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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA

IL PUNTO
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IL PUNTO   n. 971 del 11 ottobre   2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: In troppi continuiamo a non capire come il mondo continui imperterrito a correre verso il disastro perché nessuno vuol riconoscere anche i diritti degli altri. E’ angosciante vedere la violenza, i morti, le distruzioni, ma soprattutto le immagini in TV di chi inneggia all’odio e alla guerra. Il 7 ottobre è stato l’anniversario del criminale attacco terroristico contro Israele con circa 1200 morti e 250 ostaggi, ma in questo anno sono morte poi oltre 40.000 persone per la reazione israeliana. Molti di loro saranno pur stati terroristi, ma tantissime sono state le vittime innocenti come – secondo Al Jazeera – ben 16.183 bambini. I loro famigliari odieranno per sempre Israele e si perpetuerà così un conflitto dove tutti hanno torti e ragioni, ma che si risolve solo avendo il coraggio di fermarsiea mediare. Ci siamo assuefatti alla violenza e questa è una cosa terribile: basta!

 

In Italia quando arriva l’autunno si apre intanto la stagione della “finanziaria” che concluderà il suo cammino a fine d’anno con il consueto voto di fiducia. Saranno stati nel frattempo scritti migliaia di articoli, saranno nate, cresciute e si saranno spente  tante polemiche e voci incontrollate, si farà al solito un passo avanti e mezzo indietro, si cercherà più o meno di accontentare tutti con il solito copione in cui chi comanda sosterrà di aver salvato il paese mentre chi è pro-tempore all’opposizione sosterrà che tutto è sbagliato.  Poco furbo (ma almeno trasparente) comunque il ministro Giorgetti che ha parlato di “sacrifici” (quelli che devono sempre fare solo…gli altri) tirandosi addosso una quantità di critiche, eppure è la verità.

Segue qualche nota sulla Meloni, le proteste di piazza, le ipocrisie e fregature energetiche, mentre un ricordo affettuoso va soprattutto a Sammy Basso che ci ha lasciati, esempio di come si possa vivere in serenità pur afflitti da un male incurabile.  

 

IL MONDO DI GIORGIA

Tengono banco le frasi di Giorgia Meloni che sembra non poterne più di una parte del “suo” mondo che non ha ancora capito che stare al governo significa serietà, discrezione e soprattutto capacità. Esasperata da troppi commenti, voci e pettegolezzi ha mandato un altolà: “piantatela!” La mia impressione è che leader sia davvero due spanne sopra molti dei suoi compagni d’avventura che ancora non si rendono conto che senza di lei non sarebbero al loro posto. Purtroppo dietro la premier c’è spesso il vuoto e lo stesso partito di FdI appare spesso insufficiente nel suo complesso a reggere le responsabilità cui è chiamato. Ancora una volta manca la “gavetta”, l’impegno disinteressato, lo spirito di sacrificio che è anche - a volte – saper restare zitti e spegnere le polemiche anziché alimentarli con i sussurri. Non basta la “quantità” dei voti, per governare serve soprattutto la “qualità” dei governanti che troppo spesso manca in tutta la politica italiana. Per questo qualche repulisti – anche al governo – sarebbe utile prima che diventi indispensabile.  Forza, Giorgia…

 

DISTRUGGO, QUINDI ESISTO

Tutte le persone di buon senso credo che abbiano subito simpatizzato per Israele e le sue vittime – compresi gli ostaggi – dopo l’infame attacco di un anno fa, ma in modo altrettanto generale tutti capiscono che è ora di ragionare, di fermarsi, di mediare una tregua per non coinvolgere altri milioni di civili in una situazione che deve garantire la sicurezza di Israele, ma anche le popolazioni vicine. Ciò premesso era facile prevedere che le manifestazioni “pro Palestina” almeno in Italia sarebbero degenerate in scontri violenti con la polizia che pur ha tenuto un atteggiamento “morbido”. Ma i violenti non ragionano, non sono interessati alle vere motivazioni di una protesta, vogliono solo creare disordini. Sabato scorso a Roma si è comunque sfiorato anche l’assurdo: sono infatti scese in piazza contro Israele anche le associazioni gay, femministe di ogni ordine e grado e attivisti dei diritti Lgbtq+ che francamente poco c’entravano con la guerra in medio oriente anche perché in quale altro paese medio-orientale se non proprio SOLO in Israele vengono difesi i diritti di queste minoranze? Non certo nelle nazioni arabe dove l’omosessualità è ufficialmente bandita o in quei molti stati musulmani dove se si è colti in flagrante si rischia anche la pena di morte.

 

CIAO SAMMY !

E’ morto a 28 anni Sammy Basso. Soffriva di progeria, una rara sindrome di invecchiamento precoce a causa della quale - pur giovanissimo - sembrava già un vecchio. Grazie alle conquiste della ricerca ha vissuto molto più a lungo della media delle persone colpite da questa malattia e nella sua vita –  è apparso molte volte in TV – ha dimostrato sempre di essere una persona colta, preparata, spiritosa, piena di vita. La progeria infatti non colpisce il cervello e Sammy nonostante il suo handicap si era laureato in scienze naturali a Padova dimostrando una intelligenza vivace e tanta auto-ironia sul proprio stato deforme. E’ stato un esempio visibile di come lo spirito vale ben più del fisico e la sua testimonianza resterà preziosa per tante persone che soffrono per le proprie condizioni. Un testimone di vita, una persona davvero simpatica e preziosa. Ciao, Sammy!

 

FREGATURE ENERGETICHE

Complice anche la crisi di approvvigionamento del gas russo (la Russia resta comunque la più importante fornitrice italiana di gas nonostante le sanzioni) negli ultimi anni c’è stato un boom della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, solare ed eolico, teoricamente a costo zero. Ciò ha portato ad una forte riduzione dei prezzi dell’energia in Europa salvo che in Italia che vede così aumentare sempre di più la “forbice” dei prezzi energetici rispetto ai concorrenti europei. Questo perché il costo dell’energia che troviamo in bolletta non è legato ai prezzi “veri” di mercato, ma a quelli del gas. Incredibile ma vero, eppure sembra che nessuno protesti per questa assurdità antieconomica e soprattutto illogica soprattutto in quelle ore (diurne) dove la produzione di energia elettrica di fonte solare è ottimale. Se però producete energia solare e ne cedete alla rete, il surplus ve lo pagano praticamente nulla. Ecco un bel tema sul quale la politica dovrebbe svegliarsi, a vera tutela del cittadino-consumatore collegato ad un altro, ovvero il “diesel verde” che potrebbero usare tutte le auto diesel Euro 6 inquinando molto meno. Perché non viene incentivato anche con un prezzo più conveniente e magari una riduzione del carico fiscale? Un modo concreto per ridurre la dipendenza dal fossile.

Intanto con una lunga lettera i concessionari di tutta Europa di Stellantis chiedono alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di spostare in avanti – almeno al 2027 – la data fissata per il 2025 per l’entrata in vigore della riduzione dei limiti sulle emissioni auto (che dall’anno prossimo è previsto che scendano a 95 gCO2/km). Gli obiettivi fissati, scrivono i concessionari, non sono raggiungibili nelle condizioni attuali dei mercati che hanno visto a settembre un crollo del 43,9% delle vendite di veicoli elettrici. “Si assiste - scrivono nella missiva i concessionari di AbarthAlfa RomeoCitroenDsFiatLancia, JeepOpel e Peugeot - a una forte riluttanza da parte dei clienti ad acquistare vetture elettriche poiché i prezzi sono estremamente alti e le performance non sono competitive”. Ma possibile che per le assurde concessioni politiche ai “green” e per la demagogia della Commissione UE mondo non si possa applicare un po' di buonsenso (e ridurre la nostra dipendenza dalla Cina) ?

 

NEONAZISTI NELL’ANIMA

Giorgia Meloni ha rimesso spontaneamente la querela contro Luciano Canfora. Il filologo barese di 82 anni era imputato di diffamazione aggravata nei suoi confronti per averla pubblicamente definita «neonazista nell’animo». Canfora era stato rinviato a giudizio dal GUP di Bari e il processo doveva cominciare il 7 ottobre, ma non si farà. Chissà se Canfora avrà, almeno privatamente, chiesto scusa.

 

RUSSIA: SIAMO DAVVERO NEMICI?

C’è una polemica in corso perché in diverse città italiane sono apparsi dei manifesti con due mani strette in segno di amicizia e la scritta “La Russia NON è nostra nemica”. Polemiche su chi ci sia dietro (pare alcuni dirigenti del M5S) ma non ne capisco il motivo. Possiamo (dobbiamo!) criticare l’invasione dell’Ucraina, ma questo non fa della Russia e del suo popolo una nazione “nemica”! Piuttosto bisogna ancora una volta sottolineare che mentre tutti vogliono (almeno a parole) la pace in Israele nessuno insiste per cercarla in Ucraina

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato a settembre vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione. Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                               MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO  n. 970 del 4 ottobre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Le cronache sono piene di morte e distruzioni, di attacchi e rappresaglie, di crudeltà che monopolizzano le notizie. Penso a chi è rimasto senza casa o ha perso tutto, a tanta gente disperata  che sopravvive con meno di un euro al giorno mentre i miliardi se ne vanno in armi, missili e bombe. Credo che un bambino coinvolto negli scontri soffre ed odierà gli avversari per tutta la sua vita perpetuando così l’odio reciproco, la volontà di reagire, la disperazione.  Alla fine con la violenza e la guerra non vince mai nessuno, soprattutto se l’odio resta instillato per sempre: ne vale la pena?

Tutte le altre news mi sembrano sciocchezze, comunque propongo qualche riflessione sul voto in Austria e sul problema migranti, mentre il dibattitto tra i candidati alla vice-presidenza USA (vinto dal repubblicano Vance) conferma che c’è una potenziale futura alternativa repubblicana a Trump e, in prospettiva, questo è un fatto importante.

 

QUANDO VINCONO I “CATTIVI”

Anche il voto per il nuovo parlamento austriaco ha confermato quella che è ormai una conclamata realtà: il 30% circa dell’elettorato europeo vota per la destra, più o meno estrema a seconda dei vari paesi europei.

Possiamo etichettare questa scelta come neonazista, populista, razzista, fascista, anti-europeista e con tutti gli “ista” voluti, ma si gira sempre intorno allo stesso problema: siamo in democrazia, ma contro queste forze deve continuare l’ostracismo perché fa comodo alla sinistra, con il PPE che ci corre dietro pur di mantenere il potere.

Il risultato è che la destra europea continua a crescere anche perchè quasi mai viene messa alla prova e chiamata a “sporcarsi le mani” con le responsabilità di governo misurandosi sui problemi concreti, così la volta successiva sale ancora di più.

Eppure l’esempio italiano è calzante: dopo due anni perfino a Bruxelles hanno capito che la Meloni non è poi così neofascista come era stata dipinta e che in definitiva ha solo una declinazione diversa su alcuni temi rispetto all’alleanza PPE-sinistra che comanda in Europa. Perfino Macron in Francia ora è obbligato ad un governo controllato dal Rassemblement National, ma si ha paura di dirlo.

Un motivo della vittoria elettorale del FPO austriaco (divenuto primo partito come Fratelli d’Italia e il Rassemblement National in Francia) spinto dal giovane leader Herbert Kickl è di essersi presentato con un profilo più moderato e proprio il potersi dipingere come alternativa credibile alle maggioranze uscenti gli ha fatto guadagnare voti.

D'altronde è spesso proprio l’informazione a inventarsi i mostri per mantenere il clima di caccia alle streghe: leggere che con il voto in condotta riproposto da Valditara “L’Italia riporta la legge di Mussolini” (come ha scritto l’importante quotidiano tedesco Bild) è  davvero una sciocchezza, ma come possono saperlo i lettori tedeschi?

Certo ci sono poi i siparietti nazionali come quello italiano con Tajani che parla di “rigurgito nazista” in Austria e con Salvini che gli augura una migliore digestione, ma sono chiacchiere che non risolvono il nocciolo del problema.

Se a una parte consistente degli europei non vanno giù le politiche ambientaliste, quelle economiche della BCE, l’immigrazione incontrollata e tanti altri temi controversi mal gestiti dalla UE come possono in democrazia esprimere il proprio dissenso se non votando per chi non le approva?

Tra l’altro è anche serio chiedersi se sia legittimo continuare con l’ostracismo pur di allontanare i “cattivi” da ogni forma di rappresentanza. Per esempio il gruppo “Patrioti per l’Europa” (Lega, RN di Bardella,  gli ungheresi del Fidesz e altri, terzo gruppo con 84 deputati all’Europarlamento) ha depositato un ricorso ufficiale alla Corte di Giustizia dell’Ue proprio contro il Parlamento europeo che li ha esclusi da tutte le cariche nelle commissioni e nelle vicepresidenze (sono quattordici, distribuite in modo proporzionale in base ai risultati elettorali e devono essere rappresentate anche le opposizioni), oltre all’ ulteriore “ovvia” esclusione dei tedeschi dell’ AfD che sono considerati ancora più a destra. Sarebbe questa la democrazia dei progressisti?

E’ ancora vincente la politica del presidente del Ppe Manfred Weber che ha ribadito ancora di recente che «non ci sarà nessuna collaborazione con l’estrema destra, perché per noi come cristiano-democratici e come Ppe, i criteri fondamentali per la cooperazione sono l’essere a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto»?

Di sicuro non la pensa così l’eurodeputato del Ppe Oliver Schenk, che è stato capo della Sassonia dal 2017 al 2024 (ora è entrato al Parlamento europeo), che ha replicato: «In Sassonia abbiamo applicato il Brandmauer (“muro di contenimento”) e questo ha reso l’AfD ancora più popolare perché la gente sente che non sono parte del sistema democratico, mentre lo sono. Il risultato nella mia regione non ha avuto molto successo (l’AfD ha superato il mese scorso il 30%) e accusare questo partito di essere fascista li ha resi ancora più forti».

Troppo facile dare insomma sempre del “fascista” agli avversari e sviare il confronto: la verità è che tanti elettori europei (finalmente) non ci credono più e chi sta al centro dovrebbe chiedersi se condivide o meno molti dei valori della sinistra per governarci ancora insieme; se la risposta è  “no”, dov’è la coerenza?

 

Approfondimento: A PROPOSITO DI IMMIGRAZIONE

Mentre a Palermo si processa Salvini in chiave tutta “politica”, il governo Meloni ha approvato lo schema di un decreto-legge sui flussi migratori molto interessante e che, al netto delle scontate polemiche, va secondo me nella direzione giusta.

Troppe volte parlando di migranti si parla infatti sulla base di “sensazioni” e raramente su dati statistici reali.  Cominciamo con il ricordare che stando ai dati ufficiali, al 30 settembre di quest’anno erano arrivati in Italia dal “fronte sud” (ovvero via mare) 49.788 persone contro le 134.230 dell’anno scorso e – sempre per lo stesso periodo – le 72.036 del 2022.

Significa che c’è stato un forte raffreddamento dei flussi legato alle politiche governative per restringere l’azione delle ONG nel Mediterraneo, anche se questi dati non tengono conto però del flusso dal “fronte est” ovvero di persone che arrivano ora attraverso la penisola balcanica. 

Colpisce il fenomeno dei minori non accompagnati che nel 2022 furono 14.044, salendo a 18.820 l’anno scorso mentre sono stati 5.542  fino a metà settembre di quest’anno, ricordando però che sono minori auto-dichiaratisi tali, ma che spesso sono persone over 18, un trucco per garantirsi la permanenza dopo lo sbarco.

Interessante notare come stia fortemente diminuendo l’immigrazione dall’Africa mentre è l’Asia il continente che spinge più migranti verso le nostre coste, in testa i 9.940 dal Bangladesh e gli 8.822 siriani. Sono di solito persone che in gran parte arrivano in Egitto e Tunisia via aerea e poi tentano la traversata grazie ad un vero e proprio commercio (ovviamente illegale) e catena di sfruttamento “all inclusive”. Seguono poi i tunisini (6.594) gli egiziani (oltre 3.000) che sono invece accompagnati direttamente sulle coste per la traversata.

Un altro capitolo poco sottolineato è la profonda differenza tra gli stessi immigrati e il loro grado di osservanza delle leggi. Scrivevo qualche tempo fa come su 140.000 filippini presenti in Italia solo 50 risultavano detenuti mentre su 426.000 marocchini ben 2.905 erano detenuti, ovvero in proporzione 21 volte di più. Sarà un caso ma i primi sono tradizionalmente cattolici, gli altri no e questo non è “razzismo”, ma solo la realtà. E’ solo un esempio per sottolineare come per integrarsi meglio e più velocemente conta molto la società di provenienza, la lingua e la religione di appartenenza, il contatto più o meno già consolidato con la realtà europea. 

Davanti a questo fenomeno ci si chiede perché l’Europa – oltre che sorvegliare le frontiere, adottare politiche di integrazione ecc. – non stipuli più stretti rapporti con alcuni specifici paesi per “filtrare” all’origine le partenze, soprattutto perché la gran parte dei migranti non riesce altrimenti a svolgere in Europa le mansioni o le professioni per cui ha studiato o che svolgeva in patria.

Se, ad esempio, il settore dell’assistenza è in crisi per l’insufficienza di infermieri o badanti è anche vero che molto spesso non vengono riconosciuti i titoli di studio di chi emigra soprattutto se l’immigrazione è stata irregolare. E’ assurdo usare come lavapiatti un ingegnere nigeriano o umiliare una infermiera ospedaliera con 20 anni di esperienza solo perché non riesce a validare in Italia i suoi titoli di studio.

Affrontare queste problematiche imporrebbe un approccio più pragmatico perché l’immigrazione legale in Europa è una necessità, gestibile non solo con i “decreti flussi” ma proprio andando a scegliere anche competenze e professionalità.

Anziché pensare al solo recupero in mare – che è l’ultimo e spesso drammatico anello della catena – sarebbe infinitamente più logico scremare all’origine i richiedenti asilo e gli immigrati economici, eppure questo discorso che non riesce a decollare.

E’ invece spesso perfino impossibile (se non si paga una “mancia”) avvicinarsi ad una nostra rappresentanza diplomatica, provare per credere, così come mi sono sempre chiesto perché, ad esempio, le Conferenze Episcopali africane non operino in sinergia con la CEI per preparare all’emigrazione chi vuole giocare la carta europea.

Trasformare l’immigrazione in risorsa è una necessità per l’Europa ma nello stesso tempo bisogna impedire gli abusi, i traffici di carne umana.

 

P.S. E’ sempre interessante leggere le statistiche effettive del Ministero dell’Interno perché le “sensazioni” giornalistiche spesso sono fuorviati e ben diverse dalla realtà. Per esempio anche quest’anno i femminicidi sono fortunatamente in diminuzione (da 95 a 81 fino al 30 settembre) come in generale gli omicidi In Italia, passati da 268 a 228. Quanti lo sanno, ascoltando solo cronache che morbosamente - e pur di fare audience – ci sguazzano sopra?  

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione,  Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                   MARCO  ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 969 del 27 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Mentre l’ONU sforna purtroppo solo chiacchere inutili i conflitti dilagano ovunque, come il nostro cinismo pur davanti alla sofferenza di milioni di innocenti. E’ una totale follia, ma mi sembra che l’unico a ripeterlo – inascoltato - sia Papa Francesco.

 

IL FALLIMENTO DELL’ ONU

Mai come quest’anno l’affollato show dell’Assemblea Generale dell’ONU sta confermando a New York che - a dispetto dei politici-attori che si contendono il red carpet e il microfono sotto gli obiettivi delle TV – il grande ed elegante “mondo blu” del Palazzo di Vetro non è stato in grado di partorire nemmeno un topolino.

Neppure uno degli scontri in atto nel mondo vede infatti l’ONU attore principale di mediazione o almeno compartecipe alle iniziative per il ripristino della pace: in Libano i razzi si incrociano sulla testa dei nostri soldati del contingente UNIIFIL che sostanzialmente non toccano palla, in Ucraina le forze ONU non sono nemmeno nominate, in Myanmar ci si ammazza a volontà con l’ONU totalmente assente, ma che non è neppure capace di dire la parola “fine” anche alle troppe crisi politiche locali.

Nessuno tiene più il conto delle miriadi di “risoluzioni” man mano approvate (e non parliamo poi di quelle respinte con diritto di veto) dall’Assemblea Generale o dal Consiglio di Sicurezza tanto che i dittatori o i colonnelli di turno continuano indisturbati a violare i principi fondamentali della “Carta” senza neppure più preoccuparsi di salvare la faccia. 

L’Onu (che peraltro è travolto dai debiti dei paesi inadempienti, che non riescono o non vogliono perfino pagare le quote annuali) è veramente in crisi e non va meglio con le sue Agenzie di vario ordine e grado che dovrebbero alleviare le sofferenze dei civili ma – dove ci riescono – portano a  risultati costi-benefici davvero inquietanti anche perché alle spalle dello “show” è nata, cresciuta e si è ben radicata una ressa di delegazioni, funzionari, ambasciatori e mantenuti vari che pesano come macigni sulle casse comuni, ma molto spesso senza dare concreti risultati.

Il vernissage dell’Assemblea plenaria è comunque da anni un “must” per i potenti della terra (salvo quelli inseguiti da mandati di cattura internazionali, non si sa mai) che arrivano, parlano per i pochi minuti loro assegnati nel disinteresse generale, salutano e se ne vanno rigorosamente senza neppure ascoltare quello che hanno da dire gli oratori successivi. Alle spalle dei leader stuoli di portaborse, diplomatici, assistenti, parlamentari che approfittano di fine settembre per qualche giorno di shopping a New York.

Resta davvero poco dello spirito originario dell’ONU, il valore almeno morale delle sue decisioni ha perso d’importanza anche per i “grandi” non vogliono cambiare neppure i regolamenti e si mantengono stretto il loro diritto di veto per bloccarsi a vicenda andando spesso contro la logica e soprattutto la giustizia per i propri interessi.

D'altronde i quasi 200 paesi partecipanti sono tutti equiparati tra loro e teoricamente San Marino e le Isole Barbados contano come gli USA al momento del voto: principio di equità e democrazia, ma che si inceppa poi al momento di concretizzare qualcosa.

Anche la Meloni è venuta, ha parlato (in buon inglese, un bel passo avanti rispetto a troppi premier italiani alla Renzi che neppure lo spiccicavano o si facevano ridere dietro per il loro accento) ha ricevuto un premio dalle mani di Elon Musk e se ne è tornata a Roma sull’aereo di stato. Biden ha invece salutato tutti con commozione: comunque andrà il 5 novembre, per lui era l’ultima sua uscita internazionale ed appare già come l’ombra di sé stesso.  Umanamente colpisce, ma pensare che fino a due mesi fa era lui il candidato democratico resta davvero sconcertante.

 

VENEZUELA: IL MONDO E’ DISTRATTO

Il “presidente” Maduro ha brillantemente perso le elezioni in Venezuela non superando il 32% dei voti, ma nel disinteresse concreto del mondo ha messo galera gli oppositori, fatto sparare sui dimostranti, costretto all’esilio chi non la pensa come lui e governa come prima. Addirittura la sua Corte Suprema (quella che ha certificato il risultato elettorale ignorando i colossali brogli) ha chiesto l’arresto del presidente argentino Miei per le sue “provocazioni”. Dopo una prima fiammata di interesse il Venezuela non fa più notizia, ma possibile che il mondo non riesca ad imporre neppure il rispetto di un voto? Forse perché Maduro è un dittatore di sinistra, amico dell’Iran e di Cuba?

 

ALL’ARMI, ALL’ARMI, ALL’ARMI SIAM EUROPEISTI!

Visto l’ok dell’Europarlamento per l’uso delle armi occidentali ed europee sul suolo russo, quello che continuo a non capire è perché si sostenga come si deve assolutamente lavorare per la pace in Medio Oriente e invece neppure si sfiori questo tema per la guerra in Ucraina, anzi si sostenga una escalation delle operazioni belliche.

I civili arabi, israeliani, ucraini e russi che soffrono la guerra per me sono tutti uguali. Sostenere che si salveranno vite umane e che favorirà la soluzione del conflitto una escalation militare “per costringere la Russia alla pace” è per me incomprensibile, eppure l’ Europarlamento ha votato una risoluzione in cui “Deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina e invita gli Stati a rispettare l’impegno di consegnare un milione di munizioni accelerando la consegna di armi e sistemi di difesa aerea compresi i missili Taurus”. Poiché “le consegne insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di vanificare gli sforzi finora compiuti». Ricordando più avanti che bisogna “Revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo». Quanti italiani siano informati di queste cose  e quali siano gli obiettivi militari “legittimi” od illegittimi lo lascio spiegare a chi ne sa più di me, osservo piuttosto che di auspicare la pace non ne è rimasta neppure una parola, neanche solo per lavarsi la bocca o la coscienza, mentre la Von der Leyner ha annunciato il versamento di nuovi 35 miliardi di euro in prestito all’Ucraina (con quale rendicontazione?) ovvero il doppio della manovra finanziaria italiana 2024.

Biden ieri gli ha concesso altri 8 miliardi aggiuntivi di armamenti compresi proiettili di più lunga gittata ma “non per sparare sulla Russia, ma da sparare più da lontano” che è una ipocrisia totale. Sia chiaro che Putin si comporta ed è condannabile allo stesso modo, ma è l’escalation ad essere folle perché se poi Putin – che continua ad avere le responsabilità dell’invasione, ma parliamo ormai di 30 mesi fa - sottolinea che di questo passo si corre veloci verso una guerra nucleare non prendetelo per folle o irresponsabile, perché mi sembra che gliene si forniscano tutti gli alibi possibili.

Denunciare queste follie non si tratta di “pacifismo” ma si sano realismo: se si continua a giocare al rialzo è comunque impossibile piegare la Russia che con i suoi alleati ha riserve sterminate esattamente come l’Occidente e quindi significa voler scientemente percorrere un percorso che non porta ad alcuna soluzione. Condivido la posizione dell’Italia che chiede comunque più prudenza ad autorizzare attacchi sul suolo russo.

Ma, al di là di chi fa affaroni producendo e vendendo armamenti, la strada stretta e faticosa di una trattativa è comunque l’unica percorribile e si impone un immediato “cessate il fuoco” umanitario, in Ucraina come in Libano e a Gaza.

Tutto ciò premesso, la “mappa” dei voti favorevoli e contrari al parlamento europeo per armare ulteriormente Zelensky è stata variegata e contrapposta, ha spaccato verticalmente le delegazioni nazionali e i singoli gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione. Il PD ha conquistato l’oscar della contraddizione con voti favorevoli, contrari ed astenuti di propri deputati sia nel voto dell’articolo 8 (quello delle armi) che sul voto finale, oltre all’on.le PD Annunziata (l’ex conduttrice RAI) che per la seconda volta (l’altra volta fu a luglio) ha annunciato di aver sbagliato a votare (??!!). Fatele un corso accellerato!!

Alleanze e convergenze anche curiose, per esempio ha votato favorevolmente all’armamento anche la “capitana” onorevole Carola Rackete, già campionessa ”umanitaria” nella raccolta migranti in Mediterraneo ed eroina delle sinistre nostrane.

 

Ma come la pensano almeno gli italiani in argomento? “Termometro politico” ha diffuso l’esito di un sondaggio raccolto la settimana scorsa secondo il quale solo per il 27% del campione l’invio di armi “è doveroso, ma ne inviamo meno di quanto potremmo e dovremmo consentire agli ucraini di usarle anche per obiettivi in Russia” mentre un 22,2% afferma di essere a favore dell’invio di armi “ma è giusto limitare il loro utilizzo al solo territorio ucraino, per evitare escalation”.

Il 28,3% afferma che inviare armi sia stato “un grave errore fin dall’inizio, che ha contribuito alla continuazione della guerra e alla crescita delle vittime” mentre il 20,4% del campione sostiene che “anche se può essere stato comprensibile all’inizio della guerra oggi non lo è più, l’Ucraina non può vincere, dobbiamo premere per un cessate il fuoco”. Solo il 2,1% (molto meno del solito) non ha voluto rispondere.

Insomma, andando a fare la somma delle risposte tra chi in teoria sarebbe stato contrario alla deliberazione dell’Europarlamento si arriverebbe al 73%.

Sono solo sondaggi, ma in democrazia dovrebbe contare in qualche modo anche l’opinione degli elettori…

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Lì si vive (meglio, si fa la fame) con 1 EURO AL GIORNO, capite perchè mi indigno vedendo tutte queste spese per gli armamenti? Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione, in parte ripresa anche su IL SUSSIDIARIO (un quotidiano online che vi invito a seguire perché mi sembra molto ben fatto). Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                                               MARCO  ZACCHERA



IL PUNTO  n. 968 del 20 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Ai Lettori

Con questo numero IL PUNTO riprende la sua diffusione settimanale – di norma il venerdì – cercando di dare qualche spunto di riflessione a volte controcorrente.

Non vi nascondo che sono molto preoccupato per l’andamento del mondo ad iniziare dalle prossime elezioni in USA dove è davvero necessario scegliere “Il male minore” – come ha giustamente sottolineato Papa Francesco – tra due candidati che mi paiono del tutto insufficienti rispetto al loro prossimo ruolo. Se penso alle carneficine in atto in Ucraina e in Medio Oriente che non si riescono (e vogliono) fermare e che coinvolgono anche troppi innocenti mi riempio di dubbi anche sul ruolo della NATO.  

Soprattutto penso all’Europa, spesso troppo ossequiosa alle strategie USA, che si stia avviando sulla strada dell’autolesionismo demagogico senza accorgersi che rischia di uscirne sconfitta e stritolata. Sorrido pensando che però il 61% degli italiani “condivide il Piano Draghi” per il suo rilancio che è di 450 pagine (e che credo non abbia letto nessuno), ma tanto vale la “buona stampa” che - per esempio - si guarda bene poi dal criticare la BCE che si muove all’opposto di quello che sostiene Draghi o a sottolineare la mancanza di strategia della UE verso la Russia.

In Italia la Meloni prosegue complessivamente con buoni risultati (compresa la nomina in UE di Fitto, l’appoggio avuto del nuovo premier inglese, un’Italia che si dimostra stabile in Europa e un’economia che si tiene a galla) ma ha intorno a sé alcune figure discutibili e spero abbia sempre più coraggio nel prendere posizioni più nette nei confronti di Bruxelles perché solo così ne guadagnerà alla fine in credibilità e chiarezza.

La vicenda Salvini processato a Palermo è intanto più che demenziale, ma una volta di più non si ha il coraggio di affrontare alla radice il problema non tanto bloccando gli sbarchi quanto riducendoli alla partenza.

 

Scusatemi infine se a volte scrivo troppo a lungo, ma credo si debbano un po' approfondire i vari problemi, non possono bastare gli slogan o i pregiudizi. Resto sempre disponibile a rispondere a chi mi scrive poi direttamente e ringrazio – perché è una gratificazione personale – i lettori che mi seguono e mi mandano altri indirizzi di loro amici o conoscenti che possano essere interessati a ricevere IL PUNTO.

 

POVERO MONDO

Ho ascoltato il deludente dibattito tra la Harris e Trump e ne sono rimasto amaramente deluso. Speravo infatti di vedere e sentire - ma soprattutto capire - l’opinione del futuro vice-capo del mondo (il capo vero e indiscusso è ormai il cinese Xi, che non si pone neppure il problema delle elezioni) ma su argomenti ben più importanti, seri, di drammatica attualità.

Nulla, ed è per questo che ne sono rimasto anche più preoccupato.

L’immigrazione, per esempio, è una grande problematica mondiale e non si può liquidarla con una battuta, così come dimostrare di non avere neppure un’idea di come chiudere il conflitto in Ucraina.

Ma possibile che Trump non abbia capito che poteva incalzare molto di più la rivale sulle assurdità dei suoi voltafaccia, di una che – per esempio - fino all’altro ieri voleva la corsa verso il “green” ed ora accetta di riaprire le miniere di carbone in Pennsylvania pur di non perdere i voti in quello Stato?

E’ incredibile che negli USA non si siano trovate due persone più preparate ed adatte per guidare il paese (quasi) più importante del mondo. Eppure la scelta si è ridotta tra una che è stata promossa in prima fila per mancanza di alternative e rimanere un giocattolo nelle mani altrui (o forse proprio per questo) mentre dall’altra parte c’è un vecchio esaltato che urla slogan e poco di più.

Il confronto è stato un disastro generale tra battute puerili, polemiche inutili e con intorno media – quasi tutti pro-Harris - che colgono solo una parola per strumentalizzare un intero discorso (vedi la sciocchezza dei gatti dell’Ohio), ma si guardano bene dal sottolineare la superficialità di entrambi i candidati.

Pensavo che Trump avrebbe sfruttato meglio l’occasione del dibattito che lo ha reso credibile solo in chiusura, quando ha giustamente accusato la rivale di non aver fatto in questi anni nulla di quello che solo ora promette.

Per contro non ho capito dove sia il “nuovo” della Harris a parte i soliti messaggi un po' scontati e molto demagogici, cari a chi non ha molto altro da dire.

Un’ America che comunque - per quanto la conosco - è ben diversa da entrambi i due personaggi, anche se sicuramente guarda sempre di più al proprio ombelico che voler pensare ai problemi del mondo. Ma i leader non possono non pensarci ed era proprio dal confronto diretto che doveva uscire la singola opinione di ciascuno.

La Harris – per esempio – è d’accordo o meno di permettere all’Ucraina di lanciare missili a lungo raggio sulla Russia, pur con l’ipocrisia che siano NATO ma non americani? Come uscirebbe dal conflitto (ammesso che ne voglia uscire) al di là delle buone intenzioni? Per contro, ma è mai possibile che Trump non l’abbia incalzata chiedendogli se c’era un punto, anche uno solo, in cui non fosse d’accordo con il suo attuale principale? Macché, in un mondo con problemi economici, ambientali e sociali devastanti l’unico scontro diretto tra i due candidati alla Casa Bianca è stato semplicemente squallido. Mentre per la seconda volta un matto voleva attentare a Trump resto convinto che se i repubblicani avessero proposto un altro candidato avrebbero vinto il 5 novembre a mani basse e il mondo di domani sarebbe stato molto diverso, ma non necessariamente peggiore, da come è invece gestito oggi – non si sa bene da chi – nello studio ovale della Casa Bianca.

 

SOLITA STORIA: POLITICA VS. MAGISTRATI (E VICEVERSA)

Suvvia, non si dica che il PM di Palermo chiedendo 6 anni di reclusione per Salvini per “sequestro di persona” non abbia finalità politiche perché sarebbe una barzelletta. Salvini per una vicenda analoga è stato assolto a Catania, nel 1997 ai tempi di Prodi il “blocco navale” non sollevò nessuna remora dei giudici, il leader della Lega al tempo faceva comunque parte del governo Conte (premier però non indagato) e ci riferiamo ai tempi in cui la “capitana Rackete” (padron, dell’onorevole Carola Rackete perché nel frattempo l’hanno pure eletta al parlamento europeo) che aveva violato ogni tipo di legge e perfino si era volutamente scontrata con una motovedetta della Finanza, ma ne è uscita con l’alloro della martire e nessuna condanna. Due pesi e due misure, che peraltro fanno comodo anche a Salvini che così ha un utile elemento di visibilità. Fanno sorridere che i commenti governativi sulla vicenda siano giudicati “indebita ingerenza” dall’Associazione di Lor Signori Magistrati quando sono i primi Loro, molto spesso, ad invadere il campo della politica “interpretando” le norme di legge e non applicandole, vedi lo “svuotamento” dei centri d’accoglienza, giudicati (da alcuni di loro) illegittimi, qualcuno ricorderà il caso Apostolico. 

Nulla di nuovo, ma - per favore – meno reciproca ipocrisia!

 

TOTI E IL TOPOLINO

E così, alla fine, la mega-inchiesta della Procura di Genova con anni di lavoro degli inquirenti e decine di migliaia di intercettazioni (quanto è costata?), proseguita con gli arresti domiciliari “sine die” di Toti fino ad ottenere le sue dimissioni da governatore della Liguria si conclude con un patteggiamento, la caduta dei reati di corruzione e l’ammissione che erano legittimi gli atti di Toti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni. È caduta soprattutto l'accusa di corruzione, l'ipotesi iniziale portata avanti in un'indagine durata 4 anni. Certo, se Toti si considerava innocente doveva andare a processo, ma tra quanti anni sarebbe finito il suo incubo giudiziario e chi lo avrebbe mai risarcito se alla fine fosse risultato innocente? Anche perché intanto non avrebbe potuto più candidarsi. Mi resta un dubbio: se gli altri imputati hanno affermato di aver dato contributi un po' a tutti ( candidati PD compresi) perché solo Toti è stato perseguito?

 

PICCOLA PROPOSTA

Zelesky chiede missili balistici ad USA e  NATO per colpire le basi in Russia, l’UE si dice “preoccupata” perché Putin recupera missili dall’Iran per lanciarli sull’Ucraina. Apprezzando il rifiuto italiano a questa nuova potenziale escalation mi chiedo perché la NATO e soprattutto l’Europa non propongano a Putin di NON concedere i missili all’Ucraina in cambio di un impegno russo a NON acquistare quelli iraniani e a circoscrivere ad una certa distanza dai confini il raggio massimo di azione dei missili e droni esistenti. Il tutto magari concordando un primo “cessate il fuoco” per provare a cominciare a discutere.

Offrire anche possibilità di pace, insomma, non solo fornire altre armi di guerra.

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione, in parte ripresa anche su IL SUSSIDIARIO (un quotidiano online che vi invito a seguire perché mi sembra molto ben fatto). Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                              MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO - ESTATE

n. 967 del 6 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Il controllo dell’informazione e di ciascuno di noi è fondamentale per chi gestisce il potere economico e politico ai vertici del mondo. In Italia c’è una disinformazione generale su molte questioni, mentre negli USA la Harris è già acclamata vincitrice creando orgasmi alla premiata ditta Schlein & C. (e media fiancheggiatori), ma forse è presto per festeggiare. Sul piano interno credo che il fatto più significativo sia la ricongiunzione del centro sinistra nel “campo largo”: attenta la destra che rischia di lasciarci le penne, perché in passato chi riesce ad unirsi vince e chi litiga perde. Intanto, a proposito di immigrati…

 

LA PRESIDENTE DELLA GIOIA

Se fossi americano voterei repubblicano, ma Trump non mi piace né come candidato né come persona. Spero che vinca per la mediocrità dell’avversaria e alla faccia di quasi tutti i media italiani diventati lecca-lecca della Harris senza rendersi conto che è una mediocre banderuola che ha cambiato le sue opinioni di fondo solo per ragioni elettorali.

Considerata fino a poche settimane fa impreparata e un totale fallimento politico improvvisamente è diventata una superstar e viene definita “La presidente della gioia”.

Ma possibile che il capo del mondo debba essere scelto da una lobby che in pochi giorni cambia candidato, compra i mass-media, trasforma le cose e può riconfigurare le elezioni con una disinvoltura che nulla ha di democratico?

La lobby democratica degli Obama, dei Clinton e dell’ottuagenaria Pelosi avevano bisogno di avere una possibilità di vittoria e soprattutto di continuare a gestire il potere per procura, così come è stato con lo spento Biden in questi anni.

Bisognava rassicurare l’industria degli armamenti, per esempio, ma anche quella delle commesse garantite, dell’incalcolabile stuolo di faccendieri (ufficialmente “lobbisti”) che avevano ed hanno un assoluto bisogno di continuità per non essere sopraffatti dalla nuova ondata dello spoils system se vincessero Trump ed i repubblicani. Naturalmente meglio sorvolare sul fatto che la coppia Harris/Walz è la scelta più politicamente a sinistra degli ultimi decenni, ma che improvvisamente adesso viene riconfigurata quasi a destra con un programma opposto pur di riconquistare voti bianchi di centro.

Eppure è stata acclamata alla convention democratica all’unanimità da delegati che erano stati eletti per incoronare Biden, un presidente che in 40 giorni è passato dall’essere il candidato-unico a un candidato-sepolto. I media si sono subito schierati in massa (soprattutto all’estero) coprendo di lodi la scelta del gotha democratico. Non una sola voce dissenziente alla candidatura (roba da congresso del Partito Comunista Cinese), nessuna voce critica, nessuna protesta.

Quelle, semmai, stavano fuori la sala protestando per Gaza e cento altri questioni, ma sono state tenute bene alla larga dal palacongressi, silenziate dai media e da robusti cordoni di poliziotti.

A ripensarci è comunque davvero strano: non si volevano tafferugli che disturbassero l’immagine e la festa democratica ed infatti di scontri non ce ne sono stati, evitando un pericoloso avvicinamento al palazzo della Convention da parte degli stessi dimostranti. Com’è mai stato possibile allora che il 6 gennaio del 2021 un numero molto meno numeroso di variopinti ed annunciati contestatori pro-Trump abbiano potuto violare addirittura il Campidoglio di Washington, sguarnito di ogni difesa? Evidentemente anche quella era una volontà politica per strumentalizzare gli eventi, come infatti è avvenuto.

Eppure molte altre cose sono rimaste fuori dalla Convention democratica. Il mondo, per esempio.

Nessuno che abbia chiarito – e tantomeno la Harris, anche nelle più recenti interviste alla CNN dove non ha convinto nonostante “giocasse in casa”  – che cosa si vorrà fare nel mondo oltre che chiedere la pace a Gaza (ma non a Kiev, chissà perché)). Nessuno ha indicato un programma, una rotta. Nessuno ha citato il Venezuela, l’Afghanistan, l’Iran, la Georgia, Taiwan. Perfino l’Ucraina è rimasta del tutto fuori dal dibattito e nessuno ha spiegato che cosa abbia in mente in merito a questo sanguinoso e costoso conflitto la candidata-presidente. Un silenzio speranzoso per l’industria degli armamenti che preme per continuare le forniture, ma certo non è stato un silenzio casuale, come tanti altri temi scottanti sono rimasti ben lontani dall’United Center.

Eppure l’abbandono precipitoso dell’Afghanistan (dimenticato e taciuto) era stata una pagina nera di Biden, così come le incursioni finanziarie “di famiglia” in Ucraina prima del conflitto…Tutte cose dimenticate e sopite, soprattutto da non ricordare agli elettori.

Meglio promettere piuttosto interventi sociali per trilioni di dollari (e pochi si sono chiesti fino a quando si potrà aumentare a dismisura il deficit federale) oltre – ovviamente - alla chiamata alle armi degli elettori contro il criminale e pericoloso Trump, genio del male, e che comunque è anche lui pieno di contraddizioni e sicuramente poco limpido.

Nessuno ha citato il problema immigrazione (ed è forse stato uno sbaglio perché insieme ai temi economici è questo il vero problema oggi percepito dagli americani e sul tema la Harris, espressamente delegata da Biden, era stata fallimentare), così come la decolonizzazione industriale. Tutto si è così indirizzato – ma questo era ovvio – solo verso la criminalizzazione di Trump che se insulta va in prima pagina come diffamatore, ma se è insultato non se lo fila nessuno.  Kamala Harris sarà quindi “La presidente della gioia” e speriamo sia davvero così perché Obama si prese il Nobel per la pace prima ancora di iniziare il suo mandato e poi esordì bombardando la Siria, Biden è intervenuto o fuggito in mezzo mondo, mentre il povero Trump (pensateci, ma è proprio così) era stato l’unico a non iniziare nuovi conflitti.

In Italia comunque i media hanno già sposato ed incoronato la Harris come  progressista vincitrice, negli USA lo vedremo, forse è meglio aspettare il 5 novembre.

 

Approfondimento: IL GRANDE FRATELLO

Nei paesi democratici si scontrano due necessità: da una parte la libertà di informazione e di comunicazione personale e dall’altra l’abuso che si può fare di questa riservatezza.

Controllare i propri cittadini “a fin di bene” (ma poi di fatto condizionarli e spiarli) è d'altronde, da sempre, la spesso taciuta volontà di ogni autorità.

Il confine tra queste due opposte situazioni è spesso una linea sottile, incerta, non codificata viste anche le quotidiane novità informatiche. 

La notizia dell’arresto di Durov  – fondatore di Telegram – di passaggio in aereo a Parigi ha lasciato  perplessi perché le autorità francesi per arrestarlo hanno esteso personalmente a lui le responsabilità di tutti i crimini che possono essere stati commessi utilizzando questo canale criptato di comunicazioni, una tesi che appare un po' forzata.

Certamente Telegram può dare fastidio – e molto – a tutti i regimi per i quali può risultare una minaccia. Non è un segreto che quelli autoritari lo vedano con preoccupazione, e d'altronde proprio Durov è stato un fiero oppositore di Putin con  le autorità russe che sembra non riescano ancora ad intercettare, per esempio, le comunicazioni fra dissidenti.

Durov è quindi un eroe o un criminale? Sicuramente ci sono molte similitudini con il caso Assange, incarcerato e condannato per aver diffuso in nome della libertà di espressione dati e segreti militari USA dai quali la Casa Bianca (e i loro alleati) ne uscivano con una pessima immagine, ma che in fondo erano appunto scottanti “verità” che per questo non si volevano diffondere. 

Contemporaneamente all’arresto di Durov Mark Zuckenberg, il potente e ricco papà di Facebook, abbia ammesso ufficialmente e per iscritto al Congresso USA di aver volutamente censurato i social media (compresi Facebook e Instagram) cancellando circa 20 MILIONI di post negli anni scorsi su pressante richiesta dell’Amministrazione Biden-Harris. C’è chi pensa che Zuckenberg abbia voluto mettere le mani avanti in previsione di un’indagine penale, oppure che voglia in qualche maniera segnalare a Trump una scelta di campo in suo favore.

Di sicuro anche negli USA – che si vantava di essere un paese dove prima di tutto viene la libertà degli individui – anche la stampa e i social sono sempre più manipolati.

Nessuno riesce così più a capire cosa effettivamente succeda in molte parti del mondo e le conseguenze di alcune scelte di vertice, come le polemiche legate ai vaccini e agli enormi interessi economici che si stavano e ci stanno dietro.

In Italia di tutto questo purtroppo si parla pochissimo, ma la lettera ufficiale di Zuckenberg conferma i contenuti dei cosiddetti “Twitter files”, resi pubblici nel 2022 da Elon Musk, che sottolineano la poca trasparenza della Casa Bianca per esempio sulle attività del figlio di Biden in Ucraina. 

Zuckenberg riconosce ora di aver impedito la diffusione di notizie compromettenti su di lui validando la (falsa) versione dell’FBI secondo cui si trattava di disinformazione russa e dunque influenzò il voto presidenziale del 2020. Quelle notizie – e i relativi commenti - avrebbero potuto spostare molti voti in favore di Trump, ma la grande stampa americana lo ammise solo molti mesi dopo e ad elezioni concluse. La stessa guerra in Ucraina assume ora aspetti diversi ed inquietanti sul coinvolgimento americano, ma pochi sembrano considerarlo.

La confessione di Zuckenberg, diventata pubblica in concomitanza con l’arresto a Parigi di Pavel Durov, ha riaperto però la questione della segretezza e trasparenza delle informazioni almeno nei paesi che si dichiarano democratici. In particolare sul diritto o meno di stabilire chi abbia o no il diritto di censurare i siti “pericolosi” (ufficialmente per bloccare potenziali reati e fake news, ma di fatto autorizzando così anche la censura sulla diffusione di notizie giudicate scomode).

Non è certo solo un problema americano, perché lo stesso sta avvenendo e molto pesantemente nella UE.

La verità e che le polizie del mondo sembrano tutte correre molti passi indietro rispetto a chi utilizza questi canali in modo criminale e che alla fine fa comodo a molti tentare ogni tipo di pressione – arresto compreso, vedi Durov - su chi possa avere le preziose  “chiavi” di accesso alle notizie private di centinaia di milioni di persone, in una sorte di “grande fratello” che – sempre ufficialmente “a fin di bene” - vorrebbe però spiare o intercettare tutti noi e condizionarci così nelle nostre scelte politiche ed economiche. Un tema enorme, inquietante, e anche per questo sostanzialmente tenuto nascosto.

 

NAUFRAGI

L’incredibile e sospetto naufragio dello yacht Bayesian, uno dei più grandi e lussuosi velieri del mondo con 7 morti “VIP” ha avuto ben più attenzione del quotidiano stillicidio di morti annegati nel Mediterraneo (e anche nell’Atlantico cercando di raggiungere le spagnole Isole Canarie, dove in proporzione sono 5 volte di più) sempre nel tentativo di immigrare clandestinamente in Europa. Morti che non fanno notizia e sono solo numeri, poveracci subito dimenticati. La polemica è semmai sulle ONG che vanno a “salvarli”. Certo che il soccorso in mare è dovuto, ma quella gente non dovrebbe partire e invece – dando loro buone possibilità di recupero - si incentivano proprio le partenze offrendo spazio al gigantesco giro d’affari del commercio di carne umana.

Perché la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), anziché finanziare i recuperi in mare non collabora prima di tutto con le Conferenze Episcopali di alcuni paesi africani coordinando la PREPARAZIONE alla migrazione, PRE-SELEZIONANDO le persone che vogliono venire in Italia in maniera LEGALE? Aumentare i flussi organizzati e protetti sarebbe davvero un aiuto “cristiano” e molto più utile, sia per la trasparenza che per la qualità del viaggio e la sicurezza dei migranti. Non è “colpa” di chi cerca di arrivare, ma di chi specula su di loro e  – pur in nome della solidarietà umana – li spinge a partire anziché  aiutati in modo adeguato PRIMA di far loro rischiare la vita. Ne ho parlato a lungo nel mio libro “l’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE?” che potete sempre richiedermi a marco.zacchera@libero.it

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate più volte la settimana miei articoli d’attualità (cliccate “sussidiario + zacchera”). Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane.

Questo numero è stato scritto il 3 settembre, ci risentiamo verso venerdì 20, poi riprenderemo con i consueti appuntamenti settimanali.

                       

BUON SETTEMBRE A TUTTI !                                                                 MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO - ESTATE  

n. 966 del 23 agosto 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  La politica italiana è in vacanza e montano solo i pettegolezzi sulle potenziali incursioni giudiziarie a danni dei parenti dei politici. Certo che il presunto reato di “traffico di influenze” è fantastico nella sua fumosità, utile arma in mano a qualsiasi PM per indagare chiunque. In materia servirebbero trasparenza, rigore ed onestà, ma spesso non ci sono.

All’estero ci si continua ad ammazzare a Gaza  mentre l’Ucraina contrattacca in Russia anche con le nostre armi (era nelle regole di ingaggio o non lo sapevamo neppure?) mentre mi chiedo perché - se siamo tutti coscienti che a Gaza serve un immediato armistizio umanitario -  nessuno faccia un minimo sforzo di pace anche per il conflitto europeo, anzi, si faccia di tutto per allargare la guerra.

A proposito: è confermato che Zelensky aveva spudoratamente mentito a proposito della distruzione del gasdotto del Baltico affamando conseguentemente l’Europa di gas, facendo esplodere l'inflazione, aumentare i tassi bancari ecc.. Secondo la magistratura tedesca a compiere l'incursione erano stati proprio gli ucraini (con "aiutini" occidentali) e non i russi. Ma allora, quante altre balle ci conta (e ci contano) ogni giorno su quel conflitto e chi ci ha guadagnato da quell’attentato che ha così tanto danneggiato l'Europa e gli europei? Chissà che non sia mancato l'aiuto proprio di quella “cupola” USA che comanda da tempo alla Casa Bianca e che in pochi giorni, temendo per la continuità del proprio potere, ha cacciato Biden e incoronato la Harris? 

 

LA KAMALA SUPERSTAR

“Addio, mister Biden: grazie, è stato davvero un piacere, ma adesso – presidente - cortesemente si accomodi…”

Metteteci le (false) lacrime ufficiali del gruppo di comando dem Obama-Clinton-Pelosi e quelle (vere) dell’interessato con i tanti discorsi di circostanza, ma l’avvio alla Convention democratica di Chicago con l’addio di Biden è assomigliato molto alle veglie funebri di quei personaggi importanti dove tutti i presenti ne tessono le lodi soprattutto perché finalmente il caro estinto si è tolto dai piedi.

E pensare che fino a due mesi fa proprio Biden, era un mito, il migliore, il comandante in capo intoccabile, quello che stava benissimo di salute ed avrebbe assolutamente vinto di nuovo, tanto che le “primarie” democratiche erano state uno scontato dovere d’ufficio, guai a chi avesse messo in dubbio la sua candidatura.

Poi i sondaggi sempre più disastrosi, l’incredibile attentato a Trump, il dovere di sganciarsi, il pressing dei “donatori” improvvisamente restii a buttare milionate di dollari dalla finestra e il drammatico dubbio della “cupola”: “Come ne veniamo fuori”?

Perché è evidente che alla casa Bianca da tempo comanda un comitato d’affari militare, lobbistico ed economico che aveva ed ha il suo front desk nel sempre più acciaccato Biden, ma che dietro tira e tirava le fila di tutto. Un gruppo che improvvisamente ha capito che avrebbe potuto perdere il Potere. Biden non stava peggio di un mese fa, non ha avuto un infarto, ma serviva trovare il male minore e un usato sicuro, malleabile. La candidatura della Harris è così diventava necessaria e perfetta: fino a un mese fa improponibile per una naturale successione proprio per i suoi limiti e il suo grigiore (Oddio, non sarà mica una battuta razzista?!), ma improvvisamente diventata indispensabile. 

Così, di punto in bianco, senza nessuna consultazione della base (qualcuno ha parlato di “golpe”), ecco il passo indietro imposto a Biden (che non lo voleva fare) e lo sbocciare della candidatura di una Kamala Harris ottima per chi dovrà manovrarla e intanto capace – se opportunamente condotta – di rinvigorire almeno con una speranza le spente truppe democratiche.

Una mediocre è diventata così una specie di divinità con intorno una adulazione sconcertante e decisamente esagerata. In Italia, poi, alla sinistra non è parso vero di trovare una figura democratica di colore, femminista, pro-gender, abortista e quindi da sponsorizzare a palla.

Un buon candidato repubblicano l’avrebbe seppellita, ma purtroppo (per loro) i repubblicani hanno solo un Trump che ragiona (poco) ed è come il toro nell’arena e quindi circondabile, attaccabile, inviso a metà del paese. Un Trump che attira fedelissimi scatenati, ma difficilmente le maggioranze e che - aizzato - urla anziché far ragionare.

Il vero test elettorale diventerà comunque il grado di mobilitazione: con Biden i democratici tiepidi sarebbero probabilmente rimasti a casa non motivati, con la Harris forse andranno a votare in numero maggiore soprattutto alcune minoranze e classi sociali e in questo caso faranno la differenza purché il demone-Trump resti il razzista bianco “cattivo”, dipinto solo come un presidente ideale per combinare disastri.

Eppure potrebbe ancora non andare così: non so quanti elettori bianchi delusi dalle politiche democratiche di questi anni, dal poco valore della Harris, in affanno economico e ghettizzati in patria applaudano veramente questa scelta, in uno scontro che negli USA sta diventando sempre di più anche razziale.

 

VANNACCI

A proposito di razzismo il tormentone dell’estate è cosa dica, sussurri, scriva o organizzi il generale Vannacci, neo eurodeputato della Lega, per impostarci sopra una quotidiana polemica.

Da una frase o una espressione di chiunque si può sempre estrapolarne uno scandalo, ma – mi scuso con tutti i progressisti del mondo – quando leggo od ascolto una frase compiuta del generale di solito non trovo nulla di offensivo per nessuno, al massimo delle banalità condivise in ogni chiacchiera italiana, soprattutto se sotto un ombrellone. Si possono poi sempre estrapolare delle parole e polemizzare sul senso,  ma la realtà  resta quella che è.

 

EUROPA IN RETROMARCIA

Se siete passati da Malpensa avrete letto un annuncio al controllo bagagli: “La Commissione Europea ha reintrodotto restrizione sui liquidi, aerosol e gel trasportati dal bagaglio a mano. A partire dal primo settembre, pertanto, la capacità massima consentita sarà nuovamente di 100 ml per singolo contenitore.” Tradotto: da tempo a Malpensa (come negli aeroporti più moderni del mondo, addirittura a Tel Aviv è sempre stato così) strumenti automatici verificavano che, per esempio, la bottiglietta d’acqua che portavate in cabina lo fosse veramente e non un esplosivo. Siccome però molti scali europei non si sono adeguati con la necessaria tecnologia, l’UE obbliga a far fare marcia indietro a tutti e si torna ai limiti di prima. Un assurdo che fa solo felice la lobby dei duty free che potranno così continuare a vendervi una bottiglietta d’acqua a dieci volte il prezzo del supermercato. Grazie Europa!

 

 

Approfondimento: IL GRANDE BLUFF DELLE AUTO ELETTRICHE

In Italia nel 2024 verranno immatricolate non più di 80.000 auto elettriche su un parco-auto complessivo di circa 40 milioni di veicoli e 2.000.000 di nuove immatricolazioni.

Tenuto conto che oltre la metà delle auto italiane hanno più di 10 anni, che un quarto sono “over 14” è evidente il “flop” delle auto elettriche, come d'altronde avviene in tutta Europa nonostante fiumi di contributi statali ed europei. 

Non basta una tamburellante pubblicità, basta chiedere ad un qualsiasi concessionario: l’auto elettrica non piace, non convince, non è amata se non da una piccola fetta di aficionados che – innanzitutto – possono permettersela.

Ma non è solo una questione di costi, quanto soprattutto di praticità e l’obiettivo europeo di arrivare a 4,3 milioni di auto elettriche in Italia in 6 anni è semplicemente una sciocchezza (o una buffonata), così come è irraggiungibile in tutti i paesi dell’Unione. Una politica che quindi è e sarà un demagogico flop.

Ricordiamoci che oggi in Italia il 43% delle auto vanno a benzina, il 41% è diesel, il 7% benzina/gpl, il 5% ibrido a benzina, il 2,5% consuma metano, lo 0.64% è un ibrido a gasolio e ben meno dell’1% è full elettrico pur dopo ormai tanti anni che sono sul mercato e nonostante i contributi pubblici all’acquisto. Una ragione ci sarà.

Ovvio che le auto elettriche hanno senso in un alcune specifiche situazioni, ma c’è da chiedersi senza ipocrisie se dietro a queste tanto decantate strategie “green” europee non ci siano anche dei falsi fini, perché non può essere l’aspetto ambientale a spingerle quando – allora – sarebbe molto più logico puntare a concedere altri  e maggiori incentivi per arrivare ad una forte sostituzione del parco-auto più obsoleto e soprattutto più inquinante (in Italia circa 10 milioni di veicoli circolanti sono ancora Euro 1,2 o 3, ovvero di vecchia generazione), impedendo però che poi  le vecchie auto dismesse finiscono nei paesi poveri dove continuano ad inquinare per buona pace di Bruxelles..

D’altronde chi scrive ha un’auto diesel Euro 6 di media cilindrata ben mantenuta e che consuma 4,2 litri di gasolio per 100 chilometri, la metà di una piccola “ibrida” a benzina che pur – questo sì con una certa logica – autoproduce energia usandola in città e quando è necessario.

E’ così inquinante e malefico un diesel, soprattutto se si trovassero più facilmente in giro distributori di diesel vegetale XTL (che inquina e costa meno, ma questo lo sanno in pochi perché viene stranamente boicottato)?

Tutto è migliorabile, anche la “resa” dell’elettrico, ma contemporaneamente tutto puzza di preconcetto, di demagogia e di business coperti e spinti da una Unione Europea che insiste con una politica di non-senso, anche perché non è vero che l’elettrico non inquina, a cominciare dalla produzione della stessa energia elettrica che non è solo nucleare, solare od eolica ma ancora largamente ottenuta bruciando idrocarburi ed immagazzinandola poi con le batterie. Chi è entusiasta ad oltranza dell’elettrico e della rivoluzione verde dovrebbe pensare alle proprie batterie, ma anche alla produzione delle turbine eoliche e dei pannelli solari.

Una tipica batteria di auto elettrica pesa oltre 150 kg, è grande circa quanto una valigia. Contiene litio, nichel, manganese, cobalto, rame e alluminio, acciaio e plastica.

Ci sono polemiche infinite su quante tonnellate di minerale servano per estrarre questi componenti, selezionarli, costruire poi le batterie a livello industriale con processi iper-inquinanti (di solito in Cina), oltre all’energia e ai costi necessari un domani per smaltirle, così come per i pannelli solari. 

Le foto dei bambini africani – soprattutto congolesi - che scavano con in testa un secchio pieno di terra rossa dovrebbero circolare di più: sono l’“altra faccia” dell’ecologismo-spinto, quello che crea migliaia di miniere incontrollate (in mano cinesi) e che sfruttano milioni di persone che sono trattate e rese schiave in nome proprio del “green”, ma di questo aspetto non si scandalizza nessuno, dimenticando ogni altra considerazione di carattere geo-politico.

Così come c’è poi c’è tutto il discorso legato alla produzione dei pannelli solari e delle pale eoliche che – al di là di ogni aspetto estetico e paesaggistico - usano necessariamente quantità enormi di materiali per essere realizzate.

Non serve l’estremismo né in un senso né nell’altro, bisogna piuttosto razionare e ridurre l’uso ed i consumi di tutte le risorse terrestri con una seria e coerente politica di risparmio delle risorse naturali e di gestione  ottimale dei trasporti, ma in questo senso è ora che ci si renda conto di come l’elettrico-spinto non sia sempre un passo in avanti, tutt’altro.

Quanto sarebbero utili dei dibattiti approfonditi e seri su questo aspetto, non solo le prediche green!

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate diverse volte la settimana miei articoli d’attualità (cliccate “sussidiario + zacchera”). Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane. Ci risentiamo quindi verso il 6 settembre.

 

BUON PROSEGUIMENTO  A TUTTI  !                          MARCO  ZACCHERA



IL PUNTO - ESTATE  

n. 965 del 10 agosto 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Alla fine la magistratura di Genova ha ottenuto quello che voleva; le dimissioni di Toti con lo scioglimento della giunta regionale ligure ed allora, improvvisamente, dopo un’attesa a titolo indeterminato, poche ore dopo Toti è stato liberato. Giustizia o ricatto? Sicuramente tutto senza una condanna, senza un’accusa precisa, senza neppure un rinvio a giudizio: conta di più la volontà di una procura che il voto di un milione e mezzo di persone. Credo che dovremmo rifletterci anche perché a dirigere il gruppo presunto “corruttore” (ovvero la holding Spinelli) è stato scelto ora proprio David Ermini, ex deputato PD poi vice-presidente del CSM, poi nuovamente dirigente PD. Una specie di “parafulmini” anti procura? Di sicuro una scelta molto discutibile ed eticamente grave, ma che conferma una volta di più gli intrecci “politica & magistrati” che – anche grazie alla legge Severino – in pratica possono decidere chi fare o meno dimettere o candidare.  

Poi notizie da Caracas, Parigi e da Washington

 

SIAMO TUTTI VENEZUELANI

Se l’opposizione a Maduro, il presidente-dittatore che da dieci anni comanda in Venezuela, raccoglie con il proprio candidato “di riserva” Edmundo Gonzales Urrutia almeno il 67% dei voti (alla candidata ufficiale Maria Corina Machado era stato impedito di candidarsi) significa che il regime bolivariano è agli estremi, eppure continua.

Nonostante l’evidenza, Maduro si è infatti auto-proclamato nuovamente presidente dichiarando di aver raccolto il 51% dei voti, ma neppure presentando i risultati elettorali.

Protestano (debolmente) l’Europa, l’Argentina, gli USA, tace invece l’ONU mentre perfino lo stesso “compagno” Lula – il presidente brasiliano – prende ora le distanze da Maduro rendendosi conto che non può più difendere l’indifendibile. Ma è repressione, guerra civile, espulsione di ambasciatori, proteste nelle piazze con almeno 22 morti dopo le elezioni, 1700 arresti “ufficiali” e un numero enorme di persone semplicemente sparite e di cui non si sa più nulla: giornalisti, deputati, oppositori, leader sindacali. Sono i desparecidos della “democrazia bolivariana” che tanto piace ai sinistri del mondo, ma che non indignano (quasi) nessuno.

Un mondo distratto, ma dovremmo invece sentirci tutti venezuelani.

 

BASTA OLIMPIADI?

Le olimpiadi perdono sempre più il loro spirito e così, anziché essere un evento di pace mondiale - almeno sportiva - rappresentano sempre di più gli eccessi, gli sprechi, lo show.

Le olimpiadi parigine della “grandeur” sono una mezza delusione dove l’unica cosa bella sono l’impegno e la fatica degli atleti (soprattutto in sport poco conosciuti, quelli che non fanno guadagnare e quindi sono negletti dagli sponsor) che però sembrano rimanere sullo sfondo, quasi fuori contesto.

I “giochi” non sono più per dilettanti ma per professionisti in una Francia che - nella sua smodata volontà di stupire e dimostrarsi multietnica ed inclusiva - ha sublimato anche tutte le contraddizioni demagogiche e genetiche che alla fine diventano discriminanti “al contrario”.

Si è parlato di pugili femmine a metà: nessuno che abbia sottolineato come nella boxe ci siano apposta 10 categorie determinate solo in base al peso, proprio per evitare combattimenti impari, eppure si arriva agli “intergender” pur di salvaguardare la deriva demagogica e il politicamente corretto.

Purtroppo le olimpiadi non sono state neppure una breve parentesi di pace: ci si è continuati ad ammazzare a vicenda senza scrupoli, morale o decenza. Lo spirito dei giochi olimpici è stato così violato fino in fondo e tutto è diventato solo una questione di immagine e di business. Hanno ancora senso, o è il momento di dire tristemente “basta” almeno ad Olimpiadi come queste?

 

LA SOLITA “MATRICE NEOFASCISTA”

Ma cosa vuol dire, nel concreto, “strage di chiara matrice neofascista”?

Per me è una foglia di fico per coprire una grande ipocrisia. Chi ammazza ed uccide gente inerme con un attentato è ovunque e sempre un criminale, un delinquente, un vigliacco comunque venga dipinto. “Matrice neofascista” – termine tutt’altro che chiaro, visto che qualsiasi terrorista ha e aveva comunque poco a che fare con un regime finito 80 anni fa - serve spesso solo a generalizzare, banalizzare e giustificare i limiti di indagini che hanno qua e là scoperto gli autori materiali degli attentati (e non sempre, ho molti dubbi anche sugli esecutori effettivi della strage di Bologna del 1980) e quasi mai i veri mandanti. “Servizi deviati”, “Massoneria e loggia P2” ecc.ecc. sono poi altri teoremi (spesso indimostrati) usati soprattutto per coprire la nebbia.

Siamo sicuri che dietro tanti attentati negli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso non ci sia stato semplicemente il "Potere" – chiamatelo come volete - ovvero la volontà di non cambiare - grazie al terrore - un sistema politico che stava già sgretolandosi, ma  immolando “gli opposti estremisti” per mantenere al potere la DC e i suoi alleati, compresa l’opposizione guidata dal PCI ?

Ho sempre avuto questo dubbio e quando sento parole ridondanti e scontate mi viene la nausea. Così come è assurdo dipingere gli attuali governanti come “eredi” o “continuatori” di quelle stragi (nel 1980 la Meloni non andava ancora all’asilo). Eppure, anziché avere il coraggio di verificare molte incongruenze di alcune sentenze come quella di Bologna (che pur vanno rispettate) c’è l’annuale e consueta strumentalizzazione di morti innocenti.

 

ELEZIONI USA: SOLDI SOLDI SOLDI

Il 90% dei media italiani sono ovviamente “pro-Harris” dipinta come l’eroina in chiave anti-Trump e che viene fatta passare come salvatrice della patria sottolineando anche le centinaia di milioni di dollari piovuti sulla sua campagna quasi a dimostrazione di un plebiscito in suo favore. Ma a pagare sono le aziende, le lobby, quelli che sperano in futuro favori.

A pensare che Toti è andato nei guai per “forse” 50.000 euro pur versati ufficialmente al suo comitato elettorale viene da sorridere.

Negli USA è infatti tutta una questione di soldi e quando sentite in TV di grandi donazioni credo che la gran parte dei lettori non abbia un’idea di cosa significhi la petulanza delle richieste che da noi sarebbero chiamato “stolking”.

Per esempio quattro anni fa mandai una breve mail allo staff degli allora candidati Biden e Trump chiedendo di essere informato sulla loro campagna elettorale e per ricevere programmi più dettagliati. Da allora e per tutta la durata della campagna (e anche dopo) nessuno mi spedì mai uno straccio di programma o dichiarazione politica, ma piuttosto iniziai a ricevere da entrambi richieste di finanziamenti in modo ossessivo.

Quattro anni dopo lo staff di Trump è per ora rimasto silenzioso e così quello di Biden fino al giorno in cui la Harris ha avanzato la sua candidatura.

Da quel momento in poi ogni giorno mi scrivono le persone più strane del partito democratico: da sconosciuti parlamentari, al governatore del Michigan che vende cappellini e chiede soldi per la Harris. Mi hanno scritto perfino  Obama, Bill e Hillary Clinton, ma loro reclamano offerte da 25 dollari in su. Ovvio che sono email-standard spedite a milioni di persone, ma in nome del "dio-denaro" tutto fa brodo.

Interessante come venga ben specificato che i contributi non possano essere dedotti dalle imposte, che sono congiuntamente versati al “Fondo Harris Victory” e ai vari comitati statali democratici, e che “I contributi saranno usati in connessione con le elezioni federali, ma possono essere spesi per qualsiasi attività come ogni comitato determina a sua esclusiva discrezione” Come dire “pagate, poi noi ci facciamo quello che vogliamo”.

Strano che solo con l’avvento della Harris sia contestualmente iniziata la pioggia di richieste segno della disponibilità automatica di indirizzi (privacy??) cui evidentemente il comitato di Biden precedentemente non aveva accesso, quasi che i democratici – o almeno la loro macchina propagandistica – avessero tenuto in serbo l’artiglieria pesante per l’inizio della campagna della vice-presidente.

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate più volte la settimana miei articoli d’attualità. Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane. Ci risentiamo quindi verso il  24 agosto.

A chi le fa, BUONE VACANZE!

 

… E BUON  FERRAGOSTO  A  TUTTI !                                     MARCO  ZACCHERA





IL PUNTO   - ESTATE  

n. 964 del 25 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Elezioni USA in prima fila, ma anche la delusione europea con i traffici nascosti della Von der Leyen  e la NATO che ci prende in giro (ma non bisogna dirlo…)

 

ATTENZIONE

Come ogni anno tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane, ci risentiamo verso il 10 agosto. A chi le fa, BUONE VACANZE!

 

E POI, IMPROVVISA,  APPARVE  SANTA HARRIS…

I lettori più fedeli de “IL PUNTO” ricorderanno che già diversi mesi fa avevo scritto come difficilmente Biden sarebbe arrivato alle “primarie” democratiche di agosto ed è stato così, con i democratici spaventati che lo hanno spinto (cacciato) per il rischio di perdere non solo la Presidenza ma anche il controllo di Camera e Senato oltre che una infinità di cariche minori che “accompagnano” il voto presidenziale di novembre.

Nessuno mi toglie dalla testa che anche l’uscita di Biden sia stata programmata a tavolino mandandolo scientemente allo sbaraglio contro Trump nel dibattito del 27 giugno certi delle sue conseguenze, aggravate poi dall’imprevedibile (?) attentato al candidato repubblicano. Come da copione Biden ha rinunciato, ma vuole restare comunque fino a fine mandato e ha dato il proprio endorsement alla sua vice Kamala Harris.

Ma come può restare un presidente alla Casa Bianca se non è in grado di gestire neppure la propria campagna elettorale? Così si moltiplicano i dubbi su chi effettivamente controlli il potere negli USA, ma intanto la candidata è la Harris e fa molto male Trump a sottovalutarla perché ogni fatto nuovo è sempre pericoloso per chi sta (stava) vincendo.

Su di lei i media italiani sono fiduciosi in un tripudio di commenti, lodi e speranze: afroamericana, di sinistra, “arcobaleno”, abortista e radical-chic, cosa volete di più?  

Dimenticano però che negli USA però la Harris non è amata, ha sostanzialmente deluso come silenziosa ed assente vice-presidente, è nera ma di quella élite progressista californiana che è molto lontana dai problemi dei neri più poveri, ma soprattutto proprio a lei era stata affidato il “dossier” immigrazione e la sua era ed è stata una gestione fallimentare.

Nel 2021 il presidente aveva delegato proprio la Harris a gestire la questione: "Quando lei parla, parla per me", aveva ufficialmente detto Biden e la vice-presidente doveva anche supervisionare gli sforzi diplomatici con paesi del cosiddetto “triangolo del nord” dell'America centrale facendo pressioni su questi stati per rafforzare i controlli ai loro confini e - al tempo stesso - applicare una strategia di lungo termine per affrontare le cause dell'immigrazione alla radice, ma è stato un totale flop. Proprio mentre gli sparavano, Trump stava mostrando i grafici impietosi di questo fallimento con il video della Harris che in Guatemala era stata capace solo di dire “state a casa!”

Inoltre la Harris non è gradita a molti democratici come Obama, raccoglierà più facilmente il voto dei neri ma perderà molti dei “colletti blu” bianchi in una competizione che rischia di diventare anche di pericoloso schieramento razziale con tutte le sue conseguenze e fondamentale sarà quindi la scelta del candidato vice-presidente. Certamente ha comunque riaperto la partita, Trump se ne accorgerà.

 

RICORDI DI CONVENTION

Ho partecipato personalmente ad un paio di “Convention” repubblicane in USA rimanendo sempre colpito dalla diversità di questi eventi rispetto ai congressi dei nostri partiti politici. Le Convention sono appuntamenti folkloristici, supermarket di gadget, spettacoli, confusione, folla con ogni tanto un intervento politico e sempre tante preghiere perché non c’è sessione che non sia aperta con la preghiera di qualche importante Ministro di culto (compresi vescovi cattolici) in rigorosa alternanza quasi a sottolineare l’adesione anche del Divino al voto dei delegati.

Quest’anno, visto lo scampato pericolo del sabato precedente questo aspetto quasi mistico e religioso non è mancato nel discorso di Trump per l’accettazione alla nomination.

Davanti ad una platea esaltata (ed esaltante) Donald è passato così dalla commozione nel baciare la divisa del povero pompiere morto sul palco dietro di lui alle invettive (poche) contro i democratici assumendo piuttosto le vesti del Padre della patria e auto-proclamandosi presidente di tutti.

Un aspetto è però sfuggito a molti dei media europei o – meglio – forse hanno preferito non parlarne. Proprio poche ore dopo che Ursula Von der Leyen si è fatta incoronare grazie al voto dei Verdi con una serie di promesse ecologiche, Trump è  andato giù duro nel sostenere che bisogna invece aumentare le trivellazioni, aprire miniere e centrali atomiche, riprendersi in casa gli stabilimenti automobilistici che ora producono appena al di là dei confini e – alla ricerca del voto bianco dei colletti  blu ben interpretati  dal suo neo-vice J.D.Vance – rilanciare senza indugio le industrie nazionali con una aperta contestazione di tutto ciò che sono campagne ecologiste ed automobili elettriche.

Un percorso opposto a quello europeo che – se Trump diventerà presidente – metterà gli USA in rotta di collisione con la vecchia Europa.

Non sto dicendo che Trump abbia ragione ma questa sarà con ogni probabilità l’America dei prossimi anni e con la quale bisognerà fare i conti in una competizione che rischia di irridere i costosi tentativi europei per correre verso le “emissioni zero” promesse da Ursula.  Il non prenderne atto a Bruxelles (e magari subito correggere il tiro) significa il voler vivere su una navicella spaziale al di fuori della realtà, come ben presto scopriranno agricoltori e industriali europei.

Poi, intorno al candidato, la solita corona di slogan, effetti speciali, canzoni, megaschermi e palloncini come da copione, mentre non so quanti abbiano notato – guardando con attenzione le riprese e i primi piani – che nella mega-struttura c’erano presenti pochissimi neri. Sono solo un sesto degli americani, ma una riserva di voti che in gran parte voterà democratico, soprattutto ora con la Harris.

 

DELUSIONE ED IPOCRISIA EUROPEA

Baci, abbracci, congratulazioni: la Metzola resta, l’Ursula pure e avendo dubbi su possibili franchi tiratori interni ha imbarcato pure i Verdi. Applaude Forza Italia, Tajani non mostra il minimo imbarazzo personale e politico, mentre Salvini e la Meloni si sono messi ai margini ma – a mio avviso – hanno sottolineato con coerenza il loro dissenso. L’Europa fa quindi una ulteriore sterzata a sinistra e si “blinda” per i prossimi anni.

L’esatto contrario di quanto era stato espresso dalle tendenze di voto il mese scorso, ma siccome la democrazia è fatta di maggioranza e questa ce l’hanno in mano popolari, socialisti, liberali e verdi meglio arroccarsi nel fortino e ignorare chi dissente e ghettizzarlo anche se a destra ci sono adesso più di 250 deputati europei che conteranno (e molto) sui singoli provvedimenti.

L’Europa è lontana e la gran parte dei media distratti o compiacenti: nessuno nei TG diffusi durante il voto per il rinnovo della Presidente della Commissione ha per esempio accennato che solo poche ore prima la stessa Ursula Von der Leyen era stata censurata dal Tribunale Europeo per aver riservatamente stipulato contratti “al buio” per 2,7 miliardi di euro senza chiarire perché è come lo abbia deciso, chi abbia contrattato, quali fossero i prezzi dei vaccini Pfizer: usate i termini preferite per questo atteggiamento che ritengo si possa tradurre come ”para- mafioso”.

E pensate che quel poveraccio di Toti sta bloccato in casa perché “forse” ha gestito in modo irregolare 50.000 euro! Roba da dilettanti allo sbaraglio.

Tra l’altro – tornando ai pasticci della Von der Leyen - le spiegazioni giuridiche della sentenza di censura sono state così fumose e contorte che di fatto c’è solo una forte “condanna di stile” come fosse “quasi” normale fare scelte di questi importi nascondendone i dettagli ai cittadini ma soprattutto anche ai parlamentari europei: vergognoso! Sentirsi poi dire proprio da questa gente che in Italia ci sarebbe corruzione e pressioni politiche sulla magistratura è una cosa ridicola e provocatoria.  

Per i dissenzienti resta un amaro profondo per come l’Europa sia riuscita a digerire il voto, le critiche, le contraddizioni: una volta c’era la “balena bianca” della DC e l’andreottiano “tagliare e sopire” con il rinvio davanti ad ogni scoglio: a Bruxelles hanno così sublimato la lezione da superare critiche e dissensi.

Avremo così una Commissione schierata, alla fine solo una preannunciata ancor più forte chiusura a Putin e poi soprattutto tante, tantissime parole su green, migranti, Mediterraneo, agricoltori in piazza e perfino una commissione per gli affitti.

Tutti hanno capito che tanto a Bruxelles non cambia mai niente e nei decenni si è ormai formata una crosta burocratico-politica inossidabile ed auto-referenziata, bene attenta – prima di tutto – a difendere i propri interessi.

Nel momento in cui Trump vuole rilanciare l’auto americana e dice stop alle esasperazioni green da noi si decide l’esatto contrario (altrimenti niente voti verdi a favore) e tutto quanto ne seguirà in termini di crisi per le industrie europee.

Giudicheremo il contentino che sarà concesso all’Italia, intanto Draghi pare completamente giubilato, Fitto prepara le valige in andata e Gentiloni quelle di ritorno, ma è piccolo cabotaggio, nessuna navigazione oceanica ma intanto – in Italia e in Europa – il malcontento cresce e non è certo un buon segnale.

 

CROSETTO, STOLTENBERG E LA NATO

Il segretario della NATO Stoltenberg è per me un personaggio insopportabile, “super-falco” e idolo dei trafficanti di armi cui - non solo per Ucraina - ha permesso profitti colossali.

Sta per lasciare la carica (finalmente!) ma con un ultimo sgarbo all’Italia ha nominato un socialista spagnolo, Javier Colombina, commissario NATO per il Sud Europa, posto che implicitamente andava all’Italia che ,lo aveva fortemente voluto.

Crosetto si è infuriato ed ha fatto bene, ma la questione è un'altra: non è ora di cominciare a dissociarci un po' da “questa” NATO ? Pensiamo un po' di più anche ai nostri vantaggi strategici che non sempre collimano con quelli di Washington e Bruxelles!

 

 

BUON  AGOSTO  A  TUTTI                                                  MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 963 del 12 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Francia: ingovernabilità alle porte – Ucraina: il coraggio di parlarsi – Prezzi e speculazioni – Approfondimento sulle riforme: premierato e federalismo

 

ATTENZIONE: come ogni anno tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO riduce le sue uscite. Il prossimo numero sarà diffuso – salvo novità politiche eccezionali – intorno al 25 luglio. A chi le fa (o le farà) … BUONE VACANZE

 

FRANCIA A SINISTRA (OPPURE NO?)

Il secondo turno del voto francese, come è noto, ha ribaltato il primo scacciando il rischio che i “cattivi” del Rassemblement National arrivassero alla maggioranza. Il risultato delle oltre 200 “desistenze” hanno però permesso alla sinistra francese di diventare maggioranza relativa (pur prendendo molti meno voti del RN) lasciando Macron a godersi ora una ingovernabilità che certamente non farà bene alla Francia.

Il voto ha sottolineato come tuttora esista in Francia una “cintura sanitaria” contro la destra e farà bene la Le Pen a capire che diventerà molto difficile concretizzare la sua speranza di arrivare all’Eliseo perché la destra riesce a governare solo se assume posizioni più vicine al centro o almeno alleandosi con le forze moderate. Altrimenti, in caso di sistemi elettorali maggioritari e non proporzionali, il rischio di essere esclusi dai governi - se non si arriva da soli al 50% - è elevatissimo. Infatti 10 milioni di voti al RN (nettamente il primo partito per voti popolari) “contano” 143 seggi, la sinistra variegata con 7 milioni ne conquista 182 e la federazione di Macron 168 con soli 6,3 milioni di voti. Sinistra che peraltro un minuto dopo il voto si è già divisa dimostrando che un cartello elettorale strumentale regge giusto solo il giorno delle elezioni perché è facile criminalizzare la Le Pen o Bardella, ma poi per governare non basta il voto “contro”!

Alcuni giocatori della nazionale francese hanno però esultato: “Una vittoria del popolo” hanno commentato il voto per la sinistra. Detto da chi guadagna milioni di euro l’anno, gira in Ferrari e non frequenta certamente i quartieri popolare mi è sembrato un commento decisamente ipocrita, da sinistra-chic, appunto.

 

FOLLIA ED IPOCRISIA EUROPEA

Mi sento sempre di più un europeo di serie B: dove sta scritto che debbano essere emarginati per motivi politici quasi 200 deputati europei dagli organismi parlamentari di vertice solo per le loro opinioni? Siamo in una UNIONE europea o in una DISCRIMINAZIONE europea? E’ poi assurdo ed inaccettabile che si vorrebbe addirittura cancellare la presidenza semestrale di turno all’Ungheria perché il suo primo ministro Orban, dopo aver incontrato Zelensky a Kiev, abbia “osato” andare a Mosca ad incontrare Putin e poi a Pechino. Ma possibile che sia giudicato criminale anche solo tentare qualche passo verso almeno un “cessate il fuoco”? E’ ovvio che Orban non decide per l’Europa, ma tentare di ricucire i rapporti con tutti mi sembra assolutamente giusto. Tra l’altro - poche ore dopo Orban - Putin ha ricevuto la visita del premier indiano: se anche la più grande democrazia del mondo “parla” con Putin, solo l’Europa deve evitare i contatti? Perché poi è tutta una grande ipocrisia: a maggio il 14% del gas europeo è stato comunque ancora acquistato dalla Russia (che resta il più grande fornitore europeo) tramite sporche “triangolazioni”, così come è evidente che le sanzioni – che pur danneggiano gravemente l’Europa - non danno più di tanto fastidio a Mosca. Intanto la gente in Ucraina continua a morire, la diplomazia è ferma, la NATO parla solo di soldi, missili e invia nuove armi dopo vertici di leader tutti insieme sorridenti e felici. Ma insomma, perché si devono a tutti i costi evitare anche solo timidi tentativi di parlarsi? Il che NON significa dare ragione a Putin né accettare l’occupazione russa, ma se vogliamo costruire un briciolo di pace bisogna pur avere il coraggio di farlo.  

 

PREZZI

Scattano le vacanze, ma anche un ingiustificato aumento dei prezzi in Autogrill e di Telepass, nel disinteresse generale. Avete notato che un cappuccino (normale) in autogrill costa ora 2.40 euro, 3.8 euro una bottiglietta di Coca Cola, oltre 8 euro un panino? E’ uno sfruttamento del monopolio della ristorazione lungo le autostrade e sarebbe utile e giusto un intervento “dall’alto” per calmierare i prezzi!

 

Approfondimento: DUE MEZZE RIFORME

Due mezze riforme non ne fanno una piena, ma neppure lasciano il bicchiere vuoto. Maggiori deleghe regionali e l’ipotesi di una repubblica dove il premier acquisti maggiori spazi dopo una elezione diretta erano ipotesi da trent’anni sul tappeto, fino ad ora vittime di veti incrociati e franchi tiratori.

Non sono una rivoluzione, ma diventano oggi più che altro delle bandierine che si muovono forse nella direzione giusta pur lasciando un po' tutti i relativi sponsor con l’amaro in bocca perché si capisce che non saranno veramente decisive o di svolta.

Il premierato non è una repubblica presidenziale e crea non pochi problemi nel bilanciamento dei poteri, anche se porta in dote alcune novità importanti e positive tipo il far decidere agli elettori chi debba essere il premier sottraendolo a ribaltoni e ad alleanze intercambiabili.

Anche una maggior libertà (su loro richiesta) alle singole regioni su materie specifiche permetterà a chi vuol marciare a ritmi più spediti di non dover aspettare le ultime della classe, ma - anche qui - sono tali e tanti le deroghe, le norme ed i contrappesi che solo alla prova dei fatti vedremo come si regolarizzerà il nuovo sistema.

Naturalmente in Italia prevale sempre la polemica spicciola e quindi è quasi divertente vedere regioni come la Campania, l’Emilia o la Puglia protestare per le potenziali nuove deleghe quando solo pochi anni fa – regnante la sinistra – erano proprio le stesse regioni e gli stessi governatori a richiederle.

D'altronde sono tematiche che in passato erano già state oggetto di tentativi di riforma anche da parte della sinistra che invece oggi le osteggia: giustamente c’è chi ha ricordato che - per esempio - erano anche nel programma di Occhetto 1994, quello della “gioiosa macchina da guerra” finita fuori strada ancor prima dell’uso. Sul tema premierato erano fallite le mediazioni bicamerali di D’Alema e – nella notte dei tempi – perfino del fu senatore liberale Aldo Bozzi. Anche nell’agonia della prima repubblica (1992-94) comparve una commissione bicamerale per la riforma costituzionale “De Mita – Iotti,” naufragata senza storia sotto l’incalzare di “Mani pulite” 

Il problema è che oggi queste riforme sono appunto “bandierine” di Lega e Fratelli d’Italia il che crea automaticamente la contrapposizione preconcetta dell’opposizione.

Così chi è contrario solleva cavilli e paure esagerate su presunti rischi di fascistizzazione o al contrario di dissoluzione dello Stato, ad esempio scoprendo improvvisamente il problema dell’intangibilità costituzionale dell’inquilino di turno al Quirinale, ma soprattutto perché Mattarella (come i suoi predecessori) sono stati eletti da maggioranze diverse dall’attuale e potendo così essere sempre utilizzati come utile “corte d’appello” rispetto ad un qualsiasi voto parlamentare non gradito.

Anche far nascere uno psicodramma sulla questione dei senatori a vita è francamente esagerato, tenuto conto che comunque quasi nessun italiano sa esattamente chi siano (per la cronaca Mario Monti, Renzo Piano, Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, ve li ricordavate tutti?) oltre all’onnipresente Liliana Segre promossa a coscienza critica della nazione. 

Circa invece la riformina regionale è utile dare più spazio a chi lo chieda e sono per me esagerate le paure di chi teme di rimanere indietro perché quelle stesse aree “depresse” dovrebbero anche farsi finalmente un esame di coscienza sul perché si ritrovino nelle loro condizioni nonostante investimenti pubblici colossali. Dalla “Cassa per il mezzogiorno” al PNRR non è che i fondi mancassero o manchino, ma in passato (ed anche ora) troppi soldi sono spesi male, eppure mai nessuno recita il “mea culpa”.

Evitiamo insomma da una parte di sbandierare successi ancora tutti da verificare e smettiamola dall’altra di impostare polemiche assurde: il tentativo di riformare la Costituzione andava e va fatto, finalmente ha prodotto un risultato, sia affinato ed aspettiamo di vederne gli effetti.

Quello che piuttosto va sottolineato è che il governo Meloni a questi risultati ci è comunque arrivato e sottolinea come la stabilità di un governo sia un aspetto positivo, a conferma della utilità di una riforma costituzionale che vorrebbe appunto dare più forza almeno ad un premier finalmente eletto dai cittadini.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 962 del 5 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Chi comanda negli USA ? – L’ assalto alla Bastiglia – gli sconfitti comandano in UE – Fanpage a caccia di fascisti

 

AI LETTORI

Posso esprimere una soddisfazione personale? Chi mi legge sa che da diversi mesi – voce solitaria nel deserto – andavo sostenendo che Joe Biden avrebbe potuto NON essere alla fine il vero candidato democratico alle prossime presidenziali USA.

Dopo l’esito disastroso (per lui) del primo dibattito con Trump tutti si sono posti il problema chiedendosi se non sia più opportuno sostituirlo in corsa con un altro candidato, vista la sua progressiva e umanamente tristissima demenza senile.

Una volta tanto il “io ve lo avevo detto…” non fa una grinza.

(e se quindi mi mandate indirizzi mail di vostri amici per allargare la diffusione de IL PUNTO mi fate un grande piacere)

 

MA CHI COMANDA ALLA CASA BIANCA?

Il dibattitto Biden-Trump pone però un gravissimo problema: il mondo può essere affidato per i prossimi quattro anni ad uno di questi due personaggi, soprattutto visto che le alternative sono Xi e Putin?

Trump è il solito spaccone, glissa su problemi fondamentali, ha una serie di atteggiamenti inconcepibili ed inaccettabili per un presidente, ma Biden ne è uscito schiantato, un disastro mediatico ed elettorale. Pochi avrebbe pensato ad una crisi di senilità così evidente del Presidente, tanto che la domanda che si sta facendo tutto il mondo è su chi stia effettivamente comandando già oggi alla Casa Bianca.

Chi comanda in politica estera: il Pentagono o la CIA? Chi decide sull’Ucraina e i rapporti con il mondo, in politica economica interna e sulle altre cose importanti: gruppi di pressione, lo staff, la moglie?

Affidare il bottone nucleare che può distruggere il mondo a una persona che non riesce a scendere da solo da un palco se non aiutato è umanamente triste e patetico, ma il fatto che anche non sia più cognitivamente stabile è davvero inquietante. L’America democratica si è ritrovata nei dubbi, nel caos, nella polemica interna perché la vice Kamala Harris non esiste ed è stata un flop clamoroso rispetto alle speranze, improponibile per un quadriennio. Spazio allora per il governatore della California Gavin Newsom o per Michelle Obama che si nega, ma che alla fine potrebbe accettare una candidatura “last minute” con un sospiro di sollievo di tutto il partito?

 

L’ ASSALTO ALLA BASTIGLIA

Sarei proprio contento se domenica in Francia vincessero Marine Le Pen e il giovane Jordan Barella, perché ho l’impressione che anche a Parigi stia cadendo – finalmente – quella cosa odiosa che era in Italia l’ “Arco Costituzionale” ovvero la preconcetta messa alla berlina ed emarginazione – con l’alibi dell’antifascismo o presunto tale - di chi non la pensava con il “potere”, in Francia inteso ed interpretato da uno come Macron che governa da 12 anni e semplicemente ha deluso e stufato i francesi.

Posso non condividere alcune idee della Le Pen, vanno discusse idee e programmi del RN, ma non si può chiudere la questione solo dando del “fascista” di terza generazione a  Barrella  per escludere a priori oltre un terzo dell’elettorato francese.

E’ ridicolo ed è strumentale il farlo, soprattutto perché Macron nel tentativo di contrastare il Rassemblement National ha chiamato ora a raccolta “tutte” le sinistre (che aveva criminalizzato fino a 15 giorni fa!) compresi i più estremisti e violenti per difendere il suo posto all’Eliseo. L’ipocrisia è totale considerando poi che Macron chiede i voti a sinistra ma poi sostiene che non governerà mai con loro: e allora con chi mai farà il governo? Vedremo domenica che succederà, certo le desistenze anomale messe in atto favoriscono indubbiamente il presidente e la sinistra e sarà  difficile che la Le Pen arrivi alla maggioranza assoluta. anche se sarà poi problematico trovarne una alternativa di governo.

In ogni caso il voto francese avrà conseguenze anche in Italia ed in Europa dove socialisti, “macronisti” (liberali) e PPE pur perdendo alle elezioni difendono con i denti le proprie poltrone.

Mi chiedo però come possa la sinistra francese aiutare Macron quando propugna idee, atteggiamenti, principi antitetici ai suoi e – allo stesso modo – come un francese di centro possa votare nel proprio collegio un candidato magari di estrema sinistra solo per contrastare la Le Pen.  Sarà interessante vedere quindi come reagirà l’elettorato francese e quanti andranno alle urne.

Dovremmo ricordare ai “cugini” transalpini che anche in Italia - quando 30 anni fa Berlusconi chiamò Alleanza Nazionale al governo - venne giù il mondo per leso antifascismo e invece sul piano democratico non successe nulla, esattamente come da quando al governo c’è la Meloni che può e va criticata se sbaglia, ma proprio non rappresenta un pericolo antisemita, fascista o simili sciocchezze.

Tirate giù l’ipocrisia che sta dietro a questi slogan e scoprirete la verità: quando la sinistra (e peggio ancora il centro) li richiama pur di vincere e sopravvivere significa semplicemente che “Il re è nudo” e che quindi è solo una questione di difesa di interessi (spesso non trasparenti) e relative fette di potere.

 

PARTITI SUPERATI?  A VERBANIA L’ORA DELLA PROVA

Verbania è forse il primo capoluogo di provincia in Italia non solo ad avere un sindaco “civico” (sia pur politicamente orientato) ma anche una giunta ed una maggioranza completamente sganciata dai partiti.

Solo un quarto dei nuovi consiglieri è rimasta infatti espressione di partiti politici “ufficiali” (e comunque tutti all’opposizione) a sottolineare come il nuovo sindaco Gianfranco Albertella avrà mani libere rispetto a qualsiasi pressione di carattere politico.  Un rischio o una opportunità? Se vogliamo è anche la naturale trasformazione ed evoluzione della stessa legge del 1993 che aveva sì permesso l’elezione diretta del sindaco ma comunque collegandolo ad una maggioranza che di fatto ne limitava i poteri e spesso ne condizionava le decisioni. L’elezione diretta del sindaco si è dimostrata una delle più apprezzate leggi elettorali pur con i vincoli che ne erano emersi, ma ora a Verbania questi limiti sono di fatto tramontati Un caso ed una novità che diventa così anche un potenziale prototipo a livello nazionale e meriterà molta attenzione ed obiettività di giudizio.

 

CHI PAGA FANPAGE ?

La senatrice Liliana Segre stia assolutamente tranquilla, nessuno l’obbligherà mai più a lasciare l’Italia perché ebrea, ma soprattutto perché - se mai così fosse – ci sarebbero per primi a difenderLa milioni di persone che - come me - votano a destra.

Gli episodi mostrati nei servizi di Fanpage sui giovani di Fratelli d’Italia sono delle ragazzate o un pericolo per la tenuta democratica del paese? Ovvia la prima risposta, sono comunque gesti e situazioni inqualificabili ma che soprattutto piombano come un macigno sulla testa di Giorgia Meloni guarda caso nell’esatto momento in cui stava cercando di scalfire il potere consolidato di una Unione Europea a trazione popolar-socialista.

Un caso? No, è molto peggio, perché significa che tutto è stato registrato e tenuto da parte da mesi per mostrarlo nel momento politicamente più opportuno e non già in periodo elettorale italiano (quando in fondo sarebbe stato più logico) ma nell’esatto momento in cui la Meloni deve essere assolutamente indicata come “fascista” per permetterne l’emarginazione a Bruxelles e tagliarla fuori dalle trattative “al caminetto”.

Al di là della liceità dell’inchiesta in termini di privacy (vi immaginate le polemiche che nascerebbero su un’inchiesta analoga in un circolo anarchico o gruppo di black block?) sarebbe interessante sapere chi abbia commissionato i filmati a Fanpage anche perché deve essere stato ben lungo (e costoso) il percorso di infiltrazione che ha portato l’ignota “giornalista” ad affiancarsi a Gioventù Nazionale. Oltretutto i fatti sono evidenti, ma anche sapientemente montati. QQualcuno per esempio ha notato che le stesse scene sono ripetute più volte sullo stesso, unico giovanotto in maglietta verde che fa il saluto romano? Se ci pensate, immediatamente dopo si inquadra in ben altri contesti la Meloni ma inserendola nella narrazione quasi si compiacesse del gesto. Evidente è quindi la volontà di trasmettere un messaggio distorto sulla premier tanto che l’impressione, vedendo i reportage, è che interessi poco la presentazione dei fatti mentre molto più importante è l’accostamento personale tra gli estremisti e la premier costringendola comunque così sulla difensiva e mettendola in evidente difficoltà.

La questione non sono quindi tanto i fatti in sé – che comunque non trovano giustificazioni politiche nè vanno minimizzati, ed infatti la Meloni ne ha subito preso le distanze - ma appunto la scelta del momento e del contesto politico in cui vengono diffusi, visto che tra l’altro hanno avuto prima molto più eco all’estero che non in Italia.

E ritorniamo così al punto di partenza: chi c’è dietro, chi paga, chi insiste con evidente esasperazione su questi casi? “Manine” italiane o estere (magari dei “servizi” d’oltralpe?) perché – diciamoci la verità – nessuno in Italia da decenni si scandalizza più di tanto se qualche stupidotto inneggia al fascismo cantando (da stonato!) le canzonacce di ottanta anni fa con episodi che, visti da fuori, disegnano un’Italia ed una Destra in modo molto diverso dal peso numerico o politico di queste realtà marginali che sono peraltro sempre esistite nel mondo extraparlamentare di estrema destra.

Restano comunque inaccettabili le dichiarazioni antisemite di alcune persone, ma è un fatto che le stesse frasi – anzi, in modo molto più violento – quando sono ripetute dall’estrema sinistra sembrano non suscitare il minimo scandalo, pur tra manifestazioni per l’emarginazione e l’eliminazione fisica di Israele e con inneggiamenti ai terroristi di Hamas, aspetti che la senatrice Segre sembra però voler ignorare e minimizzare.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 961 del  28 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: A Verbania vince Albertella sfidando i partiti, in Liguria il governatore Toti resta sempre agli arresti e le parole di Mattarella sulle “fake news” sono un’occasione per parlare di chi governa o censura la stampa. Domenica i francesi vanno al voto (ma a contare saranno i ballottaggi) mentre a Londra è stato liberato Assange dopo 5 anni di prigione: una bella vittoria per la libertà di informazione.

In Europa la “troika” popolari-socialisti-liberali pur essendo i grandi sconfitti alle elezioni hanno i numeri per comandare e lo faranno. Non mi interessa una seggiolina di consolazione per Fitto ma - come cittadino europeo- assisto impotente alla demagogia, corruzione e burocratizzazione di un continente dove a comandare è l’occhiuta grande finanza. Non era questa l’Europa che sognavo.

 

ALBERTELLA VINCE A VERBANIA, MA IN ITALIA…

Giandomenico Albertella candidato “civico” di centro-destra ha vinto al ballottaggio a Verbania diventando sindaco pur senza l’appoggio dei partiti “ufficiali” (Fi-FdI e solo  un endorsement esterno della Lega negli ultimi giorni), battendo l’alleanza PD-M5S-verdi, sinistra a liste minori. Un successo netto che porta ad un cambiamento profondo nella guida della città, ma anche con un significato politico altrettanto chiaro ricordando che la candidata “ufficiale” del centro-destra, avv. Mirella Cristina,  imposta dai vertici regionali - aveva raccolto meno del 19% complessivo dei voti al primo turno nonostante che gli stessi partiti che ufficialmente l’appoggiavano avessero superato, nello stesso giorno, il 49, 3 % alle “europee”

Il “caso Albertella” è stata la prova che gli elettori non vogliono più candidature dall’alto, non accettano più diktat elettorali e guardano al lavoro, i programmi, le persone soprattutto a livello di amministrazioni comunali. Siamo arrivati all’assurdo che – per esempio – Fratelli d’Italia avrà nel nuovo consiglio comunale di Verbania un solo suo consigliere “ufficiale” ma almeno una mezza dozzina di persone notoriamente vicine al partito elette in altre liste: verranno espulse, censurate, sospese? Chissà!

Di sicuro questo turno elettorale ha sottolineato in tutta Italia ancora una volta che il voto “politico” vale poco nei comuni dove emergono i candidati bravi e non quelli “nominati”, così come nel centro destra appare evidente la distanza qualitativa tra i leader (vedi la Meloni) e troppi rappresentanti locali che – come da decenni, peraltro – spesso non sono all’altezza. Se vuole crescere e consolidarsi nel tempo, il centro-destra deve creare una forte classe dirigente non solo ai vertici ma alla base come – piaccia o no – è riuscito a fare il PD che infatti nel voto amministrativo contiene le perdite e spesso recupera città.   Auguri intanto ad Albertella, ne avrà molto bisogno.

 

CASO TOTI SEMPRE PIU’ INQUIETANTE

Da oltre 50 giorni il governatore della Liguria, Giovanni  Toti, è agli arresti domiciliari e – anche se la sua vicenda è quasi sparita mai media – la cosa assume sempre di più i contorni dell’assurdo. Un’indagine confusa durata anni (se fossero vere le accuse, perché non allora si è intervenuti prima?) con migliaia di intercettazioni per ipotizzare  tentativi di corruzione. La richiesta di arresto è rimasta 5 mesi sul tavolo del GIP che non l’ha firmata (perchè?) poi sono scattate le manette e l’arresto per la ipotetica possibilità di reiterare il reato. Ma quale, come e – soprattutto – come potrebbe “delinquere” Toti se è sorvegliato (e intercettato) a vista?

Di sicuro il caso è tutto politico e di fatto paralizza una regione, con in pratica la giunta regionale che si riunisce a casa del presidente “per un massimo di tre ore” così ha stabilito il Giudice (mi sembra un inedito primo caso mondiale). Se però Toti (che si proclama innocente) si dimettesse, allora gli hanno già fatto capire che sarebbe messo subito in libertà. Scusate, ma da libero allora Toti potrebbe ricandidarsi e ripetere i reati? Questa vicenda non sta molto in piedi, mi sembra una forzatura dalla quale non si sa più come uscirne, ma nessuno tra i magistrati vuol perdere la faccia.

 

Approfondimento: CHI CONTROLLA LE FAKE NEWS?

Hanno fatto rumore le recenti esternazioni del presidente Sergio Mattarella che ha lanciato l’allarme su una vera e propria presunta “tempesta di disinformazioni” che colpirebbe anche l'Italia giudicandoli tentativi di disinformazione russa. Secondo Mattarella da anni e soprattutto dopo l’invasione dell'Ucraina, “C’è una diffusa tempesta di disinformazione, di fake news, di falsità per screditare e destabilizzare anche nel nostro paese" e "La campagna di disinformazione russa è insistente in tutta Europa e va affrontata in sede Ue e in sede Nato”.

Mi ha colpito la durezza nelle dichiarazioni del Presidente che forse ha informazioni più complete e precise, altrimenti deve pur essere ammissibile anche un minimo di scetticismo sulle sue parole perché - se si esamina il mondo dell’informazione - pressoché tutti i quotidiani, i settimanali, i TG, i programmi di intrattenimento in Italia non sono certo teneri con Putin. Dove sono quindi queste “false informazioni”? Par di capire che si diffondano nel web, su siti poco trasparenti, attraverso quel circuito informativo fatto di chat e di siti che diffondono disinvoltamente le notizie più assurde pur di essere letti, dalle ultime news sui Reali d’Inghilterra alle diete anticellulite, dallo spiegare il modo di far soldi facilmente al vendere dentiere a prezzo d’occasione.

Ma sono siti che incidono pochissimo, non fosse perché comunque le notizie politiche od internazionali non interessano molto (purtroppo) al popolo web.

Piuttosto le frasi di Mattarella impongono di alzare lo sguardo al mondo dell’informazione italiana (e mondiale) in sé, a chi controlla le notizie. Ma come non vedere che l’informazione è gestita da grandi gruppi economici e finanziari ma non certo controllata dai russi.

Guardate i giudizi scontati sull’Europa, la guerra, la BCE, Biden e Trump, Israele, l’Orban “cattivo” come la Le Pen ecc. ecc.

Le news sono pubblicate (e riprese) in modo acritico, spesso dimenticando la storia. Per esempio, rispondendo alle proteste perché un missile made in USA lanciato dagli ucraini ha fatto strage di bagnanti su una spiaggia della Crimea, il Pentagono ha giustificato tutto sostenendo che comunque la Crimea è ucraina. Nessuno ha dissentito o ricordato che per storia, lingua, religione, tradizioni etnia ecc. sostenere questo è assurdo, ma non lo dice o lo scrive nessuno, altro che “fake news”!

C’è poi spesso un vero e proprio incitamento all’odio e poiché internet è anche memoria storica, potete fare una prova: cliccate ad esempio “Russia + invasione + Polonia” e leggerete decine di articoli dei mesi e degli anni scorsi in cui si spiegava come e perché la Russia avrebbe a breve invaso la Polonia minacciando quindi la NATO. Nessuna di quelle previsioni è fortunatamente stata seguita da fatti, eppure da Newsweek ad Euronews al Guardian all’ineffabile “Daily Digest” (che sembra una testata di provocazione pura) tutto sembrava essere giù stato deciso al Cremlino.

Il problema è che l’informazione resta decisiva in ogni guerra per demonizzare l’avversario e raramente c’è la possibilità di verificare i fatti soprattutto attingendo a dati e conferme dalle due parti e anche gli avvenimenti vengono letti spesso come si vuole. Se una mia postazione è distrutta dai droni avversari è una sconfitta, ma se dichiaro che ho distrutto il 99% dei droni attaccanti diventa quasi una mia vittoria e nessuno saprà mai la verità.

Anche il modo di trasmettere le news dà il fianco a speculazioni politiche: se l’inchiesta di Fanpage su un gruppo di attivisti della Meloni è concentrata su un video relativo a un piccolo gruppetto di estremisti e la notizia viene usata addirittura in Europa per cercare di squalificare il premier italiano non è ad essere falsa la notizia in sé, ma la strumentalizzazione e la generalizzazione che ne segue, ad uso perfino di chi vorrebbe emarginare l’Italia ai vertici della UE. Così come la scelta di non pubblicare i fatti “scomodi”: forse che la stessa Fanpage ha mai mostrato le immagini delle violenze cui ha volontariamente partecipato l’eroina neo-onorevole Salis, sia in Italia che in Ungheria? Anche scegliere “cosa” mettere o meno on line fa parte del gioco.

 

BUONA  SETTIMANA  A  TUTTI                                        MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 960 del  21 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  A parte i prossimi ballottaggi, una settimana densa di appuntamenti mondiali con molta scena e poco costrutto, mentre a Genova si vogliono “a prescindere” le dimissioni di Toti. Emergono intanto particolari sconcertanti su come Scalfaro manovrò contro Berlusconi, mentre a Bruxelles gli sconfitti delle Europee cercano di spartirsi i posti ai danni dell’Italia.

 

VERBANIA AL BALLOTTAGGIO

Mi auguro che i lettori de “Il Punto” di Verbania domenica vadano a votare e, soprattutto se non hanno appoggiato Giandomenico Albertella al primo turno, si rendano conto che votarlo domenica (e lunedì) è l’unico modo per non riconsegnare la città al PD. Una sottolineatura per chi nel centro-destra votò per Mirella Cristina perché ufficialmente sostenuta da Forza Italia, FdI e Lega. Credo che ora si debbano far convergere i suoi voti su Albertella, anche se l’avv. Cristina non lo consiglia. Giusto per capire a che livello arrivi la polemica personale: che brutta figura!

Più politicamente corretta la Lega che ha espresso il suo endorsement ad Albertella

 

CASO TOTI: DEMOCRAZIA E GIUDICI

Si parla poco del “caso Genova” e dei domiciliari imposti da due mesi al presidente Toti che rappresentano un esempio di come la Magistratura condizioni la politica.

In pratica – gli si è fatto capire – o si dimette o resta agli arresti “sine die” il che è veramente grave visto che le ipotesi di reato sono comunque per questioni di anni fa, non chiare, non documentate, con un arresto venuto cinque mesi dopo la richiesta dei PM, senza flagranza di reato e che continua solo perché secondo il GIP “Toti potrebbe condizionare le elezioni dell’anno prossimo”. Il pubblico non ha in mano tutti documenti cui hanno accesso i giudici ma - visto dall’ esterno - messa così allora qualsiasi politico di qualsiasi partito richiedendo qualsiasi contributo elettorale (anche il più lecito e documentato ai sensi di legge) potrebbe “condizionare” qualcosa. Il caso Toti è un brutto esempio di come la Magistratura condizioni pesantemente la politica

 

SCALFARO VS. BERLUSCONI

C’è voluta la “confessione” del cardinale Ruini per confermare quello che tutti sapevano: l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro – in disprezzo a qualsiasi legge e principio democratico – nel 1994 voleva a tutti i costi “incastrare” Berlusconi e farlo cadere. Immaginate se si fossero sapute allora queste cose come sarebbe cambiata la politica italiana. Ma se la verità di allora viene resa pubblica solo oggi, quante altre macchinazioni ci sono state in questi anni contro Berlusconi e il centro-destra, volutamente nascoste? 

 

RISCHIO EUROPEEGATURE 

Il rischio è che - pur dopo un voto europeo che a livello continentale ha rafforzato gli oppositori all’attuale maggioranza - PPE e socialisti continuino a spartirsi tra loro i posti importanti nonostante le rispettive sconfitte. Anche per questo se in Italia avessimo un minimo di buon senso avremmo tutti l’interesse a che Macron fosse sconfitto anche alle elezioni legislative togliendogli potere e credibilità visto non solo l’atteggiamento maleducato e spavaldo nei confronti del nostro paese e della sua premier, ma perché non condizioni oltre ogni logica la politica economica, militare ed estera della UE. Intanto, giusto per avere un’idea del clima che gira nel continente entrambe le tifoserie di Croazia (membro UE) ed Albania hanno intonato agli Europei di calcio il coro “Uccidi, uccidi, uccidi il serbo…” Vedremo se arriveranno sanzioni.

 

LUCERNA

Parlarsi è sempre utile, ma l’appuntamento di LUCERNA è stato di fatto un fallimento visto che alla fine gli stati che rappresentano quasi la metà del mondo NON hanno votato la risoluzione finale dando così nuovi alibi a Putin. Forse l’unica cosa sensata sarebbe stato chiedere almeno un “cessate il fuoco”, ma non si è arrivati neppure a questo. Interessante che il New York Times abbia pubblicato negli stessi giorni i documenti di un piano di pace che si stava profilando tra Russia ed Ucraina già poco dopo l’inizio della guerra, ma che poi è naufragato (o è stato fatto naufragare). Sarebbe interessante capire PERCHE’ e CHI lo abbia boicottato perché il sospetto è che dietro ci sia la “manina” americana, un po' come per la faccenda della distruzione del gasdotto sottomarino nel Baltico. Strategicamente continuare questa guerra serve soprattutto ad indebolire l’Europa, ma mi sembra che gli illustri commentatori che circolano sottovalutano sempre questo aspetto. 

 

Approfondimento: G7, DIETRO LA VETRINA

E’ arrivato ed è passato in un lampo il G7 “Made in Italy” che - nonostante tante frasi roboanti e l’aggettivo “storico” ovunque abusato - alla fine è stato sicuramente solo  un successo per la visibilità di Giorgia Meloni e dell’Italia più che per i suoi contenuti.

Questo anche perché dei “grandi” convenuti in Puglia solo la Meloni poteva parlare avendo davanti a sé un minimo di prospettiva mentre intorno a lei sembrava essere convenuta una compagnia di “combattenti e reduci” e morituri fantasmi, con Joe Biden apparso decisamente impacciato e che comunque rischia a breve di essere sbranato da Trump. Tra l’altro, accampando stanchezza ed impegni elettorali, Biden si è limitato ad una comparsata con toccata e fuga e senza nemmeno rimanere a cena con Mattarella, pronto al reimbarco sull’ Air Force One destinazione la Florida e i guai di famiglia.

Peggio ancora Rishi Sunak che è in scadenza come i formaggini: il 4 luglio sa già che gli elettori inglesi lo spediranno a casa complice la discesa in campo dell’euroscettico Nigele Farage che - spaccando i conservatori-  riporterà i laburisti a Downing Street. Non va meglio per Emmanuel Macron, abbattuto sulla via di Bruxelles e nei guai fino al collo in casa propria. Sinceramente villano e poco rispettoso verso la padrona di casa ha esordito subito sull’aborto e sostenendo che “nulla cambia in Europa” quando sa benissimo quanto stia traballando lui stesso all’Eliseo con le sue politiche europee.  Davanti a lui sedeva Olaf Scholz, pure lui stroncato nelle urne, e che ha portato i socialdemocratici tedeschi ai minimi storici tanto da essere superati ed umiliati perfino dai presunti neonazisti dell’AfD.

A fine corsa anche il premier canadese Justin Trudeau: in Canada le elezioni si terranno solo l’anno prossimo, ma il partito liberale del premier è indietro in tutti i sondaggi nonostante la rincorsa ad accattivarsi le minoranze, i nuovi immigrati, il mondo Lgbt+ e la liberazione anche delle droghe pesanti. Oltretutto a voler ben guardare Trudeau al G7 è diventato abusivo: il Canada è stato superato economicamente da più paesi (come il Brasile e l’India) e quindi più che altro la sua è una presenza “ad honorem”.

Infine il giapponese Fumio Kishida con una popolarità fortemente danneggiata dagli scandali nella gestione dei fondi elettorali che rischiano già a settembre di pregiudicare la sua rielezione.  

Convitata di ferro restava così solo la sempre sorridente Ursula Von der Leyen alla disperata ricerca di consensi ben sapendo che metà del PPE la vorrebbe pensionare, mentre la presenza di Zelensky è stata come da copione visto che all’ordine del giorno c’era la destinazione di un ulteriore pacchetto ai aiuti all’Ucraina prelevandoli, almeno ufficialmente, dai profitti dei beni congelati ai russi in diverse parti del mondo.

Anche per questo l’edizione del G7 italiano si è aperta sul mondo con l’arrivo di una ventina di leader mondiali – compreso anche Papa Francesco - a parlare di tutto e di più, dalle guerre all’intelligenza artificiale, dall’economia ai rapporti con l’Africa. Chiacchiere per una agenda multilaterale affollatissima (forse fin troppo) e chiusa con documenti formali e sorrisi, ma con i leader distratti a pensare ai problemi di casa propria. Alla fine un vertice che verrà ricordato soprattutto per l’accogliente ospitalità e la cucina italiana sulla quale - più che sui problemi - si è spesso concentrata l’attenzione dei media mondiali. 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                        MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 958 del 7 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Ultimi scampoli di campagna elettorale con l’invito ad andare a votare: se non lo facciamo l’Europa continuerà così, avremo perso una grande occasione e sarà solo colpa nostra.

 

MATTARELLA: POLEMICHE INUTILI

Vabbè che siamo alla fine della campagna elettorale e tutto fa brodo, ma il polverone contro la Lega che critica Mattarella perchè il 2 giugno in un discorso ha celebrato “la sovranità dell’Unione Europea” non mi convince. Premesso che il 2 giugno era la festa della Repubblica Italiana, non della sovranità europea, considero Mattarella una persona limpida e capace, ma comunque politicamente di parte perché così è stata eletta. Per questo non considero una bestemmia sostenere che vada riformata la concezione stessa della Presidenza della Repubblica, figura che avrebbe ben maggior valore se fosse eletta direttamente dai cittadini. La sinistra tende a confondere (e far confondere) una elezione diretta con il concetto del “Duce al comando” il che è una cretinata. Circa i “pesi e contrappesi” costituzionali tra poteri erano tecnicamente ineccepibili nel 1948 ma oggi il potere giudiziario è debordante, quello parlamentare ridotto e quello esecutivo (governo) decisivo. Allora è logico decidere e scegliere chi governa (premierato) ma anche chi controlla (presidenza): far votare una volta di più i cittadini è sempre un bene, spiegatelo alla Schlein, Conte & C. !

 

AUTOLESIONISMO ELETTRICO

Bruciato in poche ore il “bonus” per l’acquisto di auto elettriche che già sono un flop, ma che senza incentivi non comprerebbe quasi nessuno. Certo che è un illuminante caso di auto-distruzione europea: metterci soldi pubblici per aiutare la concorrenza cinese mentre Biden impone un dazio del 100% sulle importazioni e Trump vorrebbe innalzarlo addirittura al 200% (mentre quelli europei sulle importazioni di auto e parti elettriche “made in China” sono del 15%.). Solo questo esempio banale può dare un’idea dell’autolesionismo europeo nel nome del presunto “green”. Beffa nel danno ci si è subito accorti che il “bonus” non è stato prenotato da singoli cittadini ma da grandi gruppi che così li hanno monopolizzati. Signori: un po' di logica e buonsenso!!

 

SI VOTA…

Ho troppo rispetto per l’opinione dei miei lettori per insistere con suggerimenti elettorali, mi limito a confermare che personalmente voterò per l’area di centro destra e in Europa per persone che stimo come ALESSANDRO PANZA (Lega) o CARLO FIDANZA (FdI) (circoscrizione Nord Ovest). Alla regione Piemonte, confermando Cirio, nel VCO voterò per l’unico candidato che può essere eletto, ANGELO TANDURELLA (FdI) mentre spero nell’elezione di GIANLUCA GODIO in provincia di Novara e FEDERICO RIBOLDI ad Alessandria.

Per VERBANIA constato con rimpianto che alla spaccatura della sinistra ha risposto una analoga divisione nel centro destra tra GIANDOMENICO ALBERTELLA, MIRELLA CRISTINA e MICHEL IMMOVILLI. Uno dei primi due andrà al ballottaggio: la cosa più seria sarebbe un patto preventivo per sostenerlo/a con convinzione al secondo turno, altrimenti avremo un nuovo sindaco PD con Riccardo Brezza, come probabile.    

 

Approfondimento: I GIOVANI LONTANI DALL’EUROPA

 

In un lungo articolo on line sul “Corriere della Serra” Luca Angelini si sofferma sul previsto voto dei giovani europei domani e domenica denunciando con toni allarmati che buona parte dei nuovi elettori o non andrà a votare o voterà per l’estrema destra.

Seguono sondaggi “inquietanti” con un 36% dei giovanissimi francesi che voterebbero per la Le Pen, così come i loro coetanei olandesi, slovacchi, ungheresi, romeni, e il 22% addirittura per l’ AFD in odore di neonazismo tedesco.

I numeri darebbero ancora i verdi come primo partito “giovane” ma in netto calo rispetto al passato, mentre a destra la crescita sarebbe prorompente.

Seguono una serie di interviste più o meno scandalizzate sulle motivazioni di questo voto “Si tratta di ribellione, trasgressione, provocazione - spiega Steven Forti, professore di storia contemporanea all’Università di Barcellona - dicono (i rappresentanti dell’ultra destra, ndr) che stanno combattendo l’egemonia culturale dei liberal di sinistra, e ci sono molti giovani che credono in questa narrazione. A parte che l’illustre professore se non ammette questa egemonia (e spesso addirittura monopolio) deve vivere su Marte più che in Europa. nessuno sembra chiedersi però se per caso questa percezione sia almeno in parte giustificata.

Questa autocritica non c’è mai, partendo dal presupposto che chi vota a destra ”sbaglia” e quindi vada “corretto”, senza prendere nemmeno in considerazione che a sbagliare siano invece le politiche europee su molte questioni d’attualità.

Non si capisce – se le cose continuassero a livello politico come in questi anni in Europa – come mai dovrebbe poi esserci un’inversione di tendenza, visto che la percezione delle priorità è cambiata.

Per esempio secondo uno studio promosso dal Financial Times i giovani tedeschi tra i 14 e i 29 anni solo due anni fa avevano come percezione maggiore il cambiamento climatico, un tema oggi nettamente superato dai timori per l’inflazione e la crisi economica con il timore di non potere avere una pensione alla fine dell’età lavorativa. Anche l’aumento di migranti e rifugiati è in grande ascesa fra le questioni ansiogene dei giovani tedeschi.

«La giovane generazione è davvero pessimista - sottolinea Simon Schnetzer, coautore dello studio - e questo li rende più ricettivi al messaggio dell’AfD, ovvero che il governo abbia perso il controllo della situazione” (e se fosse proprio così ?) .

Lo stesso sembra avvenire in Italia e in Spagna mentre in Romania il 25% dei giovani tra i 18 ei 35 anni che intendono votare sosterrà la formazione di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), una percentuale più alta rispetto a qualsiasi altro partito. La maggioranza dei giovani rumeni criticano però anche il sostegno militare di Bucarest all’Ucraina e si scagliano contro «l’ideologia gender» e l’ateismo. Solo il 23% dei giovani ha fiducia nella democrazia rumena e il 67% ha preso in considerazione l’ipotesi di lasciare il paese.

I temi sollevati dall’ inchiesta inglese sono ripresi anche da Le Monde che si è occupato a lungo dei giovani che voteranno Jordan Bardella, il 28enne che Marine Le Pen ha scelto come guida del Rassemblement National. «Alcuni di questi giovani — scrive il quotidiano francese — appartenenti in genere a categorie popolari, raccontano il sentimento di un “orgoglio ritrovato”, la speranza di essere finalmente considerati per quello che sono e fanno, in territori che si sentono trascurati dallo Stato e dai leader politici. Le precedenti elezioni hanno dimostrato che i giovani francesi attratti dall’estrema destra sono tra i più precari, i meno istruiti, spesso residenti in aree rurali o periferiche e da questo punto di vista, il fatto che Bardella sia cresciuto nella banlieu parigina di Seine-Saint Denis lo fa sentire uno di loro».

Insomma, sembra far capire l’illustre quotidiano: “Sono solo dei disadattati, ignoranti e sostanzialmente cretini”. (Forse se qualche giornalista di Le Monde vivesse nelle aree suburbane parigine in mano alle bande nordafricane cambierebbe opinione).

Ma se questa è la fotografia dell’esistente, come e perché si è giunti a questo punto?

E’ qui che manca nei commenti un’autocritica alla realtà di Bruxelles, ma anche una proposta per un cambio di rotta. Se i governi insistono a considerare la BCE il “dominus” della politica (o se sono obbligati a farlo), se manca trasparenza (vedi caso vaccini), se il problema immigrazione non viene regolato, se – in definitiva – i problemi dei giovani (e non certo solo di quelli che voteranno a destra) non vengono sufficientemente affrontati perché stupirsi degli effetti e non voler capirne le cause?

Forse perché a Bruxelles interessa poco il voto giovanile (o che i giovani non votino più) perché sono altri sono gli interessi e gli obiettivi, soprattutto economici.

C’ è una grande verità che le istituzioni europee non ammettono: persi gli ideali e molte delle speranze dei Fondatori, “il re è nudo” tanto che non solo i giovani si pongono la domanda a che cosa serva e in che cosa creda più l’Europa.

Un disastro, dopo solo vent’anni di Unione, dover constatare questo fallimento.

 

LEGGETEMI SU “IL SUSSIDIARIO” – ASCOLTATEMI SU TELE VCO

Chi vuole seguirmi di più mi trova spesso sul quotidiano online “Il Sussidiario” (cercate “sussidiario+zacchera”) mentre in Tv continua la serie dei miei appuntamenti di storia, li trovate sul web cercando “Tele VCO Azzurra tv”, poi su “rubriche” e “pillole di storia locale” .

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 957 del 31 maggio 2024

 di MARCO ZACCHERA 

  

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Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Niente da fare, la violenza umana è inaudita e si parla solo di armi, di morti, siamo davvero tutti fuori strada! Intanto si avvicinano le elezioni europee, ma pochi si chiedono QUALE Europa si vorrebbe, votando di conseguenza. Mentre a Milano il degrado è evidente (ma non se ne parla) l’approfondimento è sulla assurda demagogia che accompagna la presunta “par-condicio”, altro che “Telemeloni!” Il governo intanto ha varato una proposta di mini-riforma della Magistratura: finalmente! (ma vedrete quanti ostacoli, perché chi tocca il potere dei giudici in Italia si brucia)

 

PER FAVORE, FERMATEVI!

Basta con il dire “vogliamo la pace” se poi la discussione è solo su come continuare la guerra. Fermiamoci, a Gaza come in Ucraina! Cominciamo con un “cessate il fuoco” temporaneo per due tregue umanitarie. L’ONU a Gaza controlli che Hamas non sfrutti i profughi e cominci a rilasciare ostaggi, mentre la NATO (alleanza “difensiva”!) non spinga solo per usare altre armi in Ucraina: che senso ha una “Conferenza di pace” in Svizzera senza invitare anche la Russia (il che non vuol dire accettare il suo punto di vista) a rischio fallimento prima ancora di cominciare? Si dice “Se ci fermiamo adesso i russi sono avanzati troppo…” Ma allora non si poteva proporre PRIMA un “cessate il fuoco”? Quante volte l’ho scritto? Valeva due anni fa, l’anno scorso, il mese passato, macchè… Ma comunque, PROPONIAMOLO ADESSO, subito! Invece no: avanti, testardamente, con i “falchi” come Stoltenberg che sfasciano tutto (il suo slogan «Al male reagiremo con più democrazia e più umanità» mi sembra una grande ipocrisia) mentre si sta avvitando – anche per responsabilità occidentale – una escalation pericolosa e assurda. E’ una spirale di odio che va spezzata e visto che la maggioranza degli europei NON vuole più questa guerra perché i governanti non ascoltano anche le persone, i singoli cittadini, il buonsenso e non solo i generali e i fabbricanti di morte?

 

MA CHE EUROPA VOGLIAMO?

Credo che chi voterà domenica prossima alle “Europee” darà soprattutto un approccio “nazionale” alla sua scelta, ma ciascuno di noi dovrebbe invece chiedersi soprattutto quale Europa vorrebbe e votare di conseguenza.

Per esempio ecco 10 temi su cui si dovrebbe discutere per valutare una scelta:

- Vogliamo un’Europa che si occupi sempre di più di tutto al posto dei singoli governi nazionali o l’opposto?

- Un’Europa che abbia un esercito comune, e chi dovrebbe poi comandarlo?

- Un’ Europa che dipenda di più o di meno dalle scelte economiche della BCE?

- Un’Europa dove si voti solo per il parlamento europeo, ma dove poi tutte le altre cariche siano nominate indirettamente (come avviene ora) o invece vorremmo l’elezione diretta di tutti i vertici?

- Un Europa che (fatto salvo che tutti vogliamo preservare l’ambiente) sia sempre più “spinta” su questa strada o invece dove si ragioni maggiormente tenendo conto del rapporto costo-benefici anche in campo ambientale e condizionando i sacrifici e le scelte a regole mondiali?

- Un’Europa che strategicamente sia amica ed integrata con una Russia democratica o invece privilegi il rapporto (o sudditanza) con gli USA ?

- Un’ Europa strettamente legata al “G7” o più aperta alla BRICS ?

- Un’Europa che accetti o meno l’energia nucleare?

- Un’ Europa che si apra anche ad altri paesi (Ucraina, Georgia, Moldavia ecc.) oppure resti com’è?

-Quali atteggiamenti e/o limiti deve imporre o proporre l’Europa sulle questioni “gender”, matrimoniali, sessuali ecc.ecc. ?

Queste sono le questioni sulle quali si dovrebbe dibattere e di cui invece si parla poco. Personalmente io NON sono contento dell’Europa di oggi che è diventata molto burocratica, poco trasparente e verticistica, una UE che non lascia - in pratica - spazio ai cittadini (e ai singoli stati) di dissentire visto l’attuale “blocco” popolari-socialisti-green-liberali. Temo che la maggioranza non cambierà, salvo che il Partito Popolare europeo – visti i risultati elettorali - non decida di scegliere altri alleati (per esempio il gruppo conservatore) per una maggioranza magari allargata ai liberaldemocratici, ma anche guardando a destra pur con tutte le liti “nazionali” che si ripercuoto all’interno dell’ europarlamento (ad esempio Macron che non accetta “a prescindere” un’ intesa con la Le Pen temendo per le prossime elezioni presidenziali),  imponendo reciproci veti e così facendo il gioco della sinistra.

 

VERGOGNA A MILANO

Nei giorni scorsi ho accompagnato degli importanti ospiti stranieri a Milano che sono rimasti stupiti e sconvolti dal degrado della città. In particolare mi sono profondamente vergognato dovendoli “scortare” al posteggio di Milano Lampugnano che da tempo si è progressivamente trasformato in un suk tra gente che dorme per terra, questuanti e venditori, sporcizia ovunque, orinatori all’aperto, con la gente che usciva dalla metropolitana – e non erano ancora le 21, era ancora giorno – riunendosi a gruppi per andare insieme verso il parcheggio e non rischiare di essere assaliti.

Non un vigile, un poliziotto, un controllo.

Quando tempo fa – vedendo immigrati che saltavano allegramente i tornelli senza pagare il biglietto – mi ero rivolto ad un dipendente ATM presente chiedendogli che ci stesse a fare, mi ha risposto: “Venga a vedere!” mostrandomi il suo gabbiotto con i vetri infranti e dove un suo collega era stato aggredito quando aveva cercato di opporsi.

Lampugnano è dove arrivano i bus da mezza Italia e dove c’è il parcheggio-hub dell’intera zona a nord-ovest della città, ma è off-limits, indecente, invivibile appena fa scuro (e anche prima). Queste sono realtà visibili, quotidiane, assolute, alla faccia del sindaco Sala e delle chiacchiere “green-progressiste” che sembrano l’unico problema cittadino. Vergogna, vergogna, vergogna!

 

Approfondimento: TELEMELONI?  W L’IPOCRISIA

L’Italia è il paese dell’ipocrisia che si sublima in campagna elettorale.

Valga ad esempio il no al dibattito in RAI tra la Meloni e la Schlein per la “par condicio” perché non avrebbero visti presenti gli altri candidati.

Intanto fiorisce la polemica, da tempo sollevata dal PD e seguito a ruota dalle altre opposizioni, che da settimane va sostenendo che la RAI è diventata una sorta di “Telemeloni” dando troppo spazio alla premier.

In realtà in RAI ha sempre prevalso nei TG il rapporto “un terzo (del tempo) al governo, un terzo alla maggioranza, un terzo all’opposizione” quest’ultimo ridottosi quando FdI era unico partito ufficialmente all’opposizione di Draghi. Di fatto una situazione che andava benissimo al Partito Democratico quando era al governo, ma che ora va stretta.

Se comunque il PD ha da lamentarsi per la RAI, basterebbe ascoltare le altre TV generalizie per verificare come il sostenere che il mondo delle televisioni sarebbe succube alla Giorgia nazionale è cosa che fa sorridere, ma alla fine anche indignare i suoi supporter, soprattutto in tempi di campagna elettorale dove lo spirito se non la lettera della legge è spudoratamente violato.

Mentre Mediaset – orfana di Berlusconi – è un po' spenta e defilata, non prendiamoci in giro: i lettori hanno tutti la possibilità di controllare e di valutare già da stasera non tanto i secondi assegnati nei TG alle varie parrocchie, ma come siano trattati i temi di attualità anche e soprattutto nei programmi di intrattenimento, nei talk-show o nei dibattiti dove lo strapotere della sinistra su alcune reti è totale.

Ma vi capita di ascoltare i dibatti di La7, oppure quelli su NOVE, dove non solo la par-condicio è una burla. ma dove la scelta dei conduttori, ospiti, giornalisti, autori, professori e commentatori invitati è, appunto, spudoratamente squilibrata?

Il trucco è semplicemente di non far parlare la Schlein ma i suoi portavoce, oppure dare spazio nelle “rassegne stampa” praticamente solo ai giornali politicamente schierati (a sinistra).

Ascoltate la rassegna stampa de La7 alle 7 (di mattina) dove sono praticamente citati solo La Repubblica e la sua fedele fotocopia La Stampa (o viceversa) con Flavia Fratello che cita le testate di centro destra addirittura ironizzando sui loro titoli. Se non vi basta pensate, sulla stessa rete, a David Parenzo, Gramellini, Telese, Gruber, Cazzullo, Sardoni… tutti conduttori che trasformano ogni dibattito in evidente dis-condicio, eppure questo non solleva alcun commento di AGCOM solo perché ufficialmente i “politici” non ci sono.

Adesso si è aggiunta NOVE dove sono arrivati i vari transfughi RAI da Fazio alla Littizzetto e avanti così.

Il tutto si allarga addirittura ad intere testate (vedi “Rai Storia”) dove tutto ciò che è schierabile è schierato, dalle ricostruzioni storiche sul comunismo alle “ragioni” dei conflitti allo scontato e ripetitivo antifascismo. Perfino l’almanacco quotidiano che ricorda i vari personaggi nati o morti nel giorno è politicamente targato sia nella scelta dei personaggi che nei commenti su di loro.

Nei giorni scorsi ho ascoltato Maurizio Gasparri su La7 tentare una difesa di Toti: letteralmente Parenzo non gli ha lasciato aprire bocca e - appena Gasparri ha potuto esprimere un pensiero compiuto - è stato interrotto per mandare in onda la pubblicità.   Certo le TV commerciali sono gratuite e dipende dalla volontà del teleutente vederle o meno, ma è evidente come non ci sia una informazione o dei commenti super-partes, altro che “Telemeloni”!

Ma attenzione: la “scelta di campo” non è solo di carattere politico-partitico ma su tanti temi, dall’Europa alla politica di gender, dall’attualità alla geopolitica.

Morale: o si ha il coraggio di ammettere che la par-condicio normata così è semplicemente ridicola e va soppressa o dovrebbe essere estesa a tutti i dibattiti informativi, almeno in periodo pre-elettorale, con sanzioni a chi non rispetta le norme.

Visto che siamo in democrazia e ciascuno (ma allora tutti, però) può e deve dire quello che vuole, sia abbia il coraggio di togliere la foglia di fico della forma, smetterla con l’ipocrisia e si ammetta semplicemente la sostanza: l’informativa televisiva è di parte - e se appena può - lo è in termini di sinistra anti-meloniana, oltre che (peggio ancora) anti-Salvini e relativi alleati.

 

 

LEGGETEMI SU “IL SUSSIDIARIO” – ASCOLTATEMI SU TELE VCO

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BUONA SETTIMANA A TUTTI                                      MARCO ZACCHERA





IL PUNTO  di MARCO ZACCHERA 

n. 956 del 24 maggio 2024

 

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Sommario: Aria di voto in uno scetticismo generale con polemiche che durano un giorno: mi pare nulla di nuovo nel panorama politico italiano, mentre il mondo è in fiamme tra morti e devastazioni. Colpiscono alcune scelte “politiche” della Corte di Giustizia dell’Aja che non mi pare usi uniformi metri di giudizio. Vi segnalo l’approfondimento su Premierato e Repubblica Presidenziale, condito con le immancabili dichiarazioni della senatrice Segre, a volte decisamente fuori luogo.

 

UNA VOLTA, UNA SOLA!

Forse è perché si avvicinano le elezioni sta di fatto che ogni giorno vengono riportate frasi, spezzoni di intercettazioni, indiscrezioni su testi che dovrebbero essere coperti da riservatezza e relativi a procedimenti penali in corso. Frasi che poi danno corpo (e titoli) ad articoli, speculazioni, pettegolezzi, denunce, comizi ecc.ecc.  

Ma possibile che UNA VOLTA e ALMENO UNA VOLTA SOLA non si vada a fondo a scoprire chi nelle indagini raccolga e pubblicizzi queste intercettazioni riservate? Giudici, cancellieri, avvocati, collaboratori: ma è mai possibile che NESSUNO venga mai scoperto, denunciato e condannato? Imputati condannati dall’opinione pubblica per parole spesso estrapolate e distorte, poi smentite dai fatti: è mai questa Giustizia?

 

L’EX (?) MACELLAIO

In un incidente aereo (sabotaggio? Non si sa) è morto il presidente dell’Iran Ebrahin Raisi. Di lui si ricorderà lo sterminato numero di persone che ha fatto tranquillamente ammazzare, come appare anche da un brano diffuso nei giorni scorsi quando a parlare erano Hossein Ali Montazeri, allora numero due del regime, con Ebrahim Raisi, procuratore della repubblica di Teheran. «Dovete fermare le esecuzioni sommarie!», gli dice Hossein, «Ne abbiamo uccisi 750, ancora 200 e abbiamo finito…» gli risponde Raisi. Giusto per dare un’idea del riverito personaggio, mai considerato però come criminale dalla Corte di Giustizia dell’Aia.

 

TAIWAN E’ UTILE NELL’ OMS !

Solo il preconcetto politico e le pressioni della Cina comunista di Xi possono ancora oggi bloccare l’ingresso ufficiale di Taiwan nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non dovrebbe essere un’entità politica ma un valore e una garanzia sanitaria mondiale. Oltretutto è scandaloso che la Cina possa bloccare proprio Taiwan dopo NON aver detto la verità sul COVID e tuttora spalleggiata da quella brutta figura di Tedros Adhanom Ghebreyesus (leggete il suo curriculum su Wikipedia!) che è restato al suo posto, voluto da Pechino, nonostante i tanti indizi di corruzione e di connivenza proprio con i responsabili cinesi.

Ricordiamoci invece l’aiuto dei ricercatori di Taipei proprio sul Covid da loro per primi denunciato al mondo e negato in un primo tempo proprio dall’OMS.

Una affollata manifestazione svoltasi a Milano domenica scorsa ha ribadito questa necessità, nonostante il colpevole silenzio di molti media.  

 

REGIONALI NEL VCO: PROPOSTE (RAGIONATE)  DI VOTO

Visto che in molti mi chiedono chi e come votare alle prossime elezioni, ribadisco che avendo amici candidati in diversi partiti del centro-destra penso che sia più logica una mia indicazione di schieramento piuttosto che di partito. Per le ELEZIONI EUROPEE, per esempio, segnalo nella lista della Lega l’uscente europarlamentare  ALESSANDRO PANZA, uno della nostra zona e che ha sempre lavorato con impegno.

Per le ELEZIONI REGIONALI (Piemonte) con la NUOVA LEGGE ELETTORALE la mia provincia, (Verbano Cusio Ossola) è stata mortificata e rischia di non avere più alcun consigliere eletto direttamente. Solo se un partito si avvicinerà al 30% dei voti  (e quindi, in pratica, oggi questa possibilità sembra averla solo Fratelli d’Italia) si potrà sperare di far eleggere qualcuno e segnalo ANGELO TANDURELLA, un ragazzo serio che ha fatto bene come vice-sindaco e consigliere di Domodossola.

ALBERTO PREIONI (Lega) è stato inserito nel listino bloccato e quindi almeno lui dovrebbe automaticamente passare. A spiegare il meccanismo ci vorrebbe una pagina intera, ma la concretezza ci dice che - disperdendo i voti - il VCO rischia di restare fuori dal consiglio regionale nella quota proporzionale. Per questo sarebbe logico che si concentrassero i voti su un solo candidato, senza voler mancare di rispetto a nessuno.

 

Approfondimento:

PREMIERATO, LA SEGRE E LA REPUBBLICA PRESIDENZIALE

Sono sostenitore da sempre di una “vera” Repubblica Presidenziale e considero il premierato solo un parziale surrogato della via maestra, ovvero che siano sempre i cittadini ad eleggersi direttamente il vertice della propria nazione, così come ad ogni livello amministrativo.

Per me andrebbe quindi votato direttamente sia il Presidente della Repubblica che il premier, eventualmente pre-indicato da un gruppo di liste di appoggio a lui/lei collegate  sulla stessa scheda elettorale, ma con la possibilità anche di un voto disgiunto (come avviene per eleggere il sindaco) nel caso si ritenesse valida una persona ad essere primo ministro (pensate ad un tecnico) anche se non fosse espressione del proprio personale schieramento politico per rendere chiara la scelta dei cittadini.

Una riforma abbastanza pasticciata come quella che si delinea non mi piace per niente e temo che la Meloni ci si impantanerà,  anche perché c’è questa assurda sindrome di “lesa maestà” verso Mattarella con la paura (strumentale) di intaccare la figura ed i compiti dell’inquilino del Quirinale che viene dipinto  come una specie di San Gennaro o altro taumaturgo intoccabile e salva-problemi ma che invece, alla prova dei fatti, è oggi e da sempre espressione politica di parte e come tale si comporta appena scalfita la patina del formale “super partes” che fa finta di essere. Quante volte avete ascoltato Mattarella prendersela con i “suoi” magistrati, per esempio, oppure i suoi ex del PD?

Ma torniamo al premierato contro il quale si è schierata (e si poteva dubitarne?) la senatrice a vita Liliana Segre, altra santa martire che deve avere tutto il nostro rispetto per quello che ha passato e che rappresenta, ma che non è secondo me “la più autorevole esponente del Parlamento” come viene a volte dipinta, soprattutto quando va via per la tangente sostenendo addirittura che una riforma come il premierato "riecheggia Mussolini", il che mi pare decisamente eccessivo.

Ma quando parla la Segre si inchinano tutti, dentro e fuori i sacri confini, anche quando sostiene autentiche sciocchezze e così - in un articolo del Times britannico, giornale del gruppo Murdoch - la riforma costituzionale voluta dalla Meloni è stata accostata al nome del Duce. Nel pezzo in questione le critiche della Segre  alle possibili riforme costituzionali sono diventate il pretesto per una descrizione decisamente parziale della situazione politica in Italia.

"Giorgia Meloni ha in programma di rivedere la Costituzione per dare maggiori poteri ai futuri leader italiani, sostenendo che l'attuale sistema lascia i primi ministri in preda a complotti di partito”, ha scritto il quotidiano britannico (e fin qui è acqua calda) ma citando poi le stroncature della senatrice a vita scrive che la regola del premio di maggioranza "riecheggia una legge introdotta da Benito Mussolini, il dittatore fascista, per darsi più potere". Il riferimento è alla legge Acerbo, citata in un passaggio del discorso della Segre, legge introdotta nel 1923. .

A parte che quando fu votata quella legge i fascisti in Parlamento erano una piccola minoranza (35 deputati rispetto ai 223 che l’approvarono, in una Camera che  era presieduta da Enrico De Nicola, futuro primo presidente della Repubblica Italiana, ma queste cose non le vuole ricordare nessuno…) appare strano che un giornale come il Times non sia riuscito a comprendere e spiegare le ragioni della riforma proposta dal governo Meloni. Eppure lo stesso sistema di governo del Regno Unito prevede un modello che attribuisce all'esecutivo enormi poteri, delineando di fatto un sistema bipartitico nel quale chi vince ottiene un mandato forte per far approvare senza difficoltà le proprie proposte legislative e dove il leader del principale partito è addirittura automaticamente anche il primo ministro e con un re che “regna ma non governa” come prassi da qualche secolo in qua.

Ricordiamoci, tra l’altro, che la Gran Bretagna ha un sistema politico di fatto bipolare mentre in Italia (vedi proprio il caso delle prossime elezioni europee) c’è uno stuolo di partiti, partitini, partitucoli e movimenti vari che senza freni e sbarramenti genererebbero solo una grande confusione e, soprattutto, garantirebbero l’ingovernabilità salvo la consueta compravendita di voti in parlamento di cui abbiamo avuto esempi a volontà nel recente passato.

E’ quindi un po' una forzatura (stavo scrivendo un aggettivo più forte) che la Segre si presti a questi giochetti perché l’accostamento Meloni-Mussolini è ridicolo e la stessa Segre lo sa benissimo.  Piuttosto è lei che si trasforma troppo spesso dal ruolo di senatrice a vita (e quindi mai votata dai cittadini) a giudice dei buoni e dei meno buoni, dove i cattivi sono sempre quelli che non la pensano come lei.

Si lamentasse piuttosto la Segre per i passati saltimbanchi parlamentari e si chieda dov’era lei stessa quando (grazie alla legge elettorale) il volere dei cittadini era spudoratamente violato creando e sfasciando governi di segno opposto nella stessa legislatura con l’elezione di premier neppure eletti. Confondere l’autoritarismo con l’autorevolezza è una sciocchezza colossale e l’autorevolezza di un premier viene (e verrebbe ancor di più con il premierato) dal voto democratico, una verifica elettorale alla quale proprio la Segre, tanto osannata e riverita, non si è peraltro mai sottoposta.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                     MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   di MARCO ZACCHERA

n. 955 del 17 maggio 2024

 

 

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Sommario: L’attentato a Fico in Slovacchia, possibili spiragli per l’Ucraina, le assurde regole elettorali per le regionali nel VCO, il silenzio sulle indagini a Verbania ed un approfondimento sul caso Toti. Intanto l’“eroina” Salis va (finalmente) ai domiciliari: esultiamo, ma giriamo pagina perché nel mondo ci sono altre migliaia di italiani in galera e quelli non se li fila nessuno.

 

PACE IN UCRAINA, ATTENTATO A FICO

Durante la sua visita in Cina, Putin ha dichiarato di essere disponibile ad un piano di pace purché consideri “gli interessi di tutte le parti in campo”. Formula diplomatica e nebulosa, ma indizio di una possibile apertura. Conviene cercare di allargarla e di vedere se il leader russo bluffa o fa sul serio oppure bisogna invece subito stroncare tutto, come sembrano voler fare l’UE e gli USA?

Ma perché tutti i personaggi nazionali ed esteri che ci ripetono quotidianamente “Armiamo l’Ucraina, ma solo perché vogliamo la pace” poi non cercano di approfittare di ogni spiraglio ed occasione per tentare concretamente di costruirla ed intanto puntare almeno ad un “cessate il fuoco” che in questo momento converrebbe forse anche all’Ucraina?

Intanto in Slovacchia il premier Robert Fico è stato vittima di un grave attentato, doveva morire ed è tuttora in pericolo di vita.

Fico dissente da Bruxelles su molte cose e soprattutto sull’invio di armi a Kiev. Tante condanne verbali, ma si insinua (Corriere della Sera) che comunque Fico era “populista e divisivo”. Qualcuno invece si chiede se a spingere l’attentatore non ci sia qualche pressione dei movimenti che in Slovacchia sono finanziati da George Soros, il miliardario che con le sue “donazioni” incide molto sulle politiche europee ed in particolare nelle nazioni dell’Est.  Il ruolo oscuro di Soros e dei suoi contributi miliardari, destabilizzanti e pericolosi, sia alla politica americana (Biden) che europea, sarebbe tutto da indagare, eppure non lo fa (e non lo scrive) quasi nessuno.

 

ELEZIONI REGIONALI NEL VCO: LE REGOLE DEL GIOCO 

In molti mi chiedono chi e come votare alle prossime elezioni, ma avendo amici candidati in diversi partiti del centro-destra penso che sia più logica una indicazione di schieramento (per me, appunto, di centro-destra) scegliendo poi le persone prima ancora che il partito. Vale per le elezioni europee mentre con LA NUOVA LEGGE ELETTORALE DELLA REGIONE PIEMONTE il Verbano Cusio Ossola è stato mortificato e rischia di non avere più alcun consigliere eletto direttamente. E’ un meccanismo complicato ed infernale, ma in buona sostanza solo se un partito supererà il 25% dei voti (e quindi, in pratica, oggi questa possibilità sembra averla solo Fratelli d’Italia) potrà sperare di far eleggere qualcuno, con più speranze salendo oltre il 30%.

Nulla da fare per gli altri, anche se il Alberto Preioni (Lega) è stato inserito nel listino bloccato e quindi almeno lui dovrebbe automaticamente passare. A spiegare il meccanismo ci vorrebbe una pagina intera, ma la concretezza ci dice che, disperdendo i voti, il VCO rischia di restare fuori dal consiglio regionale.

 

INDAGINI A VERBANIA: ASSORDANTE SILENZIO

Lo ripeto, visto che ho davanti un muro di gomma: arrivare alle elezioni comunali a Verbania senza sapere l’esito delle denunce di mobbing contro il sindaco da parte della segretaria generale del comune (poi licenziata con voto di giunta) è una questione grave, che inficia e condiziona l’esito elettorale visto che a sinistra sono candidati due ex assessori. Non è possibile che scorrano così tanti mesi e le indagini non siano ancora terminate o, perlomeno, che non se ne sappiano le conclusioni. Perché questo silenzio? Tutti i partiti dovrebbero avere il coraggio e la volontà di chiedere chiarezza.

 

Approfondimento: CASO TOTI E DINTORNI

Che Toti sia (stato?) un governatore di centro-destra non conta nulla, non mi interessa qui la sua appartenenza politica, ma è il suo caso in sé che deve farci riflettere, almeno alla luce delle notizie disponibili. In buona sostanza una amministrazione regionale che sembrava funzionasse bene viene ribaltata, un presidente è arrestato ma nessuno ha capito che cosa abbia effettivamente combinato, anche perché se è vero che i 70.000 e rotti euro di un contributo erano stati anche dichiarati, dov’è il reato?

 Forse Toti avrebbe favorito qualcuno con qualche pratica, ma quando, in che termini e come, ancora non si sa. Di sicuro per documentare il castello accusatorio ci sono state una infinità di intercettazioni che proseguivano da anni, ma questo non è (sarebbe) contro la legge? Se poi una rete di intercettazioni pluriennale si allarga a dismisura è ovvio che diventa fondamentale decidere come scegliere certe telefonate dal mucchio, scartandone magari altre che invece chiariscono o ridimensionano la portata dei fatti. Un potere discrezionale enorme in mano ai magistrati e il “caso Toti” diventa inquietante per la lunghezza quinquennale delle indagini e l’uso di migliaia o addirittura forse di decine di migliaia di intercettazioni senza che nessuno sappia quante centinaia (o migliaia) di altre persone siano state intercettate negli anni.

Per il caso Liguria il cittadino avrebbe il diritto di sapere subito soprattutto se il quadro che ne esce, alla fine, sia sostanzialmente corruttivo oppure no, perché al limite tutto può avere forma o fine di corruzione. Secondo me lo è solo se e quando c’è un diretto tornaconto economico personale o di partito, ma è ovvio che chi fa un piacere a qualcuno spera poi di riceverne almeno una amicizia, se in futuro ne avrà necessità: dove finisce la positività di un intervento e dove comincia la corruzione? E’ questo che ci manca per Genova e se dopo 5 anni di indagini il quadro non è chiaro è ovvio che crescano i dubbi sui fatti, ma anche sui tempi dell’inchiesta giudiziaria.

Con orgoglio posso personalmente sostenere che in decenni di attività politica non solo non ho mai chiesto un centesimo, ma nessuno me lo ha neanche offerto “in cambio di”, ma se un sindaco chiede a un deputato di aiutarlo a trovare i soldi per sistemare una strada è “corruzione”? E se poi quella persona, magari anni dopo, ti aiuta alle elezioni? Ogni legge alla fine aiuta qualcuno, ogni delibera, ogni atto amministrativo. Alzi la mano chi in vita sua non ha chiesto un aiuto, una raccomandazione, una segnalazione a qualcuno che fosse il parroco, il sindaco o un personaggio più o meno ritenuto influente, politico o meno.

Ma torniamo all’uso (e abuso) delle intercettazioni che da anni si vogliono contenere, ma con la più ferma opposizione di parte della Magistratura.  

Il vero problema in indagini lunghe ed a macchia d’olio è che più il brodo si allunga più non solo si scoprono nuovi “filoni” (o presunti tali), ma nasce il problema di decidere quali seguire (al bivio, giro a destra o a sinistra?) e quali abbandonare oltre alla questione dei costi.

Intercettare infatti costa moltissimo, ma se dopo mesi come magistrato non “pesco” nulla sono comunque spinto ad insistere perché magari qualcosa alla fine troverò a giustificare la spesa. Che figura fa un inquirente che resta senza pesci in mano, come e quando può (deve) interrompere la sua pesca? Quanti inquirenti ammetterebbero che magari gli “indizi” iniziali erano inconsistenti e che ha lavorato e fatto lavorare per niente? Per questo è meglio continuare sperando, nel tempo, di pescare il pesce grosso, ma è giusto come sistema?

Anche perché mentre si impiegano tempo, uomini e risorse su questi temi si lasciano perdere migliaia di altri casi ben più pericolosi. Toti è agli arresti, ma non lo era per esempio Hasan Hamis, l’uomo che ha gravemente accoltellato l’agente Cristian De Martino a Milano. Hamis era arrivato in Italia nel 2002, è sempre stato irregolare, fermato una trentina di volte aveva fornito 22 nomi diversi, sempre rimesso in libertà aveva precedenti per rapina aggravata, furto, lesioni personali, droga e sequestro di persona. Che ci faceva ancora in giro, quali Magistrati hanno firmato per la sua libertà, sono tutti senza responsabilità? Ecco quello che si chiede la gente e non solo i “qualunquisti”.

Io non so se Toti sia stato o meno corruttore e corrotto, so che ad oggi ciò che appare è concretamente ben poco e forse per questo il GIP ha aspettato cinque mesi a deciderne l’arresto. Anche questa un’altra questione inquietante, visto che la carcerazione preventiva ha tempi e limiti precisi che non si colgono nell’indagine genovese, ma intanto i contraccolpi politici sono stati immensi e alla sinistra serviva assolutamente un “caso Liguria” per impattare quello in Puglia in vista del voto, e questo è un fatto, con una perfetta scelta temporale.

Perché alla fine torniamo sempre al punto dolente, quello di una Magistratura che sembra scegliere le indagini in base all’ “audience”, rischia di non essere mai indipendente e libera da condizionamenti politici, così che subito si va vedere chi siano gli inquirenti, come la pensino politicamente, se siano al di fuori della mischia e/o non aspirino a promozioni perché le loro decisioni e il clamore mediatico che sollevano hanno comunque conseguenze ben al di là delle sentenze finali.

Per esempio, che succedeva in Liguria prima di Toti? Perché non se lo ricorda più nessuno, ma proprio Toti aveva rotto uno schema politico e clientelare di sinistra consolidato da decenni a livello regionale e questo a molti aveva dato e dava fastidio.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 954 del  10 maggio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  W l’ eterna Letizia, mentre scattano le manette per Toti riscaldando il  clima della campagna elettorale. Giusto arrestarlo per fatti conclusi di 4 anni fa, 72.100 euro di contributi dichiarati sono una “tangente” da obbligare ora all’arresto? Perchè 5 anni di intercettazioni e ua richiesta di arresto cos' urgente che è rimasta 4 mesi alla firma del GIP? Se lo chiede anche Nordio, e così scatta un’altra polemica. A proposito di indagini: se è colpa di Orban la detenzione di Ilaria Salis a Budapest, allora è colpa di Biden l’arresto violento di Falcinellli a Miami?

Intanto, a suon di petrodollari, proprio l’Arabia Saudita assume la presidenza della Commissione Onu sui diritti delle donne, il che appare davvero come una assurdità.

In Italia i David di Donatello sottolineano come la “Kultura” sia solo “cosa loro” soprattutto nel cinema, mentre in RAI si riapre il dibattito. Ritorno infine sulla guerra in Ucraina: vorrei più trasparenza informativa e l’avvio vero di tentativi di pace.  

 

AI LETTORI: ricevo molte mail di apprezzamento, domande, critiche, attestazioni di stima ecc.

Perchè non "concretizzate" gli elogi mandandomi indirizzi mail di nuovi lettori? Grazie!

 

ALLEGRI, RITORNA LETIZIA!

Letizia Maria Brichetto Arnaboldi “detta Letizia Moratti” ritorna sulla scena politica candidandosi questa volta alle europee nelle fila di Forza Italia. Chissà se qualcuno ricorda che solo un anno fa si era candidata contro il centro-destra (che sosteneva Attilio Fontana, di cui proprio lei era stata assessore al welfare) come presidente della Regione Lombardia, ma con un risultato così deludente che rimase esclusa perfino dal consiglio regionale. La Letizia adesso ci riprova dopo che è fallito pure il suo tentativo di creare il “polo Moratti” alle Europee mettendo insieme Matteo Renzi di Italia Viva, Mariastella Gelmini di Azione, Gianfranco Librandi di +Europa, gli ex PSI Claudio Signorile e Giampaolo Sodano, l’ex ministro CL Mario Mauro, l’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, l’ex PD Giuseppe Fioroni, Giacomo Portas dei Moderati, l’ex ministro Gaetano Quagliariello ecc.ecc. Tanti generali per poche truppe, ma alla fine non ne è venuto fuori niente (i maligni dicono perché ovviamente lei ne voleva assumere il comando supremo). Rimasta nuovamente vedova (questa volta politicamente), Forza Italia – comprensiva – le ha riaperto le braccia e la signora Brichetto è così tornata all’ovile vedendosi addirittura assegnato il posto di capolista azzurro nel nord-ovest.  W la coerenza e la Sua lieta modestia!

 

DIRITTI DELLE DONNE: VERGOGNA ONU 

Come nell’Iran sciita anche in Arabia Saudita, nota nazione “democratica” riverita ed ossequiata da tutto l’Occidente, si va in galera (e peggio) anche solo per come ti vesti. La giovane Manahel al-Otaibi è stata per esempio condannata a undici anni da un tribunale antiterrorismo per la sua «scelta di abbigliamento» e per il suo «sostegno ai diritti delle donne». Il verdetto – confermato alla Commissione per i diritti umani dell’ONU dallo stesso governo saudita - è stato comunicato dopo un’udienza segreta del tribunale antiterrorismo, dove Manahel è stata giudicata colpevole sulla base di una legge che criminalizza l’uso della rete web per «trasmettere o pubblicare notizie, dichiarazioni, voci false o dannose». E adesso mettetevi a ridere (o a piangere): dal 25 marzo proprio l’Arabia Saudita presiede la Commissione delle Nazioni Unite sui diritti delle donne. Il che la dice lunga sulla credibilità dell’ONU.

 

IL DAVID CON IL TORCICOLLO A SINISTRA

Se qualcuno in Italia ha ancora dei dubbi su chi maneggi veramente la cultura del nostro paese condizionando i contributi di stato ed abbia solide e partigiane coperture al Quirinale e dintorni, controlli com’è finita questa edizione del premi “David di Donatello”.

Con la benedizione di un Mattarella particolarmente ispirato (a sinistra) potrete verificare come tutti i premi, le citazioni, le onorificenze e le patacche varie - ma soprattutto i relativi contributi economici - siano finiti in mano a pellicole di sinistra.

Gli stessi film che hanno clamorosamente fallito sul piano internazionale (vedi “Io Capitano”) sono finalmente riuscite a trionfare “in casa” dove se le suonano e se la cantano e soprattutto girano i soldi e gli aiuti ministeriali.  Statuette in quantità (13 a 2 soli film!) perché la cinematografia italiana o è nel circuito legato alla sinistra o non è e non può essere: questa è la sacrosanta verità nonostante qualche tentativo del "postfascista" ministro Gennaro Sangiuliano di rompere il cerchio e denunciare il commercio di contributi “culturali” assegnati con criteri spudoratamente politici.

Che poi i film siano un flop al botteghino non fa che rincarare la dose: il popolo – sostengono - è impreparato, superficiale, omofobo, qualunquista. Solo “loro”, gli eletti nomi della Kultura "impegnata" detengono la Verità e quindi hanno ed ottengono spazio ed ossequi.

E adesso c’è anche la RAI dove parte dei giornalisti protestano per “la mancanza di libertà”. Ma chi li assunse in RAI, con quali sponsor? I signori giornalisti di sinistra (ovvero quasi tutti) prendano atto che non tutto il paese la pensa con loro e che il pluralismo è necessario, altro che considerarlo (da loro) “censura”! Non contano tanto i secondi dei Tg divisi tra i partiti, ma il “taglio” dei programmi e in RAI - come a La7, su NOVE ecc. – questi sono quasi tutti ancora ossessivamente, politicamente  “targati” , dai comici alle interviste, dalla ricostruzione dei fatti alle news.

Libertà e pluralismo, certo, ma almeno la RAI visto che è (dovrebbe) essere un servizio pubblico per cui si paga un canone è necessario che sia davvero pluralista!

 

Approfondimento: ANCORA UCRAINA

Qualche lettore non sarà d’accordo con me, ma insisto che sull’Ucraina stiamo profondamente sbagliando e percepisco poca trasparenza informativa. Se il Pentagono informa che i russi avrebbero usato armi chimiche vietate vanno date delle prove o la news vale come le smentite del Cremlino, ma è ovvio l’impatto psicologico della notizia (peraltro durata un giorno). Se poi si sostiene che Mosca sta progettando attentati in Europa bisogna anche qui avere un minimo di prove, se le prove sono un articolo del Financial Times quali sono le sue fonti? Se vengono solo “dai servizi segreti” siamo al punto di partenza e davanti ad un possibile depistaggio (vedi gasdotto sottomarino nel Baltico, tuttora distrutto da ignoti). Intanto i russi avanzano e il presidente francese Macron ribadisce che se le cose andranno avanti così è ora di pensare di mandare truppe NATO o addirittura specificatamente europee direttamente al fronte per contenerne l’offensiva.

In Italia il governo si è già detto comunque contrario, ma è Mattarella ad insistere sulla “difesa comune europea”. Chi gli scrive i discorsi dovrebbe però far spiegare al Presidente anche chi ne avrebbe poi il controllo e il comando effettivo, quali sarebbero i paesi contribuenti e soprattutto attraverso quali fornitori si procederebbe a potenziarne l’armamento comune perché – una volta di più – c’est l’argent qui fait la guerre e i francesi sono attentissimi a questo aspetto.

La loro potente industria degli armamenti ovviamente “tifa” perché la guerra prosegua, così come i loro colleghi oltre atlantico che la scorsa settimana sono stati rifocillati con oltre 100 miliardi di dollari dei quali oltre 60 per il fronte ucraino.

Di questi, però, 23 rimarranno negli USA per riapprovvigionare i magazzini, 13 andranno a sostenere direttamente le forze armate ucraine, 12 saranno destinati per “operazioni militari in Europa”, 7,85 miliardi andranno in “prestito” a Kiev per sostenerne il bilancio, non si sa con quali controlli.

Pochi hanno notato che mentre il Congresso americano stava ancora votando, i missili “Patriot” erano già stati forniti a Kiev nei giorni precedenti. Il Patriot è un missile a medio raggio PAC-3 lungo più di cinque metri, pesa quasi una tonnellata con un motore a razzo che imprime al missile una velocità mach 5,1 (6.500 km/ora). Costa da uno a 3 milioni di euro al colpo, a seconda delle versioni. Con i Patriots andranno a Kiev anche missili Atacms e dai paesi NATO missili Samp/T, droni e vario materiale anche italiano. Cosa stiamo inviano, chi controlla? Non si sa, ma se qualcuno volesse riflettere a quanto costi una guerra moderna immagini cosa si potrebbe realizzare in aiuti umanitari solo con il costo di uno e un solo missile di quelli lanciati quotidianamente e comprenderà come l’umanità stia veramente correndo fuori carreggiata.

Ma insistere su questo tema, sottolineare – come si sgola solitario ed invano Papa Francesco - la necessità di avviare comunque delle trattative di pace, valutare l’opzione di non dare solo spazio alle armi non interessa all’informazione calata “dall’alto” e nessuno sembra rendersi conto della sottile pressione psicologica che viene esercitata ogni giorno sulla gente, addirittura nei termini usati (gli ucraini “colpiscono”, i russi “uccidono”).

Mattarella va all’ONU e sostiene che l’Italia vuole la pace. Ottimo, ma cosa facciamo per realizzarla oltre a fornire nuove armi? Se poi vuole attivarsi la Svizzera è benvenuta, anche se sarà difficile costruirla se non ascoltando anche la Russia, visto che è l’assalitrice ma comunque anche una parte in causa.

Eppure la maggioranza degli europei (e soprattutto degli italiani) è sempre più contro le forniture militari a Kiev, ma sembra che nessuno ne tenga in minimo conto.

Visto poi che la guerra costa (l’ossessione sui costi è quotidiana, il fattore umano secondario) per finanziare in parte la nuova fornitura l’idea è quella di liquidare i beni e i fondi russi congelati in Occidente, poi però ci si stupisce e si protesta se Mosca “nazionalizza” la Ariston russa e altre ditte italiane. Portare nella NATO Svezia e Finlandia, costruire in Romania una grande base NATO, posizionare armi nucleari in Polonia aiuta la pace o dà pretesti alla Russia?

Intanto Zelensky (il cui mandato presidenziale è scaduto, ma nessuno lo dice, né si parla di nuove elezioni) è sempre più debole anche perché gli è venuto meno parte dell’appoggio interno, la mafia ucraina va alla grande, gli ucraini dell’ovest odiano quelli dell’est (altro aspetto taciuto dai media), nessuno vuol più fare il militare, mentre l’Europa continua a risentire economicamente della guerra in modo pesante.

Ma di tutte queste cose non si parla mai, come si sostiene che comunque Putin non accetterebbe mai una tregua. Se nessuno gliela propone non si può però averne conferma, anche se un cessate il fuoco era più facile (e conveniente) quando Zelensky era ben più forte di ora, visto che intanto la Russia vende gas e petrolio a tutti, se ne frega delle sanzioni, sviluppa il suo PIL, compra liberamente armi nel mondo, rilancia gli stati della BRICS mentre le potenze del G7 restano con il cerino in mano.

Conviene andare avanti, testardamente, affrontando il problema Ucraina sempre allo stesso modo dopo 25 mesi di guerra? Mi pare assurdo.

Modesta proposta: e se l’Occidente in cambio di una tregua offrisse di sospendere parte delle forniture a Zelensky oppure a tenerle fuori dall’Ucraina? Allora, forse, uno stop converrebbe anche al Cremlino. 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 953 del  3 maggio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  Liste alle europee, un primo maggio un po' spento sotto il diluvio, una “Giustizia” che a Verbania rischia di condizionare le elezioni e un commento finale sulla recente condanna a Gianfranco Fini.

 

 

EUROPEE, TRA GENERALI E COMPROMESSI

Credo che Salvini abbia fatto bene a candidare  il gen. Roberto Vannacci alle “Europee” nelle liste della Lega sia perché il generale rappresenta comunque l’opinione di molti (ed ha avuto il coraggio di scriverlo nonostante la quotidiana serie di polemiche e censure), ma anche perché la Lega si è ripresa così un po' di visibilità propria ed ha visibilmente occupato quella fetta di potenziale elettorato lasciata libera da Giorgia Meloni che - volente o no - deve tenere posizioni e ruoli più moderati, da leader di governo più che di partito.

Ovviamente Vannacci è super-attaccato per ogni frase che pronuncia, ma lo è dell’intellighenzia progressista (che non ha di solito neppure letto i suoi libri o per intero un suo intervento), non certo dalla gente comune.

Oltretutto estrapolando una frase dal contesto si riesce sempre a crocefiggere chiunque.

Mi chiedo piuttosto che senso abbia invece candidare per FDI Vittorio Sgarbi, di fatto cacciato dal governo per le sue ben note e poco edificanti vicende personali, e che quindi non credo qualifichi o porti un valore aggiunto alle liste della Meloni, tutt’altro.

Sempre a proposito di liste, l’assurdo è poi candidare leader che non andranno mai a Bruxelles e presunti “acchiappavoti” quando sono antitetici tra loro.

Mi riferisco per esempio alla contemporanea candidatura nel PD di Alessandro Zan (leader LGBT ecc.) e di Marco Tarquinio, il supercattolico ex direttore di “Avvenire”. Qual è la linea politica del PD se nelle stesse liste si affollano abortisti, transgender e i più strenui difensori delle nuove forniture di armi all’Ucraina, ovvero esattamente l’opposto di quello che sostiene Tarquinio?  Il PD, insomma, è pro o contro le armi all’Ucraina, pro o contro la famiglia naturale, pro o contro il fine-vita? Questa è la vera ipocrisia di fondo di un partito che dice e sostiene tutto e il suo esatto contrario pur di raccattare consensi, eppure nessuno sembra avere il coraggio di sottolinearlo.

Tra l’altro – se veramente il PD avesse voluto dare una mano a Ilaria Salis, detenuta a Budapest –  avrebbe dovuto offrirle un posto in lista, visto che la “orgogliosa militante antifascista” ha ben poche possibilità di essere eletta con l’estrema sinistra. A meno che pure il PD si sia reso conto che la fanciulla non è certamente uno stinco di santo.

 

FASSINO

Conosco Piero Fassino da 40 anni e lo considero una persona onesta, non ci credo che volesse davvero rubare una bottiglietta di profumo al duty free di Fiumicino ed è molto triste che la politica si abbassi a polemizzare su episodi come questi.

 

PRIMO MAGGIO

Primo maggio, festa del lavoro. Parole ultra-scontate e rituali di Mattarella, poca gente ai pochissimi comizi sindacali in giro, gran concertone a Roma per un appuntamento che è diventato l’unico vero richiamo di una festa vetusta. Un concerto lunghissimo, ma d'altronde per chi va sul palco a San Giovanni il futuro artistico è assicurato e in campo artistico-musicale è questo quello che conta.

 

VERBANIA: UNA GIUSTIZIA “INGIUSTA” ?  

Negli ultimi mesi Verbania è stata scossa dalla vicenda del licenziamento da parte del sindaco della segretaria generale del comune “rea” di aver protestato e di averla denunciata per assunzioni ritenute irregolari, caso finito sui giornali e in TV a livello nazionale. Dopo tanti mesi di indagini LA PROCURA NON DICE NULLA SUI RISULTATI DELL’INCHIESTA. Questo silenzio non è trasparente perchè se sindaco e giunta sono innocenti va detto con chiarezza allontanando le nubi e le polemiche che si sono addensate su di loro, ma se ci sarà invece un rinvio a giudizio è grave non dirlo e deciderlo PRIMA delle elezioni, visto soprattutto che i due principali candidati a sindaco della sinistra sono proprio due ex-assessori e potenzialmente corresponsabili della vicenda (oltre alla nuova candidatura della stessa sindaco).

Tra l’altro il candidato-sindaco della ex sindaco (scusatemi il giro di parole) pare fosse proprio quello che in giunta più insistette perché le spese per la difesa del sindaco fossero messe a carico del comune, aspetto che trovo scorretto, non solo politicamente. Per questo il silenzio della Procura dopo tanti mesi rischia di diventare una scelta “politica” e di inquinare le stesse elezioni e potenzialmente condizionare i suoi risultati. L’ opinione pubblica ha il diritto di sapere i fatti e di poter quindi scegliere di conseguenza, perché la Giustizia deve essere equa, libera, ma anche ragionevolmente tempestiva, altrimenti appare di parte.

 

Approfondimento: LA CONDANNA DI FINI

Lascio ad avvocati e giuristi il giudizio se la condanna di Gianfranco Fini a due anni e otto mesi per la vicenda della casa di Montecarlo (ceduta più o meno consapevolmente al cognato) sia stata una sentenza pesante o meno, se sia stata tardiva e/o a rischio prescrizione, se davvero abbia effettivamente accertato la colpevolezza dell’imputato (l’accusa aveva chiesto 8 anni) per lo specifico reato di riciclaggio.

Resta il fatto – e scrivere di queste cose mi lascia una profonda tristezza - che questa vicenda segnò ed ha segnato di fatto la fine politica di chi per molti anni era sembrato il “delfino” di Berlusconi e, ripercorrendo le tappe di questa infinita storia giudiziaria, non resta che prendere atto della parabola di un personaggio politico che seppe sdoganare la destra italiana nel 1994 ma che si trovò a dover sempre condividere la scena con un leader complicato come Berlusconi che ammetteva alleati solo poco più che genuflessi e che in Fini, dopo un primo periodo di cordialità, vide quasi subito un pericoloso “competitor” piuttosto che un suo possibile quanto lontano erede o successore.

Non si può tra l’altro neppure dire che Fini non ebbe il coraggio e la pazienza di attendere, perché la parentesi berlusconiana è stata in effetti lunghissima (e in qualche maniera continua ancora) con vere e proprie occasioni di culto della personalità e pietosi silenzi su infinite situazioni decisamente fuori le righe.

Fini prima si illuse, poi si ribellò, forse non attese abbastanza o dette troppo ascolto ai cattivi consiglieri che soffiavano sul fuoco delle loro rivalità personali – stiamo parlando di una quindicina di anni fa – fatto sta che il vero momento di frattura avvenne subito dopo la “fusione a freddo” tra AN e FI con la nascita di un “Popolo della Libertà” unione di più forze, ma di fatto sotto regime berlusconiano, sopportato da tutti ma amato da nessuno.

Se i due partiti anzichè fondersi avessero dato vita ad una alleanza o a una federazione mantenendo la propria identità formale forse la storia della destra italiana sarebbe stata decisamente diversa, così come se il piccolo partito “Futuro e Libertà” - voluto da Fini dopo la scissione con Berlusconi - avesse superato lo sbarramento per accedere a Montecitorio nel 2013: mancarono pochi voti, ma furono determinanti.

Ricordo sempre a tutti che la storia non si scrive con i “se” e con i “ma” anche se certamente la condanna di oggi, al di là dei suoi risvolti pratici che di fatto saranno nulli, lascia su Fini una traccia indelebile che scava anche l’animo di molti italiani che – come me - in lui avevano creduto come esempio di rinnovamento e che proprio anche per questa vicenda si sentirono emarginati e traditi.

Non rinnego certo una mia profonda e lunga amicizia personale con lui che continua e va ben oltre questi fatti, convinto da sempre però che la sua colpa più grave sia stata di non aver capito – anche e soprattutto nel momento del successo - chi della sua “corte” (c’è sempre una corte e “cerchi magici” intorno ai leader) fosse da ascoltare o meno.

Certamente restano a Fini i meriti di aver rotto l’assedio, di essere stato capace di volere e fondare a Fiuggi una Alleanza Nazionale profondamente diversa dal MSI-DN e che con lui (e grazie a lui) seppe raggiungere risultati notevoli e rappresentò una destra ben più moderna e presentabile di prima, così come – soprattutto oggi – resta a Fini il merito di aver saputo ”lanciare” la allora giovanissima Giorgia Meloni (che volle, ventinovenne, al ruolo di vice-presidente della Camera nonostante fosse alla sua prima legislatura).

Meriti indiscussi, ma rovinati da questa vicenda giudiziaria che comunque lascia su Fini sospetti, recriminazioni e l’ombra di frequentazioni imbarazzanti.

Un finale triste, amaro, che Gianfranco avrebbe potuto e dovuto evitare.

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 952 del  26 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario:  Il successo in Basilicata è un buon viatico per il centro-destra in vista delle Europee, mentre la consueta demagogia ha sciupato anche quest’anno il 25 aprile che non riesce ad essere momento di riflessione e concordia per tutti gli italiani. A Verbania si va (divisi) alle elezioni e l’approfondimento propone una riflessione sull’ Etica che dovrebbe accompagnare la Politica, ma raramente riesce a farlo. Sono preoccupato  sulla nuova fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina “che salveranno vite umane (?!)” e intanto sono una poggia d’oro per le aziende militari USA e mi chiedo chi controlla Zelensky, il cui mandato presidenziale è scaduto, ma non lo ricorda nessuno.

E’ uno dei tanti misteri ucraini che non si hanno il coraggio di affrontare.

 

25 APRILE

Anziché essere un momento di ricordo e riconciliazione tra italiani, anche quest’anno il 25 aprile è stato motivo di polemiche e si è arrivati a parlare di “regime” perché non è stato trasmesso un monologo di Scurati su Rai 3 (poi comunque ed ovunque letto e riletto integralmente) che non trovava di meglio che concludere: “La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici e finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana». Demagogia spicciola, senza rendersi conto che questa data è stata strumentalizzata così tanto dalla retorica che oggi – purtroppo – per la maggioranza degli italiani (indagine del “Corriere”) non significa più niente. La Meloni – dimostrando furbizia - ha poi perfino pubblicato integralmente il post di Scurati sul proprio sito, ma – incredibile – il gesto è stato commentato come “una seconda censura” perché (ANSA) “la mera pubblicazione di un testo non rende giustizia all’autore, non pareggia la censura, perchè lo scopo di quella pubblicazione era soltanto additare ed esporre Scurati al pubblico ludibrio dei follower…” Vabbè…

Bersani parla di “cultura del manganello” (quello che secondo la Schlein la polizia non deve più usare in piazza) con riferimento alla Meloni, mentre si diffondono esempi di autentica scemenza come la censura e diffida a un professore di musica che ad Ariano Irpino ha consegnato, a richiesta, lo spartito di “faccetta nera” a degli studenti.

E’ comunque singolare che dopo milioni di articoli, trasmissioni, saggi, libri, documenti, comizi, appelli, dichiarazioni ecc. ecc. a 79 anni dai fatti e passate due generazioni ci si divida ancora tra italiani.

Forse i nipoti dei “liberatori” darebbero prova di coraggio (perché una democrazia non deve avere paura dei fatti) dando voce anche a ricostruzioni storiche meno di parte ed ammettere e spiegare anche cosa successe in Italia DOPO il 25 aprile, ovvero quella che Indro Montanelli chiamo “macelleria messicana” ai danni di tanti fascisti o presunti tali. Nell’era del pluralismo e della libertà allora conquistata, perché non è ancora arrivata l’ora di farlo?

 

VERBANIA: COSTRUIRE E NON DIVIDERSI

A Verbania saranno elezioni comunali nel segno delle divisioni. Ancora incerto il numero delle liste e dei candidati a sindaco, con uno spappolamento conclamato della sinistra che guida oggi la città. Il principale competitor addirittura non ha voluto l’appoggio della sindaco uscente di cui pur è stato per un decennio assessore.  Divisioni che sarebbero un’occasione d’oro per il centro-destra che però non ha saputo coglierla, visto che a sua volta si è diviso tra le liste “civiche” a sostengo di GIANDOMENICO ALBERTELLA e quelle “di partito” pro MIRELLA CRISTINA, oltre – va ricordato – a un terzo candidato, MICHAEL IMMOVILLI, che corre in proprio. Concretamente nessuno di loro vincerà al primo turno, ma ALBERTELLA o CRISTINA arriveranno al ballottaggio. Sarebbe gesto di intelligenza politica evitare che la campagna elettorale si trasformi in un rodeo (è inutile rubarsi i voti a vicenda, semmai bisogna recuperarli alla sinistra) lavorando da subito perché chiunque accederà al ballottaggio venga poi appoggiato senza remore dallo sconfitto/a. Soltanto unendosi si potrà sperare di riconquistare al secondo turno una città che l’altra volta fu persa per una manciata di voti. Sarà possibile? Lo spero, ma non mi illudo.

 

ERBACCE? MA E BIODIVERSITA’!

Quella del comune di Milano che ridurrà il taglio dell’erba in parchi, aiuole e giardini “per favorire la biodiversità” è una idiozia ma – essendo Sala sindaco di sinistra – arrivano applausi del Corriere e tanti baci. D'altronde a Roma sono già “avanti”: il non raccogliere le immondizie trasformando la città in uno stato vergognoso – infatti – è solo per favorire la proliferazione dei topi che (ci avete pensato!?) arricchiscono anch’essi la biodiversità, così come la presenza dei cinghiali per le vie cittadine che rovistano nei rifiuti è evidentemente un’altra “scelta voluta” per proteggere e rafforzare la fauna selvatica. E tutta una incredibile demagogia che si insegue: tutto deve essere green e se poi è anche elettrico ancora meglio. Per esempio sul Lago Maggiore si sfidano a 100 km/ora motoscafi che rombano e disturbano timpani e fauna ittica, ma non conta nulla: sono con motori elettrici e quindi OK.  

 

Approfondimento: ABORTO, POLITICA E PRINCIPI ETICI

Le polemiche sull’aborto, la volontà di Macron di inserirlo come “valore fondamentale” nella Costituzione Europea, lo “scandalo” suscitato dalla proposta della maggioranza di inserire nei Consultori famigliari anche eventuali presenze (gratuite) di associazioni “pro-vita” ripropone ancora una volta il tema di come la Politica dovrebbe affrontare i principi etici.

L’aborto è un tema delicato, che coinvolge la coscienza delle persone e che va affrontato con serietà. Prima di tutto credo che non ci siano certezze né dogmi, ma sottolinei il momento di grande difficoltà quando una madre vuole abortire. Credo che una donna debba essere libera di farlo, ma prima di deciderlo avrebbe il dovere di verificare a fondo la sua scelta ed è per questo che andrebbe aiutata anche fornendole delle alternative e non emarginandola. Ma se in un Consultorio la “pratica” è trattata solo come tale, come potrà mai valutare altre scelte?

Su questo tema delicato anche a sinistra si dovrebbe riflettere, soprattutto da parte di quella minoranza “cattolica” del PD che però sembra stia man mano perdendo importanza e riferimenti, soprattutto da quando Elly Schlein guida la segreteria.

Nonostante un aperto sostegno di buona parte della Conferenza Episcopale Italiana e il supporto di “Avvenire” - che non perde occasione per marcare la distanza dalle politiche del governo - è giusto chiedersi cosa resti non solo di questa componente ma soprattutto perché taccia su quei temi, valori e principi etici che dovrebbero  contraddistinguerla e differenziarla da quelle posizioni iper-laiche proprie della sinistra  estrema soprattutto su alcuni temi come aborto, famiglia e fine vita.

Non vedo perché in un Consultorio famigliare non debba esserci anche una voce che proponga la continuazione della gravidanza ed è veramente assurdo che, forse per distogliere l’attenzione dai tanti problemi di campo largo o di trasparenza interna che lo perseguitano in questi giorni, il PD porti avanti con particolare virulenza e proprio ora una battaglia strumentale sul tema della 194 (che nessuno vuole abolire).

Se tacciono i cattolici del PD credo sarebbe opportuno qualche commento proprio su questo silenzio da parte della Chiesa se - per una volta - decidesse di richiamarli alle loro responsabilità e non solo insistere (come sempre) su questioni di facile consumo come immigrazione o razzismo.

Fa specie questo silenzio proprio nello stesso momento in cui ci si lamenta di come gli italiani siano sempre di meno, non facciano figli, le famiglie siano sempre più mono-personali e con un indice di fertilità abbondantemente al di sotto della soglia minima.

Non è solo una questione italiana perché sul tema dell’aborto la polemica divampa in tutto il mondo occidentale e soprattutto negli USA. Biden è a fine mandato, è stato un presidente ufficialmente “cattolico” (il primo dopo Kennedy) ma non solo non ha mai minimamente accennato alle proprie idee religiose, ma ha fatto di tutto per disconoscerle visto che - per esempio – proprio della battaglia pro-aborto ne ha fatto uno dei suoi slogan con toni certamente antitetici alla posizione della Chiesa.

Non si chiedeva a Biden di assumere posizione contrarie a quelle del suo partito, ma almeno di tenere un minimo di basso profilo.

Invece no, tutti i “democratici” del mondo sembrano concentrarsi ben di più sulla “libertà” personale portata anche all’estremo, ma senza tener conto che vale finchè non si scontra limitando o uccidendo quella altrui.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 951 del 19 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Quanti hanno compreso le conseguenze della recente decisione europea sugli immobili “Eurogreen”? Forse è utile un approfondimento, mentre IL PUNTO si avvia – con una proposta – al suo millesimo numero. Un ricordo di p. Antonio Bianchi, missionario in Kenya, mentre evaporano le accuse al fu commissario Arcuri (ricordate i tempi del Covid?) responsabile di sprechi assurdi con i suoi amiconi Conte, Speranza ecc.ecc. Alla fine tanti soldi sprecati, nessun responsabile, il “porto delle nebbie” di Roma ha funzionato ancora una volta.

 

PROPOSTA AI LETTORI

“IL PUNTO” si avvia al suo 1000° numero ed abbiamo già superato il 20° compleanno. Avrei pensato di raccogliere in un volumetto alcuni “approfondimenti” di questi anni, soprattutto quelli anticipatori di problematiche politiche e sociali che si sono poi avverate. Non sono e non ero un indovino, ma solo persona con un po' di esperienza e (forse) di buonsenso cercando di interpretare – pur con il mio punto di vista - i fatti di attualità. Di qui una richiesta ai lettori: sareste interessati a leggere/ricevere un libretto di questo tipo, ceduto al costo e per beneficenza, o invece non ne vale la pena? Farlo per nulla mi dispiace, dal numero dei riscontri – anche se non assolutamente impegnativi – potrei farmi un’idea dei lettori effettivamente interessati o che magari avrebbero poi piacere a trasmetterlo a qualche loro parente od amico. Fatemi sapere, sono curioso

 

ARRIVEDERCI A PADRE ANTONIO BIANCHI

E' mancato a 101 anni a Nairobi, in Kenya, p. Antonio Bianchi, missionario della Consolata, nato a Pallanza (allora non c'era Verbania) nel 1922 e cittadino onorario della nostra città. Una vita tutta per spesa per gli altri come missionario prima in Portogallo e poi in Kenya dove è rimasto più di 60 anni, dalle missioni del Nord alle sterminate periferie di Nairobi attivo e disponibile con tutti finchè le forze lo hanno sostenuto. Un esempio di cristiano autentico, di fede e di generosità, per me un'amicizia profonda che negli anni l'ha visto collaborare con il nostro VERBANIA CENTER organizzando di tutto e di più per la "sua" gente. Lo piangeranno in molti, ma soprattutto quei moltissimi che aveva raccolto in giro per le strade e accompagnato alla vita. "Kaba Kuguna Andu" è il motto del Verbania Center ed era proprio lui che guidava quel camion scassato per le strade di Nairobi con sul tetto quella scritta che abbiamo fatto nostra. Arrivederci padre Antonio, un altro pezzo di vita che se ne va.

 

MASCHERINE D’ORO

La Procura di Roma ha chiesto una condanna a “solo” 1 anno e 4 mesi, nell'ambito di un processo svolto con il rito abbreviato, per l'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri nell'indagine su una fornitura di mascherine dalla Cina commissionata nella prima fase dell'emergenza Covid. L'accusa è di abuso d'ufficio, reato che è in corso di cancellazione. Chi ha un minimo di buona memoria si ricorderà quante inchieste (insabbiate) sono legate a queste forniture con pagamenti a peso d’oro favorite dall’allora premier Conte, Arcuri, Speranza e tutta la banda di parenti collegati. E’ vergognoso che tutto evapori, si cancelli, finisca più o meno nel nulla e piacerebbe sapere dove siano finiti i milioni di euro buttati via per l’emergenza Covid, dai banchi con le ruote alle mascherine, ai vaccini europei.  

 

Approfondimento  CASE EUROGREEN: STANGATA IN ARRIVO

Gli elettori seguono poco cosa succede all’Europarlamento, distratti e poco informati. Credo che molti supporter dei partiti di sinistra non abbiano per esempio capito cosa comporterà la recente decisione di Eurofin (contrari Italia ed Ungheria con 7 altri paesi astenuti) che, accogliendo il voto dei Parlamento europeo voluto e votato dagli europarlamentari della sinistra e di parte del PPE,  ha approvato una nuova normativa sull’efficienza energetica degli edifici.

In pratica entro il 2050 tutti gli edifici europei dovranno essere ad “emissione zero” e gli stati membri hanno ora due anni di tempo per adeguarsi con direttive nazionali.

Entro il 2030 le emissioni complessive vanno comunque ridotte già del 16% e del 22% entro 10 anni. Sono norme più leggere rispetto a quelle iniziali anche per la forte opposizione italiana, ma che ha spaccato molti gruppi politici e soprattutto il PPE.

C’è stata battaglia perché quella che è considerata una “conquista” ambientale per gli eurogreen concretamente si tradurrà in un obiettivo disastro per milioni di proprietari di immobili chiamati negli anni prossimi a ristrutturare (per ora senza aiuti pubblici) le proprie abitazioni, uffici, strutture agricole, stabilimenti o capannoni industriali.

“Ottima cosa, ma adesso chi paga?” si chiedeva giustamente il ministro Giorgetti perché ora per ridurre le emissioni bisognerà dotare tutti gli immobili esistenti – soprattutto quelli di categoria F e G, ovvero buona parte di quelli italiani - con cappotto termico, nuovi infissi, nuove caldaie a condensazione e non più a metano e soprattutto pannelli solari che dovranno di fatto coprire gran parte dei tetti, indipendentemente dalla localizzazione degli edifici.

Vi immaginate cosa sarà dal puto di vista ambientale coprire con pannelli i centri storici dei paesi e delle cittadine italiane? Eppure questa è la volontà europea.

In ogni caso sono lavori che costeranno moltissimo e secondo Confedilizia si graverà in media dai 20 ai 55.000 euro per proprietà immobiliare, pena la loro esclusione – di fatto già da oggi - dalle possibilità di compravendita. In altre parole tutti gli edifici non modernissimi vengono di fatto già da ora decurtati nel loro valore, perché gli acquirenti dovranno di fatto impegnarsi ad effettuare le ristrutturazioni secondo tempi definiti ed assumendosene responsabilità e costi: ovvio che varrà di meno un edificio da ristrutturare.

Quella che viene presentata così come conquista ambientale (perché è sicuramente positivo ridurre gli sprechi energetici e le emissioni) diventa però un onere molto pesante, soprattutto per i proprietari di case unifamiliari o non recenti che sono la gran parte, ad esempio, di quelle esistenti nei paesi di antica formazione, in collina, nei centri storici, nelle periferie urbane e in generale negli immobili popolari o quelli costruiti fino a pochi anni fa.

In Italia circa 6 milioni di edifici dovranno essere ristrutturati in pochi anni considerando solo le classi F e G, con una spesa stimata in 270 miliardi di euro, ovvero dieci anni di “finanziarie”.

Se questo porterà sicuramente lavoro alle imprese edili e ricchezza per i produttori di pannelli solari (quasi tutti cinesi) è ovvio un prevedibile aumento dei prezzi dei lavori di ristrutturazione, come è avvenuto per il superbonus edilizio.

Sarà la pubblica amministrazione a subire comunque e per prima il salasso: entro il 2028 (dopodomani!) tutti gli edifici pubblici italiani dovranno essere ad emissione zero, ovvero ci saranno circa 500.000 immobili da ristrutturare a spese soprattutto delle amministrazioni locali. Ciascuno può commentare che enorme affare si delinea dietro le quinte e molti cominciano a chiedersi se la norma europea non nasconda anche un’altra speculazione.

Molte famiglie, nell’impossibilità di ristrutturare, potrebbero infatti essere indotte a vendere a fondi immobiliari che comprerebbero le loro case lasciandole in affitto a lungo termine agli attuali proprietari che – specialmente se anziani – potrebbero essere attirati dal “business”.

Si potrebbe aprire quindi la strada ad una concentrazione di proprietà immobiliari da parte di gruppi finanziari più o meno esotici o anonimi, un rischio che andrà ben monitorato.

Anche perché c’è poco da discutere: dalle norme sono escluse solo gli edifici storici, le “case vacanze”, le chiese e gli edifici di culto, le caserme e le abitazioni temporanee.

In molti notano già che fondamentale l’interpretazione più o meno estensiva proprio della definizione di “edificio storico”. Se infatti è indubbiamente storico un edificio del ‘500, come considerare una casa costruita ai primi del ‘900? 

Sicuramente l’Europa ha assunto una decisione di grande rilevanza, ma forse la gran parte dei cittadini non l’ha assolutamente capita, certamente non gli è stata - per ora - neppure ben spiegata nelle sue pratiche conseguenze.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                      MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 950 del 12 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Quello che sta succedendo in Puglia (e Piemonte) in casa PD e tra i suoi alleati per la compravendita di voti mi preoccupa, non solo per il metodo ma perché imbruttisce l’immagine di una regione simbolo di un Sud che sembrava finalmente recuperare terreno meglio di altre. Penso che molto si giochi molto in chiave di demagogia (vedi Conte che improvvisamente chiama fuori il M5S da ogni alleanza all’insegna della mancanza di legalità: non se ne erano accorti prima?) ma anche perché temo che -  ancora una volta – il metodo coinvolga più o meno TUTTI, ben al di là delle sigle di partito. Nonostante siano passati decenni da “mani pulite” e ci siano una quantità di garanti, controlli, burocrazia, ANAC, procuratori d’assalto, indagini più o meno politicizzate siamo sempre lì: è sconfortante.

In questo senso ALESSANDRO è un contro-esempio da ringraziare, mentre in Europa “l’orso-Putin” trova nuovi alleati. A chiudere un approfondimento su di un paese che troppe volte non crede più in sé stesso, vedi il ponte sullo stretto.

 

GRAZIE ALESSANDRO!

Pochi lettori credo conoscano Alessandro Dellavedova di Miazzina, un piccolo paese di montagna (364 abitanti) alle spalle di Verbania ed al quale vorrei semplicemente dire “grazie”.  Classe 1934, quest’ anno compie dunque 90 anni e dopo 60 (sessanta) anni ininterrotti in consiglio comunale ha annunciato che non si ricandiderà. E’ stato sindaco del paese, attivo ed impegnato per la sua terra, da sempre un “buon esempio” concreto di come ci si possa impegnare nel modo più completo e disinteressato possibile. Tra tanti tromboni che riempiono gli schermi TV forse lui (e persone come lui) hanno rappresenta la “Politica” nel modo più vero (e non lo hanno fatto neppure Cavaliere).

Grazie Alessandro!

 

SLOVACCHIA: PELLEGRINI - ORBAN II

Se il risultato di un’elezione non piace, più o meno lo si nasconde: in un solo mese dopo il Portogallo anche la Slovacchia ha confermato la sua svolta a destra e sabato scorso ha eletto come suo nuovo presidente Peter Pellegrini (avi lombardi trasferitisi a Bratislava al tempo dell’impero Austroungarico), uomo notoriamente molto scettico sulla guerra in Ucraina. Un bel successo per la linea dell’ungherese Orban che troverà ora nella Slovacchia un alleato prezioso.

Interessante che in merito Rai 24 si sia limitata a commentare che il neo-presidente “opererà per la pace in Ucraina” il che non aiuta certo a spiegare al teleutente italiano che per Pellegrini la pace in Ucraina si ottiene bloccando gli aiuti a Kiev. Tra l’altro è strano che mentre la NATO si riarma per la asserita minaccia di Putin proprio due paesi confinanti con l’Ucraina (Slovacchia e Ungheria) scelgano e sostengano la strada opposta.

La Repubblica” online – nella linea di quel buon giornalismo che separa sempre i fatti dalle opinioni – la vittoria di Pellegrini è testualmente data così (virgolette comprese) ‘Un altro “pacifista”, un altro burattino del Cremlino ha vinto una elezione in Europa. Ed è una vecchia conoscenza, quel Peter Pellegrini che ha battuto il candidato europeista e filo-atlantista Ivan Korkok dopo una campagna elettorale votata al populismo nazionalista…”.  Insomma, toni più da “L’Unità” anni ’70 che attuali, ma intanto gli slovacchi, con libere elezioni, hanno confermato di NON pensarla come Bruxelles.

 

Approfondimento: UN PAESE CHE NON CREDE IN SE’ STESSO

Se ne parla da decenni, ma nonostante gli annunci, i rinvii e le continue e consolidate polemiche il ponte sullo Stretto di Messina sembra ancora di là da venire, sommerso dai dubbi, dalle incertezze, dai “non ci riusciremo mai” e dai predicatori di cattive notizie.

La realtà è che il nostro paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a sé stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene per quest’opera penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.

Era l’avvio a un progetto in cui non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via ai lavori per un progetto incredibile per quei tempi (come fu per la strada costruita da Napoleone cento anni prima): un tunnel ferroviario di quasi 20 chilometri capace di forare le Alpi con una galleria che fino ad allora non era mai stata neppure concepita e che rimase per 76 anni il record del mondo, superata negli anni ’80 da una galleria giapponese sottomarina.

Furono impegnati sui versanti italiano e svizzero decine di migliaia di operai venuti da tutte le regioni italiane. Minatori sardi e toscani, contadini che non avevano mai tenuto un piccone in mano, disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi, ma fusi per un progetto impensabile che sotto i loro occhi diventava realtà.

“Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!” Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile ed invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.

Alla fine i calcoli manuali dello scavo (e non c’erano i GPS, computer e i satelliti di oggi!) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai più di 200 del traforo del Gottardo di anni prima.  

Ci furono inondazioni, incendi, scoppi, epidemie, ma si corse sempre ai ripari organizzando anche migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno trovavano  abiti puliti, toilette semoventi e aspiratori per ridurre la temperatura che superò anche i 56 gradi centigradi. Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie, un paese “vero” con case, osterie, la scuola, una chiesa (anzi due, c’era anche quella evangelica) e perfino il parroco, Don Antonio Vandoni, che fu una delle 42 vittime finendo trascinato via dalle acque in piena del torrente Divedra.

Tutto ciò per sottolineare che quando un’opera è davvero voluta si riesce sempre a conquistarla e se per il Sempione furono allora la “piccola” Svizzera e la “povera” Italia fresca di unità (e al tempo non esistevano consorzi e fondi multinazionali, BCE, PNRR ed holding, ma solo fondi privati e buoni del tesoro) anche a Messina – volendolo -  si arriverà alla fine. Il ponte sullo stretto non sarà solo un’opera storica ma soprattutto utile, necessaria se si vuole finalmente collegare la Sicilia all’Europa, se ci consideriamo una nazione davvero degna di stare nel G7. Per carità, so benissimo che la Salerno-Reggio Calabria più a nord è un colabrodo, che ci sono altri mille problemi logistici e tante strettoie, ma almeno risolviamo un problema (il principale) e forse sarà allora più facile risolvere gli altri.

Fermarsi adesso sarebbe ridicolo, anche perché significherebbe ignorare cosa avviene nel mondo.

A Dubai trent’anni fa c’era solo sabbia ed oggi il Burj Khalifa è il grattacielo più alto del mondo. Costruzione indigesta agli ecologisti ed opera faraonica ed inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti stranieri non è stata più Parigi ma proprio Dubai e - se qualche invidioso cugino d’oltralpe avanza dei dubbi - i trend di crescita sono chiari e Dubai lo sarà nettamente quest’anno.

Allo stesso modo da Hong Kong non si va più a Macao con un aliscafo ma – volendo - con un ponte di oltre 50 chilometri. D'altronde chi andrebbe a raccontare agli abitanti di Copenaghen di chiudere il ponte con Malmoe, in Svezia, perché non serve, o a quelli di Istanbul che i Dardanelli si dovrebbero ancora attraversare in traghetto? Ormai Europa ed Asia sono connessi con più ponti sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo.

Anche considerando solo i ponti a campata unica (a più campate il ponte più lungo è quello di 165 chilometri costruito per l’alta velocità Pechino-Shangai) costruire un ponte tra Calabria e Sicilia è nell’ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti!

Serve piuttosto coraggio, orgoglio, volontà: per una volta in Italia vogliamo crederci ed essere “avanti” o almeno un po' meno di retroguardia, con magari anche un po' di “spirito di patria” ?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                              MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 949 del 5 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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PASQUA

Invano Papa Francesco chiede pace e rilascio reciproco di prigionieri: nessuno risponde. Vi sembra voler “costruire la pace” prevedere negli stessi giorni una nuova base NATO a Costanza (Romania) investendo 10 miliardi di euro a due passi dalla Russia, oppure (Putin) arruolare 145.000 nuovi soldati, o bombardare in Siria (Israele) il consolato iraniano, mentre Hamas rifiuta il rilascio di qualsiasi ostaggio? Ma “mondo libero”, Europa, Italia, Israele, Hamas...fermatevi per un momento, ragionate, abbiate il coraggio di provare a costruire armistizi e trattative in alternativa ad ammazzarvi, altrimenti il disastro sarà totale, per tutti.

 

SALIS SANTA SUBITO

Era difficile trasformare Ilaria Salis in una martire ma, trasportandola al processo in ceppi, la magistratura ungherese ci è brillantemente riuscita. Un clamoroso autogol dal punto di vista mediatico per tutta l’Ungheria dimostrando di non avere la minima sensibilità nel gestire un caso che - a livello politico - si ribalta contro di loro.

Ma dove mai avrebbe potuto scappare la Salis circondata da un nugolo di poliziotte? Così tutti adesso si concentrano sulle sue catene ai piedi dimenticando che la “maestrina di Monza” era andata appositamente a Budapest per picchiare della gente facendosi pescare con in tasca un’arma impropria. Certo, gli aggrediti erano presunti neonazisti e quindi europei di serie B, ma non è una grande attenuante.  Comunque il processo di martirizzazione e di santificazione della Salis è già a buon punto e presto probabilmente la vedremo euro-candidata nel PD. Auguri!

 

EUROGREEN PASQUALI

Avete festeggiato la Santa Pasqua come Europa comanda? Tranquilli: all’Unione Europea non interessa minimamente se l’avete fatto perché avete radici “giudaico-cristiane” o atei, l’importante è che siate degli euro-green. Così se – laici o religiosi, non importa –  avete mangiato l’uovo di Pasqua, avete poi seguito le precise istruzioni comunitarie obbligatoriamente stampate sull’etichetta al fine di un corretto smaltimento del post-uovo?

Vi siete ricordati di smaltire quindi l’etichetta nella carta (rifiuto tipo PAP 21), l’involucro nella plastica (rifiuto PP5), il cordoncino elastico che lo legava sempre nella plastica, ma come rifiuto di categoria 7, mentre tra quelli di plastica PP5 andava messo il basamento? E l’incarto della sorpresa lo avete deposto nell’alluminio (rifiuto ALU41) mentre il cartiglio informativo visto che era di carta andava considerato PAP22?  Se poi avete trovato come sorpresa un coniglietto di cioccolato - come nelle uova prodotte da un noto marchio italo-svizzero - vi siete ricordati che il campanellino “non è un giocattolo e non è commestibile, non va lasciato nella disponibilità di bambini sotto i 48 mesi” (ma allora, chi mai apre le uova?!) e va quindi smaltito nei metalli, a differenza del cordoncino rosso che è un altro PP5. Cerchiamo di essere precisi, perché per colpa del vostro uovo ne va della eco-sostenibilità di un intero continente.

 

DEMOCRAZIE

Il Consiglio elettorale del democratico e progressista stato “bolivariano” del Venezuela ha avviato l'esame delle “candidature ammesse” alle elezioni che vedranno il presidente Nicolas Maduro (di estrema sinistra) in cerca del suo terzo mandato. Si sa già però che NON è stata ammessa neppure la principale candidata superstite dell’opposizione Corina Yoris, delegata della leader Maria Corina Machado, la cui candidatura era stata preventivamente impedita da una decisione amministrativa, che l'ha privata di diritti politici per 15 anni. Avete capito bene: eliminare la principale opposizione non bastava, si elimina perfino la “delegata” quindi si può scommettere su chi vincerà. Avete avuto notizie di proteste giunte da quell’Europa che in Sudamerica è da sempre in prima fila a sostenere i leader “democratici”, dal brasiliano Lula in giù, e che per mesi ha ripetuto che in Russia le elezioni erano una truffa?

 

Approfondimento: L’ONU SEMPRE PIU’ LOGORA

Si sprecano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulle tante crisi e guerre nel mondo, ma sembrano spesso solo parole al vento, quando non sono bocciate per strada ancor prima di nascere dai reciproci veti. Nel corso della sua ultima visita negli USA il presidente ucraino Zelensky chiese, fra l’altro, di togliere alla Russia il potere di veto e quindi ponendo in dubbio il diritto al suo seggio permanente all’interno del Consiglio di Sicurezza.

Zelensky  aveva sollevato un problema non da poco, perché i “cinque grandi” (USA, Russia, Gran Bretagna, Cina e Francia, ovvero i vincitori dell’ormai lontano 1945 che a Yalta si spartirono il mondo) hanno appunto un “diritto di veto” ovvero di bloccare qualsiasi deliberazione e sanno benissimo che - se oggi saltasse il posto della Russia - in futuro potrebbe toccare a ciascuno di loro, visto che all’ONU il voto degli USA  - se non avesse il potere di veto - conterebbe in sede di votazioni come quello di Trinidad and Tobago oppure di San Marino.

Forse non tutti sanno che i 193 paesi aderenti alle Nazioni Unite sui 206 del mondo (alcuni paesi sono considerati stati sovrani “de facto”, ma non sono riconosciuti come tali) partecipano ad un meccanismo burocraticamente enorme, politicamente di grande rilevanza ma che spesso è privo di potere effettivo nel dirimere le controversie tanto che questa è la principale e sempre più evidente debolezza dell’ONU anche perché basta il ”veto” di uno dei cinque paesi vincitori per bloccare ogni risoluzione o voto del Consiglio di Sicurezza.

L’ONU è infatti diretta da un Consiglio di Sicurezza composto da 15 membri, ovvero i cinque “permanenti” già citati e - con turni biennali - ogni anno diventano membri temporanei cinque paesi in rappresentanza delle varie aree del mondo. All’Italia l’ultima presenza in Consiglio è spettata nel 2007/2008 dopo che fummo “ammessi” all’ONU nel 1955, dieci anni dopo il suo avvio.

In base all’art. 27 della Carta dell’ONU i membri permanenti dispongono del potere di veto, che consiste nella possibilità di impedire - tramite voto contrario - l’adozione di una delibera da parte del Consiglio cui è attribuita la responsabilità principale del mantenimento della pace nel mondo sulla base del sistema di sicurezza collettiva, ma ha così poteri di natura esclusivamente conciliativa, ovvero di emettere raccomandazioni alle parti. 

Il Consiglio avrebbe anche poteri di natura coercitiva in caso di minaccia alla pace mondiale o di un atto di aggressione (art. 39 della Carta) oltre all’adozione di misure preventive e di misure dirette contro gli Stati trasgressori, sia di natura economica che militare, ma basta appunto il voto negativo di uno dei cinque “grandi” – come è successo nel caso del conflitto ucraino con il veto della Russia - perché non si possa emettere una risoluzione obbligante per tutti.

Vale per il Medio Oriente (negli anni gli USA hanno sempre patrocinato la causa di Israele) e per i tanti conflitti locali scoppiati ovunque negli ultimi 80 anni che – purtroppo - hanno quasi sempre avuto “sponsor” che hanno precluso atti risolutivi. Piuttosto l’ONU è presente su molti scenari come forza di peacekeeping inviando proprie truppe (i “caschi blu”) per mantenere la pace, anche se va detto che negli ultimi decenni si sono di solito inviate truppe di paesi dello stesso continente del singolo conflitto anche per motivi di budget il che non sempre ha dato buoni risultati.

L’ONU è infatti cronicamente in crisi economica: costa caro e 40 paesi non pagano le quote per difficoltà interne, Alla fine a pagare di più sono gli USA con oltre 11 miliardi di dollari (quasi il 30% del budget) seguiti dalla Cina. L’Italia è settima (con 100 milioni) e nel loro complesso i paesi UE versano di più degli stessi Stati Uniti.

Anche per questo, al di là dei buoni propositi, la struttura dell’ONU è logora e datata, spesso superata dai fatti e la questione del potere di veto dei cinque grandi si sta ponendo con forza per esempio per la contestuale assenza nel Consiglio di Sicurezza di paesi di importanza mondiale come l’India, il più popoloso di tutti.

Non sono poi mancati in passato i rovesciamenti di fronte. Per esempio fino al 1971 la “Repubblica di Cina” era rappresentata da Taiwan considerata erede legittima di quella sorta nel 1912, ma da quell’anno fu riconosciuta la Cina Popolare (Pechino) come espressione di questa continuità storica, tanto che Taiwan oggi non solo non fa parte dell’ONU ma è stupidamente ostracizzata in molte agenzie umanitarie, a cominciare dall’OMS, come molti hanno scoperto in occasione del Covid, proprio perché Pechino è durissima (e spesso ottusa) in questo senso.

Ad oggi, per esempio, i documenti dei cittadini di Taiwan – di fatto accettati in tutto il mondo – sono addirittura “fuorilegge” proprio all’ONU che appunto non riconosce la realtà taiwanese. Tra l’altro le due entità non si riconoscono a vicenda e così nessuno Stato può riconoscerle entrambe contemporaneamente. Di fatto oggi Taiwan è così riconosciuta come Repubblica di Cina solo da 12 paesi ONU e dalla Santa Sede mentre il Bhutan è invece l’unico paese che non riconosce nessuna delle due Cine.

Al di là di questi aspetti formali il problema vero è la mancanza di potere concreto nell’applicare le “risoluzioni” del Consiglio di Sicurezza e della stessa Assemblea Generale, il che rende l’ONU una realtà zoppa e troppo spesso solo virtuale. 

     

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                       MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 948 del 29 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Crescono le preoccupazioni per i conflitti nel mondo in un incrocio di reciproche provocazioni, tanto a rimetterci è sempre la povera gente, non certo i “big” del pianeta.

Tra di essi i presidenti americani Biden, Obama e Clinton riuniti insieme a una cena di gala per recuperare fondi al partito Democratico. Presenti una serie di vip del mondo dello spettacolo, la quota di partecipazione alla cena per i tavoli “top” andava dai 250.000 ai 500.000 dollari a testa, una foto per essere ritratti tra i tre presidenti costava “solo” 100.000 euro. Nella stessa sera Trump partecipava alla veglia funebre per un poliziotto di New York di 31 anni ammazzato da un pregiudicato che aveva subito 21 arresti, ma era in giro appena rilasciato. Non c’è dubbio su chi nella serata abbia  raccolto più soldi, ma secondo voi chi ha raccolto più voti? Segue, oltre a note locali, una riflessione sul Ramadan come è vissuto nella scuola di Pioltello.

 

VERBANIA ASSURDITA’ 1: DIVISI SI PERDE

Non fa tempo il centro-sinistra a dividersi dopo le primarie PD che il centro-destra si spacca clamorosamente a Verbania in vista delle elezioni comunali. Dopo la già da lungo tempo annunciata candidatura del “civico” arch. Giandomenico Albertella (che era stato già più o meno ufficialmente sostenuta da FdI e Lega) si aggiunge ora la candidatura dell’avv. Mirella Cristina, già deputata di Forza Italia, cui dovranno unirsi volenti o nolenti anche Lega e FdI per intervenuti accordi romani. Terzo candidato “di area” Michael Immovilli, per la gioia della sinistra che peraltro ancora non sa quanti candidati schiererà alla partenza. Morale: credo che il centro-destra subirà – diviso - una sconfitta annunciata, perdendo una occasione d’oro per vincere e riconsegnando la città al PD di Riccardo Brezza.  

Congratulazioni vivissime per questa fantastica strategia dell’auto-distruzione, con l’amarezza di prendere atto che nel 2024 si impongono ancora candidati dall’alto – al di là del valore delle persone - senza minimamente verificare ed ascoltare le situazioni locali. E’davvero uno strano concetto di democrazia.

 

VERBANIA ASSURDITA 2: ABBIAMO  IL CLIMA PEGGIORE D’ITALIA

Se siamo a tavola in due e tu mangi un pollo intero mentre io resto a digiuno, statisticamente ne abbiamo comunque mangiato metà per uno. Un assurdo, così come le statistiche pubblicate dal “Il Sole 24 Ore” secondo cui il clima di Verbania è – insieme a Como, Varese e Belluno – il peggiore d’Italia.

L’idiozia è basata sul fatto “scientifico ed ambientale” che in 10 anni ci sarebbero stati in città 90 giorni in cui è piovuto più di 4 cm. di acqua in una fascia di 6 ore.

Tanto basta perché il clima di Verbania sia considerato pessimo, “estremo” e peggiore di tante città italiane magari soffocate nel caldo, nello smog o immerse nella nebbia.

Che a Verbania ci siano temperature miti in estate come in inverno per la presenza del Lago Maggiore, ri respira aria buona e non inquinata tanto che la citta è da due secoli un luogo di villeggiatura e soggiorno internazionale (con circa un milione di presenze turistiche all’anno) non conta: l’importante  èpoter  sostenere che “Non c'è alternativa a continuare l'azione per il clima. Ciò che è importante, però, è assicurarsi di prendere in considerazione tanto le preoccupazioni degli europei sul cambiamento climatico quanto quelle sui rischi per la competitività e su come questo influisce sulle loro vite", sottolinea il commissario europeo per l'azione climatica, Wopke Hoekstra commentando la statistica del giornale.

Il che vi dice tutto – e  conferma – l’idiozia totale imperversante a Bruxelles e dintorni dove il clima è ovviamente migliore (??) che sul Lago Maggiore.

Ma basta, per favore, con queste cretinate!!

 

RAMADAN A  PIOLTELLO

Come prevedibile, la decisione di chiudere l’Istituto comprensoriale Iqbhal Masih di Pioltello per festeggiare la fine del Ramadan (che quest’anno sarà il 10 aprile) ha scatenato molte polemiche.

Per il dirigente scolastico della scuola, Alessandro Fanfoni, “I bambini di fede islamica  sono la maggioranza e non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi numeri e alla realtà”. Seconda la sindaco PD di Pioltello (36.000 abitanti, alla periferia di Milano), Ivonne Cosciotti, la chiusura “E’ un atto di civiltà” mentre contro la chiusura si schierano la Lega, da Salvini alla eurodeputata leghista Silvia Sardone (“Una decisione preoccupante, un precedente particolarmente rilevante”).

Il consiglio d’Istituto, confermata la decisione all’unanimità (Possibile, c’ era davvero libertà di voto?) chiede ora una visita “riparatrice” di Mattarella.

Al di là della cronaca c’è una riflessione più profonda legata alla decisione di Pioltello ovvero l’evidente progressivo scivolamento verso una società non solo interetnica ed interconfessionale, ma dove alcuni valori fondanti della “nostra” comunità – di cui uno è l’aspetto religioso - si stemperano mentre questo non avviene per quella islamica che proprio dalla sua auto-chiusura verso l’esterno e nell’ambiguità in cui la si lascia continuare trova la sua forza di coesione.

Facciamoci però anche una seria autocritica: noi cristiani facciamo poco o nulla per difendere i nostri principi e magari farli capire agli islamici, anche se loro comunque di solito li rifiutano. Noi siamo “aperti”, poi - quando si decidono passi come quello del 10 aprile - da una parte ci si mostra indignati mentre l’altra parte parla di “civiltà”. Usciamo però dagli schemi e chiediamoci seriamente – per una volta – quali siano i valori fondanti in cui crediamo senza le solite superficialità!

La scuola Iqbbhal Masih, per esempio, ne è una conferma: demagogicamente la scuola è dedicata ad un giovane attivista contro la violenza del lavoro minorile, ma la comunità islamica che la frequenta non si è mai espressa, per esempio, sulle violenze domestiche ai danni dalle minori che non accettano le scelte loro imposte: perché nessuno solleva questo aspetto?

Sarà quindi anche vero che a Pioltello ci sono molti ragazzi di famiglie musulmane. ma tante di loro non sono osservanti e comunque la fine del Ramadan è prima di tutto una festa, una ricorrenza, così come tutti – atei compresi - festeggiano ad esempio l’Immacolata l’8 dicembre con un giorno di vacanza - ottimo per il “ponte” di Sant’Ambrogio - anche se non sono minimamente credenti, non partecipano quel giorno ad alcun evento religioso e di sant’Ambrogio non sanno neppure il secolo in cui è vissuto.

Di più, perché nella scuola di Pioltello allora gli alunni musulmani restano a casa per le vacanze di Natale o di Pasqua? Anche questa è una totale ipocrisia visto che non li celebrano, ma è proprio così che si crea un progressivo, lento ma costante cedere il terreno sul piano della identità che per molti è fatale, normale o addirittura “segno di civiltà” come sostiene la sindaco PD di Pioltello, ma per altri no e questo (ben al di fuori dei tornaconti elettorali), deve essere a base di una revisione critica di come vengono progressivamente cancellati i nostri valori comuni.

Guardiamoci intorno con serenità: non serve ghettizzare, anzi, ma è ben strano che da una parte si invochi una società “laica” ed integrata e poi si favoriscano in qualche modo connotati sociali che identificano la diversità, con lo sfaldamento conseguente, appunto, dei caratteri identificanti di una comunità preesistente.

Esempi? Permettere il velo integrale anche se l’essere riconoscibili è obbligo di legge e nessuno ricorda con chiarezza e pubblicamente che un musulmano non può - se è coerente - integrarsi fino in fondo in Europa perché se accetta davvero il suo credo religioso si mette automaticamente in contrasto con le alcune nostre leggi, dal diritto penale a quello di famiglia.

Questo aspetto è sempre tenuto oscuro e nascosto perchè “politicamente scorretto” e quindi non se ne parla mai, eppure prima o poi andrà pur posto: come può una persona sinceramente islamica giurare fedeltà alla Costituzione e alle leggi dello stato italiano se hanno principi diversi dalla sua fede?

Ricordiamoci che se un cristiano vive in un paese islamico deve adeguarsi alle leggi del paese ospite, non può osservare le proprie se non nell’intimo della sua coscienza. Questo perché quel paese vuole tutelare e difendere la propria identità, mentre da noi si sostiene progressivamente l’esatto contrario.

Non ho la presunzione di sostenere cosa sia giusto o sbagliato, certo non ci si può poi lamentare per le conseguenti mille problematiche che nascono e crescono nel nostro paese proprio per questa incoerenza ed ipocrisia di fondo, questo rinvio continuo di chiarezza soprattutto nei confronti della comunità musulmana che – anche dal caso di Pioltello – alla fine passa addirittura per “vittima” anche se regolarmente ottiene poi quello che vuole.

 

UN SALUTO A TUTTI E BUONA PASQUA                    MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 947 del 22 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Credo che i russi anche senza brogli e pressioni avrebbero comunque votato in maggioranza per Putin e che l’Europa dovrebbe tenerne conto, oltre a mantenere un metro uniforme di giudizio verso tutte le dittature, non solo contro la Russia. Intanto si sono svolte le “primarie” del PD a Verbania con lacerazioni varie e il centro-destra sembra andare sulla stessa strada. Un approfondimento, infine, su alcune sciocchezze “green” che dovrebbero davvero fare riflettere.

 

ELEZIONI RUSSE E DEMOCRAZIA

Che le elezioni in Russia siano state un plebiscito programmato pro Putin non c’è alcun dubbio e la continua enfasi dei media occidentali a sottolineare ogni episodio che potesse confermarlo ce l’ha solo dimostrato. Credo però che, se anche il voto fosse stato assolutamente libero da ogni condizionamento, Putin – pur con percentuali ovviamente ben più basse - avrebbe però vinto lo stesso, perché ha comunque dietro di sé la maggioranza dei russi e solo chi è in malafede può negarlo.

Ci sono episodi che me lo confermano, oltre a quello che mi dicono gli stessi russi che conosco e che vivono in Italia. Per esempio, davanti al consolato russo di Milano c’era una lunga fila di elettori in attesa di entrare. Una coda visibilmente “pro Putin” ma tutte le TV erano ad intervistare i 3 (tre) oppositori, uno dei quali consigliere comunale radicale di Milano. Nessuno – almeno in Italia – obbligava quelle persone ad andare a votare, se erano lì credo che la gran parte lo fosse di propria spontanea volontà. Sicuramente Putin usa forme di violenza, repressione e coercizione, forzature e metodi democraticamente inaccettabili verso i suoi concittadini, ma comunque ha veramente l’appoggio della maggioranza dei russi e lo stesso Corriere della Sera con Federico Fubini lunedì lo confermava scrivendo "...Non solo l’esercito russo, a piccoli passi, avanza in Ucraina, anche l’economia pur sotto le sanzioni occidentali che avrebbero potuto essere il tallone d’Achille di Putin in questo momento dà sicuramente fiducia. Nel quarto trimestre del 2023 il prodotto interno lordo era del 5,1% più alto di un anno prima. La disoccupazione viaggia al 2,9%. Perfino l’inflazione in Russia, il vero punto debole di un’economia di guerra sostenuta a pieni giri dal complesso militare-industriale, sembra andare nella direzione giusta (per Putin): in febbraio era in rallentamento e sembra stabilizzarsi attorno al 7,5%...” Putin fa tranquillamente affari nel mondo e soprattutto con la Cina, vende a tutti il gas salvo che all’Europa e forse sarebbe ora che proprio l’Europa si facesse qualche domanda sulla sua strategia verso la Russia, non vi pare?  Anche perché se - giustamente - si sottolineano le pressioni e le violenze esercitate dallo Zar del Cremlino per condizionare il voto nessuno parla mai dei tanti altri paesi dove le elezioni proprio non ci sono. Se la democrazia non è un optional “à la carte” allora le critiche e le sanzioni andrebbero applicate a tutti.

In Cina, per esempio, nessuno può discutere sul potere del partito comunista: Xi Jinping è stato eletto l’ anno scorso presidente della Repubblica Popolare Cinese per la terza volta consecutiva dalla sessione plenaria della quattordicesima Assemblea Nazionale del Popolo (il “parlamento” cinese) con 2.952 voti a favore e nessuno astenuto o contrario (quindi anche lui si è perfino votato).

A parte chi si è astenuto, in Russia quasi dieci milioni di persone hanno votato contro Putin con voto relativamente segreto, invece su 1.2 miliardi di cinesi non c’è ufficialmente neppure un dissidente (!?) e quelli che sono in galera godono di infinita meno attenzione da parte dei media occidentali.

Ma lo stesso sistema dittatoriale di fatto si applica in decine di paesi del mondo, compresi i nostri “alleati” dall’Arabia Saudita all’Egitto ai Paesi del Golfo, eppure nessuno eccepisce o si stupisce, tantomeno l’Unione Europea NONOSTANTE, PER ESEMPIO, CHE L’ARABIA SAUDITA STIA ACQUISENDO IL SISTEMA “TIK TOK” E LE TECNOLOGIE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, PROPRIO ORA CHE SI VOGLIONO METTERE FUORI LEGGE NEGLI USA: a chi andrà in mano questo enorme potere di controllo?  

A proposito di democrazia: a maggio scadrà anche il mandato per il presidente Zelensky in Ucraina, ma di nuove elezioni lì non ne parla nessuno, né si hanno più notizie dei suoi oppositori interni che pur erano numerosi: che fine hanno fatto ?

 

TURISMO “FERROVIARIO” !! ??

Tante chiacchiere poi l’ amara realtà: Trenitalia boicotta la linea del Sempione e il turismo del Lago Maggiore. Prima i treni “Cisalpino” che non si fermano più a Stresa ma a Gallarate (!), poi l’annuncio che la linea internazionale sarà sospesa per tre mesi “per lavori” giusto in piena estate. Ricordando che da Malpensa non ci sono più voli per molte località (e anche per Roma) viene da chiedersi come si possa raggiungere il Lago Maggiore con un mezzo pubblico

 

 

Approfondimento

TAPPI CILENI, AMENITA’ ISLANDESI, DEMAGOGIA EUROPEA

Mentre la “League of Conservation Voters”, un'organizzazione leader per il clima e tra i maggiori finanziatori di cause progressiste, ha annunciato un impegno di 120 milioni di dollari per sostenere la rielezione di Joe Biden alla Casa Bianca, la scorsa settimana il parlamento europeo ha approvato una nuova normativa per obbligarci a rendere più “green” le nostre case.

Ottimi e condivisibili propositi per gli edifici nuovi ma, nella pratica, grandi difficoltà ad adeguare gli edifici esistenti e quindi crollo del loro valore. Pensate a come sarà mai possibile mettere il “cappotto” energetico a milioni di edifici nei nostri centri storici ed a farlo in 4 anni per tutti gli edifici pubblici: chi paga?

PERO’ RICORDATEVI (visto che si vota tra tre mesi per le “europee”) CHE A BRUXELLES TUTTA LA SINISTRA ITALIANA HA VOTATO A FAVORE E ANCHE BUONA PARTE DEL PARTITO POPOLARE GUIDATO DALLA “FATINA” VON DER LEYEN.

Non solo in Europa trionfa la demagogia “green”, pochi lettori capiteranno per esempio nel villaggio di Cameron, in Terra del Fuoco (parte cilena) dove sono stato recentemente, anche perché adesso il nome non appare più, trasformato ufficialmente in Timaukel, ripristinando quello che (pare) fosse il suo nome indigeno. Fatto sta che gli abitanti sono 52 (cinquantadue) di cui molti dipendenti dell’amministrazione locale.

Sta di fatto che - in omaggio alla linea “green”, ecologista e progressista del presidente cileno Gabriel Boric (famiglia di immigrati croati di inizio secolo scorso e originario proprio di queste parti) - davanti al piccolo municipio troneggiano accurati e simpatici trespoli per la raccolta differenziata dei 52 abitanti e dei pochi turisti che passano di là.  Non basta: entrando nell’atrio noterete un apposito contenitore che raccoglie i tappi delle bottiglie di plastica per una ulteriore separazione perchè i tappi - si sa - vanno separati e così valgono di più.

“Chapeau” per questa attenta scelta pro-natura, peccato che percorrendo i cento metri scarsi che separano il municipio di Timaukel dalla sua spiaggia che dà sullo Stretto di Magellano noterete purtroppo migliaia (o milioni) di pezzacci di plastica, bottiglie, cordami, pezzi di polistirolo e rifiuti vari che arrivano ogni giorno sulla battigia trasportati dalle forti correnti transoceaniche riprendendo poi il loro viaggio con l’alta marea. Il dubbio è se non servirebbe di più cercare di raccogliere almeno una parte di quei rifiuti in transito (ma non lo fa nessuno) mentre si continuano a collezionare i tappi di plastica.

La stessa incongruenza l’ho notata ascoltando una interessante conferenza che illustrava le mirabili imprese di una ditta svizzera che in Islanda (con un “aiutino” di alcuni milioni di euro) ha costruito uno stabilimento che - tramite ventilatori - “cattura” l’aria, riuscendo (così si afferma) a recuperarne la CO2 contenuta che poi viene “sparata” 300 metri sottoterra, liberando l’atmosfera così di micro-frazioni di CO2. L’eco-stabilimento è in Islanda non perché l’aria è più inquinata ma perché per far funzionare i ventilatori serve una gran quantità di energia e proprio lì (e purtroppo solo lì) quella geotermica è praticamente gratis.

L’ingegnoso ma costosissimo impianto non deve sembrare una semplice idiozia perché produce quei “certificati verdi” da vendere sul mercato internazionale, quelli che permettono poi alle aziende di potersi dichiarare ad “emissione zero”. Quando ho chiesto – provocando, lo so – quante migliaia di volte di più di CO2 rispetto a quella “aspirata” sia stata naturalmente emessa solo dalla recente eruzione proprio in Islanda la risposta non è venuta, così come non sono assolutamente convinto che ci sia solo un rapporto diretto CO2-temperature, ma questo è un altro discorso, anche se è il “mantra” quotidiano e la vulgata corrente. 

Questi esempi non vogliono dire che ridurre le emissioni non sia sempre una “buona pratica”, ma dovrebbero portare a riflettere che – visto che nostra madre terra è davvero un “villaggio globale” - fornire allora una città indiana o africana di un depuratore e di un impianto di smaltimento e recupero dei rifiuti (visto che la plastica buttata in un fiume indiano arriverà prima o poi anche in Terra del Fuoco), sarebbe molto più utile, climaticamente vantaggioso per l’ambiente ed economicamente assennato.

Soprattutto bisognerebbe evitare (o vietare) che ogni 42 ORE in Cina venga inaugurata una nuova centrale termica a carbone che produrrà migliaia e migliaia di volte CO2 rispetto a quella costosamente “ripulita” in Islanda. Concretezza e buone pratiche devono essere sempre la priorità, ma non puntando ad un utopico autolesionismo green, anche se è molto più soave e “chic” illuderci di salvare il mondo con i tappi di plastica di Timaukel o aspirando – appunto - l’aria in Islanda.

 

VERBANIA: PRIMARIE PD

Riccardo Brezza, assessore uscente, ha vinto le primarie del PD sconfiggendo di misura Chiara Fornara. Nel mese di “campagna elettorale” Brezza ha dimostrato buone qualità oratorie e di conoscere i problemi cittadini (d'altronde da molti anni, come assessore, “studia da sindaco”) mentre Fornara ha preso in mano la partita solo all’ultimo momento contando sulla sua positiva notorietà personale.

L’anomalia (ma che era già emersa nel 2014) è che rispetto ai 99 iscritti del PD di Verbania hanno votato in 2314, più primarie di schieramento – quindi – che di partito, ma la vittoria di Brezza pone ora il problema di chi lo appoggerà già l’8 giugno perché i potenziali alleati civici non avevano nascosto una maggior simpatia per Fornara.  

Nei prossimi tre mesi vedremo le sue capacità di aggregazione per tessere una tela di alleanze personali e politiche senza la quale gli sarà difficile diventare sindaco, con il rischio che la sua vittoria di domenica diventi una sconfitta strategica per lo schieramento di sinistra, soprattutto se spunteranno anche altri candidati.    

Credo che al centro-destra il risultato non dispiaccia visto che – almeno sulla carta – Chiara Fornara avrebbe potuto più facilmente raccogliere voti personali trasversali, ma intanto anche il centro-destra rischia di frantumarsi e, se non ci sarà una convergenza totale su Albertella (da molto tempo autocandidatosi a sindaco con l’appoggio di civici, Lega e FdI) presentare più candidati agevolerebbe gli avversari. 

In questa prospettiva è quindi benzina sul fuoco l’annunciata volontà dei partiti a livello regionale di “assegnare” Verbania ad un esponente di Forza Italia con il rischio di potenziali spaccature.  Credo che la vittoria di giugno andrà infatti a chi saprà aggregarsi già ai blocchi partenza.

 

UN SALUTO A TUTTI                                                                      MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 946 del 15 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Dalla Sardegna all’Abruzzo, passando per le nuove norme green del mondo fatato di Bruxelles e i guai della sindaco di Verbania che in settimana ha licenziato la segretaria generale che l' aveva denunciata per mobbing. Vi segnalo un approfondimento sul “razzismo di ritorno” negli USA, altra arma per Donald Trump.

 

ABRUZZO

Il centro-destra vince largo in Abruzzo dopo aver perso la Sardegna per un pugno di voti e tante (troppe) polemiche interne. In attesa del voto europeo la Meloni tira dritto e respira. Sabato sera – in pieno “silenzio elettorale” - ho assistito in TV su NOVE (altra TV che in molti programmi si è nettamente schierata  a sinistra) a un dibattito surreale “tra compagni” dove da Travaglio & C. sono arrivati attacchi pesanti e senza possibilità di replica a Marsilio e al governo, con il voto elettorale abruzzese che ha poi clamorosamente smentito le loro previsioni. A parte che quella trasmissione violava spudoratamente la legge elettorale e la “par condicio” sarebbe stata utile rimandarla in onda a risultati acquisiti. Dimostra nel modo più lampante la quantità di sciocchezze sostenute e la ben poca credibilità di chi le sosteneva.


GREEN E’ BELLO

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva (con i voti contrari, tra gli altri, del centrodestra italiano) la direttiva sulle “case green”, per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e ridurre il consumo di energia. Una norma comprensibile per i nuovi edifici, ma molto meno per quelli esistenti. In pratica - da subito - circa 5 milioni di case italiane dovranno essere messe “a norma” con conti spaventosi per le famiglie, deprezzamento del loro valore ecc. Come poi si possano in soli 4 anni mettere poi in regola tutti gli edifici pubblici resta un mistero, ma questo non ha preoccupato la sinistra che ha gioiosamente votato a favore. Risparmiare energia è un’ottima cosa, ma – io credo – se ci sia un rapporto logico tra costi e benefici, anche perché l’ideona europea NON è accompagnata da finanziamenti e quindi, chi paga?

 

IL PAPA “A LA CARTE”

Se il Papa parla di immigrazione alla sinistra va benissimo è allora “W Bergoglio” se chiede invece la pace invece non va bene e allora “Abbasso Bergoglio”. Sono rimasto colpito dalla strumentalizzazione che si è voluto dare alle parole sacrosante di Francesco sulla guerra in Ucraina, ovvero che bisogna avere il coraggio di  cercare una via d’uscita.

Il Papa non ha assolutamente detto che Kiev non sia stata aggredita, che l’Ucraina debba arrendersi o che Putin non sia l’aggressore ma – a domanda – ha risposto logicamente che bisogna comunque lavorare per la pace e non solo spingere per la guerra.

Se qualcuno ha poca memoria si vada e rileggere o risentire osa diceva Giovanni Paolo II a proposito della guerra in Iraq o dei bombardamenti NATO su Belgrado, ovvero esattamente le stesse cose,ma - oggi come allora - quando lo diceva “dava fastidio”. Certo che leggere, nello stesso giorno, che l’Italia ha aumentato dell’86% il suo fatturato in armi lascia pensare circa chi ci guadagna, così come il grande aumento delle spese militari nell’UE e dei paesi NATO. L’ho scritto e lo ripeto: si abbia il coraggio di provare a cercare la via di un armistizio e quando lo ripete anche il Papa mi consolo: io non conto niente, lui sì. e speriamo qualcuno ci rifletta, anche nei governi occidentali.

 

VERBANIA FUGURACCIA

La giunta comunale di Verbania (pur con assenze significative) ha LICENZIATO la segretaria generale del comune che aveva accusato mesi fa la sindaco di aver fatto pressioni indebite per “taroccare” un concorso comunale. I fatti, ripresi anche da un recente servizio delle “Iene” e dalla stampa nazionale, non fanno certamente bene alla reputazione della città, così come licenziare la segretaria generale a tre mesi dal voto non mi è parsa una buona mossa politica nè mettere a carico del comune le spese legali per difendere la sindaco Silvia Marchionini.

In attesa che la Procura dica finalmente qualcosa sui fatti, la ormai ex segretaria generale dott.ssa Antonella Mollia si è sfogata sui social in termini inusuali, ma che val la pena di riprendere testualmente: “Il mio destino si è compiuto: per dimostrare a tutta la Città di Verbania che non mi hanno vessato, oggi mi è stato revocato l’incarico di Segretario Generale per punirmi di aver scoperchiato un pozzo su cui nessuno aveva il coraggio di affacciarsi. 3 assessori  (su 7) non hanno partecipato alla votazione e li ringrazio. Questo atto illecito ed illegittimo non fa altro che confermare la fondatezza di quanto da me denunciato. Insieme a me si puniscono tutte le persone oneste e coraggiose che non si piegano al potere malamente esercitato e alle intimidazioni mascherate da conferenze stampa. L’unico modo per aver ragione, per certe persone, è parlare da soli, senza contraddittorio, evitando le domande e gli argomenti critici, ma tentando di screditare chi accende la luce sui misfatti. Un’ ultima cosa: Amministratori onesti, NON abbiate paura di me. Io ho dovuto registrare (i colloqui con il sindaco – ndr) in seguito ad un confronto con gli inquirenti che erano già a conoscenza, attraverso terze persone, di quanto accaduto e che io ho solo dovuto provare per proteggere la mia serietà professionale ed il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Io sono qui, se qualcuno vuole dirmi che i fatti non sono successi, sa dove trovarmi. Tutto il resto, sono chiacchiere!”

A Verbania si vota tra tre mesi: credo che anche per questo motivo sia giusto che nel frattempo la Magistratura faccia chiarezza.

 

STASERA 15 MARZO A STRESA ORE 20.45 INCONTRO A VILLA DUCALE PRESENTANDO “GENTE DI LAGO 3” E CON UN DIBATITO SULLA ATTUALE SITUAZIONE DEL LAGO MAGGIROE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE ED ITTICO.

 

CONTINUANO SU TELE VCO-AZZURRA TV LE MIE TRASMISSIONI SULLA STORIA LOCALE. Visibili sul canale 17 (oppure 617) vanno in onda il sabato alle 13.30 e la domenica alle 18. Le trovate anche sul sito on line dell'emittente  (rubrica "pillole di storia locale")

 

 

Approfondimento: RAZZISMO AL CONTRARIO

Mi ha stupito un articolo apparso sul Corriere della Sera la scorsa settimana: una ricercatrice italiana da 12 anni negli USA che, pur considerandosi “progressista e radicale”, lamenta l’aperta discriminazione razziale che subisce nella sua università (la Columbia University) perché bianca e quindi “oppressiva”.

A furia di “politicamente corretto” anche chi non ha minimamente idee razziste viene ghettizzato perché bianco e quindi formalmente discriminante rispetto ad una minoranza (nera, ma anche per gusti sessuali come le varie sigle LGBTIQ+) che di fatto impone la propria predominanza.

Succedeva già anche da noi decenni fa quando a scuola una minoranza obbligava tutti a scioperare e chi dissentiva era automaticamente “fascista” (chi ha vissuto come me il ’68 da destra se lo ricorda benissimo), ma oggi ogni gesto può essere interpretato in modo decontestualizzato e quindi “razzista” mentre sta crescendo una paura assurda di apparire non solo conformisti, ma in qualche maniera discriminatori anche se non se ne ha assolutamente l’intenzione.

Il predominio di alcune minoranze politiche e sessuali è evidente dalla cultura alla rilettura della storia, all’abbattimento dei monumenti (negli USA ormai una quotidianità) perché considerati razzisti alla cancellazione del “Columbus day” colonialista, alla richiesta di sovvenzioni, indennizzi, riconoscimenti culturali, premi tutti che siano però assolutamente “in linea”.

Personalmente non ho nulla contro i gay ma appare evidente - ad esempio -  il peso sociale, politico, televisivo, mediatico che questa ed altre minoranze di orientamento sessuale hanno nel dibattito pubblico dove l’ex discriminato è ora spesso discriminante.

Leggere – tornando al Corriere – che in una delle più prestigiose università del mondo per accedervi agli studenti bianchi è chiesto di scusarsi con i compagni di corso neri per il razzismo di cui sono portatori oppure che ogni due settimane un bianco deve partecipare a una riunione di White Accountability “responsabilità bianca” trascorrendo almeno due ore per riconoscere le possibili micro-aggressioni verso i neri e chiederne un pentimento.

E quali sarebbero queste mini-aggressioni? «Un lunghissimo elenco di frasi proibite, perché considerate offensive. Per esempio, non bisogna mai chiedere a un compagno di studi da dove viene: può considerarsi un’implicita discriminazione etnica, oppure chiedere il corso di studi perché se lo studente è nero può evocare una piantagione di cotone dove lavoravano i suoi antenati schiavi ecc.”

In parallelo, mentre i bianchi partecipano a queste sessioni di auto-denuncia e pentimento, gli afroamericani si riuniscono nel Black Women o Black Men Safe Space («spazio sicuro»). Si scopre che «È il momento a loro riservato per denunciare le micro-aggressioni di noi bianchi, e mettere sotto accusa la Columbia se non affronta in modo adeguato il privilegio bianco, il razzismo sistemico» perché secondo l’università “Il trauma generazionale è quello ereditato da chi discende da schiavi neri.”

Ci sono poi le questioni politiche che hanno avuto anche un largo seguito sui media e discriminazioni anche dal punto di vista religioso, per esempio verso gli ebrei a seguito della crisi di Gaza. “La regola è che gli ebrei ashkenaziti, di origine est-europea, sono bianchi e quindi oppressori, gli ebrei sefarditi di origine mediorientale hanno invece il diritto a stare nella categoria degli oppressi”. 

Il caso di Harvard dove la rettrice Claudine Gay ha dovuto dimettersi per discriminazioni verso studenti ebrei non sono evidentemente un caso isolato.

Ma c’è un altro aspetti che porta ad altri problemi: le conseguenti reazioni a volte violente di chi non accetta tutto questo. Uno dei motivi per cui Trump trova spazio con le sue provocazioni è proprio perché una parte dell’opinione pubblica americana (bianca, ma non solo) si sente discriminata. A volte immaginiamo che i “wasp” (americani bianchi, anglosassoni e protestanti) siano ancora la maggioranza negli USA ma non è più così, come moltissimi bianchi guadagnano meno dei neri e si sentono defraudati dei sacrifici loro e delle generazioni precedenti. Anche queste sono le radici del vasto bacino elettorale per Trump e che poi trova spazio per episodi come quelli a Capitol Hill. Un motivo in più perché gli USA si sentano sempre più divisi al loro interno, nella politica come nella società.

 

UN SALUTO A TUTTI E BUONA SETTIMANA                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 945 del 9 marzo 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Scusatemi del ritardo rispetto al solito appuntamento del venerdì, ma sono rientrato oggi da due settimane in Sud America (vi racconterò) e c’è subito occasione per darvi alcune mie valutazioni (diverse dai mega-media) sul futuro delle elezioni americane, sulle quali mi sorprende che (secondo un sondaggio serio) nonostante tutta la retorica e la propaganda gli italiani voterebbero comunque più Trump di Biden. Intanto l’Unione Europea corre al riarmo (nonostante il parere della maggioranza dei cittadini) e in Francia - dopo l’aborto in Costituzione - i negazionisti anti-cristiani lavorano alla grande. Venerdì sera potrete incontrarmi a Stresa mentre il finale è  su VERBANIA: possibile che non si possa avere un po' di trasparenza?

 

USA: E SE ADESSO ARRIVASSE NEWSOM?

Settimana intensa di vigilia elettorale USA: lunedì all’ unanimità (e quindi con il voto anche dei giudici vicini al partito democratico) la Corte Suprema USA ha confermato Trump come candidato presidenziale che (martedì) intanto ha di fatto ottenuto la “nomination” repubblicana. Giovedì Biden ha pronunciato un forte intervento alle Camere sullo “Stato dell’Unione” attaccando ben 13 volte Trump ma dando segni di neo-vitalità.

Esultano i nostri media (in gran parte pro-Biden), ma pensate se Trump avesse fatto lo stesso: lo avrebbero subito accusato di usare il discorso presidenziale per far campagna elettorale. Sarà comunque, quindi, ancora scontro Biden-Trump a novembre?

Io ho qualche dubbio, perché penso che i democratici - sentendo odore di sconfitta e vista la crescita di Trump - vorrebbero tanto cambiare il candidato-Biden.

Ricordando che non possono farlo con la vice-presidente Kamala Harris (che ha perso carisma), crescono secondo me le quotazioni di Gavin Newsom, governatore della California, con un Biden che si ritirerebbe alla convention democratica di agosto cercando così di ribaltare la situazione.

Una ipotesi di cui parlano pochi, ma voi annotatevela: tra qualche mese potreste darmi ragione. Piuttosto, ma com’è mai possibile che Trump abbia un seguito così ampio visti tutti i commenti negativi che pesano su di lui? State attenti: in Italia abbiamo una percezione distorta dei fatti, la gran parte dell’informazione è “democratica” a   prescindere,   l’ex   presidente   è imparabile nell’attirarsi critiche e sospetti, ma la risposta è che alla fine il derby elettorale statunitense è sempre una scelta netta tra due singole persone e Biden appare oggi a molti americani ancora più impresentabile di Trump, questa è la sostanza!

L’ho già scritto altre volte: le elezioni 2024 sarebbero oggi una scelta per il male minore, con   buona   parte   degli   statunitensi scontenti di entrambi. L’abilità di Trump è stata piuttosto di sostenere  e  rendere credibile la sua tesi che la forsennata campagna scatenata contro di lui da giudici “corrotti” e dalla stampa sia esagerata e preconcetta ed effettivamente molti elettori lo stanno pensando.

Giusto o sbagliato che sia questo giudizio, sembra comunque spegnersi la chiamata al voto democratico “per allontanare un flagello” (Trump) e il disinteresse porterebbe a   votare meno americani del passato. In questo caso lo “zoccolo duro trumpiano” sarebbe percentualmente più forte e forse maggioranza.

Anche per questi molti si chiedono perché  Biden non faccia un passo indietro spingendo un candidato democratico più credibile di lui, come Newsom.

Sono ipotesi non solo di facciata anche perchè intanto Trump è stato bravo a portare l’attenzione sui ”suoi” temi  (l’immigrazione, per esempio) e giocare così  di rimessa anche in campo internazionale dove la NATO è vista negli USA con ben altre prospettive rispetto alla guerra fredda e il tema Ucraina è passato in secondo piano dopo i disastri di Gaza che hanno pesantemente  messo  in crisi i rapporti di Biden sia con Israele che i tradizionali alleati che le numerose minoranze arabe USA.

In Europa si sprecano intanto le solite critiche a Trump ed è già partita (anzi, non si è mai affievolita) la campagna contro di lui con accuse di lesa democrazia e rischio di isolamento USA sul piano internazionale.   Anche   da   noi   sono   diventate   così   scontate e quotidiane da perdere di interesse e sfumando alla fine nel prersentare le elezioni presidenziali USA uno scontro tra un Trump definito pazzoide e un Biden “brav’uomo” anche se regolarmente confonde nomi, date e fatti.

Eppure, secondo l’ultimo sondaggio di “Termometro Politico” di pochi giorni, fa il 44% degli italiani voterebbe per Trump, il 35% per Biden e il 20 non andrebbe a votare.

Un risultato che mi ha stupito parecchio, ma teniamolo presente.

ALLE ARMI!

La Presidente dell’Unione Europea Ursula Von der Leyen ha sostenuto nei giorni scorsi la necessità di un forte incremento delle spese militari europee sia per sostenere l’Ucraina, ma anche perché i depositi di armi europei sono vuoti. Entusiasmo nel settore armamenti: arriveranno un sacco di soldi e di contratti.

Premesso che non è mai una buona regola dirsi deboli davanti al nemico, fatemi però capire un aspetto che sfugge al buonsenso: anche se è comprensibile un rafforzamento della difesa europea, perché comunque non si parla nemmeno più di un piano di pace per l’Ucraina?

Se fosse stato negoziato un anno fa, a quei tempi Putin sarebbe stato più debole, sei mesi fa era già più forte, oggi lo è ancora di più, mentre l’economia europea è in evidente difficoltà. Ma a chi conviene continuare la guerra infinita?

Ottimi i buoni principi, però l’Europa dovrebbe temere allora la stessa linea politica in tutti i conflitti, eppure non ce l’ha (vedi medio Oriente). Quindi perché  non cominciare a discutere seriamente con Putin, che resta indubbiamente l’aggressore, ma che – alla lunga – sta disastrando l’Europa, come evidentemente voleva e sperava?

Quanti anni ancora deve andare avanti questa guerra? Due sono già passati, ne serviranno uno, due o altri cinque? Cosa ci ha guadagnato ad oggi l’Europa a continuarla? Putin ha invaso quattro province ucraine (filo-russe) e si è fermato lì, non ha certo più attaccato altri paesi (e forse avrebbe potuto farlo) non perché è “buono” ma perché non gli servono.

Ecco perché sarebbe ora di mettere in campo alcune ipotesi credibili di accordo e intanto stipulare un armistizio pur SENZA riconoscere i successi di Putin. Così (per l’Europa) ci sarà almeno il tempo di “ricaricare le batterie” e anche di chiarire agli europei cosa stia poi succedendo effettivamente in Ucraina perché questo non ce lo dice più nessuno (corruzione, stato dell’opposizione, sospensione dei diritti con la legge marziale, no ad elezioni ecc.).

Vorrei tanto che questi aspetti fossero valutati anche da Giorgia Meloni visto che ben diversamente da due anni fa – secondo gli ultimi sondaggi di “Termometro Politico” - ormai IL 79,8% DEGLI ITALIANI è CONTRARIO a un intervento NATO nel conflitto e solo il 10,8% vuole proseguire nella guerra fino ad ottenere la resa di Putin. Ma se sono vere percentuali di questo tipo, in una democrazia in qualche modo non dovrebbero pur contare qualcosa ?

 

PARIGI, PAR CONDICIO “RELIGIOSA”

Il 26 luglio a Parigi inizieranno le Olimpiadi e dal manifesto ufficiale dei Giochi – creato con un collage dei principali monumenti della città - è stata tolta la croce che sovrasta la cupola des Invalides (dov’è la tomba di Napoleone) per non “offendere” le delegazioni mussulmane.

Siamo alla follia: a parte che, volendo, si poteva decidere per un altro manifesto, ma allora perché allora permettere alle delegazioni di Pakistan, Turchia, Tunisia ecc. di sfilare nella “laica” Francia con le loro bandiere nazionali dove i simboli islamici sono evidenti? Oppure Israele con la stella di Davide, o la piccola Georgia e la Slovacchia che hanno invece la croce cristiana nella loro bandiera? I monumenti sono monumenti, è assurda questa follia del voler negare il cristianesimo di una città che è cristiana da 2000 anni!

Naturalmente è già arrivata la proposta di far sfilare allora tutti con la bandiera della pace che – a mio avviso – sarebbe comunque una evidente allusione politico-sessuale perché di fatto così è diventata e ne è stata strumentalizzata.

Alla fine, in Francia (e non solo) si vuole che la libertà sia per tutti, ma un po' meno per i cristiani. Merci monsieur Macron!

 

A STRESA PILLOLE DI STORIA LOCALE

Mentre è tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617), ricordo che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta presenteremo il volume GENTE DI LAGO 3.

 

CONCORSI PUBBLICI A VERBANIA

Dopo le denunce de “Il Fatto quotidiano” la nostra città è andata in scena anche a “Le iene” per le reiterate denunce della ex segretaria generale del comune contro la sindaco per presunti concorsi pubblici truccati. Dal caso iniziale ne sarebbero poi spuntati altri, da molto tempo al vaglio della Magistratura che - una volta tanto - su queste vicende mantiene un estremo ed assoluto riserbo. E’giusto sia così, ma come cittadino comincio a chiedermi quanti mesi di indagini debbano passare prima di avere un minimo di riscontro e di chiarezza. Visto che si voterà a giugno la città ha pur diritto di sapere cosa sia effettivamente successo e quali ne siano le persone responsabili.

 

UN SALUTO A TUTTI, DA SETTIMANA PROSSIMA TORNEREMO  ALL'APPUNTAMENTO DEL VENERDI'!

 

                                                                                 Marco Zacchera  



IL PUNTO    n. 944  del 1 marzo  2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

 

Il PUNTO di questa settimana (scritto dall’altra parte del mondo) a parte qualche pezzetto di colore è ancora una volta dedicato all’Europa visto che la Von der Leyen vuole ricandidarsi alla presidenza con il beneplacito del PPE. Io spero vivamente invece che dalle urne di giugno esca un’altra Europa, meno piegata alle lobby, all'iper-green, alle multinazionali e alle banche e più vicina alle persone. Soprattutto la vorrei meno burocrate e più trasparente. Credo infatti che sia ora di rompere un tabù: la corruzione che sta crescendo a Bruxelles e coinvolge anche i vertici.  

Leggete l’approfondimento sull’acquisto dei vaccini e poi ditemi cosa ne pensate.

 

AUTOSTRADA, PERCHE’ PAGARE ?

Credo che molte tratte autostradali segnalino il progressivo degrado del nostro sistema autostradale spesso vecchio ed insufficiente. Rinnovarlo era secondo me una priorità del PNRR invece si viaggerà ancora a due corsie perfino sull'autostrada del Sole: semplicemente assurdo.

Non si può far pagare così cara un'autostrada quando non è efficiente e nella nostra zona gli utenti della A26 da Voltri a Gravellona Toce credo avrebbero diritto ad uno sconto sul pedaggio visto che un’autostrada terminata neppure 30 anni fa (e dove si pagano circa 20 centesimi al chilometro) già cade  a pezzi tra viadotti cadenti, gallerie perennemente in riparazione, interruzioni e salti di carreggiata continui.

Quante volte è stata rifatta l’illuminazione delle gallerie sul Lago Maggiore, con quali costi e quali responsabilità? Quanti cantieri sono segnalati ma restano deserti e quando finirà la storia infinita di quella piccola nuova rampa all’uscita di Baveno (che si poteva concludere in poche settimane già nel 1995) promessa da sempre, in costruzione ormai da due anni ma che sembra ancora all’inizio? Nel frattempo in India o a Pechino avrebbero costruito un’autostrada nuova, e non scherzo.

Sono le domande che si pone la gente comune constatando lo spreco quotidiano di risorse che si traduce in costanti aumenti dei pedaggi senza avere il diritto di usare un’opera pubblica normalmente funzionante. Da tempo la provincia del VCO chiede sconti e provvedimenti, ma nulla di concreto appare all’orizzonte con Autostrade che se ne frega e fa quello che vuole, nel disinteresse generale.

 

L’ “AFFAIRE” VACCINI:  PUZZA DI MARCIO A BRUXELLES

Ursula Von der Leyen annuncia che vuol fare il bis a capo dell’Europa, ma forse gli europei vorrebbero da lei anche qualche maggiore chiarezza.

Quando si parla di corruzione raramente si pensa a Bruxelles, eppure certi episodi ci dovrebbero insegnare che è ora di controllare meglio cosa succede ai vertici dell’Unione Europea. Tre gli aspetti fondamentali: la scelta politica di privilegiare i grandi colossi della finanza, dell’agricoltura, dell’industria, dell’energia rispetto alla platea delle piccole e medie imprese, l’altra scelta strategica di follie “green” che anche qui vanno a vantaggio solo di alcuni specifici gruppi e ai danni degli interessi dei cittadini (il tutto pur ammantato da vantaggi ambientali a volte discutibili o nulli se non intrapresi a livello globale) e infine la gestione delle emergenze, come quella della pandemia e relativo acquisto dei vaccini.

Questa settimana concentriamoci proprio sui vaccini perché la maledizione del COVIT sembra continuare ad aleggiare sui cieli europei.

Mentre il parlamento italiano ha finalmente votato nelle scorse settimane – suscitando le ire di Conte e Speranza – l’avvio di una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia, anche a seguito delle indagini della Procura di Bergamo, si riapre la questione vaccini.

Non solo sulle polemiche sull’opportunità delle vaccinazioni di richiamo, ma sui costi di acquisto dei vaccini e soprattutto sugli enormi sprechi che sembrano siano connessi a decisioni europee assurde, sempre coperte da un estremo riserbo che rasenta l’omertà.

In poche parole, centinaia di milioni di dosi devono essere ore distrutte perché in scadenza, dosi inutilizzate ma che erano costate somme imponenti e di cui si è continuato l’acquisto anche quando era evidente che non sarebbero mai servite, tra l’altro poiché non più in grado di combattere i nuovi ceppi di virus man mano scoperti.

Alla luce dei sospetti sulle conseguenze a lungo termine delle vaccinazioni, in molti ora non vogliono oltretutto più vaccinarsi temendo che il vaccino Pfitzer possa essere stato almeno concausa di molte neo-patologie, eppure l’Europa ha continuato a comprarne milioni di dosi sempre più inutili.  

Così i magazzini – come ha documentato in TV una recente inchiesta di Report – sono straboccanti di dosi ormai in via di scadenza.

Qui sta un punto centrale: L’UE aveva obbligato ad acquistare i vaccini Pfizer con contratti rimasti segreti per anni nonostante le pressioni, le proteste e le denunce di diversi parlamentari europei.

Acquisti, appunto, a costo “segreto” e decisi (sembra un film, ma è realtà) direttamente dalla presidente Ursula Von der Leyen tramite SMS ed intese dirette con la Pfizer.

Adesso si pone addirittura il problema di pagare per lo smaltimento delle dosi inutilizzate visto che - per esempio -  in Italia su una platea di 18 milioni di cittadini potenzialmente “fragili” solo 2,1 milioni hanno accettato di vaccinarsi per i richiami

Risultato: 21 milioni di dosi comprate (pagate in media circa 15,5 euro l’una) ma rimaste inutilizzate, da man mano eliminare per scadenza.  

Ma anche solo conservare i vaccini costa e – sempre secondo Report - si parla di 370.000 euro al mese solo per lo stoccaggio e la conservazione, ovvero più di 4 milioni di spese all’anno sostanzialmente per nulla.

Lo stesso sta avvenendo in tutti i paesi dell’Unione in una vicenda che ha tutte le caratteristiche dell’imbroglio visto che l’UE avrebbe acquistato senza gara 4,2 miliardi di dosi che a circa 15 euro l’uno sono 60 MILIARDI, il doppio di una legge finanziaria italiana.

Dal 2021, secondo la testata online Politico.eu, sarebbero già state distrutte circa 215 milioni di dosi, 0,7 per ogni cittadino europeo, anche se alcuni paesi come la Francia non hanno fornito i propri dati e quindi probabilmente le fiale scartate sono state anche di più.

Visto che gli acquisti sono stati una decisione “politica” e non sono mai stati forniti i prezzi effettivi delle fiale per la presunta necessità di segretezza, il parlamento europeo e la corte dei conti europea – dopo molti dibattiti poco pubblicizzati dai media - hanno comunque iniziato le indagini per verificare la regolarità del rapporto UE-Pfizer.  

Una vicenda che assume tutti i connotati del giallo se si considera che la scelta di fondo di eliminare i concorrenti di Pfizer ha un risvolto politicamente piccante visti i passati rapporti personali del marito di Ursula von der Leyen con la multinazionale americana che dall’operazione-vaccini ha guadagnato una montagna di miliardi con contratti e prezzi, sembra, fissati via SMS tra la stessa presidente e la Pfizer, messaggi ora ufficialmente introvabili.

Va ricordato come sia stata proprio la Von der Leyen ad accentrare su di sé le decisioni imponendo la segretezza e sostenendo che pubblicizzare informazioni commerciali avrebbe potuto danneggiare l’azienda americana. Le indagini hanno fatto emergere molte zone d’ombra arrivando alle denunce pubbliche del New York Times all’ Unione Europea accusata di nascondere i fatti.

Chi ha buona memoria ricorderà che la concorrenza a Pfizer fu di fatto azzerata anche per le forsennate campagne di stampa che sottolineavano i potenziali effetti collaterali dei vaccini prodotti dai suoi concorrenti (come AstraZeneca), che peraltro proponevano costi infinitamente inferiore a Pfizer (con rapporti anche di 1/20, ovvero 20 vaccini AstraZeneca costavano come un solo vaccino Pfizer), vaccini usati in tutto il mondo ma non in Europa, diventata monopolio Pfizer.

Mentre ora emergono progressivamente – non più negabili - anche effetti collaterali degli stessi vaccini Pfizer perché si era arrivati a quelle scelte e perché troppe forniture  decise quando l’epidemia stava già nettamente calando e portando così alla beffa finale di milioni di dose pagate ed ora da buttare? Fatti sconcertanti e senza risposta per un tema che, in vista delle elezioni europee, tornerà sicuramente di attualità anche perché - - se la Von der Leyen vuole ricandidarsi alla guida europea non dovrebbe prima chiarire queste vicende ? 

 

PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).

E’ possibile  visionarle anche sul sito web dell’emittente cercando  “VCO AZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  su  “rubriche” e quindi a  “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail. Preavviso che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta presenterò il volume GENTE DI LAGO 3.

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N.B. sono in viaggio all’estero, questo numero de IL PUNTO è stato scritto il 21 febbraio 2024.

 

ATTENZIONE, il prossimo numero de IL PUNTO uscirà sabato 9 marzo (e non venerdì 8 come di consueto). 

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                                    MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 943 del 23 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

Contattatemi se non ricevete più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il testo della settimana è comunque pubblicato sul mio sito.

 

Sommario : Commozione per l’uccisione di Navalnt e per il perpetuarsi della crisi a Gaza. Mentre De Luca fa il buffone, l’approfondimento della settimana è dedicato alla protesta “politica” degli agricoltori che ci coinvolge un po' tutti.

 

ONORE A NAVALNT

Molte volte su “IL PUNTO” ho espresso le mie critiche per come l’Occidente affronta la guerra in Ucraina e come debba anche essere considerato  il pensiero dei russi. Nulla può però giustificare o minimizzare l’uccisione di Aleksei Anatolevich Navalny, un eroe dei nostri giorni visto il suo atteggiamento coraggioso contro Putin che - evidentemente – da, despota che è, non riesce a capire come questa repressione violenta del dissenso lo renda impresentabile nel mondo e alla fine ottiene proprio l’effetto di ricompattare la NATO e dà più forza proprio a chi vuole continuare la guerra in Ucraina. Un omicidio vergognoso, inutile ed assurdo.  E’ vergognoso che lo zar russo non abbia il coraggio di affrontare il dissenso interno e che i suoi sgherri ricorrano a questi sistemi per difendere un potere che - tra l’altro -  probabilmente Putin otterrebbe lo stesso. E non si parli di provocazione: se Putin non l’ avesse voluta, questa morte non ci sarebbe stata e - se anche lo avessero “incastrato” - avrebbe potuto andare in TV e spiegare bene perché non c’entrava, mentre invece si è comportato nel solito modo subdolo, insopportabile e senza coscienza. Ricordiamo Navalny come una persona libera, un coraggioso testimone della corruzione in Russia, temuto per le sue idee e le sue denunce.  Da eroe è vissuto, da eroe e con grande dignità è rientrato volontariamente in patria pur sapendo che lo avrebbero condannato ed arrestato, come puntualmente avvenuto. Nonostante i tentativi di ucciderlo nel passato, tra avvelenamenti ed arresti, è morto senza essere stato piegato, è morto da eroe. A lui rendano omaggio tutti gli uomini liberi. 

 

ISRAELE

In molti mi hanno chiesto perché non parlo su IL PUNTO di Gaza e del conflitto tra Hamas e Israele. Rispondo con lealtà: sono profondamente turbato. Da sempre  “tifo” per Israele e mi sento legato profondamente a quella nazione e a quel popolo. Con angoscia ho visto le scene indimenticabili dell’attacco brutale ed ingiustificato del 7 ottobre e capisco la reazione su Gaza dove i criminali di Hamas hanno nascosto armi ed ostaggi sotto gli ospedali, le scuole, perfino gli uffici dell’ONU. 

Credo però che ora bisogna davvero fermarsi, riflettere e ammettere anche a Tel Aviv che dalla crisi si esce solo con la creazione di due entità politiche separate, riconosciute e garantite a livello internazionale, dove i palestinesi possano vivere indipendenti, ma anche loro accettando e riconoscendo  lo Stato di Israele. 

Non ha più senso continuare nella rappresaglia, ma in cambio gli ostaggi (innocenti) vanno rilasciati subito e la comunità internazionale deve appunto garantire la sicurezza di entrambe le realtà, aiutando il popolo palestinese ma emarginando Hamas, Hezbollah e chi ci sta dietro ad iniziare dall'Iran. 

Sbaglia Israele a continuare la rappresaglia, ma è comprensibile che si senta isolato e - colto per la prima volta impreparato - abbia paura, circondato dall’odio di  paesi ostili. Una volta di più infatti, in tutto il Medio Oriente regna il terrore, l'insicurezza, la violenza, l’odio etnico e religioso, esattamente lo scopo dell’attacco del 7 ottobre. In cambio di reciproca garanzie internazionali e sicurezza bisogna però poter fermare sia la guerra che il terrorismo e invece molti che girano co la bandiera palestinese di fatto invece lo accettano in od io alla controparte. La pace è un'utopia? Eppure non c’è altra strada per uscire dal buio, dallo spararsi per sempre a vicenda con milioni di innocenti che ogni giorno soffrono senza colpe perpetuando e moltiplicando vendetta, odio, future rappresaglie.

 

CROZZA FOR PRESIDENT!

Il governatore campano De Luca può far ridere imitato da Crozza ma in versione “nature”  apparire condito da un marcato narcisismo con sprazzi di autentica follia, eppure è tutt’altro che matto. Sta infatti scientemente lavorando per interpretare la protesta del Sud sia in chiave elettorale che in strategia interna PD anti-Schlein, ma soprattutto fa il buffone e il demagogo per togliere a Conte e ai 5 Stelle quei voti ondivaghi di protesta che al sud sono stati nel portafoglio grillino.

Anche gli insulti alla Meloni fanno parte del gioco: bisogna stare sempre in prima pagina facendo “ammuina”. Immaginate - tra l’altro – se quegli insulti fossero stati politicamente opposti: la sinistra sarebbe tutta sulle barricate ululando al “leso femminismo”, invece comodo ed imbarazzato silenzio perchè dare pubblicamente della “stronza” al primo ministro è delicata urbanità delucana.

A proposito dei toni e dei contenuti, però, dopo aver aizzato la piazza invitando alla lotta armata ed aver dato al governo e ai ministri dei dementi (testualmente: “Imbecilli, farabutti, delinquenti politici”), il neo-Masaniello De Luca, al di là delle sue guasconate, non risponde però su un punto fondamentale: perché oltre il 76% dei fondi strutturali destinati alla Campania tra il 2014 e il 2020 – ovvero in anni della sua presidenza – non sono stati spesi e perchè - sotto la sua guida - proprio la Campania è in coda anche per utilizzare i fondi del PNRR. Quindi, di che parliamo?

 

PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).

E’ possibile  visionarle anche sul sito web dell’emittente cercando  “VCO AZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  su  “rubriche” e quindi a  “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail. Preavviso che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta verrà presentato il volume "GENTE DI LAGO 3".

 

Approfondimento: PROTESTE AGRICOLTORI, CRISI IN EUROPA

Sembra che ci sia un certo feeling naturale tra gli agricoltori che protestano e questo governo: è una specie di empatia, di solidarietà di classe come avviene - secondo i sondaggi - per il 54% degli italiani che considerano giuste le proteste del mondo agricolo e con un altro 18% che critica alcune forme di protesta ma ne condivide le motivazioni.

Questo mondo “verde ma non green” comprende benissimo che la Meloni è in linea con le loro richieste – almeno quelle più ragionevoli – ma tutti sanno che il governo si muove su un terreno difficile, perché Bruxelles è pronta a negare parte di quello che Roma sarebbe anche disposta a concedere.

Una specie di alleanza sociale diventa così anche alleanza politica, cementata dalla difficile gestione concreta della PAC (Politica Agricola Comunitaria) legata a troppi interessi contrapposti sia a livello mondiale che continentale e perfino a livello italiano, visto che le categorie agricole sono moltissime e spesso con interessi palesemente contrastanti.

Lo si é visto anche nella difficoltà di preparare un documento unitario da leggere sul palco di Sanremo, ma soprattutto nei modi stessi in cui sono stati gestiti i blocchi  

Tornando al mondo dei trattori questa generale simpatia scatena anche una specie di gara a chi rappresenti politicamente una categoria che, da ex feudo DC, è ora in maggioranza schierata a destra e quindi utile bacino di voti soprattutto in vista di giugno.

Ecco quindi una corsa ad intestarsi meriti, vedi il gioco al rialzo tra la Meloni e Salvini per le esenzioni IRPEF anche se, diciamocelo chiaro, di imposte gli agricoltori ne hanno comunque sempre pagate pochine.

Si può giocare qualcosa sui costi assicurativi e forse sugli sgravi al carburante, ma poi ci sono altri paletti che a Bruxelles sono ben più difficili da superare.

Innanzitutto il problema della concorrenza extra-UE che si presenta con prezzi inferiori a quelli interni potendo produrre con metodi e costi spesso incomparabilmente minori dei nostri e poi la questione degli incentivi e dei finanziamenti.

In Europa ciascun governo ha sempre giocato in chiave interna e, per esempio, contando di più in termini di voti l’agricoltura centro-europea ha goduto di più attenzione delle culture mediterranee, ma cambiare la rotta degli aiuti è oggi difficile.

Come fondamentale diventa la questione dei finanziamenti: l’ agricoltura impone investimenti (e finanziamenti) a lungo termine ma la terra non può rendere così’ tanto per rimborsare i tassi stabiliti dalla BCE e chi si indebita è perduto.

Ci sono le produzioni di nicchia, certo, ma non possono bastare e la stessa qualità italiana spesso si perde tra le etichette estere abusive, i dazi che pesano sugli ingressi nei mercati altrui e la realtà di un mondo agricolo italiano “piccolo” rispetto alle distese sconfinate delle produzioni intensive.

E’ qui che il governo vorrebbe contare di più, ma in Europa il mondo agricolo è ovunque sul piede di guerra e in tutti i paesi vengono al pettine politiche agricole spesso assurde dove – per esempio – per sostenere i prezzi si distruggono coltivazioni e prodotti perché conviene di più ottenere l’incentivo comunitario che coltivare.

L’agricoltura europea si ribella a una politica agricola comune che costa moltissimo alle casse comunitarie ma non risolve i suoi problemi, anche se il mondo contadino di oggi in Italia (e in Europa) è completamente diverso da quello di mezzo secolo fa.

Eppure l’agricoltura conta non solo economicamente ma anche per identificare un mondo, una civiltà, una cultura che già è in via di potenziale estinzione. Per questo il governo Meloni vorrebbe coltivare un ruolo privilegiato con questo mondo, grimaldello identitario che può contribuire domani a far saltare il banco (politico) a Bruxelles. Si rischia grosso, però, perché - come ogni giorno per la globalizzazione produttiva, l’ambiente alterato e i pesticidi spariscono tante specie di insetti - così altrettante aziende agricole italiane ed europee scompaiono, spesso sommerse proprio da quegli stessi obblighi “green” che dovrebbero aiutarle.

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 942 del 16 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

Contattatemi se non ricevete più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi, il testo è comunque pubblicato sul mio sito).

 

Sommario: Secondo i sondaggi quasi il 65% degli italiani dà ragione agli agricoltori che protestano e nel giudizio si sommano tutte le contraddizioni europee, i costi della filiera alimentare che mortificano i produttori, l’invasione di prodotti stranieri di bassa qualità. Anche per questo il governo ha accettato molte delle loro richieste aprendo un altro fronte verso Bruxelles e dando una specie di voce ai “piccoli” rispetto alle multinazionali. Mentre si parla di “guerre spaziali” qualche commento poi sul post Sanremo e – per Verbania - il silenzio sul mega-porto di Pallanza mentre riprendono le mie trasmissioni in TV sulla storia locale. A seguire “Gente di Lago”. E l’approfondimento dedicato alla “Giornata del Ricordo”   

 

GUERRE SPAZIALI

“Fonti di intelligence” USA sostengono che la Russia stia pensando a guerre spaziali, Putin smentisce. Nessuno sa quale sia la verità ovvero se l’allarme sia concreto o se sia una pressione psicologica della Casa Bianca nel giorno in cui il Congresso USA non vota nuove armi a Kiev. Tutti noi siamo dei turaccioli che galleggiano nel mare della propaganda e si capisce bene come la verità ci sia spesso nascosta.

Per esempio in Italia non si è dato spazio alla lunga intervista di Putin concessa a Tucker Carlson sulla guerra, sicuramente una interpretazione di parte ma che andava conosciuta per almeno farsi una opinione più completa: che senso ha avuto ostracizzarla? Forse il timore di imbarazzanti realtà, come le accuse di Putin per il sabotaggio al gasdotto baltico che ha messo KO l’approvvigionamento energetico europeo?

Se ci consideriamo persone adulte dobbiamo pretendere trasparenza nell’informazione e questo vale sia per le "storiacce" sui vaccini COVID (ne parlerò la prossima settimana) come per le guerre. Ci si dia una informazione onesta e completa, poi ciascuno liberamente ed autonomamente giudicherà.

Il 2024 sarà un anno sempre più difficile, anche perché tra Trump e Biden rischiamo di avere prossimamente la prima nazione del mondo in mano a un presidente comunque inadeguato. 

 

SANREMO

Evito troppi commenti sull'ultima edizione del festival di Sanremo che tutto è diventato tranne che il festival della canzone italiana. Un minestrone del tutto e di più alla disperata ricerca di audience e con tanto gay alla moda dei tempi, concluso con un evidente stravolgimento del risultato finale reso anche necessario - credo - constatando che il testo della canzone di Geolier era del tutto incomprensibile e, per capirlo, ci sarebbe stato bisogno dei sottotitoli. Faccio mio il titolo di "Allora!" - giornale degli italiani d'Australia - che giustamente in prima pagina commenta "Dove il canoro diventa un ricordo lontano". Insomma, hanno capito tutto più a Sidney che a Roma. 

 

PORTO DI PALLANZA: AVVISO AI NAVIGANTI

Mi sembra incredibile che un'opera così mastodontica (e per me assurda) come l'ipotizzato nuovo mega-porto a Pallanza possa procedere perchè nessuno - destra o sinistra che sia - si prende la briga di almeno guardare le carte, eppure bisogna presentare entro il prossimo primo marzo eventuali eccezioni alla valutazione di impatto ambientale...silenzio..

E' comunque incredibile come l'attuale amministrazione cittadina sia stata capace di far procedere il progetto per anni senza sollevare alcun dibattito, osservazione, discussione: tutti zitti anche perchè - in buona sostanza - non lo sa nessuno, nè sembra che la questione sollevi dubbi all'opposizione.

Penso a quando ero sindaco e su ogni questione nascevano polemiche, accesi dibattiti, dichiarazioni infuocate...adesso nulla: calma piatta, disinteresse e silenzio.

Si concretizzerebbe uno scempio ambientale incredibile e sostanzialmente inutile, che non porterà nulla alla città ma sarà uno sgorbio all'intero Golfo Borromeo che si vorrebbe poi pure proporre come luogo tutelato dall'UNESCO. W l'ipocrisia, ma non si dica poi che non erano stati (tutti) avvertiti.

Comunque da Verbania c’è anche una buona notizia: dopo tante proteste, raccolta di firme ecc. l’amministrazione comunale (PD) avrebbe finalmente messo da parte il progetto di sistemazione di Piazza Mercato a Intra da 9.7 milioni di euro. Finalmente una vittoria del buonsenso sulla testardaggine.

 

VCO AZZURRA TV: PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ ripresa anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).  E’ possibile  visionare le varie puntate anche sul sito web dell’emittente cliccando “VCOAZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  a  “rubriche” e quindi a “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail.

 

GENTE DI LAGO 3, AFFRETTATEVI!

E’ già in esaurimento la prima edizione di GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”.

 

Approfondimento: LA GIORNATA DEL RICORDO

La scorsa settimana è stata ricordata la “GIORNATA DEL RICORDO” voluta per non dimenticare gli eccidi delle foibe e l’esodo forzato delle popolazioni italiane dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia durante e dopo l’ultimo conflitto.

Una brutta e tragica pagina di storia italiana che per decenni è stata ignorata e volutamente nascosta e che solo per la caparbietà di pochi – e soprattutto dell’allora deputato triestino ed ora senatore di FdI Roberto Menia – divenne ufficialmente riconosciuta.

Visto il poco spazio dedicato dai media, credo sia un dovere ricordare ogni anno quei fatti soprattutto per i più giovani che temo siano del tutto all’oscuro di quanto avvenne.

Pochi sanno infatti degli eccidi delle foibe, le caverne carsiche dove migliaia di italiani furono gettati ancora vivi, oppure degli eccidi a Trieste che per 45 giorni fu occupata nel maggio ’45 dalle bande comuniste titine che sottoposero la popolazione italiana ad ogni tipo di violenza. Oppure dell’infamia del trattato di pace di Osimo quando negli anni ’70 la zona di Capodistria e le terre italiane dell’Istria vennero definitivamente cedute – senza alcuna contropartita – alla allora Jugoslavia.

L’esodo fu contraddistinto da episodi assurdi come quello del 17 febbraio 1947 raccontato da Antonio Di Lello quando un treno carico di profughi istriani arriva alla stazione di Bologna. Sbarcati il giorno prima nel porto di Ancona avevano il cuore a pezzi, lo stomaco vuoto, il futuro incerto.  

La Croce Rossa aveva preparato pasti caldi ma fu impossibile distribuirli perché dagli altoparlanti, una voce intimò al "treno dei fascisti" di andare immediatamente via, in caso contrario, uno sciopero avrebbe bloccato l'intero scalo ferroviario. Non si trattò di un episodio isolato., l’Italia si comportò indubbiamente da matrigna con i quasi trecentomila esuli delle terre adriatiche. A Venezia e ad Ancona vennero anche aggrediti, presi a sputi e a fischi al grido di «fascisti andatevene!». Ostilità dei militanti comunisti era chiaramente fomentata dai vertici di Botteghe Oscure. "Rinascita"; nel 1947, scrisse che gli esuli erano, nella migliore delle ipotesi, degli ingenui che credevano nelle promesse dei «falsi patrioti». Il colmo dell'infamia lo raggiunse un dirigente della Camera del lavoro di La Spezia, il quale, in un comizio tenuto durante l'infuocata campagna elettorale del 1948, così latrò dal palco: «In Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi‑qui abbiamo i banditi giuliani». Non ovunque ci furono episodi di aperta ostilità ma l’atteggiamento più diffuso fu comunque di indifferenza e diffidenza, né la politica dei governi di allora brillò per spirito di solidarietà.

Una buona parte di loro emigrò un'altra volta verso l’Australia o la Nuova Zelanda (dove ho avuto modo di incontrarli, spesso i loro figli ancora 20 anni fa parlavano solo in dialetto veneto…) dove furono bene accolti mentre tanti altri vissero in Italia per anni nei campi profughi, internati e isolati quasi fosse un'etnia nemica. Ancora nel 1963, sedici anni dopo l'esodo, c'erano quasi diecimila perso­ne in "provvisoria" sistemazione.  

Tutti questi drammi sono ricostruiti dallo storico Gianni Oli­va (già assessore alla cultura nell’ ultima giunta regionale di sinistra piemontese, non certo un “fascista”) nel volume, "Profughi‑Dalle foibe all’esodo la tragedia degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia" (Monda­dori, pp. 221, euro 17,00). Oliva rompe i tabù delle certezze consolidate e la sua tesi sui motivi del­la diffusa indifferenza per le sorti degli esuli e della rimozio­ne della tragedia delle foíbe non chiama in causa soltanto i co­munisti ma anche i governanti democristiani dell'epoca.

Lo studioso giudica «sbrigativo» ricondurre tutto all'«egemonia culturale della sinistra e alla sua volontà di nascondere le ve­rità scomode». Nell'occultamento di quel dramma immane c'è anche dell'altro; c'è un cinico calcolo politico‑ideologico, l’idea che gli esuli e la memoria delle foibe ri­cordino a tutti quello che la classe politica di allora voleva far dimenticare: e cioè la realtà della sconfitta militare e delle conseguenti mutilazioni territoriali.

Grazie a una esagerata valutazione militare della Resistenza l’Italia di allora (e di oggi) vuole in­fatti immaginarsi come paese «vinci­tore», come infatti ci è stato tramandato dalla vulgata corrente. «Questa rielaborazione in chiave assolutoria» poggia – secondo Oliva, ma anch’io concordo -  in primo luogo, sulla «distinzione netta di responsabilità tra "fascismo" e "italiani": il conflitto non è nato dalla volontà del paese, ma è stata una scelta voluta e imposta da Mussolini». Quello che accade dopo l'armistizio dell'8 settembre sarebbe la «storia della vera Italia». E sarebbe questa, appunto, l'Italia che tende di accreditarsi come nazione «vincitrice».

Sul piano internazionale, allora come oggi, una simile tesi non aveva seguito ma sul piano interno, of­friva una solta di legittimazione, così come l’identificazione del movimento partigiano come militarmente decisiva nella lotta ai tedeschi.  

Per il resto, le vicende più comuni assomigliano a quella del­la piccola istriana Marisa Brugna (una delle tante storie nar­rate da Oliva), che giunge a Trieste nel 1949 e che peregrinerà da un campo‑profughi all'altro fino al 1959, anno in cui riuscirà a stabilirsi a Fertilia. Marisa aveva solo sette anni è passerà un'«in­fanzia prigioniera», con la gamella in mano per ricevere «un po' di cibo acquoso», «circondata da sguardi mesti, occhi la­crimosi, voci balbettanti dall'emozione». Nella vita degli esuli che arrivano in un'Italia matrigna c'è il marchio della «diver­sità» e dell'«anormalità».

 

Quell'Italia avrebbe dovuto ricordare che Marisa e gli altri non erano esuli qualunque. Il loro era stato infatti un «andar­sene senza ritorno», uno «sradicamento» in pena regola. Era­no tutti protagonisti di una «migrazione senza destino». Oliva cita uno struggente passo di "Sradicamenti" di Annalisa Vuku­sa , profuga di seconda generazione: «Nessuno ha potuto colti­vare l'illusione di tornare a vivere là. Le vecchie radici sono sta­te sepolte, tutto ci è stato tolto e ora si possono riscoprire solo con la memoria sto­rica». Neppure l’ingresso di Slovenia e Croazia in UE ha cambiato qualcosa ed ecco perché è tanto importante che un'altra Italia, finalmente libera dalle ipoteche di un'odio­sa mistificazione ideologica, abbia deciso di ricordare le sofferenze  di chi avea avuto il solo torto di essere italiano.

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                                     MARCO ZACCHERA




IL PUNTO n. 941 del 9 febbraio 2024

di Marco Zacchera

Per contatti, comunicazione nuovi indirizzi, segnalazione di mancati arrivi o proposte, scrivetemi a marco.zacchera@libero.it  IL PUNTO (compresi i numeri arretrati) lo trovate pubblicato anche sul sito www.marcozacchera.it

 

Ai lettori,

si torna al format normale de IL PUNTO e mi scuso per i problemi di impaginazione e stampa nelle scorse settimane. Rientrando nella vecchia Europa trovo i problemi di sempre: proteste, guerra in Ucraina, polemiche di cortile. Vi propongo alcuni spunti sui fatti della settimana con in cima ai pensieri un dubbio angoscioso: ma come sopravviverà l’Italia dopo il festival di Sanremo? Perché proprio il "pompaggio dell'audience" per il festival sembra la più importante notizia – almeno della RAI – da settimane e mesi in qua. 

 

AGRICOLTORI IN PIAZZA

In Europa c’è un aspetto di cui si parla troppo poco, ovvero i rapporti tra UE e i suoi cittadini, soprattutto quegli imprenditori “semplici” che sono la spina dorsale del continenti, ma sfuggono alle logiche dei grandi gruppi e quindi sono emarginati dagli aiuti europei e dai tanti favori concessi alla grande finanza e alle multinazionali che detengono i “poteri forti” e (temo) condizionano le stesse scelte europee.

I cittadini non hanno più voce con questa maggioranza di centro-sinistra con in testa soprattutto il pallino demagogico del “verde”. Eppure uno dei motivi per cui protestano gli agricoltori in tutto il continente è proprio che la gran parte dei contributi non finiscono mai in mano ai contadini produttori, ma di fatto solo alle grandi aziende della catena alimentare.

Oltre l’80% dei contributi va a poco più del 10% delle imprese: come mai?

Ormai a Bruxelles tutto è visto in una logica ecologica che non è sbagliata in sè ma non tiene minimamente conto di quello che succede FUORI dall'Europa (ovvero nel 90% del mondo) così quando poi - a costi proibitivi - agli europei si impongono scelte e sacrifici, la concorrenza esterna seppellisce i produttori europei inquinando e distruggendo in modo infinitamente più grave dei possibili, costosi piccoli miglioramenti climatici che faticosamente riusciamo a raggiungere "dentro" l'Europa.

Ne riparleremo, sottolineando che - come in agricoltura - lo stesso avviene per la finanza: la BCE non fa l’interesse del piccolo imprenditore o del risparmiatore, ma prima di tutto delle banche, ufficialmente in nome della “stabilità” ma in realtà così crescono sempre i mega-profitti di pochi e gli altri sono sempre più in difficoltà.

Va tutto avanti così, come è avvenuto per il COVID con scelte sui vaccini che hanno mosso centinaia di miliardi di euro per alcune (ma solo alcune!) aziende del farmaco. Non è più un’Europa dei popoli ma è diventata quella delle lobby, della burocrazia, degli interessi economici di pochi. Di tutti questi aspetti l’opinione pubblica è però tenuta volutamente disinformata, anche se percepisce che qualcosa non quadra. Per questo dobbiamo lottare tutti insieme per una maggiore trasparenza.

 

RENDICONTI E CORRUZIONE IN UCRAINA

Per esempio l’Europa ha deciso di donare all’Ucraina altri 50 miliardi di euro e con questi siamo ad almeno 134 miliardi di “aiuti” di cui circa 15 italiani (ovvero metà di una legge finanziaria).  Visto che i sondaggi dicono che la gran maggioranza degli europei NON vuole continuare in questo modo, come cittadino europeo penso di avere il diritto (come tutti) di conoscerne almeno un rendiconto sommario di come questi soldi siano stati  e vengano spesi, quanti in armi e quanti in aiuti umanitari ed essere rassicurato che una parte non siano invece spariti per strada.

Inspiegabilmente l’UE non ha però alcuna commissione di indagine, di inchiesta, di verifica e credo che  proprio Giorgia Meloni dovrebbe essere la prima a richiederla.

Perché Putin sarà un dittatore sanguinario e le elezioni presidenziali di marzo in Russia una bufala da lui orchestrata (ma comunque almeno il 30% dei russi – vedrete - saranno liberi di votargli contro), è stato un aggressore e  avrà tutti i torti…

Ok, ma pochi sanno  (perché quasi nessuno ce lo dice) che in Ucraina questa settimana è stata prorogata di tre mesi la legge marziale e quindi ogni dissenso à da due anni vietato. Anche il presidente Zelensky è a scadenza di mandato, ma le elezioni sono sospese sine-die. Aveva una modesta maggioranza parlamentare, ma i 250 deputati dell’opposizione sono spariti (quelli eletti ad est del paese dai cittadini filorussi sono anche fisicamente spariti). Tutte le garanzie costituzionali sono state sospese, appunto, dalla legge marziale e l’entourage dell’ex comico – eletto dicendo che mai si sarebbe candidato la volta successiva – ha preso tutti i posti di potere. Mentre i profitti delle aziende che producono armi sono incommensurabili, la corruzione in Ucraina si sussurra sia spaventosa (negli USA sono usciti molti articoli ben documentati, ma che in Italia sono stati praticamente censurati, ed anche questo è il motivo per cui il Congresso vuole frenare continui nuovi finanziamenti). Dopo due anni di guerra, tanti morti e grandi distruzioni, infinite difficoltà energetiche ed economiche per tutti noi è legittimo che gli europei chiedano almeno di avere una certezza che i “nostri” soldi siano stati utili ai cittadini ucraini e non siano anche finiti nelle mani sbagliate'?  E’ davvero chiedere troppo VISTO CHE L' EUROPA SEMBRA COMUNQUE NON VOGLIA MINIMAMENTE PUNTARE ALLA PACE O ALMENO AD UNA TREGIUA?

 

GRAZIE AD ESSELUNGA

Dopo il video pubblicitario “slow” della pesca è venuto quello della noce ed ora quello della carota: la pubblicità di Esselunga stupisce, interessa, commuove.

Nella babele delle pubblicità stupide, esasperate, monotone, trasgressive questi mini-spot sono carichi prima di tutto di messaggi umani, di dolcezza e inducono alla riflessione.

Prima (lo spot della pesca) sulla sofferenza silenziosa di una bimba di genitori separati, poi l’amore di due adolescenti ai piedi di un noce piantato inconsapevolmente insieme tanti anni prima, ora la risposta struggente dei genitori ad una figlia che lascia la famiglia per spiccare da sola il volo della vita, che belli!

Sussurri sui valori veri, quelli appunto della vita, della famiglia (quella normale!) e in fondo di tutti noi. Grazie Esselunga!

 

Riflessione: DETENUTI ITALIANI ALL’ESTERO

 

La vicenda della maestra Ilaria Salis portata in tribunale a Budapest con “i ferri” ha giustamente suscitato indignazione e sottolineato la davvero poca furbizia del governo di Orban che – se avesse evitato quelle immagini facendo accompagnare in aula la detenuta senza catene e inutili manette -  avrebbe potuto gestire il caso giudiziario senza offrire un punto debole di immagine proprio nel momento in cui aveva bisogno di “sponde” a Bruxelles.

Essendo la Salis un’estremista di sinistra (andata volutamente in Ungheria per far violenze, indipendentemente dall’episodio contestatole) si è comunque subito mobilitata la solidarietà con il coro delle accuse per il comportamento “disumano” e le condizioni nelle carceri magiare.

Il caso ha ovviamente preso così una piega tutta politica e come tale finirà, ma ha anche aperto (forse) qualche interrogativo sulla situazione di tanti detenuti italiani all’estero di cui purtroppo si sa poco o nulla.

Nel 18 anni in cui sono stato parlamentare in Commissione esteri occupandomi degli italiani nel mondo mi sono interessato spesso di nostri connazionali detenuti visitandoli in carcere e seguendone le loro vicissitudini dal Ruanda al Venezuela, dall’India all’ Egitto o nei penitenziari USA, passando da quelli bielorussi alla Turchia.

Spesso ho visto cose agghiaccianti e vissuto avventure pericolose (come in Venezuela dove in carcere sono normali le sparatorie e così i detenuti – riuniti in bande – si barricano nelle rispettive celle) ma – purtroppo – questa tematica è ai margini delle attenzioni diplomatiche e lasciate spesso alla sensibilità personale dei nostri funzionari all’estero.

D'altronde se sei incarcerato in un paese africano passano a volte dei mesi prima che qualcuno sappia di te e ben raramente – e comunque dopo tempi infiniti – un nostro console passerà a trovarti, anche perché (ma questo non lo sa quasi nessuno) in moltissimi paesi del mondo non ci sono nostre ambasciate o consolati, ma al più solo consoli onorari che si occupano di tutt’altro e non hanno ovviamente una immunità diplomatica. 

Sono oltre un migliaio gli italiani detenuti al di fuori dell’ UE ma mentre la notifica di detenzione alle nostre autorità viene rallentata dagli oscuri meandri della burocrazia – che spesso in Africa ha tempi ben peggiori dei nostri - oltre alle consuete violenze fisiche se ti chiudono in un carcere straniero spesso ti ritrovi senza soldi, senza collegamenti, senza difesa. In Egitto sono normali celle con 50-60 detenuti, in Venezuela i penitenziari sono appunto di fatto controllati dalle bande interne, mentre vi sconsiglio la visita a un carcere indiano. Altro che garanzie o assistenza diplomatica: nulla. In Ruanda ho visto carceri che erano semplicemente tendopoli circondate da filo spinato senza neppure l’acqua corrente.

L’iniquità, le violenze e la corruzione sono poi di solito endemiche e più è basso il livello di vita di un paese più i detenuti sono considerati la feccia umana su cui tutto è permesso.

Certo se sei ricco e te lo puoi permettere diventerai il pupillo del corrotto direttore del carcere, ma a volte – se neppure i tuoi sanno che sei in galera – è impossibile perfino collegarsi con l’esterno per chiedere aiuto.

Ricordo l’impegno di don Leonardo, un giovane sacerdote milanese con il quale avevamo organizzato “Soccorso Icaro”, ovvero un’assistenza per gli italiani rilasciati dal carcere in Venezuela in libertà condizionale, ma obbligati a rimanere nel paese fino ai processi di solito per incidenti stradali o piccoli traffici di droga.

Spesso, soprattutto in Africa ed America Latina, lo straniero è tra l’altro accusato ed incarcerato senza alcuna colpa, ma solo per un ricatto economico in vista di una “mancia” ai giudici o ai secondini e così resti detenuto finchè la famiglia non paga un vero e proprio riscatto di solito attraverso avvocati corrotti più dei giudici e che hanno tutto l’interesse affinchè il cliente resti a lungo nel bisogno.

Forse ci si immagina che un italiano detenuto sia in qualche modo aiutato e protetto, ma pochi sanno come siano minime le nostre presenze diplomatiche “sul campo” e spesso passano settimane e mesi prima che un governo africano comunichi all’ambasciata italiana (che di solito è in un altro paese) l’avvenuto arresto di un connazionale che nel frattempo è carne da macello, purtroppo spesso in tutti i sensi.

D'altronde se una nostra ambasciata-tipo da quelle parti ha solo due diplomatici (di solito l’ambasciatore ed un suo giovane vice) e deve coprire molti paesi contemporaneamente, difficile che almeno il “vice” possa arrivare a visitare un italiano detenuto, magari in un piccolo carcere di provincia a centinaia o migliaia di chilometri dalla nostra più vicina sede diplomatica.

Le avventure dei nostri turisti in Madagascar (paese in cui la nostra ambasciata è stata chiusa dipendendo ora da Pretoria, in Sudafrica, che contemporaneamente “copre” sette diversi paesi in tutto il sud del continente e che al Madagascar non è neppure collegata direttamente via aerea) come quelle in altri paesi hanno spesso portato a proteste ed inascoltate interrogazioni parlamentari.

Spesso è poi difficile la cooperazione all’estero tra gli stessi paesi della UE in una sorta di malcelata rivalità, mentre sarebbe molto più logico ed economico che – soprattutto nei piccoli paesi africani o asiatici – una rappresentanza unica ma efficiente dell’Unione Europea segua le vicende di tutti i cittadini europei, compresi quelli detenuti, come già in teoria dovrebbe essere, ma che nella pratica, spesso, purtroppo non avviene.

Tematiche di cui si sa poco o nulla, che raramente vanno sui giornali, ma hanno sconvolto le vite di molte famiglie quando hanno scoperto, spesso dopo lungo tempo, che il famigliare scomparso era semplicemente detenuto iniziando, per cercare di liberarlo, un vero e proprio calvario.

 

Buona settimana a tutti                                                  Marco Zacchera




IL PUNTO   n. 940 del 2 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

 

per leggere numeri arretrati: www.marcozacchera.it

 

Per contattarmi, commentare, segnalarmi nuovi indirizzi o

 

informarmi del mancato arrivo de IL PUNTO prego scrivere a

 

marco.zacchera@libero.it

 

Ai Lettori,

 

purtroppo essendo ancora all’estero incontro molte difficoltà a spedire IL PUNTO e

 

quindi scusatemi se la lettura non è agevole: dalla prossima settimana, al ritorno,

 

cercherò di rimediare.

 

La scorsa settimana vi ho proposto un report da SINGAPORE, questa settimana

 

invece mi concentro sull’ INDIA, grande paese di cui politicamente si parla poco

 

nonostante sia diventata come PIL, tra infinite contraddizioni, la TERZA POTENZA

 

ECONOMICA DEL MONDO.

 

Devo però prima ricordare un amico carissimo che purtroppo ha lasciato, ROBERTO

 

RABATTONI, fondatore del “centro Aiuti per l’Etiopia” che dal 1983 ha aiutato

 

migliaia di persone con iniziative di tutti i tipi, promosso centinaia di adozioni a

 

distanza e avviando e completando scuole, ospedali, iniziative umanitarie. Se esiste

 

un “santo moderno” credo che Roberto ne meriti subito un posto per tutto il bene che

 

ha fatto nella sua vita anche se – da uomo schivo che era – non amava mettersi in

 

mostra.

 

Temo che nessuno gli intitolerà una scuola, ma - visto che a Verbania vogliono

 

revocare l’intitolazione della ex “mia” scuola media al gen. LUIGI CADORNA (che

 

era nato proprio a Pallanza, a pochi passi di distanza) per intitolarla a GINO

 

STRADA credo che - se proprio bisogna farlo - sarebbe molto più saggio e logico

 

intitolarla allora proprio a ROBERTO RABATTONI uno che – mi permetto di dire –

 

non ha mai fatto politica, ma aiutato sul serio.

 

Approfondimento: L’ INDIA CHE CRESCE, ANZI CORRE

 

Una raccoglitrice di the del Kerala, in India, guadagna 470 rupie al giorno, ovvero 5

 

euro, ma è già ben pagata tenuto conto di quanto (poco) di più guadagna un poliziotto

 

o un maestro elementare, ma l’India non è (più)solo miseria.

 

Per ridurre a una sensazione il passaggio dalla Singapore dove già si vive il futuro

 

(vedi articolo su IL PUNTO della scorsa settimana) alla realtà dell’India si potrebbe

 

sintetizzare che da una società digitale si torna a quella analogica, ma sarebbe

 

riduttivo visto che l’India cresce, anzi corre.

 

Si parla poco dell’India salvo che per qualche catastrofe di grandi numeri, eppure

 

questo immenso paese ha superato la Cina per numero di abitanti (gli indiani

 

dovrebbero essere arrivati a circa un miliardo e 428 milioni) ma soprattutto dall’

 

essere la 13° potenza economica mondiale di venti anni fa, raggiunta la 5° posizione

 

nel 2022 l’India è ora balzata al terzo posto dopo USA e Cina superando Germania e

 

Giappone e mantenendo il più alto e costante incremento del PIL al mondo.

 

Dal 2014 l’India è infatti cresciuta del 7% l’anno (del 9% nell’ultimo biennio) e

 

anche se gli oppositori del premier Modi parlano di dati ufficiali più o meno gonfiati

 

il cambiamento in corso è effettivamente immenso.

 

Se pur si accalcano nelle baracche ancora centinaia di milioni di poveri, ormai nessun

 

indiano – salvo calamità eccezionali – soffre la fame e questa è stata la grande vittoria

 

politica ed economica del premier Narendra Modi, un settantatreenne “ganchi “ (casta

 

povera nella società indiana) già leader dello stato del Gujarat ai confini con il

 

Pakistan.

 

In una democrazia sostanzialmente funzionante e che da ormai 75 anni è la più

 

grande del mondo, Modi è il leader del “Partito Popolare” considerato di destra e

 

nazionalista, vicino ai movimenti induisti più tradizionali rispetto al Partito del

 

Congresso (quello della dinastia dei Gandhi) tendenzialmente più a sinistra. I due

 

partiti maggiori rappresentano però solo circa il 70% dell’elettorato e quindi al

 

governo vi è sempre una coalizione con partiti locali e religiosi, fonte spesso di

 

tensioni.

 

Modi ha portato avanti con forza una politica liberista privatizzando molti servizi

 

anche essenziali e rilanciando una economia di mercato che ha rafforzato la classe più

 

abbiente (individualmente anche super-ricca) tagliando – secondo l’opposizione – la

 

spesa sociale, ma comunque elevato nettamente la ricchezza generale.

 

Sempre più spregiudicato in politica estera, Modi si pone come leader della BRICS

 

(Brasile-Russia-India-Cina e Sud Africa) in un rovesciamento globale nei rapporti tra

 

le potenze nel mondo.

 

Come è cambiata l’India di oggi! Anche se arrivando ritrovi gli stessi poliziotti

 

corpulenti e lo scanner dei passaporti elettronici è tenuto insieme dal nastro adesivo,

 

ti accorgi subito che tutto è diverso anche solo rispetto a 10 anni fa. Io poi ricordo

 

bene ancora l’India degli anni ’80 dove le uniche auto erano le nostre obsolete 1100

 

Fiat prodotte con le linee dismesse di Mirafiori e una miriade di biciclette sciamavano

 

ovunque, mentre oggi il traffico è un caos impazzito in uno smog da togliere il fiato

 

nonostante i lavori pubblici imponenti per tentare di migliorare la viabilità.

 

Immutabili sembrano solo i milioni di motocarri Piaggio che – spesso attrezzati a taxi

 

- trasportano tutti e di tutto.

 

E’ difficile spiegare cosa significhi la realtà quotidiana di una città come Nuova Delhi

 

di ormai 31 milioni di persone, oppure di Mumbai (già Bombay) che ne ha “solo” 20,

 

seguita dai 14 di Calcutta o dai 12 di Bangalore: l’idea del formicaio impazzito è

 

riduttiva.

 

La Federazione indiana (28 stati e 8 territori) è un cosmo incredibile di religioni

 

diverse, 22 lingue ufficiali, con una maggioranza induista (79%) ma anche con il 14%

 

di musulmani che in alcune zone del paese sono quasi maggioranza e poi buddisti,

 

animisti, sikh e quasi 50 milioni di cristiani concentrati soprattutto in Kerala, Goa e

 

nel sud del paese.

 

Il reddito medio ufficiale sfiora gli 8.000 euro l’anno, ma è questo un dato

 

controverso e poco significativo se si pensa alle enormi differenze tra le diverse aree

 

del paese.

 

A New Delhi il reddito é cinque volte quello degli stati rurali, con relativo aumento

 

dei prezzi dei prodotti di base. Anche per questo si assiste ad un endemico fenomeno

 

di emigrazione interna e verso le comunità indiane all’estero che da sempre, in Asia e

 

nel mondo, detengono spesso il monopolio del commercio e delle intermediazioni.

 

L’economia indiana cresce robusta e si regge sui consumi domestici e quindi la nuova

 

ricchezza è soprattutto destinata al cibo, agli elettrodomestici e ai veicoli il che

 

comporta però un aumento vertiginoso dei consumi energetici.

 

Qui scatta uno snodo fondamentale dell’India che per crescere ha bisogno di energia

 

e soffre sempre di più per un inquinamento spaventoso. I combustibili fossili

 

producono oltre il 70% dell’energia elettrica e l’aria non solo nella capitale è spesso

 

irrespirabile.

 

I fumi delle industrie, della viabilità e di milioni di fornaci per fabbricare mattoni

 

rendono insopportabile la vita in molti centri urbani e, per esempio, la scarsità di

 

acqua potabile si sta facendo drammatica anche per l’inquinamento delle falde.

 

Una tematica che meriterà un approfondimento a parte (leggerete prossimamente un

 

mio approfondimento specifico), ma che condiziona lo sviluppo che deve sempre di

 

più fare i conti con i limiti di un territorio che anche se grande dieci volte l’Italia

 

subisce una pressione demografica di oltre 450 persone a kmq. pur contando anche le

 

inaccessibili zone himalaiane.

 

Un problema che Indira Ghandi cercò di affrontare con una politica demografica di

 

contenimento forzato che le costò la leadership del paese, ma – anche se il tasso di

 

fecondità si è ridotto di quasi il 50% rispetto al 1990 - gli indiani crescono ancora di

 

quasi l’1% annuo e – migliorate le condizioni igieniche e sanitarie - con la speranza

 

di vita che si avvicina ormai ai 70 anni ci sono sempre più bocche da sfamare.

 

Certamente la società indiana ha infiniti problemi e ai nostri occhi è caotica, spesso

 

assurda, contraddittoria e sempre ai limiti della sostenibilità, ma i caratteri di un

 

popolo si notano anche nella serenità, nel fatalismo. Gli indiani sono alla fine cento

 

popoli diversi ma uniti da una cultura plurimillenaria e sono aperti, moderni, testardi,

 

orgogliosi, ma socievoli e curiosi.

 

Per questo quando incroci l’ennesimo autobus sgangherato strapieno di gente e di

 

bagagli che zigzaga contromano nell’oceano del traffico e dall’interno qualcuno ti

 

guarda, pur nel caldo e sommerso dal vicino una mano ti saluta sempre e - se incroci

 

lo sguardo - si apre comunque a un sorriso.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI ! Marco Zacchera

 




IL PUNTO   n. 939 del 26 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 


Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti
indirizzi, il testo è comunque pubblicato sul mio sito.)
……………………………………………………………………..

AI LETTORI

 

Dovete scusarmi se la scorsa settimana (e temo anche per le prossime) IL

 

PUNTO uscirà a volte in formato inconsueto o ridotto: sono in giro per il mondo

 

ed è a volte complicato connettersi o, meglio, utilizzare il server della

 

distribuzione.

 

Riassumendo…

 

Ci sarebbero infiniti aspetti da proporvi come le elezioni USA che pur

 

coinvolgeranno il nostro futuro, ma con il probabile duello tra due contendenti che

 

giudico assolutamente improponibili come Trump e Biden. Gli USA stanno

 

diventando una nazione vecchia come l’Europa, mentre il futuro sembra disegnarsi in

 

altre parti del mondo come in Asia (leggete il mio report da Singapore) pur tra

 

infinite contraddizioni.

 

La politica italiana vista da lontano diventa poi proprio piccina, condizionata da un

 

paese che non ha il coraggio di scuotersi bloccato anche da troppe normative e norme

 

europee fissate – pensateci - soprattutto dai banchieri che fanno prima di tutto i loro

 

affari condizionando però l’economia e la politica con il controllo di gran parte dei

 

media.

 

Verificate, per esempio: tante chiacchiere e poi la nostra vera palla al piede è un costo

 

spropositato per l’energia rispetto a molte parti del mondo, vittima di sciagurate

 

scelte passate (vedi nucleare), presente (questa mania green tutta europea che in Asia

 

è del tutto inesistente, a parte la pubblicità o le chiacchiere di facciata). Così l’Europa

 

non è più competitiva, è dipendente per gli approvvigionamenti energetici e mentre

 

gli altri producono e consumano, noi veniamo superati quasi in tutto. Ci restano le

 

soddisfazioni green ma i nostri costosi “risparmi” ecologici europei sono ridicoli

 

rispetto agli incrementi complessivi altrui.

 

In generale cresce lo sfruttamento mondiale sia delle risorse che degli esseri umani

 

con ricchezze che crescono per pochi mentre ovunque chi stava già sulla soglia della

 

povertà rischia di scendere ancora più in basso.

 

Realtà amare se si guarda oltre l’orizzonte domestico e quindi - visto che ho invece la

 

fortuna di poter girare e confrontare, chiedere e documentare - cerco di darvi almeno

 

un’idea di quello che (secondo me) sta succedendo confrontandolo - e questa è

 

un’altra fortuna – con quanto ho visto nei decenni passati.

 

Sono stato in giro per il Sud-est asiatico che è “avanti” e sono ora in India un grande

 

paese che per noi è “indietro”, ma intanto è diventata la nazione più popolosa del

 

mondo e un colosso industriale e produttivo, ma questo ve lo racconto la prossima

 

volta…

 

SINGAPORE: DOVE IL FUTURO E’GIA’ REALTA’

 

Avevo visitato Singapore negli anni ’80, poi un’altra volta dieci anni fa, ci sono

 

tornato nei giorni scorsi e per certi versi è stato un viaggio nel futuro.

 

Per esempio sapevo che prima o poi doveva succedere, ma non immaginavo così

 

presto: l’altra sera un robot mi ha servito la cena, nel senso che ha portato al

 

tavolo le diverse portate e raccolto poi posate e piatti da lavare, muovendosi sicuro e

 

veloce in sala schivando ostacoli e clienti rientrando in cucina senza indecisioni.

 

Se aggiungete che l’ordinazione era stata fatta con il telefonino con cui si è poi anche

 

automaticamente pagato il conto, così come il taxi chiamato a distanza che ha

 

risposto subito precisando i minuti di attesa necessari, il percorso da fare, costo e

 

tempo di impiego è facile capire che qui tutto è diverso rispetto a casa nostra.

 

Il “qui” è appunto Singapore, capitale finanziaria del Sud-est asiatico, da secoli

 

crocevia di razze e di traffici, dove non c’è una carta per terra. Se ci fosse – come le

 

foglie - un apposito robottino-spazzino passerebbe a raccoglierle, così come un altro

 

cattura “a vista” le immondizie che quei trogloditi di malesi potrebbero, a monte,

 

gettare nei fiumi.

 

Va aggiunto che la polizia è dotata di robot che possono fare uno screening dei

 

passanti e capire chi abbia la febbre (Covid?) o sia ricercato.

 

Era qualche anno che non passavo da Marina Bay – il centro pulsante di Singapore –

 

e tutto è ancora più alto, lucente, ricco. All’ex Pier (molo) della dogana le foto in

 

bianco e nero testimoniano di quando transitava riverita la regina Elisabetta con

 

Filippo al seguito sbarcando dal “Britannia” e degnandosi di salutare i sudditi, ma è

 

davvero roba di secoli fa.

 

Piuttosto sembra che i ricchi del mondo siano arrivati tutti qui, in questa grande

 

Montecarlo dove le banche sono ben di più di quelle svizzere e in aeroporto ti

 

accoglie una meraviglia di cascata alta 37 metri in un contesto di jungla tropicale

 

(vera) per farti subito capire che il futuro, almeno rispetto alla vecchia Europa, è già

 

decisamente arrivato da tempo.

 

Tutto bene, quindi? Forse per i giovani bene abbienti e che possono permetterselo,

 

ma francamente io mi sono trovato anche a disagio. Innanzitutto se non sei

 

“connesso” non esisti, non puoi muoverti e non solo per prendere la metropolitana

 

(automatizzata) ma per una qualsiasi necessità.

 

Certo la boutique di Luis Vuitton sembra una meravigliosa isola che sorge dall’acqua

 

e nello shopping-mall tra decine di marchi di moda italiani (o ex italiani) circolano le

 

gondole finte tra canali veri e coperti stile Las Vegas, ma devi dimostrare una

 

padronanza assoluta dell’informatica o sei inghiottito nel nulla. La realtà tecnologica

 

e digitale supera la fantasia.

 

Se approfondisci, però, non tutto luccica dietro la facciata e non tanto a Singapore

 

che – relativamente piccola com’è – riesce a soddisfare i bisogni dei suoi abitanti

 

purchè lavorino e “producano” (e pur con prezzi da capogiro per tutto, dall’affitto al

 

cibo, impossibili da sostenere per la gran parte della gente), ma andando in giro per il

 

sud-est asiatico dove tecnologicamente tutto è comunque più efficiente, veloce,

 

pratico, tocchi con mano che tra tanti nuovi ricchi vi sono sempre (e forse di più)

 

legioni di poveri.

 

A Singapore devi allontanarti dal centro per vedere i quartieri-formiche, a Bangkok

 

crescono ovunque i palazzi oltre i 50 piani, ma chi abitava lungo i canali e nei

 

quartieri radicalmente ristrutturati resta senza casa e deve arrangiarsi.

 

Anche in Europa si avvertono questi contrasti ma è proprio nel Sud-est asiatico che si

 

percepiscono di più queste distanze sociali in quello che sarà forse il mondo nei

 

prossimi decenni impostati - mai come ora – sulla moda e l’apparire ma anche

 

sull’economia, il profitto e il consumo.

 

Ovunque si colgono contraddizioni stridenti e incredibili, tra super lusso e miseria, tra

 

onnipresente propaganda “green” e pesante distruzione ambientale.

 

Chai Saman, anziana di età indefinibile, è la mia fornitrice ufficiale di succo di frutta

 

quando passo da Convent Road a Bangkok e per 30 bath (meno di un euro) me lo

 

prepara su misura, ma la centrifuga ce l’ha solo tre giorni la settimana visto che gli

 

altri tre la divide con una collega non potendo permettersi di comprarne una nuova: è

 

l’antitesi del ristorante alla moda a poche decine di metri di distanza, dove i prezzi

 

sono da due stelle Michelin in Italia e i clienti arrivano con l’autista in guanti bianchi,

 

ma anche delle tante tavole calde dove il cibo sembra di plastica eppure la coda è

 

ininterrotta.

 

Nelle città vedi però anche migliaia di negozi chiusi prima pieni di gente perché

 

anche qui si va ormai ad acquistare nei centri commerciali che sono in periferia e

 

ancora più grandi, luminosi e rumorosi dei nostri.

 

Il Sud-est asiatico è fatto così, “avanti” per molti aspetti, ma ancora arretrato per altri

 

e quindi senza mezza misure. Vedi in giro sempre pochi vecchi (e da un po' anche

 

meno bambini) ma una infinità di giovani tutti frenetici e che nel telefonino hanno

 

ormai il prolungamento delle dita.

 

Una società in trasformazione veloce e profonda dove il passato sembra sepolto con i

 

suoi ritmi e le sue tradizioni, tanto che – ne è una conferma - nessuno o quasi segue

 

più il periodo di meditazione del noviziato buddista visto che non c’è tempo, bisogna

 

produrre e il “dio denaro” sembra aver vinto ovunque regnando sempre più

 

incontrastato.

 

UN SALUTO A TUTTI MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 938 del 19 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 


Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi) ricordando che questo testo è comunque pubblicato sul mio sito.
 
Sommario: Mentre dopo Gaza anche nel Mar Rosso si sta complicando, sottovalutata, una situazione pericolosissima per l’Europa, uno sguardo sereno alla Danimarca e a Taiwan con un approfondimento sul “solito” tema che ogni giorno è il mantra dei bravi democratici: il fascismo. Sono passati 100 anni dal delitto Matteotti, 80 anni dalla fine della guerra, ma l’Italia politica (anche alla luce della sentenza di ieri della Cassazione) sembra essere sempre allo stesso punto. 
……………………………………….
DANIMARCA
Mi piace il nuovo re di Danimarca, Federico X°: semplice, diretto, simpatico come la sua moglie australiana e i quattro figli. Ho visto come i danesi lo hanno applaudito contenti, con lui che ha ribadito “Il mio compito è unificare” come peraltro ha fatto per 50 anni esatti sua madre, la regina Margherita, discreta ma sempre “presente” tra la sua gente. 
Meglio questi reali danesi degli inglesi, tutti presi dal non sfigurare nei tabloid e - vedendo la folla incredibile di Copenhagen - mi sono chiesto quanti sarebbero gli italiani presenti, se Mattarella decidesse di apparire al balcone del Quirinale…  

TAIWAN
I 23 milioni di taiwanesi hanno dato una grande lezione di stile e di democrazia a tutto l’Occidente ed al miliardo di “cugini” di Pechino scegliendo liberamente il proprio presidente e volendo difendere la propria indipendenza. Hanno dimostrato con il voto di non temere, ma anche di non volere cedere alla Cina soprattutto non fidandosi di Xi Jinping che ha bellamente violato gli accordi per Hong Kong dove ogni pluralismo è stato soffocato nonostante leggi e promesse (e nella totale “distrazione” occidentale). 

VANDALISMI ECOLOGICI
Tanti anni fa avevo proposto al mio amico ed allora ministro per l’ambiente Altero Matteoli – purtroppo prematuramente scomparso in un incidente stradale - di piantumare gli svincoli autostradali con un milione di nuove piante. Non se ne fece nulla per l’ostruzionismo di Autostrade che sembra continuare in questa scelta devastante dell’abbattimento di ogni albero possibile, anche là dove non disturbano minimamente la visibilità o la sicurezza stradale.
Chi viene dalle parti del lago Maggiore può rendersi conto dello scempio recente perpetrato a Gattico e soprattutto all’uscita di Carpugnino-Stresa dove per imperscrutabili motivi sono stati tagliati tutti gli alberi cresciuti in questi anni, anche se lontano dalla carreggiata. Il risultato è che così il “benvenuto” sul Lago Maggiore è dato dalla spettacolare visibilità di un grande deposito autostradale che sembra un accampamento di zingari e un deposito di macerie. Follia.

Approfondimento: FASCISMO ED ANTIFASCISMO 
So che è un argomento abusato, eppure ogni giorno ci si gira sempre intorno, soprattutto da quando c’è la Meloni al governo. Sono più di cinquant’anni che scrivo e sostengo che un periodo storico e i suoi protagonisti vanno inquadrati in “quel” momento e – soprattutto la dittatura fascista – sia comunque improponibile fuori da quel contesto storico, culturale, economico e sociale. 
Lo stesso giudizio storico su Mussolini è facile farlo “a posteriori” mentre piuttosto andrebbero approfonditi e studiati i tanti suoi errori (ed orrori) per capire semmai i “perché” di quelle scelte trattandosi comunque di una figura unica, irripetibile fuori da quel contesto.
Che poi, dopo tre generazioni (!), una micro-parte di italiani assuma atteggiamenti “fascisti” esteriori (tipico l’andare in giro con la camicia nera, le manifestazioni apologetiche, i saluti romani ecc.) non fa che rinforzare la mia critica sulla superficialità, la demagogia e l’ignoranza di queste persone che del fascismo molto spesso non sanno quasi nulla se non (forse) i ritornelli delle canzoni del regime.
I numeri degli affiliati alle associazioni di estrema destra sono minimi e comunque costanti nel tempo rappresentando una minaccia fisica di singoli esaltati, ma certo non un rischio per la tenuta democratica.
I commenti ai consueti raduni di Acca Larentia ne sono una annuale conferma: anziché aprire un serio approfondimento su fatti, i misfatti, le connivenze, le provocazioni, gli insabbiamenti che hanno contraddistinto quegli anni drammatici in cui siamo cresciuti ci si limita a un aspetto esteriore senza mai un esame storico, documentato e profondo dei perché della “strategia della tensione” e dei misteri che tuttora la circondano.  
Episodi che personalmente leggo nel loro complesso come un tentativo (riuscito) di una parte della classe politica di alimentarli per sopravvivere a sé stessa facendo così credere agli italiani di essere “il male minore” per evitare cruenti e pericolosi “opposti estremisti” e ritardando per decenni una evoluzione politica del nostro paese per la quale si è dovuto attendere i tempi di Fini e Berlusconi.
Questo tentativo continua anche oggi quando l’antifascismo diventa il comodo collante (e la vernice) di chi non ha più riferimenti storici, politici e culturali e lo trasforma in un valore che aveva senso quando i fascisti comandavano (e chi non lo era andava in galera o al confino) ma non ha più senso quando (quasi) tutti gli italiani considerano ridicola una nuova riedizione di quel regime. 
Anche perché allora moltissimi politici e stati nel mondo possono essere considerati “fascisti” da Putin a Xi, ai tanti “presidenti” di decine di paesi di fatto totalitari, come lo sono anche quelli del Golfo - a cominciare dall’Arabia Saudita – ai quali però ci inchiniamo scodinzolando. Ma allora Matteo Renzi, ex leader PD, è “filofascista” perché, lautamente pagato, fa il “consulente” per quella dinastia regnante?
Ribadisco: credo non conti fare o meno il saluto romano o il pugno chiuso, ma come ci si comporta nei confronti del rispetto verso gli avversari politici, la violenza, l’accettazione del pluralismo.
Quando nel mondo alcune multinazionali ipermiliardarie controllano i mercati, i debiti dei paesi in via di sviluppo o le banche mondiali, le produzioni agricole o le estrazioni minerarie fissando i prezzi e sfruttando miliardi di persone si possono considerare “fasciste”? 
La “mondializzazione” rischia di poter diventare il vero nuovo fascismo di questo secolo con una acritica uniformità che fa tacere le voci dissenzienti, le critiche alle scelte economiche od ecologiche che condizionano e sfruttano il pianeta dando tra l’altro poi spazio o giustificazioni all’intolleranza etnico-religiosa che fa scoppiare ovunque conflitti giustificando così le reazioni armate e creando un vortice inarrestabile. 
Ma possibile che la maggiorana della gente e soprattutto dei giovani non capisca questi rischi che si moltiplicano per l’intera umanità?
La mia lettura dei fatti è a volte disperata perché - anziché affrontare queste vere emergenze - ci si ferma a discettare di antifascismo DOC in un teatrino fatto spesso di formule di rito, slogan, frasi scontate che ormai scivolano nell’indifferenza generale in un processo di santificazione (vedi il movimento partigiano) che dovrebbe invece affrontare con più rispetto gli avvenimenti storici e anche una certa obiettività di critica e di giudizio che a volte è nascosta. 
Nel momento in cui gli agricoltori tedeschi ed europei passano in massa a votare per l’estrema destra per protesta contro i loro governi e in ogni paese ci sono gravi problemi economici e di integrazione, mentre nel Mar Rosso si delinea una crisi potenzialmente gravissima con l’Europa assente dai giochi è logico che il parlamento europeo si occupi - su spinta del PD - di Acca Larentia e del pericolo neo fascista in Italia? 
Questo – se ci si ragiona – è totalmente assurdo, ma constato essere la verità.  
Su questo si innesta poi la questione dello scioglimento dei gruppetti neofascisti. 
Materia giuridicamente complessa e ambigua, con la 12a disposizione transitoria della Costituzione che vieta in qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista (ovvero “quel” partito, non uno qualsiasi) seguita dalla legge Scelba del 1952 e la Mancino del 1993 contro i crimini d’odio. Lo scioglimento può avvenire solo con sentenze giudiziarie che prima devono accertare la effettiva ricostituzione di un partito veramente fascista, come nel 1973 per Ordine Nuovo, tre anni dopo per Avanguardia Nazionale, nel ’93 per il “Movimento politico occidentale” e nel 2000 per il “Fronte Nazionale”, due gruppi di cui nessuno più si ricorda visto che non contavano nulla. 
Anche la sentenza di ieri della Cassazione NON è chiara, volutamente (?) sibillina perché vieta il saluto romano solo “Se, avuto riguardo alle circostanze del caso, sia idonea ad integrare il concreto pericolo di organizzazione del disciolto partito fascista” …E quindi? Siamo al punto di prima perché chiunque potrà sostenere di fare un saluto romano SENZA però voler però per questo ricostituire il partito fascista. Lasciamo comunque i cavilli giuridici agli avvocati, non c’è nessun bisogno di fare il saluto romano per esprimere un dissenso, piuttosto sono convinto che i reati di opinione (verso tutte le opinioni, anche quelle diverse dalle mie) non dovrebbero esistere in democrazia: si colpisca la violenza, non le opinioni.

PS. : TROPPO ONORE !
L’articolo su Acca Larentia pubblicato su IL PUNTO della scorsa settimana ha avuto recensioni inattese. Si è scomodato perfino IL SEGRETARIO REGIONALE PIEMONTESE DEL PD, Domenico Rossi, che sul quotidiano “LA STAMPA” ha dichiarato “Non c’è limite al peggio. Zacchera fa accuse gravi ed inaccettabili, difende le adunate neo-fasciste dimostrando di non voler recidere quel legame. Ci aspettiamo una presa di distanza e una ferma condanna da Fratelli d’Italia” Evito i commenti, mi appello all’intelligenza dei lettori e non so perché mai dovrebbe intervenire FdI che non c’entra nulla con quanto liberamente scrivo.  

UN SALUTONE  A TUTTI  !!                                       MARCO ZACCHERA

 





IL PUNTO   n. 937 del 12 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

NB: Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il testo è comunque pubblicato sul mio sito poche ore dopo la consueta uscita del venerdì..

 

Sommario: GENTE DI LAGO – SALUTI ROMANI - ONORE AL MERITO – IMBECILLI AL LAVORO - Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE.   

 

PRESENTAZIONE UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3

Domani, sabato 13 gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno (davanti alla chiesa) verrà presentato ufficialmente il volume GENTE DI LAGO 3 di cui è in esaurimento la prima edizione e che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)  

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QUEI SALUTI ROMANI…

Gravissimo attentato alla democrazia? Domenica sera alcune centinaia di persone, dopo un minuto di silenzio, hanno levato il braccio teso facendo il saluto fascista e urlato per tre volte "presente" in via Acca Larentia a Roma: la procura indaga.

Deve essere la stessa procura romana che in 46 anni non è stata capace di scoprire nessun componente del "gruppo di fuoco" di cinque o sei persone che si mise a sparare all'impazzata e a sangue freddo davanti ad una sede del MSI uccidendo sul colpo due ragazzi di destra (il terzo morirà poche ore dopo). La strage avvenne la sera del 7 gennaio 1978 e altri tre missini si salvarono solo perchè riuscirono a chiedere alle loro spalle, pur feriti, la porta blindata della sede sotto un diluvio di colpi.

Per la strage non ci fu nessun indagato, nessun colpevole, nessun responsabile e l’anno successivo un altro militante missino fu ammazzato nello stesso posto. 

Solo a dieci anni dai fatti furono accusati, da una pentita, cinque militanti di Lotta Continua ma uno si suicidò, un' altra fuggì in Nicaragua dove rimase tranquilla senza essere mai estradata e gli altri furono prosciolti per insufficienza di prove, con la procura romana che neppure si appellò alla sentenza, cosa inaudita.

Anni dopo si trovò la mitraglietta "skorpion" usata nell'assalto in un covo delle Brigate Rosse e si scoprì che era stata poi utilizzata anche per tre successivi omicidi.

Questioni che non suscitano problemi di coscienza né interessano a chi ogni anno però si scandalizza se, ricordando l’anniversario, vede levarsi i saluti romani.

Quest’anno il M5S ha annunciato un esposto in procura per accertare se sia stato commesso il reato di apologia di fascismo, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha annunciato un’interrogazione al ministro dell’Interno, il leader di Azione, Carlo Calenda, parla di «vergogna inaccettabile in una democrazia europea». Il presidente ANPI Pagliarulo è colpito “Che non ci siano state né azioni repressive né preventive nei confronti di una manifestazione di tipo neofascista sostanzialmente annunciata”

Si scandalizzino pure questi signori, chissà se proprio tra di loro non ci siano ancora anche quelli che uccisero a sangue freddo quei ragazzi e non hanno mai pagato per i loro omicidi o qualcuno di quelli che – pur ben sapendo i nomi degli assassini – non hanno mai avuto il coraggio di denunciarli.

Chi – come il sottoscritto – visse quegli anni sa cosa significava allora essere di destra e (pur non avendo mai colpito o picchiato nessuno) ricorda bene cosa voleva dire rischiare le botte tutti i santi giorni (botte, danneggiamenti, denunce, rischi…) solo perché la si pensava in maniera diversa da quei “democratici” che - ieri come oggi - si considerano “I gendarmi della memoria” e quindi gli unici depositari della verità.

Prendo atto che ad oggi oltre 100 persone sono state identificate e denunciate per apologia di fascismo per aver fatto domenica il saluto romano. Visto che si può ovviamente invece salutare con il pugno chiuso che pur era (è) il simbolo di dittature e violenze comuniste i giudici stabiliranno di quanti centimetri dovranno essere aperte le dita rispetto a un pugno per incorrere nel reato.

In vita mia non ho mai fatto il saluto romano, ma mi sembra che questo modo di procedere sia assurdo, detto con il massimo rispetto verso chi per il fascismo ha subito (80 anni fa!) violenze e mancanza di libertà.

UNA DEMOCRAZIA SERIA NON PUO’ AVERE PAURA SE QUALCUNO FA IL SALUTO ROMANO E, PIUTTOSTO, DIMOSTRA NEI FATTI CHE I SUOI PRINCIPI SONO BEN MIGLIORI DI QUALSIASI DITTATURA. Credo che, proprio perché siamo in una democrazia, ognuno abbia il diritto di salutare e pensarla come vuole: sono semmai le azioni o le violenze quelle che vanno invece sempre denunciate, condannate, represse e colpite.

 

ONORE AL MERITO

E’ doveroso prendere atto che Chiara Ferragni ha ora effettivamente versato il milione di euro promesso all’Ospedale Regina Margherita di Torino a titolo di beneficenza e “scuse” per la presunta truffa del pandoro. Ha mantenuto la parola data, gliene deve essere obiettivamente dato atto.

 

IMBECILLI AL LAVORO

L’agente segreto 007 creato da Jan Fleming ed interpretato da tanti attori (primo tra tutti l’indimenticabile Sean Connery) era “sessista” e come tale gli spettatori devono esserne informati perché i suoi film hanno “contenuti considerati oggi offensivi”. 

Lo stabilisce il BfI (British film institute) che mette in guarda gli spettatori con apposito “bollino rosso” soprattutto per le celeberrime pellicole Si vive solo due volte e “Missione Goldfinger.” Sotto accusa le scene da seduttore interpretate da Connery, come quella in Missione Goldfinger quando si impone fisicamente sul personaggio di Pussy Galore (l’attrice Honor Blackman) o quella di Si vive solo due volte in cui si traveste assumendo dei “tratti orientali”. In quest’ultimo caso il Bfi ha introdotto un’ulteriore avvertenza parlando di “stereotipi razziali obsoleti”. Insomma i cinesi non possono sembrare cattivi neppure al cinema, è “culturalmente offensivo”.

L’iniziativa ha alimentato nuove polemiche nel Regno Unito sul concetto di “politicamente corretto” e sul criterio di intervenire a posteriori censurando film e romanzi che già hanno riguardato diverse opere letterarie, come i libri di Roald Dahl e di Agatha Christie. La madre degli imbecilli – come si vede – è però sempre incinta.

 

Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE

So benissimo che questo testo non sarà condiviso da tutti, ma visto che non mi serve ”audience” ma poter esprimere il mio pensiero credo che in questo mondo martoriato da guerre ed attentati se ogni tanto ci scappa la buona notizia è assurdo che venga nascosta.

Eppure pochissimi hanno saputo – perché quasi tutte le fonti di stampa l’hanno bellamente ignorato - che ai primi dell’anno sono stati liberati, in un reciproco scambio di prigionieri, 248 militari russi e 230 soldati ucraini. Tra di loro anche alcuni civili e – sembra – un militare americano che combatteva per Kiev con il pudico incarico di “addestratore”.

E’ stato questo, mediato dal Qatar, il 49° scambio di prigionieri tra le parti, ma nettamente il più importate per il numero delle persone coinvolte dall’inizio del conflitto.

E’ un segno, un piccolissimo segno che resta comunque un minimo di umanità tra le parti ma questi episodi sono nascosti, quasi vi sia un accanimento reciproco a spingere per la guerra “comunque”

Eppure, mentre si stanno avvicinando i due anni di guerra, il tema della pace si deve riproporre con forza, ma soprattutto con buona volontà nella reciproca convinzione che combattere all’infinito non servirebbe a nessuna delle due parti.

Certamente Putin è stato ed è l’invasore, quello che ha conquistato manu militari un territorio altrui e questo nessuno lo mette in dubbio, così come non si potrà prescindere in qualsiasi conferenza di pace dai diritti ucraini sui territori invasi.

Un cessate il fuoco – magari garantito con la presenza di forze esterne, per esempio da truppe ONU di paesi non aderenti alla NATO –  non sarebbe certo risolutivo, ma permetterebbe intanto di risparmiare distruzioni e vite umane per dare il tempo di affrontare tutte le questioni sul tappeto.

In questo momento, tra l’altro, a dispetto dei proclami bellicosi che si ripetono quotidianamente anche in Europa, un cessate il fuoco converrebbe forse più a Zelensky che a Putin visto che l’ Ucraina vede pericolosamente assottigliarsi le sue riserve di armi con i “paesi donatori” sempre più distratti e preoccupati. Certo: i falchi NATO protesteranno e così i fornitori e costruttori di armi che con questa guerra hanno guadagnato miliardi di dollari, ma non c’è dubbio che l’opinione pubblica occidentale ed i suoi rappresentanti elettivi siano sempre più scettici.

Nessuno vuole premiare Putin ed accettare lo “status quo” prodotto da una invasione, ma appare poco credibile che gli ucraini, pur rafforzati con nuove armi o gli F16 occidentali, siano in grado di danneggiare seriamente un avversario che è stato in grado di far fronte all’ isolamento ufficiale, rintuzzare la controffensiva di quest’ estate e di fatto ritornare ad un assetto offensivo. Concretezze, al di fuori della propaganda: Putin non ha subito grandi effetti dalle sanzioni, ha stretto alleanze ad est, ha moltiplicato i contatti con il mondo arabo e i paesi della BRICS e soprattutto ha messo parzialmente in ginocchio l’economia occidentale che stenta a riprendersi senza il gas russo.

E’ sciocco negarlo anche se – ripeto – non per questo devono accettarsi le conquiste russe sul campo, ma è assolutamente ora di dar fiato alla diplomazia, alla trattativa, alla verifica di ogni ipotesi per creare – ad esempio – una zona-cuscinetto sotto controllo internazionale.

Putin non deve apparire il vincitore, ma nello stesso tempo sarebbe sciocco considerarlo sconfitto perché non lo è, piaccia o meno alla stampa internazionale.

All’obiezione che “Se oggi Putin si mangia l’Ucraina, domani si mangerà l’Europa” stanno i fatti e gli stessi interessi russi che a far questo non avrebbero alcun vantaggio strategico, militare o per la conquista di materie prima.

D'altronde Putin si è ben guardato dal provocare direttamente la NATO nonostante i massicci aiuti che l’Alleanza ha fornito a Zelensky.

Anche perché c’è un’altra, importante questione che prima o poi scoppierà e che comincia a trasparire sui media occidentali nonostante tutto, ovvero l’effettiva trasparenza del potere a Kiev.

Nessun report ufficiale, nessuna inchiesta, ma è difficile poter giurare che una parte degli aiuti e delle armi fornite a Zelensky non abbia preso qualche altra cattiva strada, o che la tradizionale corruzione ucraina sia improvvisamente sparita, mentre qualcuno vorrebbe anche sapere qualcosa di più della situazione democratica del paese dove l’opposizione è stata cancellata e le elezioni rinviate sine-die.

Tra l’altro un armistizio o, intanto, almeno un cessate il fuoco porterebbe a Kiev fiumi di fondi per la ricostruzione, migliorerebbe la situazione della popolazione civile e fermerebbe l’emorragia di troppi caduti su entrambe le parti: è proprio vietato parlarne?

Dov’è il senso di continuare a combattere da due anni su posizioni ormai di fatto cristallizzate: a chi conviene continuare così, se non ai produttori di armi?

Non capisco perché non si comincino a valutare alternative che vadano oltre le accuse quotidiane dove la Russia e Putin sono quasi sempre il “male” e l’Ucraina la parte “buona” il che sarà assolutamente giusto in una visione complessiva di invasore e di nazione invasa, ma che si frammenta poi in mille episodi sui quali è obiettivamente difficile indagare. Ovvia e doverosa condanna se i russi uccidono civili ucraini, ma cosa succede dall’altra parte? Non lo sappiamo perché nessuno ce lo dice e vuole dircelo.

Di fondo resta il concetto che la pace bisogna volerla, a volte sacrificando anche una parte delle proprie legittime aspirazioni e legittimi diritti quando si capisce che può diventare vantaggiosa per tutti.

Giorgia Meloni, presidente del G7, abbia il coraggio di rompere gli schemi, di non temere l’isolamento “ufficiale”: le vite umane valgono di più e “tentar non nuoce”, al massimo i negoziati finiranno nel nulla

Bisogna avere il coraggio di non nascondere i segnali di pace che filtrano anche da Mosca, non vanno subito seppellirli con truculenti messaggi contro l’avversario, perché alla fine – come ha sempre sostenuto Papa Francesco e tanti prima di lui – la guerra è sempre una sconfitta per tutti, anche chi sta dalla parte della ragione.

 

ANCORA BUON ANNO A TUTTI E BUONA SETTIMANA !         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 936 del 5 gennaio 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

Contattatemi se non riceveste più IL PUNTO (ogni settimana “spariscono” molti indirizzi), il testo è comunque pubblicato sul mio sito lo stesso giorno dell'edizioe.

 

Sommario: GENTE DI LAGO – Pover Meloni - Ferragni: aspettiamo l’assegno – Hanno rubato perfino il presepe – Musica Antifascista - Approfondimenti: verso il voto USA  

 

PRESENTAZIONE UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3

Sabato 13 gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno (davanti alla chiesa) verrà presentato ufficialmente il volume GENTE DI LAGO 3 di cui è in esaurimento la prima edizione e che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)  

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POVERA MELONI …

Secondo i sondaggi Giorgia Meloni ha un gradimento personale ben superiore a quello del suo governo. In effetti quasi tutte le grane che ha dovuto affrontare nel 2023 (ovviamente subito ingigantite dalla controparte) sono venuti per atti od atteggiamenti discutibili da parte di ministri od esponenti della sua maggioranza. La premier, superati i suoi problemi di salute, è apparsa alla conferenza stampa di ieri particolarmente pimpante rispondendo per tre ore e mezza alle domande dei giornalisti. Speriamo però che il 2024 spieghi a certi personaggi che essere al governo o in maggioranza impone un comportamento etico e di sostanza ben diverso da quando veleggiavano all’opposizione.  I pistoleros sono avvertiti.

 

FERRAGNI/FEDEZ NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA

Con la soddisfazione di aver anticipato l’ondata dei media denunciando su IL PUNTO le “belle imprese” della signora Ferragni, avendo lei annunciato ormai un mese fa una imminente donazione di 1.000.000 di euro all’ospedale pediatrico “Regina Margherita” di Torino a titolo di “riparazione” per la truffa del pandoro, sarebbe interessante sapere se il gesto di “spontaneo pentimento” ci sia stato oppure no, magari mostrando la relativa copia del bonifico. Nel frattempo è iniziata la gara tra le Procure per stabilire chi debba indagare: nell’ordine Milano, Prato e Trento sgomitano per occuparsi del caso, fonte di evidente spettacolarizzazione giudiziaria prossima ventura.

Se infine vi interessa il modello di felpa grigia ferragnana con la quale l’influencer ha annunciato “di essersi sbagliata” - con la lacrima sul ciglio - nel pubblicizzare il pandoro (ma poi sono arrivate anche le denunce per le uova di Pasqua ecc. ecc.) sappiate che è in vendita a “soli” 600 euro e pare che il modello di felpa vada a ruba.

 

TRISTEZZA

Le immagini natalizie dell’Isola dei Pescatori sul Lago Maggiore che in occasione delle festività è stata illuminata insieme all’Isola di San Giulio, sul Lago d’Orta, a cura dell’APT hanno fatto letteralmente il giro del mondo (e manderò il video a chi me lo richiederà), così belle da togliere il fiato. Molti i visitatori fuori stagione, peccato che qualche “anima pia” non abbia trovato di meglio che arrivare a rubare perfino la statua di Gesù Bambino dal presepe di fianco alla chiesa. Se penso che quando eravamo bambini all’ isola nessuno chiudeva a chiave la porta di casa neppure di notte perché un furto sarebbe stato impensabile...beh, forse il mondo non è andato molto avanti in questi decenni!

 

MUSICA ANTIFASCISTA

A Nizza, la direttrice d’orchestra lucchese Beatrice Venezi è stata contestata al concerto di Capodanno al grido: “Non vogliamo fascisti”. La direttrice d’orchestra italiana, accusata di essere vicina a Fratelli d’Italia, è stata contestata poco prima dell’inizio da quattro spettatori che dal loggione hanno gridato “Non vogliamo i fascisti” esponendo uno striscione. La Venezi ha indirizzato uno sguardo ai  manifestanti e ha poi avviato il suo concerto. Nei giorni scorsi una cinquantina di persone aveva già manifestato contro l’evento ma il direttore dell’Opera di Nizza, Bertrand Rossi, aveva però respinto le accuse: “La musica ha il potere di superare gli schieramenti e di riunire gli individui attorno a un’esperienza comune. Bisogna separare l’arte dalla politica.”

 

Approfondimento: GLI USA VERSO IL VOTO

 

Il voto USA di novembre condizionerà anche l’Italia e credo sia utile qualche riflessione che in parte riprendo da quanto ho pubblicato su IL SUSSIDIARIO.NET che consiglio ai lettori de “Il Punto” (cliccando su Il Sussidiario+Zacchera trovate tutti i miei articoli pubblicati)

 

Le elezioni presidenziali americane di martedì 5 novembre hanno tutti gli ingredienti per diventare la più assurda, colorata e forse agitata delle contese.

Da una parte un presidente uscente evidentemente “cotto” come Joe Biden (che Trump chiama “il dormiente Joe”) e che per tutti i sondaggisti ha deluso gli elettori che dovrebbe avere come antagonista il più divisivo dei candidati, quel Donad Trump che ogni giorno riempie le cronache giudiziarie e mondane vivendo di eccessi e polemiche.

In campo democratico c’è imbarazzo e preoccupazione: non si può che candidare un presidente uscente (soprattutto quando anche la sua vice Kamala Harris non ha certo entusiasmato e quindi non può sostituirlo), ma la candidatura Biden è spenta e poco convinta, oltretutto offuscata dai pesanti scandali politico-finanziari del suo entourage famigliare e in particolare i maneggi del figlio Hunter con l’Ucraina tramite la sua società Burisma.

Se un candidato alternativo potrebbe essere il governatore della California Gawin Newson, o Biden si auto-ritira (e ad oggi sembra non avere alcuna volontà di farlo) magari motivando la scelta per motivi di salute o non ci sarà partita: il candidato democratico sarà lui.

Dall’altra parte c’è Donald Trump, il contestatissimo ex presidente che non ha perso un giorno nel quadriennio per dare spettacolo, litigare, accusare tutti ed essere al centro di mille controversie giudiziarie. Un Trump spumeggiante, irrefrenabile, polarizzante, che sommerge ogni altro potenziale avversario interno repubblicano, ma che – candidandosi – darà proprio ai democratici l’unico vero leitmotiv di campagna elettorale: una “chiamata alle armi” per la necessità assoluta di sbarragli la strada “per il bene del paese e del mondo” tentando di richiamare al voto ogni elettore democratico possibile, anche quelli più scettici verso Biden.

Mancano ancora dieci mesi al voto ma la polemica è già totale e, negli ultimi giorni, ha toccato l’apice mettendo in dubbio la possibilità stessa di Trump a candidarsi alle elezioni visto che in alcuni stati (democratici) gli è stata negata la partecipazione già alle “primarie” repubblicane ritenendolo responsabile dell’assalto a Capitol Hill di tre anni fa.

Dopo il Colorado, anche il Maine infatti si è opposto alla sua candidatura e forse altri stati li seguiranno. C’è da dire che mentre in Colorado la decisione (già appellata da Trump) è stata emessa da una Corte statale, nel Maine è stata una scelta personale della segretaria di stato Shenna Bellows (democratica) che si è appellata al terzo comma del 14esimo emendamento costituzionale “squalificando” Trump per presunta cospirazione.

La norma risale al 1868, quando – appena finita la guerra Civile - i legislatori decisero di introdurre una clausola per impedire a “cospirazionisti e insorti” (leggi i “sudisti”) di avere un ruolo pubblico. Per questo in oltre un secolo e mezzo è stata applicata solo per il presidente della Confederazione sudista Jefferson Davis e il suo vice Alexander Stephens, peraltro poi amnistiati.

Dal punto di vista giuridico è probabile che la Corte Suprema degli Stati Uniti alla fine darà ragione  a Trump e non solo perché è a maggioranza repubblicana, ma perché, obbiettivamente, è forse un po' esagerato considerare Trump un cospiratore quando metà America sospetta ancora oggi che il voto del 2020 in alcuni stati potrebbe essere stato effettivamente inquinato e non tanto durante lo scrutinio ma – come sosteneva Trump - per le nuove leggi elettorali legate al voto per corrispondenza poco controllabile e ancor meno “tracciabile”.

Importante e poco noto anche il dettaglio che in Colorado – stato democratico e dove lo è anche la Corte statale – il voto contro Trump sia passato con un solo voto di scarto a sottolineare che anche dei giudici democratici non hanno ravvisato gli estremi per una esclusione di Trump, così come è avvenuto (ma in Italia non lo ha scritto quasi nessuno) anche in Minnesota, Michigan, New Hampshire  e California, stati che - pur democratici - hanno ammesso Trump alle “primarie” rigettando i ricorsi contro di lui.

Trump intanto ovviamente gongola, si tiene stretta tutta la scena gridando allo scandalo e al suo personale martirio, accusando i giudici democratici di essere pupazzi di parte. Nella pratica tiene così saldamente in mano il pallino delle primarie repubblicane dove, peraltro, nessuno sembra più in grado di insidiarlo.

Ma se Trump è fortissimo all’interno del suo partito (e avrà sicuramente in tasca la “nomination” se alla fine andrà alla conta) non avviene lo stesso nell’elettorato GOP (repubblicano) dove solo una parte degli elettori lo vedono come ideale Comandante in capo, ma molti altri lo detestano sia per il carattere e l’estremismo del personaggio sia perché rischia di mettere in forse una vittoria (quasi) certa contro Biden per il conseguente aumento, per reazione, degli elettori democratici e così permettendo un possibile rimescolamento di carte, soprattutto se si astenessero dal voto per protesta anche dei repubblicani anti-Trump.

C’è da dire che i sondaggi danno oggi comunque Trump in testa contro Biden in 5 dei 6 stati-chiave, quelli che di solito condizionano le elezioni, ma – appunto – poiché negli USA quasi metà dei potenziali elettori poi non votano bisogna capire cosa succederà effettivamente il 5 novembre al termine di una campagna elettorale che tutto sarà tranne che noiosa.

C’è ancora aperta anche la questione del sistema di voto che sembra premiare i democratici. Anche questa volta sarà permesso infatti il voto postale, in molti stati anche con schede votate o almeno inviate dopo il 5 novembre. Un altro aspetto fonte di ulteriori polemiche, ma sul punto ogni Stato è libero di applicare una propria legge elettorale e quindi ogni decisione centrale non sarebbe comunque vincolante.

Certo che - Biden o Trump che sia - pensare che la prima potenza al mondo sia domani in mano a uno di questi due quasi ottuagenari e discutibili personaggi non può che lasciare molto perplessi.

 

UN SALUTO E ANCORA UN AUGURIO DI BUON ANNO A TUTTI  !!

 

                                                                                                  MARCO ZACCHERA 






IL PUNTO   n. 935 del 22 DICEMBRE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Natale: piccola storia vera - Gente di lago – Desolazione Ferragni - Fedez (e tanti dubbi sui loro “follower”)   –  Ancora sul porto di VERBANIA – Ricordo di Giordano Bardelli.

 

IL SENSO DEL NATALE (una piccola storia vera)

Domenica sera sul tardi ero solo in studio per una di quelle perizie rognose che impongono di avere intorno solo il silenzio. Me lo avevano già detto altri condomini: "Dottore, stia attento, qui c'è qualcuno che dorme nell'androne del palazzo, bisogna sempre fare attenzione e chiudere tutto!". Suonano, vado ad aprire e ho capito subito che era "lui". Anziano, malmesso, con quell'odore da barbone che sa un pò di sudore e un pò di vino, giaccone strappato e una berretta blu in testa. "Scusi, mi fa entrare? Io stasera dormirei qui, sul pianerottolo tiepido della cantina vicino alla caldaia, ma stia tranquillo che non disturbo nessuno e domani mattina vado via presto...". Solo davanti a una fetta di panettone e un (mezzo) bicchiere di vino è venuta fuori tutta la storia di Giovanbattista M. (che ho controllato). Una storia un pò vera e – forse - un pò di fantasia, tipica di chi non c'è più completamente con la testa, ma che non è ancora matto del tutto e trasforma i fatti con l’immaginazione.

73 anni, solo, senza casa, Giovanbattista ha il letto numero 5 in un ricovero per anziani sulle pendici di Verbania che in zona non gode di buona fama, è saltuariamente assistito dai servizi sociali e non ha fissa dimora. "Ma io là dentro non riesco a starci, soffoco, e allora - visto che non possono obbligarmi a restare - se non piove alla mattina esco e me ne vado in giro, ma la domenica non ho poi la corriera per tornare e, se non mi danno un passaggio, mi arrangio e dormo dove riesco." Alla fine l’ho convinto a farsi riaccompagnare su al ricovero (che pur ufficialmente chiamano RSA) e - nella dozzina di chilometri di strada in salita - è uscito tutto il film, con una nota di fondo che si coglieva subito: la solitudine.

Una figlia lontana, niente più affetti, inserito in una rete di assistenza che in una piccola città ti permette comunque ancora di sopravvivere, ma dato di solito un aiuto senz'anima e senza calore nel moltiplicarsi delle necessità.

Ti viene logico riflettere su tutto quello che abbiamo e che troppo spesso diamo per scontato, ma che invece non è per tutti e comunque – riflettendo - capisci che forse il senso vero del Natale sarebbe dedicare almeno un’ora ai Giovanbattista di cui è pieno il mondo. Un’ora, un’ora sola di ascolto, di condivisione stando vicino a una persona sola, di solito anziana, conterebbe più del fare o ricevere quegli auguri che sanno sempre di finto o di scontato. Per favore, quindi, abbiate il coraggio di condividere, ascoltare, magari aiutare…così sarà davvero un buon Natale per ciascuno di voi.

 

GENTE DI LAGO 3, AFFRETTATEVI!

E’ già in esaurimento la prima edizione di GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 18.12.23)

 

 

FERRAGNI - FEDEZ TRA PANDORO E UOVA PASQUALI: DESOLANTE

"Chiara Ferragni e Balocco insieme per l'ospedale Regina Margherita di Torino" Brutta faccenda questa dei "pandori d'oro" della Balocco che ha triplicato il prezzo di un pandoro “per beneficenza” grazie alla "influencer" Chiara Ferragni che (previo sostanzioso compenso) avrebbe spinto le vendite dichiarando di voler così aiutare un reparto pediatrico ospedaliero. In realtà all’Ente sarebbero andate solo le briciole (50.000 euro), alla Ferragni un sostanzioso cachet milionario e alla Balocco i profitti generali. L’autorità garante Antitrust ha ora multato di 1 MILIONE la Ferragni e la Balocco di 480.000 euro per “pubblicità ingannevole” avendo suggestionato i consumatori a comprare il pandoro con pesante sovrapprezzo (il triplo del valore) dichiarando uno scopo benefico di fatto inesistente. Fatta la frittata, la Ferragni in abito dimesso e con la lacrima facile ha annunciato che donerà 1.000.000 di euro allo stesso ospedale “per chiedere scusa”.

Certo che - visto che i fatti sono di oltre un anno fa - avrebbe potuto farlo ben prima che scoppiasse lo scandalo lasciando il legittimo dubbio che queste scuse tardive siano arrivate solo perché la questione è diventata di pubblico dominio.

Oltretutto dopo il pandoro, ecco le uova pasquali: è saltato fuori che la Ferragni non era nuova “a fare del bene” avendo curato le campagne nel 2021 e nel 2022 di “Dolci Preziosi” spingendo a vendere (loro dicono senza sovrapprezzo) uova di Pasqua per l’associazione “I Bambini delle Fate”. Peccato che la Ferragni per le due campagne abbia preteso ed ottenuto 1.200.000 euro di compensi e che l’oblazione all’ Associazione sia stata, complessivamente e in due anni, di soli 36.000 euro.

Evito di commentare, ma tacesse per una volta almeno il marito della Ferragni,  quell’insopportabile e tronfio Fedez, che tira in ballo la politica come fossero loro i perseguitati, mentre alla radice c’è solo la loro meschinità e – ovviamente – il “dio denaro” a cui, come sempre, i coniugi Fedez-Ferragni (ovviamente fieramente democratici, progressisti ed antifascisti) sono e si confermano particolarmente legati.

 

…. PIUTTOSTO,  “FOLLOWER” / TRUFFA?

Ma se l’importanza economica di una “influencer” come Chiara Ferragni dipende dal numero dei suoi “follower”, lei quanti veramente ne ha? Ne dichiarava nei giorni scorsi 29.732.266 scesi un po' dopo lo scandalo. In altre parole, addirittura più di un italiano su due la “segue” (o, meglio, la seguirebbe). Ma non vi sembra un po' strano? Ho fatto un esperimento chiedendo a diverse persone che conosco se lo fossero e quali dei loro parenti od amici lo potrebbero essere. Incredibile: pochissimi. Ma allora com’è che metà Italia risulterebbe invece così legata a lei ed ai suoi consigli per gli acquisti?

Fate una prova anche voi, chiedete specialmente tra i più giovani, verificate e poi ditemi qualcosa giusto per curiosità, perché mi è venuto un dubbio: non è che la prima truffa in questo campo sia proprio il dichiarare tanti “follower” fasulli? E la signora Ferragni che ci fa con i dati personali di costoro? L’autorità sulla privacy non ha nulla da dirci?

 

PORTO VERBANIA: SILENZI E COMPLICITA’

La nota sul nuovo porto di VERBANIA apparsa sul numero scorso de IL PUNTO ha suscitato molto rumore (e una mia intervista a tutta pagina su LA STAMPA) il che mi ha fatto riflettere sul perché NESSUNO a Verbania si fosse minimamente preoccupato prima dell’eco-mostro in via di realizzazione. A parte Italia Nostra - che aveva a suo tempo sollevato il problema così come il CNR, più di recente - silenzio tombale da sindaco, amministrazione comunale, consiglieri, ambientalisti, maggioranza ed opposizione: tutti zitti, forse inconsapevoli.

Ed è questo che spaventa: ma come può funzionare una democrazia se anche in una piccola comunità come VERBANIA chi ha conoscenza di questi progetti (sindaco) si guardi bene dal farli conoscere in giro? Ma come si può continuare per anni con questa specie di omertà mentre si sarebbe dovuto avviare da subito (anche per rispetto a chi ci mette i soldi del progetto) un utile dibattito sulla fruibilità del lago e delle sue sponde? In questi anni ho letto decine di arzigogolati ragionamenti sul come preservare, tutelare, programmare…e poi, quando è il momento di occuparsi SUL SERIO delle cose, spariscono tutti. E’un fatto sinceramente disarmante e ben curioso che il sottoscritto – fuori dai giochi politici locali da oltre 10 anni – riesca immediatamente a suscitare scalpore solo semplicemente raccontando le cose. Grazie comunque ai tantissimi cittadini che mi hanno contattato preoccupati e sdegnati, segno che sotto la cenere c’è ancora un po' di buon senso e soprattutto affetto per le bellezze del nostro lago.

 

RICORDO DI GIORDANO BARDELLI

Spesso mi verrebbe voglia di ricordare su IL PUNTO amici che sono “andati avanti” ma credo che spesso i ricordi siano soprattutto una questione personale.

Credo però che sia giusto ricordare qui GIORDANO BARDELLI, uno degli ultimi pescatori professionisti “veri” del Lago Maggiore. Tutta la vita in barca a pescare, ma sempre con uno stile, una competenza, un affetto visibile per tutto quello che è legato alla vita del lago. Attento, scrupoloso, modesto, esprimeva concetti profondi con poche parole.

Rappresentava quelle radici profonde che non possono essere capite da chi va a pescare con la tecnologia e senza una profonda conoscenza dell’habitat naturale.

Giordano mi ha insegnato molto sia a livello personale che come rappresentante della sua categoria all’interno della Commissione italo-svizzera per la pesca e considero un privilegio averlo conosciuto come fu per Guido Gottardi o Ettore Grimaldi, voci di un microcosmo che scompare poco a poco e che temo verrà purtroppo presto dimenticato.

 

LA PROSSIMA SETTIMANA IL PUNTO NON USCIRA’ PER LE FESTE NATALIZIE RIPRENDENDO LE PUBBLICAZIONI VENERDI’ 3 GENNAIO. ANNO NUOVO E VITA NUOVA? SPERIAMO…

 

UN SALUTO E UN AUGURIO A TUTTI                                   MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 934 del 15 DICEMBRE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Gente di lago - Antifascismo d.o.c. alla Scala – XMAS: provocazione? –  Mentre a VERBANIA va in scena l’assurdo, a Dubai dal mare di chiacchiere spunta solo il nucleare

 

GENTE DI LAGO 3

E’ uscito il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 10.12.23)

 

E SE FOSSSE STATO FASCISTA?

Del signor Marco Vizzarelli, che si autodefinisce esperto ippico, nessuno sapeva niente finchè, con impeto di sprezzante coraggio davanti all’incombente pericolo, ha urlato a piena voce dal loggione “Viva l’Italia antifascista” alla “prima” della Scala di Milano. Assunto per questo agli onori della cronaca nazionale è partita la surreale questione non già se dovesse essere punito, ma se il melomane andasse comunque identificato o meno. “Siamo un paese libero, ognuno dice quel che vuole” si è commentato a sinistra, mentre il PD ha ovviamente subito lanciato la chat “Siamo tutti antifascisti”.

Adesso, per un attimo, chiudete gli occhi e immaginatevi se in sala fosse rimbombato un “Viva l’Italia fascista”. Che sarebbe successo? Siete davvero sicuri che il colpevole non sarebbe stato prontamente identificato, ovviamente criticato e denunciato per qualcosa? Concedetemi almeno il beneficio del dubbio. Di sicuro adesso aspettiamoci non solo che qualcuno lo urli sul serio, ma che sul più bello di una qualsiasi cerimonia nascano gli imitatori debitamente ripresi e rilanciati sul web. Forse, più che il contenuto di un grido, conta il momento in cui lo fai e quindi l’opportunità (e l’educazione) se sia corretto farlo.

 

XMAS

Nel delirio collettivo che ormai trascende ogni logica ed intelligenza qualcuno ha letto addirittura intenzioni nostalgiche nelle scritte natalizie “XMAS”, leggendocii “Decima Mas” di fascistissima memoria. Che facciamo adesso, si tirano giù le luminarie o si denunciano i proprietari delle vetrine incriminate? Che dicono l’ANPI e la Schlein? Attendiamo con ansia una presa di posizione ufficiale.

 

VERBANIA: DISASTROSO ED ASSURDO, MA NESSUNO LO DICE

Mi ero ripromesso di non parlare di tematiche legate a VERBANIA, la mia città e dove sono stato sindaco, ma non ne posso più vedendo che nessuno sembra cogliere il senso del ridicolo (o peggio).

Nei giorni scorsi è stata inaugurata in pompa magna (dopo una infinità di servizi TV, articoli, interviste e dichiarazioni che andavano avanti da mesi) l’ “AURORA” barca elettrica green che potrà trasportare 30 persone fortemente voluta dall’amministrazione comunale. Ottima iniziativa, peccato che la stessa amministrazione (di sinistra) contemporaneamente sembra appoggi la costruzione a poche decine di metri di distanza dall’approdo dell’ “AURORA” di un nuovo maxi-porto da 150 barche fino a 22 metri di lunghezza (avremo gli incrociatori sul Lago Maggiore?!).

L’opera si inserirebbe (stravolgendolo) sul lungolago di Pallanza oltretutto SENZA parcheggi, SENZA servizi a terra, accessibile solo con un senso unico strettissimo. Si scopre solo ora che c’è un parziale ok regionale SENZA che ci sia stato un minimo di dibattito, approfondimento o comunicazione pubblica.

La pratica andava avanti da alcuni anni ma non lo ha detto nessuno, tantomeno l’amministrazione comunale: silenzio tombale. Avete idea dell’inquinamento conseguente a un’opera come questa e dei relativi danni ambientali, in acqua e fuori, oltre allo stravolgimento completo della costa? Oltretutto sarebbe il bis del porto di Intra (da costruire di nuovo dove è ingloriosamente affondato il porto regionale precedente), pure  in corso di approvazione.

Altro che “AURORA”!!  Eppure in merito non ho sentito o letto nemmeno un sussurro da parte dalla sinistra ecologista.

 

Approfondimento: CHIACCHIERE A DUBAI, ORA SI INVOCA IL NUCLEARE

Come previsto e sostanzialmente fallito a Dubai l’ennesimo meeting climatico (“COP 28”) che al netto di slogan, chiacchiere, buoni propositi e gridi d’allarme si è spento nel nulla. Si è parlato di “momento storico” perché in qualche frase della risoluzione finale si ipotizza una progressiva uscita dai combustibili fossili, ma è evidente che si tratta di pura “fuffa & propaganda”,

Mentre in Italia adesso va di moda colorare di verde fiumi e lagune, oppure spennellare di arancione i monumenti storici è ora di chiederci il perché il mondo non sappia dare risposte globali.

Sostanzialmente perché ha fame di energia ed il modo più spiccio (ed inquinante) per produrla è continuare a bruciare carbone e petrolio, preferibilmente il primo.

Un po' assurdo – tra l’altro – organizzare il meeting climatico proprio a Dubai, iper-moderna città cresciuta grazie alle royalties petrolifere e allo sfruttamento di milioni di poveri lavoratori asiatici, ma dove l’unica volontà di eventualmente ridurre l’estrazione è legata a mantenere i prezzi del petrolio i più alti possibili.

Saltano all’occhio dati che in Europa ostinatamente ci nascondono. Per esempio che produrre un chilowattora in Italia costa oggi 61 centesimi di dollaro, in Cina 9 (nove!). La Cina arranca, cresce meno di prima ma cresce comunque, anche perché - oltre a salari da fame - produce ed utilizza energia a basso costo. Che poi per produrla si inquini è considerato elemento secondario.

Mentre in Europa si vola nel firmamento degli angeli green, in Cina si continuano ad aprire nuove centrali (a carbone!) e ora i grandi stabilimenti vengono costruiti addirittura “dentro” le miniere riducendo così i costi energetici fino a solo 4 cent di dollaro per kilowatt.

Può mai reggere una acciaieria a Taranto rispetto ad una concorrente cinese? Ovvio che no, ma quando tutto l’acciaio - così come le componentistiche - saranno prodotte in Cina e in pochi altri paesi, chi comanderà il mondo?

Ma come si può mai pensare che un dittatore come Xi Jinping, alle prese con una potenziale crisi economica interna, si possa permettere di ulteriormente rallentare la già incerta crescita del suo paese (almeno rispetto ai nostri parametri) aumentando il costo dell’energia e quindi dei suoi prodotti finiti, rendendoli meno competitivi?

Nessuno – e tantomeno Xi – salvo obblighi stringenti lo farebbe, ma nello stesso tempo lo squilibrio energetico è tale che oggi l’Italia paga l’energia 7 volte di più della Cina e - come buona parte dell’UE - esce di mercato.

Noi siamo infarciti di demagogia e così l’UE è una narcisa fanciulla che si considera la prima della classe e produce leggi su leggi, limiti su limiti, ma di fatto continua ad aggiungere solo costi su costi senza incidere minimamente sull’inquinamento globale.

Perché questo il punto: l’aria si muove e pur con tutti i suoi sacrifici non migliora in Europa se peggiora in India e – globalmente – peggiora e si scalda comunque. Certamente bisognerebbe obbligare tutti a rispettare degli obbiettivi, ma poiché questi limiti non solo non si concordano. ma soprattutto non si applicano è ovvio che alla fine perde chi è debole (noi) e non chi ha il carbone o il petrolio sotto le scarpe.

Il ministro del petrolio kuwaitiano, Saad al-Barrak, ha definito la pressione UE per mettere progressivamente al bando l’energia prodotta con fonti fossili un “attacco aggressivo”, accusando i Paesi occidentali di “Cercare di dominare l'economia globale attraverso le energie rinnovabili (!!)”. Secondo lui si tratta di “una lotta per la nostra (la loro!) libertà e i nostri valori”.

“Dobbiamo dare l’esempio” si sostiene invece a Bruxelles (mi sembra però con voce più flebile), ma ancora una volta Dubai ha clamorosamente smentito che questo “buon esempio” abbia un minimo effetto sul pianeta e soprattutto sia condiviso. 

Gli altri sono più pragmatici: Trump addirittura urla “Trivellare, trivellare!” ma già oggi un kilowatt - che costa appunto 61 cent in Italia-  negli USA ne costa solo 14, contro i 24 della Francia e i 44 della Germania, oppure i 42 della Gran Bretagna e i 12 dell’India dove si brucia alla grande, ma secondo astruse statistiche green gli indiani sarebbero ecologicamente più “avanti” rispetto all’Italia.

Visitando l’India non mi è proprio sembrato.

Ma come mai i nostri vicini europei spendono meno di noi? Perché in Francia buona parte dell’energia proviene da fonte nucleare, con la sublime ed inimitabile nostrana ipocrisia di acquistarla poi proprio dai francesi dopo che abbiamo distrutto con un referendum la nostra produzione interna. Ma anche Svizzera e Slovenia il nucleare se lo tengono stretto, mentre in Germania, Regno Unito o Polonia è il carbone a farla da padrone, piaccia o meno a chi colora di verde il Canal Grande e - chissà perché - non va a fare le dimostrazioni in Germania.

Penso con rabbia a quante centinaia di miliardi di euro ci è costato quel referendum sul nucleare poi caparbiamente difeso per decenni contro ogni logica solo per pura demagogia e cocciutaggine dalla sinistra, senza semmai invece pensare a come realizzare centrali più moderne e sicure, come è avvenuto in tutto il mondo.

E qui la sorpresa – l’unica – che è arrivata da Dubai è stata la rivalutazione ufficiale proprio dell’energia nucleare e la richiesta del suo rilancio generale alla faccia degli antinuclearisti nostrani.

Danno e beffe, insomma, oltretutto mentre Putin può sorridere a 32 denti: non è stato piegato dalle sanzioni, ha nuovi amici nel mondo e - anche dal punto di vista energetico - ha gravemente danneggiato l’economia dei “nemici” europei molto di più che non con le bombe su Kiev.

Qualcuno, in Italia e in Europa, avrà mai il coraggio di scendere a terra dal beato mondo dei sogni e fare finalmente i conti con l’amara realtà?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 933 dell’ 8 DICEMBRE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Le scarpe rosse dell’ipocrisia – Il fisco iniquo che grazia i “grandi” - Gente di Lago

 

GENTE DI LAGO 3

E’ uscito il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale. 

 

LE SCARPE ROSSE DELL’IPOCRISIA

Ieri sera, alla “prima” della Scala, le signore milanesi ingioiellate e radical-chic vestivano di rosso contro i femminicidi.

Sublime ed ennesimo esempio di ipocrisia dopo che per 3 settimane il caso di Giulia Cecchettin ha occupato tutte le cronache. Chissà se qualcuno avrà notato come questa tragedia sottolinei come il controllo dell’opinione pubblica avvenga ormai sulla base di scelte mediatiche per “fare audience”, così come avviene per vendere un leader politico o un dentifricio?

Per montare un caso c’è spesso bisogno di elementi morbosi, eccitanti. Serve una donna giovane e bella, la “suspence” di una scomparsa, un famigliare che la butta in politica (il caso Cucchi ha fatto scuola), una caccia all’uomo e un arresto più o meno sensazionale e allora qualsiasi banalità sarà poi buona per fare titoli in prima pagina (tipo “Il killer incontrerà o meno oggi i suoi genitori?”).  

Una vita umana ha nel mondo delle news ben diversi valori: quanto spazio è stato dedicato a Giulia rispetto a quel povero turista tedesco - pur della sua stessa età - sgozzato a Parigi mentre fotografava la Tour Eiffel? Un esempio per far capire che tutto è solo scelta mediatica e così se gli assassini sono musulmani si tende spesso a sopire le notizie ad evitare potenziali “odi o ritorsioni” (e all’opposto c’è invece chi vorrebbe far passare tutti i musulmani come killer il che è assurdo), così come le migliaia di morti innocenti a Gaza, in Ucraina, oppure bruciati vivi per un attacco di fanatici islamici a una chiesa cattolica filippina (settimana scorsa a Mindanao) o per la siccità in Etiopia “pesano” infinitamente meno di una povera ragazza.

Pensateci: migliaia di manifestazioni per Giulia con tutti che hanno detto la loro, dai vicini di casa ad una turba di politici, sociologhi, commentatori, avvocati, giuristi: tutti a pontificare sui femminicidi con nessuno che spiegasse almeno come - statisticamente - i casi siano molto meno in Italia che nel resto d’Europa.

Così come nascono le mode: nessuno usava il termine “patriarcato” salvo qualche commentatore biblico, ora è sulla bocca di tutti.

La cosa più importante – e speriamo questo sia stato recepito soprattutto dalle donne – non sono però tanto le manifestazioni, i cartelli o le scarpe rosse, ma piuttosto capire che ciascuna di loro deve avere il coraggio di denunciare il fidanzato violento o il marito tiranno, le discriminazioni o la violenza domestica con il diritto di essere aiutate ed ascoltate. Devono imparare a farlo senza nascondersi e senza paura semplicemente perché l’assoluta totalità dell’altro sesso è solidare con loro, non accetta metodi violenti ma quindi neppure di essere catalogato come tale.

La stragrande maggioranza degli uomini non è composto né da satiri né da “cattivi” ma - anzi - da milioni di persone che si sacrificano ogni giorno per la “loro” donna, esattamente come fa l’altro sesso nei loro confronti. Non è la differenza tra i sessi che genera violenza, ma singoli violenti che vanni fermati e condannati.

Soprattutto le statistiche europee sottolineano che non è più o meno violento un mondo “transgender” rispetto alla famiglia naturale, eppure questo è l’implicito messaggio che si vuol trasmettere.

Non credo che a scuola possano o riescano a spiegarti bene lo schianto che avviene in un giovane cuore abbandonato, soprattutto se è la prima volta, ma visto che in Italia ci sono circa 4.000 suicidi l’anno (ovvero circa 30 VOLTE i femminicidi, tra cui moltissimi ragazzi, ragazze e giovanissimi) forse - oltre che andare in piazza - servirebbe dedicare più tempo, risorse, psicologici e affetto per aiutare chi sta male e si sente abbandonato, chi non accetta di essere lasciato.

Parlare, discutere, capire: servirebbe più dialogo tra le persone (e le generazioni) che invece non c’è più perché questa società l’ha abolito per renderlo “virtuale” e anche i raptus di violenza sono spesso collegati a troppe relazioni assurde, più o meno condivise sui “social” o inseguendo i “testimonial” che affrontano queste tematiche soprattutto peri loro personali interessi.

D'altronde si cresce così: avete presente i fanta-film che girano sugli schermi e sui telefonini tra mostri alati, draghi, eroi vendicatori tutto con una violenza inaudita, addirittura sublimata, che è diventato il menu quotidiano di una intera generazione?   

Dietro gli omicidi c’è spesso la morbosità, l’ignoranza, l’impreparazione psicologica a vivere relazioni stabili, anche perché pochi giovani hanno avuto il privilegio di avere dei genitori attenti, disponibili, aperti al confronto.

Ma si ammetta senza ipocrisie che questi sono anche i frutti dell’aver volutamente distrutto il modello di famiglia che era a base della nostra società per spingere verso altri modelli costruiti a tavolino, magari per creare tanti “buoni” cittadini progressisti.

Sono aperto al dibattito, ma non ho forse qualche ragione?

 

Approfondimento: FISCO, SOLO GRANDI E’ BELLO ?

Su “IL PUNTO” avevo condiviso e sottolineato con piacere la scelta della premier Meloni di tassare gli estraprofitti bancari non dovuti a speciali “meriti” imprenditoriali dei banchieri ma automatici per l’esponenziale crescita dei tassi BCE senza però poi riconoscerli alla clientela: facile far soldi così.

Con rammarico prendo atto che la proposta è andata man mano evaporando e alla fine lo Stato di soldi freschi dalle banche ne incasserà pochini nonostante i maxi-profitti.

C’è da dire che tutti hanno giocato “pro banche”: Banca d’Italia, BCE, media, giornali, opinionisti. Tutti (disinteressati?!) a difendere il grande capitale (sinistra compresa) ed attaccando “l’imprudenza” della Meloni che – in fondo – per una volta aveva avuto il coraggio di affrontare il torbido e opaco mondo della speculazione e della finanza.  

Ancora una volta i “grandi” riescono sempre a farla franca, i “piccoli” vengono bistrattati, a parte l’ampia ed eccessiva platea degli evasori per i quali credo si stia esagerando con “sconti & stralci” e sui quali credo sia ora di stringere.

Una buona notizia (se si concretizzerà e la storia non finirà come con le banche) è che sarebbero stati sequestrati 779 milioni di euro a Airbnb, colosso della prenotazione alberghiera on-line per presunta evasione fiscale. Un primo passo per mettere un po' d’ordine nella speculazione – sconosciuta ai più – nel campo delle prenotazioni turistiche.

“Prenotate con il nostro sito, nessuna spesa per voi” Quante volte, prenotando un hotel o un B&B alla ricerca dell’offerta migliore, siamo stati indotti all’acquisto dalle tariffe concorrenziali di un sistema on-line che ha rivoluzionato le prenotazioni per i viaggi a livello mondiale?

In realtà a pagare – e profumatamente – per quelle prenotazioni sono gli stessi albergatori (ma spesso i turisti questo non lo sanno) che sono obbligati a versare poi alle varie catene on line  – come Booking.com, Venere, Trivago, Expedia e Airbnb - percentuali intorno al 18% dell’incasso.

Una percentuale molto alta e che diventa ancora più ingiusta perché queste catene di prenotazione, non avendo sede in Italia ma in paradisi fiscali,  a loro volta non pagano le imposte sui loro profitti con un danno di miliardi di euro per l’erario italiano e di tutti i paesi dove si trascorrono le vacanze.

La sentenza su Airbnb è un precedente importante perché un concetto fondamentale dei principi fiscali europei è che le imposte andrebbero pagate là dove vengono prodotti i redditi che le generano e quindi le percentuali incassate dai vari siti per soggiorni italiani dovrebbero essere tutti sottoposti alle nostre normative fiscali e non dove c’è la sola sede legale.

Più in generale il problema di Airbnb (che ha evaso la cedolare sugli affitti) introduce anche quello della “sparizione” degli appartamenti che prima venivano dati in affitto e i cui proprietari preferiscono rivolgersi appunto ai motori di ricerca sottraendoli al libero mercato. Ciò porta a enormi disastri dal punto di vista sociale, come ben sanno tutte le persone, gli universitari o le giovani coppie che (invano) cercano casa, soprattutto nelle città e nei centri turistici.

Questo fenomeno speculativo ha assunto proporzioni gigantesche: sono diventati “turistici” almeno 32.000 appartamenti a Roma, 25.000 a Milano, 12.000 a Firenze per un totale di oltre mezzo milione di appartamenti a livello nazionale. Questi redditi spesso sfuggono al fisco sia per i proprietari che per le società di gestione di cui Airbnb è la massima espressione, così come si sfugge dai controlli di polizia in un sistema di locazione “in nero” che non solo fa concorrenza sleale agli albergatori “ufficiali” ma crea anche una grande sacca di evasione fiscale.

Il duplice aspetto della tassazione dei redditi dei siti web da una parte e l’emersione dell’evasione dei redditi dei fabbricati “turistici” dall’altra potrebbe portare all’introito per il fisco di molti miliardi di euro che si spera vengano poi investiti nella sistemazione proprio di quei monumenti, strutture e servizi che possano sviluppare e rilanciare il turismo italiano che è in caduta libera nel mondo rispetto alle scelte turistiche mondiali di qualche decennio fa.

Il “Bel Paese” ha bisogno di una bella rinfrescata in tutti i sensi, ecco come trovare i mezzi per finanziarla.

Un ultimo consiglio: prima di prenotare le vacanze, contattate anche direttamente – se possibile – la struttura dove volete recarvi: spesso scoprirete che vi faranno uno sconto maggiore di quello di Booking perchè quel 18% di provvigione “pesa” parecchio sulla tariffa finale!

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 932 del 1 DICEMBRE   2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

..............................................................................................................................................................AI LETTORI: Come ben sa chi mi segue da diverso tempo una volta all’anno verso fine novembre IL PUNTO lascia i consueti temi di attualità per un numero speciale dedicato ad un doveroso “report” sull’attività del VERBANIA CENTER che ho fondato e seguo da ormai 42 anni. Un ringraziamento speciale a chi poi decide di darci una mano: posso solo garantire che sono soldi spesi bene e senza sprechi. Come lo facciamo potete leggerlo qui sotto…  

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“ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2023 : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 42° ANNO

 

Cari amici,

Come corre il tempo! Cominciammo 42 anni fa – era il Natale del 1981 – quando nacque prima il Pallanza e poi il “Verbania Center” all’inizio come gruppo di amici e poi da 13 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del Kenya, e da allora abbiamo realizzato ben oltre 100 progetti in Africa e in America Latina.

Come sempre vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme a tutte quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che abbiamo raccolto

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state leggermente inferiori all’anno scorso ma sono state comunque raccolti 9.639 euro.  Gli IMPEGNI c

omplessivi nell’anno sono stati pari ad euro 9.800. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è sceso da 3.063 euro a 2.902 euro alla data del 16.11.2023, mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariatoa 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato come raccolta i  647.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro) che si sono laureate nell’anno (e ringraziano tutti). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto (come sempre!) anche aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche e in particolare per sistemare i tetti di alcuni edifici scolastici. A questo fine abbiamo inviato 3.000 euro. 

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia e pneumologia ci si è concentrati nel nuovo pronto soccorso, diventato operativo nell’estate 2022.

Nell’ottobre 2022 Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto però una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Appena rimessasi è ripartita ed è tornata alla base dove per ora sta completando alcune opere collegate al nuovo pronto soccorso (rampa di accesso, porte, impianto di illuminazione) per le quali abbiamo versato 2.000 euro. Ho promesso un ulteriore aiuto per fine anno, vediamo se però disporremo dei mezzi per concretizzarlo. 

 

BURUNDI

Già da due anni abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 1.500 euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e tutzi. Stiamo collaborando alla realizzazione del nuovo impianto fotovoltaico perché pur essendo vicino alla capitale Kamenge manca molto spesso la luce elettrica. Abbiamo investito anche 300 euro in una iniziativa di p. Isaie Ntahouni che era il parroco a Kiremba di don Carlo Masseroni. Con questa piccola cifra è stato avviato un allevamento di maiali da parte di una cooperativa di handicappati della parrocchia che quindi possono trarne un loro sostentamento e farne un piccolo commercio.

 

COLOMBIA

Una grande notizia: chi ricorda il giovane (allora!) missionario della Consolata a Loyangallany dove tutto iniziò? Mons. Francisco Munera (che per noi però resta sempre “Pacho”!!) ha fatto carriera e dopo essere stato 20 anni vescovo in Amazzonia è ora diventato arcivescovo di Cartagena de Indias, grande città colombiana sul Mar dei Caraibi e la più antica diocesi del paese. Cartagena – il mondo è piccolo! – è la stessa città dove da alcuni anni collaboriamo con il dr. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie tra i ragazzi di strada ed è originario della nostra zona. E’stata una grande emozione rivedere Pacho quest’estate dopo tanti anni quando è stato di passaggio a Zurigo, lo abbiamo messo in contatto con Chiappo e stiamo lavorando ad un progetto comune per i giovani della città che spero decollerà al più presto. Intanto sono stati destinati 500 euro per una iniziativa sportiva tra i ragazzi dei barrios che inizierà ai primi di dicembre.

 

ETIOPIA

Tra i tanti paesi in difficoltà e di cui si parla poco c’è l’Etiopia in cui si vive un periodo di grande carestia. Quest’anno è iniziata una collaborazione con il CENTRO AIUTI PER L’ETIOPIA adottando a distanza un ragazzo handicappato ospitato in uno dei loro centri.

Un impegno anche per il futuro e per il quale nel 2023 sono stati versati 500 euro.

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LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) Quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) Ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato ad evitare sprechi o cattiva manutenzione perché gli aiuti internazionali sono pieni di fallimenti da “mordi e fuggi”. I soldi spesi vanno impegnati bene e devono servire nel tempo.

 

...CHE PROSEGUE CON IL "FONDO" 

Ormai oltre 13 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER – erogazione liberale per sostegno sua attività” 

 

ATTENZIONE: DA QUEST’ANNO LE OFFERTE AL VERBANIA CENTER VERSATE TRAMITE LA FONDAZIONE SONO DETRAIBILI AI FINI FISCALI

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e -  come per gli altri volumi - ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  Gli amici del Verbania Center possono richiedermelo direttamente, personalmente o via mail, al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese.

Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center” : PUO' ESSERE UN'IDEA SIMPATICA PER UN OMAGGIO O UN REGALO DI NATALE  CHE POSSIAMO FAR ARRIVARE DIRETTAMENTE A VOSTRO NOME !!

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

P.S. : Ogni tanto mi chiedono da dove venga il motto “Kaba Kuguna andu” che in swahili significa “E’ meglio fare del bene”. Era scritto sul tetto di un camion alla periferia di Nairobi guidato da p. Lorenzo Cometto, missionario della Consolata. Con lui c’era p. Antonio Bianchi, di Pallanza, che quest’anno ha compiuto 101 anni (!!), eppure si dà ancora da fare.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 931 del 24 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news (con u grazie a chi mi invia nuovi indirizzi di lettori):   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: E’ in  uscita GENTE DI LAGO 3  – Femminicidi tra tragedia, morbosità e politica – troppe altre violenze dimenticate - Nuovo presidente in Argentina, rischio di una crisi annunciata.  

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni arricchito da molte foto d’epoca. Come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale. 

 

Femminicidi: DELIRIO COLLETTIVO

Quando un tragico fatto di cronaca nera viene trasformato in uno show mediatico si genera una vera e propria morbosità perdendo le dimensioni umane e sociali del problema.

Il caso di Giulia Cecchettin ripropone un problema che, almeno statisticamente, va ricondotto in termini complessivi corretti.

Per esempio si è detto e ribadito (senza arrivare al delirio di definirli addirittura “delitti di stato”, definizione comprensibile solo per il dolore della sorella della vittima, ma immediatamente sfruttato dai media e vergognosamente da alcune parti politiche) che per ridurre questi crimini occorrerebbe una serie di interventi legislativi e culturali.

A parte la nuova legge passata mercoledì anche al Senato, si è parlato di un delitto di “patriarcato” e la solita Schlein chiede di introdurre nei programmi scolastici la materia “Educazione dalle relazioni”.

Ricordando sommessamente che tutto il percorso pedagogico della scuola dovrebbe puntare proprio a questo, vanno però anche conosciute le dimensioni vere del fenomeno a sottolineare che - se prendiamo le statistiche disponibili a livello europeo in alcuni paesi considerati “progressisti” e pro LGBT+  -  i femminicidi sono, rapportati alla popolazione, molto di più che in Italia.

Quanti sanno che in Lettonia vi è una percentuale di 4,09 casi annui su 100.000 abitanti rispetto allo 0,4 % dell’Italia, ovvero dieci volte tanto? Anche lì c’è un oscuro o bigotto “patriarcato” meloniano? Invece i casi sono molto meno numerosi nel sud dell’Europa che non in Germania, Francia, Croazia, Austria o Slovenia mentre il paese più “sicuro” per le donne è la Grecia con addirittura solo 0,16 casi ogni 100.000 abitanti e le proporzioni non cambiano se ci si limita a considerare i casi legati a conviventi o ex conviventi.

E’ ovvio che i delitti sono sempre tragicamente troppi, ma è difficile pensare che interventi legislativi possano incidere molto sui numeri assoluti del fenomeno, mentre il dato più allarmante è piuttosto che il 46% delle donne uccise nel 2022/23 si sarebbero precedentemente rivolte – evidentemente invano – alle Forze dell’ordine per denunciare violenze o minacce, ma la denuncia non era servita.

Più che il numero dei morti in sé si pone quindi il problema della violenza domestica che è da prendere molto di più in considerazione del singolo omicidio-show tenuto conto che moltissime donne probabilmente sopportano e non denunciano: avere il coraggio di farlo conoscendo i propri diritti e i comportamenti da tenere dopo una denuncia è il vero primo passo per salvarle. 

In generale – come sottolinea una attenta ricerca di Openpolis - nonostante un’opinione diffusa legata a troppi film sulla mafia - l’Italia non è una società intrinsecamente violenta, perché presenta comunque il secondo dato più basso d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni 100 mila abitanti, ben al di sotto della media Ue (0,89).

Anche per quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue (0,38 contro 0,66) ricordando che in Italia si è passati complessivamente dai 1442 omicidi del 1992 ai circa 700 l’anno all’inizio del nuovo secolo per scendere oggi a meno della metà di cui circa un terzo a danni di donne. Contano evidentemente la netta diminuzione delle stragi di mafia e di camorra con omicidi quasi sempre tra uomini.

Chiaramente vi sono fatti che più colpiscono la sensibilità e l’opinione pubblica, ma anche che “fanno audience” innestando lo show e la speculazione politica.

Anche perché, secondo i dati statistici del 2021, per esempio i giovani tra i 15 e i 24 anni morti in incidenti stradali sono stati più di uno al giorno (e i feriti ed invalidi uno sterminio): non sarebbero allora ben più urgenti corsi di educazione stradale? Eppure tra le vittime della strada nella fascia di età tra i 15 e 19 anni il numero di morti per milione di abitanti si alza a 51, in quella tra 20 e 24 (ovvero i neopatentati) addirittura schizza a 74, valori ben al di sopra delle medie continentali.

In questo triste conteggio gli omicidi rappresentano comunque meno dell’1 per mille delle morti in Italia, meno del 10% rispetto ai morti sulle strade e tutti gli omicidi non sono che un quarto rispetto ai morti sul lavoro (che superano ampiamente il migliaio) tanto da chiedersi se non sia più utile focalizzarsi piuttosto anche sulla prevenzione di queste morti che  troppe volte ricevono ben poca attenzione dai media.

 

ALTRE VIOLENZE, MA DIMENTICATE

Concentrati i media sull’omicidio Cecchettin poco spazio per altri tipi di violenza alle donne che non sono solo episodi, ma quotidianità. Per esempio - come giustamente denucia l'associazione "Aiuto alla Chiesa che soffre"  - le centinaia di sequestrate dagli integralisti islamici di Boko Haram in Africa, perseguitate solo perché cristiane o vorrrebbero studiare, oppure il dramma quotidiano di milioni di donne nei campi profughi del mondo, le violenze in Afghanistan o in Iran. Storie strazianti che non fanno quasi mai notizia, ma che dovrebbero suscitare almeno unanime indignazione.

Chiedo solo un po' di spazio anche per loro, per non dimenticare le loro storie e le loro tragedie.

 

BARATRO ARGENTINO

L’autodefinitosi “anarco-capitalista” Javier Milei è stato eletto nuovo presidente dell’Argentina.

La vittoria di Milei su Massa (l’ex ministro dell’economia dato in partenza come favorito al ballottaggio) alla fine è stata netta, ma molto meno chiare sono le  prospettive argentine anche perché il nuovo presidente è abbastanza indecifrabile come effettivo soggetto politico. E’ sbagliato definirlo di destra o di sinistra: Milei è un misto tra Donald Trump, Bolsonaro e Beppe Grillo, è su posizioni iperliberiste in economia (“aboliamo la banca nazionale e la moneta, rendiamo il dollaro statunitense la valuta nazionale”) ma conservatore nelle scelte etiche (vicino agli spagnoli di Vox, feroce critico di papa Bergoglio) ed ha condotto una campagna elettorale all’insegna di molte contraddizioni e di slogan vulcanici quanto demagogici. Alla fine ha vinto grazie all’appoggio determinante della terza candidata al primo turno, quella Patricia Bullrich che forse sarebbe stata la scelta più “centrista” e in qualche modo più rassicurante per l’incerto futuro del paese. Milei ha di fatto accettato i suoi uomini e il suo programma e già questa è una prima contraddizione di fondo che andrà superata.

La gente ha votato Milei soprattutto per disperazione, sperando in un fatto nuovo, uno stacco sul passato ma sottolineando comunque – almeno nella sua maggioranza – la volontà di uno stop al populismo peronista “di sinistra” di cui Massa appariva come il continuatore.

Un paese in cui il cambio del dollaro varia da 350 a 950 pesos a seconda che si consideri quello ufficiale o quello “nero” (peraltro pubblicato sui giornali) e un cambio con l’Euro crollato del 50% in pochi mesi sottolinea una innegabile verità: ancora una volta l’Argentina è sulla soglia del baratro finanziario, con l’ennesimo fallimento pubblico in vista. Peraltro il cambio “nero” (che è poi quello reale) un mese fa era oltre 1150 pesos quindi – in qualche modo – la vittoria di Milei è stata vista come il minore dei mali dagli ambienti finanziari.

Javier - urlatore nato, scarmigliato, apparentemente matto scatenato, irrispettoso ed irruente - si è presentato come leader del suo nuovo   “partito della motosega” (inteso come chi vorrebbe tagliare corruzione e privilegi) andando in giro fisicamente con l’attrezzo e raccogliendo appunto i voti tra gli argentini delusi, i giovani, i “produttori” rispetto alla sterminata platea di chi vive di soccorso pubblico, ma senza dare – almeno in campagna elettorale -  alternative credibili e limitandosi a slogan roboanti. Francamente sembrava un refrain dell’ “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” di grillina memoria che  è finito come si sa.

Una nazione spaccata in due perché in Argentina metà paese vive appunto tra sussidi ed elargizioni varie e – francamente – non sembra avere molta voglia di fare sacrifici. Qui c'era lo zoccolo duro dell’elettorato di Massa che era il ministro dell’economia del governo precedente e quindi è stato giudicato, almeno dai ceti produttivi, come il responsabile del fallimento nazionale. I suoi “amici” – fiutata l’aria – negli ultimi giorni sono passati in massa con Milei determinando la sua vittoria

La situazione economica del paese è infatti il primo problema: nessuno può più permettersi di investire in aziende visto che un esportatore è obbligato poi a vendere in dollari ufficiali e quindi preferisce trasferirsi in Brasile o in Uruguay, ma si campa comunque in qualche modo lavorando e commerciando in “nero” e senza pensare molto al domani, cullandosi nella speranza che comunque qualcuno alla fine ci penserà. Prospera - o almeno sopravvive - chi ha appunto accesso al mercato nero, chi ha esportato capitali e ha il tesoretto all’estero, chi traffica in una condizione di progressiva iperinflazione e dove, chi può, paga in pesos ma vuole dollari in cambio.

Proprio ricorrere ad una iperinflazione programmata potrebbe essere alla fine una strategia per ridurre il peso del pregresso deficit pubblico, ma è evidente che questa mossa sarà comunque attuata mettendo ulteriormente in crisi la sanità, i servizi, i pensionati ed i dipendenti a reddito fisso: un copione già visto che rischierà di portare il paese a tumulti e proteste di piazza anche perché i sindacati (notoriamente corrotti) erano tutti con Massa e non ci staranno certo a perdere il loro potere politico ed elettorale.

L’unica forza per l’Argentina restano e saranno le sue risorse naturali ed agricole (anche se in buona parte ipotecate con i debiti internazionali) con il consueto progressivo ed endemico aumento di differenze sociali nella speranza di non ritrovarsi come vent’anni fa in un nuovo “corralito” (fallimento pubblico) tra turbe di “cartoneros”, le folle di disperati che per mesi hanno campato vivendo di rifiuti e riciclaggio di immondizie.

 

Nb: chi è interessato a maggiori dettagli sulla situazione argentina può contattarmi o leggere anche i miei articoli su IL SUSSIDIARIO.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 930 del 17 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: Esce GENTE DI LAGO 3 - Non nascondiamo i drammi della guerra e il peso etico di certe sentenze – Grillo non fa più ridere – Sciopero annunciato – Incontro Biden-Xi, l'Europa ai margini - Un ricordo di Franca Olmi  

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - - come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”.  UN'IDEA PER UN ORIGINALE REGALO DI NATALE !

 

FATE VEDERE QUEI BIMBI

Non si fanno mai vedere i volti dei bambini per via della “privacy” e a volte questo ha un senso, altre volte la scelta è perché quelle immagini potrebbero sconvolgerci. Forse avremmo tutti bisogno di vedere proprio i volti sfigurati e i corpi dilaniati di tanti bambini che soffrono, uccisi o fatti a pezzi dopo attentati o bombardamenti. Ci aiuterebbe a capire meglio l’orrore e l’ingiustizia della guerra turbando (finalmente) la nostra delicata coscienza. Avrei voluto vedere anche il volto della piccola Indi Gregory che probabilmente sarebbe presto morta comunque, ma per la quale la “giustizia” inglese ha dovuto accanirsi per volutamente farla morire subito. Quando le è stato tolto pure l’ossigeno Indi ha comunque vissuto (soffrendo?) alcune ore.

E’ sempre questione di coscienza: se bisogna togliere la vita ad una bambina di 8 mesi,  allora perché tenere in vita malati o anziani terminali, oppure feriti senza più speranze? Attenzione, perché andando avanti di questo passo - senza più dare un senso etico della vita -  si curerà solo chi “conviene”, “può servire”, "può farcela"  (o ha i soldi per essere mantenuto in vita).  

  

GRILLO NON FA PIU’ RIDERE

Da tempo Beppe Grillo non fa più ridere e mi ha lasciato molto perplesso il suo show un po' patetico e un po' triste dal solito Fazio (a proposito, Grillo ci sarà andato gratis o a pagamento?).

In buona sostanza, a metà tra la sincerità e l’ironia, Grillo ha auto-ammesso di essere politicamente un fallito, di essere stato un cretino nell’assegnare le redini del M5S prima a Di Maio e poi a Conte e di aver fatto del male al nostro paese.

C’è certamente chi ha fatto peggio di lui, ma sicuramente con le sue scelte soprattutto negli uomini e donne chiamate a rappresentare il M5S ha ucciso una speranza, una alternativa, una profonda volontà di milioni di persone che volevano finalmente - e in buona fede - cambiare qualcosa.

Alla fine, a parte Di Maio che si è personalmente ben sistemato con un vergognoso incarico europeo, oggi il M5S è politicamente defunto, rientrerà nell’alveo PD, ha perso attrazione ed appeal. Conte appare come sempre solo un grande narciso pieno di sé, eternamente polemico e regolarmente ansimante. Grillo alla fine da politico non ne ha azzeccata una, è stato una completa delusione e gli va dato atto di essersene (finalmente) accorto. Meglio tardi che mai.

 

SCIOPERO GENERALE

Come poteva non scioperare la CGIL che già a luglio aveva annunciato che lo avrebbe fatto “Contro la manovra” anche se al tempo non c’era ancora? Avanti quindi nonostante che l’Autorità garante degli scioperi lo abbia dichiarato parzialmente illecito a tutela dei servizi essenziali per i cittadini.

CGIL e UIL (non la CISL) si accodano a PD e M5S (o viceversa, ma è lo stesso). Scioperare è un diritto sacrosanto, ma quando si trasforma in atto puramente politico crea danni per tutti e sostanzialmente non serve a niente.

Riflettiamoci: se in Italia si lavora circa 300 giorni l’anno, domeniche escluse (ma in realtà i giorni di lavoro sono di meno) ogni giorno si produce circa lo 0.3% del PIL. Lo sciopero di venerdì 17 (che sfiga di data!) lo abbatte quindi in proporzione. Grazie Landini, adesso siamo tutti più ricchi mentre il capo della UIL Bombardieri merita una citazione super quando dichiara: “Noi siamo sindacati, non siamo sindacati di sinistra, teniamo alla nostra autonomia dai partiti” Bravo,  chi ci crede alzi la mano.  

 

XI-BIDEN, INTERESSA ANCHE A NOI

L’incontro a San Francisco tra il leader cinese Xi e Biden comunque ci riguarda perché segnala un disgelo nel Pacifico, il che potrebbe non essere una buona notizia per l’Europa.

Contava l’incontro in sé più che i suoi contenuti o i suoi improbabili risultati diretti, perché questi  vengono solo successivamente nella fitta serie di meeting che si avviano poi ai vari livelli tra i rispettivi staff.

Entrambi i leader vivono un momento difficile e non possono certo scoprirsi: Xi è alle prese con una grave crisi economica perché il Dragone sta rallentando nel suo sviluppo, ovvero sta continuando a crescere ben di più di Europa ed USA ma non più con i ritmi degli ultimi decenni o anche solo degli ultimi anni.

La ripresa post-Covid c’è stata, ma vengono al pettine molte questioni delicate interne alla Cina a cominciare dalla bolla immobiliare che aveva puntato su un aumento ben maggiore delle richieste, risorse e disponibilità per alloggi e che non si riesce a riassorbire creando un forte malumore sociale.

Joe Biden ha invece spinosi problemi interni: un Congresso che lo frena (due giorni fa per esempio sono state sostanzialmente bocciate le richieste presidenziali per nuovi fondi militari ad Ucraina e ad Israele), mentre la popolarità del vecchio presidente è scesa ai minimi, con sempre più democratici che chiedono un cambio di leader in vista delle prossime elezioni presidenziali e tra i quali cresce, per esempio, l’appeal della figura volitiva del segretario di stato Antony Blinken

L’ obiettivo – raggiunto - del summit era comunque quello di avviare il disgelo, per "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto", ha ribadito Biden dopo le foto di rito. Frasi che sono interpretabili anche come “ciascuno si faccia gli affari propri, la controparte non si opporrà…”

Frase che a Taipei non dev’essere piaciuta per niente perché infatti in Cina è stata interpretata come una diminuzione di attenzione americana verso Taiwan, da sempre oggetto dei pensieri di Pechino.

D'altronde restano aperti molti scenari di tensione: dall’Ucraina ai reciproci rapporti economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all'export hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità nei costi di produzione.

Nel post-vertice Biden (con un’uscita davvero poco diplomatica, tanto che ci si è chiesto se Biden fosse completamente lucido) ha subito definito pubblicamente Xi un ""dittatore, nel senso - ha tentato poi di sfumare – “che è alla guida di un paese comunista”.  Biden ha sottolineato – per evidenti fini elettorali, ma quanto è credibile? - di aver comunque anche sollevato durante il vertice i suoi timori sugli abusi dei diritti umani in Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.

Se lo ha fatto, Xi avrà annuito e sorriso con accondiscendenza, ma senza spostarsi di un millimetro dalle sue posizioni.

Forse, alla fine, entrambe le parti hanno davvero convenuto per ora solo di mettere dei limiti al commercio del Fentanyl, l'oppioide sintetico prodotto in Cina a basso costo che va di gran moda in America dove miete decine di migliaia di vittime ogni anno.

Poco spazio per i problemi ambientali (conta prima il business!), nella conferenza stampa finale Xi è rimasto nel vago alla richiesta americana di contribuire alla de-escalation sia in Medio Oriente (soprattutto facendo pressione sull'Iran perché non allarghi il conflitto) che per le forniture militari alla Russia per il conflitto in Ucraina (in questo caso il pressing sollecitato da Biden valeva per l’Iran, ma anche per la Corea del Nord).

Il leader cinese continuerà quindi a restare il principale alleato militare e politico di Putin e – anche solo per ovvi motivi di alleanze e investimenti cinesi in Medio Oriente e soprattutto per l’importanza degli scambi commerciali ed energetici con le nazioni arabe – resterà intatto l’appoggio di Pechino alla causa palestinese. Possono sembrano tutte solo chiacchiere scontate, ma la macchina diplomatica si è rimessa in gioco: USA e Cina si riavvicinano.

Sullo sfondo – ignorata e lontana – resta l’Europa, sempre più sola e ai margini di un mondo che ha ormai il cuore sulle sponde del Pacifico più che dell’Atlantico. Europa che non ha più un suo ruolo credibile e conta sempre di meno. Possiamo illuderci con tante chiacchiere “green” o sui massimi sistemi, ma una siamo un continente sempre più vecchio e marginale.

Forse dovrebbero capirlo soprattutto gli europei.

 

FRANCA OLMI

Credo doveroso un breve ricordo della prof. Franca Olmi, scomparsa nei giorni scorsi, da sempre attenta lettrice di queste note (e che non esitava a telefonarmi per lunghi commenti...)

Insegnante e preside, se nel 1992 è nata la nostra provincia del VCO dobbiamo dire grazie anche al suo impegno, così come fu la prima ed attivissima presidente dell’allora neonato Parco Nazionale della Valgrande.

Consigliere ed assessore al Comune di Verbania la ricordo anche per un aspetto personale: quando fui ingiustamente messo sotto processo nel 1989 per una questione squisitamente politica ebbe il coraggio di venire in tribunale a deporre in mio favore. Non era facile - allora - per un assessore di sinistra andare a difendere pubblicamente un oscuro consigliere comunale del MSI, ma Franca non si sottrasse a quello che riteneva essere il Suo dovere per rendere omaggio alla verità.

Anche per questo La ricordo con affetto e tanta commozione.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 929 del 10 novembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Piccole proposte di pace – Albanesi brava gente? – Indi: diritto alla vita -  Povero Soumahoro che paga per tutti – riflessione sull’unità nazionale.

 

PACE, E NOI?

Personalmente possiamo fare poco per ottenere una pace anche provvisoria in Medio Oriente come in Ucraina e in tante altre parti del mondo, però possiamo “fare pace” intorno a noi. Perché questa settimana ciascuno di noi non si impegna per fare una “piccola pace” in famiglia o tra colleghi di lavoro? Una cosa intima, ma che sia vera. Mille piccole paci non risolvono i problemi mondiali, ma ci fanno migliorare tutti e soprattutto ci faranno stare meglio aiutandoci anche a capire come solo questa sia la strada da seguire.

 

IMMIGRAZIONI… VIA ALBANIA

Giorgia Meloni ha spiazzato la concorrenza proponendo un’idea che condivido, ovvero di organizzare il trasferimento direttamente in Albania di chi chiede asilo politico in Italia per essere verificato prima di aver libero accesso nel nostro paese.

Così facendo la Meloni ha rilanciato con una azione concreta ed innovativa l’immagine di un governo che sul tema immigrazione giocava in difesa, subissato dalle critiche per le ondate di sbarchi a Lampedusa.

L’idea di “dirottare” i migranti prima che tocchino il suolo continentale potendo fare un primo screening per le richieste di asilo politico è ottima, tenuto conto che questa motivazione è oggi spesso solo una scusa per coprire invece una migrazione “economica” che, almeno in teoria, dovrebbe viaggiare su altri canali.

Va ricordato infatti che ad oggi quasi tutti i richiedenti asilo “politico” NON ne hanno i titoli e requisiti ed infatti già poche ore dopo lo sbarco spariscono dai controlli.

Lo stop temporaneo in Albania garantisce invece di identificare ed assistere meglio e più velocemente i “veri” perseguitati politici, destinando così le risorse risparmiate all’assistenza dei migranti economici. 

Un accordo che avvicina oltretutto l’Albania all’Italia ma anche all’Europa e sullo sfondo crea le premesse per una progressiva, ulteriore integrazione del piccolo stato balcanico nella UE.  

Così facendo la Meloni ha anche spiazzato l’opposizione che rosica ma non convince visto che il PD - ovviamente critico per dovere d’ufficio – è costretto a giudicare l’intesa “Un accordo che sembra configurarsi come un pericoloso e ambiguo pasticcio” (per me interpretabile con un “…peccato, se ci avessimo pensato prima noi…”). Molto brutta la mossa della Schlein di chiedere l’espulsione del partito albanese del premier Edi Rama dal gruppo socialista europeo per “collaborazione con il nemico”: un ricatto politico molto poco “democratico”.

Tacciono i centristi, ma i satelliti della Schlein come +Europa e il solito Bonelli di “Alleanza Verdi e Sinistra” arrivando a sostenere che “Praticamente si sta creando una sorta di Guantanamo italiana” confermano che l’opposizione non percepisce più minimamente lo stato d’animo dei cittadini che – a torto o ragione – giudicano necessario un ben maggiore filtro agli ingressi.

Infine la Meloni soffia la palla a Salvini che tace ed acconsente, ma è stato di fatto dribblato proprio sul suo stesso terreno e sicuramente mastica amaro.

Tutto bene, quindi? Calma perché se l’idea è buona fin qui è solo tutta teoria visto che i centri decolleranno solo a primavera e quindi vanno prima bene organizzati.

Sicuramente l’accordo rafforza comunque l’asse Roma-Tirana con l’Italia che è da tempo il primo partner commerciale dell’Albania e che in futuro avrà sempre più bisogno di un suo sfogo adriatico. Non è certo un’impresa coloniale, ma un accenno a creare quella zona d’influenza italiana che da tempo era sparita dal Mediterraneo e che proprio in chiave immigrazione ha tutte le necessità di ricostituirsi anche perché se l’idea funzionerà sarà più facile replicare i centri di accoglienza direttamente in Tunisia e in Libia con vantaggi per tutti e finalmente tagliando le unghie ai trafficanti impuniti di carne umana: meglio traversare il Mediterraneo già identificati, con le carte a posto e  in aereo che rischiare i soldi e la vita in mezzo al mare.

Palazzo Chigi ha spiegato che la giurisdizione dei due centri sarà italiana, che i migranti sbarcheranno direttamente a Shengjin e l'Italia si occuperà delle procedure di identificazione realizzando un centro di prima accoglienza e screening mentre a Gjader realizzerà una struttura “modello Cpr” per le successive procedure. L'Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e sorveglianza in un paese che già vede un'importante (dimenticata) presenza di forze dell'ordine e magistrati italiani.

Se andrà in porto quest’idea sarà davvero strategica per affrontare meglio in futuro la problematica dell’immigrazione in Europa.  Vedrete che - se funzionerà - altri paesi seguiranno l’esperimento italiano.

 

INDI DEVE MORIRE !

Non riesco a capire dal punto di vista etico ma soprattutto umano perché la piccola Indi debba morire per volontà di una Corte di giustizia inglese che rifiuta venga trasferita in un ospedale italiano dove possa essere assistita. Forse morirà comunque (se non lo sarà già quando leggerete queste note) ma scientemente negarli il diritto alla vita ed obbligare i medici a staccare la spina quando altri vogliono continuare a curarla lo trovo di una disumanità sconcertante.

 

“POVERO”  SOUMAHORO

Vogliono cacciare l’on. Soumahoro dal parlamento per infedeltà nelle dichiarazioni sulle spese elettorali. Non è giusto, perché allora chissà quanti deputati dovrebbero andare a casa, ma sono stati solo più furbi nel presentare le carte. Non è poi nemmeno sportivo prendersela più con lui per moglie e suocera gaudenti sulla pelle degli immigrati ed ora agli arresti domiciliari: è come picchiare un pugile già KO.

Piuttosto andrebbero perseguiti quelli che hanno chiuso gli occhi per anni sulle sue cooperative truffaldine senza fare controlli e soprattutto colpire i suoi sponsor politici, quella sinistra farlocca e demagoga che lo presentò alle elezioni, facendolo votare definendolo “Un laureato in sociologia. una figura importante, un attivista sociale e sindacale che da vent’anni difende le persone invisibili, i senza voce e le lavoratrici e i lavoratori della filiera agroalimentare e tanti altri dell’era dell’economia digitale. Oltre alle sue lotte sul campo, Aboubakar Soumahoro è scrittore che cerca di concettualizzare le sue lotte per coniugare azione e pensiero in un’ottica della giustizia sociale e ambientale. In Italia, in Europa e a livello globale». Parole testuali pronunciateb dal verde Angelo Bonelli, il 10 settembre 2022 alla presentazione del candidato PD e Verdi a Bologna in posizione “blindata”.

Ad oggi neppure hanno ancora avuto la faccia di chiedere scusa ai propri elettori!

 

Riflessione: ”L’UNITA’ NAZIONALE”

Ricordo bene – ero ragazzo – il 4 novembre 1968. Era il 50° anniversario della Vittoria e molti reduci vivevano ancora. Per festeggiarli gli era stato concesso il titolo di “Cavaliere di Vittorio Veneto” e una modesta pensione (anche per allora) di 60.000 lire all’anno. In casa si festeggiava mio nonno Felice che – caporalmaggiore del genio pontieri – aveva contribuito a far passare il Piave agli alpini ai piedi del Grappa.

Purtroppo lo Stato non fece in tempo a consegnare per l’anniversario né la pensione (che giunse l’anno dopo) né la piccolissima medaglia d’oro con nastrino tricolore che accompagnava la pergamena del cavalierato da consegnare ai superstiti, tanto che i figli  ne comprarono una copia consegnata solennemente al pranzo del 4 novembre tra la commozione di tutti e ancor oggi la conservo come prezioso ricordo di mio nonno.

Da allora il tempo trascorso è più che raddoppiato e la prima guerra mondiale è vagamente ricordata ai ragazzi solo attraverso i libri di storia. Sabato scorso sono passato davanti al monumento ai caduti della nostra città partecipando alla consueta cerimonia.

Guardavo le autorità schierate, il picchetto, labari e gonfaloni, ma dietro non c’era nessuno.

Non c’erano la gente, i ragazzi, neppure qualche scolaresca come quando eravamo bambini e ci davano una bandierina tricolore da tenere in mano: nessuno.

Il 4 novembre è ufficialmente la “Giornata delleFforze Armate e dell’unità nazionale” ma - ridotte le forze armate - dov’è l’“Unità Nazionale” e – soprattutto - come viene coltivata?

Certamente è positivo che nessuno oggi si sogni più di sparare agli austriaci ed abbiamo tutti in tasca il comune passaporto europeo, ma mi sembra si sia anche dissolto non tanto l’aspetto “nazionale” - che salta fuori al massimo per le partite di calcio degli azzurri – ma anche il senso di appartenenza, di coesione, di comunità.

Questo non è un bene, ma il risultato dell’aver confuso per molti anni non solo il concetto di nazione con il nazionalismo, ma anche per aver voluto abbattere scientemente ogni simbolo, ricorrenza, sentimento, principio di appartenenza ad una comunità. Così il senso del dovere, di compartecipazione, di reciproca appartenenza nel bene e nel male ad un popolo, si è volatizzato e si è perso.

Si può dire che ciò è avvenuto forse perché questo era un obiettivo della fu sinistra italiana, cui rispondeva una destra che lo ammantava di eccessivo nazionalismo e quindi progressivamente usciva dal tempo, fatto sta che il concetto di appartenenza si è perso. Cosa in cambio ci abbiamo guadagnato? Forse nulla e quindi ci resta solo la perdita.

Appartenere ad un popolo, ad una società, ad una comunità che abbia radici in un preciso territorio sia cittadino, regionale ma soprattutto nazionale impone non solo di accettarne le leggi, ma anche di sentirsi compartecipe alla sua crescita e alla sua evoluzione e - vocabolo desueto – capire che a volte per ottenerlo servono sacrifici.

Quei nomi scritti su tutti i monumenti ai Caduti d’Italia e d’Europa rappresentano un esempio estremo di sacrifico e di solito non sono nomi di eroi, ma di ragazzi spinti nelle trincee a sparare ad altri ragazzi “con la divisa di un altro colore”, come il Piero cantato da Fabrizio De André.

Certamente c’erano e ci sono tanti altri modi di “servire” il proprio paese, quello che si chiamava “Patria” nome oggi desueto e nascosto, celato quasi con diffidenza, timore, sospetto.

Eppure una comunità cresce e si cementa proprio soprattutto nel momento del sacrificio che – come i doveri – si tenta appunto di nascondere ed esorcizzare all’insegna del futile, del sorriso forzato, dei consumi inutili pur ammantati spesso di pseudo modernità ecologica od ambientale. Siamo strani: si litiga o si discute di riforme costituzionali, di presidenzialismo o premierato, di parlamentari eletti o meno dai partiti ma non si discute di noi, degli italiani.

Pensieri che in un giorno grigio e in una piazza semivuota davanti ad un monumento ai caduti scivolano via come le foglie di quest’autunno arrivato di colpo, eppure ti lasciano in bocca un sentimento amaro, di dubbio e di tristezza.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                              MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 928 del 3 novembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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PREGHIAMO…

Ci stiamo già abituando alle terribili immagini da Gaza, abbiamo già dimenticato i terroristi di Hamas che giocavano al tiro al bersaglio sui ragazzi israeliani al rave party, è scomparso dalle cronache anche il conflitto in Ucraina con Kiev che sostiene di aver ammazzato addirittura 300.000 russi (trecentomila (!) altro che le pietraie del Carso...). Siamo una società strana che gioca ad Halloween ma non ricorda e rispetta i propri morti, che pensa a sé stessa e se ne frega dei drammi del mondo, che parla di “valori” ma poi non li osserva, che consuma e spreca ma si riempie la bocca di green e demagogia. Non può funzionare un “Occidente” così (ed infatti non c’è più) travolto dal voluto, costante abbattimento di ciò che significava impegno, ricordo, coerenza, Fede. Chi ritiene di avere un minimo di senso di responsabilità lo spieghi ai più giovani, ai suoi figli e nipoti che andando avanti così c'è solo l'autodistruzione. Anche il Titanic sembrava bello e sicuro, inaffondabile, ma invece è affondato alla prima occasione.

 

FINALMENTE (ALMENO) IL PREMIERATO

Se ne è parlato pochissimo e non so se il governo di centro-destra riuscirà nell’impresa, ma sarebbe un grosso risultato portare a casa una riforma costituzionale che preveda i vertici dello stato – o almeno del governo – eletti direttamente dai cittadini. Una riforma necessaria se si crede nella stabilità e nell’alternanza facendo in modo che chi viene eletto abbia la possibilità di avere davanti alcuni anni di governo per dare un senso alla propria esperienza e non solo puntare all’emergenza, all’estemporaneo consenso o alla demagogia, come nel recente passato. 

Credo che in una democrazia seria i cittadini dovrebbero poter esprimere sempre più spesso e direttamente la loro opinione senza che poi venga ribaltata con alleanze di governo che accolgano transfughi e traditori del voto ricevuto. La figura del (della) premier è importante ma ancor di più lo sarebbe il Presidente della Repubblica che pure vorrei vedere eletto dal popolo con funzioni di garanzia, ma anche con la autorevolezza necessaria che non può venirgli da un voto parlamentare sempre oggetto di baratti.

 

LE PAROLE SPENTE DI MATTARELLA

Mentre si parla di elezioni dirette del premier è legittimo, con pacatezza e serenità, criticare un presidente della Repubblica? Credo di sì, soprattutto considerando comunque Sergio Mattarella una persona perbene ed onesta, forse un po' troppo appiattita sui luoghi comuni. L’ho apprezzato per molti anni quando sedevamo insieme nella Commissione Esteri alla Camera, ma quello che a volte mi lasciano deluso sono le sue parole che spesso mi appaiono logore, scontate, ripetitive, in definitiva non sbagliate in sé, ma sostanzialmente inutili. Certo che il ruolo di un Presidente in Italia oggi è poco più che simbolico, ma c’è una via di mezzo che Mattarella potrebbe assumere, come fecero  Pertini, Cossiga o Ciampi in passato. 

Per esempio, che senso ha il dichiarare a proposito della UE che “Sui migranti occorre studiare e definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà da parte dei governi”?  Una frase così non significa niente, può intendersi che bisogna bloccare le frontiere o - al contrario - aprirle al 100% ed infatti ciascuno le interpreta come vuole.

Così come le sue esternazioni in Portogallo di poche settimane fa al meeting dei capi di stato europei sul conflitto ucraino quando, anziché ricordare l’art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) oppure insistere perché l’ Europa si faccia promotrice di vere iniziative di pace (come ad esempio cerca di fare papa Francesco) Mattarella ha sostenuto che vanno invece continuate le forniture di armi “Perché se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante: per questo serve mantenere altissima la coesione europea perchè solo così si può evitare il rischio di un conflitto mondiale". Poi però, un attimo dopo, lo stesso Mattarella nota “Che in Europa, ma anche in Italia, si allargano crepe, segnali di naturale stanchezza nel sostegno dei cittadini e della politica all'azione del governo di Kiev.”  E quindi, presidente, che si fa? Mi sembravano, al confronto, molto più chiare le contemporanee parole dei presidenti della Polonia e dell’Ungheria, criticatissimi da sempre su questi temi cui a breve si aggiungerà anche la Slovacchia.  

Polonia ed Ungheria (come la Slovacchia) confinano con l’Ucraina, dovrebbero essere le più minacciate, come teme Mattarella, da un ipotetico attacco russo, eppure nello stesso vertice portoghese su questi argomenti è stato molto più chiaro Andrzej Duda (polacco) che sui migranti ha ribadito: "Noi abbiamo subito una guerra ibrida, migranti che sono stati spinti verso i confini dell'Ue e di Schengen che noi dobbiamo proteggere. Noi dobbiamo rendere quindi le frontiere dell'Ue più efficaci. Questo vuole il nostro popolo, questo noi facciamo". Oppure la presidente ungherese Katalin Novak sul conflitto: "Noi supportiamo l'Ucraina, ma io rappresento il popolo ungherese che vuole la pace e che si eviti quindi con altre armi l'escalation del conflitto…”. 

Sui problemi italiani - a parte i messaggi di cordoglio e le commemorazioni, oppure l’antifascismo quotidiano, dato per scontato - c’è spesso un odore di muffa nelle parole presidenziali, mentre si tace su molti problemi concreti. Per esempio: Mattarella è formalmente il capo della Magistratura, ma lo avete mai sentito rimbrottare un giudice, oppure prendere posizioni precise, nette, chiare sulla politica che da anni purtroppo corrode il CSM da lui stesso presieduto?

E nelle stesse commemorazioni, pur passati i decenni, troppi luoghi comuni e mai un pò di chiarezza. A 60 anni dai 3.000 morti del Vajont – per esempio - dovuti di fatto alle complicità e traffici di un potere democristiano che in Veneto aveva molti tratti della mafia siciliana (sia pur con il rosario in mano) non sarebbe stata l’occasione giusta per sottolineare quelle dirette responsabilità politiche e la pavidità di una magistratura che alla fine non ha praticamente condannato nessuno lasciando per decenni migliaia di famiglie nel lutto e senza neppure adeguati indennizzi? Macchè, solo parole di fredda circostanza, nessuna concretezza. Pertini, Ciampi, Cossiga trasformato il Quirinale dandogli un’anima, Mattarella svolge invece con algida compostezza il Suo ruolo, ma non riesce mai a scaldare i cuori di nessuno.

 

FAKE NEWS

Mi arrabbio quando vedo pubblicate sul web notizie palesemente false, esagerate o letteralmente inventate al solo fine di stuzzicare la curiosità dei lettori che -  cliccandoci sopra alla ricerca di dettagli - vengono poi sommersi da una valanga di pubblicità. Su tutti segnalo “Libero.it” (che non c’entra nulla con il quotidiano dallo stesso nome) che quotidianamente inventa balle colossali (la settimana scorsa ha annunciato un ictus per Putin), disastri naturali fortunatamente esagerati, morti strane alla corte d’Inghilterra, oltre a tutti i tradimenti possibili tra star e divi vari). Non è un modo corretto di dare le notizie, ma il pubblico riesce a capirlo?

 

FILM E CONTRIBUTI

Siamo sicuri che i fondi pubblici destinati a tanti film e ad altre forme “culturali” siano spesi beni e non coprano invece spesso interessi politici, spettacoli ideologicamente schierati (di solito a sinistra) con spettacoli di basso livello anche se "firmati" da compagni di grido? Chi stabilisce seriamente se un film meriti o no un contributo? Vedo pellicole insulse ma politicamente ideologizzate precedute dall'avviso di aver goduto di contributi pubblici e penso che sono anche soldi miei. Film sponsorizzati anche se poi non vanno nelle sale, non hanno pubblico, tra l'altro quasi sempre con attori dall'acuto accento romanesco.

Secondo un’inchiesta pubblicata su “Qui Finanza” e dati Adnkronos i contributi  pubblici al settore sono notevolmente aumentati negli ultimi anni passando da 423,5 milioni di euro nel 2017 a 850 milioni nel 2022, circa 745 milioni quest’anno.

Dai documenti pubblicati emerge però anche il vertiginoso aumento dei cachet ad attori e registi coinvolti. Si fa il caso della serie “A casa tutti bene”, diretta da Gabriele Muccino, che è stata finanziata con 2,1 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito d’imposta e per la quale il regista avrebbe dichiarato un compenso di 2,2 milioni di euro, o gli 1,4 milioni per Paolo Genovese, il regista della serie ‘I Leoni di Sicilia’ - uscita sui canali Disney+ nei giorni scorsi - che ha ricevuto finanziamenti per un totale di 8,7 milioni, così come molto ingenti appaiono i compensi per altri film finanziati e diretti da Luca Guadagnino, Edoardo Gabriellini, Saverio Costanzo, Joseph Wright. C’è poi il problema del pubblico visto che alcuni film finanziati avrebbero fatto registrare un clamoroso fiasco. E’ il caso di ‘Prima di andare via’, diretto da Massimo Cappelli, che avrebbe ricevuto un contributo pubblico di 700.000 euro, ma registrando poi solo 29 spettatori in sala. Complessivamente oltre 20 film finanziati avrebbero avuto meno di mille spettatori ciascuno con incassi di poche migliaia di euro, ma con finanziamenti pubblici totali per 11,5 milioni. Come si determina concretamente il livello culturale di uno spettacolo, al di là delle immancabili raccomandazioni? Insomma, chi controlla i controllori?

Per questo comprendo e condivido quindi il disagio pubblicamente espresso dal ministro Sangiuliano, ovviamente criticato dai diretti beneficiati. .

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                MARCO ZACCHERA    





IL PUNTO   n. 927 del 27 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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GRAZIE AI LETTORI CHE MI INVIERANNO ALTRI INDIRIZZI A CUI SPEDIRE "IL PUNTO" !

 

SOMMARIO: Un anno di Meloni – Odio in Medio Oriente – Magistrati chiari e comprensibili -  la buffonata della “privacy” – CGIL in sciopero

 

CORRE IL TEMPO

E’ già passato un anno di governo Meloni. Dovessi dare sinteticamente dei voti ne darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza,  un’ insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece “Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente difficile.

In generale il governo si è dimostrato coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.

Non mi poi ha convinto, in parte, la politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR tentando di avere per l' Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per mancanza di una concreta strategia futura.

Maggioranza parlamentare complessivamente coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere ed è a rischio liquidazione.

Le recenti vicende personali della premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di profonda umanità.

Sinceramente non è pervenuta invece l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte.

Divisioni e crisi infine anche nel Terzo Polo, ma Renzi è un abile furbone e politico navigato: risorgerà.     

 

ISRAELE, ONU, GAZA:  PUNTI FERMI

Nella mattanza in corso in medio Oriente mi permetto ricordare due aspetti:

1) Fate tornare indietro le lancette dell’orologio al 6 ottobre. Non c’era In corso nessuna particolare tensione, in Israele era giorno di festa, al confine con Gaza era in corso un Rave Party con centinaia di giovani, il confine era tranquillo e poco presidiato. C’è stato un attacco improvviso, organizzato, premeditato, violento, con la cattura di centinaia di ostaggi e l’uccisione a freddo di centinaia di persone innocenti, bambini compresi. Un attacco di sorpresa, micidiale, brutale, e - dopo l’attacco - centinaia di miliziani di Hamas sono rientrati a Gaza insieme agli ostaggi. Israele avrà mille colpe pregresse, ma nulla giustificava quello specifico attacco se non la fredda volontà di uccidere, rapire, distruggere, scatenare reazioni e in definitiva far ripartire una nuova guerra, come è infatti puntualmente avvenuto.

2) Gaza è una città assediata dove milioni di palestinesi vivono da sempre tra mille difficoltà e dove migliaia di terroristi di Hamas sono infiltrati da anni nelle case, nei garage, nei palazzi, negli ospedali, nei centri di raccolta. Lo fanno volontariamente, ben sapendo che la contraerea israeliana colpirà esattamente il punto di partenza dei missili (che sono piccoli tubi trasportabili ed occultabili) e quindi obiettivi civili. Se il razzo parte dal balcone di casa tua verso Israele che è a due passi, chi ha lanciato il colpo subito scappa, ma la reazione (automatica, neppure controllata manualmente) colpisce dopo pochi secondi il tuo stesso balcone e la tua famiglia innocente, cosa che Hamas sa benissimo e in definitiva desidera per alimentare odio e terrore.

Israele o non reagisce o coinvolge innocenti, ma secondo voi cosa deve fare?

Questo spiega, però, perché conquistare militarmente Gaza sia impossibile senza una carneficina, che comunque non risolverebbe il problema e quindi per Israele sarebbe una iniziativa suicida. Se si vuole risolvere la crisi palestinese bisogna comunque trovare un accordo, un compromesso, ma come si fa a farlo se ci sono nel mondo “geni del male” che vogliono lo sterminio dei popoli? Se voi foste israeliano, come reagireste? E se voi foste palestinese? Caliamoci nelle realtà, nei problemi, nei drammi personali di chi è involontariamente coinvolto e non può neppure fuggire ! Ma se non c’è via d’uscita salvo il reciproco sterminio totale ecco come solo dialogo, comprensione, tempo, volontà possono portare ad un compromesso ed a una pace - o almeno alla sopravvivenza - ma se si alimentano e si giustificano le azioni come quella del 7 ottobre invece si vuole la guerra e qundi il contrario della pace.

Israele ha mille responsabilità da decenni, ma è grave che un segretario generale dell’ONU non abbia avuto il coraggio di sottolineare con forza chi abbia innestato la “scintilla” del nuovo scontro e in qualche modo l’abbia giustificata.  Se le nazioni del mondo volessero davvero la pace porterebbero truppe ONU a presidiare e garantire Gaza, smantellerebbero Hamas e le altre organizzazioni fondamentaliste  imponendo per contro ad Israele tutta una serie di condizioni. Ma l’ONU non ha la forza di farlo, addirittura alcune nazioni come l’Iran vogliono la guerra per odio viscerale e atavico contro gli ebrei ed i musulmani sunniti: Anche per questo purtroppo si continuerà ad odiare ed a morire.

 

CHIAREZZA

La Giustizia nelle sue decisioni deve sempre essere chiara e comprensibile. Ieri 26 ottobre il Consiglio Superiore della Magistratura ha emesso il seguente comunicato in merito al “Caso Apostolico”, la giudice di Catania nota alle cronache. Lo ripropongo integralmente certo che tutti i lettori capiranno perfettamente il suo significato.

"La verifica circa la pendenza di numerose richieste di apertura di pratica a tutela scaturite da espressioni ritenute dai proponenti lesive della autonomia ed indipendenza della magistratura ha indotto la commissione a deliberare preliminarmente (all'unanimità) la analisi urgente delle stesse per valutarne la riunione alla nuova pratica, ritenendo assolutamente necessario affrontare il tema con la completezza che merita".

Auguri di completa comprensione.

 

PUBLIC PRIVACY (?)

Quanta ipocrisia: compiliamo tonnellate di documenti sulla privacy, paghiamo una inutile Autority che costa milionate (e chissà poi perché questi sostantivi vanno scritti sempre con la y finale, quasi non ci fossero identici termini in italiano), scarabocchiamo tante firme su documenti spesso illeggibili e incomprensibili (avete mai letto il testo di un documento per aprire un conto in banca, andare dal medico o ritirare un certificato?), ma ci dicono che tutto avviene per "tutelarci".

Poi anno in rete i fuori-onda (rubati) dell’ex compagno della premier Meloni e tutto allora diventa lecito perché è “politica”.  Mi chiedo quali siano i limiti concreti dell'informazione e se sia corretto mettere in pubblico immagini rubate a tradimento, volgari quanto volete, ma ricordando allora che sono altrettanto volgari milioni di barzellette triviali, immagini, dialoghi e battute da bar. Dove comincia e dove finisce la privacy? Perchè se si tocca un politico o un presunto VIP la privacy non c'è più, ma a partire da quale livello? Da quale base di reddito o livello di notorietà si può liberamente entrare o meno nel tritacarne mediatico? E perché in una indagine a volte per gli imputati ci sono solo le iniziali e per altri lo sputtanamento completo, salvo poi essere assolti?

Lasciamo perdere il buongusto e le questioni private di una coppia: ma è lecito, corretto, questione di buon gusto o solo per una malcelata volontà di distruzione politica che sono andate in onda le immagini di "Striscia" sull’ex partner della Meloni come tante altre immagine “rubate” che circolano sui social. Mi sembra tutta una grande ipocrisia collettiva dove il "privato" è inteso sempre a piacimento, modello fisarmonica. Smontiamo allora questa inutile pantomina sulla "privacy", oppure si ammetta pubblicamente il fallimento di una normativa che esiste solo per forma e mai per la sostanza.

P.S. Sulla separazione della Meloni ho ascoltato anche la pesante ironia della comica Littizzetto che a “Che tempo che fa” non ha fatto ridere neppure il pubblico in sala, mentre mi sono chiesto come mai “Striscia la notizia” in tanti anni non abbia allora mai minimamente ironizzato sulle “performance” amatorie del fu Cav. Silvio Berlusconi: gossip ed immagini non sarebbero certo mancate...

 

LO SCIOPERO ANNUNCIATO

Essendo la CGIL notoriamente preveggente già da luglio era stato annunciato uno suo sciopero generale contro la “finanziaria” (allora neppure in gestazione) ora messo ufficialmente in cantiere in data da destinarsi. Nessun preconcetto contro il governo, ovviamente.

Il problema è che effettivamente questa legge finanziaria è limitata, bloccata dal deficit e dal buco imponente del bonus 110% edilizio che pesa per tre volte tanto sui fondi dello stato. Eppure allora la CGIL non lo criticava e ancora il M5S insiste oggi a difendere questo mostro legislativo che ha aiutato una minima parte di contribuenti, ma che stiamo pagando tutti. A parte la protesta contro le misure economiche (non giudicate sbagliate in sé dalla CGIL, ma giudicate minime rispetto al necessario) la protesta è perché non è stato ridotto il deficit pubblico. Ottima idea, ma il deficit chi l’ha creato: la Meloni?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO  n. 925 del 19 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

AI LETTORI

Nei giorni scorsi ero in OMAN e venerdì scorso non sono riuscito a far partire IL PUNTO. Mi scuso con i lettori e soprattutto con chi mi ha scritto segnalandomi il mancato arrivo. Rientrato, ripropongo il numero scorso - in parte aggiornato - e venerdi 27 ottobre riprenderemo con l'uscita settimanale. Grazie 

 

Sommario:  Quello che sta succedendo a Gaza ed è avvenuto nin Israele è terribile e mi sento inadeguato a commentare vedendo tante sofferenze. Al confronto tutte le altre notizie che riprendo su IL PUNTO mi sembrano davvero sciocchezze.

Chi è credente preghi, è l’unica cosa che nel nostro intimo possiamo fare.

 

ODIO

Il mondo sembra saper parlare solo di odio. Quanto odio avevano dentro di sé i terroristi di Hamas che hanno massacrato centinaia di ragazzi israeliani dieci giorni fa, oppure quelli che hanno decapitato i bambini ebrei? E quanto odio è stato sparso, ora e nel tempo, dalla rappresaglie israeliane? Quanto odio avevano in corpo i genitori dei terroristi, trasmettendolo ai loro figli spesso nati o cresciuti da disperati in campi profughi e quanto ne nascerà o crescerà tra le centinaia di migliaia di profughi che cercano di scappare da Gaza dove Hamas detta legge peggio di una mafia, ma dove tantissime persone non c'entrano nulla con i terroristi subendone la presenza?

E come hanno vissuto negli anni gli israeliani figli dei sopravvissuti all’Olocausto, spesso circondati ed attaccati da ogni parte, a partire dal giorno stesso in cui è stato proclamato lo Stato di Israele? Senza parlare dell’odio viscerale che evidentemente aveva in corpo chi sterminava milioni di persone inermi per infami ed assurde leggi razziali.

Ogni volta che si apre poi uno spiraglio di pace (come i recenti “Patti di Abramo” tra Israele ed alcune nazioni arabe) sembra che qualcuno cerchi di soffocarla, di provocare una reaziondel violenta della controparte, di alimentare altre reazioni.

Prendo atto che, nel mondo, il terrorismo islamico è una delle peggiori forme di violenza e ricordo che Hamas e le altre sigle terroristiche non sono però rappresentative della maggioranza dei palestinesi.  

Come in ogni conflitto tutti hanno ragioni e torti, purtroppo. Personalmente mi sento profondamente amico di Israele da sempre, capisco le ragioni di tanti amici israeliani, con le loro rabbie ed i loro timori, ma anche che essi stessi comprendono come si debba trovare una qualche soluzione per poter comunque condividere - almeno sopportandosi a vicenda - un pezzo di terra che è di entrambi. I palestinesi non sono tutti complici di Hamas e degli altri gruppi terroristici e i loro bambini soffrono come quelli israeliani, per favore non dimentichiamolo!

L’umanità - che ha tante possibilità di crescere e scoprire meraviglie quando applica scienza ed intelligenza, tanto da poter facilmente rendere migliore la vita per tutti - sembra sia obbligata invece a lasciare sempre dietro di sé anche una lunga scia di odio folle, cieco, assurdo eppure profondamente radicato nel cuori. Dove è il senso di aggiungere lutti a rovine per vendette sempre giustificabili, ma che non risolvono nulla? Eppure l’umanità ha fatto sempre così, spesso distruggendo in pochi istanti la vita, i sacrifici, le opere e perfino i capolavori di tante persone e generando così altra violenza, odio e vendetta tra i sopravvissuti. La vendetta spesso è comprensibile, ma non serve a nulla, è una droga che non risolve e genera sempre altra violenza.

C’è sempre un precedente, una “giustizia” da compiere, una scusa per seminare odio, una motivazione per esacerbare gli animi e chiamare appunto alla vendetta o alla guerra “santa”, in Medio Oriente come ovunque.

Pochi giorni fa era il mio compleanno e - pensando a queste cose - ricordavo bene quando – da bambino – i miei genitori e i miei nonni avevano un timore enorme che tornasse la guerra tra russi ed americani quando una era appena finita con i lutti, le divisioni, la rovina fratricida. Dopo tanti anni nulla è cambiato nel mondo, anzi, sono cresciuti mille focolai di guerra e sono arrivate tante nuove armi micidiali. L’uomo continua ad odiare, non cresce, non ragiona in termini razionali e parla sempre più di vendetta che di pace.

Lo so che sono frasi condivisibili ma senza una loro intrinseca concretezza, eppure sono frasi disperate che, riflettendo, tutti dovrebbero sottoscrivere con l’angoscia intima di riuscire poi a fare però poco o niente, anche solo per cercare di rompere questa spirale infinita.

Cosa volete che contino i fatti che settimanalmente cerco di raccontare in queste pagine davanti ad una umanità che troppo spesso diventa così cieca? Non lo so, tutto mi sembra folle ed assurdo, stiamo per lasciare un mondo peggiore di quello che ci ha accolto e dove i più deboli, di solito innocenti, sono poi quelli che pagano sempre.

Solo la preghiera mi aiuta e sono convinto che la stessa preghiera la recitino in maniera diversa - ma condividendola profondamente - tanti cristiani, ebrei e musulmani. Che il Grande Capo ci ascolti e ci aiuti tutti per evitare un bilancio finale ancor più disastroso per la mia generazione e il mondo intero.

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Approfondimento: NON TUTTI GLI ARABI SONO UGUALI

Come vivono i paesi arabi l’ennesima crisi in Israele? Non tutti i paesi sono uguali, anzi, in politica estera ci sono profonde differenze. Sono stato in questi giorni in Oman, sultanato della penisola Arabica di cui si parla poco e che invece recita da sempre un ruolo importante – anche se discreto – nello scacchiere politico medio-orientale con una sua posizione di tradizionale prudenza.