualizzando i singoli nostri
genitori, i nostri cugini, un'amica, un vicino. Siamo arrivati a 10
persone? Allarghiamoci e andiamo avanti mettendo insieme altri 6.000 volti di
persone che conosciamo (una intera cittadina). Probabilmente non ci arriveremmo
mai ma solo allora ci renderemo conto del dramma. Poi ci sono
altre decine di migliaia di vite che indirettamente sono rimaste sconvolte,
oltre alle centinaia di migliaia (un fiume) di chi scappa, soffre, è
ferito. Terrore, angoscia, pericolo e la grande incertezza sul
futuro di tutti. Tutto ciò perché qualcuno ha deciso – da solo - di attaccare,
di rinunciare a discutere per partire improvvisamente con le armi in questa
avventura. E' sempre successo così' - purtroppo - nei rapporti tra gli uomini,
gli stessi che poi alla fine di ogni guerra visti i danni e le distruzioni
reciproche “con il senno di poi”- hanno sempre commentato "non
ne valeva la pena". Una volta
gli uomini si combattevano a bastonate, poi via via sempre in modo più
organizzato... ma sempre, ogni volta, alla fine non ne valeva la pena. Gli anni
superano gli eventi: che cosa ce ne importa oggi se 400 anni fa due alleanze di
paesi europei hanno iniziato a combattersi per questioni religiose e in un
secolo hanno distrutto un continente? Nulla, non lo ricorda più nessuno, eppure
fu l'avvio di una guerra durata decenni con epidemie, violenze, distruzioni in
tutta Europa. Ma perché allora l'uomo non si ferma mai a ragionare, a
riflettere, a cercare di valutare bene se valga davvero la pena di
scatenare una guerra, se davvero non ci sia un altro mezzo per rivendicare i
propri diritti cercando almeno di capire (non dico di accettare!) il punto di
vista di un altro? Perchè alla fine ragioniamo ancora come i nostri antenati
ignoranti e violenti. Per mettere
dei freni preventivi a queste crisi hanno inventato le conferenze di pace,
l'ONU, i negoziati... Questa
volta neppure si è minacciata o "dichiarata" una guerra: la si è
cominciata e basta. Putin (che
spesso ho difeso) poteva avere anche delle ragioni, ma comunque non si agisce
così, non si mettono in conto le vite degli altri per qualsiasi spirito di
maggior potenza, ricchezza, importanza. Sono terribilmente triste in questi
giorni per la gente comune, per le vittime di ogni guerra, per quelli che
comunque non hanno alcuna responsabilità della situazione eppure sono costretti
a soffrire e morire, come sempre. Penso alle
fidanzate dei ragazzi russi spediti in guerra: saranno orgogliose e contente di
loro o invece piene di disperazione e paura? Per
costruire un palazzo, una scuola, un ospedale ci vuole tanta fatica, per abbatterlo
con una cannonata bastano pochi secondi, ma - soprattutto se al suo interno non
c’è nessuna persona armata - che logica c’è
nell’abbatterlo? Riflettiamo su questo al di là di ogni ragione, diritto,
alleanza, dichiarazione, provocazione reciproca, minaccia. Forse
l'Europa e l'Italia oggi sbagliano a prendere delle posizioni di invio di armi,
ma chi le ha spinte a farlo, chi le ha messe in condizioni di dover decidere:
se non ci fosse stata una aggressione si sarebbero mai sognate di mandare armi
in Ucraina? E non
pensate "non mi interessa questa guerra, sono lontani, sono gente diversa
da noi, non sono europei": non fatelo, per favore, la storia nei secoli ci
ha sempre dimostrato che Ucraina e Russia “sono” Europa! Non vi
sentite coinvolti? Immaginate se al fronte, su qualsiasi fronte, ci fosse
vostro marito o vostro figlio o se al fronte ci foste voi – obbligato ad
esserci – e a casa c'è la vostra famiglia in pericolo. Per capire
l’angoscia bisogna entrare nella carne, nel pensiero, nell’ansia di ogni
singolo uomo mentre intorno sparano e ricordare che - come in Ucraina -
ci sono comunque e purtroppo decine di posti diversi nel mondo dove avviene
contemporaneamente la stessa cosa e che se ora ci occupiamo di Kiev è solo
perché è più vicino del solito il luogo in cui si combatte. Purtroppo
troppo spesso l'uomo si crede onnipotente, eppure troppe volte lo è solo nel
fare il male. Tra l’altro è un atteggiamento tipico di una dittatura quando è
al tramonto: debole al suo interno, il regime deve dimostrare con la “prova di
forza” di saper rimanere a galla, ma la storia – fatalmente – ci dimostra che
invece la guerra è sempre stato un segno di debolezza e di crisi. Tipico,
come sperare nelle “guerre lampo” che invece (è stato sempre così!) poi si
cronicizzano. Sono triste
vedendo la desolazione e dentro di me credo e spero che ci sia una Autorità
suprema che non vorrebbe fosse così, ma che in noi prevale invece a volte
un'anima nera, CATTIVA, che ci spinge al peggio e che a volte vince, malefica. Non deve
essere così, non voglio sia così, prego e spero che non sia mai così… E mi
illudo che se questo pensiero di tolleranza fosse sempre più diffuso tra tutti,
anche tra i combattenti, sarebbe un primo spiraglio di sole. Poi, se
posso esprimere un parere, credo che l’Ucraina debba essere dichiarata
neutrale, assicurando larga autonomia alla parte russofila e garantita nella
sua indipendenza dalla UE (non dalla NATO) offrendo in cambio ad Ucraina e
anche alla Russia una possibile integrazione europea (che non vuol dire essere
parte formale della UE). Anche in questi giorni bui credo che solo così la
Russia possa avere un futuro: associata all’Europa e non emarginata a rischio
di abbracci con la Cina. Sarebbe vantaggioso per loro e per noi, economicamente
e strategicamente, creando un blocco continentale determinante a livello
mondiale. Certo la Russia deve però accettare le regole democratiche,
uniformandosi ai principi europei, ma credo che buona parte del popolo russo
non sarebbe assolutamente contrario a questa impostazione. La mia grande
tristezza è pensare che nei primi anni ‘2000 questa soluzione era possibile e
NOI europei dell’ovest – di fatto - l’abbiamo respinta. Ricordiamocelo, perché
queste sono le nostre responsabilità politiche nella attuale crisi ucraina. PORTO TOLLE Leggo che
nel Polesine sono iniziati i lavori di smantellamento della più
grande centrale elettrica a carbone nel nostro paese che da sola
produceva 2,6 GW pari ad oltre l’ 8% del nostro consumo nazionale. Sul
sito della centrale nascerà una felice, nuova stazione turistica ecologica. Una scelta
venuta dopo anni di dibattito, ma che una volta di più ripropone un tema di
fondo che non possiamo sempre mai dimenticare: è sicuramente “figo” mettere al
bando carbone, petrolio, gas… Ma da dove arriverà l’energia che in futuro ci
mancherà se neppure vogliamo studiare il campo nucleare? Hai voglia di parlare
di “transizione ecologica” con scelte che fatalmente aumentano e non diminuiscono
la nostra dipendenza dall’estero. Giochiamo pure quindi a fare i primi della
classe perché il carbone inquina, ma forse la crisi Ucraina ci sottolinea come
non possiamo più non tenere conto di questa nostra grande debolezza energetica.
E’ “reazionario” permettersi di ricordarlo? IL SUICIDIO DELLA MAGISTRATURA Sul
“Corriere della Sera” è uscita una interessante inchiesta sulla fiducia degli
italiani nella Magistratura a trent’anni da “Mani Pulite”. In un trentennio il
prestigio delle toghe italiane è crollato: dal 90% del 1992 a solo il 32% degli
italiani oggi che dichiara di avere fiducia nei suoi magistrati con punte
ancora più basse (fino a sotto il 25%) tra gli elettori che si ritengono di
centrodestra. In particolare, le critiche riguardano i tempi eccessivi dei
processi mentre viene apprezzata (58%) la necessità di dividere una volta per
tutte le carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Difficilmente,
però, i referendum di primavera anche su questo tema avranno successo perchè
molto probabilmente mancherà il “quorum” dei votanti: la maggioranza degli
italiani (oltre il 60%) non intende più andare a votare su quesiti giudicati
poi comunque inapplicati dal “palazzo”, visti gli esiti inapplicati dei
referendum precedenti. Il
desolante scenario attuale mostra che alla prevalente sfiducia nei confronti
dei partiti e della politica si somma anche la sfiducia verso i magistrati e
l’insoddisfazione per l’amministrazione della giustizia. Ne esce un quadro
molto preoccupante di credibilità generale: quando l’impopolarità dei
giudici si somma a quella per i politici è una sconfitta per tutti.
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 851 del 25 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it) info e numeri arretrati: marco.zacchera@libero.it Sommario: RIFLESSIONI
SULL’ UCRAINA (la guerra è un disastro umanitario e danneggia tutti, anche
Putin, cosa fare per limitarla? Per esempio se la NATO vuole la pace non
accetti l’Ucraina nella Alleanza ma in cambio chieda il ritiro russo. Attenti
con le sanzioni: il rischio – a differenza degli USA - è che perdiamo più noi
che loro) – TROPPI 302 TRASFORMISTI (o traditori?): un terzo del
Parlamento ha cambiato casacca in 4 anni, c’è chi ha cambiato fino a 6 volte il
gruppo di appartenenza: va posto un freno) QUANDO HA RAGIONE MATTEO RENZI
(il preconcetto politico non deve violare le norme di legge, come probabilmente
ha fatto la Procura di Firenze) – SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA (la
piccola storia di un cittadino che per aver “rubato” 67 euro si è visto
distruggere l’immagine: se si arresta uno spacciatore, perché di lui si
pubblicano invece solo le iniziali? Serve un criterio generale) - OSPEDALI
NEL VCO (prosegue la polemica infinita sulle localizzazioni ospedaliere
nella nostra provincia; raccolta di firme e controfirme) RIFLESSIONI SULL’ UCRAINA Ho sempre
cercato di capire e a volte difendere le posizioni di Vladimir Putin, ma non si può
tollerare l’attacco militare russo all’Ucraina, un vero e proprio disastro
umanitario e alla stessa stabilità europea, soprattutto perché le forze armate
russe hanno attaccato in tutto il paese e non solo occupato alcuni distretti
dell’Ucraina orientale che sono “russi” per lingua, religione, tradizioni,
costumi e di fatto non erano più controllati da Kiev già da diversi anni. Una scelta
sbagliata e pericolosa per tutti anche se dobbiamo ricordare che questa
situazione è nata perché Stalin ha “inventato” una repubblica dell’Ucraina
senza minimamente tener conto della storia centenaria di quei luoghi,
esattamente come ha fatto per le repubbliche del Caucaso: il suo obiettivo era
distruggere, mischiare e smembrare le diverse etnie nazionali ed i frutti
avvelenati della follia comunista sono ancora velenosi un secolo dopo. Queste
“repubbliche” sino al 1989 erano stati-fantoccio nelle mani di Mosca, ma dopo
la dissoluzione dell’URSS oggi sono paesi sovrani e nazioni indipendenti. Alcune di
loro (come gli stati baltici) avevano una propria storia, l’Ucraina molto meno.
Nella situazione attuale se gli USA, la NATO e l’Europa vogliono davvero la
pace impongano embarghi e sanzioni, ma dichiarino che in cambio di un ritiro e
di una smobilitazione russa l’Ucraina NON entrerà nell’Alleanza Atlantica, si
impegnino a difenderne l’indipendenza, ma tolgano a Putin il pretesto
dell’invasione ovvero il timore di ritrovarsi forze armate “nemiche” sul
confine di casa. Circa
invece le SANZIONI condivido quelle imposte a banche e società finanziarie
russe, ma è autolesionista imporle sulla vendita dei prodotti commerciali alla
Russia che sostengono il nostro export viste anche le ripercussioni sulle
aziende italiane e soprattutto sulle nostre principali fonti energetiche. Gli USA non
rischiano niente in questa crisi, noi invece rischiamo tutto: l’inter-export
UE-Russia è DIECI VOLTE quello americano e mi disturba nel profondo che - al
solito - gli “affari” li facciano così le grandi aziende americane soprattutto
nel settore degli armamenti, quelle che vivono preparando le guerre sulla pelle
dei popoli che poi - purtroppo – devono subirle. Sullo sfondo la Cina (e
l’Iran) si fregano le mani: questa volta il “bieco occidente” è rimasto
incastrato. (testo del
24.2.22, ore 16, visto che la situazione cambia di continuo) TROPPI 304 TRASFORMISTI (o traditori?) Nell’attuale
Parlamento, su 945 eletti tra Camera e Senato ci sono stati in 4 anni ben 304
cambi di partito. Non è un record visto che nella precedente legislatura erano
stati anche di più, ma è un fenomeno che in qualche modo va regolamentato
perché se la Costituzione dichiara gli eletti “Senza vincolo di mandato” c’è una
coscienza che dovrebbe valere per tutti, visto che quando ti candidi prendi dei
voti "politici" e non più personali viste le liste bloccare. Non si può
continuamente saltare di qua e di là come Giovanni Marilotti il senatore che ha
cambiato più casacche in questa legislatura: sei volte. Nel M5S prima, nel
Gruppo misto poi, emigrato successivamente nel Gruppo per le autonomie
(Svp-Patt, Uv), si è quindi trasferito nel Gruppo Europeisti-Maie-Centro
Democratico e poi di nuovo nel Gruppo misto, atterrando nel gruppo Pd dal 15
aprile 2021. Segue con
cinque cambi il senatore Saverio
Bonis, eletto anche lui nelle file del M5S e poi passato al
Gruppo Misto, di qui al solito Gruppo Europeisti-Maie-Centro democratico, per
poi fare ritorno al Gruppo misto e passare infine dal 19 gennaio 2022 in Forza
Italia. Alla Camera il record è invece dell’ on.le Maria Teresa Baldini che
da destra a sinistra ha attraversato in cinque salti tutto l’emiciclo. Infinita
poi – come nella classifica dei capo-cannonieri – la lista di quelli che hanno
cambiato “solo“ 3 o 4 volte. Oltretutto sia ben chiaro che i cambi non sono di
solito per questioni ideologiche: la realtà è che ogni eletto rappresenta un
investimento (leggi: pingui contributi) per i vari gruppi parlamentarti di
appartenenza che li incassano per conto del parlamentare e poi – evidentemente
- li rigirano in gran parte ai diretti interessati. Possibile
che non si possa e si debba porre fine a questo sconcio? RENZI HA RAGIONE Nei giorni
scorsi Matteo Renzi
si è scagliato in Senato contro i magistrati di Firenze che hanno bypassato il
parlamento usando contro di lui intercettazioni private senza autorizzazione. I
lettori sanno come spesso ho criticato il leader di Italia Viva, ma questa
volta credo avesse ragione. Non sta a me giudicare se la sua associazione OPEN
sia più o meno una associazione a delinquere o un modo furbo (ma scorretto) per
aggirare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, resta il fatto che la
Costituzione andrebbe più o meno applicata anche dai Magistrati che quindi
dovevano chiedere l'autorizzazione a farlo. Spiace anche vedere che il
voto parlamentare sia stato influenzato anche questa volta dalle diverse
appartenenze politiche, tanto che Renzi è stato “salvato” alla fine proprio dal
centro-destra. Ovvio che se la vicenda fosse solo un tentativo di Renzi di
rinviare il suo processo sarebbe un imbroglio, ma se i magistrati fiorentini si
fossero comportati più correttamente sarebbe stato molto meglio per tutti. GIUSTIZIA: DANNI, PRIVACY E RISARCIMENTI Una piccola
vicenda che ho notato nei giorni scorsi. Una persona con un incarico pubblico
avrebbe usato l’auto di servizio in modo improprio e per questo è stata
denunciata da una lettera anonima. “Dopo sei mesi di indagini, appostamenti e
controlli” (dicono le cronache) mobilitando diversi organi dello stato il
colpevole è stato smascherato e denunciato: 67 (sessantasette!) euro il danno erariale conteggiato. L’interessato
ha pagato 500 euro di indennizzo, è stato “messo in prova” per alcuni mesi ai servizi
sociali e alla fine ha concluso il suo iter giudiziario, ma la pubblicazione
finale della notizia con nome e cognome gli ha causato un danno di immagine
catastrofico. Perché il suo nome è finito in tutte le news locali se per
l’arresto di uno spacciatore di droga si comunicano pudicamente solo le
iniziali? E valeva davvero la pena di dar corso alle indagini per mesi, una
volta capita la portata del reato? Una diffida o una multa non avrebbero
raggiunto lo stesso scopo facendo risparmiare migliaia di euro di soldi
pubblici? Decidere se e quando pubblicare o meno i nomi di indiziati,
condannati e vittime deve essere però un principio ben chiaro e valido per
tutti, perchè spesso vale molto di più di infiniti e inutili moduli burocratici
per la “privacy”! SANITA’ NEL VCO Prosegue,
con un copione che va in scena da decenni, la lunga “telenovela sanitaria” del
VCO. Un ospedale
unico o mantenere i tre mezzi ospedali esistenti? Credo che
quello che sostenevo 25 anni fa sia ancora la cosa più giusta: per migliorare
la qualità sanitaria e ridurre la mobilità passiva serve un’unica e moderna
struttura per i casi acuti e gravi che venga realizzata in un luogo veramente
baricentrico del VCO, mantenendo quanto esistente per i servizi non urgenti ad
una popolazione sempre più anziana. La Regione
già decenni fa indicò la sede ideale della nuova struttura a Gravellona Toce,
poi spostata ad Ornavasso per le pressioni ossolane, poi a Piedimulera per gli
stessi motivi, infine – la notizia è degli ultimi mesi – direttamente a
Domodossola. Una scelta finale (?) assurda non per motivi campanilistici ma
funzionali, logici, pratici, eppure si fa finta di non volerlo capire. Restano
così gli ospedali esistenti con reparti ad arlecchino, “antenne”, letti divisi
tra sedi diverse con personale insufficiente in un disperato tentativo di
risparmiare su tutto. La scelta di localizzare emodinamica a Domodossola ha di
fatto spostato alcuni reparti, si parlava poi di polo chirurgico a Domo e
medico a Verbania, ma idee chiare e definitive non ce ne sono e l’ospedale di
Verbania soprattutto da due anni è ridotto a posto-Covid e poco di più. Nel
frattempo l’ospedale unico tornava alla ribalta posizionandosi almeno nei
progetti nuovamente ad Ornavasso ma – scelta della sinistra regionale –
ipotizzandolo a metà montagna e non nella piana, già soggetta a nuovi vincoli
idrogeologici dalla stessa regione. Progetto poi franato e naufragato per i
maggiori costi e tra le polemiche, tanto che viene ora riproposta come sede
provinciale Domodossola (non si capisce se soprattutto per motivi elettorali o
meno) ma di fatto siamo fermi al punto di prima. In questo
momento diverse petizioni tirano di qua e di là, alcuni amici mi dicono di
pubblicizzare https://chng.it/gj5YfTc8 (è quella che
sostiene la necessità di mantenere gli attuali 3 presidi) ed effettivamente -
in attesa dell’ospedale che verrà (?) - mi sembra per ora la richiesta
più logica. BUONA SETTIMANA A TUTTI !!
MARCO ZACCHERA
ps:
grazie se mi invierete nuovi indirizzi di potenziali lettori, se invece IL
PUNTO smettesse di arrivare informatemi perchè purtroppo succede ogni settimana
per blocchi di indirizzo, In questo caso verificate che inavvertitamente nion
lo abbiate però trasferito nelkle "spam" .. IL PUNTO n. 850 del
18 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: Mentre gli
italiani attendono news sulle SUPER BOLLETTE, cosa c’è di vero nella situazione
in UCRAINA, con i media molto condizionati senza avere il coraggio di
sottolineare i pasticci e le mezze verità della Casa Bianca? Intanto la Corte
Costituzionale ha ammesso gran parte dei REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA che
potranno permettere agli italiani di sottolineare il loro scontento, ma certo
non incideranno in maniera determinante sulla situazione. Ricordando il
trentennale di MANI PULITE una riflessione su ciò che resta di quella
esperienza che forse è stata, soprattutto, una ennesima occasione sprecata. BOLLETTE Il governo
- dopo settimane di chiacchiere e promesse - varerà sgravi sulle bollette che
intanto pesano su tutti gli italiani. Nonostante l’osannante e assordante inno
dei media “Draghi forever”,
infatti, ad oggi gli sgravi ancora non ci sono, ma le bollette sono già scadute
e si sono intanto moltiplicati i profitti di chi il gas lo importa e pensa ai
suoi affari. Assorbite le imprese energetiche di piccole dimensioni sono i
colossi dell’energia (come in tutti i campi) ad imporre i prezzi e dettare
l’agenda politica. Bollette in cui incidono “gli oneri di sistema”, quelli di
trasporto, la “gestione del contatore”, le imposte, le “altre partite”, l’IVA e
l’IVA sull’IVA. Guardate voi stessi la vostra bolletta: il costo del gas
o dell’energia è meno del 50% del totale, il resto sono profitti di chi lo
commercia e più aumenta il costo di base, più il sistema ci guadagna sopra,
fisco compreso. Altro che politiche sociali! UCRAINA E DINTORNI Mi piace
scrivere delle cose che so, su quelle che non so (o che non riesco a capire)
sarebbe giusto astenersi. Sulla questione UCRAINA, per esempio, ho
l’impressione che l’informazione che ci viene quotidianamente propinata sia per
lo meno avariata e quindi non posso giudicare quello che non mi è chiaro. Di questa
vicenda, infatti, l’unica cosa chiara e la mastodontica quantità di chiacchiere
più o meno serie che ci girano intorno. E’ serio che “La Repubblica”, per esempio,
pubblichi lunedì in prima pagina notizie tipo “Il piano segreto di Putin: l’attacco sarà
mercoledì”? Ma voi pensate davvero che se Putin avesse voluto veramente
invadere l’Ucraina due giorni dopo sarebbe andato in giro a raccontarlo perché
lo sapessero prima addirittura a “Repubblica”? Suvvia… Così come
pochi hanno il coraggio di scrivere un’altra evidente e dura realtà: l’attuale
inquilino della Casa Bianca è talmente rinc... che non si riesce a capire
quando parli (o farfugli) di testa sua o quando invece lo faccia sotto
dettatura e perché mai così gli dicano di fare. Un Biden che vuol far
dimenticare agli americani la figuraccia in Afghanistan in vista delle elezioni
di novembre, ma che ogni giorno perde in credibilità. Sulla
questione Ucraina l’imbarazzo italiota è comunque evidente: Putin è sì
preventivamente un “cattivo”, ma non lo si può comunque attaccare troppo perché
altrimenti ci lascia al freddo e in mutande, mentre Biden è “cotto” ma non lo
si può dire perché è un democratico e quindi ammetterlo non fa
fino. Intanto l’Europa va per conto suo e in ordine sparso, anche perché i
tedeschi intanto si arrangiano in proprio (ma anche questo non è opportuno
ricordarlo). Soprattutto
non si può dire (e scrivere) che come Italia contiamo più o meno zero a livello
internazionale, tanto che non firmiamo nulla né ci schieriamo con nessuno per
non comprometterci, al di là delle tiritere e luoghi comuni su pace, libertà e
democrazia, temi sui quali siamo specialisti. D'altronde
se Putin incontrasse un Di
Maio qualsiasi si lascerebbe forse condizionare dal nostro
Ministro degli esteri? No scherziamo! Ancora fosse un Draghi o - soprattutto -
i dirigenti delle grandi società finanziarie, industriali o dell’energia con
cui la Russia fa affari e che infatti hanno chiesto (e ottenuto) dal nostro
governo un “low profile” al quale ci siamo prontamente adeguati nell’ottica del
tenere i piedi contemporaneamente in quattro scarpe, sport in cui d'altronde
siamo specialisti. Anche
perché che Putin volesse invadere l’Ucraina lo hanno detto i suoi avversari,
non il diretto interessato che lo ha sempre smentito, mentre è ovviamente molto
più interessato a far crescere la sua influenza, sapendo benissimo quanti
rischi ci siano ad insistere anche con un solo modesto attacco militare. Piuttosto
Putin teme e non vuole farsi circondare dalla NATO, e lo si può ben capire. Putin è un
simil-dittatore furbo, calcolatore, astuto: prima pensa agli affari suoi e del
suo paese, che intanto – anche grazie alla imbecillità USA e alla miopia
europea – è risalito dopo il baratro dell’ 89, è tornato ad essere una grande
potenza anche militare ed ha riallacciato ottimi rapporti con Pechino con una
alleanza per noi pericolosissima e mortale, ben di più dei presunti carri
armati ex-sovietici a spasso per le pianure ucraine. Dov’è la
verità ? In questi giorni mi veniva in mente il discorso di Colin Powell al
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003 a New York
durante il quale, agitando una fialetta contenente della polvere bianca
(presunto antrace), denunciò l'Iraq come produttore di armi di distruzione di
massa. Un mese dopo l'Iraq fu invaso dando inizio a una guerra infinita,
sanguinosa e che ha perpetuato terrorismo e disastri in Medio Oriente, ma le
affermazioni di Powell risultarono completamente false, come dovette poi
ammettere lui stesso. Anche in
quel caso, chi lo aveva “istruito”? Forse quelle stesse lobby della guerra che
“quando non si spara non si vende” (nè quindi si guadagna) e che oggi tengono
alta la tensione. Purtroppo è
questo quello che conta, il resto sono tutte chiacchiere. REFERENDUM Non sono
certo un giurista, ma mi sembra che le decisioni della Consulta sui referendum
siano state equilibrate e corrette, con Giuliano Amato superstar sul piano
comunicativo. Resta un nodo cruciale: l’incapacità del Parlamento ad
intervenire con volontà politica soprattutto sul cancro che corrode la
giustizia italiana e che imporrebbe provvedimenti immediati. Spero che non si
prendano decisioni affrettate solo per pasticciare le cose ed evitare i
sacrosanti referendum popolari, varando invece scelte serie per riformare
davvero dal profondo il sistema giudiziario. Temo però
che non sarà così, troppe le divisioni e gli interessi politici che stanno
dietro ad una magistratura troppo politicizzata. Altri timori li ho sul
raggiungere il quorum: mi sembra che l’interesse degli italiani su queste
vicende sia molto tiepido e prossimo allo zero, tra scetticismo e disinteresse.
Oltretutto è deludente vedere come i quesiti referendari - pur approvati a
volte con larghissima maggioranza (vedi quello della responsabilità civile dei
giudici) dai cittadini - non siano mai stati in pratica attuati. Come si può
avere fiducia nelle Istituzioni quando esse stesse sono incapaci di riformarsi,
nonostante l’evidente necessità? MANI PULITE Giusto 30
anni fa cominciava a Milano l’epopea di “Mani pulite” che portò ad una
rivoluzione politica nel nostro paese e che - vista in retrospettiva - ha
sottolineato in fondo l’ennesima occasione mancata. Quale il
bilancio dopo trent’anni? Credo che ci sia un po' meno corruzione spicciola
almeno a livello politico, molta burocrazia in più e che semmai che la truffa
la si organizza ormai in grande stile (vedi quella recente sui superbonus
energetici) a botte di decine di milioni di euro, con superamento di infantili
buste e bustarelle. Una sorta
di “tangente di stato” che supera ogni epoca ed ogni confine. All’inizio
fu davvero una rivoluzione, ma aveva ragione l'allora leader
socialista Craxi nel
denunciare senza ipocrisie che quello era il “sistema” (a valere almeno per il
cosiddetto “arco costituzionale”: io le tangenti al MSI-DN no le ho masi viste
e lo dico con orgoglio) cui quasi tutti ricorrevano. Ma proprio
allora scattò la debolezza del pool di Milano quando ammazzò il PSI, polverizzò
in frammenti la DC, ma facendo finta di non vedere cosa accadeva in casa
comunista. Dopo i
primi mesi di gloria, ottenuto il “ribaltone” politico, preparato il successo
del PDS (mancato di un soffio) per la gioiosa “macchina da guerra” di Achille
Occhetto ecco nel 1994 arrivare inaspettato Berlusconi a scompaginare i
piani, tanto che il “nemico” dichiarato del “pool” divenne sostanzialmente
proprio il Cavaliere, uno che sicuramente non era e non è uno stinco di santo,
che ha fatto di tutto per auto-distruggersi, ma contro il quale si è voluto
insistere anche per preconcetto politico e soprattutto senza tenere un pari
atteggiamento inquisitorio verso molti altri politici corrotti di ieri e di
oggi. Personalmente
posso solo dire grazie ai magistrati milanesi: se non fosse saltato il tappo
della “prima repubblica” anche per merito loro, mai forse sarei diventato
deputato, ma ho poi toccato con mano atteggiamenti giudiziari spudoratamente di
parte e questo non l’ho trovato giusto, perché la legge dovrebbe essere davvero
“uguale per tutti” e invece – quotidianamente - si vede come non sia così,
soprattutto quando di mezzo ci sono proprio i “signori magistrati” che troppe volte
sono diventati una casta nella casta arrivando poi - scatenati - a sbranandosi
tra loro. Sono
infatti poi cominciate anche le guerre fratricide: è notizia di ieri che
perfino Piercamillo
Davigo sarà processato e - proprio nel giorno del
trentesimo anniversario di “Mani pulite”, il destino fa davvero strani scherzi
– l’ex pm del pool ed ex consigliere del Csm è stato rinviato a giudizio con
l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i verbali di
Piero Amara e relativa loggia massonica “Ungheria” (altra ingarbugliata
vicenda in cui il più sano ha la peste). La Procura
di Milano trent’anni dopo è sempre un fortino assediato ma politicamente
schierato, dove non si capisce più però chi siano gli attaccanti o i difensori,
i sioux, gli cheyenne o i pochi superstiti del generale Custer. Insomma una
guerra di bande, altro che “Mani pulite”. Francamente, che peccato!
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO
ZACCHERA IL PUNTO n. 849 del
11 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it Cari
lettori, questo
numero de IL PUNTO è un prodotto precotto, scritto una settimana fa e diffuso
oggi con spedizione programmata. Sono dall’altra parte del mondo senza
collegamento internet e così sarà ancora per un po' di giorni, quasi una cura
di disintossicazione. Niente commenti di attualità, quindi, solo qualche
riflessione per non perdere l’abitudine all' appuntamento settimanale. GRAZIE
COMUNQUE PER L'EVENTUALE ATTENZIONE E DOPPIO GRAZIE A CHI MI MANDA INDIRIZZI
MAIL DI AMICI O DI POTENZIALI ALTRI LETTORI! RIFLESSIONI ECONOMICHE. ARRIVA L'INFLAZIONE Se chiedete
all’italiano medio quale sia il problema che oggi lo preoccupa di più
difficilmente emergeranno i commenti sugli intrighi di palazzo, quanto
piuttosto – SOPRATTUTTO SE VIVE A REDDITO FISSO – l’aumento dei prezzi che sta
cominciando a scardinare l’economia spicciola delle imprese e delle famiglie. Da quasi
vent’anni (un beneficio dell’Euro che qualche euroscettico spesso è portato a
dimenticare) la nostra economia viveva con prezzi sostanzialmente stabili e con
un potere d’acquisito dell’Euro che si manteneva più o meno costante. L’aumento
imprevisto sta portando a situazioni complicate, ma solo chi ha i capelli grigi
ricorda come si reagisce e come ci si cerca di muovere in una situazione di
inflazione come quella che - dagli ’70 fino all’avvio dell’euro, con una
“botta” inflattiva proprio nel 2002 all’avvio della nuova moneta, di fatto
“arrotondata” a 1000 lire – attanagliò la nostra economia obbligando i governi
ad adottare tutta una serie di meccanismi che speravamo dimenticati per sempre. La nuova
fase “calda” sta già intanto mettendo in evidenza le solite criticità, ma anche
le furbizie vissute in inflazioni precedenti e infatti c’è chi si è subito
allineato e “coperto”, mentre chi la subisce per la prima volta appare
perplesso e più lento di riflessi. Basta
vedere il menu di un ristorante: quando i prezzi sono scritti a matita o con un
pudico adesivo bianco a correggere quelli precedenti ecco un pessimo segnale.
Idem la sparizione dei “prezzi fissi” pubblicizzati nelle vetrine o il ritiro
dei manifesti pubblicitari di una nota catena di supermercati alimentari dove
quelli rossi e blu a dicembre declamavano: “Aumentano i prezzi? Noi li
abbassiamo!” che sono stati ritirati per un più pudico “Confronta i nostri prezzi!”. Temo che la
fiammata di aumenti non sarà comunque una parentesi veloce, anche perché
l’aumento dei prezzi all’ingrosso è già in atto da diversi mesi e gli effetti –
anche fosse risolta presto la questione energetica – perdureranno nel tempo,
ingigantendosi con criticità di fondo che vanno ben al di là delle motivazioni
iniziali. Vengono
subito a nudo l’impreparazione europea, ma anche i sotterfugi politici, le
assurdità nei confronti della Russia (ma perché continuare a dipingerla come
“aggressore” se non ha mosso un passo, perché dovrebbe essere più credibile
Biden di Putin?) mentre vengono taciuti (e non tassati!) i mega profitti degli
intermediari nelle forniture. In queste
settimane è stato sicuramente l’aumento del prezzo dell’energia a fare da detonatore,
ma a ben guardare la concausa è stata proprio la pandemia che ha bloccato il
mondo nel 2020 ed ha poi visto una ripresa incerta, dove i noli dei trasporti
hanno svolto un ruolo essenziale nell’aumento dei costi, anche prima
dell’aumento del gas. Oltre un
anno fa, in un mondo molto politicamente distratto, improvvisamente si è
scoperto quello che, inascoltato, da anni diceva Trump (e non solo lui ovvero
che la Cina controllava nella pratica - molto più che nella teoria - diverse
materie prime fondamentali per produrre semi-conduttori, ma anche terre tare,
navi da trasporto, container ecc. Tutte situazioni sottovalutate per anni, ma
che per l’Occidente si sono trasformate in un cappio che fatalmente ha fatto
lievitare i costi al primo accenno di ripresa post-Covid. In una
serie di onde telluriche generate dai prezzi di materie prime e trasporti –
fondamentali in un mondo globalizzato (e che non lo era trenta anni fa!) - si
corre a propria volta ad aumentare i propri prezzi di vendita con un effetto a valanga
ancora prima di subirne gli effetti con un effettivo turnover dei propri
acquisti, in una micidiale corsa preventiva che si scarica appunto sui prezzi
al consumo. Nel
frattempo sono venute meno per evidenti vetustà d’uso quei meccanismi
legislativi di aggiornamento automatico (per esempio dei salari e delle
pensioni) che permettevano di creare una rete di ammortamenti sociali per
rendere mento traumatico l’impatto dei prezzi su famiglie ed imprese.
Meccanismi che peraltro a loro volta creavano altra inflazione in una spirale
potenzialmente inarrestabile. Oggi il
grosso dei consumatori percepisce -per esempio - prima e di più l’aumento della
benzina alla pompa (per il cartello bene in vista al distributore che cresce
ogni settimana) rispetto ai beni in vendita al supermercato, soprattutto se i
prezzi sono camuffati in mille modi: la pasta venduta a libbra e non a mezzo
chilo (c’è scritto, ma il pacco sembra lo stesso) o la bevanda che non è più di
330 cl ma di 250 o con gli “sconti” su di un prezzo intanto già aumentato.
Queste scelte distributive creano nel tempo l’aspetto più grave perché
diventano irreversibili: forse la benzina potrà calare, ma i brezzi al banco
non caleranno più. L’aumento
dei prezzi si alimenta da sé perché ed è concausa di speculazione, una corsa
che è molto difficile interrompere almeno finchè non ci sarà un surplus di
mercato o di produzione (sempre più improbabile nel mondo di oggi) che torni a
far crescere il valore di acquisto. Per fortuna dell’Italia l’essere nell’Euro
protegge oggi almeno dalla inflazione monetaria (la lira che si svalutava
regolarmente sul dollaro, il marco o il franco svizzero). Era un vantaggio
produttivo nel breve termine in termine di esportazioni, ma che generava da sé
altri aumenti. E’
difficile infatti bloccare i prezzi per legge e qualcuno ricorderà ancora
il flop dei manifesti color violetto affissi sui muri con quel “Difendi la tua spesa, telefona al
governo” con i quali lo Stato negli anni ’80 invitava i
cittadini a telefonare a quelli che erano i primi “numeri verdi” governativi
per segnalare anonimamente i nomi dei commercianti speculatori o che ignoravano
i prezzi fissi del “paniere”. Non servì
perché alla fine non venne denunciato quasi nessuno. Che fare,
nel breve? Intanto, una buona prassi sarebbe una temporanea ma immediata
sterilizzazione dei prezzi energetici per una fascia di consumi minimi
“sociali” per sostenere il reddito fisso e soprattutto quello dei pensionati
che (a milioni) sono ben sotto il livello di mille euro/mese, poi bisognerebbe
avere più coraggio nel tassare le imprese che godono dell’aumento proprio delle
materie prime, così come le rendite finanziarie speculative e non produttive,
ma in un mercato globale questa è quasi una utopia. Di queste
cose si parla da mesi, ma il governo Draghi sembra molto meno attento ai
problemi delle famiglie che a quelli delle grandi imprese, frutto di scelte
politiche di fondo ed è curioso che la sinistra (ma c’è ancora?) faccia finta
di non accorgersene. Nonostante
gli annunci di chi è apparso due anni fa al balcone di palazzo Chigi
annunciando “Abbiamo vinto la povertà”, non solo i poveri infatti ci sono
ancora ma, anzi, sono drammaticamente aumentati e con l’inflazione fatalmente
saranno sempre di più, soprattutto tra pensionati e lavoratori dipendenti.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 848 del
4 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Dalla scorsa settimana – su suggerimento di alcuni lettori - una
piccola novità: nel “Sommario” anche qualche riga di illustrazione dei singoli
testi dopo il titolo, così chi va di fretta può capire subito cosa sia più o
meno interessante da leggere. Intanto se avete qualche indirizzo di
potenziali lettori de IL PUNTO …mandatemeli! Sommario: MATTARELLA BIS (al di là della persona, il
metodo è stato inaccettabile con crisi profonda del centro-destra. Salvini
ingenuo? Intanto ritorna il proporzionale, così i micro-capetti mantengono a
vita il potere) - NUMERI BALLERINI (spesso le statistiche sono poco
credibili: la matematica non è un’opinione, ma spesso può diventarla) - VI PIACE SANREMO? (a me questo festival fa
decisamente schifo, ma chi ha il coraggio di affermarlo?) - TORNATA LA STORIA SU
TELE VCO (sono riprese le mie chiacchierate di storia locale) QUEL PASTICCIO DEL MATTARELLA BIS La gente applaude il corteo presidenziale, ma dentro di me sono
profondamente deluso per la scelta del “Mattarella bis”, pur dando atto al
valore della persona e alla conseguente stabilità politica che rinforza per un
altro anno Mario Draghi a palazzo Chigi facendo così sorridere l’Europa (e
soprattutto la BCE, sicuramente non disinteressata). Sono deluso non solo perché sono venute alla luce divisioni
profonde nel centro-destra, ma perché Salvini si è fatto nuovamente sorprendere
ed ingannare e perché, in definitiva, è stata l’ennesima vittoria tattica del
PD, un partito che poteva solo sperare di mantenere il risultato di partenza
non avendo in mano i numeri per imporre altri giochi. Alla fine Letta ha vinto per furbizia, ma anche desistenza e
dissoluzione altrui senza mai proporre un nome, senza mai doversi chiudere “a
pane ed acqua” per prendere una decisione. Salvini non è stato abbastanza smaliziato da capire che intorno a
lui c’erano dei lupi (e dei Lupi) che tutto volevano salvo che creare a destra
qualcosa di solido, pensando invece solo al proprio personale interesse. Sono particolarmente amareggiato anche dall’atteggiamento ambiguo
di Forza Italia e dei gruppuscoli di centro che si spacciavano per essere di
centro-destra e invece ora puntano apertamente ad eliminare il sistema
elettorale maggioritario preferendo una piccola ma sicura rendita personale
legandosi a Renzi e a parte dei grillini, vedendo una possibilità di rielezione
futura per i singoli micro-leader. Il loro atteggiamento impallinando la Casellati è stato viscido,
squallido e vergognoso. Forse Salvini si illudeva che avrebbero mantenuto gli accordi
esistenti e dichiarati, le promesse che gli erano state fatte (un po' come alla
fine del “Conte 1”, quando si è ritrovato con il cerino in mano e il ritorno
del PD al governo, ma allora è proprio un recidivo o solo un ingenuo?). Il
leader leghista non ha tenuto conto che i grillini giocavano soprattutto a
sopravvivere un altro po' e ha sottovalutato la volontà centrista di
minare fin dall’inizio ogni possibile scricchiolio di cambiamento. Eppure Salvini anche dopo il voto a Mattarella ha scelto di
continuare con loro, tra l’altro correndo dietro a un Berlusconi che è
purtroppo diventato solo una maschera patetica. Il Cavaliere, al netto di tutte le chiacchiere e dei megafoni
della sua possente macchina mediatica, era l’unico nelle scorse settimane a
sperare in un suo velleitario sogno di impossibile presidenza, ma - sfumato il
sogno - ha poi personalmente distrutto qualsiasi alternativa perché ”après moi
le déluge!”: il Cavaliere è fatto così, però lo si sa da decenni, non è certo
una novità e non credo giovi a Salvini ronzargli ancora intorno. A questo proposito, “Report” sarà una trasmissione di parte, ma
non c’è dubbio che l’immagine di Berlusconi ne sia uscita ulteriormente
distrutta. Pensate se lo avessero eletto… Il futuro? I veleni accumulati porteranno più facilmente ad una
nuova legge elettorale in senso proporzionale: conviene al centro, ma in fondo
anche alla Meloni che – un po' come la Le Pen in Francia – per la sua coerenza
porterà a casa molti voti, anche se rischieranno di restare in frigorifero. La Lega, invece, rischia l’implosione se non ai suoi vertici
probabilmente a livello di base. Un po' di altri leghisti andranno ad
ingrossare FdI, mentre il grosso resterà, ma scettico e mugugnante. Certo Salvini
non potrà più recitare il mantra dell’alternativa e della “diversità” leghista
rispetto al “sistema” visto il voto ufficiale e quasi compatto a Mattarella.
Sarà quindi molto difficile, su queste basi, ricostruire uno schieramento
credibile di centro-destra, fosse anche solo una “federazione” elettorale, ma
tra parenti-serpenti. In attesa della progressiva liquidazione grillina il PD ha ora
tutto l’interesse ad abbassare i toni e guidare il centro-sinistra riassorbendo
i satelliti ben sapendo fin da ora- grazie al sistema proporzionale -
che avrà comunque al centro una spalla sicura per organizzare e dirigere i
prossimi governi. I vari cespugli, Forza Italia, parte dell' ex M5S, Renzi
e & C. sono lì apposta, pronti ed anelanti a ogni compromesso. Pericolo
scampato quindi per il PD anche questa volta: al Nazareno non si può che
festeggiare, archiviando definitivamente la sconfitta elettorale di 4 anni fa. Il "Mattarella 2" sarà una pietra tombale sulla II
Repubblica nata nel 1994: il potere è tornato democristiano (lato sinistro).
Tormeranno governi ricattabili e divisi tra partiti e partitelli e conta poco
consolarsi pensando come Mattarella sia almeno una persona per bene: non sarà
cosa da poco visti i tempi, ma a me proprio non basta. STATISTICHE STRUMENTALI (E STRUMENTALIZZATE) Che Mario Draghi e il suo governo godano di “buona stampa” è
inequivocabile, ma quando si parla di numeri bisognerebbe fare più attenzione,
perché i commenti di encomio spesso non dicono tutta la verità. Se, per
esempio, parlo di un “più 6.5%” dell’economia e lo considero un grande
risultato, ricordiamoci che alle spalle c’era un calo drammatico l’anno scorso,
così se oggi l’Italia “è diventata la locomotiva d’Europa” lo è soprattutto
perché prima aveva perso di più. Se da 100 tagliate il 50% e poi aumentate di
un altrettanto non tornate a 100 ma solo a 75, cerchiamo di ricordarcelo. Se poi l’aumento è al lordo dell’inflazione rischia di esserlo
anche meno: quando i prezzi aumentano del 40% (vedi costi dell’energia) e i
listini del 13%, quel 6,5% rappresenterebbe solo la metà dell’inflazione,
ovvero nulla in termini reali. Che l’economia italiana vada meglio è un fatto,
ma solo perché è messa a confronto annuale con un periodo di chiusura o di
gravissima crisi: strutturalmente non mi sembra sia molto migliorata e il PNRR
resta un buco nero e poco scrutabile. Ma questo i numeri e i commenti non lo dicono quasi mai. SANREMO MI FA SCHIFO Sta andando in scena la lunga kermesse ex canora del Festival di
Sanremo di cui si parla per mesi prima, dopo e durante, quasi fosse una
priorità nazionale. Sul palco, da anni è diventato soprattutto il festival del
trasgressivo dove tutto diventa un “caso” pur di fare “audience”, ma senza
considerare che ”audience” non significa gradimento. Questo festival-baraccone della TV pubblica per me è diventato un
autentico incubo non solo in sé (cerco di cambiare canale) ma perché
viene commentato ovunque in una logica per cui le poche canzoni decenti sono
sommerse tra comparsate di ogni tipo e dove bisogna esagerare su tutto pur di
“apparire” e quindi “fare notizia”. Cosa c’entra con il festival del canto italiano scimmiottare il
battesimo, dover ascoltare i pipponi sul razzismo, la cannabis, i generi
sessuali, ammirando gli abbigliamenti più trasgressivi spesso di cattivo
gusto? Nulla, ma - come ogni anno – Sanremo è diventato il sottile filo
politico di quella cultura sinistroide e benpensante “made PD” che in RAI
controlla tutto e si autoalimenta a nostre spese. Come nella novella del pifferaio magico che si tirava dietro i
topolini, di questa “cultura” ne siamo così corrosi che spesso non la
riconosciamo neppure più (come non riconosciamo più la verità o il buonsenso) e
ci si va dietro per inerzia, acquiescenza, moda, tranquillità, interesse. Vale
per i media e i giornalisti che - se la stroncassero - verrebbero emarginati e
quindi fanno finta di applaudire. Tutto ciò premesso, questa schifezza
personalmente non mi va e quindi a voce alta e chiara, senza tentennamenti
dichiaro “Queste trasmissioni RAI che mi obbligano per di più a pagare mi fanno
schifo” Chiaro il concetto? Se cominciassimo a sostenerlo in molti forse (ma
comunque difficilmente) riusciremmo a cambiare qualcosa. E’ TORNATA LA STORIA A TELE VCO Sono tornati i miei settimanali appuntamenti di storia su TELE
VCO-AZZURRA TV (già canale 17 o canale 19, nell’attuale momento di caos delle
frequenze in zona Verbania si vede sul canale 853) che porto avanti ormai da
qualche anno. Questa stagione sarà dedicata alla storia locale, italiana e del
Piemonte dopo il 1861. Chi vuole vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il
VENERDI’alle ore 22 con repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’
alle ore 12. Le puntate si possono seguire anche in diretta streaming nelle
stesse ore cliccando su VCOAZZURRATV (wwwvcoazzurratv.it)
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 847 del
28 gennaio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Da questa
settimana – su suggerimento di alcuni lettori - una piccola novità: nel
“Sommario” anche qualche riga di illustrazione dei singoli testi dopo il
titolo, così chi va di fretta può capire subito cosa sia più o meno interessato
a leggere. Sommario:
QUIRINALE: ORE DECISIVE (in attesa della fumata bianca alcune considerazioni
sull’utilità di una repubblica presidenziale e un episodio curioso della mia
vita parlamentare) - RUSSIA: MA CI CONVIENE? (continuiamo a considerare Putin
come un “nemico”, ma ci stiamo gravemente danneggiando da soli) - LIVELLI
DEL LAGO (tante polemiche sul livello del Lago Maggiore: spiego perché per me
sia giusto risparmiare acqua ad inizio estate) - STORIA IN TV (ritornano i miei
appuntamenti di storia locale su TeleVCO-AzzurraTV) IL MIO PRESIDENTE? RENATO ANTONIOLI ! Scrivo
mentre a Roma friggono le trattative per la scelta del nuovo Presidente della
Repubblica e in attesa della “fumata bianca” tutto è possibile. Credo che al
netto dei vari nomi presentati e bruciati appaia evidente come L’ELEZIONE DIRETTA DEL CAPO DELLO STATO
DA PARTE DEI CITTADINI sarebbe di gran lunga la scelta
migliore, evitando questo circo di proposte e veti incrociati. Servirà
ovviamente una riforma costituzionale, ma è urgente e non va dimenticata il
giorno dopo le elezioni presidenziali per riparlarne sette anni dopo. Oltretutto
la prossima volta il Parlamento sarà ridotto di 1/3 degli eletti ed appare
assurdo che ogni regione abbia sempre 3 rappresentanti ciascuna: in Lombardia
ciascun delegato regionale rappresenta 3,4
milioni di persone, in Molise solo 97.000 cittadini, ovvero 35 volte di
meno: vi sembra questa una forma di democrazia rappresentativa? Senza
dimenticare che la legge elettorale non è più quella del 1948: oggi se un
partito candida un cavallo in buona posizione di lista può risultare eletto
perchè i cittadini non possono più nemmeno esprimere voti di preferenza,
quindi i "grandi elettori" sono sotto ricatto dei loro leader che li
hanno candidati. Mai come
oggi una Repubblica Presidenziale (o semipresidenziale) credo otterrebbe il
plauso di quasi tutti gli italiani, ma non c’è verso: il “palazzo” non vuol
lasciarsi togliere il potere di mano. In attesa
di conoscere il nome del (della) nuovo/a Presidente, ecco intanto una mia
piccola storia personale. ……… Nei 18 anni
della mia vita parlamentare ho partecipato a due elezioni per il Presidente
della Repubblica ovvero agli scrutini che portarono al Colle Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Sul primo
niente da dire, ma il secondo proprio non mi andava per i suoi mai pentiti
trascorsi comunisti e così - approfittando che non vi erano candidati
alternativi - pensai di fare un omaggio ad un mio amico, Renato Antonioli,
vicesindaco di Gozzano che già allora era in cattive condizioni di salute e che
purtroppo ci lascò poco tempo dopo. Renato era
stato consigliere comunale del MSI-DN a Gozzano, sempre solo contro tutti (un
po' come me a Verbania) ma vincendo poi le elezioni comunali con una lista
civica per la quale venne nominato vice-sindaco. Antonioli – che di mestiere
faceva il tipografo - era un uomo integerrimo, volitivo e pieno di ironia,
sempre in attività almeno finchè la salute lo sorresse. Il
centro-destra votava scheda bianca quindi non danneggiavo nessuno, così al
secondo scrutinio del 9 maggio 2006 raccolsi un manipolo di amici e li pregai
di votare per IL “MIO” sconosciuto candidato che raccolse in totale ben 7 voti
uscendo così dall’anonimato dei “voti dispersi” risultando – tra l’altro - il
7° candidato più votato. Il bello è
che nessuno sapeva chi fosse: all’annuncio del presidente della Camera del suo
nome, al primo o secondo voto qualcuno pensò ad Antonioni, l’ex capitano della
Fiorentina (un po' azzeccandoci, perché Renato era un buon giocatore di calcio,
capitano per diversi anni della squadra del suo paese anche in serie D e
soprattutto super tifoso viola, francamente l’unico delle nostre parti che mai
abbia conosciuto) poi, dal terzo voto in su, in aula qualcuno si pose il
problema. Poiché ci
fu poi chi (come me) non scrisse solo il cognome ma anche il nome, quel “Renato
Antonioli” fu alla fine chiaro per tutti, ma – appunto - chi era? Secondo
Wikipedia al nome corrispondeva un ex sciatore alpino, invece era proprio l’ex
capitano del Gozzano, come emerse poi ampiamente sulla stampa locale. Ricordo
ancora il ritaglio del “Corriere della Sera” con l’esito dello scrutinio che
Renato affisse con orgoglio sulla vetrina della sua tipografia e credo di
avergli regalato una delle più grandi e ultime soddisfazioni della sua vita. RUSSIA: COME CASTRARSI DA SOLI Non ho ben
capito se gli italiani si siano resi conto che continuare con questo
atteggiamento di chiusura a Putin
sia una grande sciocchezza, che l’Europa ha tutto l’interesse ad avere buoni
rapporti con Mosca e che soprattutto anche all’interno dell’UE l’Italia deve anche
fare un po' da sola, visto che gli altri (Germania in testa) prima di tutto
pensano ai propri affari. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci:
sicuramente Putin non è un leader democratico, sicuramente controlla il suo
paese con la censura e a volte con la violenza ma o teniamo un atteggiamento
univoco con tutti i regimi antidemocratici e dittatoriali del mondo o è assurdo
prendersela solo con lui. Il regime
cinese è ben peggio di quello russo eppure lo coccoliamo, così come allora non
dovremmo andare a giocare i mondiali di calcio in Qatar (ammesso di
qualificarci) e dovremmo chiudere i rapporti con l’Arabia Saudita, l’Iran e
decine di regimi più o meno dittatoriali nel mondo. Allora
perché prendersela solo con la Russia? Per l’Ucraina, si dice…Ma quanti sanno
che questi stati satelliti dell’ex impero zarista sono stati creati da Stalin
proprio per distruggere le etnie che c’erano prima dell’URSS? La parte
orientale dell’Ucraina è russa per storia, lingua, costumi, religione… qualche
ragione il Cremlino ce l’ha e se è giusto difendere l’entità nazionale Ucraina
questi aspetti bisognerebbe almeno ricordarli. Pochi
giorni fa i più importanti gruppi industriali italiani hanno intanto parlato
direttamente in videoconferenza con Putin ottenendo credito ed attenzione,
perché abbiamo bisogno del mercato russo (e viceversa) e questo colloquio
diretto è stato significativ,o ma molto imbarazzante per la Farnesina, un vero
e proprio schiaffo in faccia al governo, a Di Maio e perfino a Draghi, ma se ne
è parlato poco perché – come sempre – “non fa fino”. Noi
dobbiamo stare con gli USA, ci mancherebbe, ma la posizione di Biden è diventata anche
un po' grottesca: mostra i muscoli perché non rischia nulla, mentre noi in
Europa rischiamo di tagliarci i mercati e rimanere senza gas, con le imprese
produttive a terra e le famiglie al freddo, mentre l' inflazione sta diventando
galoppante per il caos nelle materie prime… tutto per l’Ucraina? Intanto gli
altri partner europei - come la Germania - i loro affari con Mosca li fanno lo
stesso: forse ci vorrebbe qualche riflessione di “realpolitik” in più LIVELLI DI LAGO Nella zona
del Lago Maggiore
sono in corso molte polemiche per la proposta di preservare un livello delle
acque più alto a fine primavera tenendole di riserva per la stagione estiva.
Credo sia una proposta sensata – se ovviamente ben controllata – anche se la
mia posizione è di minoranza, schiacciata da ben altri interessi. Visto che il
problema può interessare solo una parte dei lettori non sto a farne qui uno “spiegone”,
ma invito chi sia interessato a contattarmi direttamente e potrà così farsi
un’idea più complessiva e variegata rispetto alla vulgata ufficiale di un “no”
al progetto che “passa” attraverso i media locali. E’ TORNATA
LA STORIA A TELE VCO Sono
tornati i miei settimanali appuntamenti di storia su TELE VCO-AZZURRA TV (già
canale 17 o canale 19, nell’attuale momento di caos delle frequenze in zona
Verbania si vede sul canale 852) che porto avanti ormai da qualche anno. Questa
stagione sarà dedicata alla storia locale, italiana e del Piemonte dopo il
1861. Chi vuole
vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il VENERDI’alle ore 22 con
repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’ alle ore 12. Le puntate
si possono seguire anche in diretta streaming cliccando su VCOAZZURRATV
(wwwvcoazzurratv.it)
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 846 del
21 gennaio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: QUIRINALE:
ORE DI PRETATTICA - MENEFREGHISMO ELETTORALE – CSM CONTRO TUTTI (W IL
WHISTLEBLOWING) – SUPERBOLLETTE - IL MONDO (INGIUSTO) DEI PAPERONI – STORIA IN
TV QUIRINALE: ANCORA PRETATTICA Suscita
scandalo (a sinistra) la possibilità di Silvio
Berlusconi Presidente della Repubblica, una candidatura
comunque molto difficile da portare avanti (oltre che secondo me poco
opportuna), ma un centro-destra che per la prima volta ha sulla carta la
maggioranza relativa dei votanti non deve sprecare le proprie cartucce puntando
su un unico cavallo, soprattutto quando in campo vuole scendere il discusso suo
ex leader maximo. Serve quindi come minimo molta attenzione, anche per le
ricadute politiche se l’operazione facesse flop e mi pare che sia la Meloni che Salvini l’abbiano
capito. Penso che
una parte dei grandi elettori “patrioti” Berlusconi sul Colle non ce lo
vedrebbe proprio, ma ben meglio lui che un avversario e quindi è possibile e
conveniente garantirgli - almeno a parole e dalla quarta votazione - un pacchetto
sicuro di voti, magari controllabili a vicenda, se lui trovasse gli altri
(dubito, soprattutto se a cercarli in giro è Sgarbi…). I sistemi per farlo sono semplici
e purtroppo collaudati e un attento corteggiamento è quindi in corso
soprattutto verso quegli oltre 120 parlamentari rimasti senza casacca e a cui
non piace l’elezione di Draghi
al Colle con il rischio di interrompere la legislatura un anno prima. Questo
anche perché gli esperti di pretattica elettorale presidenziale fanno sapere
che solo se la legislatura arriverà a fine settembre scatterà il quinquennio
“convenzionale” per permettere ai futuri “ex” di percepire comunque, a 65 anni,
il (pur ridotto) vitalizio parlamentare, guai quindi a cadere ad un passo dal
traguardo. Messi
presuntivamente in cassaforte i 450 voti berlusconiani di centro destra, ne
restano però appunto da trovare almeno un’altra sessantina ed è qui che
Berlusconi chiede agli alleati una prova di fede bloccando il pacchetto
“garantito” che però – al massimo – anche in caso di accettazione
ufficiale di Berlusconi durerà lo spazio di un paio di scrutini e solo se in
prima battuta il quorum fosse sfiorato, tanto da convincere qualche ultimo
dubbioso di possibile acquisto a fare il salto pro Cavaliere all’ultima ora.
Se Berlusconi non passasse infatti alla quarta o quinta votazione (prima
il quorum è troppo alto) sarà poi il “liberi tutti” ed è qui che gli alleati –
finiti gli attestati di omaggio – devono pensare ad alternative. Un nome da
trovare (e forse già trovato) ma da non diffondere perché altrimenti sarebbe a
rischio di abbattimento precoce. Personalmente – al di là delle cortine
di fumo che sono
state sollevate per confondere il campo, tipo proporre
l’ex ministro degli esteri Franco
Frattini o Letizia
Moratti – continuo a pensare che la potenziale miglior
candidata potrebbe essere la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che
ovviamente negherà l’ipotesi fino ad un secondo prima della (eventuale) sua
candidatura. La Casellati resta l’unica figura istituzionale che potrebbe
raccogliere voti non troppo sospetti anche in campo avversario e credo che alla
fine sarà proprio questa l’opzione “B”. Altre alternative Gianni Letta, gran
manovratore e consigliere di Berlusconi
o – in subordine – Pierferdinando
Casini. MENEFREGHISMO ELETTORALE Cecilia
d’Elia, del PD, è la nuova deputata eletta domenica nelle elezioni
suppletive nel collegio di Roma I al posto di Roberto Gualtieri, diventato sindaco e
quindi incompatibile. La neo onorevole è stata eletta con il 60% dei voti
validi corrispondenti però a solo il 6.8% degli elettori del collegio visto che
i votanti sono risultati soltanto l’11%, con ben l’89% dei cittadini che
hanno invece disertato le urne. Un voto in più in parlamento forse conterà
poco, ma va registrato che la candidata del centro-destra – l’ex magistrato Simonetta Matone (nota
solo per le sue comparsate a Porta a Porta ed esponente della Lega) - ha
conquistato soltanto ”ben” il 2.2%
del corpo elettorale. Mi sembra
decisamente un po' pochino, ma sottolinea anche la superficialità con cui
vengono affrontate le cose, perché con un minimo di volontà in più si poteva
tranquillamente arrivare ad un risultato più positivo. Si replica il solito
menu visto alle comunali e per i ballottaggi: a destra non si impara mai
niente. CI MANCAVA IL WHISTLEBLOWING ! Nel totale
disinteresse dei media la scorsa settimana il Consiglio di Stato ha dichiarato
illegittime anche le nomine operate dal CSM del primo presidente e del
presidente aggiunto della Corte
di Cassazione. Secondo il Consiglio di Stato altri candidati
erano più meritevoli. Invasione di campo da parte della giustizia
amministrativa nelle prerogative del CSM o legittima richiesta di avere
finalmente più trasparenza nelle nomine? Sta di fatto che il CSM ha comunque
poi rinominato gli esclusi dichiarati illegittimi senza accettare la decisione
dei giudici amministrativi e lo ha fatto addirittura alla presenza di Mattarella che quindi di
fatto ha avallato la scelta. Chissà come saranno contenti al Consiglio di
Stato! Ennesime
polemiche e corto circuito istituzionale, con il tema che era già stato
dibattuto a seguito della lunga vicenda che aveva interessato Michele Prestipino, ex
procuratore di Roma (la carica più importante d’Italia) destituito prima dal
Tar, poi dal Consiglio di Stato e infine dalla stessa Cassazione, eppure
nominato e difeso a spada tratta dal CSM. Un dibattito inquinato dai veleni del
caso Palamara,
ma che ancora una volta sottolinea come sia e sia stato assordante il silenzio
proprio di chi del CSM è il Presidente, ovvero l’inquilino del Quirinale, che
ha di fatto accettato la scelta del CSM. Ma come può funzionare la Giustizia in
un paese conciato così? Su questi
temi, però, la ministra Cartabia
sorvola ed annuncia piuttosto in Senato che "Va perfezionato il ricevimento della direttiva UE sul whistleblowing, prezioso strumento
anticorruzione". Cosa
significhi "whistleblowing" credo che tra i lettori de Il Punto lo
sappiano in pochi (io non lo sapevo!) che, letteralmente tradotto, significa
"il soffiatore di fischietto", ovvero - mi pare di interpretare -
"arbitro", nel senso di colui che segnala una infrazione di gioco.
Dire però "la Magistratura segnali gli episodi corruttivi" sarebbe
stato troppo semplice perchè - dall' avvocato Azzeccagarbugli dei “Promessi
Sposi” in qua - la gente va sedotta con i paroloni, una volta espressi in
latino ed adesso possibilmente in inglese così che, appunto, alla fine ti
fregano meglio. Insomma, la
Magistratura, secondo la ministra Cartabia, dovrebbe attivarsi di più per
segnalare in anticipo gli episodi di corruzione. Giustissimo ma - mi verrebbe
proprio da dire - "Da che pulpito viene la predica", visto cosa
succede nel CSM e dintorni. BOLLETTE: SCUSATE, NON CAPISCO Il vero
problema del momento è lo scatto dell’inflazione anche per il fortissimo
aumento delle bollette energetiche. Il governo pensa di tassare gli
extra-profitti delle aziende del settore per compensare i consumatori, ma non
sarebbe più logico calmierare allora i prezzi del gas per impedire aumenti
ingiustificati? Certo che ascoltare poi il ministro Cingolani affermare che
per ridurre i prezzi delle bollette verranno tagliati 1,5 miliardi di incentivi
sul fotovoltaico, da 1 a 2 miliardi di incentivi sull'idroelettrico e 1,5
miliardi con la rinegoziazione a lungo termine delle fonti rinnovabili lascia
perplessi: ma non erano proprio queste le alternative “ecologiche” da
incentivare? Se l’Italia però - che dipende in gran parte dall’estero -
non vuole estrarre petrolio nel sud, limita l’estrazione del gas in Adriatico
(a vantaggio di Grecia e Croazia che non hanno certi scrupoli), non vuole
neppure pensare al nucleare ed insiste a produrre energia elettrica “pulita”
bruciano gas e gasolio… mi sembra difficile uscire dalla crisi! SE VI SEMBRA GIUSTO… Nei primi 2
anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i
loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15 mila
dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si
stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della
pandemia. In questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte
superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto
da 3,1 miliardi di persone. Ogni 4 secondi nel mondo 1 persona muore per
fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza come mancanza di
accesso alle cure, fame, crisi idrica. Decine di milioni di persone vivono con
meno di un euro al giorno. Dall’inizio
dell’emergenza Covid, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite
composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5
mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021.
Sono i dati emersi nell’ultimo incontro dell’alta finanza a Davos, tenuto
quest’anno – bontà loro – senza concentramento di superjet privati ma più
sobriamente on line. I dieci più
ricchi del mondo risultano Elon Musk (patrimonio di 274,7 miliardi di dollari,
Bernard Arnault (198,9 miliardi), Jeff Bezos (194,5 miliardi), Bill Gates
(138,3 miliardi) e poi Larry Page (124,5), Mark Zuckerberg (123,1), Larry
Ellison (120,8) Sergey Brin (120 miliardi), Warren Buffett (109,1)
e Steve Baller (106.5). Giovanni Ferrero è l’italiano più ricco (33,3 miliardi)
mentre Silvio Berlusconi e famiglia sono “solo” a quota 7,5. La confederazione
no profit Oxfam ha calcolato nel suo ultimo rapporto che in questi due anni il
numero uno di Amazon Jeff Bezos è quello che ha incrementato di più il proprio
patrimonio per oltre 81,5 miliardi di dollari: il surplus nei primi 21 mesi
della pandemia equivale per lui al costo completo della vaccinazione (due dosi
e booster) per l’intera popolazione mondiale. Eppure non si riesce neppure a
mettere in campo una tassa planetaria che in qualche moda colpisca ovunque e in
modo progressivo i redditi che superino una soglia che personalmente considero
di immoralità. Tranquilli, comunque, perché tutti – da Lazzaro al ricco Epulone
– moriremo uguali. TORNA LA STORIA A TELE VCO Tornano i
miei settimanali appuntamenti di storia su TELE VCO-AZZURRA TV (canale 17 o
canale 19) che porto avanti ormai da qualche anno. Questa stagione sarà
dedicata alla storia delle nostre zone e del Piemonte dopo il 1861. Chi vuole
vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il VENERDI’ (a partire
da oggi 21 gennaio) alle
ore 22 con repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’ alle ore 12.
Le puntate si possono seguire anche in diretta streaming cliccando su
VCOAZZURRATV (wwwvcoazzurratv.it)
A TUTTI UN SALUTO E
BUONA SETTIMANA MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 845 del
14 gennaio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: MATTARELLA,
UN UOMO IN GRIGIO – COME VA IL PNRR? - POVERA ROMA – VIOLENZA DI GRUPPO MATTARELLA, UOMO IN GRIGIO Finisce
(forse) il settennato al Colle di Sergio
Mattarella ed è tempo di un bilancio che, senza preconcetti,
definirei grigio, come il personaggio. Ho
conosciuto da vicino Mattarella quando per diversi anni eravamo insieme componenti
della Commissione Esteri della Camera: la sua una presenza costante, sobria,
corretta, seria (anzi, serissima), competente, mai una parola sopra i toni e -
da eletto al Quirinale - non ha mai mutato la sua impronta di aplomb
istituzionale. Ha svolto con
serietà e rigore il suo ruolo considerandosi forse come il più importante
impiegato della Repubblica senza sbavature, ma mi è difficile ricordare un
momento di passione trascinante o di immagine coinvolgente in un settennato
certamente impegnativo, ma in un ruolo svolto senza strappi. Se pensate
a Pertini in tribuna quando vincemmo i "mondiali" rispetto al
Mattarella in impermeabile a Wembley per la finale dell'Europeo la differenza
c'è tutta e ben rende l'idea. Nei giorni
scorsi Mattarella ha tenuto a sottolineare che diventando presidente bisogna
perdere la casacca di appartenenza politica per essere "super partes"
ed è su questo che qualche dubbio ce l'ho, perché Mattarella ha forse voluto
essere sopra le parti nel suo intimo ma in sette anni non mi sembra abbia mai
preso una posizione contro la "sua" parte e - da persona di destra -
devo esprimere una critica verso questo suo atteggiamento che non ha mai tenuto
conto degli umori dei cittadini-elettori: non ricordo davvero un solo episodio in
cui Mattarella abbia preso le distanze dalla sua "casa-madre" (ovvero
il PD, versante ex democristiano). Una presidenza senza scandali (e non è poco)
ma contraddistinti da un diluvio di dichiarazioni scontate, prese di posizioni
corrette quanto spesso del tutto ovvie, senza mai assumere una posizione che
mettesse in imbarazzo chi ne volle l'elezione e - in primis - proprio il
"suo" PD. No alle
elezioni anticipate, per esempio, eppure Mattarella sapeva benissimo che il
Parlamento non rappresentava più da molto tempo l'opinione politica degli
italiani e non solo per il cambiamento degli umori politici, ma perchè ben
oltre il 10% dei parlamentari ha cambiato gruppo politico, infischiandosene
dell'opinione di chi li aveva eletti, tanto che il suo successore sarà eletto da
un Parlamento dove il partito più numeroso è appunto quello dei "senza
partito" in un diluvio di migrazioni che hanno del tutto stravolto il voto
elettorale e si prestano oggi a mercanteggiamenti sottobanco di ogni tipo. Certo, la
Costituzione gli imponeva di tenere un doveroso basso profilo, ma non c'è
dubbio che in passato altri suoi predecessori abbiano contraddistinto il loro
mandato con un diverso livello di visibilità e di condivisione con la gente,
Mattarella ha invece preferito tenersi sempre defilato. In un
settore, però, penso non possa essere ricordato con positività: la sua (non)
gestione della Magistratura di cui il Presidente è sì solo il capo formale, ma
con obblighi che a volte gli imporrebbero di uscire dal riserbo e dal silenzio.
Un vertice giudiziario che negli anni si è trasformato in un groviglio di veti,
correnti e tresche immorali avrebbe imposto un ben altro profilo e livello di
intervento. Preso atto
che il CSM è stato di fatto lasciato nelle mani del suo "ex partito"
e relativi correnti deviate, credo che Mattarella avrebbe avuto il dovere di
intervenire maggiormente in prima persona con fatti concreti, esplicite
richieste di dimissioni, sollecitazioni chiare e non solo messaggi scontati.
Non lo ha fatto, si è tenuto lontano dal rischio di "sporcarsi le
mani" assumendo decisioni coraggiose, ma dando così spazio al
moltiplicarsi dei veleni e di fatto proteggendo chi ne aveva approfittato.
Molti italiani attendevano e soprattutto speravano in suoi interventi concreti
prima e dopo il "caso Palamara" ma non è emerso nulla oltre le
solite, scontate dichiarazioni di principio. Vedremo se,
almeno in un primo tempo, Mattarella succederà a sé stesso, certo credo che gli
italiani vorrebbero comunque un presidente più rappresentativo in attesa di una
riforma costituzionale che, superati antichi timori, dia maggiori
responsabilità all’inquilino del Colle soprattutto se – finalmente – fosse
eletto direttamente dai cittadini. COME VA IL PNRR ? Se ne parla
poco, pochissimo, eppure ribadisco ancora una volta che se i fondi europei
legati al PNRR sono indispensabili per il rilancio nazionale peseranno in
futuro come un macigno sulle finanze pubbliche. Urge quindi spenderli bene ma –
almeno per il cittadino comune – tuttora non si capisce che fine prenderanno. I
piani mandati in Europa, pieni di buone intenzioni, non chiariscono infatti quali
siano le vere PRIORITA’ che verranno messe in campo. Molto
semplicemente, quali sono le prime e più importanti 10 iniziative CONCRETE che
si vogliono finanziare con i fondi di Bruxelles? Non un
generico “ammodernamento della rete autostradale e ferroviaria” ma quali sono
gli specifici “grandi interventi” che si vogliono mettere in campo e da chi
verranno spesi? Nei giorni scorsi ho attraversato l’Italia ed il livello delle
infrastrutture – primo passo per un rilancio nazionale – e spesso del tutto carente.
Mi spiego: se percorrete l’Autostrada del Sole potrete verificare che alcuni
tratti (come da Firenze ad Orte) sono ancora a due corsie come negli anni ’60
pur con un traffico decuplicato. Molti degli svincoli per entrare ed uscire da
Roma (a parte lo schifo della non manutenzione) sono quelli inaugurati per le
Olimpiadi del 1960 e avanti così. Inoltre i lavori in atto anno dopo anno sono
più o meno sempre allo stesso punto (vedi appunto il tratto toscano della A1
dal Mugello a Firenze o a sud della città) nonostante il caro-pedaggi.
Piacerebbe avere insomma un elenco preciso, chiaro, inequivocabile e se fossero
pubblicati anche gli importi stanziati, le date previste di completamento e i
responsabili dei lavori sarebbe davvero un gesto apprezzato da tutti, POVERA ROMA… Sono stato
a Roma dopo quasi un anno di assenza causa Covid e l’ho trovata non solo
sporca, ma soprattutto degradata, a pezzi, abbandonata. Non credo sia tanto una
questione di colore politico dell’amministrazione capitolina, ma dell’andazzo
generale che la sta trasformando in una città africana. Strade piene di buche,
acciottolato sgarrupato, sporcizia ed erbacce ovunque (e siamo a gennaio!),
sosta selvaggia, marciapiedi fatiscenti, trascuratezza ovunque e anche nel
centro storico che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del nostro Paese.
Invece tutto è lasciato andare, sciatto, sporco, abbandonato come le migliaia
di monopattini dimenticati in ogni angolo di strada. Non ci meritiamo una
capitale come questa che il mondo ci invia ma che, evidentemente, non sa farsi
amare dai suoi cittadini! QUANDO GLI AGGRESSORI SONO IMMIGRATI… L'aggressione
ad alcune ragazze in centro a Milano per Capodanno è stato davvero un brutto e
censurabile episodio, ma che porta anche a qualche considerazione visto che nei
primi giorni di queste violenze non se ne era parlato nonostante fossero
perfettamente a conoscenza dei giornali e delle forze dell'ordine. Questo
silenzio mediatico si spiega perchè - osservando i video - si nota come i
presunti aggressori fossero magrebini, pur alcuni "di seconda
generazione", come ci si è poi affrettati a sottolineare. Insomma, se
nessuno sostiene assolutamente che tutti o la gran parte degli immigrati
nordafricani siano dei violenti o degli aggressori, così come purtroppo ci sono
anche tanti italiani che si macchiano quotidianamente di gravissime violenze,
tacere però questo aspetto solo perchè "non fa fino" e non si vuol
turbare la sensibilità della gente verso gli immigrati la dice lunga sulla
qualità dell'informazione che giornalmente ci viene propalata. Patetico
che il sindaco di Milano - dopo aver taciuto per 10 giorni e accusato per
questo di poca sensibilità - annunci poi con grande ritardo (ma altrettanti
squilli di tromba e copertura mediatica) la costituzione come parte civile
dell'amministrazione, sempre tacendo su chi siano i presunti colpevoli. In
realtà per dieci giorni in nessun TG e in ben pochi articoli di cronaca si era
ammesso questo aspetto, nè si è considerato il fatto che le ragazze sono state
salvate dalle Forze dell' Ordine presenti, ma apparse abbastanza impotenti
davanti alla violenza e ai numeri del "branco". Forse Sala dovrebbe
quindi anche spiegare ai milanesi come mai queste siano le condizioni sociali e
di vivibilità del centro di Milano dopo tanto (troppo) "politicamente
corretto". Immaginate
se ad aggredire le ragazze fosse stato un gruppo di giovinastri di
"estrema destra": scommettiamo che tutto sarebbe stato messo per
giorni in prima pagina (vedi l’assalto alla CGIL) e che tutti i progressisti e
le progressiste della penisola avrebbero pianto e denunciato in coro
l’insopportabile e pericolosa “violenza fascista"? Con questo
numero IL PUNTO riprende la consueta cadenza settimanale, un saluto e un
rinnovato buon anno a tutti.
Marco Zacchera IL PUNTO n. 844 del
5 gennaio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: BERLUSCONI
PENSA AL COLLE – GAS & LUCE: SPIAZZATI – UNA PREGHIERA PER BURZI Buon anno e
ben ritrovati. Vi interessa leggere IL PUNTO e volete farmi un regalo?
Mandatemi l'indirizzo mail di vostri amici che possano essere interessati anche
loro a ricevere IL PUNTO. GRAZIE! BERLUSCONI FACCIA UN PASSO INDIETRO ! Tra poco
saremo in piena bagarre per l’elezione del Presidente della Repubblica e Silvio Berlusconi
scalpita sperando nella possibilità di una sua elezione al Colle. In teoria –
soprattutto perché oltre il 10% dei parlamentari ha cambiato partito, confluendo
in un eterogeneo “gruppo misto” – questa volta il centro destra avrebbe una
maggioranza relativa da usare per un proprio candidato (ma non sufficiente a
garantirne l’elezione), anche se qualcuno ipotizza che - complice il voto
segreto e con possibili acquisti non disinteressati - dal quarto scrutinio l’ex
Cavaliere potrebbe anche farcela. Personalmente
ritengo che non ce la farà mai, e mi chiedo se – dietro alle scontate parole di
compattezza ed unità – il centrodestra non debba invece già considerare anche
un “piano bis” da mettere sul tavolo al momento in cui Berlusconi fosse
comunque appiedato dal voto dell’aula. Questo
anche perché – a parte l’età e la salute - ritengo che Silvio Berlusconi non
sia adatto come Capo dello Stato e scatenerebbe, se eletto, il ritorno ad una
polemica quotidiana di cui l’Italia non ha assolutamente bisogno. D'altronde è
bastata l’ipotesi di una sua candidatura per far salire i toni e scatenare i
suoi avversari che già reclamano l’avvio di una “guerra santa” contro il nefasto
(per loro) “Cavaliere Nero”. Eppure il
centro-destra non dovrebbe sprecare una occasione storica favorevole, con una
sinistra divisa dalle polemiche e che per ora non sembra in grado di coagularsi
su un suo unico candidato di bandiera. Credo che –
ad oggi - il candidato più logico che potrebbe raccogliere teorici
consensi da tutti sarebbe Mario
Draghi, anche perché – ma questo lo si può dire solo sottovoce
- il premier ha tutto l’interesse a concludere ora e subito la sua esperienza
di governo prima che vengano al pettine dei nodi che il suo carisma ha sopito e
nascosto, ma non ha certo risolto. Il PNRR,
per esempio, è stato solo impostato ma praticamente nessuno ne conosce il
concreto stato di avanzamento e presto l’Europa potrebbe cominciare a storcere il
naso, così come non credo che il rimbalzo economico post-pandemia diventerà
robusto se il paese sarà ancora appiedato dal Covid e attanagliato da una
pesante crisi energetica. Inoltre,
alla lunga, la sua maggioranza eterogenea avrà sempre più bisogno di smarcarsi
in vista delle elezioni che comunque sono previste a primavera 2023. Credo che
Draghi consideri bene tutto ciò e quindi gradirebbe un passaggio al Colle
spinto anche dall’indice di gradimento generale che pur sta scendendo – ma
relativamente di poco – rispetto ai trionfali picchi di consenso iniziali. Draghi al
Quirinale vorrebbe dire probabili elezioni anticipate quest’anno e - se questo
è lo scopo del centro-destra - allora la prima scelta post-Berlusconi potrebbe
essere proprio il diretto coinvolgimento di Draghi per la presidenza. Se,
invece, il centro-destra fosse più lungimirante, la scelta di un candidato di
generale garanzia - ma decisamente ancorato al proprio schieramento politico -
sarebbe la scelta più meditata e coerente, mantenendo un Draghi comunque “non
ostile” a Palazzo Chigi. Per esempio
una candidatura dell’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati
avrebbe una serie di vantaggi da non sottovalutare. Innanzitutto non
guasterebbe l’essere la prima donna al Quirinale in un momento in cui
l’immagine ha una sua importanza, poi permetterebbe a Draghi di completare la
propria opera (sempre ammesso che la cosa interessi effettivamente al titolare
di palazzo Chigi) e infine il personaggio si è dimostrato di taglio moderato e
di confermata linearità istituzionale, com’è il ruolo ritagliato dalla
Costituzione per un Presidente della Repubblica più rappresentativo che
politicamente premier decisivo. Non
dimentichiamo poi che la Casellati è una eletta di Forza Italia e quindi vicina
a Berlusconi che potrebbe sempre “benedirla” con il proprio viatico dopo un
sofferto e doloroso (ma doveroso) “passo indietro” che però gli eviterebbe
potenziali figuracce. Il problema
è che all’interno dello stesso centro-destra convivono maggioranza ed
opposizione, fautori di elezioni anticipate (la Meloni e Fratelli d’Italia) ed
altri - come Forza Italia - che temono un forte ridimensionamento dal voto e
con la Lega che in argomento è tentennante e necessariamente cerchiobottista. Ci sarà quindi
prima di tutto chiarezza all’interno della coalizione? Qui sta il punto (e il
limite) di uno schieramento senza più un leader dichiarato e soprattutto senza
una seria politica comune su molti (troppi) degli argomenti sul tappeto. I giorni
corrono, vedremo se i reiterati vertici serviranno a qualcosa e se l’eventuale
bocciatura di Berlusconi non comprometterà un equilibrio sempre più delicato
anche all’interno della sua stessa coalizione. Il rischio è di ritrovarci sul
Colle un Pierferdinando
Casini o - peggio - Romano Prodi. GAS ED ENERGIA: EUROPA SPIAZZATA Penso ad un
pensionato con la “minima” che vede aumentare quest’anno la sua pensione di
"ben" l’1,47% ma contemporaneamente la bolletta di luce e gas di
oltre il 50%. L’Europa e soprattutto l’Italia appaiono assolutamente spiazzati
dall’incredibile aumento dei costi energetici. La risposta del governo di
diluire il pagamento delle bollette (ma di non ridurre l’accisa fiscale!)
sottolinea come sia una sostanziale “non risposta” ad un aumento di costi per
famiglie ed aziende che – teoricamente – non avrebbe ragione di
esistere. Non c’è infatti carenza di materia prima né problemi di
trasporto, ma ragioni politiche che sono alla base di una crisi che
evidentemente non era stata prevista. E’ chiaro
che le carte le ha in mano Putin:
la Russia ha tutto il gas che vuole, lo vende al prezzo che vuole, ma - almeno
fino ad ora - ha sempre mantenuto i contratti sottoscritti. Purtroppo
l’Unione Europea di contratti a lungo termine non ne ha ed è quindi facilmente
vittima di bruschi aumenti dei prezzi non disponendo di riserve strategiche
adeguate (come gli USA) ed insistendo a tenere una politica di rapporti tesi
con la Russia. Putin non è un santo ed è in forte debito con la democrazia, ma
allora lo stesso metro di giudizio e di comportamento andrebbe tenuto con tutte
le nazioni non democratiche, comprese Cina ed Arabia Saudita ben più
autoritarie e violente della Russia di Putin. L’Europa si trova ad essere la
parte debole e perdente, ma sembra capirlo poco rispetto anche ai proclami di Biden che non deve
sopportare la crisi energetica del vecchio continente. Poi ci
mettiamo anche del nostro rifiutando energie alternative come la fusione
nucleare, illudendoci con i “verdi” e riempiendoci le orecchie con la “transizione
ecologica” che è una demagogia formula per intanto economicamente suicidarci. ANGELO BURZI: UN CASO DI COSCIENZA Nella notte
di Natale si è suicidato Angelo
Burzi, ex consigliere ed assessore regionale del Piemonte, in
crisi per essere stato condannato dalla Cassazione per la vicenda dei rimborsi
del consiglio regionale piemontese dopo essere stato assolto in primo grado e
condannato in appello. La vergogna per la nuova condanna dopo 8 anni di
processi e la prospettiva di perdere conseguentemente anche il vitalizio –
oltre a condizioni di salute che rischiavano di aggravarsi – sono state alla
base del suo gesto. Per quanto
l’ho potuto conoscere, Burzi era un galantuomo e – almeno nel suo caso – la
vicenda delle “mutande verdi” non è andata come hanno sostenuto dei Magistrati
che secondo me si sono comportati anche con preconcetto politico e hanno
interpretato “a posteriori” una norma su cui non c’erano chiarezze. Credo (e
spero) che qualche pubblico accusatore – subito difeso dalla “sua” casta – si
sia posto almeno qualche problema di coscienza leggendo la lettera di addio di
Burzio quando scrive, prima di spararsi… “... La giustizia è un esempio appunto del
“peggio”, non trascurando che lo scrivente è certo di essere totalmente
innocente nei riguardi delle accuse a lui rivolte. Alla fine del processo di
appello, 14 dicembre u.s., ho totalizzato una condanna a tre anni per peculato
svolto continuativamente dal 2008 al 2012. I possibili sviluppi stanno in un
possibile nuovo ricorso in Cassazione, che avrà con grande probabilità un esito
nuovamente negativo, diciamo alla fine del 2022. E qui iniziano i problemi seri
perché interverrà la sospensione dell’erogazione del vitalizio per la durata
della condanna. Probabilmente si sarà fatta nel frattempo nuovamente viva la
Corte dei conti pretendendo le conseguenze del danno di immagine da me
provocato, diciamo non poche decine di migliaia di euro. Credo tutto ciò sia
soggettivamente insostenibile, banalmente perché col vitalizio io ci vivo, non
essendomi nel corso della mia attività politica in alcun modo arricchito, e
sostanzialmente perché non sono più in grado di tollerare ulteriormente la
sofferenza, l’ansia, l’angoscia che in questi anni ho generato oltre che a me
stesso anche attorno a me nelle persone che mi sono più care, mia moglie, le
mie figlie, i miei amici. Preferisco dare loro oggi, adesso, con una dose di
dolore più violenta, ma ”una tantum”(…)Siccome arrendermi non è mai stata
un’opzione, frangar non flectar, esprimo la mia protesta più forte
interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo. Serve anche
fare un non esaustivo elenco dei personaggi che maggiormente hanno
contraddistinto in maniera negativa questa mia vicenda in quasi dieci anni.
Dapprima i giudici del primo processo d’appello, i quali, con una sentenza che
definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza
di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di
dibattimento in aula. Poi l’uomo nero, il vero cattivo della storia, il
sostituto procuratore che dall’inizio perseguì la sua logica colpevolista,
direi politicamente colpevolista. Essendo persona preparata e colta non si
arrese rispetto alle assoluzioni del primo grado, ma appellandosi a sua volta
ottenne la condanna nel successivo appello. Ancor più colpevole a mio avviso
perché, pur conoscendo in dettaglio i fatti che mi riguardano, insistette nelle
sue tesi...” Vi chiedo
una preghiera per Angelo Burzi. Il prossimo
numero de IL PUNTO uscirà venerdì 14 GENNAIO riprendendo la consueta cadenza
settimanale
UN SALUTO E BUON ANNO A
TUTTI !
MARCO ZACCHERA IL PUNTO
n. 843 del 28 dicembre 2021 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: ITALIANI DIVISIDAL COVID -
ANNIVERSARI: 75 ANNI FA NASCEVA IL MOVIMENTO SOCIALE - ALESSANDRO
LANANUOVO PRESIDENTE DEL VCO COVID: ITALIANI DIVISI E’ inutile
prenderci in giro: l’Italia è profondamente divisa tra vax e no-vax, ma
soprattutto cresce ovunque la platea degli scettici, dei diffidenti, di quelli
che ogni sera ascoltando la TV si sentono presi in giro. Vaccini che prima
sembravano una panacea e poi crollano nelle loro certezze come nelle
percentuali delle loro coperture, varianti prima pericolose, poi no, oppure
forse con numeri ballerini, confusi e contraddittori, promesse e previsioni non
mantenute, dati quotidianamente inesplicabili e che vanno contro la logica. Ma perché
ogni giorno - chiaramente e senza furbizie - non ci dicono per esempio quanti
ricoverati siano vaccinati o no, quanti dei malati gravi siano no-vax o meno e
quanti defunti erano stati vaccinati e sono effettivamente morti di Covid e non
– pur positivi - per tante altre patologie. Questo per capire quanto serva -
insomma - vaccinarsi o meno. Solo così (se i numeri dimostreranno i rischi a
non farlo) si riuscirà a convincere chi non vuole vaccinarsi. Per esempio: è
vero che la probabilità di essere ricoverati è 16 volte di più per i “no vax”
rispetto ai vaccinati, oppure è una bufala? Solo numeri chiari possono
convincere i no-vax, ma se non vengono dati o non sono reali crescono
allarmismo e diffidenza. Anche perché la matematica non è un’opinione: se tutti
i “contatti” dei contagiati - soprattutto se asintomatici – dei giorni
precedenti la scoperta della loro positività devono mettersi in quarantena, con
l’attuale indice di crescita dei contagiati tra poche settimane in Italia non
lavorerà più nessuno, perché tutti più o meno saranno stati a “contatto” con
inconsapevoli contagiati che crescono al ritmo di decine di migliaia al giorno!
La gente
può accettare tutto, ma non è scema e senza chiarezza cade la credibilità di un
sistema vaccinale che dimostra troppe crepe. Secondo
discorso la dipendenza europea dalle case farmaceutiche. E’ inaudito che si
spediscano milioni di dosi Astrazeneca quasi scadute nel sud del mondo perché
da noi non le vuole nessuno (eppure erano state pagate a caro prezzo): questo
sì che è vero razzismo. Così come non si capisce perché i grandi governanti
della terra non si siano uniti per limitare i profitti disgustosi di case
farmaceutiche che comandano le borse del mondo e nella corsa ai vaccini
emettono nuovi modelli, dosi, varianti più o meno testati. Ma possibile che non
si debbano conoscere i contenuti degli accordi UE con Pfizer & aziende del
settore? Prezzi, tempi, modalità di consegna, scontistica, nomi e cognomi dei
funzionari e dirigenti europei coinvolti: tutto nebuloso, tutto nascosto.
L’impressione è una grande palude dove lo scetticismo avanza di pari passi
delle incongruenze che ci raccontano. Per questo tutti hanno sempre più dubbi,
non hanno più fiducia, si sentono cavie di un sistema e così anche chi si è
convintamente vaccinato – come me – comincia a chiedersi se il Covid non
stia semplicemente diventando un strumento di profitto mentre volutamente (e
politicamente) si sono nascoste le responsabilità iniziali e successive di
questa pandemia. Il mondo, insomma, vuole vederci più chiaro. 26 DICEMBRE 1946: NASCE IL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO, “LA MIA
GENTE” 75 anni fa,
esattamente il 26 dicembre 1946, veniva fondato nello studio romano dell’avv.
Arturo Michelini il Movimento Sociale Italiano. Un partito
che i più giovani non hanno conosciuto e di cui forse nulla sanno, che ricorda
qualcosa a chi ha i capelli bianchi, ma che per alcuni – come per me – ha
rappresentato la “mia” gente, ovvero il senso profondo di appartenenza a un
mondo politico così diverso da quello di oggi. A rileggere
le cronache e i documenti di allora colpisce la modernità programmatica
di quella dozzina di fondatori e soprattutto il concetto “Non
rinnegare, non restaurare” che dimostrava una immediata volontà di cambiamento
rispetto a un periodo storico (il fascismo) finito in tragedia neppure due anni
prima. Anche se
quei fondatori e i molti che subito si aggregarono furono immediatamente
etichettati come semplici “neofascisti”, bisognerebbe avere il coraggio di
andare più a fondo per capire, conoscere e giudicare. “Vogliamo riunire tutti coloro che al di
là delle proprie origini ed appartenenze politiche intendono superare ogni
tentazione di rancore e di rivincita per riconoscersi, solidamente, servitori
della ricostruzione della Patria…” era scritto così nel primo
“Appello agli italiani” e il primo punto programmatico del nuovo partito
chiedeva di salvaguardare l’integrità nazionale “In un’Unione Europea fondata
sulla parità e la giustizia”. Parole profetiche, eppure erano passati solo 20
mesi dalla fine di una guerra devastante dove i vincitori erano stati i
“nemici” di quel piccolo gruppo e si era nel pieno di un dopoguerra dove decine
di migliaia di persone erano state uccise - soprattutto nel nord Italia - pur a
guerra finita, in un clima di estrema divisione tra repubblicani e monarchici e
con centinaia di migliaia di persone ancora prigioniere degli alleati, sotto
processo, “epurate” o appena uscite dai campi di concentramento dove erano
stati rinchiusi gli ex aderenti alla Repubblica Sociale. In
un’Italia ancora occupata ed amputata nel suo territorio (Trieste, l’Istria e
tutta la Dalmazia) e dove c’erano ancora milioni di senzatetto accampati tra le
rovine c’era - in quella fine del ’46 - chi si rimetteva politicamente in gioco
e proponeva da subito il concetto di una Europa unita, una profonda riforma
sociale, un rinnovato orgoglio nazionale, un futuro per milioni di ex
combattenti senza lavoro. Per questo
il MSI diventò presto un punto di riferimento non solo per chi aveva vissuto la
guerra “dalla parte sbagliata” subendo poi spesso la mattanza del post 25
aprile, con troppi episodi di cui ancora oggi - 75 anni dopo - non si vuole
parlare. Quando
negli anni ’70 iniziai il mio percorso politico ritrovai ancora qualcuna di
quelle persone e ne conobbi tante altre, ciascuna con la sua storia.
Italiani semplici, raramente benestanti, gente che politicamente era ancora
emarginata e discriminata, ma fiera delle proprie idee e spesso del proprio
passato, della propria libera diversità verso il pensiero dominante. C’erano
anche delle teste calde, sicuramente, ma molto di più erano quelli che
consapevolmente avevano scelto una posizione scomoda ma di coerenza con la
propria coscienza Mi piaceva
e mi piace approfondire, capire, e così ho raccolto tante testimonianze, fatti,
ricordi e piano piano anch’io - a mia volta - ho vissuto episodi da raccontare
che pur oggi sembrano così lontani, con la fortuna di aver potuto vivere un
periodo politico difficile, ma importante. Ne ho
parlato a lungo nei miei libri (“Staffette”,
“Inverna”, “La Moscheruola”) e per questo vorrei che questo
anniversario non scivolasse nel nulla, che tanti lettori mi invitassero a
parlarne, a spiegare, a raccontare: sarebbero elementi preziosi per dare –
soprattutto ai giovani – un quadro più completo di quella che fu la storia
politica italiana. Una
continua evoluzione, ma mi chiedo sempre perché così tante persone si sentano
ancora oggi schierate su posizioni simili, di fatto in continuità rispetto a
quel gruppo iniziale di emarginati che 75 anni fa fece una scelta sicuramene
controcorrente. Com’è mai
possibile - se quei discriminati non avessero avuto un po’ di ragione -
che dopo 75 anni di disinformazione, retorica e demagogia ci sia comunque una
bella fetta di italiani che “non ci cascano” e rivendicano la loro libertà di
pensiero e quindi di poter e voler leggere la storia con obiettività e
serenità, senza odio per nessuno ma semplicemente cercando di capire. Mi guardo
indietro e non posso che ricordare l’entusiasmo, la fatica, il rischio, le
difficoltà dei missini del debutto, ma anche della mia esperienza di vita. I
miei primi comizi davanti a piazze desolatamente vuote nei nostri piccoli
paesi, ma incredibilmente piene quando a parlare era Giorgio Almirante, che del
MSI-DN era il leader quando ero ragazzo. Non
bastarono nei decenni le leggi speciali, le richieste di scioglimento, le
persecuzioni giudiziarie, le perquisizioni, le botte, l’odio manifesto dei
comunisti e dei loro fiancheggiatori – ieri come oggi – “utili idioti”: quella
fiamma tricolore non si spegneva e non si è spenta, mai. Ho
conosciuto testimonianze atroci di quei “vinti” che hanno subito e taciuto, ma
che non si sono
mai arresi, mentre il testimone passava, evolvendosi, prima dal MSI alla Destra
Nazionale, poi ad Alleanza Nazionale e oggi a chiunque si ritrovi – pur sparso
in diversi gruppi politici, ma soprattutto in FdI – a ricordare Arturo Michelini, Giorgio Almirante,
Pino Rauti, Pino Romualdi e tanti altri personaggi che del MSI
ne sono stati dirigenti, compreso Gianfranco
Fini che avrà alla fine sbagliato tutto, ma intanto
ricordiamoci che con Pinuccio
Tatarella e tanti altri della "nostra" generazione
era stato capace di portare il partito fuori dal ghetto e di dar vita ad
Alleanza Nazionale. Ma un
ricordo doveroso va soprattutto a chi ha sofferto, dai primi militanti missini
uccisi a Trieste di cui chiedevano la riunificazione all’Italia agli oltre 30
ragazzi della mia età massacrati durante gli anni della violenza rossa. A chi ci
diceva di stare zitti perchè eravamo “antidemocratici” ricordavo sempre
che la nostra democrazia era testimoniata proprio dall’essere lì, a
partecipare. Eravamo
sempre emarginati: quelle poche volte che sulla stampa si parlava di noi era
solo per dipingerci come fascisti, violenti, estremisti, irriducibili idioti.
Mai, in decenni, una nota positiva. Cose che i giovani di oggi neppure possono
concepire: dal non pubblicare sui giornali neppure le nostre liste elettorali
ad escludere dai seggi i nostri scrutatori, dal negarci le piazze ai mille
tentativi di ghettizzazione. Io ero uno
dei tanti ed ho avuto più occasioni, più fortuna. Come tanti altri ho affisso
di notte migliaia di manifesti, stampato volantini al ciclostile, passato le
giornate nei corridoi delle questure, fatto propaganda nei posti più assurdi,
rischiato (spesso) le botte da chi non la pensava come me, eppure so di non
aver mai alzato una mano contro nessuno. Vorrei che
questo anniversario sia quindi un omaggio a tutti gli iscritti e gli attivisti
senza nome di un partito che si reggeva con pochi soldi ma soprattutto sui
propri volontari e ai milioni di silenziosi elettori del MSI. Quelli che
credevano in noi e ci votavano, ma non potevano dirlo perché rischiavano sul
lavoro, in ufficio, tra la gente. Oltretutto, dopo che nel dopoguerra l’Italia
sembrava avviata ad una civile transizione democratica. arrivarono infatti gli
“anni di piombo” con le bombe e gli attentati degli “opposti estremismi” con
una manovalanza spesso manipolata e che serviva soprattutto a far mantenere al
potere personaggi a volte molto equivoci. Mi corrono
davanti agli occhi i visi, le mani, gli occhi di chi in qualche modo mi diceva
“grazie” nel rappresentarli e la forza di quei visi erano la mia arma segreta. Non era
facile – soprattutto al Nord – essere missino in fabbrica, in consiglio
comunale o nei piccoli paesi dove ti segnavano a dito. Si parlava (spesso da
soli) in consigli comunali e assemblee apertamente ostili dove avevamo tutti
contro, quell’ intero “arco costituzionale” inventato solo per emarginarci.
Eppure alla fine non ci sono riusciti: l’URSS è caduta, il comunismo è morto,
siamo stati riconosciuti come legittima forza politica e quindi in qualche modo
abbiamo vinto noi con l’onore e l’onere di rappresentare quelle persone umili e
senza voce. Fierezza: è sempre stata la molla che mi ha mandato avanti e mi ha
fatto superare tante difficoltà. Così,
mentre man mano salivo dal consiglio comunale della mia città (di cui poi sono
diventato sindaco) al consiglio provinciale e poi in Regione Piemonte e infine
dal 1994 in Parlamento per cinque legislature sapevo che la mia responsabilità
cresceva perché avevo nei loro confronti un impegno morale di trasparenza e di
rappresentanza. Quanta
gente ho conosciuto da Brunico a Pantelleria, da Alghero a Lecce, da Trieste ad
Aosta e poi come responsabile di AN all’estero da Melbourne a Stoccarda, da
Buenos Aires e Toronto. Era appunto la “mia” gente, quella comunità umana che
non potevo e non potrò mai dimenticare ed alla quale posso e devo solo dire
grazie. Gente
irripetibile ed unica, a volte divertente ed assurda, cementata dai fatti e
divisa – sempre! – nella dialettica delle
interpretazioni tra “destra sociale” e “conservatori”, tra
rivoluzionari e legalitari, tra moderati e più estremisti, tra aperti al
dialogo o presunti difensori dell’ortodossia. Eppure quel
piccolo MSI del ’46 in pochi mesi prese decisioni nette (sempre poi mantenute)
stando senza equivoci dalla parte della democrazia parlamentare, dell’Occidente
e dell’Europa con una scelta democratica chiara, senza tentennamenti o
cedimenti. Gruppi e
gruppuscoli si sono allontanati, scissioni sciagurate hanno a volte diviso il
ceppo, correnti e divisioni hanno rallentato la marcia, ma la continuità è
sempre rimasta. Oggi va
quindi reso omaggio a chi volle quella spinta iniziale e se qualche lettore
volesse conoscere più a fondo le vicende storiche e politiche che portarono
alla firma di quell’ “appello agli italiani” di 75 anni fa mi contatti e
ribadisco che sarò felice di spiegare, raccontare, tentare di far capire a chi
non c’era che cosa avvenne e perché. A tutti
quelli che - almeno una volta - nella loro vita hanno votato per quella fiamma
tricolore dico “grazie” e - a nome dei tanti che non ci sono più - spero solo
di essere stato più o meno all’altezza di chi fece 75 anni fa una scelta
difficile, ma che era il loro e poi divenne il nostro dovere. PROVINCIA VCO: LANA PRESIDENTE E’ con
piacere che saluto ALESSANDRO
LANA, 35 anni e sindaco di Piedimulera, eletto domenica nuovo
presidente della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Un giovane
amico ed amministratore che stimo e che sperò sarà in grado di dare forza a
questa nostra amministrazione provinciale che deve ritrovare, dopo i disastri
della legge Del Rio che ha cercato di sabotarla, la sua missione di
fondamentale Ente intermedio. Con pochi soldi avrà responsabilità enormi in un
territorio quasi tutto montano come il nostro, ma Alessandro ha le capacità per
fare bene. A lui e ai suoi collaboratori, dopo la vittoria netta del
centro-destra, un augurio quindi di buon lavoro. Il prossimo
numero de IL PUNTO uscirà mercoledì 5 gennaio poi – da venerdì 14 – si
riprenderà con la consueta cadenza settimanale
UN SALUTO E BUON ANNO A TUTTI
!
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 842 del
17 dicembre 2021 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: AUGURI -
RIFLESSIONI POST USA – PATTI E FREGATURE – DA CADORNA E GINO STRADA. AUGURI... Spesso si
fanno per consuetudine e in modo scontato, tra un incrocio di miliardi di SMS e
regali più o meno utili, ma ai lettori de IL PUNTO vorrei che i miei
arrivassero come piccolo segno di amicizia "vera" e soprattutto
di ringraziamento per l'attenzione che mio avete dimostrato durante questo
quasi ventennale appuntamento settimanale di condivisione e - a volte -
anche di profonda divergenza. L'augurio
di BUON ANNO è "laico" e quindi vale per tutti, ma quello di BUON
NATALE non lo è: vale solo per chi ritiene davvero che il messaggio cristiano
sia utile e forse indispensabile in questo mondo travagliato e diviso,
spaventato e spesso pieno di contrapposizioni e violenza. Una volta
il giorno di Natale si fermavano le guerre, impegnamoci almeno ad un momento
di riflessione con noi stessi, che sia di bilancio e di rilancio: ne abbiamo
tutti bisogno. Una
"festa della luce" che la porti a tutti noi. RITORNO NEGLI USA Dopo quasi
due anni di assenza forzata sono ritornato nel sud degli USA notando molti
cambiamenti, ma anche come questo paese si sia già scrollato di dosso le
angosce del Covid mentre noi europei siamo ormai allo psicodramma. In Florida,
per esempio, se atterrate a Miami scoprirete che qui il problema, almeno
ufficialmente, quasi non esiste. Ron De
Santis, il giovanissimo governatore repubblicano (aveva solo 41 anni al
momento della sua elezione, nel 2019) ha infatti deciso di affrontare la
pandemia con una strategia di basso profilo soprattutto per accogliere a
braccia aperte i milioni di turisti che arrivano in queste settimane a
scaldarsi sulle assolate spiagge del Golfo del Messico lasciando il
Canada e gli stati del Nord americano seppelliti dalla neve. D'altronde
i numeri per il Governatore parlano chiaro. Su 21 milioni di abitanti
censiti (ma in realtà siamo sui 24 milioni, comprendendo
turisti ed immigrati più
o meno al limite della
regolarità) i contagi sono molto meno dei valori italiani con circa 2500 casi
al giorno, le vaccinazioni (libere e gratuite, anche per i turisti, basta
presentarsi da un medico oppure – senza preavviso – in una qualunque
farmacia) hanno coperto il 65% della popolazione con una media di decessi che
dopo un picco a settembre è ora intorno ai 40 al giorno. Per uno
stato dove gli anziani sono molto numerosi non è un bilancio troppo negativo. Di Covid
soprattutto se ne parla poco sui giornali e nei media e l’impressione
visiva è che il problema sia considerato marginale: nessuna
mascherina, libero ingresso ai supermercati, agli spettacoli e negli
uffici pubblici (dove ben
pochi impiegati sono comunque
“mascherati”) e tutti tendono
a minimizzare sottolineando che
le statistiche federali
confermano come quelle dello “Sunshine State” siano
migliori di quelle nazionali e che quindi l’epidemia conta poco in un’area dove
l’inverno è soprattutto il “top” della stagione
turistica. Minimizzare
è anche una scelta politica negli stati a maggioranza repubblicana rispetto a
quelli guidati dai democratici, stati in rotta di collisione con Joe Biden e relative
autorità federali che chiedono più precauzioni. Ron De Santis non fa una piega
e la sua ricetta è semplice: “Il vaccino qui da noi è gratis, libero,
immediato: vaccinatevi e non pensateci più”. Ovviamente schierati con lui
operatori turistici e imprenditori che hanno visto un boom delle presenze,
anche perché il lavoro a distanza ha incentivato il trasferimento al sole
piuttosto che tra le nevi del nord. Anche per questo si assiste in Florida ad
un vero e proprio boom immobiliare con quotazioni salite anche del 30% dopo
l’inizio della pandemia. Il business si vede: non c’è una vetrina in cui non si
cerchino nuovi dipendenti, mente i prezzi di tutti i generi tendono nettamente
ad aumentare, come peraltro in tutti gli States. Una
crescita ufficiale che a novembre ha superato negli USA il 6,8% su base annua,
ma tutti sono convinti che concretamente si sia sopra il 10% mentre il prezzo
della benzina ha raggiunto il “folle” costo di 90 centesimi di euro al litro,
il che negli USA sembra scandaloso. All’appello
mancano i turisti europei, certo, ma sono poca cosa quando un
intero continente sembra volersi rifugiare sulle spiagge
assolate e se il Covid è un problema meglio esorcizzarlo non
parlandone e soprattutto senza dargli un’eccessiva importanza. Il tema è
diventato anche motivo di contesa elettorale con De Santis che ha giocato molto
sul contrasto “soft” alla pandemia e che studia da Presidente quando, prima o
poi, verrà definitivamente archiviato Trump
in campo repubblicano. De Santis
ha il tempo dalla sua e se Trump dovesse ritirarsi in vista del 2024 (ma per
ora sembra non averne la minima voglia) ecco che un successo in chiave Covid
potrebbe spianargli la strada anche sul piano nazionale. Intanto
Trump (che in Florida ha una delle sue roccaforti, almeno nel ricco sud dello
stato, perché la parte nera
intorno alla capitale Tallahassee è un’altra cosa)
conferma di volersi ripresentare e qua e là i suoi supporters agitano già le
bandiere agli incroci delle strade: tra 11 mesi ci saranno le elezioni di
metà mandato, si rivota mezzo Parlamento e non mancheranno colpi di scena.
PATTI E FREGATURE Per due
giorni si è parlato dei misteriosi “patti del Quirinale” sottoscritti tra
Italia e Francia, poi su di essi è calato un assoluto e tombale silenzio,
eppure Di Maio
li aveva definiti “un evento storico”: strano. Attenti
però che il silenzio non porti a possibili fregature. Per esempio c’è il
rischio che il concordato rafforzamento delle frontiere europee avvenga anche all’interno della UE,
ovvero – tanto per essere chiari – che i francesi potranno rispedire in Italia
chi arrivasse da loro proveniente dal nostro paese senza avere le carte in
regola. Visto che
la ministro Lamorgese
ha confermato nei giorni scorsi come gli ingressi via mare in Italia proseguono
con un ritmo doppio dell’anno scorso e quadruplo rispetto a due anni fa, ma che
su circa 60.000 arrivi solo 97 (novantasette!!) sono stati accolti in Europa
dal primo gennaio a fine mese scorso, è ora che Draghi chieda finalmente a Bruxelles
chiarezza e rispetto. Questo
anche perché in concreto tante belle parole come “gestione coordinata”,
“integrazione europea”, “solidarietà”, “porte aperte” ecc.ecc. sembrano
sottolineare solo che - da una parte - per 3.000 profughi che dal Medio
Oriente volevano entrare in Polonia per andare a lavorare in Germania via
Bielorussia l’Europa si è scatenata contro Minsk (e contro Putin, “il
favoreggiatore occulto”), ma per 60.000 persone arrivate in Italia scaricateci
da ONG spesso di altri paesi europei non solo l’UE non batte ciglio, ma neppure
contribuisce né – tantomeno - accoglie: dov’è la logica e la coerenza? DA CADORNA A GINO STRADA La giunta
comunale di Verbania ha deciso di appoggiare la richiesta di cambiare il nome
della “mia” ex scuola media da “Lugi
Cadorna” a “Gino
Strada”. Premesso che Luigi Cadorna era un esponente di una
famiglia locale, nato e vissuto nella nostra città (dove è sepolto) credo che
gli storici abbiano in parte rivalutato la figura del “generalissimo” che ha
comandato le forze armate italiane nella I guerra mondiale e non era solo un
macellaio, come è stato a volte descritto. Ma quello
che non accetto – e personalmente scriverò al prefetto di Verbania invitandolo
a non dare il suo avvallo alla nuova intitolazione – è dedicare l’Istituto
scolastico proprio a Gino Strada che non è stato solo il fondatore di Emergency
ma anche un violento esponente – mai pentito! - di quella estrema sinistra
milanese che intorno agli anni ’70 si è resa responsabile di decine di
aggressioni brutali a carico di avversari politici (o presunti tali) e Forze
dell’Ordine. Non solo: non tutto luccica in “Emergency” di cui non si conosce
un bilancio ufficiale e che spesso – come in Afghanistan – in nome del
pacifismo ha preso posizioni antitetiche alla presenza militare italiana votata
dal Parlamento, parteggiando apertamente con chi sparava alle nostre truppe. Certamente
Strada è stata una personalità complessa e sfaccettata, dividente e di parte,
icona di quella sinistra che va per la maggiore e quindi viene riverita ed
ossequiata, ma se esprimo rispetto per la figura di Strada, scomparso un anno
fa, non sono d’accordo che proprio la “mia” scuola cambi intitolazione e
mi auguro che altri sollevino questa protesta. .............................................................................................................. Come
tradizione, per il periodo delle feste natalizie IL PUNTO "rallenta"
nelle sue uscite e quindi NON uscirà venerdì prossimo, vigilia di Natale,
ma comunque mi leggerete prima della fine dell'anno.
UN SALUTO
A
TUTTI
MARCO
ZACCHERA IL PUNTO n. 840 del
10 dicembre 2021 di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it Cari Amici,
come ogni
anno, in questo periodo dedico un numero speciale de IL PUNTO ad aggiornarvi
sul “Verbania Center”, l’iniziativa umanitaria che ho fondato 40 anni fa ed
alla quale molti lettori in diverse circostanze hanno dato una mano. Ecco quindi
la relazione del 2021 sempre seguendo il nostro motto “Kaba Kuguna Andu” che in
swahili significa “E’ meglio fare del bene”… …….. 40 anni fa
– era il Natale del 1981 – nacque il “Verbania
Center” prima come gruppo spontaneo di amici e poi - da ormai
11 anni - come specifico e autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”.
Cominciammo con un acquedotto a Loyangallany nel nord del Kenya sul lago
Turkana e da allora si è fatto davvero tanta strada. Come ogni
anno debbo e voglio ricordare i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme a
tutte quelle persone che in questi anni si sono impegnati sia nella solidarietà
e che – in diversi parti del mondo – hanno operato grazie agli aiuti che
abbiamo raccolto. Il 2021 è stato un anno difficile anche in Africa ed America
Latina per l’emergenza Covid, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre
attività, particolarmente in Mozambico dove sappiamo esserci un particolare
bisogno. Idealmente tutto quello che è stato realizzato è quindi legato alla
memoria di queste persone che non sono più con noi, ma ci hanno guidato e
quindi ancora ci guidano ogni giorno. RELAZIONE
FINANZIARIA Ricordo che
dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione
Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse
gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di
adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi
raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. Quest’anno
è stato un anno decisamente notevole perché durante il periodo 24.11.2020 -
22.11.2021 sono stati ricevute offerte complessive per euro 19.800. Gli impegni
complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 23.623. Conseguentemente il FONDO DI SPESA
CORRENTE c/ la Fondazione è sceso da 5.171
a 1.348 euro mentre
il FONDO PATRIMONIALE resta invariato
a 73.453,71 euro. In totale
dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 40 anni ha quindi
superato come raccolta i 626.000 euro che, salvo i saldi
attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100
iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo
dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti
“senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno
nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese. UN GRAZIE
PARTICOLARE Devo
sottolineare l’aiuto e l’amicizia di tante persone e gruppi di amici che hanno
approfittato per dare un loro contributo anche in occasione della festa del mio
compleanno (70 !!) oltre che da parte dei Rotary Club Pallanza-Stresa e Briga
(CH) che hanno dato una mano importante. Due aiuti speciali “straordinari” sono
arrivati anche da amici del Lussemburgo e della Svizzera. Ringraziamo
tutti con affetto. MOZAMBICO:
NACALA E MACHAVA In
Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora
salesiana verbanese Maria
Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si
sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per
allieve infermiere (2.000
euro) a Nacala.
Suor Spitti è tornata laggiù e ha chiesto un aiuto straordinario per sistemare
il tetto di una scuola che è stato ed è anche punto di raccolta di profughi
provenienti dal nord del paese dove c’è guerriglia. Migliaia di sbandati che si
cerca di aiutare. A questa scuola abbiamo destinato complessivamente 5.123 euro. In
Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una
dinamica laica che lavora a Machava,
nella periferia di Maputo,
la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone
periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è
continuato ad investire sul centro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o
ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia ecc. sono
terminati nel 2020 i lavori per quello di pneumologia – intitolato a Simona
Giordano - subito utilizzato per il Covid. In Mozambico si muore così
facilmente per altre cause che è perfino difficile capire la gravità della
pandemia che però non sembra avere avuto l’impatto che c’è stato da noi.
Successivamente è stato sistemato un locale spogliatoio per infermieri ma soprattutto l’anno è stato destinato
a ristrutturale completamente i locali del pronto soccorso. Ci
siamo concentrati su questo specifico obiettivo investendo 13.500 euro e realizzato già tre step dei lavori
previsti. Vorremmo chiudere ora con il quarto e ultimo lotto
che peraltro è già in costruzione e per il quale servono 5.000 euro circa. Ne
abbiamo già raccolti una parte, il resto…Seriamo che arrivino! Obiettivo è
concludere tutti i lavori prima della stagione delle piogge (febbraio-marzo) e
con questo traguardo i lavori generali della struttura sanitaria – che ha
impegnato Luciana e noi per oltre 5 anni - saranno completati. Da ultimo
vorremmo realizzare un pozzo per l’acqua potabile. (preventivo di circa 2.500
euro) che per ora non abbiamo ancora potuto finanziare, ma che sarebbe davvero
importante. BURUNDI Abbiamo
ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di
don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno è stata finanziata la parrocchia di
p. Isaie Ntahoundi (fu il coadiutore di don Carlo) con 500 euro per sistemare
il centro parrocchiale ed abbiamo inviato 1000 euro al centro di Kamenge, vicino alla
capitale Bujumbura, che è una fantastica esperienza che da decenni opera per
costruire i rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che
merita appoggio. COLOMBIA Continua
l’attività del dott. Gianfranco Chiappo un amico-sostenitore che lavora a
Cartagena ed è originario della nostra zona. Aveva creato delle squadre di
calcio giovanili per i ragazzi di strada della periferia della città, ciascuna
delle quali intitolata ad un club italiano: Juventus, Torino e anche… VERBANIA
(ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!) ed ora –
soprattutto a causa del Covid – aiuta questi ragazzi (rimasti spesso sbandati)
con tante altre iniziative. Per aiutarli abbiamo aumentato la somma degli
ultimi 2 anni arrivando a 1.000
euro. SIRIA Essere
cristiani significa anche aiutarli. Tramite l’associazione AIUTO ALLA CHIESA
CHE SOFFRE sono stati destinati 300
euro per l’assistenza ad anziani della diocesi di Homs, in Siria, cristiani
molti scappati dall’ Iraq che non hanno voluto o potuto lasciare il paese. SENEGAL Infine un
piccolo aiuto ad un gruppo di immigrati della nostra zona che ha iniziato a
spedire in Senegal materiali, vestiti dismessi, mobili, banchi, attrezzature
scolastiche ecc. Hanno un centro di raccolta a Gravellona Toce e raccolgono
quello che viene dismesso (se, ovviamente, ancora utilizzabile). Una piccola
offerta di 200 euro
per contribuire al nolo di un container. LA
“FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER Ricordo la
"filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è
riassumibile in pochi punti: 1) nessun
tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si
rendiconta 3) ogni
intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così
rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che
viene realizzato. L'AZIONE
DEL ”FONDO” Ormai oltre
10 anni fa il “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea
a fondo autonomo inserito nella Fondazione
Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a
sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura
della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio
producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono
finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e
lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni
dettaglio, Chi
desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con
una donazione sul conto intestato
a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO
IBAN: IT81 O 03069 09606
1000 0000 0570 indicando però sempre : “FONDO VERBANIA
CENTER” Sono state
inoltri destinati al Verbania Center i ricavi del libro “ GENTE DI LAGO 2: nuove
storie e nuovi racconti del Lago Maggiore ”. Il volume
riprende quello uscito due anni fa (ed andato esaurito) ed in 172 pagine
- tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e
curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un
centinaio di foto storiche ed è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan
Spadoni e altri autori locali. Purtroppo proprio Carlo
Pisoni (un nostro grande sponsor ed amico) è mancato di Covid nei giorni
di Pasqua 2021. GENTE DI
LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20 euro e va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it
ricordando di comunicare sempre il proprio indirizzo postale per la
spedizione. UN’IDEA PER UN REGALO DI NATALE… Per ogni
necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it Grazie
dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia ! MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 840 del
3 dicembre 2021 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri
arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: RIFLESSIONI – MONTI - PRESIDENZIALISMO – FORMICHE -
GENTE DI LAGO Mentre in
Europa la cosa più intelligente che riescono a fare è proporre di eliminare il
“Buon Natale” perché termine “divisivo” (ma come nascono certe idee se non per
la volontà di abbattere e distruggere ogni radice, tradizione, “cemento”
continentale? Questa è forse la “loro” Europa, non certo la mia!) e prendendo
atto della successiva retromarcia - che però non c’è stata in altre analoghe
situazioni - meglio non prendersela troppo e proporre magari qualche spunto di
riflessione. Per esempio un confronto tra le multinazionali del
farmaco e Albert Bruce Sabin , ebreo, colui che scoprì il
vaccino contro la poliomielite e decise di non brevettarlo per permettere a
tutti di vaccinarsi. Anni prima il nazismo aveva sterminato la sua famiglia,
così un giorno gli chiesero se non provava sentimenti di vendetta contro i
tedeschi e lui rispose: “Le SS mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io
ho salvato i bambini di tutta Europa, sia in Germania che nel mondo, non la
trovate una splendida vendetta?” DIRITTI & DOVERI “Vax-No
Vax”, non entro più nella polemica, ma invito alla riflessione chi non vuole
vaccinarsi leggendo questa piccola testimonianza (assolutamente vera). “Sono Laura D.S . di
Pavia, ho 42 anni e sono malata di cancro. Ho fatto un ciclo di chemioterapie
per ridurre la massa del mio tumore al timo ed ora sarebbe il momento
dell’intervento, ma in Italia ci sono solo 3 centri specializzati (tutti in
Lombardia). Mi hanno chiamato e attendevo con ansia la convocazione, invece mi
hanno comunicato che sono stati ridotti i posti letto dedicati per l’aumento
dei ricoveri Covid e rimarrò quindi in lista d’attesa, non so per quanto tempo ”. Se i
ricoverati “no-vax” (che sono la gran parte dei degenti Covid) si fossero
vaccinati, quanti posti liberi in più sarebbero stati disponibili per pazienti
come Laura? Chi ha
(avrebbe) oggi più diritto ad occupare quei posti-letto? CHI L’HA DETTO ? A proposito
del Covid e delle informazioni che girano «Comunicazione di guerra significa
che ci deve essere un dosaggio dell'informazione. Che nel caso di guerre
tradizionali è odioso, perché vuole far virare la coscienza e la consapevolezza
della gente. Ma nel caso della pandemia, quando la guerra non è contro un altro
Stato, io credo che bisogna trovare delle modalità meno democratiche secondo
per secondo». Tranquilli,
la dichiarazione non è della Meloni o di Salvini altrimenti le accuse di
sovranismo, fascismo, autoritarismo ecc.ecc. sarebbero salite al cielo, ma
semplicemente del senatore a vita “per meriti capital-finanziari” Mario Monti , già
premier e braccio ufficiale della finanza internazionale, quella che – tanto
per intenderci – copre ed appoggia anche gli interessi delle multinazionali dei
farmaci, ben protetti da Bruxelles. Visto però che frasi come questa le ha
dette Monti allora non si è scandalizzato nessuno. PERCHE' SERVE UN PRESIDENTE ELETTO DAI CITTADINI Puntuale
come l’arrivo dell’inverno, da settimane (o già sono passati mesi?) si
intrecciano pronostici e commenti sul toto-Quirinale, complicati questa volta
dall’ingombrante presenza sul mercato politico-finanziario di Mario Draghi , uno che
sarebbe un candidato “doc” e più o meno appoggiato da tutti, ma che -
abbandonando Palazzo Chigi - rischierebbe di lasciare un vuoto incolmabile. Grande
incertezza, quindi, e consueti maneggi di palazzo con rischi di crisi di
governo, eppure tutto questo avviene perché agli italiani – ai sensi del dettato
costituzionale – è vietato ancora una volta il sacrosanto diritto-dovere di
eleggersi direttamente il proprio presidente. Proprio
l’attività di Draghi come premier sottolinea che quando una persona è di valore
sa fare argine con la propria autorevolezza all’orgia arrembante di partiti e
partitini che banchettano sulle briciole del potere, e ancora di più lo sarebbe
se quel leader fosse legittimato dalla volontà popolare. Eppure
l’elezione diretta del Capo dello Stato in Italia è da sempre un tabù, quasi
come l’energia nucleare: non se ne deve parlare “a prescindere”, il parlamento
si dimostra incapace di portare avanti il progetto (o non lo vuole proprio
appoggiare) e non c’è neppure la possibilità di mettere sul tappeto pregi e
difetti delle alternative a un parlamentarismo in fase calante. Se questo
sistema poteva essere credibile nel 1948 - quando il timore generale era un
ripetersi della dittatura - il concetto del parlamentarismo perfetto è oggi del
tutto superato, soprattutto perchè ha dimostrato “a posteriori” molti difetti
nella gestione della cosa pubblica che non potevano essere considerati nelle
volontà dei Padri Costituenti. A far
maggior danno, poi, le incrostazioni che man mano si sono si sono moltiplicate
negli anni portando fuori dal parlamento il “vero” potere e soprattutto i
diversi sistemi elettorali che hanno sostituito il concetto di merito con
quello delle liste a scatola chiusa, dove capi e capetti impongono i loro
yesman e ti saluto democrazia. Mai come
ora una elezione diretta dell’inquilino del Quirinale permetterebbe al Paese di
sentirsi più unito, rappresentato, coeso. Tra l’altro
l’elezione diretta a uno o a due turni (meglio il sistema con ballottaggio)
darebbe al Presidente non solo una chiara investitura popolare, ma anche
sarebbe garanzia della sua autorevolezza e quindi dell’autonomia che potrebbe e
dovrebbe vantare proprio nei confronti dei partiti politici di cui oggi è
invece spesso un ostaggio, proprio perché solo grazie a loro è stato eletto. Bisognerebbe
anche riflettere che - mentre la legge elettorale per il parlamento è in
affanno e se ne chiedono continui cambiamenti - una sola riforma elettorale ha
attecchito e dato frutto in Italia: l’elezione diretta del sindaco. Fu una
scelta decisa in poche settimane da un mondo politico in agonia nel 1993
sull’onda di “mani pulite” e di una morente “prima repubblica”, ma che si è
dimostrata formula vincente e che quindi dovrebbe essere significativamente
allargata. Forse è
davvero ora di riparlare di presidenzialismo in modo serio e sereno, perché
l’Italia ha bisogno di decisioni, di tempi di reazione adeguati alla situazione
internazionale ed europea con persone che abbiano il coraggio di prendere
decisioni senza rimanere impigliate nell’eterno scontro tra partiti, correnti,
gruppi e sottogruppi e la necessità di centellinare nomine e responsabilità,
insomma di accontentare sempre tutti. L’Italia
democratica ha compiuto 75 anni, gli italiani non sono più quelli del 1948 e
sono stufi di “delegare” soprattutto quando in loro nome si organizzano
pateracchi e si combinano pasticci. Se la
sinistra langue, che almeno il centro-destra prenda in mano con forza questa
tematica che forse potrebbe trovare ampi consensi in ogni settore politico, ma
soprattutto nell’opinione pubblica. FORMICHE Da circa un
anno collaboro ad una rivista on line che mi sembra ben fatta: FORMICHE, testata
diretta da Giorgio Rutelli e Valeria Covato che ospita approfondimenti
quotidiani su molti argomenti di attualità. Cercate “www.formiche.net
“per dare un’occhiata, aggiungendo “zacchera” se si vogliono leggere i miei
articoli spesso poi ripresi o sintetizzati sul “Punto”. GENTE DI LAGO E’
nuovamente disponibile il libro “ GENTE DI LAGO 2 “ edito l’anno scorso con
nuove storie e nuovi racconti del Lago Maggiore. Il volume
riprende quello uscito l’anno scorso (ed andato esaurito) ed in 172 pagine - tutte
a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità della
zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto
storiche. Una
testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati,
un omaggio a chi è venuto prima di noi. Il volume è
firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, (che è
purtroppo deceduto nella primavera scorsa di Covid e quindi temiamo sia questa
l’ultima opera di questo genere, considerandola
anche un omaggio alla Sua memoria) Ivan
Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico a 20
euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se
lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 18 euro (spese di spedizione
comprese) o di 35 euro se verranno richieste almeno 2 copie. Il volume
va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di
comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE. Per
spedizione via raccomandata aggiungere 5 euro a pacco. UN’IDEA PER UN REGALO DI
NATALE… I RICAVI
PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI AL”VERBANIA CENTER” PER
CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN MOZAMBICO UN SALUTO A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 839 del
26 novembre 2021 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: ENNIO DORIS - CONDANNE NON
PROCLAMI – CAVALIERE, MI CONSENTA! - LA PIOGGIA DEL PNRR - GIUSTIZIA AD
OROLOGERIA – GENTE DI LAGO ADDIO A ENNIO DORIS Mi stava
simpatico e non per il “girotondo intorno a sé” ma perché infondeva ottimismo e
simpatia, mi sembrava un banchiere dal volto umano. “Da una crisi nasce
sempre una opportunità” era uno dei suoi slogan preferiti e forse aveva proprio
ragione. Inoltre -
la tramite Fondazione di Banca Mediolanum – è sempre stato vicino anche
ad iniziative umanitarie nel mondo in modo importante e discreto.
Indirettamente, anche il ”Verbania Center” ha ricevuto volte un aiuto e non va
dimenticato. CONDANNE, NON CHIACCHIERE Ieri era la
giornata internazionale per eliminare la violenza fisica alle donne, celebrata
in un crescendo di manifestazioni a tutti i livelli con un taglio che a volte
mi è sembrato condito di molta demagogia. Mettiamola così: innanzitutto delle
donne di oltre metà pianeta non si sa nulla, ovvero le donne sono umiliate e
soffrono in silenzio senza diritti e senza nessun “telefono” di aiuto. Valga
per tutti il mondo musulmano, africano o di società dove il “macho” picchia e
violenta impunito o dove – comecon la legge coranica – dove la donna
“vale” addirittura legalmente molto di meno dei maschi: sono scenari e scandali
mondiali di cui non parla nessuno né tantomeno scuotono le coscienze. In Italia
credo che il problema debba essere affrontato sul piano etico e culturale, ma
anche dal punto di vista delle pene. Non è possibile vedere ogni giorno che
criminali recidivi possano continuare ad importunare, minacciare o peggio
uccidere le proprie “ex” senza che effettivamente siano costretti a pagare per
le loro azioni. Braccialetti elettronici (assenti), severità e condanne
esemplari - soprattutto se rese pubbliche - servirebbero forse di più di mille
manifestazioni e tanti discorsi. CAVALIERE, MI CONSENTA… Che Silvio
Berlusconi aneli a diventare presidente della Repubblica lo hanno capito tutti,
ma tutte le persone di buonsenso (salvo lui) sanno benissimo che di fatto è
impossibile e forse - alla fine - è perfino meglio così, perché un presidente
deve essere persona capace di unire e non una figura divisiva come - nei fatti
- lo è stato ed è Berlusconi, a parte ogni commento sulla sua vita privata. Che nella
sua spasmodica ricerca di consensi il Cavaliere arrivi poi perfino a strizzare
l’occhio ai grillini sul reddito di cittadinanza è apparso un tentativo un po'
patetico di implorarne il loro voto per il Quirinale, ma rendendosi così ancora
meno credibile. Una
dichiarazione forse addirittura controproducente tenuto conto che se c’è un
tema sul quale mezza Italia si rivolta, soprattutto nel centro-destra, è
proprio questo. Certamente il sussidio aiuta gente in povertà ma - congegnato
come lo è adesso - copre troppi nullafacenti e non aiuta a trovare lavoro. Un po' di
dignità, Cavaliere! Non è così che il centro destra può pensare di conquistare
un posto sul Colle, piuttosto dovrebbe puntare su figure di garanzia come Maria
Elisabetta Alberti Casellati, la presidente del Senato. Se dovessi
però indicare un nome di compromesso che galleggi tra tutti questi casini… beh,
di nome e di fatto Pierferdinando (Casini) è già automaticamente candidato sia
per la sua mai smentita indole democristiana al compromesso, ma soprattutto
avendo “frequentato” davvero tutti nella sua lunga parabola politica. Vedrete… LA PIOGGIA DEL PNRR Scusate, ma
io l'avevo capita diversamente. Pensavo che
le centinaia di miliardi da spendere graziosamente concessici da mamma Europa
tramite il PNRR dovevano essere impegnati per rilanciare "alla
grande" la nostra economia ed ammodernare il Paese con una serie di
infrastrutture importati. Seguendo
l'onda dei comunicati-stampa dei vari politici che (comprensibilmente) si
intestano il merito dei diversi finanziamenti locali, scopro invece che
trattasi di una vera e propria pioggia di piccoli interventi di per sè
utilissimi (anzi, spesso indispensabili), ma che poco hanno a che fare con un
rilancio produttivo. In altre
parole mi sembra che l PNRR servirà soprattutto per utili lavori di ordinaria
manutenzione e nella mia provincia - a parte la sistemazione di un edificio
scolastico – per ora i fondi sono stati infatti destinati a manutenzioni
post-alluvioni, sistemazioni di strade locali ed opere pubbliche (perfino un
cimitero) ma nessuna “spesa di investimento". Immagino che più o meno stia
succedendo lo stesso in tutta Italia, ma era ed è questa la
"filosofia" che doveva rilanciare l'economia italiana dopo il Covid? Eppure
anche da noi ci sarebbero delle scelte strutturali: rilancio ferroviario di
DOMO 2 per togliere i camion dal Sempione ed inquinare di meno, sistemazione
delle strade internazionali verso la Svizzera, ripristino di infrastrutture
chiuse da anni (vedi galleria di Omegna) ecc. Mi sa che
tra cinque anni parleremo di soldi sprecati ed occasioni perse per sempre. GIUSTIZIA POLITICA Leggo che
il fu segretario dell’UDC Lorenzo Cesa è stato prosciolto dal GIP di Catanzaro
dall’accusa di essere para-mafioso. Sono felice per lui, anche perché è un mio
amico personale da tanti anni, ma non posso dimenticare che se il governo Conte
II è saltato quando a gennaio Renzi lasciò la allora maggioranza giallorossa lo
è stato perché dieci mesi fa Cesa fu (ingiustamente) accusato con il solito
“avviso di garanzia”. Gettata la notizia in pasto ai giornali finì così nel
nulla il tentativo di acquisto di un gruppo di parlamentari “responsabili”. Magari è
stato pure un bene, visto che dopo Conte è arrivato Draghi, ma l’ennesima
bufala giudiziaria ha pesantemente inciso ancora una volta sulla vita pubblica
del nostro paese quando la riservatezza dovrebbe ed avrebbe dovuto essere la
regola almeno fino a quando fossero state minimamente verificate le prove,
risultarte poi inesistenti. Ricordate
Di Maio? «Con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato
– affermò l’enfant prodige di Pomigliano d’Arco – ora mi sento di dire che mai
il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o
reati gravi». Fu in quel momento che finirono le possibilità di Conte di
guidare il suo terzo governo. A dieci mesi da quelle ore concitate la posizione
di Cesa è stata archiviata dal GIP del Tribunale di Catanzaro, Valeria Isabella
Valenzi, che ha accolto la stessa richiesta della Dda. L’ex segretario dell’Udc
era accusato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso per
presunti rapporti illeciti tra alcune cosche di ‘ndrangheta del crotonese con
imprenditori ed esponenti della politica. Tutte
chiacchiere, tutto evaporato… GENTE DI LAGO 2 E’
nuovamente disponibile il libro “ GENTE DI LAGO 2 “ edito l’anno scorso con
nuove storie e nuovi racconti del Lago Maggiore. Il volume
riprende quello uscito due anni fa (ed andato esaurito) ed in 172 pagine -
tutte a colori - ripropone anche altri ricordi, personaggi, storie e curiosità
della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio
di foto storiche. Una testimonianza della vita sulle rive del Verbano in tempi
quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi. Il volume è
firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, (che è
purtroppo deceduto nella primavera scorsa di Covid, considerandola
anche un omaggio alla Sua memoria ) insieme
ad Ivan Spadoni e altri autori locali. GENTE DI LAGO 2 è in vendita al pubblico
a 20 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro –
se lo desiderano, con dedica! - al prezzo ridotto di 18 euro (spese di
spedizione comprese) o di 35 euro se verranno richieste almeno 2 copie. Il volume
va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di
comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE. Per
spedizione via raccomandata aggiungere 5 euro a pacco. UN’IDEA PER
UN REGALO DI NATALE…I RICAVI PROVENIENTI DALLA VENDITA DEL LIBRO SONO DEVOLUTI
AL”VERBANIA CENTER” PER CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO SANITARIO IN
MOZAMBICO
UN SALUTO A TUTTI E BUONA
SETTIMANA
MARCO
ZACCHERA IL
PUNTO n. 838 del 19 novembre 2021 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: INVESTIRE
IN GIOIA – PROFETA IN PATRIA – IPOCRISIE NUCLEARI - FORMICHE IL VERO “COLPO DA MAESTRO”? UN ACQUISTO DI GIOIA ! “Colpo da maestro di Elon Musk che ha
venduto oltre 930 mila azioni di Tesla per un valore di circa 1,1 miliardi di
dollari e ne ha comprate altri due milioni per 13,4 milioni sfruttando le sue
stock option a 6,24 dollari. Nell’arco di una settimana, quindi, l’imprenditore
ha venduto titoli Tesla per circa 5 miliardi di dollari esercitando le stock
option che ha ricevuto dal suo piano di remunerazione. Musk ha esercitato circa
2 milioni di stock option lunedì valutate circa 2,5 miliardi, pagando solo 13,4
milioni di costi di esercizio...” Così i giornali finanziari si complimentano con il capo di Tesla
che - soltanto per quanto investito nella propria azienda - ha ora un
patrimonio di cinque
miliardi di euro in più, oltre a tutti gli altri suoi
investimenti. Complimenti, Mr. Musk, e ora con questi altri cinque miliardi di
dollari freschi freschi, che ci fa? E’ più contento adesso, nuoterà
alla sera in una sua personale piscina di banconote al profumo di champagne
come Zio Paperone? Si comprerà un paio di atolli a flotta dei più moderni jet o
yacht del mondo con accompagnatrici comprese? (o accompagnatori, non so). Chissà perché - quando leggo queste news - il pensiero mi
corre a un paese che conosco abbastanza bene, il Burundi, dove una famiglia
campa – o dovrebbe campare - con soltanto un (uno!) dollaro al giorno.
Pensi che successo, Mr. Musk: in un botto solo lei ha guadagnato più di tutti
gli abitanti del paese in un anno e mezzo e la sua fortuna – solo in Tesla
- rappresenta il loro prodotto lordo nazionale per quasi due decenni. Detto tra noi: le sembra giusto? Non credo vorrà fare il
presidente del Burundi (11 milioni di abitanti, erano la metà 20 anni fa) anche
perché fare il presidente da quelle parti è un po' pericoloso, visto che uno su
due lo fanno fuori. Capisco che possa essere poco interessato alle vicende del
centro dell’Africa, ma a me questa faccenda dei suoi miliardi un po' non
convince. Non mi piacciono le Greta e i loro “bla bla bla” né i comunisti
cattivi, ma credo che un sistema mondiale che prosegua così, alla lunga non
possa proprio funzionare. Non è una questione personale, vale per tutti i
presunti super super super ricconi del pianeta in gara per conquistare i primi
posti in classifica, chissenefrega degli altri. Non può funzionare un mondo dove molto meno dell’1% possiede
l’equivalente dell’80% degli altri terrestri e non si tratta solo di una
questione fiscale, ma di etica, di logica…posso dirglielo? Di felicità. Non dico che Lei debba disprezzare la ricchezza, ma le auguro di
viverla creando un po' di vantaggio anche per gli altri, per quelli meno furbi
di lei o che magari sarebbero pure stati bravi a darsi da fare in borsa, ma non
hanno potuto neppure pagarsi la scuola elementare e per loro “borsa” è sinonimo
di un sacchetto di plastica dove al massimo possono metterci un po' di farina o
di fagioli. Dia retta a me, Mr. Musk: con una fetta del suo colpo da maestro
finanziario provi a metter su anche qualcosa di buono “per gli altri”. Forse,
in forme diverse, ne avrà comunque più felicità, soddisfazione, gioia. Ci pensi: quante vale la gioia, Mr. Musk? Quanto la quotano al
Dow Jones del mondo? Pensi che in Burundi - quando i bambini giocano con una
palla mezza sbudellata – hanno comunque una faccia piena di gioia. E’ quotata così poco la gioia laggiù in Burundi! Ma d'altronde
là i soldi si chiamano “franchi” come in Svizzera, ma sono dei fogli di
cartaccia rossa sempre tutti sporchi, come le mani della gente e la terra delle
colline che quando piove diventa fango, un fango rosso che frana dappertutto…
però la gioia i bambini ce l’hanno addosso lo stesso. Auguri, Mr. Musk, ma dia retta a me: investa anche in una fetta
di gioia e vedrà che alla fine quella gioia si moltiplicherà anche più dei
titoli Tesla…E allora sarà stata davvero una cosa bella, un altro – e più vero
– “colpo da maestro” anche per lei. PROFETA IN PATRIA Legambiente – insieme a Il Sole-24 Ore – pubblica ogni anno la
classifica delle città italiane secondo criteri di qualità della vita ed
eco-sostenibilità. Quest’anno
VERBANIA - amministrata dalla sinistra, "verde" per autonomasia - si
piazza al 23° posto. Nei vari commenti nessuno sembra
ricordarsi che esattamente dieci anni fa Verbania (con sindaco il sottoscritto)
era al SECONDO posto nazionale e che l’anno dopo (2012) addirittura AL PRIMO
POSTO in Italia, dove rimase anche quando furono cambiati i parametri dei
punteggi. Certamente ereditai una situazione positiva, ma durante i “miei”
anni la città, pur in mano alla bieca destra reazionaria, si era mantenuta ed
era salita al top nazionale e infatti fummo oggetto di numerose inchieste,
servizi TV e giornalistici, interviste. Peccato che nessuno più lo ricordi o abbia fatto qualche
confronto, ma è proprio vero che nessuno è mai profeta in patria! IPOCRISIE NUCLEARI Si è chiuso il martoriato meeting ambientale di Glasgow con
tante parole e pochi fatti, in pratica solo impegni generici a ridurre le
emissioni di CO2 da combustibili fossili. A parte chi ha annunciato un aumento
della produzione anziché ridurre l’estrazione di carbone (la Cina, un milione
di tonnellate in più al giorno!) resta il fatto che sul summit dominava un
convitato di pietra: l’energia nucleare. Siamo all’assurdo che dell’argomento non se ne deve parlare
perché è “ecologicamente scorretto”, però molti paesi (l’Italia ovviamente no,
noi siamo sempre i più “furbi”) stanno prendendo di nuovo in considerazione il
potenziamento dei propri programmi nucleari con centrali strategicamente nuove
visto che il fossile che si vuole ridurre rappresenta oggi l’80% circa della
materia prima necessaria per la produzione di energia elettrica. L’energia atomica è un problema/risorsa mondiale, è assurdo
auto-isolarsi e ancora più assurdo non pensare che eventuali incidenti non si
limiterebbero ai territori dove ci sono le centrali. In Europa ci sono tre
Stati “nuclearisti convinti” (Francia, Polonia,
Repubblica Ceca) a cui si è all’improvviso
aggiunta la Romania, che ai margini del COP26 di Glasgow ha firmato un accordo
con l’americana NuScale per la messa in funzione dei sei nuovi impianti di
quarta generazione. L’energia nucleare è soprattutto realtà nei grandi Paesi in via
di sviluppo come India, Indonesia e Cina.
L’Indonesia ha un’agenzia ed un
programma per lo sviluppo del nucleare. In India ci sono già 16 grandi impianti
nucleari e il Paese progetta di sviluppare il comparto con un accordo
pluriennale di cooperazione tra
Parigi e New Delhi. La Cina ha per ora 22 impianti, si dichiara autosufficiente
sotto il profilo tecnologico ed ha annunciato la costruzione del primo reattore
alimentato al torio che dovrebbe avere una potenza grandissima di generazione
di elettricità. In questa prospettiva non sarebbe utile che l’Unione Europea si
presentasse se non con una posizione unitaria almeno con un indirizzo comune?
Se togliamo carbone, gas e petrolio come viaggeranno le auto e produrremo
energia? A cosa serve circolare con auto elettriche se quell’energia è prodotta
oggi soprattutto con il fossile? Non si tratta di proporre un immediato “ritorno al nucleare” ai
Paesi che lo hanno abbandonato, ma quanto meno di fare finalmente una riflessione
seria sui pregi e difetti dei reattori di quarta generazione. Tematiche che
invece, per puro snobismo ed ecologismo preconcetto, in Italia non si vogliono
affrontare, salvo importare ogni giorno parte della nostra energia elettrica
dalla Francia e dalla Svizzera dove è prodotta proprio anche con il nucleare.
Non vi sembra una somma ipocrisia ?! FORMICHE Da circa un anno collaboro ad una rivista on line che mi sembra
ben fatta: FORMICHE, testata diretta da Giorgio Rutelli e Valeria Covato che ospita
approfondimenti quotidiani su molti argomenti di attualità. Cercate “www.formiche.net
“per dare un’occhiata, aggiungendo “zacchera” se si vogliono leggere i miei
articoli spesso ripresi o sintetizzati sul “Punto”.
UN SALUTO
A TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 837 del 12 novembre 2021 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: SU DI MORALE – LA PRIVACY DI RENZI - FATEMI CAPIRE –
FORMICHE SU DI MORALE ! Sarà
per il correre degli anni, ma mi sento sempre più un alieno: ascolto musica
che mi sembra immondizia eppure viene pompata come “top” a livello
planetario, assisto a show televisivi che personalmente mi sembrano di
demenza collettiva, ascolto notizie che assomigliano molto a quelle del
Regime, visto l’allineamento di quasi tutti i media ossequenti. Parole
fatte, fritte e rifritte, banali ma utili a riempire i TG con sempre largo
spazio alla “cronaca nera” che sembra riempire le menti di milioni di
persone, ma censura aperta su tanti temi che non vanno o alle voci che escono
dal coro (valga la questione pandemia sulla quale mi sembra ci sia sempre
meno chiarezza). Ossequio
internazionale ai “buoni” e dileggio ai “cattivi” (sempre quelli) cui vanno
imputate tutte le nefandezze cosmiche. Accurato silenzio su come risolvere
concretamente i temi irrisolti, ma spazio per gli show di chi protesta per
i “bla bla bla” (vedi Greta) che però riproduce analoghi “bla bla bla”
senza mai andare a prendersela con chi veramente ha la responsabilità
dei disastri. Così l’Italia si autodistrugge il futuro auto-vietandosi ogni
ricerca petrolifera o atomica, mentre la Cina aumenta di un milione di tonnellate
al giorno l’estrazione di carbone… mah. Ma
non è vero che tutto va male: innanzitutto ogni giorno incontro una infinità
di gente che la pensa come me eppure sta zitta, temendo di uscire allo
scoperto, ma poi scopro sempre più grandi pozzi di volontariato, disponibilità,
attenzione al prossimo che sui media non passano mai. Alla
fine tante volte il silenzio è meglio del caos, gli esseri umani sono diversi
– per fortuna – da come spesso vengono dipinti e nel mondo c’è ancora spazio
per Speranza, Fede, solidarietà. Se
ci penso torno su di morale, mi guardo indietro e penso a come vivevano nonni
e bisnonni. Ci lamentiamo tanto per l’oggi ma nel passato non c’erano
sicurezza, assistenza sociale, medicine, consumi voluttuari, mille scoperte
che soprattutto negli ultimi 150 anni hanno trasformato (in meglio) la nostra
vita: credetemi, alla fine siamo ancora noi i più fortunati. LA PRIVACY DI RENZI (E QUELLA DEGLI ALTRI) Che
tra Matteo Renzi e il M5S ci sia da mesi una guerra
dichiarata è cosa pacifica, con reciproci colpi bassi. La pubblicazione sul
quotidiano “Il Fatto” (organo ufficioso dei grillini) degli estratti conti
bancari di Renzi ha fatto scalpore sia per gli importi che per le motivazioni,
ma anche perchè tra le persone serie ci si è cominciato a chiedere se sia
corretto o meno renderli pubblici. Non
smentiti, risultano tra gli altri cospicui versamenti a Renzi di una società
di consulenza del Regno Unito e da parte di un quotidiano coreano, ma
soprattutto di due società italiane di cui una fondata da Alessandro Benetton
e persino versamenti dal governo dell’Arabia Saudita. Per “conferenze”
dal 2018 al 2020, il senatore - oggi leader di Italia Viva - ha guadagnato
oltre 2,6 milioni di euro e il dettaglio degli incassi dell’ex premier sono
finiti agli atti dell’indagine della Procura di Firenze dove Renzi è accusato
di concorso in finanziamento illecito assieme agli ex ministri Luca Lotti e
Maria Elena Boschi. Al
centro dell’indagine ci sono i contributi finiti nelle casse della Open,
associazione che i magistrati ritengono essere stata un’articolazione
politico-organizzativa della corrente renziana del Pd, mentre gli incassi
personali dell’ex premier non sono – almeno per ora - oggetto di indagine.
Fin
qui la cronaca, ma credo che il problema sia ben più ampio, innanzitutto
perché Renzi non è Obama ed appare perlomeno stravagante pagare in modo così
elevato per ascoltare i suoi discorsi, ma – questione di fondo – visto che
Renzi questi redditi li ha dichiarati ufficialmente è legittimo renderli
pubblici? Siamo
in uno strano paese dove se uno vuole bloccare qualcosa invoca la violazione
della “privacy” su tutte le tematiche più assurde, poi si spiattellano in
piazza gli affari privati di un Renzi che potrà essere più o meno simpatico,
ma ha pur gli stessi diritti di ogni cittadino. Pochi
si sono posti lo stesso problema con Berlusconi o altri leader, linciati per
anni sui media con uno sputtanamento quotidiano basato su vere o false rivelazioni,
registrazioni, intercettazioni, documenti e verbali che venivano pubblicati
in quantità. Questo perché erano considerati comunque “cattivi” dai media e
quindi da distruggere, ma in tutti i casi è evidente che serve una linea
corretta di comportamento che deve valere per tutti. Ciò
avviene perché la riservatezza che dovrebbe legare le indagini penali fino al
processo è una pagliacciata, con larga pubblicazione di verbali,
interrogatori, intercettazioni che diventano veri e propri ricatti mediatici,
spesso ancor prima che vengano messi a conoscenza degli stessi interessati. Altre
volte, invece, le indagini proseguono per anni nella riservatezza più
assoluta: come mai? Eppure
non mi risulta che un magistrato o un collaboratore di tribunale sia mai stato
condannato per aver contribuito a diffondere carte riservate e questa è
un’altra anomalia sulla quale la giustizia italiana ama sorvolare. Servono
insomma norme chiare e pene severe per chi le viola, anche perché un conto è
pubblicare le pruderie peccaminose dei potenti di turno, un altro chiedersi
se l’opinione pubblica abbia o no il diritto di sapere “chi” paga la politica
e quali siano invece i dati “sensibili”. Per
esempio una buona proposta sarebbe quella di obbligare tutti gli esponenti
politici non solo a pubblicizzare i propri redditi (avviene già) ma anche ad
indicare fonti e motivazioni di finanziamenti, regalie, gettoni, compensi
legati all’attività politica. Così
come è altrettanto evidente che le cose cambiano se a “lubrificare” è un
politico pagando qualcuno, o se è a sua volta “lubrificato”. Soprattutto
quando un politico è in carica questo lubrificante potrebbe diventare un modo
comodo per ingraziarsi una benevola attenzione, sua o del suo partito: un
emendamento a una legge o una “spintarella” per una fornitura può valere
milioni. Se a “lubrificare” sono poi regimi discutibili – si pensino le
forniture militari italiane all’Arabia Saudita, da anni in embargo ufficiale
per la guerra in Yemen, o le cessioni societarie in campo aereonautico avvenute
durante il governo Renzi (che non hanno salvato però né Alitalia né Meridiana
né la Piaggio) - capite che può andarci di mezzo anche la sicurezza
nazionale. Ma
torniamo al punto di partenza: c’è o no una privacy da rispettare? Anziché
filosofeggiare sui massimi sistemi confezionando soltanto tonnellate di
inutili scartoffie che quotidianamente firmiamo senza poterle neppure
leggere, la relativa “Autority” (che ci costa un sacco di soldi) esprima con
chiarezza almeno delle indicazioni in merito e che – soprattutto – siano
finalmente delle regole che valgano per tutti, giudici compresi. FATEMI CAPIRE: IMMIGRAZIONE Questo
titoletto diventerà un tormentone, ma continuerò a proporlo quando mi
sembrerà oscuro, reticente o contraddittorio il modo di presentare una
questione all’opinione pubblica. Non
capisco perché (media dixit) sia “colpa” della Bielorussia lo spingere
profughi verso la Polonia, ma con nessuno che in Europa se la prende con
Tunisia e Libia che lasciano partire migliaia di poveracci verso l’Italia e
spesso conoscono e finanziano gli scafisti. Così come non capisco come possa
non essere sanzionata a livello europeo Malta che rifiuta di
accogliere i profughi sul proprio territorio, esattamente come non mi quadra
che Spagna, Germania ed Olanda NON siano responsabili
(almeno pro-quota) dei profughi che le LORO navi umanitarie sbarcano in
Italia. Al
di là di ogni aspetto umanitario, l’ Europa non è credibile ed andrà alla
dissoluzione se continuerà a comportarsi in modo cinicamente così
difforme a seconda della simpatia od antipatia politica di Bruxelles verso
qualche suo stato-membro e non può tenere linee di condotta così diverse in
politica estera verso le nazioni extra UE che siano confinanti con
l’Unione. FORMICHE Da
circa un anno collaboro ad una rivista on line che mi sembra ben fatta:
FORMICHE, testata diretta da Giorgio Rutelli e Valeria Covato che ospita
approfondimenti quotidiani su molti argomenti di attualità. Cercate
“www.formiche.net
“per dare un’occhiata, aggiungendo “zacchera” se si vogliono
leggere i miei articoli spesso ripresi o sintetizzati sul “Punto”. UN
SALUTO A TUTTI
MARCO ZACCHERA |
IL
PUNTO n. 836 del 5 novembre 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Sommario: I G NULLA – FATEMI CAPIRE – BANCHI IN
DISCARICA -
TROPPI G SERVONO A NULLA
E se la verità fosse semplicemente che “Il re è nudo”, ovvero che
i presunti “grandi” della terra, quelli che si incontrano periodicamente ad
ogni angolo del pianeta, lo facciano soprattutto per raccontarsi, farsi
raccontare e soprattutto per farsi vedere, ma che alla fine tutti questi G8,
G7, G20, G 26 ecc.ecc. non servono praticamente a nulla?
Di sicuro costano una bella cifra ai paesi ospitanti, mobilitano
piazze e forze dell’ordine in quantità, ma - dopo foto di gruppo sempre più
affollate - neppure un topolino esce molto spesso dalla pancia
dell’elefante.
Per carità: mille dichiarazioni congiunte, bilaterali,
multilaterali… ma in concreto? In concreto è ben difficile decidere qualcosa
quando le necessità e le priorità sono ben diverse per ogni convenuto che pensa
soprattutto alle grane e alla propria immagine in casa propria e sa – almeno
per i leader democraticamente eletti - che comunque ben difficilmente
dovrà poi personalmente onorare gli impegni più o meno presi ufficialmente in
queste circostanze.
Ecco perché vedere i presunti dominatori della terra riunirsi a
Roma per buttare monetine nella Fontana di Trevi come fossero una chiassosa
scolaresca in vacanza sembrano più una “piece” pubblicitaria per il turismo
italiano che altro.
In questo senso è stato apprezzabile l’impegni di Draghi per voler
concentrare un po' di attenzione sulle bellezze storiche di Roma e del nostro
paese, ma in quanto a risultati il vertice romano si è chiuso (come
prevedibile) in un sostanziale nulla di fatto almeno sui punti fondamentali,
con una veloce ripartenza del circo verso Glasgow dove i “supergrandi” si sono
ripetuti a vicenda le solite cose sul clima e dintorni assumendo impegni a
lungo termine, ma non certamente in termini stringenti.
Proprio sul clima, infatti, si moltiplicano appelli e summit ma
poi al concreto non arrivano per ora decisioni vincolanti e – anzi – si tende a
tirare per le lunghe ai danni del vicino, annacquando perfino quanto ormai già
deciso da tempo.
Che l’India rinvii al 2070 gli impegni sulle emissioni e la Cina
festeggi Glasgow aumentando l’estrazione di carbone di un milione di tonnellate
AL GIORNO non è certamente un bel viatico per le sorti mondiali.
Né i G20 servono per sottolineare crisi o risolvere conflitti che
possono facilmente appiccare un fuoco planetario: del conflitto tra Taiwan o
Cina non si parla, di diritti umani neppure anche perché chi è senza peccato
scagli la prima pietra.
Anche sulle patenti di democraticità c’è infatti un po' di
confusione: se Putin viene tenuto in disparte perché potenziale dittatore, che
ci azzecca al G20 la presenza dell’Arabia Saudita che notoriamente non è un
paese democratico, né campione dei diritti umani o delle pluralità religiose?
Difficile comunque pensare che l’Arabia voglia smettere di vendere petrolio,
così come la Cina - che da decenni fa incetta di materie prime impoverendo il
mondo e l’Africa in particolare – rinunci alla propria politica di sfruttamento
ambientale.
Sulla pandemia non è giunta neppure – altro esempio concreto – una
dichiarazione forte, per esempio, per il contenimento dei costi dei vaccini che
pur danno vita a speculazioni enormi ed immorali ai danni dell’ intera umanità,
eppure sarebbe stato il momento buono per calmierare i prezzi a livello
mondiale con un po' di resistenza allo strapotere delle multinazionali
farmaceutiche, oltretutto finanziate dagli stessi governi.
FATEMI CAPIRE
Il Sindaco e il Prefetto di Trieste vietano ogni manifestazione di
piazza in città (contraddistintasi per quelle NO-VAX) per paura di un aumento
dei contagi.
Se “Report”
su Rai 3 non critica i vaccini in sé, ma sottolinea alcune evidenti
incongruenze nella loro somministrazione e gli autentici pasticci nella
comunicazione ad opera degli “scienziati” che litigano da 20 mesi a reti
unificate, ecco che viene duramente attaccata perfino dalla “casa madre” della
rete (ovvero il PD) per aver detto semplicemente la verità, che però “disturba”
e quindi va silenziata.
Negli stessi giorni del G20 - con le frontiere italiane
virtualmente chiuse essendo sospesi gli accordi di Schengen - si sono invece
potute tranquillamente riunire alla periferia di Torino, circa 6000 persone
(rigorosamente rimanendo per giorni interi senza mascherine) per drogarsi,
ubriacarsi e sentire musica a palla fino allo sfinimento.
La polizia non interviene PRIMA (eppure la ministro Lamorgese dopo
l’analogo raduno di Viterbo due mesi fa aveva sostenuto che i partecipanti
erano stati tutti identificati e quindi bloccabili!) nè interviene
DURANTE il rave-party (perchè – sostiene sempre la ministro - è troppo
pericoloso farlo) e quindi i partecipanti dopo un po' di giorni se ne sono
tornati tranquillamente a casa, salvo i ricoverati per intossicazioni varie e
gli irriducibili che continuavano a festeggiare nell’ex stabilimento Fiat
a Nichelino.
Il tutto però è stato comunicato al popolo con “profilo basso” da
parte dei media, forse perché anche in questo caso non bisognava disturbare il
Viminale.
Mi sfugge, però, perchè mai sia più pericolosa una manifestazione
di NO-VAX all'esterno rispetto a una calca di migliaia di persone strette tutte
insieme all’interno di un ex stabilimento industriale “facendosi” con musica a
sballo (oltre alcool e droga), il tutto con la benevola tolleranza delle
autorità.
MA COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO NEL NOSTRO PAESE? COMINCIO A
CHIEDERMI SE NON SIA IN ATTO – E NON SONO CERTO UN NO-VAX !– UNA CAMPAGNA
PER PROGRESSIVAMENTE SILENZIARE CHI NON SI ADEGUA: UN CLIMA CHE PROPRIO NON MI
VA E, COME ME, MOLTE PERSONE COMINCIANO A NOTARLO. FORSE E' ORA DI SOTTOLINEARE
APERTAMENTE QUESTA "LIBERTA' LIMITATA" CUI SEMBRA STIAMO ANDANDO
INCONTRO.
BANCHI IN DISCARICA
Colpiscono le immagini da Venezia dove un battello addetto alla
raccolta dei rifiuti ha imbarcato con una benna centinaia dei famigerati "banchi a rotelle",
MAI USATI, destinati a essere smaltiti in discarica.
A decidere di disfarsi dei banchi è stato un liceo del
centro storico lagunare, il "Benedetti-Tommaseo", che era stato
“invitato” ad acquistarli un anno fa, al tempo dell'appalto nazionale. Nei
giorni scorsi, vista l'impossibilità di utilizzarli, la dirigente ha chiamato
una ditta di trattamento rifiuti ingombranti, che ha effettuato il trasporto.
Mi chiedo come mai la Corte dei Conti non abbia trovato - in un anno intero -
un po' di tempo per avviare una indagine SERIA sull’ ex ministra
dell'Istruzione Lucia
Azzolina e l'ex commissario Covid Domenico Arcuri: ma
QUESTI ENORMI SPRECHI non interessano a nessuno?
Interpellata sull’episodio, l’Azzolina ha risposto irritata:
"Chiedete alle scuole che hanno voluto e chiesto i banchi. La questione è
stata raccontata urbi et orbi, e io non ho più la voglia di rispondere. Non
glielo devo spiegare io, deve andare nelle scuole e chiedere. E' un dramma che
facciate ancora a
queste domande" A parte la grammatica della risposta, ma adesso la colpa
per le forniture dei banchi a rotelle manifestatamente costosi ed inutili è
diventata delle scuole?!
UN SALUTO A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 835
29 ottobre 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: - UNA BUONA NOTIZIA – CI
MANCAVA RICHARD GERE - ENERGIA NUCLEARE – PNRR: OGGETTO MISTERIOSO – GLI
ESAGERATI
BUONA NOTIZIA
L’affossamento della “Legge
Zan” per me è una buona notizia, ma non perché non debbano
essere riconosciuti i diritti e i doveri contro l’omotransfobia quanto perché
il testo avrebbe creato situazioni assurde che così verranno evitate.
Il PD di Letta
- che in argomento ha capeggiato una linea di assoluta
demagogia - sapeva benissimo che se si fosse andati al voto segreto una parte
dei suoi senatori non avrebbero votato il testo, ma dovendo giocare sempre al “io sono il più bello, bravo,
culturalmente avanzato e diverso dagli altri, che sono tutti degli imbecilli
sovranisti” ha volutamente scelto questa linea di rottura per
evitare che emergessero platealmente le proprie divisioni interne. Cosa che è
puntualmente avvenuta perché i circa 45 franchi tiratori non possono essere
stati solo i (pochi) senatori di' "Italia Viva" di Renzi presenti in
aula. ma evidentemente anche dei senatori piddini: i numeri lo provano.
Tutto ciò significa tra l'altro che anche a sinistra c’è gente che
ragiona, ma la fifa di non essere più ricandidati obbliga di arrivare al voto
segreto per esprimere il proprio dissenso. Eppure un testo più moderato, serio
e rispettoso era più o meno nella volontà di tutti: bastava discuterne, ma la
logica è stata “uccisa” proprio da questa schifosa demagogia e cecità di una
certa sinistra che – incapace di affrontare con equilibrio temi delicati come
questi - alza i toni solo per coprire le proprie incongruenze incartandosi poi
da sé, come puntualmente avvenuto..
RICHARD GERE
Il problema dell’immigrazione è troppo serio per trasformarla in
film, ma l’inutile chiamata a teste di Richard
Gere nel processo contro Matteo
Salvini per la “Open
Arms” è la dimostrazione di come certi giudici godano
soprattutto nel proprio protagonismo personale e mediatico (Gere non ne ha
bisogno).
Un processo già surreale si trasforma così in una ideale
piattaforma mediatica a tutto vantaggio di Salvini (che infatti ne è
contentissimo, perché così riconquista la scena) e metterà alla berlina Conte
(l’ex premier che sapeva benissimo cosa stava succedendo in mare e ne è
corresponsabile) e tutto il suo M5S. Tutto bene? No, perché una volta di più a
perdere in credibilità è l’Italia intera e soprattutto la serietà della nostra
Giustizia che sembra volersi divertire a rendersi poco credibile.
ENERGIA NUCLEARE. BISOGNA PARLARNE!
L’incremento dei prezzi dell’energia con le conseguenze
sull’economia generale impongono di riprendere in mano la pratica energetica.
Dopo qualche anno di petrolio a basso prezzo e anche sull’onda
“green” che si diffonde nel mondo è evidente infatti che lo studio e la
applicazione di nuove forme di energia sia all’ordine del giorno del pianeta.
E’ bastato però che Draghi
e qualche ministro accennassero all’utilità di riprendere gli studi su una
energia nucleare più moderna e “pulita” che immediatamente si levassero le
proteste degli ecologi oltranzisti per i quali ogni discorso è stato chiuso del
referendum di 35 anni fa.
Al tempo fui uno pochi (circa il 20% degli elettori) che votò SI,
ma la vittoria del NO – era appena successo il disastro di Cernobyl, l'opinione
pubblica ne era sconvolta - fu schiacciante e da allora questo tema è
tabù.
Eppure il 20 settembre il ministro Cingolani si era limitato a dichiarare la
pura verità ovvero che l’energia importata oggi dalla Francia (pari al 5% delle
necessità italiane) è «prodotta con il nucleare a due passi da noi». Di per sé
questa frase è molto generica, ma resta il fatto che in Francia sono attive 18
centrali nucleari per un totale di 56 reattori, con cui sono prodotti 379,5 TWh
di energia elettrica, più del 70 per cento del totale prodotto nel Paese.
Importiamo ancora più energia dalla Svizzera (l’8,7% delle necessità italiane)
e va ricordato che anche in Svizzera sono attive 3 centrali nucleari.
Già oggi, quindi, una parte dell’energia elettrica che consumiamo
è di origine nucleare, anche se si fa finta di dimenticarlo.
A mio avviso è una grande ipocrisia, visto che ad oggi l’energia
nucleare resta una delle poche forme energetiche ad emissioni zero di CO2, con
potenziali produttivi illimitati. Sarebbe interessante calcolare quanti milioni
di tonnellate di CO2 si producono in Italia bruciando prodotti fossili e gas e
quanti già oggi se ne risparmino grazie al nucleare.
E’ evidente che questa forma energetica può comportare rischi, ma
come per ogni azione umana vanno studiati ed affrontati i pro e i contro.
Forse la gente non considera che negli ultimi 70 anni sono stati
molto di più i morti per un’energia “green” come l’idroelettrico che per il
nucleare (la sola tragedia del Vajont costò 3.000 vittime, ben di più di tutte
quelle legate a Cernobyl) e anche a considerare le potenziali vittime
“indirette” i conti non cambiano di molto.
Secondo gli stessi dati di Legambiente negli ultimi 70 anni (a
parte Cernobyl di cui tuttora non si conoscono dati ufficiali) ci sono stati
nel mondo alcune decine di incidenti “gravi” legati al nucleare che hanno
causato circa 500 morti dei quali 300 (presunti) per un incidente a Sellafeld i
Gran Bretagna il 7 ottobre 1957 (64 anni fa!). E’ molto probabile che i
contaminati per radiazioni siano stati nei decenni molti di più e che numerose
siano state le vittime indirette e per successivi tumori legati alle emissioni
atomiche, ma è altrettanto vero che oggi le procedure di sicurezza sono
infinitamente più severe che negli anni ’50.
Lo stesso disastro di Cernobyl avvenne solo perché fu gestito in modo
scriteriato e – applicando le procedure adeguate e standard già allora in
vigore - non solo lo si sarebbe evitato, ma ne sarebbero state ridotte le sue
gravi conseguenze.
Tutto ciò non per sottovalutare i rischi, ma solo per dire che non
ha senso abbandonare l’energia nucleare per preconcetto, mentre invece vanno
continuati e sviluppati gli studi per rendere questa risorsa più sicura da
tutti i punti di vista.
Alla fine i veri problemi per produrre energia nucleare civile
sono legati allo smaltimento dei rifiuti radioattivi ed a possibili incidenti
legati a catastrofi naturali o ad attentati terroristici. Per i primi è
necessario procedere a studi ineccepibili sulla localizzazione degli impianti,
ma anche a prevenzioni adeguate mentre per i secondi - proprio perché gli
obiettivi sono e sarebbero numericamente ridotti – sarebbero e sono anche più
facilmente difendibili. Nel mondo non si è sospesa la costruzione di grattaceli
dopo l’11 settembre, né fermate le metropolitane o gli aerei per possibili
dirottamenti, ma invece sono state aumentate le difese attive e passive contro
questi rischi, esattamente come si dovrebbe fare per centrali e stoccaggi
nucleari.
Questi ultimi sono un rischio davvero trascurabile: stoccaggi a
migliaia di metri di profondità ed adeguatamente protetti rendono meno che
infinitesimali i rischi mentre sul tema è più facile e consuetudine scatenare
la bagarre demagogica.
Per contro va anche ricordato che data la loro quantità sono
infinitamente maggiori i rischi legati ad inquinamenti di materiali usati per
batterie elettriche o smaltimento di queste produzioni.
Pur agendo con estrema prudenza mi pare assurdo bloccare il
nucleare, mentre si deve piuttosto insistere nella ricerca, negli studi, nelle
difese contro potenziali rischi collegati a questa energia che è comunque
naturale e ci può essere estremamente utile.
Almeno parlarne è doveroso, assurdo è il tacere e ancora più
assurdo affrontare i problemi con pregiudizio assoluto, senza nemmeno accettare
il confronto.
PNRR: LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Se ne parla poco, ma l’Italia si salverà solo con il PNRR ma
l’Europa pagherà solo se verranno rispettati i tempi, cosa che NON sta
avvenendo, nel disinteresse generale.
Ci siamo obbligati a 27 riforme strutturali e ad un piano di
investimenti, ma su fisco, concorrenza, giustizia ecc. siamo in grande ritardo
e la gran parte delle questioni non è stato neppure affrontata. Idem per gli
investimenti: per ora meno della metà delle somme è stata “territorializzata”,
ossia ripartita sul territorio per assegnarla poi ad amministrazioni (di norma
i Comuni, ma anche Regioni) responsabili per l’attuazione dei progetti, ma
ancora nessuno ha deciso per farne cosa, come e quando.
Non va meglio per le grandi opere pubbliche. I Commissari
straordinari alle “grandi opere” (speriamo persone scelte bene, anche di queste
nomine e sottostanti pressioni non parla nessuno…) nominati dal Governo negli
ultimi sei mesi già lanciano l’allarme: le procedure speciali del Pnrr non
decollano, non sono stati ancora nominati gli organi che dovrebbero accelerare
l’approvazione dei progetti con le corsie veloci del decreto infrastrutture e i
decreti di Draghi con la nomina dei Commissari non mettono a disposizione
risorse e strutture tecniche straordinarie per centrare gli obiettivi. Ad oltre
quattro mesi dal varo del DL “Semplificazioni” e a due mesi dalla conversione
in legge non è partito praticamente nulla. La materia però, stranamente, sembra
non interessare a nessuno.
BRASILE: ESAGERATI…
“Il presidente del Brasile Jair
Bolsonaro deve essere giudicato per crimini contro l’umanità per la sua
gestione del Covid 19”. È questo il verdetto di una commissione del Senato
di Brasilia,
dopo un’indagine sulle misure imposte dal governo per limitare il contagio. Con
un voto di 7 membri
favorevoli e 4 contrati, il comitato ha quindi chiesto il
processo per Bolsonaro per accuse che vanno dalla diffusione di notizie false, all’istigazione a delinquere
all’uso improprio di fondi
pubblici. Tutti questi comportamenti – secondo la commissione -
sono stati responsabili dell’alto numero di decessi dovuti alla pandemia.
“Una pagliacciata” ha ribattuto il presidente: “E’ una volontà di vendetta di
senatori vicini all’ex presidente
Lula.”
Non giudichiamo le faccende interne brasiliane, ma se Bolsonaro va
addirittura giudicato “Per crimini contro l’umanità” di cosa dovrebbero essere
accusati i vertici del governo cinese che per settimane hanno nascosto
l’epidemia ed hanno rifiutato anche di recente che una commissione di inchiesta
internazionale indaghi sulle effettive cause del virus? E i vertici dell’OMS
che per mesi si sono adeguati al volere di Pechino?
UN SALUTO
A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 834 dell’ 22 ottobre
2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: - THE DAY AFTER – VACCINI ED OMERTA’ - ARCURI (FINALMENTE)
INDAGATO – AFGHANISTAN - DOPO DANTE ARRIVA DI MAIO - GRAZIE FRANCO !
ATTENZIONE: SETTIMANALMENTE DIVERSI
LETTORI MI SEGNALANO DI NON RICEVERE PIU’ REGOLARMENTE “IL PUNTO” PERCHE’ IL
LORO INDIRIZZO VIENE ELIMINATO IN MODO AUTOMATICO. NON SI RIESCE A CAPIRNE IL
MOTIVO, MA SE CIO’ VI CAPITASSE IN FUTURO, PER FAVORE CONTATTATEMI – grazie! (
IL PUNTO viene comunque sempre pubblicato anche sul sito www.marcozacchera.it )
THE DAY AFTER
Serve a poco che la sondaggista Ghisleri si affanni a spiegare che
su quasi 50 milioni di elettori italiani il 4 ottobre ne erano chiamati al voto
solo 12 milioni, che hanno effettivamente votato sola la metà degli elettori e
che domenica scorsa ai seggi ne sono andati molti di meno, neanche il 5% del
corpo elettorale: la percezione (corretta) è che il PD abbia vinto e gli altri
abbiano perso. Il centro-destra si è salvato a Trieste ma è crollato in tutti
gli altri centri andati al voto di ballottaggio, come peraltro era prevedibile,
salvo qualche caso davvero incredibile (come a Latina), con votanti scesi tra
il 30 e il 40% .
Letta può quindi giustamente esultare, ma non solo per i risultati
in sé quanto perché dalle urne esce la conferma che - se si andasse a votare
con un centro-sinistra unito - il PD potrebbe vincere le prossime
elezioni politiche e (dopo aver messo un suo uomo al Quirinale) Letta potrebbe
quindi blindare l’Italia per i prossimi cinque anni.
Improvvisamente la possibilità di elezioni anticipate - prima
fortemente sostenute a destra - sembrano convenire ora alla sinistra, anche
perché gli avversari sembrano KO con il rischio di ulteriori fratture nello
stesso centro-destra dove, soprattutto, non emerge un leader capace di porsi
come guida stabile della potenziale coalizione.
Le divisioni a destra non hanno pagato nonostante i sondaggi
perché un conto è correre ciascuno per conto proprio inseguendo l’elettorato
del vicino, un conto convergere su un candidato unico a sindaco quando è
percepito appartenere alla “concorrenza”. Fallite le giunte pentastellate ecco
ora i voti grillini rientrare a casa PD, partito comunque capace di mantenere
più o meno i propri voti. Quando a casa restano poi soprattutto gli
anticomunisti, la vittoria è assicurata.
Il voto di domenica conferma anche come i rapporti PD-M5S siano
potenzialmente in miglioramento sposando le posizioni di Conte, ormai
specializzatosi nel ruolo di pontiere.
E pensare che al centro-destra (ormai abbonato alle sconfitte ai
ballottaggi, perché il proprio elettorato è storicamente poco propenso ad
andare a votare al secondo turno) basterebbe un codicillo alla legge elettorale
amministrativa per sparigliare: “Se al ballottaggio chi vince prende comunque
meno voti di un altro candidato al primo turno, quest’ultimo, essendo stato il
più votato, è allora eletto sindaco.” Sembra una banalità, ma è un caso
ormai diffuso che chi vince il primo tempo perde al secondo per un forte calo
di elettori. In fondo sarebbe una più corretta forma di democrazia, si
eviterebbero dispersioni di voti su candidature senza senso al primo turno
evitando che i potenziali vincitori ripudino le alleanze ai ballottaggi
conquistando quindi da soli il premio di maggioranza cui aggiungere altri seggi
di liste apparentate solo informalmente, ma con le quali ci sono già accordi di
successive maggioranze allargate.
Si finisce presto nei tecnicismi elettorali, ma sono questioni
importanti per elezioni comunali dove ormai vota meno del 40% con il risultato
di sindaci eletti con anche meno del 20% dei voti rispetto al corpo
elettorale.
Il centro destra si ritrova intanto in un angolo da dove sarà ben
difficile uscirne perché il problema è soprattutto Draghi. Ci fosse un leader
del PD come premier sarebbe plausibile una rottura di governo, ma come mettersi
contro il Mario Nazionale, interpretato dai più (e soprattutto dai media) come
ancora di salvezza?
Oltretutto stando mezzi dentro e mezzi fuori il governo è evidente
che il messaggio all’elettorato di centro destra diventa ancora più ambiguo e
poco plausibile.
Ecco perché a Letta potrebbe convenire - a primavera - di tentare
il colpaccio di andare subito a nuove elezioni, anche se contemporaneamente
scenderebbero le possibilità di Draghi subito al Quirinale, perché verrebbe
meno un punto di riferimento certo come premier.
Fossi il leader del PD lavorerei quindi per una proroga di
Mattarella per andare poi subito al voto con Draghi confermato premier,
vincere, mettere un proprio uomo di fiducia al governo e poi cambiare l’
inquilino sul Colle garantendo a Draghi la poltrona dorata. Possibile che i
leader del PD non ci stiano pensando?
Di positivo a destra c’è solo che il rischio di perdere in futuro
sembra aver convinto Meloni, Salvini e Berlusconi a rafforzare l’intesa e ad
insistere per non cambiare il sistema elettorale: è poco, ma è già qualcosa.
VACCINI ED OMERTA’
Ho detto, scritto e ripetuto che credo nell’opportunità della
vaccinazione di massa e non condivido le posizioni dei No Vax, ma devo
ammettere che ogni giorno crescono dei dubbi su come venga gestita questa
partita vaccinale.
Non solo per la repressione di piazza e il non riuscire mai ad
ascoltare con calma anche le opinioni contrarie ai vaccini, ma soprattutto per
la necessità non solo di avere numeri più chiari su vantaggi e svantaggi, ma
soprattutto sul “business vaccinale” che sta venendo a galla.
Non sto parlando infatti dal punto di vista medico, ma politico ed
in chiave europea. Trovo assurdo che non si abbia chiarezza sui contratti
miliardari che l’UE, attraverso 7 suoi dirigenti ufficialmente sconosciuti, ha
sottoscritto con le aziende farmaceutiche pagando il vaccino fino a 24 VOLTE IL SUO COSTO, con prezzi
che SALGONO anziché scendere visto i numeri sempre più enormi.
E’ assurdo che neppure i parlamentari europei possano sapere i
termini contrattuali sottoscritti dalla Commissione per poter fare i conti e
valutare i prezzi, le modalità di consegna e le responsabilità. Stiamo parlando
di vaccini che interessano centinaia di milioni di persone, con profitti enormi
per alcune case farmaceutiche.
Tutto segreto, invece, tutto secretato, tutto nascosto in un
“giro” che puzza di autentica corruzione e in cui l’Europa sta dimostrando una
sua posizione assolutamente equivoca, compresi gli organismi della Magistratura
europea che non intervengono.
Tra l’altro – è questo è davvero indegno – la Pfizer, Moderna e le
altre “big” del farmaco avevano ricevuto milioni di euro per la ricerca proprio
dagli stessi stati cui stanno vendendo i vaccini e quindi avrebbero dovuto
avere almeno la coscienza di mettere a disposizione del mondo i propri prodotti
e non venderli all’insegna del più spasmodico, esasperato e vergognoso
profitto.
Eppure pressoché totale silenzio dell’Europa, dei governi, della
Chiesa, dei media, con ben poche info all’opinione pubblica.
Una cosa vergognosa e scandalosa di cui la gente non riesce
neppure a capirne le dimensioni, eppure si tratta della pelle di tutti!
FINALMENTE ARCURI NEI GUAI
Finalmente l’ex Commissario per l'Emergenza Covid, Domenico Arcuri, è stato
ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma. Arcuri,
interrogato sabato, risulta ora indagato per abuso d'ufficio e peculato
nell'ambito dell'indagine che coinvolge, tra gli altri, gli imprenditori Mario
Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis, ovvero i
“faccendieri” italo-cinesi suoi amici.
Su diposizione della Procura di Roma sono state sequestrate dalla
Guardia di Finanza oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina
risultate "non regolari". DICONSI OTTOCENTO MILIONI DI MASCHERINE!!
L'attività di sequestro è stata svolta presso la struttura commissariale
nazionale e alcune di quelle regionali. L'esame fisico/chimico delle mascherine
e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall'Agenzia dogane
di Roma che da consulenti nominati dai pm, ha dimostrato che "gran
parte" dei dispositivi per i quali si è disposto il sequestro "non
soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme europee” e
che "addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la
salute". Un anno e mezzo per avviare l’indagine che mi auguro sia
estesa ora anche A CHI HA VOLUTO, PROTETTO, DIFESO E MANTENUTO ARCURI AL SUO
POSTO A DISPETTO DEI SANTI e nonostante che per mesi in Italia erano girate
notizie, inchieste, documentazione (vedi le trasmissioni di Report e gli
articoli su La Verità) sui sessanti milioni di tangenti pagati per la
fornitura. Arcuri avrebbe detto agli inquirenti “di non essere a conoscenza” di
queste “provvigioni” confermando quindi che - se non ha detto il falso - era
davvero un Commissario di ben poche capacità se gli hanno soffiato 60 MILIONI
di euro sotto il naso senza che neppure se ne accorgesse!
Chissà se in merito riusciremo mai a sapere perché l’ex premier
Conte lo abbia voluto e difeso per troppi mesi a quel posto e perché il M5S
abbia aperto con la Cina un corridoio preferenziale in avvio di pandemia per
forniture che hanno causato una truffa gigantesca ai danni degli italiani,
mentre le mascherine “made in Italy” (che erano a norma e costavano meno)
marcivano nei depositi.
Ecco temi che stampa e TV non prezzolata dovrebbero avere il
coraggio di approfondire fino in fondo, così come indagare dove siano finiti
milioni di inutili banchi di scuola con le rotelle, tutti rottamati. !
QUALCUNO MI DIRA': "MA PERCHE' CE L'HAI TANTO CON QUESTO
PERSONAGGIO?" PERCHE' E' STATO NOMINATO DA CONTE SENZA TITOLI PARTICOLARI,
HA GODUTO PER MESI DI IMPUNITA' ASSOLUTE, NON HA MAI CHIARITO I SUOI AFFARI
TRATTANDO LA GENTE COME PEZZENTI DALL'ALTO DELLA SUA PROSOPOPEA E DULCIS IN
FUNDO PERCHE' IL GOVERNO DRAGHI - quando finalmente lo ha allontanato
dall'incarico sotto il peso delle inchieste openali - HA CONTINUATO
A RIEMPIRLO DI ALTRE CARICHE E PREBENDE..
AFGHANISTAN: SILENZIO
Passati due mesi dalla fuga degli occidentali non si sa più nulla
delle reali condizioni interne in Afghanistan: il mondo è distratto,
chissenefrega. Così non si sa il destino delle 250 donne-giudici formate anche
in Italia, mentre è confermato che si sia stata decapitata la pallavolista
della nazionale femminile afghana Mahjubin Hakimi, uccisa perché giocava senza
la hijab (il vestito tradizionale afgano) ed è effettivamente sarebbe po'
difficile giocare a pallavolo conciate così. Nessuno sa e rende conto delle
rappresaglie, violenze, vendette in corso nel paese né sul tema si agitano
molto i difensori dei diritti umani. Purtroppo è tempo di vergognoso silenzio.
DI MAIO HA SCRITTO UN LIBRO!
Lasciamoci con una nota lieta: complimenti a Giggino Di Maio che
ha (avrebbe) scritto un libro sulla sua entusiasmante esperienza politica. Non
è cosa da poco saper scrivere e che Di Maio sappia farlo è stata un’autentica
sorpresa… Sempre che effettivamente lo abbia scritto lui e non qualcun altro
per procura, ma questa è tutta un’altra storia. Insomma, dopo Dante Alighieri
ecco concretizzarsi finalmente un’altra tappa fondamentale per la letteratura
italiana
GRAZIE FRANCO
Dopo un decennio di attività gratuita e volontaria, FRANCO DIAZZI
ha lasciato l'incarico di Presidente del Consorzio dei Servizi Sociali del
Verbano. L'avevo indicato quando ero sindaco di Verbania e penso che con il suo
impegno silenzioso, prezioso e costante si sia guadagnato la stima e la
gratitudine di tutti. Grazie Franco!
UN SALUTO A TUTTI E BUONA
SETTIMANA MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 833
dell’ 15 ottobre 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:- ANTIFASCISTI DOC – PNRR SPARITO - ALITALIA ADDIO – L’ EGITTO
VINCITORE.
VIOLENZA E ANTIFASCISMO
Mi è venuto un terribile dubbio: ma di che cosa avrebbero mai
parlato giornali ETG per tutta questa settimana se non ci fossero stati gli
scontri di piazza a Roma sabato scorso?
Intendiamoci bene: la violenza va condannata senza se e senza ma,
l’assalto alle forze dell’ordine è intollerabile senza se e senza ma, i
violenti vanno arrestati (subito) senza se e senza ma.
Per me questo deve valere sia che in piazza ci siano estremisti di
qualsiasi colore che anarchici, NO-TAV ecc. anche se noto che i TG sugli episodi
di sabato ci hanno ricamato, mentre su scontri e devastazioni anche peggiori
viste a Roma come altrove tendono di solito a minimizzare.
Ciò premesso, però, non solo restano molti dubbi su come siano
andate effettivamente le cose, ma mi pare come sia evidente che gli scontri di
Roma non avessero nulla a che fare con i “No Vax” quanto ad una sottile
strategia per screditare le persone che non vogliono vaccinarsi (non condivido
il loro punto di vista, me devo prenderne atto) dipingendole come violente e –
nello stesso tempo – strumentalizzare la presenza di pochi facinorosi e
violenti che hanno infiltrato e strumentalizzato la protesta.
Da qui in poi la catena delle responsabilità di allunga.
Come può il Ministro dell’Interno sostenere che durante una manifestazione
è meglio non intervenire per evitare disordini? Come mai – preso atto che i
facinorosi si dirigevano verso la sede della CGIL e pare che questo addirittura
fosse noto ai responsabili dell’ordine pubblico – si sono lasciati solo 7
(sette!) poliziotti a presidio dell’ingresso?
Una sottovalutazione dei rischi o forse perché avrebbero fatto
comodo gli scontri (e le polemiche conseguenti) in piena campagna elettorale? E
i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica perché a Roma si tengono DOPO i
fatti e non PRIMA, per prevenirli?
Ovviamente non è mancata poi la solita strumentalizzazione
fascismo-antifascismo che ha visto alcuni esponenti del PD lanciarsi a chiedere
addirittura la messa al bando di Fratelli d’Italia, in fondo come da copione.
E’ ben strano (e triste) questo antifascismo che sembra trovare ragion d’essere
- a 78 anni dalla fine di un regime – solo grazie a quattro facinorosi. Non
posso allora che riprendere e condividere un articolo di Marcello Veneziani su
“La Verità” di domenica, che in parte vi propongo:
“ Ma finitela con questa caccia al fascista, al saluto romano, al
busto del duce, al cimelio dell’epoca, alla mezza frase nostalgica e al gesto
cameratesco. Si capisce lontano un miglio la malafede della caccia al fascismo
ripresa con le ultime inchieste: serve a colpire e inguaiare la Meloni e il suo
partito (…).
Ponetevi piuttosto un problema molto più serio e molto più
attuale: perché mezza Italia e forse più non si riconosce nell’antifascismo,
non si definisce antifascista, anzi nutre riserve e rigetto? E’ una domanda
seria da porsi, dopo che il fascismo fu sconfitto, abbattuto e vituperato, dopo
che furono appesi i corpi dei capi, dopo che fu vietata ogni apologia, dopo che
sono passati quasi ottant’anni tra tonnellate di condanne, paginate infinite,
manifestazioni antifasciste, divieti, lavaggi del cervello a scuola e in tv,
perché c’è ancora mezza Italia che non vuole definirsi antifascista? Quella
maggioranza non è antifascista ma non è affatto fascista, se non in una piccola
percentuale residua, se non amatoriale; gran parte di loro non si riconoscono
affatto nel fascismo, lo reputano improponibile, superato. Per loro è assurdo
già solo porsi la domanda. Ripudiano violenza, razzismo, guerra e dittatura.
Semmai una larga fetta di loro ritiene che si debba giudicare il fascismo nei
suoi lati negativi e positivi, senza demonizzazioni; neanche il comunismo fu
male assoluto. Molti di loro vorrebbero un giudizio storico più equilibrato,
più onesto, più veritiero.
Il vero problema che evitate di vedere non è la persistenza
presunta del fascismo nella società italiana ma l’ampiezza dell’area di
opinione che non vuol definirsi antifascista e non si riconosce
nell’antifascismo. Avete provato almeno una volta a porvi la domanda, senza aggirare
le risposte con moduli prestampati e retorica celebrativa? Noi ce la siamo
posta e non da oggi. E la riassumiamo così.
Tanti italiani non si definiscono antifascisti perché a loro
sembra grottesco usare una definizione che aveva un senso nel ’45, all’età dei
loro nonni, quando invece vivono coi pronipoti del terzo millennio. Non si
definiscono antifascisti perché a molti di loro sembrerebbe monca, carente una
definizione del genere perché così escluderebbero o addirittura assolverebbero
altre forme di dittatura, di totalitarismo e di dispotismo, a partire dal
comunismo (…) viene loro prescritto, perché non credono al bianco e al nero,
hanno conosciuto per vie traverse e quasi clandestine le storie che non si
vogliono far sapere, e che riguardano sia il regime, sia i suoi avversari, sia
la guerra partigiana e non vogliono schierarsi conoscendo crimini e misfatti di
quel tempo e di quei versanti (…)
Senza andare lontano, anzi restando in casa, molti italiani
ricordano loro padre, loro nonno fascista e hanno di lui una memoria e un
giudizio molto diversi rispetto al mostro dipinto dalla vulgata antifascista
(…)
Tanti italiani non si definiscono antifascisti perché
reputano balorda, divisiva e riduttiva la rappresentazione storica che ne
deriva, con tutta la storia e l’identità del Paese ridotta alla distinzione
manichea tra fascisti-antifascisti. Preferiscono attenersi alla realtà e
diffidano dell’ideologia.
Tanti italiani non si definiscono antifascisti perché non sono di
sinistra e non vogliono avallare il loro gioco politico, non vogliono farsi
strumentalizzare, capiscono che serve solo per arrecare danni e vantaggi alla
politica presente (…)
Infine, se credete davvero che la storia d’Italia debba cominciare
e finire con l’antifascismo, elevato a religione civile, obbligo di leva e
perno costituzionale, chiedetevi perché mezza Italia non si riconosce in questo
schema. Se dopo tanti decenni di rieducazione, repressione, propaganda e
religione civile, mezza Italia e forse più non si riconosce nell’antifascismo,
il problema non è della Meloni ma è vostro, di voi antifascisti in servizio
permanente effettivo e dell’esempio che avete dato. Diciamolo: avete fallito.
Marcello Veneziani
(da “LA VERITA’ del 10 ottobre 2021)
NOTIZIE SUL PNRR ?
Passano le settimane e i mesi, ma sul come, quando e da chi far
gestire i fondi europei del PNRR è sceso l’oblio. Si tratta di centinaia di
miliardi che l’Europa – bontà sua – ci avrebbe destinato a seguito della
pandemia, ma dei quali non si sa molto circa la loro effettiva destinazione
finale e tanto meno su chi e come effettivamente li spenderà.
Non ne parla più nessuno: silenzio, non disturbate il conducente.
Va bene la fiducia, ma sommessamente – visto che ne va del nostro
futuro - l’Italia dovrebbe avere il coraggio di chiedere pur anche a
“Supermario” di avere la cortesia di comunicarci qualcosa…
ALITALIA ADDIO
Scusatemi, ma non trovo proprio nulla di romantico nella chiusura
di “mamma” Alitalia, non mi allineo ai piagnistei e credo che troppo tardi si è
finalmente detto “stop” ad una ininterrotta fonte di sperpero di soldi
pubblici.
Alitalia chiude perché è sempre sopravvissuta solo con contributi
statali e non era più - da anni - al passo con i tempi, uccisa prima di tutto
dalla concorrenza ben più “smart” di chi non aveva sulle spalle un peso
intollerabile di costi aggiuntivi, rendite di posizione, personale debordante e
raccomandato.
Una Compagnia che si è consumata concedendo centinaia di migliaia
di viaggi gratis e buttando via rotte, slot, punti di forza. Una società
guidata negli anni da una ciurma di personaggi CHE NON HANNO MAI PAGATO DI
PERSONA e che hanno creato e disfatto alleanze, rifiutato sinergie e sacrifici
e - prima di tutto - hanno pensato ai propri interessi. Commissari strapagati
per il nulla, mentre si consumavano “prestiti ponte” che avevano (hanno) tutte
le caratteristiche di aiuti di stato.
Quanti “piani industriali” sono nati e defunti rimanendo solo
sulla carta, complice un sindacato che prima di tutto ha difeso solo le proprie
rendite di posizione? Quante migliaia di sindacalisti sono cresciuti e vissuti
grazie ad Alitalia senza mai lavorare? Quanti parenti di dipendenti sono stati
trasportati gratis o a tariffe ridicole?
Non mi aspetto molto dalla nuova compagnia sorta dalle ceneri di
Alitalia e che temo perpetui molti equivoci di fondo, certo il contribuente
italiano ci ha rimesso fondi spropositati che nessuno gli rimborserà e pensare
che se c’è un paese verso il quale il traffico turistico avrebbe permesso un
indotto enorme era proprio l’Italia.
EGITTO – ITALIA 2 a 0
Dal caso Regeni a Patrick Zaki le figuracce italiane nei confronti
dell’Egitto stanno assumendo contorni non solo intollerabili, ma anche di
pubblica decenza.
Contiamo zero, non siamo riusciti a combinare nulla, i
responsabili dell’omicidio di Regeni sono tuttora sconosciuti, non sappiamo
prendere una posizione definita neppure sulla richiesta nazionalità per Zaki.
Impotenti, inconcludenti, purtroppo ridicoli.
I rapporti di Amnesty International sull’Egitto sono intanto
terrificanti: detenzioni arbitrarie, sparizioni, condanne a morte,
discriminazioni religiose, violenze di ogni tipo sono all’ordine del giorno,
ma Europa e Farnesina guardano dall’altra parte. “Verità per Regeni” è
scritto su mille striscioni gialli che diventano sempre più sbiaditi. Che
vergogna…
UN SALUTO A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 832 dell’ 8 ottobre 2021
di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: - GRAZIE - CENTRO-DESTRA NEI GUAI – TRAPPOLONI – I
BULGARI – ENEL GAS E LUCE SOM
GRAZIE !
Volevo ringraziare tutte le
persone (alcune centinaia) che hanno partecipato alla festicciola per il mio
70° compleanno o che nei modi più diversi da distanza si sono messi in contatto
con me. Tra l’altro – e ringrazio particolarmente gli amici rotariani del mio
club Pallanza Stresa VCO – sono state raccolte offerte per 3.580 euro a favore
del Verbania Center per il costruendo ospedale di Macala (Mozambico).
Ricordo che chi volesse
ulteriormente contribuire può farlo tramite versamento sul c/c/b
IT94L0306922401100000002801 (Banca Intesa – Verbania Pallanza), sul conto
a me intestato, ma con indicazione “pro VB Center”.
Per me – rivedendo e
salutando tanti amici - questo incontro è stato davvero un momento di gioia e
condivisione, grazie !!!
I GUAI DEL
CENTRO DESTRA
I lettori del “Punto” non
potranno che darmi atto che ero stato facile profeta: il centro-destra ha perso
non solo nei comuni più importanti, ma anche la sicurezza di vincere alle
prossime elezioni politiche.
E’ soprattutto Matteo
Salvini ad essere finito nei guai, guai grossi. Anche la Meloni lo è, ma
Salvini lo è ancora di più perché - comunque si muova - rischia di cacciarsi in
guai ancora peggiori. Tutto sarebbe diverso se il premier non fosse Draghi,
ovvero il nome più credibile che l’Italia ha sul mercato europeo. Draghi ha un
gran seguito nell’opinione pubblica anche tra gli elettori di centro-destra e
quindi abbatterlo è pericoloso, oltre che – probabilmente – una sciagura
nazionale.
Se Salvini resta al governo
rischia di compromettere l’alleanza di centro-destra, indispensabile in vista
di una potenziale maggioranza futura, ma se esce dall’esecutivo dimostrerebbe
poca credibilità, anche se forse – ovviamente dichiarando il contrario -
vorrebbe unirsi alla Meloni proprio per tentare di recuperare voti di protesta.
Al governo Salvini deve
quindi restare, ma o si intesta qualche particolare successo o potrà
distinguersi solo alzando la voce per farsi notare, magari bloccando ogni
iniziativa politica che – se approvata - lo renderebbero indigesto al proprio
elettorato soprattutto sui temi caldi (tasse, gender, immigrazione). Ma se
Salvini alza troppo la voce allora dà ragione alla Meloni che dall’opposizione
può farlo meglio di lui.
La Lega è quindi costretta a
muoversi a strappi con il rischio di dare segnali contrapposti eppure, a conti
fatti, non ha perso nelle proprie roccaforti locali, ma piuttosto sembra aver
esaurito la spinta propulsiva di due anni fa. Tra l’altro in tutte le grandi
città andate al voto domenica c’erano giunte uscenti di sinistra, ma nella
percezione collettiva il centro-destra avrebbe comunque dovuto vincere e invece
si è visto come andata (con rischio di un KO completo su Roma e Torino).
Un centro-destra quindi in
crisi di nervi, perché la stessa Giorgia Meloni non è messa meglio: in questi
mesi ha giocato la carta dell’opposizione a Draghi ma nonostante i sondaggi non
ha catalizzato grandi successi. Certo, FdI ha ben migliorato le sue posizioni
rispetto al passato, ma domenica si è dimostrato che i sondaggi sono teorie ben
diverse dalla realtà, soprattutto quando metà degli elettori (tradizionalmente
più di destra che di sinistra) se ne stanno a casa se non vengono adeguatamente
motivati.
E allora, che si fa? Dalle
sconfitte si impara (o si dovrebbe farlo) e la prima cosa che a destra mi
sembra invece non si voglia capire è come le candidature proposte a livello
locale devono essere sempre credibili o non “tirano”.
Ma se le elezioni amministrative
si giocano sui nomi, se non cambia il sistema di scelta dei candidati il
centro-destra sarà sempre perdente. Forse che a Milano la partita sarebbe stata
identica se tutti avessero puntato da subito su Albertini pungolandolo ad
accettare? Forse che a Roma una apertura a Calenda non avrebbe sparigliato le
carte visto che comunque amministrare la capitale è un’annunciata epidemia di
disastri? Forse che a Torino il povero Damilano non ha dovuto attendere mesi e
mesi per avere un sospirato “si” a candidarsi, perdendo però tempo
prezioso? Sono errori che si pagano, soprattutto quando non ci sono
quadri di partito sufficientemente preparati e che quindi un candidato a
sindaco credibile va scelto spesso fuori dal recinto di casa per avere chances
di vittoria.
Ma soprattutto al
centro-destra manca una piattaforma serie di idee programmatiche chiare e
condivise, indispensabili se nel 2023 vorrà davvero vincere le elezioni.
Una vittoria non più
scontata, anche perché il PD (che ben controlla i media) nel frattempo sta
recuperando i voti degli ex grillini.
IL
TRAPPOLONE
Mentre “l’affare Morisi” si
sgonfia dopo aver danneggiato l’immagine della Lega vi racconto un inedito che
inquadra bene l’ “Affare Fidanza”, altro caso ben costruito per fiocinare la
Meloni e Fratelli d’Italia e due giorni dalle elezioni.
Qualcuno ricorderà che anni
fa “Le Jene” stazionavano davanti a Montecitorio e - porgendo domande ai
deputati di passaggio - facevano fare loro la figura degli idioti.
Personalmente non caddi
nella trappola e anzi feci un figurone, ma i fatti – in realtà – cominciavano
con una intervista al malcapitato su temi di attualità passando poi a domande
con ritmi sempre più veloci su infiniti argomenti diversi saltando da un tema
all’altro finchè (almeno di solito) il prescelto si impappinava e andava per
frasche confondendo la data della scoperta dell’America con la morte di
Napoleone.
La settimana dopo Le Jene
proponevano in TV solo un piccolo spezzone dell’intervista mandando in onda
praticamente solo la risposta sbagliata e l’interessato faceva appunto una
figuraccia, creando anche il sillogismo che tutti (o quasi) i deputati fossero
degli ignoranti e dei cretini.
Se da cento ore di filmati
selezioni solo dieci minuti con la volontà specifica di mettere una persona in
cattiva luce credo che sarà infilzato anche Papa Francesco (anzi, soprattutto
Papa Francesco) perché volendo si sarà estrapolato il senso delle cose.
E’ il caso dei contributi in
“nero” per il malcapitato on.le Carlo Fidanza (che resta un mio amico): se in
più occasioni sotto false vesti proponi a chiunque di dare un “aiutino” in nero
– ma non è un reato istigare a delinquere? - prima o poi l’interessato
accetterà: basterà poi mandare in onda solo quello spezzone (e non magari
numerosi precedenti rifiuti) e a tutti i teleutenti sembrerà uno scandalo,
esattamente come era l’obiettivo della trasmissione. Parliamoci chiaro: sono
cose riprovevoli e sbagliate, ma alzi la mano chi in vita sua non ha accettato
di evitare una ricevuta fiscale emessa dal dentista, dall’idraulico o anche
solo per una cena, in cambio – ovviamente - dello “sconticino”.
E’ chiaro che ben diversa è
la questione se viene generalizzata, ma allora le sponsorizzazioni “ufficiali”
a questo o quell’evento di partito non sono forse un modo elegante per arrivare
di fatto allo stesso scopo? Su Rai 3 in questi giorni Bianca Berlinguer
pontificava, ma nessuno gli ha chiesto delle tangenti che il PCI di suo padre
aveva istituzionalizzato per lavorare con i paesi dell’Est ? E qualcuno ricorda
quanto l’affare MPS sia costato ai contribuenti per aiutare indirettamente il
PD ?
Circa invece la questione
“nostalgici” e i vari “baroni neri” bisogna scegliere: o si tagliano i contatti
con certa gente che al 99% fa millantato credito o prima o poi si finisce nei
guai. Però è anche ora di dire “basta” a questo pseudo antifascismo da salotto
che a 78 anni dalla fine del regime ancora imperversa a reti unificate
affibbiando a comando patenti di “buoni” e “cattivi”. Guardino piuttosto Lor
Signori al colore delle dittature di OGGI e ne prendano le distanze, cosa che
invece ben si guardano dal fare.
Infine un tema che il
centro-destra distratto sembra si sia dimenticato di sollevare: la par
condicio, come per la candidatura di Enrico Letta a Siena
Tutti sappiamo che il
candidato era pure il segretario del PD, ma non trovo corretto che sia passato
in TV mille volte di più del suo sconosciuto avversario che di nome faceva
Tommaso e con un cognome che neppure si ricorda più. Nessuno voleva (e poteva)
imbavagliare il PD, ma le regole sono chiare: per il partito poteva parlare
qualcun altro, ma non proprio il segretario-candidato che ha così violato
platealmente non solo lo spirito, ma direi anche la sostanza della legge.
Quando alla fine (come a Siena) vota solo un terzo degli elettori anche questa
questione della equa visibilità è cosa che conta.
LINEA
NOVARA-DOMODOSSOLA
Troverei corretto che si
desse più spazio a quei sindaci che si ripropongono e al secondo mandato
ottengono maggioranze “bulgare” dimostrando quindi di aver lavorato bene.
Nella nostra zona ALESSANDRO CANELLI
(Lega) a Novara ha preso il 69,6% dei voti, LUCIO PIZZI (civica di destra) a
Domodossola ha raccolto il 74,8%. Complimenti davvero meritati!
ENEL GAS E
LUCE
Basta, non se ne può più!
Solo nella giornata di ieri ho ricevuto 4 telefonate da “Enel gas e luce” che
da diverse parti d’Italia propone continuamente nuovi contratti. Sono
stufo: chi ha dato loro il permesso di scocciarmi in ogni momento, chi gli ha
venduto il mio numero, perché non esiste una norma VERA sulla privacy con la
possibilità di bloccare i venditori fastidiosi? Sarebbe ora che qualche
“autority” (visto quanto ci costano questi inutili baracconi) cominciasse a
pretenderlo.
Un saluto
a
tutti
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 831 del
1 ottobre 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: - INVITO – DRAGHI SANTO SUBITO – PADRE NOSTRO
NEGATO - IL MOSTRO DI RIACE
ATTENZIONE: UN INVITO ( VERO!) AI LETTORI
Come
ricordato la scorsa settimana, visto che mi avvio a compiere 70 anni ho pensato
di festeggiarli insieme alle persone che conosco invitando ad un
aperitivo
GIOVEDI’ 7 OTTOBRE dalle 18.30 alle 20 presso i vivai della
“Compagnia del Lago”, Via della chimica (zona industriale) Verbania Fondotoce.
Tutti
i lettori del PUNTO sono quindi invitati: sarà un appuntamento alla buona, ma
mi auguro partecipato ed allegro.
Se
qualche lettore non della zona volesse fermarsi a pernottare mi contatti, prego
però tutti coloro che volessero intervenire di rispondermi al più presto
iscrivendosi tramite il sito eventimarcozacchera@gmail.com
Oppure
tramite https://www.eventbrite.com/e/biglietti-voglio-invitarvi-al-mio-compleanno-marco-zaccherai-miei-primi-70-anni-172559759887
Questo
per rispetto alle vigenti norme Covid ma anche perché per motivi organizzativi
devo capire quanti più o meno interverranno (mi auguro numerosi). Saremo
all’aperto, ma in caso di pioggia ci sarò uno spazio coperto. Quindi, vi
aspetto (e non portate regali)!!
DRAGHI SANTO SUBITO
Credo fosse corretto andare a votare la scorsa primavera, ma anche
che l’Italia abbia avuto comunque molta fortuna nel momento in cui Mario Draghi
ha accettato di formare il governo.
Sette mesi dopo il debutto dell’unico nome italiano rimasto
credibile a livello internazionale - soprattutto a confronto con la nullità del
suo predecessore Conte - credo che si debba davvero ringraziare la nostra
buona stella.
Draghi ha portato all’Italia una luce di serietà nonostante la sua
maggioranza variopinta che il premier lascia sfogare nei litigi quotidiani
salvo poi tirare le redini e in gran parte decidere con la propria testa,
ovvero con buonsenso.
Certo Draghi rappresenta il mondo economico e finanziario con
tutti i suoi difetti, ma è una garanzia di efficienza e – mi sembra – di
assoluta correttezza personale.
Alcuni aspetti della sua personalità (come il voler apparire il
minimo possibile sui media, non dare spazio a polemiche, la rinuncia ad
emolumenti ecc.) lo distinguono in positivo dalla quotidiana corrida politica.
Giocano a creare un clima a suo favore anche la osannante stampa
quotidiana e gli yesman che lo coccolano spingendolo sulla cresta dell’onda,
oltre ad un’ottima capacità di depistare le attenzioni sui molti problemi
incombenti, anche per Avere maggiore libertà di movimento .
Nessuno per esempio si chiede cosa stia effettivamente avvenendo a
proposito del PNRR, oppure su chi gestirà le imponenti risorse europee, chi e
come manterrà le promesse fatte a Bruxelles… Ma intanto cresce la fiducia e si
è avviato un processo virtuoso che – sia o meno vero, sicuramente è enfatizzato
- avvolge positivamente l’intera nazione dopo mesi di crisi spaventosa.
Non è quindi Draghi a preoccupare, ma piuttosto la sua maggioranza
rissosa ed eterogenea che - fosse lasciata a sé stessa - si scontrerebbe
su tutto e che presenta una squadra di ministri in alcuni casi sinceramente
limitata e problematica.
E’ infatti cambiato il capitano, ma non buona parte
dell’equipaggio: penso ai vari Speranza, Di Maio, alla stessa Lamorgese e ad
altri ministri del tutto sconosciuti. Una squadra di comparse a volte
inquietante e qualitativamente ben lontana dal leader, con ben poche eccezioni
(Giorgetti, Guerini, Garavaglia...).
Abile è comunque Draghi a disinnescare le polemiche di facciata, a
non prendere posizioni personali in contrapposizione ai singoli spicchi di
maggioranza, a “tagliare e sopire” in stile andreottiano la quotidiana zuppa
delle polemiche che occupano gran parte delle cronache, soprattutto quando
mancano fatti concreti.
Adesso è scoppiata la questione di Draghi al Quirinale visto che
Mattarella scadrà nel prossimo febbraio. Non c’è dubbio che il Mario nazionale
sarebbe un ottimo Presidente della repubblica, ma chi poi siederebbe a Palazzo
Chigi?
Le elezioni sono già previste nel 2023, una elezione di Draghi al
Colle porterebbe con ogni probabilità il paese alle urne un anno prima.
Una vittoria del centro-destra è plausibile - ammesso e non
concesso che non cambi il sistema elettorale - ma è meno certa di qualche mese
fa e temo che la sconfitta alle prossime amministrative lascerà pesanti
strascichi.
Ma immaginiamo che il centro-destra vinca davvero: chi metterebbe
a Palazzo Chigi? Credo che ricomincerebbero i veti incrociati e immediatamente
la guerra su tutto, con le consuete polemiche, gli attacchi della sinistra e
della stampa, i veleni, la magistratura sul piede di guerra… insomma la solita
inconcludente rissa quotidiana.
Pensiamoci, perché forse è meglio per l’Italia che ci teniamo un
Draghi operativo per un altro anno con lo spento Mattarella sul Colle (che in
“prorogatio” non può fare grandi danni) e questo almeno finchè non avremo la
pandemia alle spalle e il PNRR decisamente impostato. Non dimentichiamoci che
un minuto dopo che un leader di centrodestra ottenesse la fiducia, a Bruxelles
comincerebbero a storcere il naso e a mettere i bastoni tra le ruote ad un
governo non omologabile all’andazzo comunitario.
Insomma: rinnoviamo “a termine” Mattarella e poi mettiamoci
Draghi, ma che almeno passi la mano a qualcuno in grado di continuare il suo
lavoro.
Certo ci sarebbe un’altra soluzione, lasciatemela coltivare almeno
come speranza da uomo di destra: eleggere un uomo (o donna) degno al Quirinale,
con Draghi ancora leader al governo, ma con una maggioranza che emargini la
sinistra velleitaria, il PD e le macerie del M5S ed abbia quindi una chiara
linea politica sulle questioni importanti.
Draghi è di destra o di sinistra? Non ve lo dirà mai, ma è un vero
leader che ovviamente tiene un profilo più concreto che politico dribblando su
molti temi e potrebbe essere rappresentante sia di una destra socialmente
illuminata che di una sinistra moderata pragmatica. Certo a sostenerlo dovrebbe
esserci una maggioranza che dia slancio economico al paese e – guidata da mano
ferma – concretizzi finalmente quelle riforme che ci siamo impegnati a fare, ma
che non arrivano mai perché sono necessarie quanto impopolari.
Purtroppo non vedo oggi un leader di centro-destra capace di avere
contemporaneamente autorevolezza, capacità tecniche e leadership internazionale:
datemi un nome e ve ne sarei grato.
E la questione di Draghi al Quirinale? C’è tempo, in fondo ha
“solo” 73 anni, quindi può fare il presidente… la prossima volta!
IL PADRE NOSTRO NEGATO
Non mi ha indignato la notizia che una maestra abbia interrotto la
cerimonia di inaugurazione di una scuola in Friuli quando il parroco, dopo un
discorso di assoluta apertura e condivisione, ha accennato a recitare il “Padre
Nostro”, ma piuttosto il silenzio dei presenti – autorità regionali comprese –
che non l’hanno subito zittita.
Per me questo episodio è stata una offesa a milioni di persone che
in Italia ancora (e per fortuna) ritengono che non ci sia nulla di male né di
dividente nel recitare pubblicamente una preghiera. Siamo diventati così
timorosi di tutto da accettare che una singola persona offenda il sentimento
della maggioranza in nome della “santa laicità“ e nessuno che più batta ciglio.
Certo, sono poi seguiti i “post” di critica, ma nessuno in quel
momento specifico si è alzato a dire “La smetta, se non le garba se ne vada, io
gradisco il Padre Nostro e quindi si vada avanti”. Quell’attimo fatale in cui
si prendono le decisioni di fondo, radicali, chiare, che magari segnano
un’esistenza e fanno la differenza tra le persone coerenti e i paparaqua.
No, invece, tutti zitti (stando almeno alle cronache) e men che
meno che qualcuno abbia poi chiesto qualche sanzione per la “maestra rossa”.
Chissà quanti avrebbero voluto farlo, ma in quel momento NON
l’hanno fatto, non hanno preso la parola, non hanno criticato l’insegnante.
Perché i presenti sono stati tutti così zitti e codardi? Per il timore di
andare controcorrente, di esporsi, di essere additati come retrogradi
reazionari, oppure cattolici integralisti o “fascisti” (ovviamente)…insomma,
per non avere “rogne”.
Se fossi il genitore di un alunno di quella maestra mi porrei il
problema al contrario sollevando il quesito di fondo: “Desidero che mio figlio
abbia anche una istruzione religiosa, una insegnante che gliela nega imponendo
il suo punto di vista impedisce anche un mio diritto”. Ecco comunque un altro
esempio lampante di perché il nostro Paese perda le sue radici e i suoi valori
di comunità.
IL MOSTRO DI RIACE (QUALCOSA NON QUADRA)
L'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, "uomo simbolo"
nella accoglienza ai migranti è stato condannato a 13 anni e due mesi di
reclusione nel processo "Xenia", svoltosi a Locri sui presunti
illeciti nella gestione dei migranti. Lucano era imputato di associazione
per delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa
d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e la
sentenza è stata presa dopo 4 giorni di camera di consiglio raddoppiando la
pena chiesta dal PM.
Qualcosa comunque non quadra: o Lucano è una vittima innocente e i
giudici sono degli abominevoli razzisti che l’hanno condannato a una pena
superiore a quelle in uso perfino per i delitti di mafia o effettivamente a
Riace anzichè aprirsi all'accoglienza giravano soldi sporchi che coprivano
altri obiettivi. Mai come questa volta sarà interessante leggere le motivazioni
di una sentenza francamente poco comprensibile, intanto l’Italia ha una nuova
icona di martire.
Un saluto a tutti
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 830 del 24 SETTEMBRE 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: - INVITO – SCONFITTA ANNUNCIATA – IL DILETTANTE PUTIN - SOLIDARIETA’ – OMICIDIO ITALIANO
ATTENZIONE: UN INVITO AI LETTORI
Visto che mi avvio a compiere 70 anni ed ho pensato di festeggiarli insieme alle persone che conosco invitandovi tutti ad un aperitivo
GIOVEDI’ 7 OTTOBRE dalle 18.30 alle 20 presso i vivai della “Compagnia del Lago”, Via della chimica (zona industriale) Verbania Fondotoce.
Tutti i lettori del PUNTO sono quindi invitati: sarà un appuntamento alla buona, ma mi auguro partecipato ed allegro.
Se qualche lettore non della zona volesse fermarsi a pernottare mi contatti, prego però tutti coloro che volessero intervenire all'aperitivo del 7 ottobre a rispondermi al più presto iscrivendosi cliccando qui
Questo per rispetto alle vigenti norme Covid ma anche perché - per motivi organizzativi - devo capire quanti più o meno interverranno (mi auguro numerosi). Saremo all’aperto, ma in caso di pioggia ci sarò uno spazio al coperto. Quindi...Vi aspetto !!
SCONFITTA ANNUNCIATA
Credo che il centro-destra si avvii ad una cocente sconfitta elettorale nelle prossime elezioni amministrative, almeno nelle grandi città che peraltro - è giusto ricordarlo – sono già oggi tutte amministrate dal centro-sinistra o dai 5 Stelle.
La sconfitta sarà mitigata al primo turno con qualche accesso ai ballottaggi che temo però verranno poi persi al secondo turno.
D'altronde difficile aspettarsi di meglio se una città come Milano, dove il centro-destra è politicamente maggioranza, è stata abbandonata per il comune “senza combattere” in modo del tutto deludente, dopo aver tirato avanti per mesi, in modo quasi grottesco, la ricerca di un candidato-Cireneo che poi è stato più o meno lasciato a sé stesso, come da avvilenti cronache dei giorni scorsi.
Diversa (per fortuna) la situazione nelle città medio-piccole, soprattutto là dove c’è qualche amministratore in gamba che è in grado di raccogliere consensi personali prima ancora che politici.
Passano gli anni e i decenni, ma sembra che le elezioni amministrative non interessino troppo ai vertici della presunta coalizione di centro-destra che hanno impiegato mesi a scegliere i candidati partendo ovunque in netto ritardo, senza alcun metodo di selezione e soprattutto senza voler mai consultare i cittadini nelle “primarie” come da tempo – magari anche demagogicamente – ha invece imparato a fare la sinistra che anche su queste pre-campagne elettorali costruisce i propri successi.
Se a destra si continuerà a non capire come sia soprattutto nelle amministrazioni locali che si costruiscono le classi dirigenti del domani è evidente che non si sarà mai in grado di gestire il paese nel medio e lungo periodo. E’ triste constatarlo, ma purtroppo è proprio così e sembra quasi un limite mentale, oltre che politico.
PUTIN? UN DILETTANTE!
Non ci sono più i dittatori di una volta. Se il “cattivo” presidente Putin per l’elezione della Duma russa riesce a raccattare più o meno solo il 50% dei voti, che razza di dittatore è ?
Si dimostra solo un dilettante allo sbaraglio perché altrimenti bisognerebbe ammettere che in Russia ci saranno pure trucchi elettorali, ma un certo dissenso evidentemente è permesso visto appunto i risultati.
Niente da fare, per trovare un dittatore serio bisogna scomodare l’amicone del nostro ministro degli Esteri Giggino Di Maio e del M5S, il “democratico” presidente cinese Xi Jinping che almeno fa le cose seriamente. Non per niente ha ottenuto 2969 voti per la sua rielezione da parte della Assemblea Nazionale del Popolo su 2969 votanti (quindi si è auto-votato anche lui, non si sa mai). Già che c’erano, oltre che Presidente della Repubblica Popolare Cinese l’hanno eletto anche segretario del partito comunista e comandante supremo delle forze armate. Democraticamente, si intende.
SOLIDARIETA' A TERZI, PERSONA SERIA
Ci hanno raccontato che il "metodo Palamara" era proprio di una sola persona.
Non è vero: è un cancro che corrode dal di dentro la nostra Magistratura e per questo sento il dovere di esprimere la mia solidarietà al dott. Massimo Terzi, presidente del Tribunale di Torino e prima ancora di quello di Verbania. E’' una persona che conosco bene e che stimo, non mi interessa se il dott. Terzi sia persona di sinistra o meno, so che ha fatto sempre coerentemente e bene il Magistrato.
Terzi si è dimesso cinque anni prima del ritiro per limiti di età giustamente offeso per essere stato bocciato alla carica di presidente della Corte d'Appello di Milano, carica che gli spettava per titoli ed anzianità. A lui è stata preferita altra persona con meno titoli solo per combine di correnti e pressioni più o meno evidenti, legate al fatto che Terzi non risulta essere iscritto a correnti interne alla Magistratura e quindi fuori da politiche di schieramento.
Un atteggiamento vergognoso da parte del CSM che evidentemente ha ancora l'arroganza e la possibilità di usare metodi misteriosi nella scelta dei candidati senza rispondere a nessuno e piegandosi alla lottizzazione delle correnti.
….
Intanto, nel verminaio generale, Davigo aveva passato al “Fatto Quotidiano” l’elenco dei presunti iscritti alla loggia massonica “Ungheria” come replica agli attacchi e presunti insabbiamenti del procuratore di Milano Francesco Greco e che ora, ,pubblicati diffamano mezzo mondo.
Intanto, a sua volta, Greco è stato virtualmente sfiduciato da 56 dei suoi collaboratori su 64 e la “rossa” procura milanese vede mettere sotto inchiesta molti suoi componenti, mentre a Roma il Procuratore Capo è stato dichiarato per cinque volte abusivo dal Tar e dal Consiglio di Stato, ma resta fermo al suo posto come un paracarro.
D'altronde, quando le statistiche ci dicono che il 70% dei reati non risultano neppure istruiti e cadono in prescrizione, è evidente lo strapotere dei PM che - di fatto - possono liberamente decidere chi inguaiare e chi invece salvare.
Insomma non è cambiato e non cambia niente, nell'assordante silenzio della ministra Cartabia e del governo, con il presidente Mattarella che come sempre sta appollaiato sul trespolo a parlare dei massimi sistemi, ma non ha mai il coraggio di prendere posizioni chiare e soprattutto azioni conseguenti. In questo clima, come possono gli italiani avere fiducia nella imparzialità e preparazione dei propri giudici?
Vale la pena di ricordare una famosa dichiarazione del fu Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che voleva mandare al CSM persino i carabinieri e diceva: «La riforma della giustizia si farà solo quando i magistrati si arresteranno tra loro.”
OMICIDIO ITALIANO
“Facciamo una CALL dopo il MEETING, ma scegliamo una LOCATION , ok? Accedi tramite il DEVICE, vai nel DOWNLOAD dell’APP e mostra il CODE. Ci sarà una CONFERENCE introdotta dallo SPEECH del COMMUNITY MANAGER che come SPIN OFF parlerà della MISSION delle START UP e dei nuovi STAKEHOLDER per i PLAYERS di mercato. Il MEETING è aperto anche ai PART TIME e ai FREELANCE, mentre il CEO spiegherà poi come raggiungere i TARGET del BRAND dandoci una DEAD LINE. Seguirà un LIGHT DINNER, ma ALL YOU CAN EAT. “
Ma volete spiegarmi perché sia necessario usare tante parole inglesi quando spesso sarebbero più brevi, semplici e chiari gli stessi concetti espressi in italiano?
Mi dà sui nervi che proprio il mondo politico e di governo deve poi spesso coprire il nulla con una serie di parolone rigorosamente anglofone e tra l'altro spesso pronunciate a sproposito.
Perché mai poi leggi e regolamenti non devono essere scritti in italiano con termini e concetti espressi nella nostra lingua? Se continuiamo a ridurne l’uso è evidente che progressivamente perderemo il nostro ruolo di lingua riconosciuta anche a livello europeo. Rivendico il mio diritto-dovere di parlare e scrivere, per quanto possibile, nella “mia” bella lingua italiana.
Un saluto a tutti MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n.
829 del 17 SETTEMBRE 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
A RICHIESTA DI MOLTI LETTORI CON QUESTA SETTIMANA “IL PUNTO”
RIPRENDE ANTICIPATAMENTE LE SUE PUBBLICAZIONI CON CADENZA SETTIMANALE, DI
NORMA IL VENERDI’.
RICORDO CHE IL CONTENUTO DEI PEZZI E’ LIBERAMENTE RIPRODUCIBILE,
MA E’ SEMPRE GRADITA L’INDICAZIONE DELLA FONTE.
UN PARTICOLARE GRAZIE AI LETTORI CHE VORRANNO INVIARMI INDIRIZZI
MAIL DI LORO CONOSCENTI PER ALLARGARE LA PLATEA DEGLI AMICI DE “IL PUNTO” :
PIU’ SIAMO, PIU’ CONTIAMO !
…………………………………………………………………………
SOMMARIO: - CARO NO
VAX - LIBERTA’ - CROCEFISSO DEMOCRATICO – I COSTI DELL’ENERGIA – LO SCIPPO
DELL’ASSESSORA
CARO NO VAX
Caro “No Vax” non pretendo di convincerti, ma vorrei farti leggere
i messaggi che ricevo da tante parti del mondo, dove i vaccini in pratica
ancora non ci sono.
Dal Nicaragua allo Sri Lanka, dall’India alla Cambogia, girando il
mondo ho conosciuto tante persone e spesso sono rimasto in contatto con loro.
Tutti quelli che vivevano di turismo da quasi due anni sono alla fame perché
non arriva più nessuno. Non solo i proprietari o i dipendenti degli hotel, ma i
piccoli commercianti, gli autisti, gli artigiani, le guide, i tour operator: è
stata la loro completa rovina economica, ma anche quella fisica perchè non ci
si può vaccinare, quindi non si può di fatto ancora circolare, i prezzi degli
alimentari sono alle stelle, i mercati vuoti.
Si vaccinerebbero al volo, se potessero, per cercare almeno di
andare a lavorare da qualche parte.
Quando ti lamenti tanto per la presunta mancanza di libertà, pensa
per un attimo a chi questa libertà non ce l’ha, ma nel senso che neppure
volendo può essere vaccinato. Il vaccino è cosa da mondo dei “ricchi”, gli
altri muoiono e basta… Anche per il Covid si allarga il divario economico
nel mondo.
LIBERTA’ INFORMATICA
Nel caos dei decreti, delle dichiarazioni e delle polemiche su
vaccinazioni e greenpass si continua ad invocare la “libertà” del non
vaccinarsi. Non concordo, ma mi chiedo quante altre “libertà” siano allora
violate ogni giorno sulle quali nessuno però mai obietta qualcosa.
Per esempio invoco la libertà dalla schiavitù che sono
diventate APP – PIN – SPID – PASSWORD ecc.
Fino a prova contraria non mi risulta che non sia un obbligo
costituzionale ad essere dotati, per esempio, di un telefonino evoluto.
Certamente , mala “semplificazione informatica” può essere util INVOCO LA
LIBERTA’ DI AVERE SEMPRE E COMUNQUE ANCHE LA POSSIBILITA’ DI ACCEDERE AI
SERVIZI PUBBLICI SENZA DISPORRE DI QUESTA APPARECCHATURE.
Milioni di anziani non sono esperti in queste cose, non hanno
dimestichezza con i codici e troppe volte anche il Covid è preso a scusa per
NON DARE SERVIZI AI CITTADINI. Come una volta gli analfabeti perdevano di fatto
i loro diritti, così oggi i “semi-analfabeti informatici” sono
emarginati.
CROCEFISSO DEMOCRATICO
E’ stata molto interessante la sentenza della Cassazione
sull’esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche che non sarà più
obbligo, ma frutto di una decisione a maggioranza “variabile” degli utenti,
equiparandolo ad altri simboli religiosi sul piano della parità e della laicità
dello stato.
Non entro nel garbuglio giuridico dal quale i Supremi Giudici
riescono ad uscire con una sentenza più o meno pilatesca che può essere
interpretata in modo diversi e contrapposti, resta il fatto che è un esempio in
più per sottolineare come la demolizione della autocoscienza di appartenenza
prosegua a pieno ritmo.
Alla fine non si nega l’esposizione di un crocefisso che un
docente musulmano aveva contestato, ma si permette che nell’aula ci siano anche
altri simboli religiosi per accontentare tutti. Un principio democratico, ma
che sottolinea come di fatto il nostro paese è sempre pronto a rinunciare alla
propria identità storica in nome della democrazia, ma non impone agli altri di
uniformarsi. E’ un bene?
In una piazza della mia città da un paio di mesi è visibile spesso
una famiglia musulmana “integralista” composta da un gruppo di donne circondate
da una nidiata di figli che ostentano un burqua nero integrale dal quale
traspaiono solo gli occhi. Nessuno si permette di contestare il loro
abbigliamento, ma perché non si dovrebbe chiedere l’esposizione almeno del
volto e non solo per motivi di sicurezza?
A quali pressioni sono forse sottoposte quelle donne per andare in
giro vestite così? Condividono la scelta, oppure è stata a loro imposta? Se
l’abbigliamento è imposto, una società laica non dovrebbe “liberarle” ? Le
democratico-femministe locali non risultano in merito interessate alla
questione.
Ma il vero quesito che pongo è come si possa volere l’
“integrazione” se si preferiscono (e permettono) comportamenti di assoluta
spaccatura con l’ambiente e con la comunità. Consentendo quegli abiti
visibilmente intorno a quelle donne si costruisce un muro, non i ponti che
vengo sempre invocati.
Questo atteggiamento è proprio curioso: noi dobbiamo spossessarci
dell’identità per “aprirci”, gli altri possono restare “chiusi” e nessuno li
critica, anzi, viene criticato – e magari definito razzista - chi (come me)
solleva il problema
Tutte queste domande si concretizzano poi in tutta una serie di
paradossi mentre ci facciamo sempre molti scrupoli di “politicamente corretto”
, ma con i media che non chiedono mai agli altri di avere verso i nostri
costumi un minimo di reciprocità.
Vale soprattutto nei confronti del mondo musulmano verso il quale
i vertici della Chiesa cattolica sembrano vivere una condizione di inferiorità
psicologica incredibile ed ingiustificata. Ribadisco: non si deve odiare
nessuno, tantomeno il “diverso”, ma perché non si deve avere il “coraggio
dell’appartenenza” denunciando anche i soprusi altrui verso i cristiani in una
infinità di circostanze, così come le assurdità di tanti comportamenti islamici
integralisti?
Non basta condannare il kamikaze di turno o genericamente la
violenza visto che le comunità islamiche anche italiane tacciono sempre sulle
questioni scostanti. Avete forse sentito qualche iman italiano condannare
quanto è avvenuto in Afghanistan o la discriminazione delle donne, la loro
separazione nelle scuole o il nuovo avvento della sharia?
Sia questo allora anche un modestissimo “post” anche per
Papa Francesco che è giustamente attentissimo ai Rom e ai rifugiati, ma su
questi temi e sulla persecuzione contro i cristiani nelle aree islamiche o in
Cina – purtroppo – sembra sorvolare.
I COSTI DELL’ENERGIA
Aumenta il costo dell’energia (soprattutto il gas) e il
conseguente travaso sulle bollette diventa sensibile. Forse è però il sistema
migliore per capire come anche questi siano gli effetti della tanto decantata
“transizione ecologica” di cui l’Europa si riempie la bocca e si svuota le
tasche.
A tutti piace il green, che i ghiacciai che non si sciolgano così
i poveri orsi bianchi non avranno più stress, ma poi – alla prova dei fatti
– l’ambiente viene violentato e sprecato nella maniera più stupida, assurda,
inutile e con un disastro ambientale forsennato cui il mondo assiste
impassibile.
Nessuno si chiede come mai i costi delle materie prime salgano
alle stelle, quali siano le geo-politiche che ci stanno dietro con una Cina che
sta acquistando, sfruttando e poi distruggendo tutto, come un enorme formicaio
sostanzialmente senza regole eternamente affamato di tutto (soprattutto di
energia), ma senza minimamente avere quella consapevolezza ecologica che
purtroppo è solo di una piccola parte del mondo.
Insisterò invano, ma resta folle non voler studiare più a fondo i
potenziali sviluppi dell’energia nucleare civile, così come l’energia elettrica
non è “green” di per sé, ma dipende da come viene prodotta. Si devono mettere
regole certe e per tutti a livello mondiale perché l’Amazzonia non è solo un
bene brasiliano, così come l’Africa non può diventare un deserto cinese.
In un bilancio mondiale non ha senso spendere risorse per ridurre
emissioni dove già sono controllate e limitate se poi si lascia continuare ad
inquinare senza tregua in altre parti del mondo con risultati generali
devastanti. Vale per l’energia, la pesca, l’acqua, le materie prime. Se non si
fanno rispettare delle regole generali di risparmio ed utilizzo ottimale il
mondo non vivrà di demagogia e bei discorsi. Chi controlla e controllerà
il mercato dell’energia come sempre controlla e controllerà il mondo, sia dal
punto di vista economico che politico.
LO SCIPPO ALL’ASSESSORA
L’assessore alle politiche culturali di Torino, Francesca Leon, è
stata scippata sotto casa e l’episodio ha meritato qualche pezzetto di cronaca
data la notorietà del personaggio. Solidarietà all’assessora, ovviamente,
sottolineando però che per lei si è trovato spazio in cronaca, mentre non si
parla mai dei tanti scippi “normali” che a migliaia si ripropongono
quotidianamente nelle nostre città.
Scippi, furti, violenze, danneggiamenti, degrado, sporcizia,
spaccio: se ne parla poco in campagna elettorale, eppure le città che vanno al
voto hanno tanti quartieri dove la legalità è solo formale, con aree intere che
sono in mano alla delinquenza, spesso “etnica” o “interetnica”. A New York ai
primi del ‘900 la chiamavano “mafia italiana”, ma noi della “mafia nigeriana”
imperante in Italia sappiamo poco o nulla e neppure fa figo parlarne.
Il danno fisico ed economico e la mancanza di sicurezza quotidiana
per i “cittadini semplici” non fanno infatti mai notizia, anzi, disturbano il
mondo progressista.
La Leon – quella scippata - ha molto insistito in passato sui
pregi dei “quartieri multietnici”, che sono poi sono quelli conciati come
troppe volte abbiamo tutti sotto gli occhi. Chissà se, subendo di persona la
violenza proprio da un immigrato, non si sia chiesta se certe politiche
“progressiste” non abbiano contribuito a portare le città a questo generale
degrado.
Probabilmente in pubblico non lo ammetterà mai, ma io credo che
dentro di sé un po' ci abbia pensato…
Un saluto a tutti
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 828 del
9 SETTEMBRE 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: VACCINI
ED INFORMAZIONE - IL BUONSENSO DI DE LUCA – MONOPATTINI KILLER –
IPOCRISIA ATOMICA – RIFLESSIONE POST KABUL
Ai lettori!
Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come
ogni anno IL PUNTO si prende ancora un po' di relax e per settembre uscirà
ancora ogni dieci giorni circa anziché settimanalmente riprendendo
l’uscita periodica del venerdì a partire dal numero del 1 ottobre .
VACCINI E INFORMAZIONE
Ho ricevuto molte critiche per aver scritto che credo
indispensabile estendere la platea dei vaccinati al massimo possibile ed alcuni
– sdegnati – hanno sospeso per protesta, cancellandosi, la lettura delle mie
note. Padronissimi, anche se mi dispiace: siamo arrivati al punto che esprimere
con pacatezza un parere equivale essere “al soldo” (!?!?) delle multinazionali
farmaceutiche che (se qualcuno ha un po' di memoria) ho attaccato per mesi da
queste pagine, compreso l’atteggiamento dell’Europa e dei governi succubi che
hanno siglato contratti più o meno misteriosi con questi centri di potere che possono
controllare la salute del pianeta con profitti immensi..
Quello che voglio ribadire con forza è che - proprio per
uscire dalle interpretazioni, polemiche pro/no vax e su tutte le speculazioni
politiche che ci stanno dietro - sarebbe ora che ogni giorno fossero forniti
dei dati CERTI (e verificabili) su:
a) quanti siano quotidianamente i ricoverati divisi tra vaccinati
e non vaccinati, quanti i morti delle due categorie e quanti i rispettivi
contagiati
b) quanti siano i casi di conseguenze gravi su vaccinati per
patologie conseguenti al vaccino in totale e in percentuale sulle vaccinazioni
effettuate.
Tutto qui: quattro numeri e basta che credo potrebbero chiarire
gran parte dei dubbi di chi - nella babele delle reciproche accuse - non
capisce più se sia conveniente o meno vaccinarsi, cosa che credo sia necessaria
POSSIBILE CHE QUESTI DATI COSI’ SEMPLICI NON POSSONO ESSERE
PRESENTATI CON CHIAREZZA ALL’OPINIONE PUBBLICA?
Altre sono poi le questioni che si continuano a non chiarire a
cominciare dalle spese della protezione civile nell’emergenza, un rendiconto
sulla fine che hanno fatto i fondi delle sottoscrizioni, gli sprechi per i
banchi a rotelle o gli acquisti di milioni di mascherine cinesi. Su questo
perché tutti non chiedono trasparenza?
IL BUONSENSO DI DE LUCA
Spesso mi chiedo se il governatore della Campania Vincenzo De Luca
sia una macchietta che fa il verso a Crozza (e viceversa) o se – nella
sua unicità – abbia il grande merito di parlare senza peli sulla lingua dicendo
apertamente quello che pensa, fregandosene di spararle grosse anche contro il
PD (suo partito) e chiunque sia al governo .
Propendo per la seconda ipotesi: come non ritrovarsi con le
(sagge) parole di de Luca che al Festival dell’Unità di Bologna (il giornale è
morto, ma i suoi festival restano) è sbottato «Certo che dobbiamo difendere i
diritti, ma il il Ddl Zan così com'è non lo avrei votato. Ma davvero pensate
che alle elementari facciamo la giornata di riflessione sull'omotransfobia? Ma
andate al diavolo!...». Preferisco un De Luca sfrontato ma diretto ai maneggi
di Letta che arzigogola e poi – pur segretario del PD - preferisce candidarsi a
Siena alla Camera addirittura senza il simbolo del suo partito per paura che la
gente altrimenti non lo voti ricordando i rapporti incestuosi PD-Monte
dei Paschi: quanta ipocrisia! Solo per questi calcoli elettorali (e la vergogna
di quanto il MPS sia costato agli italiani) Letta meriterebbe una solenne
trombatura. Intanto, però, dopo mesi di polemiche proprio la legge ZAN è sparita
dal periscopio politico, esattamente un minuto dopo che il PS si è scoperto in
minoranza parlamentare in argomento. Meglio tardi che mai.
MONOPATTINI KILLER
C’è voluto l’ennesimo morto a Sesto San Giovanni (il quinto
dell’anno) per sollevare il problema della pericolosità dei monopattini sia per
chi li usa (servirebbe almeno il casco) che per chi se li vede spuntare da ogni
parte e circolare di notte senza fari o fanalino posteriore. E’ un bel problema
nato dalla forsennata volontà “ecologica” di moltiplicarne l’uso (con relativi
contributi green) senza una normativa chiara del codice della strada. Meglio la
vecchia bicicletta (che se non è elettrica non consuma e fa anche meglio alla
salute) che non il business – pericoloso – dei monopattini-spider che
oltretutto poi vengono abbandonati ovunque in giro per le strade.
IPOCRISIA ATOMICA
Il ministro Roberto Cingolani si è lasciato scappare una
"gaffe"...atomica, ovvero ha affermato che si stanno sviluppando
studi per una nuova energia atomica "pulita" di quarta generazione
che potrebbe in futuro dare garanzie ecologicamente più serie che non le
attuali fonti per produrre energia elettrica quella che – ricordiamocelo -
viene spacciata per "green" ma è sostanzialmente prodotta bruciando
idrocarburi.
Apriti o cielo: fuoco incrociato da ecologisti DOC & C. al cui
udito il solo sentire la parola "atomica" crea immediate allergie e
dirompenti crisi di nervi.
Immediatamente, da buon Don Abbondio, il ministro ha
rinculato sul solito “non mi avete capito”.
Ma possibile che non si possa mai affrontare con serietà la
realtà, ovvero che il "niet" all'energia atomica in Italia è dovuta
all'esito di un referendum condizionato, tenuto 35 ANNI FA , UN MESE DOPO il
disastro di Cernobyl con una opinione pubblica esasperata ed angosciata e
quando nessuno sapeva che quel disastro non fu dovuto non all'energia atomica
in sè ma agli scriteriati operatori tecnici sovietici che non avevano
correttamente condotto una centrale facendola esplodere ed alle responsabilità
dei vertici del regime comunista che avevano avuto paura di informare
l'opinione pubblica?
Certo che produrre energia atomica può essere potenzialmente
pericoloso, ma trovo assurdo che il nostro paese importi dalla Francia
l'energia elettrica "nucleare" (pagandola ben cara) e questo non
scandalizzi nessuno, quasi che se mai si guastasse una centrale francese a due
passi dal nostro confine i guai non arriverebbero anche in Italia.
Con meno ipocrisia di dovrebbe approfondire seriamente la
dipendenza del nostro paese dall'energia atomica altrui, ma anche sugli studi
che si stanno portando avanti nel mondo per fonti energetiche veramente
alternative, compresa – a ben determinate condizioni - la produzione di energia
atomica civile.
INTANTO SOLO IN QUESTI GIORNI UN AUMENTO SPECULATIVO DEL PETROLIO
HA FATTO RINCARARE TUTTI I CARBURANTI E ADDIRITTURA DEL 15% LA BOLLETTA
ELETTRICA.
QUESTE COSE, PERO’, NON LE SUSSURRA NESSUNO…
AFGHANISTAN: DOPO SLOGAN E PAROLE…
L’Afghanistan è già passato tra le notizie di terza pagina dopo
un’alluvione di parole che dovevano soprattutto coprire l’incredibile
figuraccia degli USA e di un Occidente incapace di programmare perfino un
rilascio annunciato.
Visto il “successo” (!!) della fuga, il presidente Joe Biden -
alla sua prima grave crisi internazionale - ha avuto un fortissimo
ridimensionamento di immagine, con molti media americani che si stanno
chiedendo come sia mai stato possibile dare una così grave prova di
inefficienza militare e di intelligence.
Il nuovo primo ministro afghano - ben inserito nelle liste
dei terroristi ricercati a livello mondiale - la dice lunga sulla credibilità
del suo governo e del risultato politico della fuga statunitense.
Allo stesso modo molte delle dichiarazioni pubbliche italiane
appaiono viziate dalla stessa inconcludenza e fumosità, giungendo a volte ai
limiti del grottesco mascherando con un cumulo di frasi fatte la gravità della
situazione, senza peraltro dare chiarezze o prendere concreti impegni sul
futuro.
Da Kabul l’Italia ha evacuato oltre 4.000 persone grazie al
fondamentale impegno dell’aereonautica militare (su 170.000 uscite complessive,
non certo una percentuale particolarmente significativa, né la più alta in
Europa visto che la Gran Bretagna da sola ha messo in salvo 18.000 persone) ma
non è assolutamente vero che in Afghanistan non siano rimasti – abbandonati -
migliaia di afghani che avevano collaborato con l’Italia e adesso rischiano la
vita.
Sperando che nei criteri per la scelta dei “collaborazionisti”
meritevoli di sbarcare a Fiumicino non si siano usati anche altri criteri meno
nobili tipicamente locali (leggi corruzione per gli inserimenti nelle liste)
resta il fatto che il grosso di chi aveva creduto nella presenza occidentale e
specificatamente italiana è stato abbandonato, soprattutto nell’area di Herat
da cui non giungono notizie certe, ma che difficilmente possono essere positive
visto che i pochi contatti ancora aperti sostengono che da giorni siano in
corso delle autentiche cacce all’uomo .
Di Maio – celebrando a Fiumicino l’ultimo arrivo di un aereo da
Kabul – ha dichiarato (circondato da una turba di militari pieni di nastrini e
stellette) “Abbiamo riportato a casa tutti, non abbiamo abbandonato il popolo
afghano, le donne afghane, i bambini afghani: non lasceremo indietro nessuno”
ma è evidente che si sia trattata solo di una boutade o al più una pia
speranza, se non una dichiarazione meramente ipocrita.
Quel “non lasciare indietro nessuno” è poi una frase già
abusata sul piano economico e per il Covid: provi il ministro a spiegare
che cosa farà concretamente l’Italia - ad esempio - per l’incerto destino delle
250 donne giudici afghane che erano state formate anche nel nostro paese e che
sono letteralmente sparite con l’arrivo dei talebani.
Va ricordato che la Sharia non prevede un ruolo giudicante per le
donne e che il ripristino delle procedure giuridiche islamiche cancella gli
stessi nuovi codici – elaborati in Italia - che erano entrati in vigore nel
2018 e ripristinando quindi le differenze di genere oltre che fustigazioni,
torture, lapidazioni ed altre pene corporali. La stessa ombra torna sulle donne
afghane che in questi anni avevano scelto quelle professioni liberali
incompatibili con l’Islam, ma anche per quelle che semplicemente avevano voluto
studiare all’estero od avevano rifiutato di accondiscendere a nozze forzate.
Mentre i talebani coprono con lo spray i cartelli pubblicitari “blasfemi” e
viene perfino vietata la musica perché non prevista dall’Islam ortodosso,
l’unica cosa che appare chiara è appunto il ritorno di questo paese al medioevo
sociale, culturale e religioso.
In concreto (e la colpa non è stata certamente solo di Di Maio)
non siamo mai stati capaci di massimizzare la nostra ventennale - e costosa -
presenza nel paese da cui ce ne siamo scappati in poche ore, tra l’altro
abbandonando ambasciata e caserme e richiamando tra i primi anche
l’ambasciatore Vittorio Sandalli.
Anche questa, piaccia o meno, è stata davvero una gran brutta
figura.
Un saluto a tutti MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 827 del
25 agosto 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: CROLLO VACCINALE - LAMORGESE INADEGUATA – RITORNO A SCUOLA (?) –
PINETA MUSSOLINI - Approfondimento: DISONORE A KABUL
Ai lettori!
Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come
ogni anno IL PUNTO si prende un po' di relax e ricordo che fino a
settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché
settimanalmente. Buone vacanze a chi le ha fatte, le sta facendo oppure le farà
(e solidarietà per chi invece come me è dovuto restare a casa...).
CROLLO VACCINALE
Siccome “Tutto va ben madama la marchesa” NON si deve
ricordare attraverso i media che i numeri delle vaccinazioni in Italia
sono drammaticamente calati rispetto alla primavera. Siamo ormai largamente
sotto i 250.000 vaccinati al giorno rispetto ai 5/600.000 che erano stati
ipotizzati. Il risultato è che neppure a settembre si raggiungerà l’immunità di
gregge nonostante le molte promesse e le dichiarazioni del generalissimo Figliuolo. Le classi più
giovani di età sono tuttora largamente scoperte, così come gli under 50.
Davanti all’impennata dei casi forse qualcuno dovrebbe riflettere sulla
OBBLIGARIETA’ del vaccino in molte situazioni, anche per incentivarne la
somministrazione tra i giovani. So che diversi lettori non condividono, ma
credo che vaccinarsi sia un dovere, ferme restando doverose critiche doverose
al “sistema” e al business vaccinale.
LAMORGESE INADEGUATA
La ministro dell’interno Luciana
Lamorgese mi sembra del tutto inadeguata al suo ruolo e
soprattutto contraddice con la sua azione una linea di governo che dovrebbe
avere un ben diverso profilo.
A parte la questione immigrazione che si subisce e basta senza
nessuna controindicazione o iniziativa politica, ci hanno messo meno tempo i
Talebani a riconquistare l’Afghanistan che l’ineffabile ministro a far sgombrare
un accampamento di drogati a Viterbo senza autorizzazioni, controlli e
permessi. Anzi, la ministro non ha fatto né ordinato nulla visto che
dopo sei giorni i “campeggiatori” se ne sono andati tranquillamente per fine
party senza essere stati minimamente disturbati nonostante ci sia anche
scappato un morto. Violate le norme Covid, spaccio in libertà, nessuna regola e
nessuna sanzione visto che evidentemente la legge NON è uguale per tutti.
SI RITORNA(?) A SCUOLA
Chissà che fine hanno fatto le centinaia di migliaia di banchi a
rotelle acquistati l’anno scorso di questi tempi dalla ministra Azzolina e che non sono
serviti assolutamente a nulla. Chissà perché il governo (e la Corte dei conti)
non intervengono per questo spreco di milioni di euro, né inquisiscono l'ex
supercommissario Arcuri che
tra mascherine, banchi, e acquisti cinesi ne ha fatte più di Bertoldo, ma che
pacificamente continua a trascorrere i suoi mesi dopo aver ricevuto -
anziché avvisi di garanzia - altre consulenze governative.
Tra pochi giorni dovrebbe riaprire la scuola per il nuovo anno
scolastico, ma siamo ancora praticamente sempre allo stesso punto da mesi:
niente certezze, vaccini “si-no-si-no-forse”, professori ed aule che
mancano...insomma il solito caos.
PINETA MUSSOLINI
Non c’è pace per ANALDO MUSSOLINI, fratello del Duce, cui a Latina
il leghista Durigon
vorrebbe fosse re-intitolato il parco già a suo nome. Mentre il sottosegretario
rischia il posto, a Sormano (Como) un incendio ha bruciato una pineta e dalla
cenere delle sterpaglie è saltato fuori un cippo che intitolava la pineta allo
stesso fratello del Duce.
Apriti cielo: il sindaco Giuseppe Sormani (di sinistra) vorrebbe
mantenere la lapide che non dà fastidio a nessuno considerandola una “memoria
storica” ma – poteva mancare? – è saltata fuori l’ANPI di Como che è insorta:
«Nome da cancellare immediatamente! Bisogna togliere qualsiasi riferimento ai
criminali fascisti e basta, senza possibilità di equivoci e poco cambia se
l’intitolazione è ad Arnaldo
e non a Benito Mussolini.
Per noi devono essere eliminate a prescindere tutte queste intitolazioni.
Stiamo avviando piuttosto una battaglia per dedicare luoghi, piazze e parchi a
persone che hanno lottato per la libertà contro il fascismo, questo è
importante. Nessuno a Sormano si ricordava di quella intitolazione, ora che è
stata riscoperta bisogna eliminarla e basta, senza lasciare spazio a equivoci».
Quando l’antifascismo scende a questi livelli viene da pensare che ai tempi del
Duce almeno i boschi li piantavano, adesso al massimo li bruciano.
Ps. Segnalo all’ANPI di Verbania che sulle mappe catastali risulta
che tutto il versante nord del Monterosso sia stato rimboschito nel bieco
ventennio con quello che è tuttora denominato in catasto “Bosco del
Littorio”. E adesso, come la mettiamo?!
Approfondimento:
DISONORE A KABUL
“Ma come si potrà mai controllare questo paese?” Me lo chiedevo
quando – a bordo di un G 222 della nostra aeronautica militare – da Abu Dhabi
volavo verso Kabul sorvolando per ore
montagne e montagne tra vallate
brulle e desolate, che sembravano
susseguirsi all’infinito. Era il 2003, da pochi mesi era operativo un nostro
contingente in Afghanistan e volevo capire, vedere, rendermi conto di come
fosse la situazione... Kabul sembrava Pompei, si girava scortati tra le
macerie, mentre oggi è (era) una città caotica,
inquinata, sporca, in un
caos urbanistico cresciuto tra
mille contraddizioni, governata soprattutto dalla corruzione. Tra parabole TV,
cellulari, karaoke e polvere sono ora tornati – più forti, ma soprattutto più
furbi di prima – i vecchi padroni e mi chiedo come sarà la vita nella Kabul di
domani.
Oggi in me prevalgono rabbia, vergogna, preoccupazione e
tristezza: sono i sentimenti che mi hanno colto quanto i talebani sono entrati
a Kabul vedendo sfasciarsi in poche ore – come ampiamente annunciato – il
castello di carta della presunta presenza occidentale in Afghanistan e lo
stato-fantoccio che faceva finta di governare il paese o almeno le sue città
principali. Va dato atto che la
guerra in Afghanistan non è riuscita a risolvere nessuno dei problemi che
pretendeva di risolvere. Il terrorismo, le atrocità dei
talebani, le crudeltà contro le donne e le bambine, le violazioni dei diritti
umani, la produzione e il commercio della droga: se ci fosse un ipotetico
tribunale politico internazionale gli USA con in testa il presidente Joe Biden e l’intero Occidente
dovrebbero essere condannati dalla storia.
Una sentenza non per la decisione di lasciare l’Afghanistan che
aveva ed ha una sua logica, ma per l’evidente impreparazione, faciloneria e
assurdità di comportamento nell’applicare un ritiro previsto da tempo, ma
organizzato nel peggior modo possibile.
Il risultato di questa catastrofe militare e di intelligence è
stato che non solo si è lasciato nella assoluta disperazione una popolazione
intera che aveva credito in una qualche forma di miglioramento sociale dopo 20
anni di presenza occidentale, ma si è consegnato agli estremisti islamici un
incredibile arsenale di armi sofisticate e pericolose che potranno essere
utilizzate nel mondo in qualunque scenario terroristico internazionale. Una
fuga così incredibile da consegnare armi, munizioni, droni, aerei, elicotteri,
artiglieria: tutto intatto e pronto all’uso.
Non solo, l’Afghanistan
tornerà e continuerà ad essere ufficialmente il crocevia della droga
– soprattutto di oppio ed eroina – con i talebani che potranno continuare su
sempre più larga strada ad impestare il mondo in stretto contatto con i
cartelli narcotraffici ed autofinanziandosi avvelenando le gioventù
occidentali. Un aspetto che Saviano ha giustamente rilanciato perché è un
clamoroso “buco nero” nelle ricostruzioni storico-politiche di questi
giorni.
In più si è
dato mano libera alla Cina di impossessarsi del cuore dell’Asia con le sue
materie prime, con i pachistani che potranno diventare sempre
più potenza regionale contro l’India (vedrete, altro conflitto incombente) e
permettendo al premier turco Erdogan
di aumentare i prezzi del suo consueto ricatto-rifugiati.
Come Biden e
come al solito l’Europa è rimasta annichilita e sorpresa,
incapace di una qualsiasi reazione che sia andata al di là delle parole e delle
frasi fatte e dove la polemica è ora sull’accoglienza dei futuri rifugiati, ma
dove nessuno sembra aver pensato a quanto sarebbe successo.
C’è infatti modo e modo di ritirarsi e Biden ha permesso (e
voluto?) che si realizzasse nel modo peggiore senza minimamente organizzare con
gli alleati una strategia nella ritirata ritardandone gli effetti e mettendo
prima in salvo – anche attraverso convogli umanitari su terra – la migrazione
volontaria di chi si era “compromesso” con la democrazia.
L’Afghanistan torna ora indietro di decenni e pensare che 60 anni
fa era un paese progredito dove le ragazze giravano in minigonna, frequentavano
l’università e c’era un volo regolare dell’Alitalia che collegava Kabul a Roma.
Non è un caso che la credibilità del presidente Usa sia ai minimi
storici e che perfino i democratici comincino a chiedersi i perché di questa
catastrofe, oltre che i suoi evidenti limiti personali e di impotente
“comandante in capo”.
Tra l’altro siamo tutti rimasti colpiti dalle immagini di Kabul,
ma non sappiamo nulla di quanto succede nelle altre città. Ad Herat, per
esempio, nell’area controllata dai militari italiani per tanti anni, che cosa
sarà effettivamente successo a chi aveva collaborato con noi?
Impossibile verificare, come arrivare da Herat a Kabul senza
essere depredati, mentre casa per casa si moltiplicano le vendette ed i
rastrellamenti dei “collaborazionisti” che avevano solo avuto il torto di
credere agli “occupanti” che si sono invece dimostrati assolutamente incapaci
di mantenere un minimo della parola data, italiani compresi.
Adesso si parla di fare entrare in Italia alcune migliaia di
persone che avevano collaborato con la nostra presenza militare, ma che avverrà
dei loro parenti e di tutti gli altri che si ritrovano obbligati a seguire la
Sharia?
Penso agli insegnati, agli avvocati, ai giudici che avevamo
formato in Italia per un codice che ora non vale più nulla perché imperverserà
solo nuovamente l’ottuso medioevo musulmano.
L’esercito di Kabul si è dissolto, ma è crollato perché
improvvisamente è venuto meno qualsiasi appoggio esterno ed internazionale con
i soldati che sono rimasti senza speranze, garanzie e vie di fuga. In
situazioni come queste quando ti senti sconfitto e circondato diventa naturale
cedere le armi: nessuno ci aveva pensato?
Ci preoccupiamo ora per le donne afghane, ma non ho sentito i vari
leader dei diritti umani o gender alzare la voce e soprattutto imporsi con atti
concreti all’attenzione dei politici nostrani, che una volta di più hanno denunciato
un pressapochismo mostruoso. Ma come può un ex presidente del consiglio come Conte parlare di
“talebani distensivi” facendo il paio con l’ineffabile nostro ministro degli
esteri che nel pieno della crisi era in Puglia in vacanza e non ha sentito neppure
la necessità di ritornare precipitosamente a Roma? Quale dialogo si può mai
intavolare con dei tagliagole senza avere almeno un punto di forza, una
alternativa politica o diplomatica? Non sarebbe (non è) un dialogo ma una resa,
come è avvenuto ed avverrà.
Lo stesso dialogo interreligioso come può essere minimamente
credibile quando dall’altra parte c’è un estremismo violento, bigotto ed
assoluto? D'altronde quanti sanno che in 20 anni di occupazione occidentale in
Afghanistan era però rimasto l’obbligo di non poter svolgere alcuna funzione
religiosa cristiana e che l’unica cappella cattolica era all’interno della
nostra ambasciata?
Forse - oltre che di dialogo - in Vaticano si potrebbe finalmente
cominciare anche a chiedere con un minimo di determinazione anche un rispetto
reciproco e la tutela dei diritti dei cristiani che restano nei paesi islamici,
temi però scomodi e quindi poco approfonditi per una Chiesa che vuole essere
sempre più “sociale” ma che sempre di meno sembra credere in sé stessa.
Ci sono poi le note di contorno come la fuga del nostro
ambasciatore da Kabul con il primo volo (onore al console Tommaso Claudi che è
invece rimasto sul posto) richiamato in Italia nella logica del “Non vogliamo
diventi un ostaggio” quando la nostra ambasciata e le nostre caserme potevano
essere il punto di ritrovo più logico (e difeso) per recuperare chi aveva
collaborato con noi, anziché far correre tutti in aeroporto dove prima i
fuggitivi vengono spogliati dei loro beni da miliziani e banditi comuni, poi rischiano
la vita tra la folla. Incredibile e sconcertante vedere poi l’ambasciatore in
fuga circondato da armati a Fiumicino (!!!) quasi rischiasse anche in patria
chissà che cosa.
Ma la domanda vera, irrisolta, drammatica è quella che tutti ci
poniamo: l’Occidente ha ancora un senso, uno spirito di sacrifico, un minimo di
volontà comune nel proteggere e diffondere i propri valori fondamentali? Un
nugolo di dichiarazioni, incontri, chiacchiere, auspici e speranze ma -
nel concreto - a Kabul ancora una volta è sembrato proprio di no.
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Un saluto
a tutti
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 826 del 12 agosto
2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: RIMANDATI A SETTEMBRE – VACCINI – CONTE NEL DESERTO -
ORO D’ARGENTO – AFGHANISTAN ADDIO - PIROMANI
Ai lettori!
Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come
ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po' di relax e ricordo che fino a
settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché
settimanalmente. Buon FERRAGOSTO e vacanze a chi le ha fatte, le sta facendo
oppure le farà (e solidarietà per chi invece deve restare a casa).
RIMANDATI A SETTEMBRE
Certamente a Ferragosto ci sono tematiche che interessano a pochi
o a nessuno, eppure dovremmo ricordarci tutti che i fondi europei del PNRR non
sono ancora definitivi e che è ancora lunga la strada per arrivarci.
Tutti li danno per scontati, ma le nostre “schede” inviate a
Bruxelles - pur approvate in via di massima per ricevere gli “acconti” vanno
ora presentate nei dettagli e soprattutto applicate. Non è un discorso da poco,
perché senza quei fondi il nostro paese semplicemente non potrebbe farcela, anche
se parte di quei finanziamenti saranno comunque un macigno sul futuro delle
nuove generazioni italiane, soprattutto se non fossero spesi bene.
Poiché parlare è facile ma realizzare è ben più difficile,
speriamo che le decisioni europee siano spinte più dalla politica che da un
serio esame delle carte o l’Italia (e non solo il nostro governo, vale anche
altre nazioni europee) si troverebbe in grande difficoltà a passare l’esame.
La riforma della giustizia - per esempio – che è stata venduta
come rivoluzionaria è in realtà un semplice accordo minimale per correggere in
qualche modo le fughe in avanti dell’ex ministro Alfonso Bonafede che da
buon grillino aveva curato più gli aspetti demagogici e di immagine che la
sostanza, togliendo all’imputato – fosse o meno un pubblico amministratore -
ogni certezza sui tempi processuali.
La realtà di una giustizia italiana incagliata – oltre alle liti
che la squassano ai vertici - è evidente e certificata. Alla fine si sono solo
reinserite alcune date certe di prescrizione, ma senza incidere sulla
concretezza dei limiti organizzativi (e lavorativi) della giustizia italiana
con magistrati che spesso si auto-considerano una casta.
Nessuna rivoluzione, quindi, anche perché la ministra è
soprattutto lanciatissima sull’ obiettivo Quirinale, meta raggiungibile se Draghi si trovasse in
controtempo dovendo ancora puntellare il governo al momento del voto presidenziale.
Tornando alla giustizia, sono anni che l’Ue - e non solo - ci
chiede tempi più brevi per i processi e norme più garantiste per coloro che
sono in attesa di giudizio. Le imprese straniere non investono in Italia e
quelle italiane scappano all’estero anche per un sistema giudiziario carente
(direi “borbonico”, ma poi si offenderebbero gli amici lettori del Sud) con
ritardi impensabili nella gestione dei processi.
Senza dimenticare che le “riforme” votate dal Parlamento -
spesso con voti di fiducia e in poche ore - sono in realtà solo deleghe al
governo ad emettere successivamente complessi decreti attuativi, ovvero
costruire effettivamente le nuove normative.
In qualche modo sempre più spesso il parlamento si spossessa della
propria funzione delegandola a tecnici che però poi rispondono soprattutto a sé
stessi.
E le altre riforme promesse a Bruxelles? Le più urgenti,
sottoscritte nel “contratto” con l’Europa, sono quelle per il reclutamento di
forze nuove nella Pubblica amministrazione, la semplificazione in materia di
processi burocratici, le norme sull’ambiente. Anche qui praticamente non ci si
è mossi e si aspettano una serie di decreti autunnali, con l’Italia già in
ritardo sui tempi promessi.
Anche per questo da settembre il lavoro politico non mancherà, con
il rischio che in vista delle amministrative di ottobre si moltiplicheranno
comunque le occasioni di scontro, anche (e soprattutto) dentro l’attuale
maggioranza.
VACCINI
Ma insomma… Siamo schedati in comune dalla nascita, in chiesa dal
battesimo, dall’ufficio imposte con il codice fiscale, dall’INPS con lo SPID.
Da bambini ci hanno super vaccinati, a militare mi hanno fatto una
vaccinazione al petto che faceva un male cane e nessuno sapeva bene cosa ci
iniettassero. Ci si vaccina senza fiatare se si va in vacanza in un luogo
esotico, si prendono farmaci che a leggere il bugiardino c’è da spaventarsi.
Siamo ovunque localizzati dal GPS del telefonino e schedati per il telepass, la
PEC, le mail, la tessera sanitaria, il bancomat, la carta di credito, i conti
bancari online, le tessere fidelity dei supermercati e dei vari negozi.
Giochiamo ad apparire ovunque su Facebook, Instagram e sui social, ci scocciano
ad ogni ora del giorno al telefono i venditori di gas, luce, telefoni, vini
& olio ecc. ecc. che sanno tutto di noi, dai nostri contratti ai nostri
gusti alimentari. Che sia ora di affrontare seriamente il tema delle libertà
personali e del controllo che viene esercitato su di noi è un discorso serio ed
importante ma “NO AL GREEN PASS PERCHE’ LIMITA LA LIBERTA” mi sembra una
sciocchezza. Non è che per una volta potremmo essere degli italiani seri,
per favore ?!
CONTE NEL DESERTO, MA L’OASI NON C’E’
Giuseppe Conte ce l’ha fatta e dopo sei mesi di
trattative estenuanti ha “conquistato” il vertice del M5S. A lui onori ed
auguri con il plauso (vero?) di tutto il partito, anche se alla fine della
lunga traversata nel deserto l’auspicata oasi non s’è vista. Se è vero infatti
che ha votato per lui (unico candidato) il 92.8% dei votanti grillini e solo
4.820 gli hanno apertamente votato contro è anche vero che gli iscritti al voto
erano 115.130 e i “si” a Conte alla fine sono stati solo 62.242 ovvero un
modesto 54%. I 5 Stelle puntano ora al 2050 (tempi lunghi, altro che la
maratona olimpica!!), ma Conte assicura: “Già a fine anno avremo il più
partecipato e importante programma di governo che sia mai stato elaborato, un
progetto di società solido e sostenibile che valorizzerà competenza e merito e
mirerà ad offrire condizioni di benessere a tutti i cittadini, premurandosi di
ridurre le disuguaglianze sociali, economiche, di genere e territoriali“. Frasi
che suonano di balle già ascoltate, comunque chi mai potrebbe essere contrario
a un programma così? L’unico problema che i tempi di realizzazione sono appunto
previsti per il 2050.
Auguri reciproci, perché spero ancora di esserci, quasi
centenario, a vederne la sua realizzazione.
NON TUTTO E’ ORO CHE LUCCICA
Grande impresa dell’Italia che alle Olimpiadi ha ottenuto grandi
risultati soprattutto in alcune discipline “storiche” nelle quali raramente
avevamo brillato.
Si sono sprecati gli aggettivi per la storicità delle nostre 10
medaglie d’oro (furono 13 a Sydney 2000), ma obiettività deve farci ricordare
che il risultato è frutto anche dell’annacquamento del medagliere. Alla
fine siamo arrivati decimi come nazione ovvero più o meno al nostro livello di
“rating” mondiale, ben piazzati ma solo nel gruppo delle nazioni di “seconda
fascia” dopo gli USA – che alla fine hanno di un soffio battuto la Cina per
numero di medaglie – il Giappone, Gran Bretagna ed Australia, ma dietro anche a
Olanda, Francia e Germania a livello europeo. Anche certi richiami ad olimpiadi
passate contano poco: nel 1932 a Los Angeles l’Italia fu seconda assoluta come
nazione, ma i titoli in palio erano allora solo 116 e poche le nazioni presenti
contro i 152 di Roma (1960) e gli attuali 339 di Tokyo 2020 che hanno
distribuito oltre 1000 medaglie. Letti così i nostro 40 piazzamenti sono sempre
importanti, ma – meno del 4% complessivo - luccicano un po' meno.
AFGHANISTAN ADDIO
Gli USA si sono di fatto ritirati da Kabul ed anche il nostro
contingente è stato rimpatriato senza chiasso né pubblicità – nessun ministro è
andato a ricevere le nostre bandiere di guerra ritornate a casa! - e
nonostante che ben 53 italiani in questi anni siano morti tra i monti
dell’Afghanistan.
Un ritiro che sa di sconfitta e di abbandono, mentre i talebani in
poche settimane stanno riconquistando il paese distruggendo quella patina di
modernità che si era cercato di proporre a quella nazione che viene condannata
a ritornare nel più oscuro medioevo pur essendo stata solo 60 anni fa, un faro
di modernità in Asia (ma questo non se lo ricorda nessuno).. Se ne sono andati
anche i collaboratori afghani – a rischio di essere uccisi – in una sconfitta
occidentale che andrebbe ben meditata ed approfondita e che invece è scomparsa
dalle cronache e dalla storia, cancellata e dimenticata forse anche perché
Biden non può essere accusato di sconfitte.
Vent’anni dopo l’11 settembre non c’è dubbio che in Afghanistan
abbiano vinto gli estremisti islamici e che i perdenti siamo stati proprio noi,
tutti noi. Forse “il mondo libero” dovrebbe cominciare a chiedersene il perchè
PIROMANI
Alluvione in Germania? La colpa è del clima. Incendi in tutto il
Mediterraneo? La colpa è del surriscaldamento terreste. Andando a vedere quanto
si era costruito intorno ai fiumi tedeschi emergono altre responsabilità, così
come per l’Italia che va a fuoco conta poco il riscaldamento globale visto che
quasi tutti gli incendi boschivi sono causati dall’uomo e oltre la metà
provocati da piromani che scientemente vogliono il disastro, certi
dell’impunità.
Credo che più delle solite prediche catastrofistiche servirebbero
indagini serie e pene esemplari per i (pochi) responsabili che vengono scoperti
e che soprattutto dovrebbero essere obbligati a rifondere i danni ambientali
delle loro bravate, anche con il sequestro dei loro beni personali.
Non possiamo più permetterci non solo i costi dello spegnimento,
ma soprattutto che ampie parti del territorio vengano compromesse - spesso per
decenni - da pazzi e criminali che troppe volte restano impuniti. Eppure -
usando i droni - sarebbe molto più facile oggi (se davvero lo si volesse)
scoprire i responsabili.
CI SENTIAMO VERSO FINE MESE, UN SALUTO A TUTTI
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 825 del
31 LUGLIO 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
VACCINATEVI! – TRASPARENZA - APPROFONDIMENTI: SUDAFRICA - PROPOSTE DI VACANZE
Ai lettori!
Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come
ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po' di relax e ricordo che fino a
settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché
settimanalmente. Buone vacanze a chi le sta facendo o le farà.
COVID E GREEN PASS: IL CORAGGIO DI SCHIERARSI
So che una parte dei lettori è contrario alla vaccinazione Covid,
ma personalmente sono convinto che invece debba essere imposta, almeno per tutti
i dipendenti pubblici, i sanitari e per chi svolge attività a contatto con il
pubblico, indipendentemente dall’età. E’ una forma di rispetto reciproca per
tentare di bloccare l’epidemia e le sue varianti constatando piuttosto gli
evidenti ritardi del piano vaccinale che ha raggiungo con la prima dose poco
più di metà della popolazione. Senza vaccini diffusi non ci sarà immunità di
gregge e le conseguenze poi saranno per tutti.
Non condivido quindi le incertezze che il centro-destra dimostra
sul tema, con perplessità che portano a coprire i movimenti no-vax con una
spiccata mancanza di realismo e di auto-responsabilità.
Certamente vaccinarsi può comportare dei minimi rischi, ma sono
infinitamente di meno di quelli che arrivano non vaccinandosi soprattutto nei
confronti del proprio prossimo che ciascuno di noi può involontariamente
infettare.
Quello che mi ha dato poi molto fastidio è chiamare in causa la
“libertà” che è un concetto ben più nobile dell’obbligo se vaccinarsi o meno.
Paragonare le critiche ai no-vax alle persecuzioni contro gli ebrei o altre
minoranze è semplicemente folle.
Se proprio si deve protestare per la “libertà” conculcata, il
popolo dei no-vax si chieda quale sia il livello di libertà sui media non solo
su questo argomento ma su ben più importanti questioni. Quanto viene
condizionata la libertà di scelta dei consumatori, nei confronti della politica
o dei mercati finanziari? Ricordiamoci dei paesi dove la libertà è negata ogni
giorno dalla Corea del Nord alla Cina, da Cuba e tante altre dittature. Ed ai
fascistissimi che sbraitano per la congiura pluto-liberal-democratico-
massonica sui vaccini andrebbe ricordato che - a parte il vaiolo nell’ 800 - la
prima vaccinazione generale obbligatoria in Italia fu quella anti difterica,
introdotta nel 1939 dal fu cav. Benito Mussolini.
IL TRAVAGLIO DI TRAVAGLIO
Ho conosciuto Marco
Travaglio tanti anni fa quando scriveva su Repubblica e gli
passavo le “veline” sulle malefatte del centro-sinistra al
Consiglio regionale del Piemonte, chissà se lo ricorda ancora.
Nel frattempo è diventato famoso e sicuramente molto pieno di sé,
oltre che essere uno degli (ultimi ?) fan di Giuseppe Conte, tuttora alla ricerca di un
posto sicuro nel M5S, abbandonato quello di un seggio parlamentare
Domenica sera, dal palco della festa di Articolo Uno a Bologna,
Travaglio – dall’alto della sua scienza – si è espresso cordialmente nei
confronti del premier Mario Draghi: «Mi dispiace dirlo, non capisce un c... né
di giustizia, né di sociale, né di sanità. Capisce di finanza, ma non esiste
l’onniscenza o la scienza infusa». Per Travaglio Draghi sarebbe: «Un figlio di
papà, un curriculum ambulante, uno che visto che ha fatto bene il banchiere
europeo ci hanno raccontato che è competente anche in materia di sanità, giustizia,
vaccini». Draghi, come è noto perse il padre all’età di 15 anni e qualche anno
dopo rimase orfano anche della madre. Forse Travaglio questo aspetto se lo era
dimenticato insieme al buonsenso, materiale di cui Travaglio mi sembra essere
particolarmente privo. Credo che oggi a volte il governo sbaglia e va
criticato, ma che sia davvero una fortuna avere Draghi a Palazzo Chigi, forse
l’unico italiano credibile a livello internazionale.
TRASPARENZA
Quei pochi italiani che si interessano ancora a certi problemi
erano curiosi di seguire gli sviluppi della vicenda giudiziaria
legata al caso Palamara -
Procura di Milano - Storari - Davigo, degno specchio del caos
imperante nella magistratura italiana e quindi ad ascoltare la
deposizione della segretaria dell’ex segretaria di Davigo, ma il silenzio (o
l’omertà) è d’obbligo e quindi tutto è stato secretato.
Chiarissima la motivazione del CSM per imporre il segreto «la
stessa natura di un procedimento disciplinare che trova il suo esito definitivo
in un atto di natura non giurisdizionale o contrattuale, ma di natura
provvedimentale, così come delineato dal regolamento, determina come
conseguenza sul piano applicativo delle norme di principio dei procedimenti
amministrativi la natura non pubblica delle sedute dell’ufficio disciplinare,
in quanto la regola della pubblicità è applicabile soltanto alle udienze dei
casi dei procedimenti di natura giurisdizionale e non per i provvedimenti di
natura amministrativa e non contrattuale». Insomma, italiani fatevi i c… vostri
e non disturbate i manovratori!
Intanto – a Milano – 56 magistrati della Procura su 64 si
schierano contro la richiesta di trasferimento del giudice Storari da parte del
CSM. E' piena anarchia, mentre a livello governativo si cerca di smuovere il
M5S dalle sue posizioni ideologiche che bloccano una riforma - minimale
ma necessaria – della giustizia italiana
IL BUIO OLTRE LA SIEPE
La rincorsa all’antirazzismo da copertina raggiunge limiti davvero
sorprendenti. Quando ero ragazzo fui colpito dal romanzo di Harper Lee “Il buio
oltre la siepe” che raccontava e denunciava le discriminazioni contro i neri in
America. Oggi in molte scuole americane, dalla California al Canada,
quest’opera di denuncia razziale è stata però messa al bando.
Motivazione? Nel romanzo la parte dell’eroe la fa un bianco, l’avv.
Atticus Finch, e non il protagonista Tom Robinson, un giovane di colore condannato
ingiustamente. Siamo alle comiche…
APPROFONDIMENTI: SUDAFRICA
Si parla molto di razzismo ma poco di quei paesi dove il razzismo
è esercitato al contrario. L’esempio più evidente il Sudafrica dove si è
passati dalla deprecata (e deprecabile) apartheid alla negazione dei diritti
costituzionali ai sudafricani bianchi. Ne parlavo a lungo nel mio libro “Integrazione (im)possibile? cosa non ci
dicono su Africa, islam ed immigrazione” (chi vuole me lo
richieda via mail) ma la situazione è intanto fortemente peggiorata. La stessa
figlia dell’ex premier Mandela, Makaziwe
Mandela, in occasione della giornata internazionale intitolata
al padre ha pesantemente attaccato l’African National Congress (il partito in
cui Mandela si era sempre identificato) richiamando l’attenzione del mondo
sulla difficile situazione sudafricana, dominata dalla corruzione che
contraddistingue la politica e la gestione del paese.
Tra l’altro - al termine di una lunga vicenda giudiziaria - si è
arrivati recentemente all’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma che aveva
raccolto il potere dopo Mandela rimanendo in carica come presidente sudafricano
dal 2009 al 2018.
L’arresto di Zuma, motivato dall’accusa di frodi e corruzione, ha
scatenato la piazza tanto che nei giorni scorsi il governo sudafricano è stato
costretto a dispiegare oltre 20.000 soldati per supportare la polizia nella
gestione delle proteste scoppiate a seguito dell’incarcerazione dell’ex
presidente. Nei disordini che ne sono consegui il bilancio delle vittime è
salito - secondo il governo - ad almeno 200 morti, con 2.300 arresti. Il
problema è che in Sudafrica ci sono etnie diverse (i “neri” non sono tutti
uguali!) che si combattono da sempre tra loro e la politica è gestita per
interessi tribali che con i partiti politici.
Il Sudafrica sta affrontando la peggiore crisi degli ultimi
decenni e le proteste per l’incarcerazione di Zuma, hanno portato a una spirale
di violenza e saccheggi. Le manifestazioni iniziate il 10 luglio si sono
trasformate in disordini diffusi anche per sottolineare la disuguaglianza e la
povertà che scuotono il paese, con migliaia di aziende che sono state
saccheggiate o costrette a chiudere i battenti per paura delle violenze.
Finora oltre 200 centri commerciali in tutto il Paese sono rimasti
chiusi a causa delle violenze, dopo che i beni esposti- dalle scorte di cibo e
medicine alle TV a schermo piatto – erano stati rubati durante incendi e
saccheggi. Scarseggiano intanto anche i beni di prima necessità e lunghe code
davanti ai negozi sottolineano i pesanti contingentamenti imposti dalle
autorità sui beni di prima necessità.
La discriminazione contro i bianchi è palpabile ma mentre la
minoranza anglofoba si allontana dal paese, soprattutto i più giovani e
professionalmente preparati, la Cina ha acquistato aziende, miniere ed una
miriade di attività commerciali, controllando oggi l’economia di buona parte
del paese.
La comunità bianca si sente accerchiata, negli anni si sono
moltiplicati gli attacchi alle fattorie isolate e soprattutto nelle zone boere
cresce la protesta del “Boer Lives Matter”, il movimento che vuole tutelare la
minoranza bianca che – se pur rappresenta ormai solo meno del 10% della
popolazione – soprattutto nella zona “afrikaner” controlla ancora parte
dell’economia e dei territori agricoli più produttivi.
E’ intanto fallita la riforma agraria con il conseguente
spezzettamento delle proprietà assegnate ai neri che - anziché favorire la
coesione nazionale - ha sottolineato le divisioni etniche e tribali con
reciproche accuse di corruzioni e favoritismi.
Difficile per chi non segue queste vicende rendersi conto che il
Sudafrica è una nazione molto complessa e che raccoglie lingue, popoli,
religioni, etnie profondamente diverse e da sempre in contrasto tra di loro. Il
periodo di supremazia bianca, che è durato oltre trecento anni, a loro volta
divisi tra anglofoni e boeri, aveva sicuramente conculcato i diritti dei neri,
ma aveva portato il Sudafrica alla guida economica del continente mentre oggi
il paese sta sprofondando nel caos più totale e la povertà ha coinvolto la
grande maggioranza degli abitanti, oltre ad un visibile decadimento delle
infrastrutture.
Mentre si susseguono le scelte esteriori di rottura sul passato
(dal cambio dei nomi delle città a riforme costituzionali prettamente
anti-bianche) la realtà è fatta di una povertà sempre più diffusa e da una
violenza incredibile che purtroppo cresce incontrollata in tutto il paese.
CI SENTIAMO TRA 15 GIORNI.
BUONE VACANZE A CHI LE FA
!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 824 del 16 LUGLIO
2021
di
MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info
e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: LEGGE ZAN: SERVE BUONSENSO – IL BUON
ESEMPIO MANCATO - SPORTIVITA’ – REFERENDUM GIUSTIZIA – SONO VERDE MA
INQUINO LO STESSO - PROPOSTE DI VACANZE
Ai
lettori!
Sembra
quasi incredibile come vola il tempo, ma è già passata la metà di luglio e c’è
chi pensa alle vacanze. Visto che d’estate non si devono disturbare
troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po' di relax e
fino a settembre uscirà in linea di massima (e salvo novità eccezionali) OGNI
QUINDICI GIORNI anziché settimanalmente. A chi le vacanze le sta facendo o le
farà…buon divertimento!
PER
FAVORE, BUONSENSO!
Per una volta
credo che abbia pienamente ragione Matteo Renzi: nel discutere
la legge ZAN prima di tutto servono logica, moderazione e
buonsenso, non certo l’arroganza di PD e M5S che (mi auguro) alla fine porterà
proprio a far cadere una legge parzialmente balorda e verso la quale – se
approvata così – mi auguro che comunque scatterà subito un referendum popolare
di abrogazione.
Invece siamo
all’assurdo, muro contro muro, dimenticando che per tutelare un diritto di
singoli non si devono distruggere quegli degli altri. Per esempio se una
persona su mille (e forse meno) si sente imbarazzato/a per essere chiamata
“madre” o “padre” perché si devono offendere gli altri 999 chiamandoli “genitore
uno” o “genitore due”? Perché cancellare l’orgoglio di essere padre o madre che
è il più naturale sentimento umano? Stiamo diventando tutti ridicoli: mi
piegate perché un gay si dovrebbe sentire offeso se un presentatore dice
“Signore e signori”? Al più si sentirà “signora” e quindi… lusingato! (e
viceversa). Perché deve poi essere la scuola pubblica (obbligando anche quella
privata) ad imporre a una famiglia come allevare un figlio su queste tematiche?
Non siamo (ancora) in un regime gender-comunista e personalmente non voglio che
ci si arrivi ritenendo di avere il diritto di difendere la mia libertà pur
senza offendere quella degli altri.
Amici
lettori, non abbiate timore di dire la vostra, di protestare, di pesare sui
vostri eletti dicendo “basta” perché proprio a furia di retrocedere dai propri
punti fermi si arriva al disastro attuale.
Non è un caso
che la continua autodistruzione di quelli che sono i concetti, i simboli, i
cardini, le fondamenta di una società europea democratica, liberale ma di radicata
radice cristiana porti a perdere progressivamente i punti di riferimento ed a
renderci in definitiva senz’anima. Una società debole e più facile da
sottomettere dal punto di vista etico, morale ma anche economico e commerciale
perché si perdono i legami.
Una comunità
senza più una propria lingua, le proprie tradizioni e riferimenti
storico-culturali diventa sterile come sta diventando l’Europa e sarà
sottomessa. Perché non reagire in tanti campi riaffermando valori che – pur tra
tante contraddizioni – hanno forgiato la “nostra” civiltà. L’Impero Romano è
crollato quando i cittadini sono diventati deboli, pavidi, pigri. Tutte le
civiltà crescono e muoiono, la storia è piena di questi esempi e puntualmente
ogni volta il declino arriva quando si perdono i valori di coesione con i
quali quella società si era diffusa e formata.
Tornando alla
legge Zan alla fine la mancanza di buonsenso e di logica fa crescere proprio il
razzismo, la discriminazione, la reazione.
Per esempio
comincio a scocciarmi con la iper-protetta presenza e propaganda gay, similgay
ecc.ecc. Non mi va che dal balcone dei “miei” palazzi pubblici spunti la
bandiera arcobaleno, sono stufo di pagliacciate che al massimo possono essere
concesse a carnevale: non c’entrano nulla con i diritti degli omosessuali.
Ma possibile
che all’interno del PD – che sembra il centro di questa manovra - tutti si
siano uniformati anche sulle posizioni più illogiche? Mi rifiuto di pensarlo!
Se vanno tutelati i “diversi” chi alla fine tutela i diritti dei “normali”?
Così come
noto il piegarsi dell’informazione e dei media. Se – per esempio – Papa
Francesco parla di immigrazione tutti plaudono e si inchinano, ma se
il Papa ha parole chiare in argomento gender allora non va più bene e viene
censurato.
Spero in un
provvidenziale rinvio della approvazione della legge Zan al Senato, altrimenti
e senza paura sarà giusto e corretto pretendere “dal basso” adeguati
emendamenti ad una delle leggi più demagogiche (e inutili) della nostra storia
repubblicana.
IL
BUON ESEMPIO (MANCATO)
L’Italia ha
vinto gli europei di calcio e ne siamo stati tutti felici e contenti.
D'altronde è
sempre facile stare con i vincitori e sentirsi subito fratelli di “San
Donnarumma” .
Scontate
quindi le manifestazioni di giubilo che puntualmente hanno subito superato ogni
normativa anti-Covid. Scontate, ma pericolose e soprattutto antitetiche ai
comportamenti richiesti ai comuni cittadini. Il cattivo esempio è però arrivato
anche dagli Azzurri, tutti a festeggiare in giro per Roma schiacciati sul tetto
di un pullman scoperto e ammassati senza mascherina. Un cattivo esempio per chi
li ha osannati senza pensare ai puntuali pericoli di contagio. La variante
Delta sta impennando i numeri e servono subito misure conseguenti potenziando
le vaccinazioni (che sono meno numerose di due mesi fa), OBBLIGANDO le
categorie a rischio a vaccinarsi, chiedendo (perché no?) l’esibizione del green
pass all’interno dei luoghi affollati.
Più coraggio
e più coerenza sono l’unico modo per uscire dalla pandemia.
SPORTIVITA'
?
Fatemi
capire: per presunti cori razzisti e “omofobi” (?) dei loro tifosi sono state
comminate tre giornate di virtuale squalifica del campo alla nazionale
ungherese.
Se però gli
inglesi alla finale fischiano l'inno italiano, insultano i giocatori avversari
per tutta la partita e i loro giocatori non salutano neppure dopo la
premiazione (anzi si tolgono la medaglia allontanandosi dallo stadio) è
britannico "fair play" e nessuno dice nulla?! Il “rispetto” stampato
sulle magliette vale anche per gli insulti razzisti di una parte dei tifosi
inglesi ai propri giocatori di colore? Eppure i gentiluomini si erano
rigorosamente “inginocchiati” all’inizio della partita nel senso della più
squisita demagogia antirazzista. Mi sembra che anche l’UEFA si stia dimostrando
davvero politicamente a senso unico.
REFERENDUM
GIUSTIZIA: ANDATE A FIRMARE!
Invito i
lettori a firmare i referendum proposti dalla Lega e dai Radicali per
sollecitare una riforma della Giustizia in Italia. Alcuni quesiti possono
essere opinabili (d'altronde il nostro sistema referendario è solo abrogativo e
non propositivo) ma quello che conta è far capire a tutti – e soprattutto
ai Magistrati - che alla giustizia italiana serve un profondo ed indispensabile
cambiamento di passo, dopo troppi decenni di auto giustificazioni per un
sistema giudiziario che – oltre ai condizionamenti politici - è
complessivamente davvero un disastro.
SONO
VERDE, MA INQUINO LO STESSO
L’Europa
vuole imporre che dal 2035 non si producano più auto a benzina e diesel, viva
l’elettrico.
Solita
splendida demagogia: come si produce l’elettricità? Con l’acqua e il sole
certamente, ma – detestato il nucleare - ad oggi solo una piccola parte
dell’energia elettrica è prodotta con fonti rinnovabili e quindi servirebbero
tante nuove centrali che consumano gas e altri idrocarburi.
Immaginate se
oggi tutte le auto fossero elettriche: dove attaccheremmo la spina e quanto
petrolio verrebbe consumato per produrre l’energia necessaria? Forse spingendo
su questa strada la scienza ci darà delle soluzioni, ma difficilmente – visto
il passato – saranno molto più performanti se in 14 anni (il tempo che manca al
2035) non abbiamo visto risultati rivoluzionari.
Ancora una
volta siamo alle solite: l’intera Europa già oggi fa molto per il “green” ma
troppo poco per IMPORRE ai veri produttori mondiali di CO2 di ridurre le
emissioni. Forse gli sforzi ecologici andrebbero subito impegnati non nella
vecchia Europa ma soprattutto là dove con poco si avrebbe un deciso
miglioramento ambientale migliorando lo stato generale del pianeta. Se l’Europa
riducesse subito il 20% di emissioni di CO2 sarebbe comunque MOLTO DI MENO
dell’aumento tendenziale in atto in Cina e in India. Quindi, chi per primo deve
risparmiare? Paradossalmente i nostri sforzi favoriscono i nostri concorrenti,
per esempio nella produzione “sporca” di metalli ed acciaio.
Resta il
fatto incontrovertibile che nel quindicennio 1990 – 2004 (ultimi dati
disponibili) la produzione di CO2 nell’Unione Europea è DIMINUITA del 24%
mentre in Cina è AUMENTATA del 109% e il boom cinese è poi tutto successivo al
2004!
IN
VACANZA CON IL PUNTO
Stavolta
sfrutto IL PUNTO per tre inviti: se volete andare in vacanza in Italia perché
non scegliete questa volta il Lago Maggiore? Abbiamo
ottime proposte turistiche da sottoporre a chi voglia scoprire le nostre zone.
Contattatemi per ogni dettaglio e sarete trattati prima di tutto da amici (e
meglio che riservando direttamente con Booking.com!).
Secondo
invito, invece, ai lettori-pescatori. Per febbraio 2022
(Covid permettendo) stiamo organizzando una settimana di pesca a mosca e
spinning in Terra del Fuoco. Qualcuno è interessato ad
unirsi alla compagnia?
Terzo invito:
se andando in vacanza e volete leggere qualcosa di diverso vi propongo due
libri che ho scritto di recente: GENTE DI LAGO 2 (storie
del Lago Maggiore e dintorni) e L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? COSA
NON VI DICONO SU AFRICA, ISLAM, ED IMMIGRAZIONE”. Potete richiedermeli
via mail a marco-zacchera@libero.it ricordandovi di
comunicare il vostro indirizzo postale per la spedizione. Il ricavato andrà al
“Verbania Center” per costruire un ospedale in Mozambico.
CI
SENTIAMO TRA 15 GIORNI.
BUONE VACANZE A CHI LE FA OPPURE LE FARA'
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 823 del 9 luglio 2021
di
MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Sommario: LEGGE ZAN – DESTRE EUROPEE
Questo
numero de IL PUNTO è diverso dagli altri, ma per una volta usciamo dalla
cronaca e cerchiamo di approfondire due temi che mi sembrano importanti: LEGGE
ZAN e QUESTIONE EUROPEA in qualche modo collegati tra loro proprio perché è
anche l’Europa (meglio, “questa” Europa) che spinge per cambiare i connotanti
fondanti e anche morali dell’identità europea che tutti noi, ormai,
consideriamo solo una entità economica e finanziaria. Il panorama italiano si
concentra sulla finale degli "Europei", il M5S si inchina a Draghi
che impone un tentativo riforma del sistema giudiziario, Conte e Grillo fanno
finta di fare la pace, la Cassazione assolve Alemanno che intanto però è stato
- come tanti altri, di tutti i partiti - politicamente massacrato.
PERCHE’
UN NO RAGIONATO ALLA LEGGE ZAN
Se fosse
possibile discutere seriamente sul decreto legge Zan senza farlo da “tifosi”
credo che arriveremmo alla conclusione che qui non si tratta di negare diritti
e tutela a persone quando ne hanno bisogno, ma di opporsi a una legge che rischia
di diventare un tribunale ideologico liberticida, senza alcuna reale tutela nei
confronti delle persone omosessuali.
A parte gli
imbecilli e gli ignoranti che ci sono da sempre ed ovunque, mi sembra che per
fortuna l’Italia non sia affatto un paese particolarmente ostile agli
omosessuali.
Ci sono stati
singoli episodi certamente da condannare, ma non sono certo prevalenti;
sono infinitamente più numerose le violenze sulle donne o sui minori,
tanto per fare un confronto, e quando ci sono casi di omofobia possono e devono
essere regolarmente perseguiti, anche aspramente, già con l’ attuale quadro
normativo.
Certamente ci
sono persone che vivono il loro stato come disagio personale, ma certo non sarà
una legge a risolverlo, anche perché credo che l’omosessualità sia una
situazione personale assolutamente naturale e chi conosce un po' di
storia sa che ha sempre fatto parte dei nostri costumi già dai tempi di Atene o
dell’Impero Romano.
Il ddl Zan è
invece sbagliato perché – almeno secondo me - prima di tutto è ideologicamente
orientato ad imporre un punto di vista di parte.
La totale
incertezza giuridica del cosiddetto “reato di omofobia” renderebbe
l’applicazione della legge estremamente incerta, affidata all’ interpretazione
del giudice ed esponendo legittime affermazioni di libertà di opinione al
rischio di essere appunto tacciate di omofobia.
Se per
esempio affermo che un bambino ha diritto ad un papà e ad una mamma sono
omofobo oppure no? Se sostengo che non è legittimo “reperire” all’ estero un
figlio partorito su commessa da una donna sono omofobo? Il rischio sicuramente
c’è e si presta ad ogni tipo di strumentalizzazione favorito da una “lobby gay”
che controlla buona parte dell’informazione.
Ho sempre
avuto l’impressione che promozioni e favoritismi in TV e sui giornali abbiano
spesso origine tra le lenzuola, sia “omo” che “etero”. Secondo me è una
assoluta verità, ma solo dirlo potrebbe diventare perseguibile.
Comunque se
oggi io insulto una persona sono condannabile in ogni modo, se esprimo un giudizio
con una forma adeguata credo di poterlo liberamente fare.
Se dicessi
però che certe manifestazioni gay “pubbliche” non solo mi sembrano di cattivo
gusto, ma a volte “mi fanno schifo” supero o no la linea rossa del punibile?
Per esempio
c’erano tante persone che festeggiavano liberamente e simpaticamente ai vari
“gay pride” (e siano le benvenute nella loro libertà di espressione), ma certi
costumi, pose, travestimenti a me hanno fatto letteralmente schifo: potrò
ancora dirlo? Non era offensivo il gay che andava in giro sculettando facendo
la macchietta di Gesù con tanto di maxi-croce di cartone sulle spalle? E
cosa ha a che vedere con l’omosessualità? Chi tutela e tutelerà il mio
diritto all’indignazione?
Perché il ddl
Zan non si limita a chiedere pene più pesanti per atti concreti di violenza
(reali, non di opinione), ma costruisce soprattutto una serie di attività di
“propaganda gender” (la giornata nazionale del 17 maggio, i corsi obbligatori
nelle scuole, anche a bambini di dieci-dodici anni) che evidentemente servono a
condizionare le libere opinioni, più che a proteggere le eventuali vittime.
Ma perché
dovrei subire una propaganda in questo modo? La Zan non è una legge per
“salvaguardare” ma per “rovesciare le carte” ovvero diventare apertamente fonte
di propaganda. C’è di più: ogni espressione contraria in questo campo (ovvero
sostenere idee “normali”, senza per questo qualificare “anormali” chi la pensa
diversamente, ma dobbiamo pure intenderci) rischia di essere accusata di essere
“discriminante” e quindi perseguibile.
La
legge che si vuol approvare è poi volutamente scritta in modo incomprensibile.
Per esempio
l’art. 1 introduce la definizione di sesso e genere. Voi per “genere” anziché
scrivere semplicemente “uomo” e “donna” lo definireste: “Qualunque
manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le
aspettative sociali connesse al sesso”? Oppure “identità di
genere” la definireste “l’identificazione percepita e manifestata di sé
in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso indipendentemente
dall’aver concluso un percorso di transizione” ??
Ma come si fa
a scrivere un testo di legge così?
L’articolo 3
della legge è poi un autentico guazzabuglio, un minestrone. Nella versione
emendata recita: “Ai fini della presente legge sono fatte salve le
libere espressioni di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime
riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché
non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti
discriminatori o violenti“
Vi sembra un
modo chiaro di esprimere un concetto?
Perché –
attenzione - l’articolo 3 non si riferisce agli omosessuali ma ai “normali” e
ai loro limiti di potersi esprimere “contro”. Fatemi capire: devono
essere “fatte salve” le MIE opinioni? Qui siamo al travisamento della
situazione: questo diritto dovremmo averlo già perché è nelle leggi, nella
Costituzione, nei diritti acquisiti di tutti, omosessuali e non omosessuali, ci
mancherebbe una legge che adesso ci “consente” di esprimere una opinione! E’ il
rovesciamento dei ruoli: per tutelare una minoranza di “diversi” si conculcano
i diritti della maggioranza di “normali”!
Ma
gli italiani in grande maggioranza NON HANNO CAPITO di che cosa si tratti
altrimenti credo che la stragrande maggioranza dei cittadini sarebbe contro
questa normativa.
Si parte con
questi testi astrusi e all’estero dopo leggi come queste il concetto si è
esteso al punto che un giudice può perseguire un cittadino che dica “La
famiglia è fondata su un padre ed una madre”!
Se io
continuerò a condannare la pratica dell’utero in affitto, per esempio, potrò
essere accusato di omofobia da una associazione LGBT o da un opinion leader
transgender. Mi chiedo come possa il PD sostenere un simile mostro
giuridico e non chiedere almeno un testo più chiaro e – sommessamente – lo
chiedo anche ai cristiani che ne fanno parte perché va vene il “liberi tutti”,
ma ci son dei principi che non possono essere totalmente disattesi.
Oltretutto di
una legge così in questo momento non ne abbiamo alcuna necessità.
UNA
RIFLESSIONE DELLE DESTRE EUROPEE
La scorsa
settimana 16 partiti presenti nel Parlamento Europeo (per l’Italia hanno
sottoscritto Lega e Fratelli d’Italia) hanno pubblicato un “manifesto” sulla
crisi della UE. Un documento che giudico serio e condivisibile, CHE
PRATICAMENTE NON HA LETTO NESSUNO perché tutto si è concentrato sui titoli dei
giornali e le dichiarazioni di Letta (PD) “Salvini va insieme ad Orban” tenuto
conto che il leader ungherese di questi tempi è l’orco cattivo, anche se
nessuno va a leggere cosa EFFETTIVAMENTE abbia votato quasi all’unanimità il parlamento
ungherese.
Credo che sia
giusto dedicare due minuti alla lettura delle sue parti fondamentali perché
l’Europa per esistere non può essere solo una unione economica e di interessi
ma non deve perdere “un’anima” e questa anima resta se lo spirito europeo è
fondato anche sull’ IDENTITA’ che è NAZIONALE ed EUROPEA intesa come un “Unione
di Nazioni e di popoli” enon un pensiero unico dalla Polonia al Portogallo
perché non è così per usi, tradizioni, lingue, religioni. Un’ Europa delle
Nazioni è quella che volevano De Gasperi, Adenauer, De Gaulle che l’hanno
fondata. Oggi l’Europa è solo euro e sta perdendo lo spirito che è il cemento
dello stare insieme.
Sono stato
per 12 anni a Consiglio d’Europa di Strasburgo e l’Europa l’ho sempre intesa
così, perché è l’unico modo per stare insieme e soprattutto crescere insieme.
Ecco la parte centrale del documento:
“ La
serie di crisi che hanno scosso l’Europa negli ultimi dieci anni
hanno dimostrato che la cooperazione europea ta vacillando,
soprattutto perché l nazioni si sentono lentamente spogliate del loro
diritto ad esercitare i loro legittimi poteri sovrani.
L'UE sta
diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare
una trasformazione culturale e religiosa, per arrivare alla costruzione di
un’Europa senza nazioni, puntando alla creazione di un Superstato europeo, alla
distruzione o alla cancellazione della tradizione europea, alla trasformazione
delle istituzioni sociali e dei principi morali fondamentali.
L'uso
delle strutture politiche e delle leggi per creare un superstato europeo e
nuove forme di struttura sociale è una manifestazione della pericolosa e
invasiva ingegneria sociale del passato, situazione che deve indurre ad una
legittima resistenza L'iperattivismo moralista che abbiamo visto negli ultimi
anni nelle istituzioni dell'UE ha portato allo sviluppo di una pericolosa
tendenza, ad imporre un monopolio ideologico. Siamo convinti che la
cooperazione delle nazioni europee dovrebbe essere basata sulle tradizioni, il rispetto
della cultura e della storia degli stati europei, sul rispetto
dell'eredità giudaico-cristiana dell'Europa e sui valori comuni che uniscono le
nostre nazioni, e non puntando alla loro distruzione. Riaffermiamo la nostra
convinzione che la famiglia è l'unità fondamentale delle nostre nazioni. In un
momento in cui l'Europa sta affrontando una grave crisi demografica con bassi
tassidi natalità e invecchiamento della popolazione, la politica a favore della
famiglia dovrebbe essere la risposta rispetto all’immigrazione di massa.
Siamo
convinti che la sovranità in Europa sia e debba rimanere in capo alle nazioni
europee. L'Unione europea è stata creata da queste nazioni per raggiungere
obiettivi che possono essere raggiunti più efficacemente dall'Unione rispetto
ai singoli Stati membri. Tuttavia, i limiti delle competenze dell'Unione sono
fissati dal principio di attribuzione e tutte le competenze non conferite
all'Unione appartengono agli Stati membri, nel rispetto del principio di
sussidiarietà.
Attraverso
una costante reinterpretazione dei trattati da parte delle istituzioni
dell'Unione europea negli ultimi decenni, queste delimitazioni si sono spostate
significativamente a svantaggio degli stati. Tutto ciò è incoerente con i
valori fondamentali dell'Unione e stanno portando a un calo della fiducia delle
nazioni europee e dei loro cittadini nei confronti di queste istituzioni.
Per
fermare e invertire questa tendenza, è necessario creare, oltre al principio di
attribuzione esistente, un insieme di competenze inviolabili degli Stati membri
della' Unione europea, e un meccanismo appropriato per la loro protezione, con
la partecipazione delle corti costituzionali nazionali o di
organismi equivalenti. Tutti i tentativi di trasformare le istituzioni
europee in organismi che prevalgono sulle istituzioni costituzionali nazionali
creano confusione, minano il senso dei trattati, mettono in discussione il
ruolo fondamentale delle costituzioni degli Stati membri, e le controversie
sulle competenze che ne derivano sono di fatto risolte con la violenta
imposizione della volontà di entità politicamente più forti su quelle più
deboli. Tutto ciò distrugge le basi per il funzionamento della comunità europea
come comunità di nazioni libere.
Noi
crediamo che il consenso debba rimanere il mezzo fondamentale per raggiungere
una posizione comune nell'Unione. I recenti tentativi di aggirare questa
procedura o le idee sua abolizione minacciano di escludere alcuni paesi
dall'influenza sul processo decisionale e di trasformare l'Unione in
una forma speciale di oligarchia.
Questo
potrebbe portare all’annullamento di fatto degli organi costituzionali
nazionali, compresi i governi e i parlamenti, ridotti alla funzione di
approvare decisioni già prese da altri. Nei Paesi membri c'è ancora una forte
volontà di cooperazione, e uno spirito di comunità e amicizia pervade le
nazioni e le società del nostro continente. È il nostro vero e grande
capitale. Un' Unione riformata potrà utilizzare questo capitale, mentre una
Unione che rifiuterà di
riformarsi lo sprecherà.
Per
questo oggi ci rivolgiamo a tutti i partiti e gruppi che condividono le nostre
opinioni, con questo documento come base per un lavoro culturale e politico
comune, rispettando il ruolo degli attuali gruppi politici. Riformiamo insieme
l'Unione per il futuro dell'Europa
QUESTE COSE
VI SEMBRANO COSI’ ASSURDE, OMOFOBE, “FASCISTE”? OPPURE SAREBBE ORA DI APRIRE SU
QUESTI CONCETTI UN PROFONDO DIBATTITO?
TUTTI
DISCUTIAMO GIORNATE INTERE SULLA FORMAZIONE DI UNA SQUADRA DI CALCIO O PER UNA
BATTUTA POLEMICA CHE RIEMPIE I TITOLI DEI GIORNALI, MA DI QUESTE COSE NON NE
PARLIAMO MAI E QUESTA, PRIMA DI TUTTO, E’ UNA GRANDE SCONFITTA DELLA POLITICA
Buona
settimana a tutti !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 822 del 2 luglio 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: – ALLOR M’INCHINO – CENTRODESTRA AL PALO - CONTE
LICENZIATO - I PIRLA – PROPOSTE VACANZIERE
ALLOR M’INCHINO…
Mi inchino, non mi inchino, lo farei ma non lo faccio, non lo
farei ma lo fanno gli altri e quindi mi adeguo. Adesso, visto che ce lo chiede
il Belgio
(sarà vero?) questa volta ci adeguiamo anche noi, tenuto conto che più che la
nazionale del Belgio i nostri avversari di venerdì sera sembrano una sua
variante africana, ma nel calcio vengono buone anche le ex-colonie e le
neo-cittadinanze concesse “alla Suarez”.
Dopo discussioni infinite sul politicamente corretto alla fine la
nazionale italiana propenderebbe per il “si” all’inchino nei quarti di finale
degli Europei ma “solo” (?) perché lo chiederebbero gli avversari: perfetta
forma di equilibrismo politico-strategico, apprezzato però solo dal 22,1% dei
lettori della “Gazzetta
dello Sport” (che in merito ha subito lanciato il
relativo sondaggio) con il 53,1% di NO all’inchino, il 24% per la scelta
individuale e solo lo 0,8 % se richiesto dagli avversari.
Tutta la questione dell’inchinarsi o meno agli europei di calcio “Contro il razzismo” ha
comunque del surreale, la sublimazione della forma e della demagogia rispetto
alla sostanza.
Anche perché se chi si inchina è democratico, chi non lo fa allora
è razzista e se si inchina solo mezza squadra (come è successo all’Italia
settimana scorsa) ecco subito apparire il fantasma di giocatori filo-salviniani
oppure invece no.
Già giocare all’ala destra ha sempre avuto sottili connotazioni
politiche, ma anche Mancini
ha i suoi limiti e non possono tutti giocare al centro.
Ma a questo punto, come inchinarsi? Basta un ginocchio flesso o
servirebbero entrambi (due ginocchia uguale doppio antirazzismo) e poi perché
farlo solo per pochi secondi?
Quando muore qualcuno il minuto di silenzio dura in campo -
appunto – un minuto per definizione: il razzismo non lo si contrasterebbe
quindi inginocchiandosi almeno un po' di più? Sicuramente un minuto comunque ci
vuole, un minuto e mezzo sottolineerebbe anche maggiore attenzione al fenomeno,
chiaro esempio di adeguamento al clima da psicogramma progressista collettivo.
Tra l’altro se si inchinano i giocatori perché l’arbitro non si
inchina? E i guardialinee, le panchine, il quarto uomo alla moviola?
Anche questa storia del “quarto uomo” non torna: se al video c’è
un’arbitro-donna, come la mettiamo con questa ulteriore forma di definizione
maschilista?
Siamo alla ipocrisia allo stato puro come per il “logo” della Serie A italiana sui
siti internazionali che - da tricolore - è ora diventato “arcobaleno” in
omaggio alle differenze di genere, ma non quello in lingua araba per non offendere
la suscettibilità musulmana (e magari sarebbe stato proprio l’unico caso in cui
poteva servire a significare qualcosa).
Il tutto mi sembra comunque una autentica sciocchezza, ma non per
il razzismo in sé che resta una faccenda seria, ma perché se c’è una
competizione “interrazzista” sono proprio questi Europei: gli svizzeri lunedì
sera non hanno infilzato la Francia, ma quella che sembrava la nazionale della
Nigeria in maglia blu. D'altronde anche molti elvetici per stazza, colore e
cognome non sembravano propriamente figli di montanari di Underwalden.
Oltretutto i giocatori bravi lo sono indipendentemente dalla pelle
e anche quelli neri non fanno sconti e per l’ingaggio chiedono (e ottengono)
milioni di euro sonanti il che – una volta di più – è la vera sostanza del
business.
Comunque per evitare che Lukaku venerdì sera ci faccia un paio di
gol io mi inchinerei anche per una mezzoretta....
CENTRODESTRA ANCORA SENZA CANDIDATI
Al momento in cui scrivo queste note il centro-destra è ancora
senza candidati ufficiali per le elezioni comunali di Milano, Napoli e Bologna.
Soprattutto a Milano i numeri per battere Sala ci sarebbero, ma il sindaco
uscente rischia di vincere alla grande per mancanza di avversari credibili.
E’ il metodo che non va: se anziché calarli da vertici di partito
i candidati fossero scelti ascoltando i cittadini con selezioni tipo “primarie”
forse ci sarebbe finalmente una scelta con basi solide.
Anche perché a Milano si presenta ora come outsider GIANLUIGI PARAGONE ex
direttore de “La Padania”, senatore ex M5S, “spirito libero” e capace di
raccogliere voti trasversali.
Un centro-destra con più coraggio avrebbe forse potuto sceglierlo
o allearsi con lui per battere Sala, invece aspettiamo ancora che esca un
coniglio dal cappello quasi che le elezioni comunali si vincano senza
preparazione e con un nome inventato quasi a tempo scaduto. Che peccato!
CONTE E IL MARCHESE DEL GRILLO
Tra i grillini volano gli stracci, Beppe Grillo urla (come al solito), Conte
medita di giocare in proprio e sullo sfondo c’è l’ennesima scissione. Il
Movimento che doveva rinnovare l’Italia implode in sé stesso, alla fine è
purtroppo l’ennesima occasione perduta.
Belloccio, elegante, narciso, onnipresente per mesi in TV complice
la pandemia Giuseppe Conte
era un principe di fatto, ma anziché impalmare Cenerentola è caduto male e -
pur di tenere i riflettori su di sé – si era inventato per quattro mesi
la figura di “leader-ombra” del M5S, movimento alla disperata ricerca di
qualcuno che ne rallentasse la crisi. Alla fine però Conte si è trovato a dover
fare il maggiordomo di Grillo, che non è esattamente “Il Marchese del Grillo”,
ed è stato licenziato.
L’ex comico con la sua consueta maleducazione spocchiosa lo ha
liquidato sui due piedi e con la tipica arroganza degli ignoranti ha affermato
senza riserve: “Conte non ha preparazione politica ed è un incapace”. Detto da
lui… Comunque licenziamento in tronco, senza neppure la liquidazione di un
collegio elettorale: un Conte ridotto da principe a fare il servo della gleba.
Se così pontifica “l’Elevato”
i casi sono due: o lui e il M5S hanno messo, voluto e mantenuto a capo del
governo per tre anni un incapace senza accorgersene prima, oppure il fuori di
testa è proprio Grillo che una volta di più sfrutta il M5S come “cosa sua”
usando la gente a gettone, vedi Casaleggio.
Il Conte disoccupato adesso fa un po' pena, replicando Icaro che
per troppa presunzione voleva volare verso il sole ma era poi precipitato nel
nulla. Si era evidentemente montato anche un po' troppo la testa, vediamo ora
se fonderà un suo nuovo partito personale.
Ma forse il licenziamento è avvenuto anche perchè l’ex premier si
era prodotto in una gaffe colossale irritando decisamente “l’Elevato”
dichiarando ai media “Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che
lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padre padrone che ne
contrasta l'emancipazione.” Mentre si sprecano i “vaffa…” reciproci nella
migliore tradizione grillina, Conte il nervo scoperto dei guai creati in giro
dalla figliolanza di Grillo se lo era evidentemente scordato.
I PIRLA
Siamo finalmente fuori dall’obbligo di portare la mascherina
all’aperto, ma resta un gesto di serietà farlo quando si è in aree affollate e
l’obbligo va fatto rispettare o rischiamo in autunno di ritrovarci nella stessa
situazione dell’anno scorso.
Rave-party non autorizzati con centinaia di persone accalcate
senza protezione, movide sfrenate e manifestazioni varie - da quelle sindacali
ai gay-pride – dove le mascherine sono un optional non ci portano certamente
fuori dal guado. I pirla irresponsabili sono tuttora tra noi.
IN VACANZA CON IL PUNTO
Stavolta sfrutto IL PUNTO per tre inviti: se volete andare in
vacanza in Italia perché non scegliete questa volta il Lago Maggiore? Ho
ottime proposte turistiche da sottoporre a chi voglia scoprire le nostre zone.
Contattatemi per ogni dettaglio e sarete trattati prima di tutto da amici (e
meglio che riservando direttamente con Booking.com!).
Secondo invito, invece, ai lettori-pescatori.
Per febbraio 2022 (Covid permettendo) stiamo organizzando una settimana di
pesca a mosca e spinning in Terra
del Fuoco. Qualcuno è interessato ad unirsi alla compagnia?
Terzo invito: se andando in vacanza e volete leggere qualcosa di
diverso vi propongo due libri che ho scritto di recente: GENTE DI LAGO 2 (storie
del Lago Maggiore e dintorni) e L’INTEGRAZIONE
(IM)POSSIBILE? COSA NON VI DICONO SU AFRICA, ISLAM, ED IMMIGRAZIONE”.
Potete richiedermeli via mail a marco-zacchera@libero.it ricordandovi di
comunicare il vostro indirizzo postale per la spedizione. Il ricavato andrà al
“Verbania Center” per costruire un ospedale in Mozambico.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 821 del 25 giugno 2021
di
MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info
e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
FUSIONE A DESTRA? - FEDEZ E ZAN – SI AI REFERENDUM – GREEN GREEN GREEN -
UN SIGNORE A TORINO.
PARTITO
UNICO A DESTRA?
Silvio
Berlusconi insiste
da settimane: serve un partito unico nel centro-destra e per questo sta
cercando di convincere Matteo Salvini su questa opportunità.
Non credo si arriverà al traguardo – e sicuramente in questo caso senza Giorgia
Meloni – perché un conto possono essere comunque le intenzioni dei
vertici e un altro il sentimento degli iscritti e dei dirigenti locali dove il
senso di appartenenza o le cicatrici di litigi antichi e recenti contano più di
quanto si pensi.
Certo che
teoricamente un partito unico potrebbe far pensare ad una facile vittoria
elettorale su scala nazionale, ma l’esperienza italiana – da sempre –
sottolinea come le fusioni, soprattutto quelle generate a freddo, non portano
mai alla somma degli elettorati originali e che invece presto o tardi - ma di
solito molto presto - crescono nuovi cespugli e si moltiplicano i dissensi
interni che a loro volta generano nuove scissioni.
Per
realizzare una fusione, comunque, serve sempre un leader e capo indiscusso che
con la propria autorevolezza personale possa essere in grado di tenere legate
le diverse “anime” che sono alla base dei partiti, organismi molto meno forti e
caratterizzanti di un tempo, ma che hanno ancora una loro importanza quando
sono radicati sul territorio ed è il caso della Lega e di Fratelli d’Italia.
Chi conosce
bene le diverse anime del centro-destra sa come queste siano spesso
insofferenti a vicenda, un concetto che vale anche per le “basi” leghiste e
berlusconiane, sottolineando la progressiva diaspora che ha colpito Forza
Italia soprattutto a livello locale.
Proprio
l’attrazione e la continua migrazione di eletti leghisti ed azzurri verso
Fratelli d’Italia può però far comprendere le ragioni delle proposte di
Berlusconi, ma non è imponendo una casacca comune che si superano i motivi di
fondo di questi travasi che sono di solito basati più su situazioni personali
che per motivazioni politiche.
C’è infatti
un controsenso profondo da sanare: i programmi elettorali dei tre partiti (e
loro satelliti) sono in gran parte sovrapponibili e questo darebbe
effettivamente forza ad una fusione, ma ragioni “di sangue” comunque la
renderanno indigeribile a una parte dei singoli elettorati.
La credibilità
di Berlusconi negli apparati dei partiti-partner è ai minimi, quella della
Meloni in crescendo, Salvini sta giocando (bene) il difficile ruolo di
oppositore (o almeno di critico) all’interno del governo obbligandolo a qualche
tensione con gli alleati a Palazzo Chigi pur di sottolineare la sua visibilità,
quella che invece Forza Italia ha fatalmente man mano perso per strada.
Al concreto,
infatti, chi sarebbe il leader del nuovo schieramento? Berlusconi potrebbe
accontentarsi di una presidenza onoraria, ma il derby vero per il ruolo di
leader tra Salvini e Giorgia Meloni è appena cominciato e si rafforza man mano
che la credibilità della leader di FdI cresce nell’elettorato.
Difficile
pensare che l’una accetti il premierato dell’altro e viceversa.
Contano
infatti percorsi antichi e diversi che mi portano a pensare come per il bene
della coalizione sia molto meglio un patto federativo piuttosto che una
unificazione, anche sulla base dell’esperienza che portò al “Popolo delle
Libertà”, abortito tentativo di una fusione tra Forza Italia e Alleanza
Nazionale.
La prima
sopravvisse grazie al suo leader, l’altra morì con il tramonto di Fini creato
anche dall’ “affare Montecarlo” adeguatamente pompato per mesi dalla stampa
berlusconiana.
Forse – per
il bene del centro-destra italiano – il processo dovrebbe essere affrontato al
contrario: prima una definizione chiara di progetti, programmi e priorità e poi
il “patto federativo” (che è già nei fatti) per le coalizioni a livello locale
e regionale con candidature comuni nei collegi uninominali ma con liste diverse
– pur collegate - in quota proporzionale alle prossime elezioni
politiche.
Utile metodo
per raccogliere le diverse sensibilità elettorali, “fare il pieno” di consensi
e poi cercare (e non sarà facile) di governare insieme.
FEDEZ
E ZAN
Il signor
Fedez sul decreto Zan mi ha scocciato, mi offende, urta quotidianamente i miei
sentimenti di cristiano, mischia i soldi con i principi e lo fa a solo scopo
auto-pubblicitario, considero idioti quelli che gli vanno dietro senza
accorgersi di come vengono strumentalizzati.
Fedez nel mio
intimo mi dà proprio fastidio, eppure siamo in democrazia e quindi devo
comunque rispettarlo e sopportarlo, come lui deve (dovrebbe) rispettare me e le
mie opinioni.
Se a questo
punto io però aggiungessi che Fedez mi offende perchè omosessuale (nel senso
che io lo fossi e qualcosa in quello che lui dice urtasse il mio essere
omosessuale) allora ai sensi della potenziale legge Zan quella di Fedez sarebbe
una offesa “discriminatoria” e quindi maggiormente perseguibile.
Ma se tutti i
cittadini sono uguali davanti alla legge, anche quelli non omosessuali (per
fortuna!), perché mi si dovrebbe IMPORRE addirittura una giornata nazionale
contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, perché si deve
IMPORRE che la festeggi a scuola anche mio figlio o mio nipote?
E chi
stabilisce il limite tra la mia libertà di espressione e l’offesa? Se dico “non
mi piacciono gli omosessuali” (ovvero non mi esprimo in termini scurrili od
offensivi, ma esprimo un concetto) perché posso essere considerato un
discriminatore perseguibile? E che differenza c’è dal dire “Non mi piacciono
gli juventini” oppure “Non mi piacciono i cinesi?” Sarei per questo un
milanista razzista o un suprematista bianco?
Ma vi rendete
conto in che pasticcio giuridico ci stiamo cacciando?
Siamo partiti dal difendere il sacrosanto
diritto di espressione degli omosessuali al voler privilegiare i diritti di
qualcuno ai danni degli altri che (nella scuola, nella società, nei costumi)
PUR MAGGIORANZA sarebbero obbligati ad adeguarsi: è inaccettabile, proprio
perché siamo in democrazia e il decreto Zan mi sembra in evidente contrasto con
la Costituzione.
SI AI
RFERENDUM
Inizia la
campagna referendaria sui referendum proposti dalla Lega per la riforma della
giustizia.
Come
prevedibile sono più le polemiche sui promotori (ovvero la Lega a braccetto con
i Radicali, cui si sono aggiunti altri gruppi di centro-destra con FdI ancora
incerto e il PD in evidente affanno) che sui singoli contenuti circa i quali,
invece, occorrerebbe più attenzione perché credo siano del tutto condivisibili.
Qualcuno li
legge come un atto di sfida alla Magistratura italiana e lo sono, ma proprio
perché la Magistratura italiana ha assolutamente bisogno di una scossa, di una
nuova credibilità e soprattutto del coraggio di guardare dentro sé stessa
smettendola con le autoassoluzioni che ne minano la credibilità e la
allontanano dai sentimenti e dalla fiducia degli italiani.
Che poi i
referendum siano l’arma migliore per svegliarla è opinabile, perché in passato
i magistrati sono sempre stati capaci di chiudersi a riccio e di depotenziare i
cambiamenti referendari nonostante la chiara espressione di voto degli
elettori, ma è indubbio che un SI ai referendum porterebbe a uno scossone
comunque positivo.
Nel concreto
– ed avremo tempo per parlarne – i referendum sono sei, ma i principali sono
due.
Il primo
riguarda la responsabilità civile dei magistrati. Oggi la legge prevede che un
cittadino danneggiato da una sentenza possa rivalersi contro lo stato, ma non
possa chiamare in causa direttamente il magistrato che in pratica non risponde
mai degli errori commessi, a volte clamorosi e nati da disattenzione e incuria.
Il quesito
chiede la modifica di questa normativa prevedendo che il cittadino possa
chiedere il risarcimento dei danni: è assolutamente giusto.
Il secondo
referendum interviene sulla separazione delle carriere: chi fa il pubblico
ministero non può poi fare il giudice e viceversa: credo sia una garanzia per
tutti i cittadini.
Gli altri
referendum sono su questioni minori come la custodia cautelare prima del
processo limitandola ai reati gravi e penso alle migliaia di assoluzioni che
giungono dopo che l’imputato sia stato comunque ingiustamente in carcere, ma è
un tema molto delicato. Il quarto referendum chiede di abolire la legge
Severino nella parte in cui prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità
automatica ed è cosa equa perché ci sono condanne per reati non legati
all’attività politica e quindi non si capisce perché sia comunque impedita una
candidatura.
Il quinto
quesito limita di fatto le “correnti” necessarie oggi per essere eletti nel CSM
e l’ultimo interviene sulla valutazione dei magistrati che verrebbe anche
aperta anche a un giudizio “esterno” (per esempio degli avvocati) che possano
esprimersi sul valore o meno di un giudice togliendone il monopolio ai
magistrati nel valutare i colleghi per le promozioni.
LA RACCOLTA
DELLE FIRME PER PRESENTARE I REFERENDUM PARTIRA’ IL PROSSIMO 2 LUGLIO, MI
AUGURO CHE MOLTI LETTORI DEL PUNTO LI SOTTOSCRIVANO.
AMBIENTE,
CLIMA, GREEN
Non passa un
TG senza una denuncia ambientale ed un appello al “green”. Bene, bravi,
benissimo, però… Però si denuncia la situazione ma non si vogliono prender
decisioni contro gli “inquinatori” veri che continuano come prima. Intanto la
pubblicità si è impadronita del tema per cui tutto è venduto politicamente
corretto: dal formaggio all’automobile. Nessuno spiega però aspetti
fondamentali. Per esempio se tutte le auto fossero elettriche, quella
elettricità da dove arriverebbe? Se prodotta con il sole, il vento, l’acqua o i
pannelli ok (salvo poi doverli smaltire), ma se il grosso dell’energia
elettrica è comunque prodotta con centrali a gas e bruciando idrocarburi
l’inquinamento non crescerebbe lo stesso?
La soluzione
ad oggi sarebbe il nucleare ma è un tema tabù, al solo pensiero un ecologista
ha le convulsioni, eppure - anche con i suoi rischi - paradossalmente è e resta
la scelta più “green”.
QUEL
SIGNORE DI TORINO
In punta di
piedi ci ha lasciato Giampiero Boniperti.
Da sempre
giocatore juventino e poi dirigente, interprete autentico di un calcio inteso
come serietà, lealtà, correttezza. Un “signore” forse pressochè sconosciuto
alle nuove generazioni, ma che per chi come me collezionava figurine quando le
squadre erano più o meno fatte in casa e tutti i calciatori ben identificabili
rappresentava uno dei più bravi giocatori d’Italia, una bandiera e soprattutto
di una grande autorevolezza.
Debuttò a 19
anni in serie A, poi 443 presenze sempre con la maglia bianconera, quella
Juventus di cui è rimasto poi dirigente e presidente onorario fino alla
settimana scorsa.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 820 del 18 giugno 2021
di
MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info
e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
ITALIA VS/ ITALIA – SVIZZERI POCO VERDI – IL PREZZO DEL (DIS)ONORE -
RICORDANDO CAMILLA – RIFLESSIONE SUL RAZZISMO.
……………………………………………………………………………..
POCHEZZA
INTERNAZIONALE
Fatemi capire
perchè mi viene da ridere (o da piangere).
Dunque, in
Cornovaglia si riunisce il G7, Mario Draghi fa un’ottima
figura (finalmente qualcuno che parla bene l’inglese, è credibile ed ha un
curriculum di assoluto rispetto a livello internazionale) e con i “grandi”
decide di “contenere” la Cina che sta ricattando il mondo anche sul mercato
delle materie prime.
Italia
finalmente credibile? Macchè, nelle stesse ore Beppe Grillo -
detto “l’elevato” - capo politico del M5S (ovvero proprio del partito del
nostro ministro degli esteri, per nostra sciagura l’ex bibitaro Giggino
Di Maio) non trova di meglio che rendere visita proprio
all’ambasciatore cinese a Roma. Con lui doveva esserci anche l’ex premier Giuseppe
Conte che all’ultimo secondo deve essere stato raggiunto da un
“altolà” da Palazzo Chigi e che quindi «Per impegni e motivi personali, non ha
potuto essere presente».
Nessuna
prudenza politica, tantomeno una sconfessione di Grillo, ma soprattutto
divergenza evidente rispetto alla posizione di Draghi e quindi solita figura da
peracottai degli italiani “doppiogiochisti”. Ci lamentiamo poi perchè ridono di
noi?
Con perfetta
scelta di tempo riappare anche Massimo d’Alema che risorge
dalla tomba e rilascia una lunga intervista alla TV di stato cinese dove (lo
sottolinea Il Fatto Quotidiano, il giornale del M5S) elogia la Cina, “che ha
fatto uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà”, compiendo un
“risultato straordinario, perché mai nessun paese nella storia
dell’umanità è stato capace di tanto.” Per l’ex (ex?) comunista D’Alema il non
rispetto delle regole internazionali e i diritti umani sono dettagli. In
concreto, però, come può Draghi non imporre una sua linea “governativa” ai
propri alleati se vuole essere credibile in Europa e nel mondo e quali sono i
veri rapporti politici ed economici tra la Cina comunista e il M5S?
SVIZZERI
BIANCHI E ROSSI, POCO… VERDI
Poche fonti
di stampa lo hanno riportato perché certe notizie non si danno quando vanno
controcorrente, ma domenica scorsa con il 51,6% di voti contrari e il voto
contrario di 21 cantoni su 26 gli svizzeri hanno bocciato il referendum
ambientale per limitare le emissioni di anidride carbonica in futuro.
Per farlo il
governo elvetico prevedeva nuove tasse sui carburanti e i biglietti aerei ed
incentivi per le coibentazioni degli edifici ed altri risparmi
energetici.
Da
sottolineare che la Svizzera contribuisce con molto meno dello 0,1 % alle
emissioni di CO2 nel mondo (40.000 tonnellate di Co2 su 27 milioni!) ed ha 5
centrali nucleari che assicurano buona parte del fabbisogno energetico
nazionale.
C’è da
chiedersi se sia maggiormente necessario a livello planetario ridurre di circa
un terzo le emissioni svizzere - con tutti i costi relativi - e non imporre
invece a stati come Usa, Cina ed India di adeguare le proprie emissioni con
interventi che – soprattutto in India, Cina e alcune altre nazioni – in pochi anni
potrebbero grandemente ridurre il bilancio globale..
IL
PREZZO DEL (DIS) ONORE
Si chiude
dopo 9 anni e il pagamento di un adeguato riscatto la sconcertante vicenda dei
2 fucilieri di marina incriminati in India. L’Italia pagherà 1,1
milioni di euro (oltre a lauti acconti già versati) a “saldo e
stralcio” per chiudere la vicenda anche se – vista la generale corruzione che
ha imperversato negli anni su questa vicenda – temo che solo poche briciole
arriveranno alle famiglie dei due pescatori.
Da notare che
– come giustamente sosteneva l’allora ministro degli esteri Giulio
Terzi – se l’Italia si fosse tenuta stretti i due marò quando
erano tornati a casa in licenza avrebbe avuto ben altre pressioni da esercitare
sul governo indiano che è riuscito alla fine a mirare solo ai soldi,
esattamente come voleva, sapendo di avere giuridicamente torto.
Nessuno ha
mai dimostrato che fossero effettivamente stati i militari italiani a sparare e
resta il fatto che se i due marò hanno comunque agito correttamente (sentenza
dell’Aja) non si capisce perché bisognasse comunque ancora pagare.
Visto poi che
non c’era bisogno di consegnare i nostri militari alle autorità indiane (che
hanno potuto così alimentare il ricatto) nelle ore successive alla sparatoria,
né fare entrare una nostra nave nelle acque indiane bisognerebbe far pagare la
somma a chi ha ordinato la loro consegna in spregio al diritto internazionale.
Su tutto mi
resta però un esempio luminoso: il comportamento dei due militari. Silenziosi
sempre, composti sempre, leali sempre. “Bravi!”, detto dal profondo del cuore.
NEL
RICORDO DI CAMILLA
Un doveroso
ricordo della giovane Camilla Canepa, morta a Genova dopo la vaccinazione con
Astrazeneca e diventata uno dei simboli di questi mesi di pandemia.
Spiace che a
seguito di questo tragico decesso si sia scatenata l’ennesima polemica sui
vaccini: si, no, non si sa, forse. Si, ma solo agli over 60, no: Astrazeneca va
somministrata anche ai giovani. Prima dose di un tipo, allora la seconda
assolutamente dello stesso?” Si, no, è meglio di no, assolutamente sì, lo fanno
già gli altri, invece non è vero, oppure forse.” Open day? Si, poi fermi tutti,
De Luca che prima ordina no. poi sì, poi forse. Il generalissimo Figliolo che
va contro le regioni, poi “si coordina”, ma tanto la colpa è della Lombardia.
Ora i giovani
vaccinati ora che fanno? Fermate anche J & J? Si, no, vedremo. Dopo 18 mesi
siamo ancora in ballo con tutti che urlano, i virologi che polemizzano in
ordine sparso, i mezzobusto in TV che si sprecano. Intorno l' Italia,
contraddittoria e casinara per definizione. Solo Speranza resta lì fisso come
un paracarro, la barba sempre malfatta, in abito blu e perennemente sorridente.
RIFLESSIONE
SUL RAZZISMO
Il recente
suicidio del giovane Seid Visin, ragazzo nero cresciuto in Italia che aveva
scritto (due anni prima del suo tragico gesto) di volersi uccidere per gli
sguardi “schifati” della gente nei suoi confronti ha riaperto il dibattito sul
razzismo.
Credo che
dobbiamo avere il coraggio di interrogarci nel profondo, perché ogni volta che
si affronta questo discorso - o si assiste a situazioni discriminatorie -
cominciamo sempre con uno scontato “ Io non sono razzista, ma...”
Francamente
sono stufo di sentirlo ripetere perché quel “ma” spesso - poco dopo -
contraddice nei fatti il concetto di partenza.
Proprio
perché non mi va la demagogia su questo tema posso parlare solo per me stesso,
dichiarando subito che a me del colore della pelle di una persona non mi
interessa nulla, mentre mi interessa come si comporta individualmente quella
stessa persona, bianco o nero che sia.
Il suicidio
di Seid è stato un dramma vero, ma le motivazioni non possono essere solo
quelle dichiarate che sottolineano piuttosto una grande sua fragilità
interiore, anche perché in Italia ci sono milioni di neri e di loro non si
suicida nessuno ed oltretutto il ragazzo suicida era italiano da sempre.
La stupidità
e l’ignoranza, il timore inconscio delle persone nei confronti dei “diversi”
sono sicuramente una costante, ma la discriminante non credo sia per il colore
della pelle, ma quando appunto si equivoca tra razza e responsabilità
personali, dimenticando o sottovalutando che la reazione a volte nasce
spontanea per una eccessiva dose di “buonismo ufficiale” che - al contrario –
tende a voler sempre giustificare ed assolvere tutti.
Questo
atteggiamento è frutto di timori inconsci, ma anche per situazioni che vediamo
ogni giorno e che non riusciamo a giustificare.
Il razzismo
nasce (purtroppo) per ignoranza, ma quando si vedono le condizioni di
migliaia di persone in condizioni disperate o che vengono sfruttate si deve
imporre alla nostra coscienza la necessità di intervenire nell’aiuto,
soprattutto nell’emergenza, anche se in noi stessi scatta la protesta per la
mancanza di regole sia nell’immigrazione che a volte per i comportamenti di chi
è accolto.
Non si
riflette abbastanza che il razzismo in gran parte sparirebbe se gli arrivi (e i
successivi soggiorni) fossero filtrati dalla legalità e se chi arriva si
adeguasse a comportamenti, principi, atteggiamenti, leggi del paese che
accoglie.
Ne ho scritto
a lungo nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su
Islam, Africa, Immigrazione” (se non lo avete letto, richiedetemelo via mail a marco.zacchera@libero.it) per
sottolineare che è un processo non facile né veloce, ma che deve essere
affrontato con le idee chiare e il rispetto delle regole.
Se per strada
vedo una islamica intabarrata in abiti neri che non le lasciano scoperti che
parte gli occhi mi indigno (e scatta il razzismo latente) non perchè professa
un’altra religione, ma perché penso che spesso sia una violenza alla libertà di
quella donna considerando anche che se io visito un paese musulmano devo
accettare le “loro” regole e quindi “loro” - venendo qui - devono accettare le
nostre, anche esteriori.
Rispetto
reciproco? Si, ma purtroppo oggi una donna italiana non può girare in
minigonna a Riad o a Teheran o rischierebbe la lapidazione con la certezza di
arresto immediato, né anche solo muoversi senza un velo che la ricopra.
Quanto è
“razzista al contrario” l’omicidio di una poveretta perché a Reggio Emilia non
voleva sottostare a un matrimonio combinato e liberarsi dai pesi di una
religione a lei imposta?
Attenzione:
ricordiamoci che anche nell’Italia di 50 anni c’era ancora “il delitto d’onore”
ma oggi non è più così e in una società multietnica non può più essere
accettato un simile comportamento. Ecco dove però cresce il razzismo più
o meno inconscio, anche per reazione ad atteggiamenti inaccettabili eppure
spesso minimizzati con toni demagogici e buonisti fuori dalla logica.
Non è un caso
isolato: sul traffico umano si campa e pensiamo alla mafia nigeriana, agli
scafisti, al “giro” legato spesso a cooperative di dubbia serietà, allo
sfruttamento della mendicità e alla disperazione di chi la vive per
sopravvivere.
Mentre noi ci
facciamo o ci dovremmo fare (per fortuna) mille scrupoli, nel mondo non è così
e chi conosce la realtà del Sudafrica – per esempio – sa che ad uno stato di
apartheid è subentrata una pesante discriminazione contro i bianchi che pure
hanno costruito il paese 400 anni fa.
Allo stesso
modo negli Stati nel Golfo milioni di pakistani, indiani, filippini e nepalesi
sono schiavizzati, senza dimenticare la realtà cinese.
Ancora una
volta si scopre che non è il colore della pelle ad auto-discriminare, ma molto
più spesso la religione, lo sfruttamento economico, la mancanza di diritti
umani minimi rispettati a livello planetario. Temi su cui spesso non si ha il
coraggio di intervenire con norme chiare e si preferisce far finta di nulla.
Tornando
all’Italia una volta di più sono le regole che quindi vanno studiate, applicate
e fatte rispettare proprio perché chi arriva deve adeguarsi al nostro
ordinamento giuridico e civile e contemporaneamente non essere spinto né nei
ghetti né nella discriminazione.
Senza regole
rispettate cresce poi anche la demagogia, soprattutto se la lettura ufficiale e
“politicamente corretta” dei fatti fa scattare la reazione negativa di milioni
di persone che nel loro intimo diventano “razziste” (anche se non lo
ammetteranno mai) proprio perché chiamate a sopportare costi di accoglienza e
mantenimento senza ottenere reciproco rispetto, sicurezza e osservanza delle
leggi della Repubblica.
Essere
cittadini consapevoli deve essere patrimonio di tutti, diritto di tutti, dovere
di tutti.
BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 819 del 11 giugno 2021
di
MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info
e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
FEDERAZIONE A DESTRA? – AFGHANISTAN ADDIO - PALAMARA ALL’ITALIANA – SARDINE IN
SCATOLA – “NON LEGGETE LA MELONI!” – BOOKING EVADE - I CONTI DEL MAGGIORE
-
FEDERAZIONE
LEGA-FI ?
Il primo dato
incerto che pesa sull'ipotetica federazione tra Lega e Forza Italia sono le
condizioni di salute "vere" di Silvio Berlusconi
che è apparso in pubblico per pochi minuti il giorno delle consultazioni con Draghi
ai primi di febbraio e poi non è visto più, con i media che ripropongano video
con vecchi spezzoni di repertorio (su Mediaset anche di una ventina d'anni fa,
l'effetto a volte è un pò patetico...).
Se anche i PM
del "Ruby ter" hanno acconsentito a rinvii delle udienze per motivi
di salute significa - temo - che il Cavaliere stia piuttosto male e che quindi
questo suo appello a Salvini (accolto malissimo in ampi settori di FI) sembra
un pò un suo canto del cigno. In altre parole si ammette l’imbarazzo di Arcore
su chi dovrebbe prendere le redini del partito all’eventuale ritiro del leader,
con il rischio di uno sfaldamento generale.
Auguri a
Berlusconi, convinto che l'idea di un "patto federativo" nel
centro-destra farebbe bene alla coalizione e per accrescere il suo peso
all'interno del governo, anche se Giorgia Meloni resta la
convitata di pietra, con l’evidente anomalia di una separazione a Roma rispetto
rispetto allo schieramento che governa regioni e città.
Un patto
federativo non è una fusione (che in termini di voti non ha mai pagato nella
storia politica italiana) ma può essere utile per stendere una buona e
condivisa piattaforma programmatica. A quel punto non sarebbe una bestemmia se
il “patto” si allargasse anche la Meloni che vive (bene) anche di quotidiani
distinguo tattici, ma senza sostanziali divergenze sulle cose importanti, come
invece avviene per l'asse M5S-PD che spesso sembrano divisi su tutto.
D'altronde è evidente che restando divisi si raccolgono più voti, ma se il
centro destra vuole governare deve trovare comunque una comune intesa
strategica.
Intanto per
le amministrative di Roma non credo che "Il ticket Michetti-Matone”
sia una scelta vincente. Evidentemente non c’è in giro niente di meglio, ma
esprimo preventive ed ampie riserve sulle possibilità di un successo. Vedremo i
risultati finali, è inutile che ripeta come bisognerebbe smetterla di calare
candidati dall’alto: i salotti di Porta a Porta - cui è
abituata la Matone - non sono esattamente i problemi concreti della
borgata romana di... Primaporta!
Per le
elezioni di Torino – visto che alla fine si è confermato l'imprenditore Paolo
Damilano – c’è da chiedersi invece perché allora non lo si sia
annunciato ufficialmente già mesi fa permettendo così una più organizzata
campagna elettorale dovendo far crescere da zero, come quasi sempre, candidati
sostanzialmente sconosciuti all’elettorato.
Infine su
Milano – città che il centro-destra avrebbe potuto vincere – permane invece una
nebbia tutta meneghina: forse alla fine uscirà candidato Maurizio Lupi
per disperazione: persona che stimo, ma “minestra riscaldata” che -
contro un Sala osannato e spinto dai media - temo che difficilmente sarà
vincente.
AFGHANISTAN
ADDIO
Con poche
fanfare e molto imbarazzo anche gli italiani se ne vanno dall’Afghanistan.
Sono passati
20 anni dall’11 settembre 2001 e dalla scelta USA di combattere i terroristi
nei loro santuari al centro dell’Asia, ma la “grande coalizione” torna a casa
con la coda tra le gambe senza aver raggiunto i suoi obiettivi.
Nonostante i
3.232 soldati rimasti sul terreno (53 italiani) e una spesa enorme, il
tentativo di restituire all’Afghanistan i connotati di una democrazia è
clamorosamente fallito. Si torna a casa con al seguito circa 700 civili afghani
che hanno collaborato con le nostre truppe in questi anni, ma che – rimasti
senza protezione – rischiavano di essere uccise. Anche questo conferma che la
“vernice” di una normalità afghana evaporerà in poche settimane e le milizie
islamiche torneranno presto a controllare l’intero paese. 20 anni sono passati
invano.
PALAMARA
ALL’ ITALIANA
Magnifico,
finirà come nei film: il “trojan” inserito nel telefonino dell’ex giudice
Palamara che ha intercettato quintali di porcherie all’interno della
Magistratura (inspiegabilmente funzionando però solo a tratti e tacendo quando
al telefono c’erano alcuni pezzi grossi...) pare ora che non fosse inserito con
le autorizzazioni corrette e quindi non varrebbe più come “prova”.
Conseguentemente se le prove non contano la corruzione non esiste, il problema
è risolto, giustizia è fatta. (!!)
Circa invece
la vicenda legata a Davigo, CSM, presunta loggia massonica “Ungheria” e
rapporti con la Procura di Milano, l’arresto dell’avv. Amara per la vicenda
Ilva di Taranto crea ulteriore confusione. L’ideale per garantire tempi lunghi,
pressioni, ritrattazioni e potenziali insabbiamenti, mentre intanto si indaga
anche sui PM milanesi che avrebbero nascosto prove a favore degli imputati nel
mega-processo ENI.
Begli esempi
per la credibilità della categoria…
SARDINE
IN SCATOLA
Non avete più
avuto notizie delle “Sardine”? Tranquilli, aspettano silenziose sott’olio in
attesa delle prossime necessità elettorali del PD. Apparse in Emilia per
raddrizzare una campagna regionale a rischio sconfitta, sono state poi
surgelate apparendo brevemente giusto in tempo per occupare (in tenda!) sotto i
riflettori TV la sede centrale del PD durante il giro di valzer che serviva per
cacciare Zingaretti.
Adesso sono
state rimesse temporaneamente in scatola in attesa delle prossime elezioni e
attendiamo con fiducia, anche se ora c’è la complicazione del (per loro)
“disgustoso Salvini” temporaneamente alleato proprio del PD.
Ci vorrà un
po' di pazienza per riciclare gli slogan, ma tenete pronto l’apriscatole: altre
elezioni si avvicinano.
LA
MELONI DELLA DISCORDIA
L’ idea dei
giovani di Fratelli d’Italia di Verbania di regalare una copia del recente
libro autobiografico di Giorgia Meloni alle biblioteche degli istituti
superiori della città ha scatenato un putiferio perfino a livello nazionale,
sottolineando anche il livello di insofferenza che gira dalle parti del PD.
L’assessore
comunale piddino alla cultura, Riccardo Brezza, si è infatti
scagliato con parole di fuoco contro l’iniziativa, dichiarata “Un atto di
provocazione politica che supera ogni limite” e poi “Esprimo tutta la mia
contrarietà verso questa proposta che non ha alcuna possibilità di essere
realizzata” “Quindi per quanto di mia competenza la biografia di Giorgia Meloni
continuerà a rimanere fuori dalle scuole verbanesi”.
Assessore, ma
da quando in qua regalare un libro è diventata una così grave provocazione
politica?
A parte il
fatto che le scuole superiori della città non sono di sua competenza (e
l'interessato dovrebbe saperlo) sono rimasto esterrefatto dai suoi post,
avendolo sempre considerata una persona seria. D'altronde nessuno è o sarà
obbligato leggere il libro, ma perché addirittura vietarne la diffusione – non
si sa in base a quale norma - impedendo alle biblioteche scolastiche di
ricevere il piccolo omaggio?
Ognuno legge
(o dovrebbe leggere) quello che vuole e credo che in una società libera una
lettura non può e non deve essere preventivamente censurata, altrimenti sarebbe
lecito sostenere che proprio l’assessore alla cultura (!) della nostra città si
arroga lui stesso il diritto alla censura, il che sembra francamente un assurdo
controsenso.
Questo
atteggiamento non fa però che confermarmi come spesso a sinistra ci si arroghi
il diritto di pensare per tutti e a spingere sempre per una lettura dei fatti,
della politica, della storia solo e soltanto a senso unico.
Brezza si è
mai chiesto quanti libri, interviste, dibattiti, mostre, conferenze si siano
tenuti nelle scuole cittadine senza contraddittorio e con “invitati” tutti
sempre (o quasi sempre) legati alla SUA parte politica? Si è mai posto il problema
dei “Consigli di Istituto” che regolarmente – spesso in nome del “A scuola non
si fa politica” - non accettano contraddittorio, ma spalancano le porte solo
all’ANPI, alla Casa della Resistenza ed alle altre associazioni, autori,
intellettuali, giornalisti, magistrati tutti o quasi sempre di sinistra?
Alla faccia
del pluralismo: perfino un libro regalato adesso disturba!
Suvvia,
assessore, ammetta sportivamente che i giovani di Fd’I si sono dimostrati più
svegli di lei e - visto che lei notoriamente “studia da sindaco” della nostra
città - non si renda ridicolo e piuttosto accetti sempre il confronto: certi
suoi toni richiamano altrimenti lo stalinismo o la Corea del Nord, oltre a
nefasti altri regimi che - dei libri - facevano falò.
BOOKING
PRENOTA … MA NON PAGA!
Molti usano
“Booking.com” per prenotare le vacanze, pochi sanno che le aziende
intermediarie come queste guadagnano un sacco di soldi ma NON pagano le imposte
sul reddito e, come sta emergendo, Booking addirittura evaderebbe anche l’IVA.
Pensate che
solo in Italia “Booking.com” “gira” circa 700 milioni con UNA PROVVIGIONE
NETTA, OVVERO UN PROFITTO, che sfiora i 120 MILIONI DI EURO. Redditi tutti
esentasse perché la sede di Booking è all’estero, anche se i profitti sono
generati in Italia: un aspetto che come commercialista mi fa impazzire visto
che va contro i principi contabili corretti.
Siccome non
bastava, pare che la società (che in Italia non ha neppure nominato un
rappresentante fiscale) non pagasse neppure parte dell’IVA. Pochi turisti sanno
tra l’altro che - a dispetto della pubblicità ingannevole dei “portali” -
su quanto pagato tramite Booking alle strutture ricettive il “pizzo” imposto da
questi colossi è del 18%. Un consiglio: la prossima volta non fatevi fregare e
prenotate direttamente: sicuramente risparmierete qualcosa e non manderete
parte dei vostri soldi in un paradiso fiscale.
Anche per
questo motivo plaudo alla decisione di principio del G7 di far pagare delle
imposte minime a tutte le multinazionali, ovunque abbiano la propria sede
fiscale.
VERBANIA: IL CEM-MAGGIORE VA ALLA CORTE
DEI CONTI
Un gruppo di
consiglieri di minoranza di Verbania hanno chiesto alla Corte dei Conti di
verificare alcuni aspetti della realizzazione del teatro “Maggiore” (ex CEM) da
me fortemente voluto quando ero sindaco e che - ad ormai cinque anni
dall’inaugurazione ufficiale - sembra essere tuttora senza certificato
antincendio e privo di abitabilità definitiva.
Se la Procura
di Verbania avesse voluto trovare il tempo di approfondire gli esposti che a
suo tempo avevo presentato ed avesse interrogato le persone che spontaneamente
volevano essere ascoltate in merito forse molti dubbi che tuttora permangono
sarebbero stati risolti da tempo.
Purtroppo mai
nessuno “E’ profeta in patria” e intanto in questi anni la polvere si è
accumulata sulle carte, sui fornitori, sui bandi (?) della direzione
artistica...
BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 818 del
4 giugno 2021
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: IL PROBLEMA GIUSTIZIA - LA PARABOLA DI
GIUSEPI - VACCINAZIONI – L’ ISTAT TI FA IMMORTALE -
..........................................................................................................
GIUSTIZIA, SENTENZE E REFERENDUM
Da sempre i giudici fanno discutere e le loro sentenze influenzano
il costume, la politica, la vita di una comunità.
In settimana alcuni fatti sono apparsi sconcertanti: dal rilascio
del mafioso Giovanni Brusca (con circa 150 omicidi sulla coscienza) alla pronta
liberazione degli imputati a Verbania per la sciagura della funivia, alla
sentenza di Taranto che ha riproposto il dilemma di quale sviluppo industriale
sia sostenibile.
Certo un giudice più è libero più è autorevole, se appare
condizionato sarà sempre oggetto di critiche. Proprio per questo i magistrati
dovrebbero essere e rimanere al di fuori della politica perché - quando ne sono
sponsorizzati o si rivolgono alla politica per fare carriera - diventano molto
meno autorevoli. Purtroppo però è un vezzo comune e i fatti dimostrano che
solide “maniglie” politiche servano davvero.
Peggio ancora quando i vertici della Magistratura appaiono
inquinati: nell’opinione pubblica cade l’autorevolezza del suo “status”, così
come quando passano i mesi e i peggiori scandali – vedi caso Palamara -
sembrano scivolare via come l’acqua sul vetro.
I recenti fatti di cronaca hanno piuttosto riproposto ancora una
volta la necessità della separazione delle carriere tra magistratura inquirente
e giudicante, così come l’uso (e l’abuso) dei pentiti di mafia, sottolineato
discrepanze clamorose.
I giudici sono essere umani e possono sempre sbagliare, però
devono avere il coraggio di ammetterlo visto l’Italia è però il paese più
condannato d’Europa dalla Corte dei Diritti dell’ Uomo di Strasburgo per
malagiustizia, con numeri che fanno rabbrividire.
Per avere una prima idea di quanti siano gli errori giudiziari in
Italia vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione
sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Ebbene, dal 1991 al 31
dicembre 2020, i casi accertati e documentati sono
stati 29.659: in media, poco più di 988 l’anno (parliamo
solo di quei casi conclusisi con un indennizzo all’imputato). Il tutto per una
spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e
propri: 869 MILIONI di euro, circa 29 milioni l’anno, eppure ufficialmente
i giudici non sbagliano mai.
Pensate: dal 010 al 2021 nonostante questi indennizzi sono
state depositate solo 544 cause formali per responsabilità civile dei
magistrati e su 129 sentenze emesse finora (le altre 415 cause sono a prendere
polvere) ci sono state solo 8 (otto!) condanne, tra l’altro senza pubblicizzare
i nomi dei magistrati “colpevoli”.
E’ lecito affermare che la “Casta” assolve soprattutto sé
stessa?
Quello che più mi indigna è che passano gli anni e nulla cambia:
tempi infiniti per decidere qualcosa su pentiti, prescrizione, divisione delle
carriere, riforma del CSM. Chiacchiere e chiacchiere, ma alla fine non cambia
mai niente. Per esempio un paio di anni fa è stato sancito il principio che chi
subisce un processo penale – magari con pre-reclusione - e ne viene assolto ha
diritto ad un rimborso per le spese legali sostenute, visto che evidentemente
l’incriminazione non aveva coperture di prove.
Furono stanziati 8 milioni per gli indennizzi che sembrano tanti
ma – udite udite – visto che gli assolti solo l’anno scorso sono stati 126.000
in un solo anno ne verrebbe un rimborso di 63 euro per procedimento, somma
infinitesimale rispetto alle spese sostenute dagli imputati per i propri
avvocati.
Al tempo di questa “storica legge” il M5S e nello specifico il
ministro Buonafede parlò di “grande svolta di civiltà”: la svolta si è chiusa
nel solito vicolo cieco.
I Radicali e Salvini propongono ora una serie di referendum per
cambiare la Giustizia italiana e non c’è dubbio che se il Parlamento continuerà
imperterrito nel suo immobilismo spetterà ai cittadini esprimere per lo meno il
proprio dissenso, anche se già in passato referendum con risultati chiarissimi
sono rimasti lettera morta.
Ricordate? Era il 1987, i Radicali promossero un referendum sulla
RC dei magistrati che raccolse l’80% di “si”, ma i numeri - 35 anni dopo - li
avete appena letti: in tutto alla fine solo 8 condanne!
Non mi illudo quindi che cambi qualcosa, anche perché i vertici
dello Stato in argomento sembrano immobili paracarri, a cominciare dall’
illustre Presidente della Repubblica che settimanalmente enuncia scontati
proclami, ma non sembra intervenire mai per incidere nel concreto: il caso
Palamara-CSM-Procure valga per tutti. Sconfortante.
PROBLEMI DI CONTE (CONTE CHI ?)
C’è il Conte (Antonio) che vince lo scudetto e poi emigra per
questione di milioni, poi c’è anche il Conte (Giuseppe, detto Giusepi) già
premier ed “Avvocato del popolo” che affonda nei flutti e non se lo fila
nessuno.
Da Palazzo Chigi a essere (forse) leader del malandato M5S ne
corre, anche perché non si riesce ancora a capire se Conte (Giuseppe) sia
stato o meno ufficializzato leader, complice una serie di sfighe che lo
tallonano da vicino.
Prima i guai giudiziari del figlio dell’“Illuminato”, poi la mega-rissa
contro Rousseau sui nomi degli iscritti, poi le scissioni varie ed i sondaggi
impietosi: Conte (Giuseppe) dove sei? Lui, poverino, corre: deve tenersi buoni
gli scissionisti, calmare i gruppi parlamentari, vedersela con Crimi (perché in
fondo c’è ancora lui ufficialmente a comandare) ma soprattutto deve inventare
(inventarsi) una linea di condotta visto che i grillini la cambiano due volte
la settimana ed è duro stare dietro alle dichiarazioni, scuse, giravolte di Di
Maio & associati.
Avvocato Giusepi, ma perché non torni a fare il professore?
VACCINI E PROCLAMI
Qualcuno mi critica perché insisto sulla questione vaccini ma – a
parte il doveroso e pubblico ringraziamento per chi si sta impegnando nella
campagna – non sopporto la demagogia e in argomento se ne sta facendo ancora
troppa.
Per esempio la quota di 500.000 vaccini al giorno, promessa per
aprile e toccata solo per 2 giorni a fine mese, nel mese di maggio appena
finito è stata raggiunta solo 15 volte su 31 giorni di calendario, così come non
decolla la vaccinazione aziendale. Quello che è successo nella nostra ASL è
emblematico.
Come albergatori del Lago Maggiore avevamo richiesto già ad inizio
aprile di poter vaccinare (a nostre spese!) i dipendenti degli hotel per
promuovere le nostre strutture anche all’estero come “Covid free”.
Nonostante l’impegno di Federalberghi e il pagamento in data 3
maggio del dovuto (32 euro a testa) dopo una lunga attesa ed il faticoso
decollo delle procedure, quando già i 389 dipendenti registrati avevano ricevuto
gli SMS di convocazione tutto è saltato perché la Regione Piemonte ha
comunicato che dal ministero era giunto uno “stop”: mancavano i vaccini
disponibili.
E allora tutti servizi giornalistici, le promesse, le
dichiarazioni sulle vaccinazioni ”aziendali” ? Semplicemente “effetto
annuncio”, condito con aria fritta, quella che non pesa sullo stomaco.
ISTAT BENEDETTA (E IMMORTALE)
Un mio caro amico di Verbania, Piero T. , ha ricevuto un
minaccioso quanto voluminoso plico dall' ISTAT.
Si affrettasse a rispondere - ordina l'Istituto - all'allegato
questionario per verificare se per colpa del Covid avesse perso il lavoro e
cosa intenderebbe fare nel futuro prossimo venturo per recuperarlo. Roba
complicata, da compilare e spedire subito pena una lunga serie di poco
piacevoli conseguenze.
Perplesso e in difficoltà con le risposte, Piero si è rivolto a me
perchè gli dessi una mano e quindi non incorrere nelle prescritte sanzioni.
Tutto bene, salvo un particolare: Piero è nato - come da
codice fiscale stampato bene in vista all'inizio della lunga missiva -
nell'ormai lontano 1938 (XXVI° E.F.), ha mancato per un pelo il servizio nei
balilla, ma (avendo ormai da tempo superato gli 83 anni), difficilmente
potrebbe aver perso il lavoro causa Covid e tantomeno riuscirà ora a
recuperarlo.
Visto che l'ISTAT nell'invio dei plichi, debitamente notificati,
non nota neppure questo particolare ho qualche dubbio sulla effettiva
operatività e concretezza del nostro celebrato Istituto di statistica.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 817 del 28 maggio 2021 di
MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it) info,
contatti e numeri arretrati: marco.zacchera@libero.it Sommario: MOTTARONE: TRISTEZZA, VERGOGNA,
INDIGNAZIONE - I CENTO GIORNI DI DRAGHI – ERRORI DEL CENTRODESTRA – LETTA ROBIN
HOOD TRISTEZZA,
VERGOGNA, INDIGNAZIONE Tutti noi
che viviamo e siamo cresciuti nelle cittadine
intorno al Lago Maggiore stiamo vivendo con
disperazione e sconcerto quanto avvenuto domenica con lo schianto della funivia
Stresa-Mottarone. Era una
giornata bellissima, limpida e piena di sole, la prima di libertà dopo il
Covid: impensabile che sia finita con questa tragedia e appare incredibile la
serie di responsabilità che sembra l’abbiano causata. Un dolore
profondo per le vittime, l’incredulità, la vergogna - quasi - per non essere
stati in grado di evitarla con la intima consapevolezza del
dolore provocato e delle conseguenze sul turismo locale, ma - prima
di tutto - questa partecipazione profonda e vera, piena di tristezza, per un
evento che ha travolto tutti, un dolore che non passa. Due soli
punti d’orgoglio: la tempestività nei soccorsi con l’evidente preparazione di
chi è intervenuto subito per salvare almeno il piccolo Eitan e la celerità e lo
scrupolo delle indagini, con un grazie doveroso quindi per i tanti
volontari impegnati e alle Forze dell’ordine, oltre a chi sta indagando con
estrema serietà. E’ troppo
poco, lo comprendiamo tutti, ma è un punto fermo sul quale almeno raccogliersi
per ripartire. Quel
punto sul Mottarone che domenica era pieno di elicotteri l’ho davanti agli
occhi da sempre, tutti i giorni: adesso è diventato un pensiero fisso, ma una
vista che non è e non sarà mai più come prima. I
CENTO GIORNI DI DRAGHI Sono ormai
passati i famosi "cento giorni" dall'avvio del governo Draghi ed è
giusto fare finalmente un primo bilancio. Il 50,6%
degli italiani - stando ai media - approva l'operato del governo, anche se la
stima del premier appare maggiore e proprio questa sensazione è un primo
punto di partenza. Personalmente
apprezzo Draghi: dimostra di essere persona di valore, di avere capacità di
sintesi e mediazione e - soprattutto - non dà una impressione narcisistica di
spasmodica ricerca dell'auto-promozione come era diventata una caratteristica
ormai insopportabile dell'ex premier Conte. Draghi è
sobrio, si è auto-cancellato l’emolumento, parla il meno possibile dando
l'impressione che parlerebbe anche di meno tenendo un profilo schivo, come
tutti i banchieri di razza che non vogliono mai apparire, ma stando davanti ai
numeri sanno lavorare in profondità. A Draghi era
stato chiesto di muoversi su due priorità: vaccinazioni e preparazione del
Recovery Plan per avere i soldi europei. Sul primo
punto ha il merito di aver stroncato il malaffare che spadroneggiava dietro ad
Arcuri (su cui sarebbe opportuno ulteriormente approfondire) e con la scelta
"tecnica" del generale Figliuolo ha fatto ripartire una campagna
vaccinale che appariva scoordinata. Una realtà di
numeri meno brillante di come hanno annunciato troppe fanfare, ma non è colpa
di Draghi se l'Europa si è persa in contratti-capestro e connivenze evidenti
con i big dei farmaci. Proprio verso
l'Europa Draghi dimostra di avere esperienza e credibilità: mentre si appanna
la stella della Merkel in via di pensionamento è proprio Draghi a crescere in
visibilità nella UE tanto da ottenere per lo meno attenzione per i guai
italiani, ben ricordando di avere alle spalle una credibilità-paese prossima
allo zero. Al netto
delle sirene non disinteressate l'Italia si è così presentata con Recovery Plan
più coerente e serio di prima ed attende con ansia i primi spiccioli, anche se
tra il dire e il fare (ovvero di saper poi attuare i progetti) ne passa. Draghi appare
impermeabile alle polemiche, usa buon senso, tira diritto anche perché si
ritrova con una maggioranza numericamente enorme ma divisa all’interno. Godendo di
buona stampa - avendo coinvolto quasi tutti nel coro - alla fine il punto
debole di Draghi è proprio la sua maggioranza, un caleidoscopio che sta insieme
per necessità e non per convinzione, barcamenandosi su molti temi dove tutti
vogliono avere la propria visibilità mettendo le dita negli occhi al vicino. Fino ad oggi,
comunque, sono state rose e fiori: finita la luna di miele le difficoltà
cominciano adesso. Vengono e
verranno al pettine infatti tutti i nodi rimandati da Conte, nascosti da Renzi,
dimenticati da Letta e aggravati da una pandemia che ha fermato quasi tutto. Ci
sono infinite materie per litigare in maggioranza: il blocco dei licenziamenti,
un’economia che non “tira” e va fatta ripartire, una situazione sociale
difficile, mance demagogiche diventate perpetue come i vari redditi di
cittadinanza, l’Alitalia da far ri-decollare (?), gli sbarchi che crescono e –
soprattutto – la cabina di regia da far funzionare in chiave europea dove le
pressioni, le lobby, le istanze categoriali saranno fortissime. Alla fine ad
oggi per Draghi ne esce una pagella del primo trimestre con sostanziali
sufficienze, qualche "buono" in materie orali, ma con la necessità di
un giudizio più approfondito quando cominceranno ad arrivare i soldi di
Bruxelles da mettere veramente a frutto. Sullo sfondo
i nuvoloni neri che crescono in una maggioranza pronta a sgambettarsi a vicenda
e dove i troppi galli nel pollaio rischiano di rallentare il lavoro generale. CENTRODESTRA:
GLI SBAGLI NON PAGANO Niente da
fare, nel centro-destra ci sono tipi testardi e per scegliere i candidati si
continua a sbagliare nei tempi e nei metodi. Neppure un pò
di umiltà nel capire che qualche volta bisogna imparare anche dagli
avversari e - anzichè calare dall'alto candidature più o meno credibili -
bisognerebbe soprattutto ascoltare di più cosa ne pensano davvero iscritti ed
elettori. Alludo al solito
metodo (perdente) di scegliere candidati - soprattutto quelli a sindaco –
perdendo mesi ai tavoli di vertice senza procedere ad iniziative tipo le
"primarie" ovvero proponendo alcuni mesi prima mdi ogni elezione
delle rose di candidati fra cui far scegliere “dal basso” gli sfidanti,
persone che sappiano rappresentare meglio chi poi li voterà. Un buon
chirurgo, un imprenditore di successo o un giornalista TV non possono
inventarsi sindaco il giorno dopo se non hanno una certa esperienza
amministrativa e questo soprattutto nei grandi comuni dove la conoscenza
dell'apparato e dei problemi è un aspetto essenziale non fosse che per non
farsi massacrare dall’apparato. Eppure, dopo
mesi di chiacchiere, siamo ancora qui a discutere di nomi più o meno credibili
per Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna senza che gli elettori abbiano mai
potuto esprimersi. Lo faranno
ovviamente il giorno delle elezioni e non è un caso se – puntualmente-
alla fine anche una parte di elettori di centro-destra, al di là delle proprie
opinioni politiche, sceglie e sceglierà, come quasi sempre, altri
candidati. Temo finirà
0-5, un disastro. I parenti sono avvertiti. IMPOSTA
DI SUCCESSIONE: ARRIVA ROBIN HOOD Non mi
scandalizzo per la proposta del segretario del PD Enrico Letta di tassare di
più le successioni, ma piuttosto sono molto scettico sui suoi risultati. Per
cominciare credo che ben pochi lascino in successione oltre 5 milioni di
patrimonio ai propri cari, anche perchè si presuppone che chi è ricco sappia
tutelarsi e ci sono mille modi (legali) per evitare questo tributo. Oltretutto
Letta ha parlato dell’1% di interessati (ovvero 60.000 italiani) ma pare che le
denunce over 5 milioni siano solo 800 e più che il valore del patrimonio (per
esempio in caso di immobili) andrebbe allora piuttosto considerato il reddito. Mi fa
sorridere invece la demagogica proposta di destinare i soldi raccolti per
destinare 10.000 euro a ciascun diciottenne. Premesso che circa 500.000
diciottenni per 10mila euro a testa farebbero circa 5 MILIARDI (!) e che quindi
Letta ha sparato a salve senza neppure fare i conti perché premiare proprio i
diciottenni e non chi ha un anno in più e soprattutto darli in dote a tutti, lo
si meriti o meno? Forse sarebbe
meglio destinare comunque più fondi ai giovani che vogliono iniziare una
attività o a ridurre le tasse universitarie con crediti di studio: i regali
"generalisti" diventano spesso frutti avvelenati. A meno che
Letta ai dettagli non ci abbia neppure pensato, preso dalla assoluta necessità
di lanciare slogan alla Robin Hood “per togliere ai ricchi” e quindi fare
scalpore, nella fregola di declamare (finalmente) "qualcosa di
sinistra"...
BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 816 del
21 maggio 2021 di MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it) info, contatti e numeri arretrati: marco.zacchera@libero.it Sommario: HAMAS VS
ISRAELE – COVID: ECCO LE RESPONSABILITA’ DELL’OMS -
FIGLIUOLO, FIGLIUOLO… - IMMIGRAZIONE TRA IPOCRISIE E (IR)RESPONSABILITA’
– ALLINEATI, ZITTI E COPERTI – CIAO MARCO Chissà se i lettori de IL PUNTO si siano resi conto di quanto le
mie piccole note spesso “anticipano” le questioni dei giorni successivi e
relative polemiche. Per me è una piccola soddisfazione, scoprendo di avere a volte un
briciolo più di esperienza e logica rispetto a certi personaggi che in TV vanno
per la maggiore… CONTINUO A STARE CON ISRAELE Ho ricevuto parecchi commenti ma anche insulti per aver scritto la
settimana scorsa il pezzo “Io
sto con Israele”, ma devo dire che me lo aspettavo perché non
c’è nulla di più dividente che la politica medio-orientale. Tra missili e rappresaglie, in questi giorni si è riletto un
tragico e scontato libro già scritto più volte, ma mi ha colpito come pochi
abbiano preso in considerazione le responsabilità politiche mondiali che stanno
dietro agli scontri. Non c’è dubbio che l’opinione pubblica sia perplessa e critica
quando Israele colpisce dei civili, ma senza capire (e forse sapere) che quelle
migliaia di missili sparati da Gaza sono pur stati venduti - o offerti - da
qualcuno, che i contro-missili di “Iron Dome” colpiscono esattamente i
punti partenza in modo automatico e che quindi quei razzi sono VOLUTAMENTE
sparati da scuole ed asili per sfruttare poi politicamente quei morti
innocenti. Certo che anche Israele ha delle responsabilità, così come la
tensione è utile per creare e sciogliere alleanze politiche interne israeliane,
ma è la strategia che sta dietro agli scontri che va politicamente denunciata. Grazie alla crisi Abu
Mazen ha potuto rinviare le elezioni (che probabilmente avrebbe
perso) e l'Iran
– grande fornitore delle armi ad Hamas
- si è rimesso in gioco rompendo l’isolamento in cui lo aveva messo il
bieco Trump. Questo anche perché tutti i “buonisti” del mondo chiedono
“pace-pace” ma spesso non ammettono né chiedono il contestuale riconoscimento
di Israele, primo passo per trattare davvero una pace possibile. Se qualcuno ha comunque voglia di documentarsi un pò si legga intanto lo Statuto di Hamas
(per esempio su www.cesnur.org ) e liberamente ne tragga le
sue conclusioni. LEGGETELO SUL SERIO, PERO’, PERCHE’ LA REALTA’ A VOLTE
SUPERA TRAGICAMENTE LA FANTASIA e - leggendolo - capirete molte cose, magari
riflettendo che siamo nel 2021, non nel medioevo. Sarà mai possibile la pace se (art. 11) ” Il
Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro
deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al
giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di
essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re
o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione,
né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di
disporre o di cedere anche un singolo piccolo pezzo di essa, perché la
Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno
del giudizio (…) Questa è la regola nella legge islamica (shari’a), e la stessa
regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la
forza, perché al tempo della conquista i musulmani l’hanno consacrata per tutte
le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio…” Oppure (articolo 13) “Le iniziative di pace, le
cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il
problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di
Resistenza Islamico (…) Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il
jihad (“la guerra santa”). OMS, TRA POLITICA E AMARE VERITA’ E’ uscito nei giorni scorsi un libro: “Il pesce piccolo, una
storia di virus e di segreti” edito da Feltrinelli e scritto da Francesco Zambon,
veneziano, già funzionario per 13 anni della Organizzazione Mondiale della
Sanità fino alle sue (imposte) dimissioni dall’ OMS nel marzo di quest’anno. Una denuncia serrata – ed oggetto di indagine da parte di diverse
Procure, che mi auguro vadano fino in fondo – sui clamorosi “buchi” della
sanità italiana con le precise responsabilità del ministro Speranza e del suo
staff per quanto riguarda i piani di contrasto alle pandemie con un piano
nazionale fermo al 2006. Il libro apre però una nuova luce – decisamente inquietante –
soprattutto sull’OMS, che da organismo ONU per aiutare la salute di tutti si è
trasformato in un carrozzone politico che porta delle pesantissime
responsabilità per la pandemia di Covid che sta squassando il mondo. Nonostante le censure a livello mondiale emergono però sempre più
chiaramente le responsabilità morali, sanitarie e “politiche” dell’OMS e
dei suoi dirigenti a cominciare da quelle del direttore, Tedros Adhanom Ghebreyesus,
già problematico ministro della salute in Etiopia dal 2005 al 2012. Un paese, l’Etiopia, che – cosa sconosciuta ai più – è diventato
uno dei più strutturati avamposti cinesi in Africa e che politicamente,
economicamente e militarmente dipende ormai da Pechino rappresentandone
gli interessi in tutto il continente e specialmente nel Corno d’Africa. Nel libro di Zambon emergono le strategie di Pechino nel controllo
del mondo e come vengano stroncati quei paesi che la Cina non vuole ammettere
neppure che esistano come Taiwan, dove però il Covid è stato contenuto e vinto
con minime perdite umane. Una realtà molto interessante, un sistema medico e di tracciamento
all’ avanguardia, ma che per Pechino è solo (da 70 anni) “una provincia
ribelle”. Succube e silenzioso, l’intero consesso mondiale è sembrato
docilmente inchinarsi a Pechino senza considerare che il “Modello Taipei”
avrebbe potuto forse far risparmiare milioni di morti e sicuramente che Taiwan
ha comunque lanciato l’allarme COVID ben prima che le autorità di Pechino (e
l’OMS) ne ammettesse perfino l’esistenza. Ad oggi solo per motivi politici Taiwan non è neppure
ammessa nell’OMS e guai a quei paesi che ne chiedono il riconoscimento
almeno sostanziale, se non formale. Una vera omertà che è proseguita quando l’anno scorso una
risoluzione dell’Assemblea mondiale della salute ha affidato a tredici
personalità internazionali il compito di indagare su perché il coronavirus
fosse dilagato nei Paesi Oms in maniera così devastante. I tredici hanno rapportato che le più grandi responsabilità
ricadono proprio sull’Oms. «Viviamo nel ventunesimo secolo, ma ci siamo
comportati come nel Medioevo», ha denunciato la co-presidente della commissione
d’inchiesta, l’ex premier neozelandese Helen
Clark, così come l’altra guida del gruppo dei tredici, l’ex
presidentessa liberiana Ellen
Johnson Sirleaf , premio Nobel per la Pace nel 2011. Report clamorosi ma poco diffusi, anche perché la decisione di Donald Trump di
schierarsi apertamente contro l’OMS denunciandone le inefficienze ha avuto come
conseguenza una sua preconcetta difesa d’ufficio da parte di tutti gli
“anti-Trump” del mondo, italiani compresi, e in questo senso va anche la
recente decisione di Biden
di rimettere gli USA alla testa dei paesi “donatori” dell’OMS. Alla fine la politica ha contato e conta tuttora più del buonsenso
e della trasparenza: a pensarci è veramente una assurda, ipocrita follia. FIGLIUOLO, FIGLIUOLO… Curiose alcune dichiarazioni del generalissimo Francesco Figliuolo nel
suo quotidiano tour tra le regioni, ovvero che le vacanze degli italiani
andranno programmate sulla base delle rispettive date vaccinali. Se lavorasse nel turismo non la penserebbe così e intanto gli si
potrebbe far osservare che quota 500.000 di dosi giornaliere sono tuttora una
chimera, che il sito del ministero è in tilt da alcuni giorni e le tanto
strombazzate “vaccinazioni in azienda” sono ferme al punto di partenza perché
mancano i vaccini, nonostante migliaia di annunci. Aprire poi le prenotazioni alle classi sempre più giovani è
un’ottima cosa, ma i tempi si allungano e restano in coda milioni di
“prenotati” che continuano ad aspettare. La realtà è infatti diversa e più slow rispetto agli annunci, così
come il governo sembra ignorare che – ad oggi – un turista straniero che
volesse venire in Italia al rientro nel suo paese d’origine deve mostrare un
test “molecolare” di negatività, anche se è già vaccinato. Ovvio che la gran parte dei turisti stranieri stia a casa propria
o scelga altre nazioni turisticamente concorrenti all’Italia e che si
auto-dichiarano “Covid Free” in area mediterranea. IPOCRISIE E RESPONSABILITA’ "L'Ue è solidale con Ceuta e la Spagna. Abbiamo bisogno di
soluzioni europee comuni per gestire le migrazioni. Possiamo raggiungere questo
obiettivo se raggiungiamo un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione", ha
scritto su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen,
con riferimento alla ondata di irregolari marocchini verso Ceuta, enclave
spagnola in Africa. Sublime ipocrisia: dall’inizio dell’anno in Sicilia sono arrivati
più di 14.000 immigrati irregolari, l’Europa non se li fila per nulla, l’Italia
deve arrangiarsi e a far sbarcare clandestini in Sicilia sono navi ONG di altre
nazioni europee. Con chi se la prende Madame Ursula, se è lei stessa la
responsabile della cecità e del menefreghismo dell’UE ? Da tedesca a tedesca chissà se poi si sarà congratulata con la
capitana Carola Rackete,
benedetta dalla procura di Agrigento con il solito “non luogo a procedere” pur
avendo speronato una motovedetta della Guardia di Finanza entrando
clandestinamente in porto a Lampedusa, eroina di mille battaglie. “Grazie Carola per aver messo il tuo corpo in questa battaglia di
civiltà’ “ ha dichiarato Roberto
Saviano…addirittura! Francamente siamo all’apologia. Voi comunque evitate di investire "per motivi umanitari"
una pattuglia della GdF o dei Carabinieri perchè temo NON sareste coperti da
impunità "politicamente corretta". ALLINEATI E COPERTI Certo il premier Draghi - peraltro per molti versi capace ed
apprezzabile, come per aver rinunciato allo stipendio da primo ministro -
non può lamentarsi di non essere ben coperto dai media. "Draghi: è scudo anticrisi, 5 miliardi per il lavoro",
"Sostegni bis, fondi per le famiglie e i comuni" "Sanità:
potenziate le strutture con 600 psicologi", "Sgravi per chi
assume, sussidi agli stagionali!", "Discoteche e sale giochi:
arrivano risorse ad hoc", "Reddito di emergenza per quattro
mesi in più"… Sono solo i titoli di apertura di un normale numero de LA STAMPA
di Torino (nel caso quello di mercoledì 18 maggio) giornale – come quasi tutti
– che nei suoi titoli e commenti è LEGGERMENTE filo-governativo. Mi sa che certi atteggiamenti iper-plaudenti della stampa italiana
soprattutto alla “sinistra di governo” siano a volte molto simili a quelli
tenuti 85 anni fa nei confronti del capo del governo del tempo e predecessore
di Mario Draghi, tale cav. Benito Mussolini. CIAO MARCO Cinque anni fa - corre il tempo! - ci lasciava Marco Pannella. Non ho condiviso diverse delle sue battaglia mentre ne ho
appoggiate altre, ma sicuramente il tempo conferma come sia stata una persona
di spessore, coerente con le sue idee, un gigante rispetto a troppi nanetti che
si vedono in giro. Un personaggio che ha lasciato una traccia, un ricordo, una
testimonianza di vita e di non violenza alla cui memoria tutti portano e
devono rispetto
Un saluto e buona settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA IL
PUNTO n. 815
del 14 maggio 2021 di MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it) info, contatti e numeri
arretrati: marco.zacchera@libero.it Sommario: IO STO
CON ISRAELE – GIUSTIZIA MALATA - CENTRO-DESTRA: GUAI IN VISTA? –
SBARCHI, SIAMO DA CAPO – I NUMERI DI FIGLIUOLO - CINQUE PER MILLE IO STO CON ISRAELE Non c’era nessuna ragione seria (risibile
quella dello sfratto di alcuni inquilini arabi, peraltro sospeso dalla Corte
di giustizia israeliana) per far ricominciare gli scontri a
Gerusalemme, mentre non è casuale che contemporaneamente siano stati lanciati
da Gaza centinaia di missili su Israele da case civili, quasi a volere
provocare la scontata rappresaglia. Certamente si dovrebbe lavorare tutti per
portare avanti il concetto del “due popoli, due stati”, ma è altrettanto
certo che con i razzi, volutamente, si distrugge ogni possibile intesa. Io sto quindi con Israele, senza se e senza
ma, e mi spiace che l’Italia e l’ Europa non abbiano il coraggio di prendere
una posizione chiara e non pilatesca. Salgono però immediate le critiche per le
sanguinose rappresaglie israeliane, senza considerare che Israele è sotto
attacco ed è l’unica democrazia del Medio Oriente: forse l’ Occidente
dovrebbe ogni tanto ricordarselo meglio. Motivi veri della nuova crisi? Per esempio
che serviva una scusa ad Abu
Mazen per rinviare ancora una volta le elezioni, con Hamas che vuole invece
confermare la sua potenza militare rispetto alla direzione politica
palestinese mentre l’Iran
punta a vanificare i nuovi rapporti pacifici costruiti da Trump nell’area
mediorientale. Intanto – piaccia o meno ai democratici
nostrani ed esteri – Joe
Biden, per ora, si dimostra molto debole, insicuro ed
incerto. GIUSTIZIA: TROPPI SILENZI Ci sono notizie importanti che i TG non
trattano e vengono relegate nelle pagine interne così il grande pubblico non
le capisce e forse neppure le immagina. Quanti sono interessati al fatto che il
Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), formalmente presieduto
dal Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella (vice presidente “operativo” Davide Ermini - già
parlamentare PD - a suo volta succeduto a Giovanni Legnini, altro esponente
PD) NON poteva nominare Michele
Prestipino procuratore di Roma ed ha tenuto una condotta del
tutto censurabile facendo scelte illegittime? Lo ha stabilito in settimana il
Consiglio di Stato confermando dunque la sentenza del Tar del Lazio. Si suole dire nell’ambiente giudiziario che
questa nomina vale “due ministeri” per l’enorme potere che il capo della
procura di Roma può avere su migliaia di processi, sulla politica, sulle
indagini, sulle intercettazioni conseguenti, sulle pressioni che ruotano
intorno a questo posto-chiave, il più importante incarico per un magistrato
in tutta Italia… Eppure la notizia non se l’è filata quasi nessuno. Conseguenti enormi sulla gestione della
Magistratura, ma tutto in un ovattato silenzio: non bisogna mai disturbare i
manovratori?! E’ la domanda che tutti gli italiani dovrebbero porre ai
giudici, ma anche - o soprattutto - al presidente Mattarella. CENTRO- DESTRA: GUAI IN VISTA ? Elettoralmente - e nei sondaggi - la scelta è
stata sicuramente vincente: con Matteo
Salvini
al governo e la Meloni
all’opposizione si coltivano due elettorati teoricamente opposti e diversi,
ma insieme agli altri partner minori – come è diventata Forza Italia e il
drappello di movimenti centristi – significa che il centro-destra ha
teoricamente i numeri per governare il paese. Teoricamente, perché quando c’è da scendere
candidati per gestire insieme il territorio sono dolori, così come non sarà
facile costruire una coalizione di governo quando, prima o poi, si andrà pur
a votare. La tattica vince, ma la strategia non c’è (o
almeno non la si vede) e i nodi vengono al pettine – per esempio – giù per
scegliere i prossimi candidati a sindaco con il rischio di rinnovare uno 0 a
4 tra Roma, Milano, Torino e Napoli. Solo Albertini
a Milano – che avrebbe rinunciato proprio per questa reciproca freddezza –
poteva avere i numeri per giocarsela quasi alla pari con il favoritissimo
Sala, baciato perennemente in fronte anche dai media e sempre graziato dai
giudici. A Roma è tuttora notte fonda (che ci azzecca Bertolaso?) così
come a Torino, dove il candidato unitario più probabile si chiama Paolo Damilano e - se
già l’assonanza fa sorridere - il problema è che i voti intercettabili
sembrano insufficienti per andare oltre il ballottaggio. A Napoli Catello Maresca –
candidato in pectore – nei sondaggi non va oltre il 30%. Bene i leader insomma per la propria
visibilità, ma dietro non escono nomi travolgenti. Poi c’è Roma, dove bisognerebbe immaginare un
colpo di teatro magari con una proposta-choc, ovvero un appoggio “tecnico” a Carlo Calenda, tenuto
conto che nei sondaggi quasi la metà del campione è ancora incerto.
Sembrerebbe a prima vista una bestemmia, ma – posto che a destra un nome
vincente non c’è - aprirebbe un’ulteriore frattura a sinistra con un
candidato che parte già da un suo 10%. Certamente Giorgia Meloni avrebbe questa volta ottime possibilità se si candidasse a sindaco, ma rischierebbe di bruciarsi viste le condizioni politico-amministrative della Capitale per la quale più che un sindaco servirebbe forse un “Governatore” di nomina regia, capace di imporsi in un |