IL PUNTO di MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 895 del
3 febbraio 2023
di MARCO ZACCHERA
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Riflessione: IL NODO MIGRANTI
Non è il
più importante problema del continente e dubito che comunque sarà la volta
buona, ma al vertice europeo del prossimo 9 febbraio si dovrebbe affrontare
(finalmente) il nodo dell’immigrazione clandestina, tema caro ai paesi del sud
Europa mentre per ora Bruxelles ribadisce che non vuole prendersi in carico una
sostanziosa quota-parte degli arrivi al di là di generici “impegni condivisi”.
Ci sono
state infinite polemiche in Italia quando oltre due mesi fa fu respinta una
(una sola!) delle tante navi in arrivo nel nostro paese, ma pochi hanno poi
notato che quando la Ocean-Viking è approdata a Tolone non fu considerata
ufficialmente attraccata in territorio francese e così ben pochi migranti
furono accolti.
Lo stesso
Macron che tanto aveva accusato l’Italia, sommerso dalle critiche della Le Pen,
respinse infatti buona parte di quei migranti che, dopo un breve periodo di
detenzione sono stati ammanettati, imbarcati di forza sugli aerei e rispediti
al paese d’origine nel silenzio dei progressisti europei.
Un
atteggiamento che se fosse stato fatto dall’Italia avrebbe probabilmente
scatenato una polemica generale, ma che invece in Francia è stato liquidato in
pochi giorni.
Eppure, a
pensarci, la violazione delle norme internazionali è totale: il primo “paese
sicuro” che i migranti da sud incontrano sulla loro strada di solito è Malta
che però da sempre rifiuta gli sbarchi (eppure è a tutto titolo in Europa, gode
della presidenza del parlamento europeo ed economicamente non è certo in grandi
difficoltà), le navi delle ONG ne tengono conto e si presentano così davanti
alle nostre coste.
Ascoltare
pure le prediche europarlamentari della presidente Roberta Metsola è un po'
scocciante, soprattutto questo l’atteggiamento del suo paese, ma anche perché i
numeri ufficiali del Ministero dell’Interno aggiornati a fine anno sottolineano
la crescente gravità della situazione.
A parte i
clandestini non intercettati o prevenienti da est, ci sono stati 34.154 sbarchi
nel 2020, 67.677 nel 2021 e ben 105.140 l’anno scorso (la punta nel mese di
agosto). A gennaio c’è stata una nuova moltiplicazione di sbarchi: una
emergenza che segue a quella di dicembre (10.770 sbarchi ufficiali rispetto ai
4.554 dell’anno precedente.
Il
“sistema” degli scafisti funziona insomma alla perfezione con un giro d’affari
impressionante cosa che evidentemente a Bruxelles non crea alcun imbarazzo.
Ma c’è un
altro dato da tenere d’occhio: al netto di quanti sono più o meno ufficialmente
“spariti” dai punti di raccolta, al 31.12.2022 i centri di accoglienza avevano
in carico 107.269 persone (pari, in pratica, alla totalità dei migranti
ufficiali dell’anno scorso) a significare che chi arriva viene sì soccorso ma
poi, sostanzialmente, è “parcheggiato” senza un futuro.
Nello
stesso periodo l’assorbimento ufficiale degli altri paesi europei è stato
praticamente nullo e quindi i migrati restano nel circuito italiano o – molto
più probabilmente – escono dal nostro paese in modo clandestino e tali si
ritroveranno nel nuovo paese raggiunto con varie peripezie: massa d’urto per
problemi sociali tremendi, e fornitura di manodopera disperata al mondo
per lavoro nero e delinquenza.
Non c’è
dubbio che una barca alla deriva vada soccorsa per un concreto pericolo di
vita, ma quante persone in mare sono effettivamente migranti politici o fuggono
da guerre o carestie e quante invece sono lì dopo aver comprato il proprio
viaggio – biglietti aerei inclusi - e quindi sono l’oggetto di commercio da
parte delle organizzazioni scafiste che pianificano tutto?
Le fredde
cifre ufficiali ci dicono che degli oltre 100.000 arrivi del 2022 quasi il 20%
(20.542) vengono dall’Egitto, 18.147 dalla Tunisia, 14.877 dal Bangladesh -
paesi dove la guerra proprio non c’è - e bisogna arrivare agli 8.594 siriani o
ai 7.241 afgani per trovare cittadini di paesi in guerra o comunque dove vi sia
un concreto problema di rischio politico.
In totale
oltre l’80% dei richiedenti asilo sono quindi “economici” e tutti hanno pagato
profumatamente per imbarcarsi e finire in mezzo al mare. Sono così gli scafisti
che fanno la scelta sulla base delle possibilità di pagamento e questa è la
scomoda verità che dovrebbe essere ammessa da tutti, ad iniziare dalle ONG che
di fatto aiutano per ragioni umanitarie solo l’ultimo tratto del un lungo e
complesso traffico internazionale di esseri umani. Al di là di ogni
interpretazione politica e di ogni motivazione ideologica il fallimento europeo
è proprio nel non riuscire a bloccare le partenze.
E’ evidente
che ci sia una aperta connivenza tra autorità politiche degli stati costieri
del Nord Africa e gli scafisti che intercettano il flusso, ma passano gli anni
e su questo aspetto l’Europa non riesce (o non vuole?) prendere atto della
situazione, forse perché imporrebbe decisioni drastiche.
D'altronde
più passano gli anni più si chiariscono le responsabilità di chi ha spinto –
come la Francia, per chiari interessi petroliferi – a destabilizzare la Libia
che in qualche modo teneva sotto controllo il fenomeno dopo gli accordi
sottoscritti con l’Italia.
Sono
situazioni e numeri che andrebbero tenuti maggiormente in considerazione da chi
si straccia le vesti per i rallentamenti imposti dal governo Meloni alle navi
ONG senza però risolvere il problema.
Certo che
senza soccorsi si rischiano più morti in mare e questo è umanitariamente
catastrofico, ma se quei poveracci non fossero partiti certamente non si
sarebbero messi in pieno rischio.
Come ho
scritto nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello
che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” – chi
fosse interessato può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it) la partita
va giocata in altro modo: l’Italia (e l’Europa), prendano atto che
l’immigrazione è un fenomeno mondiale, ma anche paradossalmente utile alla
stessa Europa se si passasse dal “subire” il fenomeno a finalmente gestirlo
permettendo una maggiore elasticità di ingressi tramite corridori umanitari con
adeguati “filtri” in partenza.
A tutti
converrebbe che i migranti arrivassero in Italia e in Europa in modo
organizzato, corretto, predeterminato, passaporto alla mano, esattamente come
avvenuto per decenni all’emigrazione italiana nel mondo.
Un aiuto
importante e concreto potrebbe venire anche dalle Conferenze Episcopali di
molti paesi africani perché è evidente che è più facile integrare un cattolico
nigeriano che parla inglese rispetto a un musulmano integralista che parla solo
arabo.
Non
ammetterlo è un atto demagogico (la demagogia è comunque la evidenza più importante
di questa problematica), eppure da anni ad ogni TG vediamo solo le solite
immagini di disperati alla deriva con un’Europa incapace di prendere
(finalmente) decisioni credibili di fatto lavandosi le mani del problema e si
arrangi chi ci resta in mezzo.
(causa mia
assenza dall’Italia questo articolo de IL PUNTO è stato scritto il 24 gennaio)
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 894 del
27 gennaio 2023
di MARCO
ZACCHERA
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SOMMARIO: BRAVO NORDIO – ARRIVEDERCI
A DAVOS – GRILLI A COLAZIONE – GRETA L’IDEALISTA (?)
BRAVO
NORDIO
Ho sempre
considerato Carlo Nordio un ottimo magistrato, equilibrato e deciso, così come
oggi è un ministro competente e di valore, uno dei migliori della squadra della
Meloni.
Soprattutto
stimo Nordio per la sua coerenza: sta cercando di riformare quella bolgia che è
la Giustizia italiana esattamente come ha sempre indicato, anche prima di
diventare ministro. Anche la sua posizione sulle intercettazioni mi sembra
assolutamente coerente: vanno mantenute quelle per i reati gravi e ad esso
connessi senza abusare, ma soprattutto le intercettazioni devono rimanere
comunque riservate e bisogna combattere e finalmente punire chi è responsabile
della loro diffusione, spesso indebita e strumentale visto che troppe volte
sono usate solo per demolire persone che magari poi non vengono
neppure imputate.
E’ poi
davvero l’ora di arrivare a una separazione netta tra politica e magistratura,
così come tra giudici e pubblici ministeri: due ruoli diversi con diverse
carriere. Per questo è assurdo che qualcuno chieda le dimissioni di Nordio,
mentre apprezzo che anche parte della opposizione sia concorde su questi
concetti di serietà, trasparenza e tutela delle persone.
ARRIVEDERCI
A DAVOS
A Davos,
amena ed elegante (ma soprattutto costosa) località turistica svizzera si incontrano
ogni anno i ricchi della terra e i banchieri “à la page” per decidere di
speculazioni, strategie e tendenze economiche. Anche quest’anno c’è stato uno
stuolo di VIP e aerei privati, chiacchiere e vertici più o meno riservati
mentre viene confermato che
l’1% della popolazione detiene oltre il 66% della ricchezza del mondo.
Pensate che mezzo miliardo di donne africane (tutte insieme!) hanno meno
ricchezze di 22 persone tra le più ricche del mondo e la crisi Covid ha
aumentato le disuguaglianze.
Nel biennio
connotato dalla pandemia, l’1%
della popolazione mondiale più ricco ha visto aumentare infatti
il proprio patrimonio di
26mila miliardi di dollari. Tradotto in termini percentuali,
significa che il 63%
dell'incremento complessivo della ricchezza globale del mondo (ovvero dello
sfruttamento delle risorse già esauste del pianeta) è andato a quell' 1% mentre
al restante 99% della popolazione mondiale (tra i quali tutti noi) solo il 37%.
Ma a Davos
tutto ciò non fa mai scandalo si parla di dazi, scambi, prezzi, bonus, diritti
doganali, reciprocità ecc.ecc. MAI che si indichi, si auspichi e soprattutto si
attui un minimo intervento di solidarietà sociale a livello mondiale. Mai che
esca una proposta sensata di tassazione per portare ad un minimo di riequilibrio,
di equità, in fondo di giustizia. Alla fine diventa una soddisfazione morire:
almeno quel giorno anche i ricchi si ritroveranno nudi e soli.
ALLA TAVOLA
DELLE SCHIFEZZE
Benvenuto
al tenebrione mugnaio, meglio noto come “verme della farina”, benvenuto all’
aketa domesticus (volgarmente noto come grillo), due insetti che - insieme ad
altri - dai giorni scorsi sono diventati ufficialmente alimenti accettati
dall’Unione Europea per il consumo umano e saranno quindi utilizzati ad uso
alimentare.
Potrete
mangiarli secchi, fritti, affumicati e - se la cosa vi fa schifo - non
preoccupatevi perché molto probabilmente non saprete mai di mangiarli.
Gli
insetti, infatti, serviranno soprattutto per creare farine da utilizzare per
gli alimenti e quindi per fare poi pane, pasta, pizza, biscotti, siero di
latte, minestre ecc.ecc.
Oh, state
tranquilli, saranno assolutamente indicati negli “ingredienti” a tutela del
consumatore che sulle confezioni, di solito in carattere millimetrico,
indicheranno “farine animali e vegetali”. Così sarà tutto in regola perchè
naturalmente voi mangiate un panino, non vedete la farina con la quale potrà
essere fatto.
Gli insetti
d’altronde fanno parte dell’alimentazione di molti popoli, in Europa non si
usava ma – si sa - noi siamo “open” e “green”, quindi buon appetito.
Quello che
però mi dà fastidio è che a motivazione della scelta c’è soprattutto l’aspetto
“ecologico” ovvero - secondo la UE - mangiare insetti inquina di meno il
pianeta rispetto ad altri cibi.
Visto che i
grilli non saranno catturati uno ad uno e per farne un chilo di farina ne
servono migliaia vedremo quanto inquineranno poi gli allevamenti industriali di
queste specie mentre - sotto sotto - questa decisione europea è stata
spalleggiata dalle varie catene di supermarket a basso costo, industrie
alimentari ecc. che così potranno disporre di altre materie prime sottocosto.
Grazie, mamma Europa!
GRETA
L’IDEALISTA
Da un po'
non si sentiva più parlare di Greta Thunberg, ma è riapparsa per le proteste
contro le nuove centrali a carbone in Germania: dieci minuti di notorietà
mentre i poliziotti – con molta delicatezza – la trasportavano via da una area
vietata davanti a decine di telecamere.
Questa
volta Greta non aveva però tutti i torti: proprio nel momento in cui l’Europa
ha la fantastica pensata di voler obbligare TUTTI gli europei a sistemate TUTTI
gli edifici per attenersi a più rigorosi standard energetici e mette al bando
le auto non elettriche per – ci si dice - difendere il clima e salvare il
pianeta, in Germania viene riaperta ed ingrandita una miniera di lignite
(ovvero il carbone più sporco e impuro che c’è) di ben 25 km quadrati.
Ma per una
volta non parliamo solo delle proteste ecologiste di Greta, ma di come sia
difficile verificare le notizie diffuse sul web, per esempio sui suoi presunti
patrimoni e redditi.
Stando ai
suoi fan Greta si impegna gratuitamente e dona in beneficenza i profitti legati
alla sua immagine, mentre per la rivista People With Money, Greta guida invece
la lista annuale delle “100 attiviste più pagate” (come pubblicato domenica 1
gennaio) grazie a sorprendenti guadagni di 82 milioni di dollari tra dicembre
2021 e dicembre 2022.
Nel
compilare questa lista ogni anno la rivista prende in considerazione fattori
come le retribuzioni anticipate, la partecipazione agli utili, il supporto e il
lavoro pubblicitario. L'attivista svedese avrebbe un patrimonio netto stimato
di 245 milioni di dollari per gli intelligenti investimenti azionari dei suoi
genitori, oltre a proprietà, diritti d’autore, accordi lucrativi di
collaborazione con la linea di cosmetici “Cover Girl”.
Vero o
falso? Verità oppure maldicenze per screditarne l’immagine? Spero che si tratti
di cifre esagerate, altrimenti verrebbe ulteriormente meno – almeno per me – la
credibilità personale della pasionaria ecologista. Sta di fatto che queste
somme vengono smentite dai suoi fan sostenendo che è tutta disinformazione a
cura delle società che promuovono i combustibili fossili, mentre i denigratori
sostengono che dietro a Greta ci sono anche e soprattutto gli interessi delle
società “green” che ne hanno fatto una loro icona pagandola per questo.
Di sicuro
Greta è intanto scesa in politica: offesa per la recente vittoria della destra
in Svezia è intervenuta a sostegno di una manifestazione di protesta davanti al
nuovo parlamento svedese e pubblicando sul web: “Non possiamo essere neutrali
quando la politica mette in gioco la vita. Chi è al potere va sconfitto, i
gruppi emarginati diventano capri espiatori. Resistere. Difendi l’antifascismo,
l’antirazzismo e la giustizia climatica” Anche il clima è quindi ufficialmente
diventato una questione antifascista, questo mi mancava.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 893 del
20 gennaio 2023
di MARCO ZACCHERA
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SOMMARIO: MAFIA SCONFITTA – VERGOGNA
SUPERCOPPA - RIFLESSIONE UCRAINA – URSS & CGIL A CONGRESSO
MAFIA
La mafia
non può ammettere di essere sconfitta perché perderebbe il proprio potere e
ricordiamoci soprattutto di questo quando subito sono cominciate a girare le
“voci” – non disinteressate - su un Matteo
Messina Denaro che si sarebbe “auto-catturato”.
Se la mafia
ammettesse che neppure il boss dei boss è al sicuro non avrebbe più la forza di
imporre ricatti ed ha quindi tutto l’interesse a far girare simili notizie.
Un convinto
grazie quindi ai Carabinieri, alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati “limpidi”
che con i fatti dimostrano che anche i padrini-assassini, alla fine, perdono
sempre.
VERGOGNA A RIYADH
Sono un
deluso tifoso milanista, ma mercoledì' sera mi sono vergognato e non già per i
tre gol subiti dall' Inter ma per il desolante spettacolo di una finale di
"Supercoppa
Italiana" giocata a Riyadh in Arabia Saudita, davanti a
spalti desolatamente semivuoti e inneggianti a Ronaldo (??!!) solo due
giorni dopo che il governo saudita (quello che detiene il record mondiale di 81
condanne a morte eseguite in un solo giorno il 12 marzo 2022) aveva condannato
a morte anche Awad
Al-Qarnim, 65 anni, cittadino anglo-saudita
"colpevole" di aver scritto un tweed contrario al governo.
Pensate per
un attimo se Milan ed Inter - dimostrando di non correre solo dietro ai soldi,
ma di avere anche un minimo di coscienza - avessero per protesta rifiutato di
giocare a Riyadh optando per disputare la partita semplicemente al Meazza a San
Siro (cosa peraltro logica e giusta), magari offrendo in beneficenza una parte
dell'incasso.
Sarebbe
stato uno schiaffo ai soldi dei sauditi (che hanno anche loro invaso lo Yemen
“alla Putin” ma fa figo non ricordarlo) e magari qualcuno nel mondo avrebbe
potuto notare "Guarda questi italiani che hanno anche un pò di coerenza e
spina dorsale..." Macchè, davanti ai soldi ci inchiniamo tutti...
Approfondimento: RIFLESSIONI SUL DRAMMA
UCRAINO
Ci mancava
l’invito di Zelensky al
festival di Sanremo per rischiare di trasformare il dramma
dell’Ucraina in una vera pagliacciata, tutti alla rincorsa dell’“audience”.
La presenza
del presidente ucraino allo show mi sembra davvero una sciocchezza, ma soprattutto
una mancanza di rispetto per le migliaia di morti della guerra.
Anche per
questo vorrei tentare un ragionamento sulla situazione in Ucraina sapendo in
anticipo che riceverò ogni sorta di critiche.
Ci avviamo
infatti al 12° mese di guerra e la situazione sul campo è – sostanzialmente -
quella di una settimana dopo l’invasione russa, un atto
inaccettabile e che ha posto Putin contro il diritto internazionale, la logica
e perfino il buonsenso.
A Kiev c’è
però un personaggio salito agli onori del mondo come mai avrebbe potuto
immaginare, questo
Zelensky che oggi è appunto una star, mentre il suo paese è
aiutato a tutti i livelli, può controbattere militarmente colpo su colpo e –
con il sostegno quasi unanime dei media mondiali - sa di avere alle spalle una
riserva inesauribile di armamenti. Ma
che interesse avrebbe mai Zelensky a volere una pace?
Quando Biden annuncia
(19.1.2023) l’invio di nuove armi per 2,5 MILIARDI di dollari l’affare per
Zelensky è di continuare ad oltranza, soprattutto se Biden pare che ora appoggi
anche gli attacchi “preventivi” sul territorio russo.
Incidentamente,
ricordiamoci che con questa somma i 500 MILIONI di esseri umani che rischiano
la fame mangerebbero per più di una settimana.
Un anno
dopo l’avvio della guerra la Russia non sembra però economicamente prostrata,
la gente - volente o no - ubbidisce agli ordini e tira avanti senza grandi
restrizioni economiche, visto che in guerra ci vanno soprattutto i contadini,
la vera “carne da macello” di tutte le guerre e le sanzioni non si sono
dimostrate particolarmente efficaci.
Nello
stesso periodo l’Europa, già provata dal Covid, è invece precipitata in un
grave crisi soprattutto energetica e l’inflazione che ne è venuta in
conseguenza ha scardinato i bilanci statali, ha indebitato i governi
(soprattutto quelli che non hanno alternative energetiche), ha fatto crescere i
prezzi colpendo soprattutto i ceti più poveri.
Il problema
è adesso decidere se e come uscirne.
Ci sono
sostanzialmente due strade: una è continuare quella attuale armando l’Ucraina
con ogni difesa possibile in attesa che riconquisti il Dombass e ci provi con
la Crimea, l’altra è considerare lo stato di fatto, spingere davvero le parti a
negoziare, imporre un armistizio magari dichiarando ufficialmente russa la
Crimea (come è nella storia…) e trovando formule di ampia autonomia per l’est
Ucraina, rendendo “conveniente” il cessate il fuoco anche per Putin.
Certamente
la prima scelta è quella più giusta dal punto di vista dell’etica e del
diritto, ma la seconda è decisamente la più “umanitaria” per le popolazioni
coinvolte e soprattutto converrebbe anche per noi. Sarebbe forse l’unica scelta
realistica visto che di fatto entrambe le parti possono crescere in armamenti e
missili causando morti innocenti, rovine e alla fine – Dio non voglia – un
pazzo potrebbe schiacciare il grilletto atomico.
Si dirà che
così Putin avrebbe vinto, ma non è vero perché avrebbe comunque sacrificato il
suo paese per un controllo indiretto di pochi territori. Quello che più mi
mette in imbarazzo, però, è soprattutto che – a parte Papa Francesco che
quando parla di queste cose non viene minimamente ascoltato (soprattutto dal
“cattolico” Biden) - nessuno in Europa sembra volere provare a tessere un
minimo di rapporti di pace e - anzi - i toni, le discussioni, i vertici, le
minacce sembrano costruite apporta per allontanare ogni speranza di negoziato.
Al di là di
frasi di circostanza concretamente non si vuole fare nulla. Ascoltate
il segretario generale della NATO Stoltemberg,
oppure il ministro degli esteri europeo Josef
Borrell: perfino il loro tono di parlare è una quotidiana
provocazione a Putin, sembra ci sia il desiderio di rendere ancora più isterico
e rabbioso l’avversario.
Mai uno
spiraglio concreto, una proposta di tregua d’armi, una offerta per aprire una
possibile trattativa: solo escalation di armi, missili, contraerea e carri
armati.
Ed è qui
che mi nasce un dubbio profondo: ma
a chi conviene continuare in una guerra umanamente dissennata?
E’evidente: ai “falchi”, a chi commercia in armi, a chi specula e commercia in
materie prime, a chi ha voluto eliminare un qualsiasi accordo o alleanza strategica
UE-Russia per i tempi futuri, a chi ha sabotato i gasdotti sottomarini e fatto
schizzare i prezzi dell’energia speculandoci sopra.
Tutti in
Europa sembrano essere contro Putin ed è giusto, ma allora perché
contemporaneamente si resta silenziosi verso tante altre dittature, governanti
sanguinari, repressioni evidenti: perché questa assordante disparità di
comportamento? In Iran si muore se non porti il velo, in Arabia Saudita se usi
un twitter contro il governo, in Afghanistan si torna al medioevo, in Africa
milizie ammazzano, invadono e distruggono, milioni di profughi sono stati
creati da “nostre” guerre folli e vagano disperati nei deserti… Ma per l’Europa
queste cose contano poco o niente.
Conta solo
l’Ucraina, ma anche perché è diventata un mega-business e d'altronde da sempre
la guerra fa nascere e crescere gli affari, i “danni collaterali” sono sempre
un optional sulla pelle della gente.
Cerchiamo
allora di essere rigorosamente logici: se le “sanzioni” servissero davvero a
qualcosa Putin sarebbe allo stremo da tempo ed invece non lo è, segno che
servono a poco o a niente, anche perché lo Zar si approvvigiona ad oriente.
Qualcuno vuole cominciare ad ammettere – dopo 11 mesi - che questa strategia è
sostanzialmente fallita e quelle sanzioni hanno soprattutto danneggiato alcuni
paesi d’Europa e in particolare alcuni settori che purtroppo erano quelli di
punta per l’Italia, dai mobili alla moda, oltre alla terribile bolletta
energetica che ci abbatte, mentre non colpisce Gran Bretagna, Olanda, Norvegia
ecc.ecc. ?
Perche dopo
un anno la guerra è sostanzialmente in stallo, non siamo certamente all’ultima
spallata come sperava Cadorna mandando i fanti a morire sull’Isonzo e piuttosto
ricordiamoci che a Verdun dopo tanti mesi di massacri non aveva vinto nessuno.
Intanto il
debito pubblico sale, i governi (non solo il nostro) debbono indebitarsi per
sostenere l’economia, ma così salgono gli interessi sul debito in una spirale
senza fine. L’autonomia politica delle nazioni europee decade e cresce il
controllo economico della BCE che ha di fatto ormai un potere di veto assoluto,
altro che i risultati elettorali… Ma se tutto è nuovamente una questione
economica, come la mettiamo allora con il “diritto umano e dei popoli” per
difendere il quale eravamo partiti?
Dopo 11
mesi di guerra è legittimo e vero poter dire che effettivamente gli USA ci
hanno spinto e mantenuti ad una “guerra per procura” per la gioia dei loro (e
nostri) fornitori di armamenti dipinti come grandi difensori della libertà, ma
forse anche per più profani profitti.
Io,
“occidentalista” e filo USA da sempre, mi trovo spiazzato dalla attuale assurda
politica americana e da un’Europa che vi corre dietro senza ragionare.
Anche
perché nessuno ci spiega con chiarezza quale sia veramente la situazione
interna in Russia e in Ucraina dove i deputati dell’opposizione sono spariti, i
religiosi ortodossi russi espulsi, milioni di ucraini “russofili” (che ci sono,
è una realtà storica, non li ha inventati Putin!!) sono considerati traditori.
Così come non credo che la tradizionale e ben radicata corruzione ucraina sia
stata messa all’angolo, anzi, e nessuno sa bene (o ci dice) dove finiscono le
armi e i contributi italiani.
Approfondimenti
di questo tipo sulle nostre TV non se ne ascoltano mai.
Sullo
sfondo restano poi i tanti misteri sulla salita al potere proprio di Zelensky,
i maneggi della famiglia Biden, il ruolo degli oligarchi (non ci sono solo
quelli russi!).
Ma
possibile che alcuni paesi europei - compreso il nostro - non debbano
cominciare a discutere anche di queste cose? Non per abbandonare l’Ucraina il giorno dopo, ma per
cominciare a valutare i pro e i contro di una guerra infinita e
all’obiezione che se ci fermassimo adesso Putin pian piano si mangerebbe
l’Europa come Hitler nel ’38 obietto che se Putin lo avesse veramente voluto,
in una settimana – almeno all’inizio della guerra – sarebbe arrivato a Kiev.
Ma non
aveva – allora come oggi – alcun interesse a farlo e forse adesso ha giusto
solo le forze per mantenere lo status quo, ma anche per difendersi ad oltranza.
Se gli
alleati rafforzeranno ancora l’Ucraina lui farà salire di un’altra tacca il
terrore missilistico e se arriveranno i patriot e la nuova contraerea (italiana
e NATO), salirà di due tacche e così via: è una partita a poker, con continui
rilanci di terrore.
Se non
diciamo “vedo” e fermiamo il gioco, però, se non facciamo nulla di concreto per
rompere il cerchio alla fine questo gioco sarà un disastro per tutti.
URSS A CONGRESSO
Finiamo con
un po' di sana allegria... Si è svolto a San Lazzaro il XX congresso della CGIL
di Bologna che è terminato al suono del potente inno dell’Unione Sovietica
diffuso a tutto volume a far da corona ad abbracci e pugni chiusi finali.
Ognuno
suona quello che vuole, l’inno della fu URSS (che è poi tuttora quello della
attuale Federazione Russa, visto che sono state cambiate alcune parole, ma non
la melodia) ha una musica bellissima e travolgente, ma - suonato proprio nel
giorno in cui l’Italia annunciava l’invio in Ucraina delle più moderne batterie
antimissili disponibili - lascia un pochino perplessi. Si sono scusati dicendo
di aver confuso l' inno russo con l’Internazionale ma è una balla: se volevano
sfumavano subito la musica e la cambiavano, invece…"avanti,
compagni"! Che ne dicono di questa piccola incongruenza gli altri
sindacati e dalle parti del PD?
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 892 del
13 gennaio 2023
di MARCO
ZACCHERA
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Numeri arretrati de IL PUNTO, segnalazioni bibliografiche,
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SOMMARIO: ADDIO A PAPA BENEDETTO - MELONI
DONNA DELL’ANNO ? – BRASILE: VERITA’ NASCOSTE - ERRORE GASOLIO – RINNOVATO IL
SITO WEB
ADDIO A PAPA BENEDETTO
C’ero
anch’io in Piazza San Pietro il giorno che lo elessero Papa, quando Lui si
presentò alla folla ricordando gli operai della vigna del Signore. Benedetto è
stato un papa serio, severo, timido, preciso. Lo hanno attaccato in molti
perché non era un “progressista” e perché diceva le cose come stavano, senza
indulgere nella demagogia. Per esempio quando parlò a Ratisbona non voleva
offendere nessuno, ma disse semplicemente la verità, ovvero che l’Islam può
arrivare a stravolgere la libertà e quanto avviene ogni giorno - dall’ Iran
all’Arabia Saudita - non fa che confermarlo.
Dopo morto
improvvisamente ne parlano tutti bene, ma “prima” era diverso: Benedetto non ha
mai raccolto il plauso dei media, come avviene invece con Papa Francesco ma
solo quando parla di temi cari alla sinistra. Se lo stesso Francesco
"stona" rispetto alla vulgata corrente, magari sulla guerra in
Ucraina o il commercio delle armi, allora anche lui è di fatto tacitato, perché
“disturba”.
Benedetto
credeva nell’Europa con salde radici cristiane, nella dottrina della fede anche
quando è dura o scomoda da accettare. Riposa in pace Papa Benedetto, resterai
nei nostri cuori e prega per noi, per la nostra comunità che ne ha molto
bisogno.
MELONI “DONNA DELL’ANNO” ?
Se c’è una
persona che in Italia l’anno scorso ha meritato il titolo di “donna dell’anno”
è stata sicuramente Giorgia Meloni alla quale un anno fa nessuno avrebbe
pronosticato un successo elettorale così travolgente, ma soprattutto una decisa
conduzione di governo che - almeno fino ad ora - lascia abbastanza
stupiti.
Inutili le
piaggerie o le critiche preconcette: piacciano o meno le sue idee,
obbiettivamente la Meloni ha affrontato il “mestiere” di Premier con piglio
sicuro concedendosi, ad oggi, ben poche sbavature e dimostrando una conoscenza
dei problemi bel oltre il previsto, così - quando afferma di voler durare -
comincia a trovare molti italiani che se lo augurano.
In effetti
nessuno parla più di pericoli democratici o derive autoritarie, le polemiche
nostalgiche si sono stemperate in banalità, lo staff di governo appare
abbastanza coeso e l’opposizione piuttosto divisa ed incerta.
Un aspetto
ancora da verificare è invece l’immagine che la Meloni ha offerto a livello
internazionale e le decisioni che vorrà prendere in termini europei. Al di là
dei sorrisi istituzionali la continuità con la politica di Draghi è apparsa
evidente, rassicurante, in linea con una tradizione italiana molto (troppo?)
ossequiente nei confronti di Bruxelles.
Certamente
molti sono i condizionamenti economici e politici in un’agenda dettata dalle
politiche della BCE, ma personalmente credo (e spero) che – dopo questa
opportuna lezione di continuità - la Premier inizierà presto a mutare il tiro,
perché altrimenti rischierà non tanto all’esterno quanto all’interno del
proprio elettorato che credo sia in buona parte più critico di lei nei
confronti della UE.
Un’avvisaglia,
l’annunciato “no” all’obbligo sui motori elettrici per le auto dal 2035.
Stupisce
anche che Giorgia Meloni si sia adeguata esattamente sulla linea UE in politica
estera e per il conflitto ucraino (e quindi sulle posizioni di Washington)
senza avanzare qualche riserva, ma è appunto troppo presto per capire se questa
sia effettivamente la sua volontà o se questa scelta vada a porsi in una strategia
più a lungo termine con distinguo progressivi che inizieranno magari sulle
politiche migratorie per spostarsi man mano sulla politica estera per portare
l’Italia ad essere potenzialmente uno stato-guida dei paesi mediterranei e di
parte dell’est europeo.
Quello che
è invece emerso dalla conferenza stampa di fine anno è la asserita volontà di
mettere le mani al più presto ai progetti di riforma costituzionale.
Un tema che
sarà contrastato dall’opposizione, ma la Meloni sa che troverà attenti (e consenzienti)
molti elettori anche al di fuori della sua maggioranza.
C’è da
sempre nel paese una volontà presidenzialista o semi-presidenzialista e grazie
all’ampiezza della sua maggioranza parlamentare è forse il momento di
intervenire ora perché è una riforma che può effettivamente essere utile, visto
anche che questi suoi primi mesi di governo sottolineano un governo tornato
“politico”, nella mani di una figura rappresentativa e “forte” e – tra l’altro
- stupisce che sia stata proprio la prima donna a Palazzo Chigi ad aver dato
questa impressione.
Il problema
sarà coniugare un premierato più volitivo con la richiesta di autonomia che la
Lega da tempo sostiene e che va canalizzata – e non sarà facile - come utile
contraltare ai maggiori poteri che verrebbero assegnati al premier. Presto per
parlarne, ma effettivamente il mix che ne uscirà potrebbe dare all’Italia
quella nuova veste costituzionale di cui si parla da decenni, ma senza mai
riuscire a concludere nulla.
D'altronde
non sono ancora trascorsi neppure i tradizionali 100 giorni di “luna di miele”
di ogni esecutivo e quindi è presto anche per i primi bilanci, ma se la Meloni
pensa già a riforme strutturali significa che intende proseguire in velocità su
un piano di riforme istituzionali che pur troveranno cento ostacoli sul loro
cammino.
Ad oggi il
grande vantaggio della Premier è piuttosto di parlare in molto spigliato
(magari un po' troppo romanesco) immedesimandosi facilmente con la “pancia”
degli elettori che se ne sentono rassicurati ed amano quel contatto diretto. Un
credito di simpatia non fa mai male, anche perché il lavoro e le difficoltà non
mancheranno.
ERRORE GASOLIO
Credo sia
stato un grave errore da parte del governo non prorogare lo sconto sulle accise
dei carburanti, mantenendole – eventualmente man mano a scalare - almeno per il
gasolio, tenuto conto di quanto i trasporti pesanti incidano sull’inflazione e
in generale sull’economia.
Ma,
soprattutto, credo servano iniziative ancora più incisive di quelle annunciate
di controllo sugli abusi e le speculazioni sui prezzi da parte delle compagnie
petrolifere (oltre di quelle energetiche, bancarie e farmaceutiche) che in
pratica operano in condizioni di “cartello”. E’ un problema grave che tocca
diversi settori dove la libertà dei prezzi viene aggirata con accordi di
oligopolio e questo non è né giusto né tollerabile: costi bancari, energetici,
autostradali, medicine di base: il governo tenga dritta la schiena,denunci con
forza gli speculatori e non si pieghi a questi veri e propri ricatti da parte
delle grandi strutture finanziarie.
Approfondimento: BRASILE, LE COSE CHE SI NASCONDONO
Da domenica
tutte le fonti di stampa denunciano l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia
paragonato – ovviamente – a quello di Capitol Hill, ma pochi raccontano
altri particolari che sono invece importanti nel panorama politico brasiliano,
prendendo atto che al momento in cui scrivo queste note su Rai News ci sono 35
commenti alla crisi brasiliana TUTTI con una sola versione e NESSUNA che dia
spazio ai “Borsonaristi”, ovvero (almeno) al 48% dei brasiliani che hanno
votato per l’ex presidente, decine di milioni di persone la gran parte
assolutamente non violente, ma di cui nessuno sembra interessato a conoscere il
parere.
Premesso
che per me la condanna di ogni violenza deve essere inappellabile e sincera, i
fatti di Brasilia si inquadrano però in una situazione torbida perché se Lula
ha vinto (ma ad oggi non si è ancora espressa la Commissione di vigilanza sulla
regolarità dei risultati) è altrettanto vero che la maggioranza dei deputati e
degli Stati gli è contraria e il risultato delle elezioni per il Parlamento
brasiliano ha sancito che la maggioranza dei seggi è tuttora nelle mani del PL
(quello di Bolsonaro).
Eppure la
vittoria di Lula, contestata e comunque risicata nei voti, è stata proclamata
immediatamente, senza neppure aspettare la proclamazione ufficiale. Attore
della scelta (contestatissima, ma da noi nessuno lo dice) Alexandre De Moraes,
ministro del Tribunale Supremo del Brasile (TSB), la persona più potente,
politicamente, dell’intero Paese, Lo stesso che ieri ha subito chiesto
l’arresto dell’ex ministro della giustizia, del capo della polizia ecc.ecc. De
Morales ha sempre favorito il PT di Lula anche con decisioni apertamente
discutibili. Attenti quindi perché prendendo per scusa alcune centinaia di
violenti facinorosi (questi sì che vanno arrestati) ci si è subito
accaniti contro decine di migliaia di dimostranti che in pace chiedevano in
tutto il paese correttezza nelle elezioni.
Il rischio
è che si voglia sfruttare l’episodio per forzare le cose in una specie di
“contro-golpe preventivo” che rischia di spaccare ancora di più il paese pur di
bloccare l’opposizione a Lula che ha la maggioranza in parlamento.
Anche
perché - per esempio - il neo-presidente non è quel santo che si vuol fare
apparire: non è stato assolutamente prosciolto dalle accuse di corruzione, ma
alla fine le condanne sono state annullate solo perché si è sostenuto che la
corte competente fosse Brasilia e non Curitiba… Ma chi sa queste cose in
Occidente? Attenzione anche perché se Lula ha vinto, tutti gli
stati brasiliani “produttivi” del centro e del sud (il Brasile è una
Federazione, ricordiamocelo) gli hanno comunque votato contro e – se esistesse
un controllo sul “voto di scambio” – non ci potrebbero essere dubbi che Lula ha
vinto proprio in questo modo, dopo aver distribuito per anni decine di milioni
di “pacchi dono” ai poveri sia per alleviare la loro spaventosa crisi
economica, ma anche per riceverne poi i voti, mentre il deficit statale saliva
alle stelle.
Per questo
la situazione brasiliana sta diventando caotica ed è a rischio di una
escalation di violenze inarrestabili che possono portare ad una disintegrazione
dello Stato, con una divisione profonda del paese che si allarga sempre di più.
ULTRAS E RESPOSABILITA’ OGGETTIVA
C’è un solo
modo concreto e convincente per spegnere la violenza degli ultrà violenti come
nel caso di domenica scorsa sull’Autostrada del Sole ad Arezzo: condanne penali
- sollecite e severe - per i diretti responsabili e immediate penalizzazioni in
classifica con multe salate alle società di cui questi “tifosi” sono gli
esagitati e violenti supporter.
State
tranquilli che a quel punto proprio le stesse società sarebbero le prime a
denunciarli, cosa che purtroppo non avviene, isolandoli ed impedendo loro di
frequentare gli stadi. Provare per credere, intanto a poche ore dagli arresti
tutti sono già tornati in libertà, pronti a ricominciare.
Il mio sito web: wwwmarcozacchera.it è stato recentemente
rinnovato, dategli un’occhiata !
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 891 del
23.12. 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
RIFLESSIONI DI NATALE UN PO' FUORI DAGLI SCHEMI - LO SCANDALO CHE (finalmente)
APRE LA PATTUMIERA DI BRUXELLES - I MEDIA SU TRUMP - COSI' GIRA IL NUOVO MONDO.
ED E’SUBITO
NATALE
Facendo gli
auguri ai lettori de IL PUNTO avrei voluto scrivere parole un po' diverse dal
solito. Non tanto per buonismo pre-natalizio quanto perché forse bisogna
ammettere che il mondo cambia poco, chiunque governi e che troppo spesso
sembrano sempre vincere i “cattivi”.
Ad esempio,
per molti anni ho tenuto una rubrica settimanale sul quotidiano “La
Prealpina” di Varese e stavo rileggendo il mio pezzo del Natale 2002, scritto
esattamente 20 anni fa.
Se lo
avessi riprodotto interamente qui oggi quasi nessuno avrebbe scoperto che era
“datato” perché descriveva una situazione di disordine mondiale e di
sostanziale ingiustizia planetaria esattamente allora come oggi.
Sembra
proprio che nessuno voglia imparare dalle esperienze passate, che pochissimi
vogliano seriamente mettersi d’impegno per costruire e non solo distruggere.
Ma forse
non è vero: vent’anni sono tanti per ciascuno di noi, ma un nulla rispetto alla
storia eppure – se non volete arrendervi alle banalità - vi consiglio di
leggere il bel libro “Factfulness” di Hans Rosling (sottotitolo: “Dieci ragioni
per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno molto meglio di come
pensiamo”). Scoprireste che, a dispetto di mille crisi, il mondo in questi 20
anni è andato decisamente avanti nonostante tutte le auto-distruzioni umane e i
grandi numeri ci dicono che il livello di vita è generalmente migliorato anche
nei paesi “poveri” nonostante epidemie e guerre.
Forse un
bilancio vero non andrebbe però fatto solo su statistiche mondiali più o meno
tranquillizzanti per quanto riguarda salute, istruzione, clima o vita media
anche se, al di là dei catastrofismi, è per fortuna la verità.
Quello che
non entra nella statistica - e invece dovrebbe “pesare” soprattutto in questi
giorni natalizi - è piuttosto il bilancio di ogni singola vita, quello dei
rapporti umani che ciascuno di noi ha e vive con il prossimo.
QQQui non
c’entrano proprio le statistiche visto che ciascuno è arbitro di sé stesso e le
conclusioni deve trarle da sé con bilanci che forse vengono più facili proprio
a fine d’anno, ma che dovrebbero coinvolgerci anche (o soprattutto) per
quell’“incidente” che siamo abituati a festeggiare – malamente, nel senso che
troppe volte ne tradiamo il senso - una settimana prima di Capodanno, ovvero
quello che chiamiamo Natale.
Non so come
effettivamente siano andate le cose in quel di Betlemme ai tempi del fu Cesare
Augusto, so che da lì è nato (o continuato) un grande discorso che coinvolge
tutta l’umanità, anche se quasi sempre facciamo finta di non pensarci, occupati
da tutt’altro.
Solo
qualche volta, magari nei momenti tristi o in quelli – come a fine d’anno - in
cui più facilmente si fanno bilanci, ecco che ci accorgiamo che il discorso
dentro di noi è sempre incompiuto, ma che comunque da soli non ce la facciamo
perché il “prossimo” - quello che sta appena là fuori - comunque ci interroga,
ci impone di non pensare solo a noi stessi se siamo minimamente logici con
principi non tanto religiosi quanto intimi, istintivi nella vitaumana.
Per chi ci
crede (io “ci spero”) la testimonianza che è nata in quella stalla è
particolarmente aperta, spalancata verso “il prossimo tuo” tanto da
costringerci a pensare non sono alle statistiche del mondo ma piuttosto a quel
nostro bilancio intimo, unico, personale.
Possiamo
non farlo, girarci intorno, far finta di dimenticarlo, ma prima o poi siamo
comunque costretti a farlo perché in fondo - a quegli strani atomi che
compongono la
coscienza
del nostro corpo e danno linfa al nostro spirito - questo bilancio diventa una
specie di necessità e sale dal di dentro come un tappo di sughero che risale
verso la superficie dell’acqua e che nessuno può fermare: prima o poi riemerge
in piena luce.
Se ci
fermiamo a pensare un po’ su questi nodi ecco che allora la luce delle
luminarie di questi giorni conta davvero poco mentre vale ben di più quella
luce che ciascuno di noi può accendere dentro di sé.
Alla fine
per festeggiare il Natale “vero” – al di là dei “seasonal greetings”, formula
ipocrita di
auto-assoluzione per chi non ha più nemmeno il coraggio di dirsi cristiano
- dovremmo soprattutto pensare seriamente a questi aspetti, senza
nasconderci dietro a regali più o meno riciclati, obbligati o banali solo
perché “si usa” scambiarseli.
Riflettendo
scopriremo che ci serve assolutamente una luce, ma soprattutto la “nostra”
luce, quella che riceviamo quando arriviamo in questo mondo ma che poi un
giorno dovremo restituire. Ed è comunque bello, alla fine, distribuirla intorno
a noi.
Potremo
farlo in mille modi e in tutta libertà, magari cominciando a rifletterci un po’
e poi visitando chi è solo, perdonando un torto, aiutando un poco di più chi ha
bisogno. Distribuire un po’ di quella luce è il regalo più bello
che potremo fare ed è fantastico che possiamo costruirlo da noi prima di tutto
proprio per noi stessi.
Anche
questo è rinascere, ed è davvero Natale.
QATARGATE,
MA NON SOLO
Il
disinvolto atteggiamento di un gruppo di europarlamentari di sinistra beccati
con le valige piene di contanti ha aperto (finalmente) un velo sulla corruzione
che gira per Bruxelles.
Temo però
che la corruzione con coinvolga solo singoli deputati o commissari europei, ma
sia ben più profondamente insita nel “sistema”, vertici compresi.
Da quanti
mesi sottolineo su IL PUNTO la mancanza di trasparenza dei leader e loro
famigliari, delle procedure di appalto e forniture (vedi vaccini), dei rapporti
stretti con grandi aziende che condizionano la politica energetica, quella
sanitaria e le scelte economiche dell’Unione?
Ma com’è
mai possibile che non ci sia un controllo di trasparenza sui “grandi numeri”
europei? Come possono mai i cittadini avere fiducia nelle Istituzioni se queste
non rispondono a nessuno, se i Commissari vengono decisi dall’alto e non
cambiano neppure se non rappresentano più politicamente nessuno?
Dov’è un
serio controllo contabile sugli appalti, le spese. gli sprechi e le forniture?
Se non arriva più trasparenza l’Europa muore e non per una valigia di
soldi gestita da dei ladri, ma perché sta diventando una corrotta burocrazia
senz’anima. Questo al di là di tutte le chiacchiere, le parole, gli asseriti
principi “progressisti” che ci vogliono imporre e che invece nascondono
soprattutto la “polpa” degli affari e – purtroppo – anche la corruzione.
Cominci
Lei, cara Von Der Leyen, ci spieghi cosa combina suo marito nel mondo
farmaceutico, quanto ha speso l’Europa per i vaccini COVID, chi ha fatto gli
appalti e perché si siano sceltiproprio quelli incredibilmente più
costosi. Forza, Ursula, apra i cassetti…
Oppure,
visto che i corrotti sono nella “sua” maggioranza, cominci a valutare se non
sia più opportuno pensare ad elezioni europee anticipate. In caso di Sue
dimissioni, invece, forse un tale Mario Draghi avrebbe qualche titolo in più
proprio rispetto a Lei per dirigere la “Commissione”.
TRUMP
Ho scritto
più volte quanto Donald Trump mi stia antipatico, che sarebbe un danno per i
repubblicani se si presentasse ancora alle elezioni presidenziali e che sarebbe
molto meglio per loro se candidassero invece un giovane, come il governatore
della Florida Ron DeSantis.
Ha fatto
clamore in questi giorni la scontata accusa a Trump da parte della “Commissione
d’Inchiesta della Camera” che - a seguito dell’assalto a Capitol Hill del 6
gennaio 2021 - chiudendo i suoi lavori ha denunciato “all’unanimità” presunte
gravissime responsabilità a carico dell’ex presidente chiedendo in pratica alla
magistratura americana di intervenire per bloccarne la possibile ricandidatura.
Pochi media
italiani hanno però spiegato che la “Commissione d’Inchiesta” (18 mesi di
lavoro, centinaia di audizioni, esito scontato) era in pratica COMPOSTA SOLO DA
DEPUTATI DEMOCRATICI in quanto i repubblicani (che ora sono la maggioranza al
Congresso) non hanno mai voluto farne parte. Quindi la “Commissione” era
di fatto una espressione solo del Partito Democratico USA, non dell’intera
Assemblea e oltretutto non aveva e non ha nessun valore giuridico. Se non si
spiega questo, difficile che il pubblico italiano possa capirci qualcosa, ma è
un elemento utile per sottolineare il livello di disinformazione diffuso da
gran parte dei media italiani.
DOVE VA IL
MONDO
Per
rendersi conto di come siano cambiati i rapporti economici e le comunicazioni
nel mondo, basta dare un'occhiata all'aeroporto di Istanbul dove il tabellone
delle partenze in un’ora soltanto - per esempio tra le 8 e le 9 del
mattino - segnalava tre giorni fa la partenza di 38 voli internazionali.
Se passate
da Fiumicino o Malpensa, date un'occhiata e fate un confronto.
E mentre gli
altri corrono, in Italia (e in Europa) andiamo avanti a discutere per settimane
sui 60 euro pagabili o meno via POS....siamo ridicoli!
COME DI
CONSUETO PER LE FESTE NATALIZIE “IL PUNTO” SI PRENDE UNA PAUSA, ARRIVEDERCI A
DOPO LA BEFANA.
BUON NATALE
“VERO”, AUGURI PER UN ANNO NUOVO ALMENO DISCRETO E GRAZIE DELL’AMICIZIA (E
DELLA SOPPORTAZIONE) CHE SPESSO MI AVETE DIMOSTRATO.
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 890 del
16 dicembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Come ogni
anno, nel mese di dicembre, dedico un numero speciale de IL PUNTO non a temi
politici ma per fornire il doveroso rendiconto di una iniziativa che seguo
ormai da 41 anni ed alla quale hanno contribuito molti lettori. Si tratta
del VERBANIA CENTER che – come potete leggere più sotto – opera in diverse
parti del mondo. Credo che sia un modo serio e soprattutto concreto per “fare”
e non solo per “dire”.
La prossima
settimana IL PUNTO uscirà regolarmente il venerdì con l’ultimo numero
pre-natalizio. Grazie ai lettori che anche quest’anno vorranno darci una
mano.
Marco Zacchera
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41 anni di “ KABA KUKUNA ANDU” (“E’
MEGLIO FARE DEL BENE”)
2022 : VERBANIA CENTER –
RELAZIONE DEL 41° ANNO
Cari amici,
come in
pochi possiamo ormai ricordare personalmente, 41 anni fa – era il Natale del
1981 – nacque il “Verbania
Center” prima come gruppo di amici e poi da 12 anni come
autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”.
Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del
Kenya, e da allora si è fatto davvero tanta strada sia in Africa che in America
Latina.
Come ogni
anno vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più
insieme a quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono
impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che
abbiamo raccolto. Anche il 2022 è stato un anno difficile per il post-Covid e
la guerra in Ucraina, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre attività,
particolarmente in Mozambico.
RELAZIONE
FINANZIARIA
Ricordo
come ogni anno che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la
Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due
diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo
iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i
fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative.
Quest’anno
le ENTRATE sono state inferiori all’anno scorso, annata un po' eccezionale, ma
sono stati comunque raccolti 11.288
euro, compresi gli interessi attivi sul fondo patrimoniale. Gli
IMPEGNI complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 10.800. Conseguentemente
il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è salito al 30.11.22 a 3.063 euro mentre il
FONDO PATRIMONIALE resta invariato
a 73.454,00 euro.
In totale
dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 41 anni ha quindi
superato come raccolta i 637.000 euro che, salvo i saldi
attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100
iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’
Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti
“senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno
nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.
MOZAMBICO:
NACALA E MACHAVA
In
Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora
salesiana verbanese Maria
Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si
sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per
allieve infermiere (2.000
euro). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del
Mozambico - ci ha chiesto aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal
nord per sfuggire alle milizie islamiche. A questo fine abbiamo per ora inviato
3.000
euro, un altro invio si spera prima della fine dell’anno .
In
Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica
laica che lavora a Machava,
nella periferia di Maputo,
la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone
periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è
continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la
realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica,
stomatologia, pneumologia quest’anno ci si è concentrati a finire i lavori del
pronto soccorso, diventato operativo nell’estate scorsa.
Ultimati
anche i lavori per il pozzo e la distribuzione ai reparti dell’acqua potabile
oltre alla costruzione di punti pubblici di distribuzione. Durante l’anno,
oltre a quanto già versato, sono stati inviati 4.000 euro che hanno permesso di completare
le opere. Purtroppo in ottobre Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio
in Italia – ha avuto una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di
emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Nell’augurarle
una pronta guarigione abbiamo quindi sospeso i progetti per la sistemazione del
reparto di ginecologia che erano stati fortemente richiesti dalla comunità
locale ed erano n via di progettazione. Vedremo di riprendere tutto quando
Luciana si ristabilirà.
BURUNDI
Già
dall’anno scorso abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato
tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo
inviato 500
euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una
fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti
interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per
cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e
tutzi.
COLOMBIA
Continua
l’attività del nostro amico dott. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie
di Cartagena ed è originario della nostra zona. Ha creato delle squadre
di calcio giovanili per i ragazzi di strada, ciascuna delle quali intitolata ad
un club italiano: Juventus, Torino (Chiappo è sfegatato torinista!) e anche…
Verbania (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!). E’
un modo originale ma concreto per stare vicini a ragazzi spesso sbandati e per
aiutarlo abbiamo inviato 1.000
euro.
SIRIA
Pochi
ricordano il dramma dei profughi cristiani in Siria e in Libano dove essere
cristiani significa soprattutto crescere emarginati. Tramite l’associazione
AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE sono stati destinati 300 euro per
l’assistenza medica nella zona di Aleppo dove sono presenti anche cristiani
profughi dall’ Iraq e dal Libano.
LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER
Ricordo la
"filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è
riassumibile in pochi punti:
1) nessun
tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si
rendiconta
2) le
iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o
popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro
materiale. Inoltre, quando i progetti sono destinati a delle specifiche
comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto
ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti
siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel
caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità
locali.
3) ogni
intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così
rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che
viene realizzato.
L'AZIONE
DEL ”FONDO”
Ormai oltre
11 anni fa il “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea
a fondo autonomo inserito nella Fondazione
Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a
sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura
della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio
producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono
finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e
lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni
dettaglio,
Chi
desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con
una donazione:
Sul conto IT94 L 03069 22401 1000 0000 2801
(Banca Intesa Sanpaolo) intestato
Zacchera Marco indicando come causale “ FONDO VERBANIA CENTER ”
Oppure
direttamente sul conto intestato
a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO
IBAN: IT81 O 03069 09606
1000 0000 0570 indicando però sempre: “FONDO VERBANIA
CENTER”
Per ogni
necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it
Buon Natale
e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !
Verbania,
dicembre 2022
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 889 del
9 dicembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
DONNE IRANIANE – LEGGE FINANZIARIA – CASO JUVENTUS - BRAVO NORDIO,
Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA.
Dedicato
alle donne..
Quello che
sta avvenendo in IRAN sarà forse fondamentale per il futuro di tutta l’area
Medio Orientale. Credo che dobbiamo essere grati alle donne iraniane che hanno
avuto il coraggio di rompere gli schemi di una società assurdamente tornata
indietro nella storia. L’Iran (come l’Afghanistan) 60 anni fa era un modello di
libertà religiosa e di emancipazione femminile: dobbiamo essere solidari e
vicini a chi lotta rischiando la vita non solo per la propria libertà, ma per
quella di miliardi di donne che ancora oggi sono senza diritti, vittime nelle
proprie società.
FINANZIARIA:
LE TRAVI E LA PAGLIUZZA
Noi
italiani siamo proprio strani. Commentando una legge finanziaria che “gira”
oltre 30 miliardi non si vanno a vedere le questioni principali, ma le
pagliuzze: aiuta l’evasione aumentare l’uso del contante? La scorsa settimana
ho ribadito che mi auguro che NON venga estesa eccessivamente questa
possibilità, ma sono davvero dei dettagli minimali, eppure tutta la polemica
politica ruota solo su questi spiccioli. Pochi ricordano che il “grosso” della
manovra è la necessità (a debito) di aiutare famiglie ed imprese a pagare le
bollette (ovvero prevedere sussidi).
Passa così
in silenzio la presa d’atto che il governo Draghi NON ha raggiunto la grande
maggioranza degli obiettivi europei di quest’anno e che quindi bisogna lavorare
per raggiungerli, ovvero tirare – e far tirare - la cinghia. Così come pochi
ricordano che il costo dell’energia è di fatto condizionato da politiche
europee che a volte ci strozzano.
Di fatto (e
di diritto) è quindi l’Unione Europea che detta la linea economica su tutto o –
meglio ancora – la Banca Centrale Europea che di fatto comanda e può obbligare
ai suoi desideri la politica dei vari paesi senza concreta possibilità di
obiezioni.
E’giusto
secondo i principi etici europei? E quanto conta allora la volontà dei popoli,
degli elettori, dei cittadini? E’ diventata un optional, nei fatti stiamo
andando dritti dritti verso una “democrazia per procura” affidata alle banche.
Non mi sembra un grande successo democratico, mentre il PNRR (somme enormi, ma in
gran parte da restituire) ci sta legando sempre di più mani e piedi a Bruxelles
e condizionerà sempre di più il nostro futuro, chiunque governi. Ma chi
“controlla i controllori”, chi li nomina? Parliamo di questo – che è il
centro del problema - piuttosto al mantenere o meno i 60 (sessanta) euro
di limite per l’obbligo del POS! Intanto va segnalato che ad ascoltare il
dirigente della Banca d’Italia che su questo ha criticato il governo alle
riunioni congiunte delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato erano presenti
solo 7 (sette!) parlamentari su oltre 50. Non sono passati neanche due mesi da
quando deputati e senatori sono stati eletti, è primo bilancio da esaminare…
non si parte bene!
IL CASO
JUVENTUS
Potete o
meno essere tifosi juventini, certo lo scandalo dei bilanci della società
bianconera lascia perplessi soprattutto perché la Juventus è quotata in borsa e
– se questi sono i pasticci di una società quotata - mi chiedo cosa combinino
le altre, ma soprattutto che controlli operi la CONSOB, così come la società di
revisione interna, la FIGC e gli altri organismi preposti a certificare la
trasparenza dei conti.
Mentre il
“mondiale” si trascina tra indifferenza e rimpianti (ma quanto costa alla Rai
seguire i campionati, a parte i diritti TV?) nessuno sembra sottolineare
l’assurdità di un calcio italiano che non fa crescere i giovani di casa e
spende invece centinaia di milioni per raccattare i più o meno presunti
campioni, soprattutto nella parte povera del mondo. Di fatto si favoriscono
così speculazioni ed imbrogli mentre anche la FIGC non investe che solo una
minima parte nei centri giovanili o nello sport dilettantistico.
Non
lamentiamoci poi per l’eliminazione della nazionale azzurra dai “mondiali”.
BRAVO
NORDIO
Ci si
lamenta sempre che i politici non parlino chiaro e invece il neo-ministro della
Giustizia, Carlo Nordio (ex pubblico ministero) ha il coraggio di farlo e per
questo va
apprezzato.
Certo che ogni volta che si cerca di cambiare qualcosa le “caste” protestano e
i magistrati si sono infatti subito schierati in prima fila per bloccare tutto.
Forse
dimenticano che i cittadini italiani sono profondamente delusi e scettici sulla
gestione della giustizia in Italia e che quindi cambiamenti si impongono, così
per l’uso distorto delle intercettazioni che dai palazzi di giustizia filtrano
troppe volte in tempo reale sui giornali. Patetico che immediatamente il PD
(che pur aveva sostenuto il contrario) per paura di essere superato a sinistra
si sia immediatamente accodato alle toghe. Forse...non si sa mai?!
Approfondimento: REDDITO
DI CITTADINANZA
Il reddito
di cittadinanza, fiore all’occhiello dei programmi del M5S, proprio per questa
sua forte caratterizzazione politica è stato da sempre oggetto di grandi
polemiche. Vediamo di affrontare il discorso con meno ipocrisie e più
concretezza cominciando a ricordare che da diversi anni in Italia funzionavano
programmi simili come il REI (Reddito di Inclusione) e soprattutto il SIA
(sostegno per l’inclusione attiva) che avevano scopi analoghi, ovvero
soprattutto di tamponamento sociale.
Chi ha
lavorato come “navigator” sa benissimo che - al di là delle sparate
propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà”
- c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora “in nero” e
si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente
non ha voglia o (soprattutto) non può lavorare. La “voglia” è spesso carente
per abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo
ma anche per pessimismo, delusioni passate con più o meno gravi carenze
psicologiche e problemi di tossicodipendenza, ex detenuti, alcolisti ecc.
Vi sono poi
spesso anche problemi fisici perché una persona non ha magari riconosciuta una
percentuale di invalidità, ma se ha effettivi limiti fisici non può svolgere
concretamente mansioni manuali, ricordando che la gran parte dei percettori del
RDC non riceve i teorici massimali di legge (ovvero oltre i mille euro per
reddito famigliare) ma una miriade di piccole somme mensili insufficienti per
campare, ma sufficienti per “arrotondare”, senza però risolvere il problema
lavorativo.
Non credo
siano quindi molte le persone che abbiano effettivamente rinunciato a un lavoro
stabile (e correttamente pagato) per percepire il reddito: le (poche) offerte
di lavoro sono comunque di solito per mansioni manuali o specializzate cui non
può accedere una manovalanza parzialmente invalida o anziana o che per qualche
motivo non è all’altezza di un minimo di istruzione e autonomia lavorativa.
Il “Reddito
di cittadinanza” è stato insomma una mancia, non una soluzione, ma d'altronde o
si decide di ghettizzare una parte della popolazione che – soprattutto nel sud
e nelle periferie urbane – non ha possibilità concrete di lavoro oppure (come è
avvenuto) le si passa un piccolo mensile che permetta di tacitarla e
arrotondare il minimo vitale. Ovvio che i grillini, assumendosene il merito “in
proprio”, lo abbiano poi furbescamente trasformato in uno scambio elettorale.
I
“navigator” non hanno quindi trovato posti di lavoro (né erano in grado di
trovarli) ma - almeno quelli che hanno lavorato con criterio – hanno piuttosto
spiegato ai “convocati” come avrebbero potuto “tentare” una ricerca di lavoro
stendendo per loro almeno un curriculum e fornendo informazioni generali, in
pratica poco di più.
Il fatto è
che lavori veri, stabilizzanti e ben pagati, è difficili trovarli perché
richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità, volontà di impegno nel
tempo, ovvero caratteristiche che mancano alla gran parte dei richiedenti il
sussidio, che in molti casi risultano poco al di sopra del livello di
alfabetizzazione.
Senza
dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui “domande” di reddito sono
state presentate (ed ottenute) per tramite dei patronati, sovente non dicendo
la verità e questo è un aspetto che è rimasto colpevolmente in ombra.
Gente che
ha auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (quando la circostanza –
indispensabile per ottenere il sussidio - era del tutto falsa) ma
d'altronde tutti i dati forniti si basavano sempre su una “autodichiarazione”
spesso di dubbia comprensione per l’interessato, talvolta neppure in grado di
leggere in italiano. Immaginatevi come potevano essere compresi dei quesiti
stesi in burocratichese!
“Navigator”
diventati più assistenti sociali, dunque, che veri tecnici del lavoro e
comunque all’interno di un riferimento normativo contraddittorio e con
situazioni regionali assurde, basti pensare che ad oggi, a “fine legge”, i
concorsi per potenziare i Centri per l’Impiego di oltre 10.000 unità in molte
Regioni non sono ancora terminati.
Ogni
Regione è d'altronde andata per conto suo, sostanzialmente in un caos generale,
mancando direttive unitarie e tempi obbligatori. Il lavoro d’altronde è – come
la sanità – materia di competenza prevalentemente regionale e quindi ci si
trova di fronte a scenari, meccanismi e organici spesso molto differenti da un
territorio all’altro; tutto questo con il paradosso che norme nazionali come il
RDC, finiscono con l’essere gestite in modo uniforme dall’INPS a livello di
erogazione del sussidio, ma in modo del tutto differente dal lato delle
politiche attive del lavoro.
Complessivamente,
quindi, una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di
lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini
sociali.
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 888 del
2 dicembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: SOGNO UN PAESE NORMALE -
MISERIE ALLA SOUMAHORO – IL GIRO DEL GAS - CONTANTE -
UN PAESE
NORMALE
Vorrei
vivere in un Paese “normale” dove l’opposizione - oltre che protestare -
proponesse anche alcuni spunti concreti e condivisibili in occasione di leggi
importanti come la “Finanziaria” (indicando anche credibili coperture) e che la
maggioranza di governo li accettasse, oppure motivasse bene il perché
respingerli.
Uscire
dalle logiche bloccate e contrapposte sarebbe atto di buon senso e per questo
non credo che Calenda e
Renzi pensino solo ad avere spazi di sottogoverno nell’offrire
una potenziale collaborazione al governo Meloni creando irritazioni soprattutto
a Forza Italia che teme di perdere la “golden share” per condizionare la
premier in caso di necessità.
E’ comunque
ancora presto per giudicare la Meloni
che per ora – a mio avviso - si sta posizionando con credibilità interna ed
internazionale varando una finanziaria “normale” e condizionata dai costi
energetici che ha ereditato.
In generale
mi sembrano emergano posizioni governative di buon senso, piuttosto fin troppo
poco “rivoluzionarie” rispetto al recente passato.
Vero è che
- nell’ ottica di potenziali 5 anni di stabilità - contano molto le fondamenta
ovvero prendere in mano l’apparato per costruire poi un effettivo cambiamento.
Il tempo ci
dirà, per ora apprezzo una condotta attenta e prudente della leader che non si
è fatta ancora prendere in castagna ed ha sicuramente aumentato il suo
prestigio personale superando molti preconcetti. Spero però che presto l’Italia
cominci a marcare differenze e discontinuità, magari cominciando e prendere le
distanze dai vertici europei.
Mi sembra
che Bruxelles stia diventando sempre più un giocattolo politico-economico
totalmente in mano al centro-sinistra ricattando con i fondi del PNRR diverse
nazioni europee. Chiarezza e più trasparenza sulla gestione dei fondi
dell’Unione e sui suoi costi di funzionamento non sono più rinviabili,
soprattutto perchè la Von
Der Leyen (e la sua corte) temo sia molto meno trasparente di
quanto sembri seguendo le cronache che la dipingono sempre come una bella e
brava fatina bionda.
Vediamo
anche come finisce la vicenda Di
Maio…
LA TRISTE
STORIA DI SOUMAHORO & C.
Dell’
”onorevole” Abounakar
Soumahoro
resterà l’immagine – diventata subito icona della sinistra - del suo debutto
davanti a Montecitorio con gli stivali infangati e salutando con il pugno
chiuso. Qualcuno disse subito che sarebbe stato un ottimo segretario del PD per
“marcare la differenza” poi - man mano che uscivano le notizie dei traffici
loschi delle cooperative di famiglia - la vicenda ha assunto connotati sempre
più squallidi derubricandoli alla solita truffa e allo sfruttamento degli
immigrati.
Così della
potenziale candidatura ai vertici del PD per carità di patria non ne ha parlato
più nessuno, anzi, Soumahoro è stato perfino allontanato dal gruppo
parlamentare della sinistra-verdi.
Ma ci sono
complicità del sistema che non si possono sottovalutare, perché temo che ci
siano in giro molte altre “cooperative” (altra ipocrisia diventata truffa di
sistema, quando diventano società di comodo ai danni di quelle serie) che in
Italia hanno abusato dei fondi destinati ad assistere i disgraziati che
sbarcano sulle nostre coste.
Porcherie
di bandi rinnovati automaticamente e mai controllati, di prefetture assenti, di
uno Stato che concede o promette soldi senza verificare i precedenti e
soprattutto i rendiconti.
Eppure
proprio la suocera dell’ “onorevole” (quella che viene ora indicata come la
responsabile della truffa) nel 2018 venne addirittura premiata come
«Imprenditrice immigrata dell'anno», con tanto di consegna solenne del
riconoscimento da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Non basta:
nonostante le truffe già da tempo sotto la lente della Guardia di Finanza
ancora in aprile sarebbe entrata nelle tasche della famiglia Soumahoro – con le
cooperative Karibu ed Aid, entrambe risultate vincitrici di bandi nonostante le
indagini in corso - la somma di circa un milione di euro per l'assistenza ai
rifugiati ucraini. Truffatori e soprattutto sfruttatori della miseria, eppure
la mini alleanza dei “+ Europa-socialisti-sinistra verdi e PD” non ha esitato a
candidare l’onorevole dei miei stivali e a farlo eleggere, segno che nessuno ha
controllato le carte, i precedenti, la fedina penale e non lo ha fatto neppure
l’apposita “commissione Etica” che dovrebbe denunciare pubblicamente i casi dei
candidati impresentabili.
La vicenda
riapre così anche il capitolo delle ONG che operano nel Mediterraneo e che a
volte sono connesse direttamente agli schiavisti che organizzano il trasporto.
Surreale
leggere che l’organizzazione Ecchr (con sede a Berlino) in appoggio alla ben
nota “Sea Watch” anziché chiarire questi suoi rapporti denunci addirittura per
“Crimini contro l’Umanità” alla Corte Internazionale dell’Aja Matteo Salvini e - per
buon peso - anche il suo predecessore Marco
Minniti (PD) per “Complicità con la guardia costiera libica per
privazione della libertà”.
Stupisce
che analoga denuncia non venga allora presentata contro i dittatori e gli
schiavisti che causano e dirigono il traffico di carne umana, soprattutto
perché la gran parte dei migranti NON è spinta da motivazioni politiche ma
economiche e quindi paga profumatamente il viaggio a questi mafiosi che spesso
- di fatto - diventano “soci” delle ONG.
Restando in
argomento, pochi hanno ripreso la notizia che nei giorni scorsi a Napoli,
durante il “Festival dei diritti umani”, sia stata interrotta da urli e tumulti
la proiezione del docufilm “L’Urlo” di Michelangelo
Severgnini che documentava proprio questi contatti. Solo
“Libero” ne ha parlato diffusamente nel gelo della grande comunicazione che in
argomento è molto reticente. Cattiva coscienza?
Su questo
tema ricordo infine ai lettori di aver scritto un libro “L’INTEGRAZIONE
(IM)POSSIBILE? - Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” ,
edizioni il Borghese. Chi fosse interessato a leggerlo me lo richieda (marco.zacchera@libero.it)
ricordandosi di comunicarmi il proprio indirizzo postale. Al di là della
stretta attualità. credo sia una lettura di interessante riflessione.
IL GIRO DEL
GAS
La
nazionale di calcio tedesca protesta in Qatar per la mancanza di diritti umani
nel paese, ma nelle stesse ore il governo di Berlino ha firmato un mega
contratto di 2,8 MILIARDI di metri cubi di gas all'anno per 15
anni proprio con il Qatar.
Alla faccia
di unirsi e di firmare accordi europei e continuando a boicottare la scelta di
fissare un prezzo massimo a livello UE, la Germania fa - come sempre - gli
affari suoi.
Curioso che
il Qatar venderà il gas ufficialmente ad una società USA, la Conoco
Phillips, una multinazionale degli idrocarburi statunitense che rivenderà poi
il gas ai tedeschi, in difficoltà dopo lo stop al gas russo. Ancora più
ipocrita che in Germania al governo ora ci siano i Verdi che ufficialmente il
gas non vorrebbero più usarlo e che alla fine il contratto sia stato
indubbiamente favorito dalle "manine ignote" che hanno distrutto i
gasdotti russi del Baltico. Sono sempre più convinto che la guerra in Ucraina
sia un colossale affare per "qualcuno" , vero mr. Biden ?
IL GOVERNO
E I CONTANTI
Non
condivido la volontà del governo (soprattutto su spinta della Lega) per
l’allargamento dell’uso del contante, andando in controtendenza con le ormai
progressivamente consolidate abitudini degli italiani e il conseguente
obiettivo aiuto al reddito sommerso (ovvero il “nero”) che è una delle piaghe
del nostro sistema economico e pesa su tutti in campo fiscale.
Anziché
elevare l’uso del contante e i limiti degli obblighi ad usare il POS si
azzerino piuttosto le commissioni bancarie che oggi gravano in maniera a volte
spropositata sulle piccole transazioni: mi sembrerebbe più logico e
trasparente.
Buona settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 887 del
25 novembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: LA VERGOGNA
DI MAIO – CORRUZIONE E SCANDALI DIETRO AI MONDIALI - ADDIO A MARONI, LEGHISTA
SIMPATICO
Di MAIO,
UNA VERGOGNA EUROPEA
Tante volte
m chiedo se ci sia un limite al peggio o – almeno – al ridicolo.
Nominare “Giggino” Di Maio “Inviato
speciale europeo per il medio Oriente” oltre a fare sghignazzare l’intero
continente (i francesi hanno già cominciato) pone un problema di fondo: ma come
può essere credibile un’Europa conciata e diretta così? Eppure il rischio
c’è, visto che il nome di Di Maio è stato “selezionato” addirittura dallo European External Action Service,
un panel esterno alle istituzioni Ue (LAUTAMENTE PAGATO) che valuta i profili
(!!!) e poi li presenta alla Commissione europea che ha l’ultima parola.
Penso ai
blog esilaranti con un Di Maio incapace di dire quattro parole in inglese, che
ha confuso nazioni una con l’altra, che in Libia ha “ravanato” con tutti e
concluso niente, che ha dimostrato di non contare nulla politicamente,
personalmente e culturalmente non è neppure laureato). “Inviato speciale”
proprio lui?
Ma allora
mi candido io, per la metà dei 12.000 euro mensili netti di tasse oltre a
benefit vari, rimborsi spese e staff a carico di Bruxelles e sfido
Di Maio sulla base di un test con 100 domande (in English, of course!) sulla
situazione nell’area e vediamo chi risponde meglio, così come molto meglio
di me potrebbero rispondere migliaia di persone solo in Italia: diplomatici,
studiosi, ricercatori, esperti “veri” del mondo medio orientale. Ma com’è
possibile a livello europeo selezionare proprio un “quaquaraqua” come Di
Maio? Sembrerebbe matematicamente impossibile!!... Eppure a tanto arriva la
spudoratezza politica.
Un ultimo
regalo targato Draghi? Può darsi, ma la scelta è obiettivamente indifendibile.
Il
rappresentante in Italia della Commissione Europea ,Antonio Parenti, ha
testualmente dichiarato che Di Maio "E molto stimato sia in Europa che
fuori" (ma da chi?!) e che se sarà chiamato a diventare inviato speciale
"Avrà sicuramente molto lavoro da svolgere con i Paesi dell’area del Golfo
per discutere e determinare la questione dell’approvvigionamento energetico nei
prossimi anni. Nel brevissimo termine l’area è importante come fonte di gas naturale
liquefatto, ma in futuro giocherà un ruolo molto rilevante con riguardo
all’idrogeno verde, vista l’esposizione al sole".
Ma vi
immaginate il futuro energetico italiano ed europeo affidato a Di Maio?!
E adesso ci
vengono anche a dire che l’Italia non può rinunciare ad un posto importante in
Europa. Scusate, ma se il posto era importante perché non è stato pubblicizzato
adeguatamente il concorso, magari selezionando un altro italiano effettivamente
capace e con un minimo di preparazione specifica?
Se poi
tutto serve solo per indennizzare Di Maio con un lauto stipendio dopo la
trombatura elettorale mi girano ancora di più le p… Semplicemente perché Di
Maio non ha fatto NULLA per meritarselo, un presuntuoso fallito politicamente e
più o meno nullafacente in tutta la vita.
Sottolineato
che l’attuale governo italiano - pur non avendo responsabilità dirette - ha
però il dovere di opporsi dandone mandato formale anche al nostro esimio
Commissario europeo
Gentiloni, Di Maio torni a vendere bibite allo Stadio San
Paolo, oppure si trovi finalmente un lavoro adeguato e magari – lui che ha
“abolito la povertà” e “aperto il parlamento come una scatola di tonno” - si
vergogni un po'.
DRAMMI E
CORRUZIONE DIETRO AI MONDIALI
E’ in corso
il grande show dei mondiali di calcio in Qatar, ma pochi sanno quanti drammi
umani siano avvenuti durante la loro preparazione, rimasti negati e coperti
dagli scintillanti palazzi di Doha e dalle imponenti strutture che ospitano le
gare, mentre solo in parte è emersa la scandalosa corruzione che è stata messa
in atto per organizzare la manifestazione in questo assurdo paese.
Ricordiamoci
che l’intero “board” della FIFA è finito in manette dopo che sono state
documentate le dazioni per milioni di dollari ricevute dai singoli suoi
componenti per votare questa sede, mazzette che hanno poi portato
all’azzeramento dei vertici.
Il Qatar è
un paese anomalo, dove i diritti dei lavoratori e la stessa democrazia sono un
optional e ne ho parlato a
lungo in un mio libro “INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE- Quello che non ci dicono su
Africa, Islam ed immigrazione", ed. Il Borghese. (Chi fosse interessato a
leggerlo può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it ) scoprendo
le infinite sfaccettature di queste teocrazie emiratine che piacciono tanto
soprattutto a chi ha nascosto i soldi da quelle parti.
Ricordiamoci
che secondo Amnesty
International e Human Rights Watch (e come documentato da una
serie di inchieste apparse l’anno scorso sul Guardian di Londra) sarebbero
stati circa 6.500 i morti solo tra i lavoratori edili addetti alle costruzioni
e di fatto deportati nel paese senza diritti ed oggetto di un inaudito
sfruttamento.
Allettanti
infatti da un guadagno molto al di sopra del povero livello di vita dei loro
villaggi, centinaia di migliaia di persone provenienti da Pakistan, Bangladesh,
Sri Lanka, India, Nepal e da molti paesi africani sono arrivati in Qatar
scoprendo subito che la realtà era ben diversa da quella che era stata loro
promessa. Per tutti la solita storia: un “reclutatore” che passava nei villaggi
e prometteva soldi senza sottolineare troppo che a carico dei lavoratori
restano le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio e che quindi – arrivando – si
sarebbero trovati già indebitati fino al collo.
Anche
perché, nonostante le promesse della teocrazia al potere in Qatar – paese di
cui Gianni Infantino,
presidente della Fifa, è talmente innamorato da esserne diventato cittadino –
non è mai stato abolito il sistema della kafala (“garanzia”) che permette ai datori di
lavoro di requisire all'arrivo i passaporti dei lavoratori migranti –
dichiarati subito ufficialmente “debitori” - che restano così senza documenti e
la possibilità di lasciare il paese, ma anche di cambiare padrone o mestiere.
La Kafala concretizza un
concetto preso a prestito dall’Islam, una specie di tutela per gli esseri
inferiori che dovrebbe valere per donne vedove o rimaste senza marito e bambini
minori, ma che in questo caso è stata adottata per gli immigrati. Un sistema
che ha funzionato in milioni di casi, con il “kafil” che comandava senza sconti
e spesso con la violenza e con l’immigrato che senza documenti non solo non
poteva più espatriare o cambiare lavoro ma che non poteva neppure affittare una
casa, avere un conto in banca e visto che non parlava – ovviamente – la lingua
locale, non poteva nemmeno protestare o rivolgersi alla polizia o a un
sindacato (peraltro vietati nel paese), né aver accesso a servizi sanitari o
diritto ad adeguate assicurazioni sul lavoro.
Su internet
si possono leggere storie incredibili di persone segregate per mesi, fustigate
per “disobbedienza” o morte di stenti in un clima da medioevo. Gente
trattata come animali condividendo “a ore” un letto con turni di 60 ore di
lavoro settimanali senza giorni di riposo e - ricordiamoci - lavorando in un
clima bestiale, estremamente caldo.
Quello che
poi tutti si chiedono è se la corruzione nella FIFA sia stata effettivamente
cancellata o se tuttora imperversi.
Il dubbio
c’è, viste anche le dichiarazioni demagogiche del nuovo presidente FIFA Gianni Infantino che -
sommerso dalle critiche per il perdurante mancato rispetto dei diritti umani in
Quatar - ha avuto l’indecenza di affermare nella conferenza stampa di apertura
che "Per quello che
noi europei abbiamo commesso negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci almeno
per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri paesi.
Queste lezioni morali sono solo pura ipocrisia".
Ipocrisia? Preso atto che per la FIFA il Qatar è un paese felice, Infantino ha
detto di sentirsi "arabo", "gay", "lavoratore
migrante" e intanto ne ha preso pure la cittadinanza, chissà se facendo un
pensierino alla mancanza di trattati di estradizione verso questo piccolo stato
del Golfo, se mai saltassero fuori sue future indebite ingerenze.
Perché non
si tratta solo di diritti negati ai lavoratori, in Qatar non si possono
professare in pubblico altre religioni oltre l’Islam, non è ammessa
l’omosessualità, le donne sono oggetto di “vestiti adeguati”, non si devono
bere alcolici (pensate alla gioia delle ditte di birra sponsor del mondiale!) e
perfino per le turiste c’è stato l’obbligo di non indossare pantaloncini corti
o magliette senza maniche, ma solo vesti che coprano ginocchia e spalle.
Perché -
alla fine - resta poi la questione di fondo: ma senza una adeguata corruzione,
chi mai avrebbe pensato di organizzare dei “mondiali” in un paese dove
praticamente non si era mai giocato a calcio?
ADDIO A
ROBERTO MARONI, LEGHISTA SIMPATICO
Se ne è
andato a soli 67 anni Roberto
Maroni, non solo “un leghista simpatico” ma soprattutto uomo
corretto, ottimo ministro dell’interno e governatore della Lombardia,
milanista. Lo ricordo con amicizia ed affetto perché scherzava e sorrideva
sempre ed aveva un buon rapporto con tutti, ma dimostrando con coerenza un
profondo senso del dovere e dello Stato.
Un esempio
di persona per bene nel mondo politico e che avrebbe potuto ancora dare molto,
alla Lega e all’Italia. Peccato che se ne sia volato via, davvero ci mancherà.
Buona settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 886 del 18 novembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o
contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de
IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: MISS OTTO MILIARDI – MIGRANTI – IL
REGALO DI TRUMP – SANZIONI A’ LA CARTE – IL DRAMMA DI MASSIMO GIORDANO –
MONTESANO E LE IPOCRISIE RAI
BENVENUTA, MISS
8.000.000.000 !
Nei giorni scorsi siamo arrivati ad otto
miliardi di esseri umani su questa terra. Quando frequentavo le elementari il
maestro ci raccontava che eravamo due miliardi.
L’ottomiliardesima inquilina del mondo
(voglio pensare sia una bimba) è probabilmente africana o indiana, aree con il
più alto indice demografico e dovrebbe morire – se fortunata - all’inizio del
prossimo secolo, quando secondo le proiezioni saranno (non “saremo”!) di meno
perché sarà iniziata una fase di discesa demografica. Intanto oggi la
terra è comunque in grado di sfamare tutti, anzi, quasi un terzo del cibo viene
buttato mentre due miliardi di terrestri soffrono di gravi problemi alimentari
e alcune centinaia di milioni sono letteralmente alla fame. Quello che è
insostenibile è il cattivo uso delle risorse, a cominciare da quelle naturali.
Questo anche perché l’1% della popolazione
del globo ha la maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 20% (noi) consuma
l’80% delle risorse.
Una terra sconquassata per colpa
dell’animale-uomo, ovvero per colpa nostra. Ci pensassimo un attimo forse
avremmo un po' più di cervello nell’organizzarci la vita e capiremmo che solo
un po' di pace reciproca ci permetterebbe (tutti) di vivere meglio.
MIGRANTI
Il “trattato del Quirinale”,
misterioso e molto demagogico patto di Draghi sui rapporti Italia-Francia
recita all’articolo 4: “le Parti s’impegnano a sostenere una politica
migratoria e d’asilo europea e politiche d’integrazione basate sui principi di
responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri”.
Come pubblicato sul “Punto” della scorsa
settimana, l’Italia – dati aggiornati al 16 novembre, ore 8 - ha accolto
nel 2022 ben 93.502 persone dal “fronte sud” (dei quali solo
il 16% sbarcati da navi ONG) ma l’Europa – che a giugno si era impegnata di
“ridistribuirne” 8000 - dall’Italia ne ha ricollocati solo 112,
38 in Francia e 74 in Germania. Un po'
pochini…
Va bene che Macron è in
minoranza in parlamento e deve far viso feroce o la Le Pen gli
soffia i voti, ma anche la demagogia ha un limite e la silente Europa dovrebbe
decidere con un po' di grinta che cosa fare: è scandaloso che la Germania
plauda alle navi ONG che battono la sua stessa bandiera ma poi non accolga nessuno
degli sbarcati a Lampedusa e dintorni e si arroghi anche il diritto di
criticarci. Che il governo italiano alzi un po' la voce: per una volta siamo
dalla parte della ragione.
IL REGALO DI TRUMP
Donald Trump torna in campo e annuncia la sua
candidatura presidenziale per il 2024. Il miglior regalo possibile per i
democratici che con Trump candidato rischiano di vincere un’altra volta le
elezioni, magari anche riproponendo il sempre più spento Joe Biden.
Mi auguro – sono un convinto “repubblicano” – che in qualche modo si
riuscirà ad arginare la candidatura dell’impresentabile Trump e che gli
iscritti al GOP riescano a trovare nomi più credibili (e vincenti), magari
cominciando dal governatore della Florida Ron DeSantis.
SANZIONI
Alcuni lettori mi accusano di essere
diventato troppo “filo-russo” ma credo sia una sciocchezza: cerco di vedfere i
fatti con obiettività, percepisco una informazione troppo sbilanciata e a volte
preconcetta e piuttosto mi sento da sempre “filo-europeo” denunciando come ci
stiamo facendo economicamente danneggiare dagli USA, anche se va dato atto a
Biden di aver subito detto che i razzi ucraini caduti “per errore” in Polonia
non fossero russi.
Sulla sempre più equivoca posizione di Zelensky
ne riparleremo, rimaniamo un attivo sulla questione “sanzioni”.
Per esempio proprio il Wall
Street Journal dava notizia di un “buco” nelle sanzioni americane che
permette al petrolio russo di arrivare tranquillamente negli Stati Uniti dopo
essere stato raffinato fuori dalla Russia. Nel caso specifico la raffineria era
quella di Priolo e il petrolio russo arriva sotto forma di benzina sulla costa
est americana. Questo perché le raffinerie di quell’area degli States producono
la metà della benzina rispetto al 2018 e vi è crisi di approvvigionamento
dell’area. La benzina insomma serve, va quindi importata e allora – con una
“furbata” – gli USA fanno finta che non sia proveniente da petrolio russo.
L’Europa è in una posizione molto peggiore
di quella americana perché non ha molte risorse petrolifere e non ce le avrà
mai per una questione fisica e geologica.
Noi europei che siamo così fieramente
contro la Russia e applichiamo (o dovremmo applicare) alla lettera le
“sanzioni” rischiamo però di saltare sotto il peso della crisi (e dei prezzi)
visto che sostituire la Russia come fonte energetica si dimostra costoso e
complicato. In questo gli Stati Uniti - che dipendono da Mosca infinitamente
meno di noi - sono un esempio di realismo, ma soprattutto di assoluto
menefreghismo sui “principi” quando fa loro comodo. Perché da noi queste cose
non si dicono (e non si discutono apertamente)?
IL CALVARIO DI
MASSIMO GIORDANO
Assolto con formula piena. È finita
con l’esclusione di qualsiasi addebito la vicenda giudiziaria dell’ex assessore
regionale e già sindaco di Novara (per 10 anni) avv. Massimo
Giordano, già esponente di punta della Lega in
Piemonte. La sentenza della Corte d’Appello di Torino ha visto confermata
l’assoluzione in primo grado e respinto l’appello inutilmente proposto dalla
Procura, dopo che Giordano era già stato assolto in primo grado.
Una vicenda assurda e surreale durata
dieci anni iniziata sulle “voci” che Giordano avrebbe favorito come
amministratore il gestore di un bar (!) e poi allargate (ad arte?) ad altre
vicende che nulla c’entravano e che mi sono sembrate più che altro una scusa
per tenere comunque aperto un procedimento che si è concluso con una doppia
assoluzione, MA DOPO DIECI ANNI DI CALVARIO.
Un procedimento iniziato con perquisizioni
in piena notte della Guardia di Finanza in casa e negli uffici dell’esponente
leghista a sirene spiegate, titoli enormi sui giornali, servizi in Tv anche
sulle reti nazionali, dimissioni inevitabili, rovina economica e politica E
ALLA FINE… NULLA!
Chi risarcirà mai Massimo Giordano per il
danno subito, le spese giudiziarie e di difesa che ha dovuto sostenere, la
vergogna di cui è stato ingiustamente oggetto? Parliamo di assoluzioni con
formula piena perché i fatti non sussistono: non dubbi, ma certezze e a questo
punto perché il PM ha interposto appello dopo la prima assoluzione se era già
venuta con formula piena? Giordano ha intanto perso il padre, gli è morta la
moglie, si è vista rovinata la vita personale, professionale e politica: chi
mai appunto lo risarcirà?
Possibile chi ha montato l’inchiesta e
soprattutto l’ha voluta proseguire anche se non vi erano evidentemente indizi
sufficienti non debba pagare nulla, in termini economici ma almeno di carriera?
E quanti altri “casi Giordano” avvengono in Italia?
Perché nessuno mi toglie dalla testa che
vi sia stata una evidente volontà persecutoria per distruggere l’immagine
dell’esponente politico leghista allora più in vista in Piemonte, riconfermato
sindaco a Novara dopo il primo mandato già al primo turno e con il 61% dei voti.
Uno che oggi probabilmente sarebbe al governo, visto come era stato apprezzato
a Novara e in Regione, ingiustamente distrutto.
Responsabilizzare anche la pubblica accusa
mi sembrerebbe un dovere in un paese civile.
MONTESANO:
L’IPOCRISIA SUBLIME
Stop alla partecipazione di Enrico
Montesano a “Ballando con le stelle”: è la decisione della Rai, che
definisce "inaccettabile" che l'attore abbia indossato durante una
prova della trasmissione una maglietta con i simboli della Decima Mas e “Chiede
scusa a tutti i telespettatori" (che peraltro non hanno visto nulla perché
appunto era una sessione di prove). “E’ inammissibile – tuona la Rai - che un
concorrente di un programma televisivo del servizio pubblico indossi una
maglietta con un motto e un simbolo che rievocano una delle pagine più buie
della nostra storia. Chiediamo scusa a tutti i telespettatori e, in
particolare, a coloro che hanno pagato e sofferto in prima persona a causa del
nazifascismo a cui proprio quella simbologia fa riferimento.”
Ricordato che il motto “Memento Audere
Sempre” era semmai quello dei Mas che parteciparono con D’Annunzio alla “Beffa
di Buccari” nella prima guerra Mondiale e che la X Mas - prima di diventare una
forza armata della RSI - compì imprese eroiche contro gli inglesi durante la
seconda, è evidente che in Rai non conoscono la Storia.
Trovo però inaudito che un cittadino
italiano venga sanzionato per una maglietta, peraltro neppure mostrata in
trasmissione. Se Montesano fosse venuto con la maglietta dell’URSS, di Mao o di
Stalin o Che Guevara allora andava bene? E chi indossa una felpa con il nome di
una università mai frequentata in vita sua è forse accusato di falso o di
plagio? Fino a prova contraria esisterebbe una Costituzione sulla libertà di
pensiero e poi comunque Montesano ha chiarito bene che ha in casa centinaia di
magliette e non era certo lì per fare propaganda “fascista”, ammesso che
qualcuno ancora sappia cosa sia stata la Xa Mas. Oltretutto proprio
Montesano è stato consigliere comunale di Roma per il PDS (ora PD) e
addirittura per tre anni eurodeputato proprio per gli ex comunisti!
Questa è quindi pura discriminazione
politica, con la demagogia interpretata nel senso più idiota e semmai conferma
la solita partigianeria del pseudo servizio pubblico RAI (che ad esempio non è
stata indipendente nei giudizi sulle recenti elezioni USA ma spudoratamente
schierata con i democratici in tutti i commenti). Mi auguro che Montesano tenga
duro e con i suoi avvocati faccia causa alla Rai per indebita revoca del
contratto: ha tutta la mia solidarietà, solo che poi a pagare dovrebbero essere
“in proprio” i discriminatori, non la collettività che è obbligata a pagare il
canone.
Buona settimana
a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 885 del
11 novembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: ELEZIONI
USA - VOGLIA DI PACE - MIGRANTI - LETIZIA SUPERSTAR
RON DESANTIS, RICORDATEVENE
Per le TV e
i media nostrani le elezioni di martedì in USA hanno fatto scoprire Ron DeSantis,
riconfermato governatore della Florida.
I lettori
de IL PUNTO questo nome invece dovrebbero già ricordarselo bene perché è da
molto tempo che scrivo che potrà essere un prossimo presidente americano.
Lo
diventerebbe sicuramente già nel 2024 se Trump
non si mettesse in mezzo a voler rovinare tutto con il suo egocentrismo e
rischiando così di far perdere ai repubblicani le prossime elezioni.
Se Trump
annuncerà la sua candidatura già la prossima settimana, saranno per gli USA due
anni di divisioni, polemiche, inchieste, mobilitazioni collettive, veleni
incrociati e da noi vi saranno migliaia di articoli, programmi, inchieste su
Donald, il “cattivo” che vuol portar via il potere ai santi democratici che -
come nelle fiabe a lieto fine – alla fine trionferanno sul male e che comunque
se mai perdessero sarebbero sconfitti solo da elezioni truccate, magari da
Putin.
Se il
candidato repubblicano sarà invece DeSantis o qualche altro moderato, il GOP
vincerà le elezioni alla faccia di
Biden, sempre più rintronato.
Tornando a
DeSantis: è un repubblicano di lontane origini italiane, è giovane e di destra,
sta governando bene la Florida, è stato rieletto alla grande con un mare di
voti rilanciando il proprio Stato ed affrontando il COVID con determinazione ma
anche senza ipocrisie. DeSantis non ha (ancora) in mano il partito, ma certo è
più presentabile di Trump che - se si candiderà - sarà il più grande alleato
dei democratici. Mancano due anni, ma visto l’inesorabile declino dello spento
Biden che ha portato i democratici a perdere il Congresso la partita è già
aperta, nonostante i contorcimenti e i mal di pancia dei progressisti
commentatori nostrani che monopolizzano i dibattiti TV.
VOGLIA DI PACE
L’
imponenza delle manifestazioni di sabato scorso per la pace in Ucraina
sottolineano la credibilità dei sondaggi che hanno sempre sottolineato
l’esistenza in Italia di una ampia minoranza politicamente trasversale del
paese (che sta diventando aperta maggioranza) che chiede uno stop ai
combattimenti e non vuole l’invio in Ucraina di altre armi italiane.
Diciamoci
le cose senza ipocrisia: fino all’altro ieri il governo “di larghe intese”
imponeva di fatto un divieto politico a manifestare, con il PD da sempre il più
spinto a scegliere la linea dura e armaiola contro Putin, mentre il M5S - pure
al governo - si adeguava con pochi distinguo. Oggi, cambiato scenario, i
Grillini scelgono la sponda del pacifismo e riprende subito forza quella
sinistra anti-NATO che tenderà ad identificare sempre di più la guerra come una
scelta del governo Meloni.
Il PD
intanto gira come una trottola sbandando qua e là cercando soprattutto di far
dimenticare le posizioni tenute fino ad oggi.
Stesso
paradosso a destra, dove c’erano sempre state più o meno visibili riserve
sull’intervento italiano e che oggi si trova spiazzata dalle manifestazioni di
sabato della sinistra con il rischio di ritrovarsi a rappresentare da sola le
posizioni NATO ed europee più estreme in una giravolta di posizioni per lo meno
curiosa.
Presa dalla
necessità di non dare spazio a critiche atlantiche prima delle elezioni, la
Meloni ha voluto e dovuto scegliere la strada della continuità, pur sapendo
benissimo che una buona fetta dei suoi elettori sarebbero i primi ad applaudire
ad un progressivo sganciamento da posizioni di adesione acritica alla linea
“dura e pura” fin qui seguita dall’Europa e dai suoi alleati. Vorrà marcare un
prossimo distinguo? In molti lo sperano, anche perché di fatto le piazze sono
state comunque un avviso italiano a Zelensky di cambiare i toni con invito a
sedersi a un potenziale tavolo di pace perché l’appoggio alleato non è infinito
e sempre di più le opinioni pubbliche chiederanno uno sganciamento controllato.
In questo
senso forse proprio la Meloni potrebbe essere – progressivamente e senza stappi
– la portatrice di una posizione nuova dell’Europa che si avvii ad aiutare
l’Ucraina con impegni futuri sulla ricostruzione piuttosto che continuando con
una acritica fornitura di altre armi.
E’ un
momento in cui anche Putin è debole ed ha interesse ad una tregua perché dopo
nove mesi questa guerra sta diventando una sconfitta anche per lui, soprattutto
perché i due blocchi hanno capito che l’avversario è teoricamente insuperabile
salvo usare armi non convenzionali, con il fronte di fatto bloccato, ma bisogna
uscirne innanzitutto con una volontà di arrivare ad una conclusione.
Le parole
vigorose e per me assolutamente condivisibili espresse anche in Bahrein da Papa
Francesco – che ha assunto in maniera forte questa posizione già dall’inizio
del conflitto, purtroppo non ascoltato – partono dal presupposto che occorre
innanzitutto una volontà di tregua per cominciare a valutare la situazione e,
soprattutto in vista dell’inverno, concedersi una pausa umanitaria.
Putin ha sì
assunto il controllo di alcune province storicamente russe, Zelensky non può
prescindere dall’ammettere questa realtà e su questo si può avviare una
riflessione seria sui desideri delle popolazioni coinvolte non solo tramite
referendum garantiti nella loro correttezza, ma anche aperti a chi è fuggito e
vorrebbe tornare a casa.
Difficile
pensare a eventuali formali rettifiche territoriali, ma si potrebbe spingere
per creare una zona di larga autonomia garantita a livello internazionale, dove
si possa costruire un’area smilitarizzata con la presenza di truppe neutrali a
garanzia di tutti.
Ci si crede
in queste possibilità? Le piazze dicono che è ora di insistere su questa strada
e – aspetto importante – mettono anche in crisi la posizione oltranzista che la
NATO ha assunto su questa vicenda a volte di aperta e inutile provocazione alla
Russia.
La NATO è
una alleanza difensiva, ma è apparsa in mano più ai “falchi” che alle colombe,
quasi volendo trovare in Ucraina una sua stessa ragion d’essere, visto che da
decenni il “nemico” sembrava sempre meno pericoloso (e quindi la NATO contava
di meno).
Al di là
dell’ovvia ma confusa speculazione politica interna, le piazze di sabato
chiedono di aprire uno spiraglio e di riflettere sull’incongruità di continuare
in un assoluto muro contro muro.
MIGRANTI: SI RICOMINCIA (MA SI CAMBIA)
Tutto
secondo copione: le ONG raccolgono migranti su prenotazione, cercano porti
sicuri, Malta e l’Europa dicono di no, le navi battenti bandiera tedesca,
norvegese, olandese ecc. stazionano per più giorni nel Canale di Sicilia (di
imboccare Gibilterra e sbarcare a casa propria o nella progressista Spagna chi
è a bordo non se ne parla neanche) e intanto cresce il dibattitto e la polemica
tra i “buoni” e i “cattivi”.
La sinistra
è “buona”, la destra è rude, insensibile e quindi “cattiva”, mentre l’Europa dà
alte lezioni di moralità ma – salvo la Francia – non c’è stato uno straccio di
governo che si sia offerto di prendersi in casa una quota di questi derelitti.
Ieri
(giovedì) la Francia ha comunque tuonato “L’Italia
è inumana!”. Dai dati ufficiali del Ministero dell’Interno si
apprende che dall’inizio dell’anno al 9 novembre l’Italia ha accolto 89.826
persone sbarcate, 4.713 solo dall’1 al 9 novembre, ovviamente contando solo gli
arrivi “ufficiali”.
Giudicate voi chi dovrebbe vergognarsi.
AAAA CANDIDATA OFFRESI
E volevate
che Letizia Maria
Brichetto Arnaboldi vedova Moratti salutata la giunta regionale
lombarda e persa l’occasione di fare la ministro con la Meloni non stesse
cercando un incarico, fosse anche dalle parti di Calenda & Renzi,
almeno come futura candidata presidente del centro-sinistra-centro alle
prossime elezioni in Lombardia?
Detto e
fatto: lasciato un posto se ne prepara un altro e in quarantotto ore opplà la
frittata è capovolta con Letizia Maria pronta a correre per il fronte
progressista.
Senza
offesa ed anzi con simpatica cordialità, la Signora Letizia - figlia e nipote
di casate illustri, costellate di lombi nobili rigorosamente dai doppi nomi e
dotata per stirpe di un patrimonio impressionante - non ce la fa a stare ferma
un minuto e tantomeno a restare in seconda fila, né si pone il problema di un
minimo di coerenza politica.
D'altronde
- nella disperata ricerca di posti e visibilità – negli anni ha messo insieme
un curriculum impressionante. Già presidente della Rai, di UbiBanca e di una
infinità di altre società, ministra della Pubblica Istruzione, sindaco di
Milano (poi pesantemente bocciata al secondo mandato, invano glielo avevano
spiegato di non ricandidarsi), è una che “ci mette del suo” (in termini di
milioni) quando gli servono per la campagna elettorale perché comunque ne ha
quanti ne vuole.
Insomma, la
Moratti era alla ricerca di una collocazione visibile: “AAAA candidata esperta, massimamente
curriculata con patrimonio cospicuo, disponibilità immediata anche in anche
casa altrui, offresi.” Assunta.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 884 del
4 novembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: BAROMETRO
MELONI – RITORNO DI FINI? – RAVE PARTY – SPECULAZIONI SUL GRANO – LULA IN
BRASILE – FOIBE DIMENTICATE.
Ringrazio i
lettori che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente
interessati alla lettura de IL PUNTO. E’ un modo concreto per renderlo più
diffuso e quindi per “contare”- tutti insieme - un poco di più!
BAROMETRO MELONI
E’ sempre
interessante ascoltare “Circo Massimo”, il commento quasi quotidiano del
direttore del “La Stampa” Massimo
Giannini che – ovviamente – è da sempre contro “la signora Meloni” ma, a seconda
del livello di astio quotidiano, fa ben capire il barometro di inc…
dell’opposizione.
Per ora
stiamo tranquilli: il decreto per i Rave Party è “la legge del manganello”, la
Germania, dicendo di prenderci noi i migranti imbarcati sulle proprie navi
umanitarie (che loro non accolgono) “Ci dà una bella lezione di umanità” mentre
la Meloni “provoca”. Vabbè… Prendiamo atto non da oggi che i gruppi
editorial-finanziari della sinistra sono contro il centro-destra, non è certo
una novità. Non sostengano però di essere “indipendenti”, perché allora
proprio non sono credibili.
IL RITORNO DI FINI
Prima
l’intervista alla stampa estera, poi il ritorno in TV dall’Annunziata, in molti
si chiedono se Gianfranco
Fini non stia meditando un suo rientro in politica dopo un
decennio di totale oscuramento. Personalmente non credo ad un suo rientro e
tantomeno che si schiererà esplicitamente con un singolo partito, ma non c’è
dubbio che il nuovo scenario a guida Meloni abbia riportato interesse su un
personaggio che – comunque giudicato – aveva dimostrato per vent’anni la
volontà e la possibilità concreta di rinnovare profondamente la destra
italiana.
Mai come in
questo governo (e lo conferma anche la lista dei sottosegretari) quella che fu
Alleanza Nazionale è tornata ad occupare con proprio uomini (e donne) molte
caselle nei dintorni di Palazzo Chigi, ma non è questo il punto.
Il percorso
politico di Fini è stato infatti una progressione politica che è partita
fondando Alleanza Nazionale dalle ceneri del fu Movimento Sociale (1995) ma
poi, negli anni, ha assunto posizioni a volte contrastanti con il cliché di una
destra tradizionalista, conservatrice e in qualche modo “convenzionale”.
Chi ricorda
il percorso politico di Fini - prima ancora di lasciare Berlusconi per fondare
“Futuro e Libertà”, spinto anche da alcuni amici che aveva intorno che si sono
poi mostrati delle autentiche serpi - ricorderà che su diversi temi “civici” od
etici la linea di Fini era diversa perfino da quella del proprio partito, si
pensi a quella sui referendum sulla procreazione assistita, e non è un caso che
ad un certo punto con lui si schierarono persone che oggi – come Della Vedova –
sono riapprodate su posizioni radicali o di +Europa, nei diretti paraggi del
PD.
L’ex
presidente della Camera ha più volte ribadito di non voler dare consigli a
nessuno, di non voler porsi come un grillo parlante alle spalle della premier
(con cui però non ha smentito di aver ripreso i rapporti) ma piuttosto di
continuare a pensare che la destra italiana debba andare non solo oltre alla
polemica fascismo-antifascismo, ma soprattutto muoversi più spedita sul
campo dei diritti civili, dell’integrazione, forse anche di una maggiore
visibilità ed indipendenza dell’Italia nella politica internazionale.
Fini penso
sia ben consapevole – credo con amarezza – di essersi “bruciato” anche per
colpe proprie, e soprattutto per aver sottovalutato la continuità di Berlusconi di cui
legittimamente si sentiva il successore (ma il Cavaliere sembra tuttora
inossidabile, anche se a volte in maniera perfino patetica), ammettendo
pubblicamente di aver sbagliato facendo confluire Alleanza Nazionale del
“Popolo della Libertà”.
La storia
non si costruisce con i “se”, piuttosto (anche perchè chi ha rappresentato per
cinque anni la terza carica dello Stato non può certo accontentarsi di fare un
sottosegretario qualunque) Fini ci tiene correttamente a dimostrarsi e
confermarsi come il “padre nobile” (o almeno lo zio) di una destra che alla
fine ha ora concluso la sua traversata oceanica dopo che lui stesso – e questa
è una verità – per primo si mise a scioglierne le vele.
Non credo
quindi che Fini voglia tornare “in politica” ma penso che lo ascolteremo più
spesso, anche perché intervenendo dall’Annunziata si è confermato sobrio,
concreto, propositivo almeno per i molti italiani che in lui avevano visto un
suo futuro da premier e ne erano rimasti profondamente delusi e tristemente
disillusi dieci anni fa.
In qualche
modo il tempo ha rimarginato certe ferite, ed ecco che si percepisce la classe
di un personaggio che resta comunque al di sopra della media politica italiana.
Come per Almirante nei suoi
confronti a fine anni ’80 è forse scritto che tocca ad altre generazioni
gustare il successo, comunque tenendo accesa quella fiamma di continuità ideale
della destra italiana che – al di là del facile gioco di parole legato al
simbolo di FdI – è però comunque una realtà.
RAVE PARTY: FINALMENTE !
“Buona la
prima” per il nuovo ministro dell’interno Matteo Piantedosi che - senza
violenza, ma con fermezza - ha fatto liberare l’area del non autorizzato “Rave
Party” di Modena dove si stavano radunando almeno 3.500 partecipanti da mezza
Europa. Chissà perché quello che non riusciva mai ai governi precedenti e
soprattutto all’ex ministra Lamorgese (ricordiamoci gli episodi di Torino e nel
viterbese l’anno scorso) si è dimostrato subito praticabile e - per il futuro -
non mancheranno finalmente delle regole per organizzare questi pseudo convegni
“musicali” abusivi con relativo sballo e spaccio di droga.
PD e
Grillini hanno poi iniziato un fuoco di sbarramento e polemiche sul successivo
decreto varato dal governo urlando alla “libertà” conculcata, ai rischi per la
democrazia ecc.ecc. Posizione legittima, ma credo assurda e per provarlo si
dovrebbero mostrare a lungo le immagini della “fauna” presente a Modena e
dintorni, tanto difesa dal PD: vedere com’era conciata certa gente sarebbe la
migliore pubblicità per le decisioni di Meloni & C. ricordando a Letta che
"rave" in inglese significa appunto "delirio"
Se è
comunque “libertà” lo spaccio di droga libera e di sostanze di ogni tipo
insista pure il PD a difendere queste posizioni, ma governo e maggioranza
vadano avanti!
IL PREZZO DEL GRANO
Afferma Joe Biden: “La
sospensione dell'accordo sul grano da parte della Russia (dopo che nel porto di
Sebastopoli erano state danneggiate da droni 4 navi russe - ndr) è scandalosa,
la Russia sta nuovamente cercando di usare la guerra da lei iniziata come
pretesto per usare il cibo come arma, colpendo direttamente le nazioni
bisognose e i prezzi alimentari globali, e aggravando le già' gravi crisi
umanitaria e l'insicurezza alimentare".
Forse non
tutti sanno che l’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano (circa il
3% della produzione mondiale) contro i 93 milioni di USA e Canada. Il giorno
dopo il blocco russo, il prezzo del grano sul mercato mondiale è di colpo
aumentato del 7,7%. Chi ci guadagna di più per questi aumenti? E –
soprattutto – chi ha fornito e mandato i droni a Sebastopoli, così come chi ha
sabotato i gasdotti russi nel Baltico?
I russi
sostengono le responsabilità della Gran Bretagna, ma se non mostrano prove è
mera propaganda, mentre invece – se effettivamente le prove ci fossero –
andrebbero ben valutate perché allora UE e NATO dovrebbero ripensare
l’opportunità di continuamente inviare armi a Kiev. Mai come ora servirebbe
trasparenza, purtroppo non c’è.
LULA VINCE IN BRASILE
Con meno di
due milioni di voti di vantaggio e quasi 5 milioni di schede bianche o nulle
(particolare poco ricordato dai media italiani, tutti schierati con Lula a
cominciare dalle corrispondenze RAI) Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto
il ballottaggio ed è stato eletto presidente del
Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l'attuale presidente Jair Bolsonaro, che ha vinto però in 14 dei 27
stati brasiliani e ad oggi non ha ancora riconosciuto la sconfitta.
Non credo
sia stato facile scegliere per i brasiliani: Bolsonaro non ha convinto durante
il suo mandato e – complice anche il Covid - solo in parte ha migliorato la
situazione economica dimostrando molta poca attenzione all’ambiente e ai più
deboli, mentre Lula ha cementato il suo successo nelle classi popolari che con
lui hanno goduto in passato di “bonus” di ogni tipo ed ovviamente lo hanno
votato in massa, soprattutto nel nord del paese più povero e dove decine di milioni
di persone in pratica vivono di sussidi pubblici.
La
spaccatura del paese è stata evidente: con Bolsonaro i ceti produttivi, gli
stati più sviluppati e le classi più ricche, quelle povere con Lula. Chi è
stato recentemente in Brasile avrà notato come milioni di persone non lavorano,
letteralmente accampate ovunque e con esasperate differenze economiche e
sociali che nessuno dei due presidenti ha voluto od è riuscito a colmare.
Intanto la
corruzione è pazzesca e Lula ne è stato a lungo espressione di vertice, anche
se una scelta politica della corte suprema gli ha permesso di concorrere alle
elezioni.
Il rischio
è ora di un pronunciamento delle forze armate e di un ulteriore crollo
dell’economia. Certamente la situazione brasiliana resta esplosiva.
FOIBE
I resti di
oltre 3.200 persone, trucidate al termine della seconda guerra mondiale,
sono state riportate alla luce da una foiba nella località di Kocevski
Rog, in Slovenia. Si tratterebbe della più grande fossa comune scoperta fino a
oggi: le vittime del massacro sarebbero in gran parte slavi, uccisi dai
partigiani comunisti di Tito, impossibile sapere se tra di essi vi siano anche
italiani deportati o residenti nelle terre italiane “liberate” dai titini. Ad
oggi – va ricordato – nessuno sa con precisione quanti italiani siano stati
infoibati e le autorità slovene hanno sempre fatto di tutto perché questa
verità non emergesse mai.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 883 del
28 ottobre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
ATTENZIONE:
La scorsa
settimana ero all’estero e il mancato collegamento internet mi ha impedito di
inviare IL PUNTO (già pronto!). Me ne scuso con i lettori e ringrazio quelli
che mi hanno scritto segnalando il mancato arrivo, così come quelli –
numerosi – che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente
interessati alla lettura.
E’
un modo concreto per rendere IL PUNTO più diffuso oltre le migliaia di
indirizzi che già raggiunge e quindi per “contare”- tutti insieme -
un poco di più!
MELONI AL DEBUTTO
E’ partito
il governo Meloni nonostante le difficoltà al momento di varare la lista dei
ministri soprattutto per le resistenze e le prese di posizione berlusconiane.
Adesso inizia il momento dei fatti e su questi andrà giudicata la nuova
premier.
Per ora
bene la “grinta” nelle sue dichiarazioni e negli interventi, buona la lista dei
ministri e positivi certi piccoli particolari come l’aver scelto un’Alfa Romeo
rispetto a una AUDI o aver ricordato l’assoluta necessità di tutelare l’Italia
in Europa. Mi lascia invece perplesso il possibile aumento a 10.000 euro per
l'uso dei contanti (5.000 sarebbe stato un limite più logico) con il
suggerimento al governo di passare subito, piuttosto, a togliere le commissioni
bancarie sulle transazioni minori. Buon lavoro!
BERLUSCONI ? UN NARCISISTA EGOCENTRICO
Come dicevo
in premessa, la scorsa settimana è “saltato” l’invio de IL PUNTO e forse è
stato un bene perché avevo scritto un pezzo forse fin troppo duro nei confronti
di Berlusconi che sembrava voler sabotare la nascita stessa del nuovo
governo.
Considero
il Cavaliere tutt’altro che stupido, ma è un egocentrico, vecchio narcisista
che si è circondato da una coorte di yesmen (e “yesgirl”) che da anni gli
succhiano il sangue, lo lusingano, fanno finta di idealizzarlo mentre invece
pensano soprattutto ai propri interessi e - appena sarà possibile - a spartirne
le spoglie.
D'altronde
un ex premier e il grande imprenditore che ha il merito di aver permesso la
svolta del 1994 e che tuttora si ritiene addirittura il leader più intelligente
del mondo non poteva essere così sciocco da non capire che indicare personaggi
di basso livello a livello ministeriale (caso Ronzulli) non fosse
controproducente prima di tutto per la sua stessa immagine.
Proprio
invece i capricci per la Ronzulli, i veti su La Russa oppure le dichiarazioni
su Putin (“riservate” ma pronunciate davanti a decine di testimoni!) denunciano
quantomeno una superficialità che superano la logica, così come le parole sul
conflitto in Ucraina potevano anche essere in parte credibili, ma non
esprimendole in quel contesto e in quel momento.
Se poi
fosse vero il suo perdurante rapporto privilegiato con Putin (e non solo
millantato credito) allora la cosa più saggia sarebbe stato proprio non
parlarne, ma piuttosto lavorare nell’ombra per spingere lo zar e l’UE verso una
soluzione negoziata e solo “dopo” - eventualmente - annunciarlo in pubblico
come proprio merito, ma solo a cose fatte, suscitando sicuramente credibilità
internazionale per sé e per l’Italia.
La
riservatezza è l’ABC della diplomazia, possibile che proprio lui che si ritiene
il “leader maximo” non lo capisca?
Oppure (ed
è invece la cosa più probabile) Berlusconi tutto questo lo capisce benissimo,
ma la sua è solo malcelata invidia verso la Meloni e gli altri partner più
giovani di lui, quelli che nell’attuale momento - che è forse il più difficile
nella storia della nostra Repubblica - ne hanno offuscato l’immagine. .
Speriamo
che Berlusconi la smetta di indossare i panni di un divo ormai fuori tempo
massimo e si metta davvero al servizio del Paese. Gliene saremmo tutti molto
grati.
FATEMI CAPIRE
Un po' di
conti… Ci hanno detto che ormai siamo “quasi” indipendenti da Mosca per le
forniture energetiche, ma senza dubbio l’energia nucleare non è aumentata di
costo e neppure quella idroelettrica, così come l’eolico o il “solare”.
Dovremmo
essere già arrivati a coprire con queste forme “green” il 40% delle necessità
elettriche mentre (a parte la svalutazione dell’Euro verso il dollaro) il
petrolio sul mercato internazionale non è aumentato - in un anno - in una
misura così rilevante. Come mai l’energia elettrica ha invece raddoppiato,
triplicato, a volte quadruplicato il proprio prezzo? Perché è tuttora collegata
al prezzo del gas.
Ma proprio
per il gas ci hanno raccontato per mesi che c’erano le forniture alternative,
che gli USA erano pronti ad aiutare l’Europa fornendo gas liquefatto a prezzi
competitivi: dove sono arrivate queste forniture e a quali prezzi?
Dopo
settimane di discussioni l’Europa è intanto arrivata (forse) a un “mini
accordo” sui prezzi del gas, ma quasi mai sui media si accenna al
capitolo-chiave del discorso, ovvero la speculazione incredibile in atto da
mesi proprio su questi prezzi.
Speculazione
sulla pelle della gente, tollerata (se non protetta) a Bruxelles dove le
autorità europee non si capisce “da che parte stanno” dovendo scegliere tra gli
interessi dei cittadini e quelli delle multinazionali. Addirittura la scorsa
settimana la Commissione Europea si è espressa negativamente rispetto a un
esplicito voto del Parlamento Europeo sui prezzi dell’energia. Ma quale
democrazia si sta instaurando ai vertici del nostro continente?
Diciamo
intanto no alla Russia per i noti motivi, ma se domani mai volessimo anche
tornare ad accordi con la Russia i gasdotti del Baltico non ci sono più perchè
"qualcuno" li ha sabotato impedendo comunque le future forniture.
Domandina:
ma CHI è stato a sabotarli? Possibile che tutte le forme di intelligence europeo
non siano in grado di dirci chi può aver piazzato questi potenti esplosivi a
pochi chilometri dalle coste polacche, svedesi e danesi (ma a centinaia di
chilometri dalla Russia) bloccandoli per mesi, indebolendo l'Italia dal punto
di vista energetico come tutta l'economia europea?
Il tutto
rendendo così ancor più indispensabili – guarda caso - le forniture attraverso
l’Ucraina e i nuovi gasdotti che passano nel Mar Nero.
Ma è mai
possibile che Putin sia stato così stupido da auto-distruggersi i propri gasdotti
che ora necessitano di costosi lavori di ripristino pagati dalla Russia?
Che dietro
i sabotaggi ci sia invece una manina da oltreoceano, allora? Non si sa, non ce
lo dice nessuno, nessuno sembra chiedersi queste cose pur fondamentali in
termini di alleanze e che pur stanno pesantemente indebolendo l’Europa e le
nostre scelte energetiche. Chi tocca il business petrolifero muore,
ricordiamoci di Enrico Mattei ucciso proprio 60 anni fa da una “ignota” bomba
collocata sul proprio aereo esattamente come avevano pronosticato le “sette
sorelle” Made in USA e GB.
LO SCANDALO VACCINI
Ci si può
scherzare sopra quanto si vuole sul siparietto del premier albanese Edi Rama
che tranquillamente spiega - ridacchiando - di aver organizzato l’anno scorso
una operazione di “contrabbando” di vaccini COVID tra Italia ed Albania, visto
che la Pfizer si rifiutava di fornirli al paese balcanico, ma Rama – forse
involontariamente - ancora una volta ha sollevato il problema: quanto sono
costati e costano i vaccini COVID e con quali contratti europei sono stati
comprati?
Lui parla -
scherzando - della “sponda” avuta dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di
Maio che favorì l’operazione chiamando in causa i servizi segreti, ma la
questione scandalosa e drammatica è che ad oggi - in piena somministrazione
della quarta dose e in vista della quinta - ancora non si sa quanto l’Europa
abbia pagato e paghi i vaccini a Pfizer e Moderna, con quali contratti siano
stati comprati, con quali clausole e quali siano stati i dirigenti europei
coinvolti nelle forniture.
Di sicuro è
notizia di oggi che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza contestano
a Pfizer una evasione fiscale per l’astronomica somma di 1,2 MILIARDI di euro
evasi solo per i profitti “italiani” dirottati dal nostro paese al Delaware, lo
stato USA di Biden dove le imposte sono ridicole.
Risposte
che sono state negate non soltanto al grande pubblico, ma perfino a quei
numerosi deputati europei che più volte lo hanno chiesto a Strasburgo, ma a cui
si è concretamente risposto soltanto con uno scandaloso silenzio.
Il caso
dell’Albania, tenuta ai margini delle forniture perché i vaccini aveva
difficoltà a pagarseli, ha nuovamente scoperchiato uno dei più brutti “affari”
cui la Von der Lyener non vuole rispondere e che chiamano in causa suo marito
(collaboratore della società farmaceutica Orgenesis) e tutta la Commissione che
ha scelto alcuni vaccini bocciandone altri e quindi coinvolge anche l’Agenzia
Europea del farmaco (EMA) che ne ha avallato le mosse.
Fuori dall’
Europa mezzo mondo si è vaccinato con i vaccini russi e cinesi che – pur
considerati leggermente meno sicuri – di fatto costavano molto meno, mentre
l’Europa ha scelto Pfizer e Moderna dopo la “squalifica” di AstraZeneca.
Una “gara”
a colpi di indiscrezioni giornalistiche che ha demolito il prodotto della
multinazionale anglo-svedese facendo vincere a mani basse il ben più costoso
prodotto americano con aziende che hanno goduto di enormi profitti.
Ancora non
si sa se il comportamento europeo sia stato effettivamente basato su dati
corretti o se abbiano contato molto anche le spinte e controspinte politiche e
finanziarie di chi ha realizzato un profitto colossale sulla pelle di centinaia
di milioni di europei, con margini paragonabili solo alle successive speculazioni
sul prezzo del gas, ma sempre nel tacito assenso o perlomeno l’assoluta
impotenza dei vertici europei.
Giusto per
dare un’idea, secondo i dati non ufficiali raccolti da OCPI (l’osservatorio sui
conti pubblici italiani) e ANAC pubblicati il 22 febbraio di quest’anno, un
vaccino AstraZeneca sarebbe costato all’ Europa intorno agli 1,79 euro contro i
22,82 euro (ventidue!) pagati - si presume, perché ufficialmente non si
sa – a Pfizer e Moderna. Con tutta la cautela del caso circa la raccolta
dei dati – difficile proprio per l’evidente boicottaggio a fornirli – siamo
davanti ad una problematica di 2,8 miliardi di euro, ovvero 10 euro per
europeo!
Sarebbe ora
che ci fossero quindi indagini serie a rassicurare tutti sui traffici più o
meno sussurrati che sono girati e girano a Bruxelles e dei quali spesso si
colgono solo le punte degli iceberg. Intanto la stessa Procura Europea ha
ammesso di aver aperto finalmente un’inchiesta, ma sarebbe interessante sapere
come proseguano le indagini.
Perché non
arriva – anche (e soprattutto) dall’Italia - la richiesta formale di
chiarimenti su tempi, prezzi, fornitori, concorrenza e personaggi coinvolti?
L’occasione di un nuovo scenario politico italiano può anche essere per
esercitare una forte pressione su Gentiloni per questa richiesta di trasparenza
che sale dal basso.
Il tempo è
maturo: siamo arrivati alla quarta e quinta dose (venduta carissima pure
questa), ma stavolta non c’è più l’emergenza e i vaccini vengono tuttora
venduti a 15-20 volte il loro presunto costo industriale, altro che il corretto
ammortamento delle spese di studio a suo tempo sostenute!
Questa
trasparenza è necessaria, ne va non solo della credibilità dei vertici
dell’Unione, ma anche per convincere milioni di persone che il vaccino sia non
solo sicuro, ma soprattutto effettivamente utile e non serva solo per
rimpinguare un grande business cresciuto dietro la pandemia.
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 882 del
14 ottobre 2022
di MARCO
ZACCHERA
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scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
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amici o conoscenti che potrebbero apprezzarne la lettura: un modo per renderlo
più diffuso e quindi per “contare” un poco di più!
DALLA SEGRE
A LA RUSSA
Giuliana
Segre ha presieduto la prima seduta del Senato cedendo poi la presidenza ad
Ignazio La Russa. Credo che nessuno lo avrebbe mai immaginato, ma è successo.
La Segre
non ha mancato nel suo intervento di ricordare la marcia su Roma, Matteotti, le
leggi razziali, la shoah, il nazismo, la resistenza, l’antifascismo. L’aula ha
ascoltato, applaudito, approvato… E poi ha eletto La Russa. Non sembri
irriverente: quei fatti, quelle tragedie, sono ormai scolpite nella storia ma –
appunto – sono “la Storia” quindi non vanno dimenticati, ma sono passati. Quel
mazzo di fiori che La Russa ha offerto alla Segre sia un definitivo segno di
riconciliazione. Adesso è ora che gli italiani, possibilmente uniti, guardino
al futuro, sia perché certi fatti non si ripetano più, ma soprattutto perché
bisogna andare faticosamente avanti, tutti insieme.
AUGURI E
CONSIGLI A GIORGIA MELONI
Insediato
il nuovo Parlamento tra pochi giorni Giorgia Meloni riceverà l’incarico di
varare il nuovo governo. Vorrei darle un consiglio (non richiesto): sia
soprattutto sé stessa, non tema di rompere qualche schema e non si lasci
distrarre da più o meno interessati “consigliori”.
Attraversa
un momento positivo in termini di popolarità e quindi un (breve) periodo
politico di relativa tranquillità, ma all’interno di una coalizione
insoddisfatta e soprattutto in una situazione economica che esploderà – temo –
a tempi brevi. Meglio si attrezzi da subito all’emergenza.
Entro una
settimana dovrà proporre il suo nuovo e primo governo: scelga il meglio, “a
naso”, a buonsenso, senza “totoministri” e sulla base di rapporti diretti e
personali, senza lasciarsi troppo distrarre dalle logiche di partito e senza
leggere i giornali, nel senso che non deve aver paura di rompere anche con il
passato, perché se la continuità è importante lo è anche la diversità visibile
su alcune scelte, il che passa anche attraverso i volti che le declinano. Vorrei
fosse finito il tempo in cui si fanno ministre le “amichette”: discontinuità!
Credo che la maggior parte degli elettori che l’hanno votata chieda infatti
freschezza, cambio, volti nuovi coniugati alla competenza, non importa se siano
persone più o meno gradite agli apparati (o "nipotine" del
Cavaliere).
Il momento
è economicamente difficile, la “tempesta perfetta” più che essere in agguato è
già ben netta all’orizzonte, visto che ci stiamo infilando a testa bassa in un
periodo turbolento e che per l’Italia rischia di diventare critico non solo
perché il “sistema paese” è logorato e sarà messo alla prova, quanto perché
molti saranno tentati – all’interno e all’esterno – di sparare da subito
a palle incrociate sulla premier e la sua nuova maggioranza sperando di
abbatterla il più presto possibile, come avvenne con Berlusconi nel 1994.
Al di là
dei sorrisini, Giorgia Meloni non può risultare molto gradita agli apparati
speculativi, alle solide (e a volte torbide) alleanze politica-potere
incrostatesi nel tempo a Roma come a Bruxelles.
Dall’altra
parte, la gente l’ha votata perché spera, magari considerandola come ultima
spiaggia, oppure per protesta, o “perché il resto è anche peggio”. In
definitiva tutti hanno un grande senso di aspettativa.
Vale sul
fronte interno dove avrà ostili la maggior parte delle fonti di stampa, i
partiti avversari, sicuramente la struttura “alta” della piramide che la
politica ha messo in piedi nei decenni e che teme di essere a rischio di
emarginazione.
All’esterno,
il “boccone Italia” è già stato abbondantemente spolpato, ma un po' di buono
c’è ancora e il forte richiamo ai valori nazionali non è stato da subito una
bella musica per chi è abituato a considerare l’Italia una realtà debole,
piagnucolosa, indebitata e quindi nella “fascia bassa” tra i partner europei
più credibili, certamente non tra i VIP dell’Unione.
La Meloni è
troppo furba per cadere invece nel tranello del fascismo-antifascismo anche
perché è la dimostrazione pratica di una problematica politicamente superata,
che no “tira” più alla vigilia del centenario della Marcia su Roma, anche se
qualcuno (per ora tacitato) faceva finta di temerlo in campagna elettorale.
Le prime
settimane saranno quindi delicate e pericolose, ma necessarie per impostare un
nuovo ritmo, se Giorgia sarà capace di darlo al paese a cominciare dal timing
di governo. Una squadra da inventare a dispetto dei leader concorrenti che
vorrebbero sistemare prima di tutto i propri fedelissimi (e fedelissime!),
insomma Giorgia dovrà averte il coraggio spesso di dire di no e questo sia nel
segreto dei palazzi che a livello di opinione pubblica.
Cominciano
già le agitazioni di piazza e le proteste per le bollette, giustificate ma –
guarda caso – evitate finchè il PD è stato al governo.
Mille i
problemi, a cominciare dal PRNN che non è a posto e comunque siamo ancora agli
acconti, non alle verifiche di conformità che libereranno il grosso delle
risorse. Temo che avere un facile ok da Bruxelles sia una pia illusione.
Nell’infinita
serie delle priorità ci sarà infine la scelta degli amici internazionali e il
mercato non offre molto all’Italia. Scontate le distanze da Orban gli eventuali
alleati europei di prima fascia sono tutti da inventare, potenzialmente infidi
perché tutti vivono male la crisi che colpisce tutti e ciascuno.
Poi la
guerra, dove la Meloni ha assicurato continuità, anche se sa benissimo che
all’interno di FdI più d’uno è scettico e il dissenso rischia di diffondersi
dentro e fuori il partito.
Per
schivare le imboscate l’unico vantaggio potrebbe essere allora la velocità nel
varare il governo, fissare paletti, avere dalla propria parte (almeno) il
Quirinale, ma senza perdere la propria identità.
GUERRA E
PROPAGANDA
Continuo a
non capire come si possa pensare di costringere Putin alla pace aumentando le
forniture delle armi all'Ucraina. Avrebbe un senso se la Russia fosse sfinita e
sull'orlo del baratro per darle una spallata definitiva, ma se Putin dimostra
invece di essere in grado di scatenare rappresaglie continuerà l'escalation,
non ci sarà la pace.
Sorprendente
poi che in Italia stiano iniziando le manifestazioni di piazza “per la pace”:
comprensibili se sono svolte da chi era ed è contro la guerra o da chi – come
il M5S - è da sempre scettico sulle sanzioni, ma cosa c'entra il PD che è
stato ed è il più convinto assertore della fornitura degli armamenti a Kiev,
tanto che per mesi ha attaccato il centro-destra sostenendo che fossero dei
pro-Putin travestiti?
Sono
angosciato per quanto sta avvenendo: non c’è alcun dubbio che quella di Putin
sia stata una guerra di aggressione, ma dobbiamo venirne fuori e una mano
potrebbe darla anche una informazione meno di parte. Ma possibile che se truppe
russe avanzano fanno del “terrorismo”, se indietreggiano si lasciano
scrupolosamente alle spalle fosse comuni, camere di tortura e così via. Manca
solo che segnalino con cartelli luminosi tutte le testimonianze della loro
efferata crudeltà. Vediamno ogni giorno scene sconvolgenti di civili (ucraini)
coinvolti nel conflitto, ma gli altri non li vediamo mai. Quando avanzano le
truppe ucraine i filmati di carri armati russi in fiamme vengono presentati
come eventi gioiosi. Eppure, dentro a quei carri c’erano dei soldati che
saranno andati arrosto, ma in questi casi non ci si indigna, neppure quando
Zelensky si vanta di 34.000 soldati nemici ammazzati.
L’escalation
è sempre solo colpa della Russia, ma se ogni giorno l’Occidente spedisce armi
in Ucraina in modo colossale. Per esempio da quattro mesi non venivano colpiti
obiettivi a Kiev e nelle varie città ucraine fuori dall’area degli scontri, ma
è vero o no che i russi li hanno lanciati DOPO che si è voluto colpire il ponte
con la Crimea, ovvero una azione di (inutile) sabotaggio a un simbolo della
loro presenza in Crimea?
Secondo i
nostri media Putin si auto-distrugge i gasdotti, i ponti, vuole imporre la
Russia agli abitanti del Dombass che però – a parte i referendum, più o meno
taroccati - sono e restano effettivamente in maggioranza russi per etnia,
religione, lingua e non ucraini, ma soprattutto lo sono sempre stati. Quante
cose non ci vengono raccontate, a cominciare da cosa pensino effettivamente gli
ucraini del loro presidente. Comunque sia, adesso dobbiamo in qualche modo
venirne fuori: non è logico, umano, possibile continuare con questa escalation
ma se a parlare sono solo i “falchi” la pace resta lontana e l’escalation
continuerà. Un’ idea? L’Occidente offra a Putin un armistizio in cambio di
sospendere le forniture di armi… e intanto ci si parli, magari tenendo un
referendum “vero” per capire cosa ne pensino le popolazioni coinvolte.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 881 del
7 ottobre 2022
di MARCO ZACCHERA
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SOMMARIO: QUALE VERITA’ SUL
SABOTAGGIO DEI GASDOTTI ? – FINI E LA “NIPOTINA” GIORGIA – ISLAM, IRAN E LE
RADICI CRISTIANE
SERVE VERITA’ SU GUERRA E GASDOTTI
Vorrei
avere maggiore trasparenza sulle informazioni relative alla guerra in Ucraina e
sul caso del gasdotto sabotato nel Baltico, perché è un nodo fondamentale per
il futuro europeo.
Riassumiamo:
l’arma di pressione di Putin verso l’Europa è (era) il gas che vendeva
(centellinandolo e a caro prezzo) trasportandolo soprattutto attraverso i 2
gasdotti del Baltico e - con i guadagni realizzati - di fatto la Russia
finanziava la guerra in Ucraina.
Secondo
alcune voci il premier russo sarebbe stato così stupido da far introdurre nei
due gasdotti (uno fermo per manutenzione, l’altro già bloccato dalla Germania a
pochi mesi dall’inaugurazione sotto forte pressione politica di Washington) dei
robot che - con 500 kg di esplosivo ciascuno! – li avrebbero evidentemente
percorsi per centinaia di chilometri e - arrivati vicini alla costa danese -
avrebbero fatto esplodere i due gasdotti dall’interno (!) bloccando per mesi le
forniture.
Mi sembra
che se proprio Putin voleva interrompere il flusso di gas poteva semplicemente
chiudere o ridurre il rubinetto alla partenza (come fa da tempo) o ancor più
facilmente bloccare anche il vecchio gasdotto che passa per l’Ucraina, tra
l’altro privando così il “nemico” anche di una bella fetta di diritti di
transito e danneggiandolo direttamente, tanto che adesso la Russia dovrà pure
pagarsi le riparazioni, oltre ad aver buttato via gas per decine di milioni di
euro. Verità o fake news?
Resta
l’altra possibilità – ben più logica – ovvero che dietro ai
sabotaggi ci sia invece la “manina” statunitense, magari con la
manovalanza della vicina Polonia, per distruggere economicamente la
Russia, ma anche - di fatto – indebolire ulteriormente l’Europa togliendo al
nemico russo ogni possibilità politica di pressione energetica e mettendo
contemporaneamente in crisi anche la “concorrenza” industriale europea, oltre a
far guadagnare ancora di più chi specula sul prezzo del gas togliendo dal
mercato il concorrente russo, mentre l’UE è incapace di darsi una linea di
azione comune.
Avanzare
questa seconda ipotesi trasforma però chi la sostiene in un potenziale “filo
Putin” perché si ammetterebbe che USA e NATO usano l’Europa come dei
burattinai, la danneggerebbero volontariamente senza averne il permesso
sostenendo una guerra parallela (non autorizzata) lontano dal fronte. Insomma,
incrinerebbero pesantemente la loro immagine “buonista” e di strenui “difensori
della libertà”.
Sta di
fatto che anche per questo episodio l’Europa è intanto economicamente stremata,
l’energia è in mano alla speculazione più folle mentre ovviamente si
approfondisce il solco tra Russia e UE, con evidente vantaggio strategico per
gli USA .
Intanto gli
americani sommergono l’Ucraina di aiuti militari: 1,1 MILIARDI di forniture
belliche solo questa settimana. Se poi la Russia, incalzata dalle armi USA,
accenna alla tremenda possibilità di usare il nucleare “tattico” la NATO
minaccia Mosca di ulteriori rappresaglie, ma intanto moltiplica appunto gli
invii di armi convenzionali (ma modernissime) a Zelensky che ha addirittura
firmato un decreto che vieta per legge qualsiasi trattativa di pace.
Ma è utile
per l’Europa sostenere questa posizione in un modo totalmente acritico ed
assistere ad un crescendo della crisi senza tentare - o almeno proporre - uno
straccio di piano di pace?
Inoltre,
siamo sicuri che in Ucraina tutti la pensino come il loro presidente?
Perché a
Kiev non esistono più elezioni, parlamento, opposizione: nessun media
occidentale riesce (o vuole) darci un’idea onesta su che fine abbiano fatto i
parlamentari ucraini contrari a Zelensky, né se una parte degli ucraini non vorrebbe
almeno discutere una qualche forma di armistizio, o anche solo una breve tregua
umanitaria.
Guerra,
guerra forever: non sono d’accordo, ma a Kiev (come a Washington e a Bruxelles)
piace così, dove a parlare sono sempre e solo i “falchi” e a guadagnare
l’industria bellica, con l’informazione che ovviamente ci va dietro.
A parte
ogni scrupolo morale, ma agli europei – intesi come semplici cittadini, non i
ricchi vertici della UE - conviene davvero che le cose continuino in questo
modo?
LA NIPOTINA GIORGIA
Ma quali
sono i veri rapporti tra Gianfranco Fini e Giorgia Meloni? Si può o meno
definire la giovane leader di Fratelli d’Italia una continuatrice della sua
linea politica?
E’ un
quesito interessante soprattutto dopo che nei giorni scorsi Fini ha preso le
difese della Meloni davanti alla stampa estera.
Tra i due
c’è un lungo e consolidato rapporto, anche perché non va dimenticato come Fini
la volle leader di Azione Studentesca, poi coordinatrice e presidente di Azione
Giovani, prima ragazza a capo di un'organizzazione giovanile di destra.
Soprattutto,
fu proprio Fini a candidarla nel 2006 facendola subito eleggere a
vice-presidente della Camera della Camera e poi promuovendola a Ministro della
Gioventù nel governo Berlusconi del 2008 (la Meloni divenne la ministro più
giovane dell’Italia repubblicana e in assoluto il secondo ministro più giovane dall’Unità
d’Italia).
Certo,
seguirono anni di profonda freddezza per l’affare Montecarlo (con un “gelo” non
solo a livello pubblico), quello che portò alla rovina politica di Fini oltre
alla SUA parentesi politica con “Futuro e Libertà” cui la Meloni non aderì
nonostante dovesse a Fini la sua crescita ai vari livelli.
La
freddezza continuò anche dopo il 2013 e l’insuccesso elettorale del movimento
finiano, ma va ricordato che in quegli anni la Meloni doveva per forza marcare
una distanza o sarebbe stata travolta con il suo nuovo partito ancora in fasce
e tutto da consolidare e far crescere.
Nel tempo
però le cose sono cambiate e se negli ultimi mesi Fini ha ostentato in pubblico
un assoluto riserbo il feeling è ripreso, qualche consiglio importante non è mancato
e intanto più di un esponente di “Futuro e Libertà” ha trovato casa proprio in
FdI - e non da oggi - come Adolfo Urso e Roberto Menia.
Sono
tasselli, piccole reciproche cortesie, consigli privati con Fini che vuole e
deve restare sullo sfondo per non oscurare o mettere in imbarazzo la giovane
leader che è indubbiamente cresciuta del suo, ma che in qualche modo è stata e
resta una sua “creatura”.
Certamente
la sera del 25 settembre mentre Giorgia Meloni celebrava il suo trionfo in
molti avranno pensato proprio a Fini che per primo “sdoganò” la destra
italiana, ma non riuscì mai a superare Berlusconi nel suo ruolo di leader della
coalizione. Un obiettivo che invece è stato raggiunto dalla sua “figlioccia”,
anche se oggi il Cavaliere è decisamente ridimensionato rispetto a una dozzina
di anni fa. Rammarico e forse tanta nostalgia in Fini per le occasioni perdute,
ma la storia – come sempre – non si costruisce quando è ormai passato l’attimo
fuggente. In questo senso può restare però a Fini almeno la soddisfazione di
aver visto nella Meloni una leader già diversi anni fa, quando nessuno
l’avrebbe scommesso.
IRAN, ISLAM E LE RADICI CRISTIANE
Quello che
sta succedendo in Iran meriterebbe maggior attenzione visto che è in atto –
duramente repressa – una vera e propria rivoluzione giovanile contro la
teocrazia islamica che da 40 anni è alla guida del paese.
Gli
studenti invocano maggiore libertà, mentre Khamenei insiste “Sono proteste
organizzate da USA ed Israele”, per giustificare gli almeno 120 giovani ammazzati
dalla polizia e dalle “milizie morali” che puntellano il regime.
Mi illudevo
che qualche organizzazione islamica italiana protestasse e scendesse in piazza
per condannare le decine di morti nelle strade iraniane, invece nulla.
E pensare
che in Iran vi è una larga maggioranza sciita mentre quasi tutti i musulmani
italiani sono sunniti, quindi qualche loro protesta ci poteva anche stare. Poi
- però - qualcuno potrebbe ricordare anche le libertà vietate in Arabia Saudita
(nazione leader sunnita) e allora è forse meno imbarazzante mantenere un
assoluto silenzio.
Il tutto
per sottolineare la necessità di affrontare un serio ragionamento sui rapporti
da tenere – in un quadro di correttezza e libertà – nei confronti dei musulmani
italiani o di quelli immigrati verso i quali deve esserci il massimo rispetto,
ma dai quali dobbiamo pretendere altrettanto. Non dobbiamo solo chiederci se
sia giusto togliere dai menu delle nostre scuole il prosciutto per non
offendere gli alunni islamici, oppure negare le celebrazioni natalizie con il
loro nome per non urtarne la suscettibilità, ma ragionare sul futuro della
“nostra” civiltà.
Se una
ragazza italiana va in Iran e non si mette il velo viene arrestata (e peggio),
eppure ogni occasione da noi diventa pretesto – in nome della “accoglienza” e
della “diversità” - per negare le nostre radici europee cristiane, per
nasconderle quasi timorosi di mostrarle, per non voler capire che sono il
cemento di una comunità e che quando viene frantumato la comunità stessa si
dissolve.
In questo
senso mi viene anche qualche dubbio su un eccessivo silenzio delle Autorità
cattoliche che tacciono o minimizzano troppo spesso il continuo martirio dei
cristiani in Africa, gli incendi delle chiese, la discriminazione legale
anticristiana operata dalle autorità o la distruzione sistematica della
presenza cristiana in Medio Oriente.
Non si deve
odiare nessuno, né dividersi in nome di Dio, ma almeno l’atto di testimonianza
e di appartenenza mi sembrerebbe dovuto, insieme all’ovvio rispetto per le opinioni
religiose degli altri.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 880 del
30 settembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
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AUGURI A
GIORGIA
Ci vorrà
più di un mese per varare il nuovo governo, si scatenerà intanto il solito
“totoministri” con relative tensioni, polemiche e forse pressioni europee o del
Quirinale, ma questa volta sul tavolo ci sono alcune chiarezze che sarà
difficile cancellare.
Il
centro-destra ha vinto domenica in maniera chiara, limpida, inequivocabile così
come il successo è stato prima di tutto di Giorgia Meloni che quindi ha tutti i titoli
(e i numeri) per governare.
Il momento
è però drammaticamente difficile, la BCE adesso vede nero (ma non andava tutto
bene?!), l’UE è (sarà) fredda con l’Italia, c’è la guerra in Ucraina, le
bollette che salgono come le materie prime, il PNRR è da rinegoziare, il
deficit pubblico mostruoso con tassi in aumento e siamo nelle mani (e nei
ricatti) di Bruxelles, con i media internazionali preconcettamente contrari
alla “postfascista” Meloni.
Non solo:
stipendi e salari non corrono come l’inflazione (sulla quale l’ISTAT ha
comunicato negli ultimi mesi dati fuori dalla realtà dei supermercati) e quindi
una tensione sindacale è in arrivo, soprattutto perché adesso non c’è più il PD
da tutelare. In generale, quindi, una “tempesta perfetta” per mettere in
difficoltà il nuovo governo fin dalle prime battute.
Resto
convinto che Mario Draghi
non è stato dimissionato, ma che LUI STESSO ha deciso di fasi dimissionare per
non legare il suo nome ad una crisi economica imminente di grande portata e che
costringerà a tagli e sacrifici in un gioco del cerino la cui fiamma adesso
sarà nelle mani della nuova, giovane leader.
Scontata la
battuta che alla fiamma la Meloni possa essere abituata, sta di fatto che
nonostante la situazione bisognerà comunque cercare di rispondere alla
richiesta di rinnovamento che è arrivata dal paese.
La Meloni
ha convinto raccogliendo non solo voti di protesta, ma adesso dovrà dimostrare
nei fatti di saper gestire una svolta. Ha subito parlato di “unione” e di
“responsabilità” in modo asciutto, sobrio e senza slogan. Auguri, perché ne
avrà molto bisogno.
VINCITORI
& VINTI
Una
campagna elettorale con vincitori e vinti, con la personale soddisfazione di
veder buttati giù dalla torre alcune tra le figure più antipatiche da sempre,
ma non tutte.
Due pesci
relativamente piccoli - ma abili anguille - per esempio hanno rivinto, nel
senso che hanno riportato le loro preziose natiche a Montecitorio: Bruno Tabacci e Benedetto Della Vedova,
di cui avevo sottolineato il passaggio attraverso ogni area parlamentare
cambiando regolarmente casacca pur di rimanere sempre a galla.
Mentre in
molti si sono candidati per coerenza sapendo che la rielezione sarebbe stata
una missione inpossibile (e meritano comunque risopetto), con molta abilità
questa volta i nostri due furboni hanno fregato il povero Enrico Letta e così
nonostante la sconfitta sia di “+Europa” che di “Impegno Civico” (partiti
rimasti fuori dalla Camera con il conseguente impallinamento di Emma Bonino e Luigi Di Maio) eccoli
rientrare in campo a spese del PD cui hanno soffiato gli unici due posti nei
collegi lombardi, per la gioia dei “compagni” della base.
Anche Fratoianni, Speranza e Bonelli
sono stati eletti, sempre a spese del PD: se Letta sarà cacciato dai vertici
del partito potrà sempre fare il presidente onorario dell’AVIS, viste le sue
tante donazioni.
Soddisfazioni?
Isabella Rauti
che ha battuto nella ex Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni) Emanuele Fiano, il
tronfio esponente PD che con arroganza la sapeva sempre più lunga di tutti (sia
chiaro che non c’entra la sua religione ebraica, anzi, ma è per l’antipatia
della persona che si riteneva onnipotente) mentre Luigi Di Maio si ritrova
a 36 anni a dover nuovamente cercare un lavoro. Alla Farnesina non sarà
rimpianto, se non dalla legione di “fedelissimi” che intanto aveva sistemato.
Torna Silvio Berlusconi che ha
risistemato la quasi-moglie e tutta la sua corte, ma ad essere sinceri tutti i
leader hanno piazzato i propri fedelissimi grazie alla legge elettorale.
Con la
riduzione dei parlamentari sono rimasti fuori due amici della mia zona: Enrico Montani (Lega) e Mirella Cristina (Forza
Italia): a loro un “grazie” sincero per l’impegno che hanno dimostrato, mentre
sono stati confermati - come previsto - i due candidati del centrodestra
all’uninominale Gaetano
Nastri (FdI, al Senato) e Alberto Gusmeroli (Lega, alla Camera). Con
loro tornano tanti amici ed ex colleghi di AN tra i quali voglio ricordarne due
particolarmente cari come
Maurizio Gasparri e Roberto
Menia.
QUEL FILO
SOTTILE
Ci sono
molti modi di commentare le elezioni e raramente un leader ammette di aver
perso mentre quando vince esulta a volte in modo esagerato. Giorgia Meloni è stata
molto sobria, ma nel suo primo ringraziamento pubblico dopo aver vinto le
elezioni, prima ancora di ricordare collaboratori e famigliar,i ha pronunciato
alcune frasi che sono scivolate via senza destare molta attenzione nella
maggior parte dei commentatori, ma che hanno sicuramente toccato il cuore di
chi si sente legato ad una destra antica, negletta e dimenticata.
L’ accenno
“A questa notte, che per tanti di noi è una notte di orgoglio, di riscatto, di
lacrime, di abbracci e di sogni”, ricordando “quelle persone che non ci sono
più ad avrebbero meritato di vederla”.
A chi si
riferiva Giorgia Meloni? Nella notte della sua consacrazione a leader, non
credo proprio che facesse un riferimento al fascismo o a una ideologia, ma
piuttosto a quella comunità umana nella quale è nata, che in qualche modo è
sopravvissuta negli anni, strettamente legata a quella fiamma tricolore che del
resto è restata nel simbolo di Fratelli d’Italia e che aveva causato tante
polemiche ed ironie nell’ultima campagna elettorale, quasi che qualcuno la
vedesse come oscura minaccia per la prima volta, quando invece è stata su tutte
schede elettorali italiane fin dal 1947.
Il simbolo
di quella comunità che fu prima del Movimento Sociale e poi di Alleanza
Nazionale, una comunità alla quale la Meloni non ha potuto appartenere per
ragioni anagrafiche, ma alla quale ha mostrato di sentirsi legata in una sorte
di continuità spirituale con un filo sottile che non è ideologico, ma
identitario.
La Meloni
non ha fatto in tempo a vivere la discriminazione, la violenza, gli anni di
piombo e dell’immediato dopoguerra con le difficoltà incontrate dalle due
generazioni che l’hanno preceduta dopo che il fascismo era già morto e sepolto,
ma – soprattutto nei suoi anni passati alla guida dei giovani della destra
italiana - ha per lo meno potuto raccogliere le testimonianze di chi aveva
tenuto stretto quel filo di continuità ideale e politica.
Anni in cui
la discriminazione era evidente, ma non solo nella politica quanto soprattutto
nelle scuole, sul lavoro, sulla stampa, nei diritti negati a chi era
considerato emarginato e quindi “out”, silenziato. Episodi per fortuna
inimmaginabili nella realtà di oggi a sottolineare quanto il nostro Paese si
sia evoluto almeno nella tolleranza e rispetto reciproco.
Non è certo
la prima volta che la destra vince: Alleanza Nazionale già dal 1994 era andata
al governo quando con Fini era stata “sdoganata” e grazie anche a Tatarella
aveva sottolineato la sua presenza ad ogni livello, ma quella destra era in
qualche modo sempre rimasta sopportata ed “ospite” nel salotto buono della
politica, dove da sempre impera quella “intellighenzia” sinistrorsa che vive
tra giornalisti di regime, capitalisti dandy, gay alla page, radical chic e
antifascisti di mestiere.
Non si deve
santificare nessuno, Meloni compresa, credo però che con la sua vittoria abbia
finalmente legittimato anche una comunità che oggi spesso è divisa e dissolta
eppure ha dei caratteri incancellabili di intendere la politica e la vita,
opponendosi da sempre a una retorica di sistema sui soliti temi, giocati con
preconcetto, retorica e formalismo. Forse gli italiani hanno superato ogni
post-fascismo non riabilitandolo ma sostituendolo piuttosto con il
concetto del “no” convinto ad ogni autoritarismo e dittatura che può oggi
concretizzarsi a ogni latitudine.
La Meloni
sarà probabilmente anche la prima donna a capo di un governo italiano, con le
femministe che “rosicano” perché capiscono che non è una di loro, eppure –anche
qui - l’essere una donna e una mamma “normale” è stato uno degli aspetti
vincenti che le hanno permesso di raccogliere simpatie, a dimostrazione che non
è questione di “genere” o di “quote rosa”, ma di valore, capacità e credibilità
delle singole persone.
VOTO DI
SCAMBIO
Se chiedo
un voto offrendo in cambio 10 euro è “voto di scambio”, penalmente
perseguibile. Se il M5S e Conte prendono i voti al sud al grido “Votateci, vi
daremo ancora il reddito di cittadinanza, guai a chi lo tocca!” invece, che
cos’è?
Buona
settimana a tutti, grazie per domenica scorsa!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 879 del
23 settembre 2022
di MARCO ZACCHERA
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ATTENZIONE: IL PUNTO ha ripreso
le sue normali uscite settimanali (di norma il venerdì), ma molti lettori mi
segnalano che le mie news ora finiscono in SPAM, non si capisce perché.
Controllate anche voi, se a prima vista un numero non vi arrivasse…
AUGURI, ITALIA !
Domenica si
vota, giunti al termine di una campagna elettorale senza grande mordente. Come
ho già scritto ritengo i miei elettori assolutamente in grado di scegliere da
soli e senza il mio consiglio.
Personalmente
mi auguro che vincerà il centro-destra, conscio che da lunedì un potenziale
nuovo governo verrà comunque attaccato da tutte le parti nel tentativo di
bloccarne l’azione.
Spero
quindi in una vittoria netta, perché di fatto il grande capitale, le banche,
l’Europa, la speculazione internazionale “tifano” a sinistra ma - se ci pensate
– visto che nessuno muove la coda per niente gli italiani hanno invece il
sacrosanto diritto di alzare un po' la testa, anche nei rapporti europei.
Negli
ultimi anni il debito pubblico è molto peggiorato e qui sta il punto debole:
qualsiasi governo può essere obbligato da Bruxelles ad allinearsi, la nostra
sovranità è già di fatto limitata.
E’ un bene
o un male? Ci sono vantaggi e svantaggi, solo chiedo che ci venga detta la
verità, senza essere condita da altri interessi. Non mi faccio molte illusioni,
ma non è vietato sperare in un cambiamento, sapendo che il nostro Paese ha un
assoluto bisogno di una guida ferma ma anche rinnovata, possibilmente con
un salto di generazione.
E’ ora di
rinnovamento, non solo di compromessi e sono significative alcune scelte, come
quella di Letta che proprio a fine campagna elettorale è andato invece a
cercarsi il plauso della SPD tedesca, partito leader di quella Germania che ci
dice no perfino ad imporre un tetto europeo al prezzo del gas e quindi ci
danneggia apertamente.
Se gli
italiani ragionassero dovrebbero almeno chiedersi che senso abbia avuto quella
visita e votare quindi di conseguenza comprendendo che chi fa gli interessi dei
tedeschi calpesta i nostri..
Se vincerà,
il centro-destra sarà all’altezza di governare? Mi auguro di sì, ma – dico a me
stesso - almeno lasciamolo provare!
LA QUESTIONE UNGHERIA
Un po'
monocorde, la gran parte dei media italiani plaude a Bruxelles che, in nome
della “democrazia”, ha sanzionato il governo di Budapest e vuole tagliare i
fondi europei all’Ungheria considerandola “una minaccia sistemica" ai
valori fondanti dell'UE, una "autocrazia elettorale". Così - con 433
voti (sinistra e PPE) contro 123 (conservatori, liberali e per l’Italia FdI e
Lega) – per la prima volta il parlamento europeo si è preso il diritto di
giudicare governanti comunque liberamente eletti in un paese membro.
E’ un
principio pericoloso, perché se a giudicare il tasso di democrazia altrui non è
una corte di giustizia ma sono i rappresentanti politici di partiti avversari,
il confine tra libertà e sopruso diventa molto sottile.
Si sostiene
poi che in Ungheria ci sia troppa corruzione e sarà pure vero, ma allora cosa
succede a Malta dove chi scriveva di queste cose è stata perfino uccisa, che
succede nei paesi finanziariamente opachi come Olanda, Lussemburgo, Cipro?
Cosa
succederà se in altri stati – magari da domenica in Italia, così come la
settimana scorsa è successo in Svezia – a vincere fossero partiti euroscettici?
Da una parte lo stritolamento economico della BCE, dall’altra la possibilità di
ricatto politico: dove sta scivolando l’Europa, se il dissenso politico di chi
non è di sinistra è sempre meno tollerato?
FEDEZ, IL PEGGIO
A 18 anni
Fedez definiva i carabinieri 'infami figli di cani' ma l’Illustre Procura di
Milano ha chiesto l’archiviazione nel procedimento contro di lui per vilipendio
delle Forze armate dello Stato “perché è passato troppo tempo dai fatti”.
Ci
inchiniamo alla Giustizia, di cui da sempre la Procura di Milano è un alto
esempio di virtù, ma certamente Fedez e la moglie Chiara Ferragni da sempre
sono l’emblema di un certo modo di intendere la sinistra che mi è difficile
sopportare. Eppure per i media questi sarebbero gli “influencer” delle nuove
generazioni, quelli che sembrano i guru vincenti di parte dei giovani italiani.
Ma sono
ancora libero di dire che queste due super ricchi balordi per me sono non solo
una coppia insopportabile, ma anche dei manipolanti (e manipolati) autentici
cretini?
PUTIN
Pericolosa
l'escalation minacciata da Putin e sdegnate le reazioni in occidente. Putin è
indubbiamente l'aggressore in Ucraina e quindi il responsabile della guerra, ma
se dall'occidente si moltiplicano gli invii di aiuti militari quale può essere
la sua reazione se non armarsi ancora di più?
Credo che
insieme agli aiuti all'Ucraina l'Europa e gli USA debbano anche offrire anche
una via di uscita politica e diplomatica alla Russia. Per esempio, i prossimi
referendum in Dombass andrebbero controllati a livello internazionale e
giudicati obiettivamente circa la volontà delle popolazioni locali, non
respinti in anticipo. Se una popolazione si sentisse russa e non ucraina è
giusta obbligarla a stare con Kiev?
RAZZISMO?
Non so se
abbiate notato come quasi tutte le pubblicità siano diventate multietniche.
I messaggi
devono essere infatti “politicamente corretti” e quindi in ogni spot vedete
gente di colore anche se forse improbabili acquirenti. Si giunge anche a
situazioni un pò paradossali come - ad esempio - la pubblicità della nuova Alfa
Romeo che viene guidata per le vie di Milano da una splendida modella mulatta.
Ma l' "Alfa" non dovrebbe essere nel mondo uno degli emblemi
dall'italianità? Eppure, come per quasi tutte le automobili, sembra che un
bianco o una bella ragazza bianca alla guida sia diventato un show
politicamente scorretto...
UN SALUTO A
TUTTI, ANDATE A VOTARE E BUON (POST) 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 878 del
16 settembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi, commentare, e - ringraziando - per comunicarmi indirizzi di nuovi
lettori: marco.zacchera@libero.it
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Sommario:
INTERFERENZE USA-RUSSIA - PRESIDENZIALISMO ED EUROPA – SPUDORATI -
PRESENTAZIONE NEROZZI
INTERFERENZE
Da 10 anni
i democratici USA accusano Mosca di “interferenze” nella politica
internazionale, di condizionare elezioni negli USA e nel mondo e di “comprare”
politici e media per diffondere poi “fake news” in favore di Putin.
Questa
storia delle presunte interferenze russe è iniziata in concomitanza a quando
sono emerse le inconfutabili porcherie combinate in Ucraina dal figlio di Joe Biden ai tempi in
cui quest’ultimo ero vice di Obama, sono servite per accusare Trump e – senza
mai con un riscontro concreto o una sentenza – vengono sempre tirare fuori,
come gli analgesici, “a necessità”.
“Vocine”
che cercano sempre di depistare e dare un po' di fiato alla cerchia dei
“partiti-parenti” del PD americano sparsi nel mondo, soprattutto quando sono in
evidente difficoltà.
Infatti -
guarda il caso - pur essendo legati a presunte news del 2016 saltano fuori solo
adesso, a una settimana dal voto italiano, ma restano sempre impalpabili,
corrosive, mai chiare.
Che dietro
le quinte l’attuale amministrazione USA non sia molto contenta di un potenziale
nuovo governo di centro-destra in Italia, nonostante abbracci e sorrisi
ufficiali, non è un mistero: meglio avere alleati “alla PD” sempre silenti e
consenzienti rispetto a gente che magari si dimostrasse più indipendente nei
propri giudizi.
Tra l’altro
proprio questa settimana gli USA hanno potenzialmente perso i loro rapporti
privilegiati con la Svezia che, dopo quasi un secolo, pure lei ha virato
politicamente a destra e non si sa mai che l’Europa cominciasse a cambiare
direzione...
Concludendo:
se i fatti di corruzione ci sono, l’amministrazione USA li tiri fuori subito
con date, circostanze, nomi e dimostrando gli importi pagati senza giocare a
nascondino come è abituata a fare, cercando di dar corpo alle nebbie per
potenzialmente inquinare il voto.
Anche perché
colgo una forte contraddizione: Putin è accusato di “interferire” all’estero,
ma queste presunte “mezze notizie” americane che escono a puntate, che cosa
sono se non esattamente la stessa cosa, aggravate dal fatto che le interferenze
russe restano “presunte”, mentre questi atteggiamenti USA sono invece sotto gli
occhi di tutti.
PER IL
PRESIDENZIALISMO E UNA NUOVA ITALIA IN EUROPA
In una
campagna elettorale abbastanza piatta e dove i protagonisti sembrano scambiarsi
solo battute su temi un po' scontati, emergono però due elementi di netta
diversità tra il centro-destra e la sinistra: il presidenzialismo e
l’opportunità di un diverso rapporto con l’Unione Europea.
La sinistra
è per mantenere lo status quo: qualsiasi riforma costituzionale è vista come
l’antidemocratica anticamera di un ritorno a un regime, il PNRR è dichiarato
immodificabile e per il PD se l’Italia cambiasse maggioranza di governo
rischierebbe di essere messa al bando in Europa.
Premesso
che ogni cambiamento istituzionale ha un proprio iter con i tempi necessari,
credo che questi due temi siano invece (o possano essere) i due veri “cavalli
di battaglia” per un’alternanza di governo e – a parte gli aspetti dell’attuale
crisi energetica ed economica – mettono in luce la necessità per l’Italia di un
vero cambiamento.
Da sempre
ritengo che un Presidente eletto direttamente dal popolo abbia più
autorevolezza, credibilità ed in definitiva permetta una maggiore democrazia in
un paese senza il filtro dei partiti, mentre i rapporti con l’UE devono avere
un deciso cambio di marcia.
Certamente
Draghi è ben visto a Bruxelles e chiunque si insediasse a palazzo Chigi sarebbe
- per il “gotha” finanziario europeo - un profondo rischio di disturbo, ma sono
convinto che se oggi fossero vivi De Gasperi, Adenauer, Spaak, Monnet e gli
altri padri fondatori del dopoguerra europeo inorridirebbero vedendo cosa è
diventato il baraccone della burocrazia europea e le manovre economiche che ci
girano intorno.
Il ruolo
dell’Italia non deve essere più quello della ruota di scorta che – indebitata
fino al collo – va in buona sostanza solo a pietìre aiuti e scostamenti di
bilancio autorizzati, ma vorrei diventasse il caposaldo dei paesi mediterranei.
Quelli, per
intenderci, che a Bruxelles contano poco rispetto all’asse franco-tedesco e
conterebbero ben di più soprattutto se fossero capaci di “allearsi” con i paesi
dell’Est Europeo, quei paesi che erano stati accolti (troppo) alla svelta nella
UE soprattutto perché considerati sbocchi di mercato per Berlino e che oggi
sono visti con sospetto solo perché chiedono altre politiche, compresi diversi
atteggiamenti con Mosca.
L’Italia
deve essere un paese serio, ma non succube e deve imparare anche a fare
maggiormente i propri interessi sui temi che per noi sono importanti. Parlo
delle culture agricole mediterranee come di una gestione comune
dell’immigrazione, ma anche della gestione dell’energia e della politica
estera.
Non bisogna
solo essere credibili dal punto di vista finanziario, ma anche nei
comportamenti, compreso il rigore da auto-imporci gestendo le risorse comuni.
Solo il
futuro dirà se – in caso di vittoria - la destra sarà capace di farlo, per ora
mi pare evidente che la sinistra non abbia inciso a Bruxelles più di tanto e
soprattutto difeso gli interessi italiani nonostante le tante dichiarazioni
demagogiche: dal piano-sbarchi al prezzo del gas basta guardare i fatti.
Il primo
cambiamento e segno di discontinuità da pretendere, se il centro-destra
vincesse, sarebbe comunque il chiedere le dimissioni al nostro “commissario”
Gentiloni: non può continuare a galleggiare come un turacciolo con qualsiasi
maggioranza: abbiamo bisogno di qualcuno che difenda i nostri interessi, non di
un passacarte, anche perchè non si capisce come mai – ormai da decenni – a
rappresentare l’Italia debba esserci sempre un esponente PD.
L’aspetto
“politico” della UE diventa ancora più importante visto le posizioni che
l’Europa sta prendendo contro gli stati – come l’ Ungheria – che vengono
definiti “antidemocratici” perché non in linea con i desideri di Bruxelles. Un
tema che va approfondito molto seriamente, visto i suoi sviluppi clamorosi che
potrebbero portare perfino alla auto-secessione degli stati “disallineati” e a
una crisi generale dell'Unione.
SPUDORATI
Non mi ha
colpito il fatto in sé – ovvero proporre di togliere il “tetto” di 240.000 euro
l’anno come massimo stipendio dei burocrati italiani – ma l’insensibilità sul
momento che attraversiamo. Alla vigilia di uno degli inverni più difficili di
sempre, con milioni di italiani e di aziende in crisi e mentre l’Italia non
riesce neppure a far approvare in Europa un “tetto” al prezzo del gas, “loro”
pensano che non bastino 20.000 euro/mese? Inquietante, ma anche spudorati.
PRESENTAZIONE
Sabato 17
settembre alle 18 presso il salone della Società Operaia di Verbania Intra in
Via De Bonis a cura dell’associazione “Cultura e Tradizione” verrà presentato
il volume “Nascosti tra le foglie” di Franco Nerozzi, presente l’autore.
Nerozzi è un reporter indipendente che negli ultimi decenni ha seguito decine
di conflitti e crisi nel mondo ed illustrerà le sue esperienze, alcune delle
quali raccolte nel volume.
UN SALUTO A
TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 877 del
9 settembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Sommario: Bisogna avere il coraggio
di cominciare a discutere sulle sanzioni – voto all’estero – disinformazioni -
libertà dimenticate.
SANZIONI: IL CORAGGIO DI DISCUTERNE
Tema
esplosivo e dividente anche in campagna elettorale, ma credo che si dovrà
chiedere al nuovo governo di verificare se conviene mantenere “queste” sanzioni
contro la Russia o invece cominciare a discuterne in sede UE per verificare se
non ci possano anche essere altre strade per portare la Russia a trattare,
viste le ripercussioni negative che le sanzioni a Putin stanno creando, di
riflesso, anche per l’Italia e Europa.
Capisco
come Giorgia Meloni
debba essere estremamente prudente in argomento per rassicurare l’Europa e gli
alleati internazionali su una necessaria continuità ove diventasse premier
visti i continui attacchi del PD alla sua persona, sono contro gli
"strappi" , ma credo che l'Europa debba cominciare a riflettere in
argomento e per questo condivido la posizione di Matteo Salvini che con
determinazione sta da qualche giorno sollevando il problema.
Cerchiamo
di essere chiari: nessuno mette in dubbio le responsabilità russe per
l’aggressione in Ucraina, non sono certo “filo-russo” nè mi paga il Cremlino,
ma constato che dopo sei mesi di guerra la situazione è ormai sostanzialmente
in stallo.
Il fronte è
fermo, Kiev resiste solo grazie agli enormi aiuti militari europei e
soprattutto americani, nessuno pensa più seriamente a un negoziato di pace e
l’Europa anziché costruire tentativi di mediazione insiste – soprattutto
con i toni esagerati del suo “ministro degli esteri” Borrell – a sfidare
quotidianamente Mosca
I russi
saranno i “cattivi”, siamo d’accordo, ma perché allora – per cominciare -
l’Europa mostra il muso feroce solo contro Mosca e non anche contro le tante
(troppe) nazioni del mondo che usano gli stessi criteri di oppressione nei
rapporti interni ed internazionali?
Se i
principi non sono negoziabili, allora il metro di giudizio europeo da seguire
dovrebbe essere uguale per tutti, ma invece non è assolutamente così, mentre
circolano notizie e omissioni che non sono certo “fake news” moscovite.
Ci
raccontano per esempio che siamo “quasi” capaci di affrancarci dal gas di
Mosca, ma se Putin è davvero più debole per le sanzioni non ci converrebbe
allora trattare almeno un armistizio in Ucraina in attesa dell’auspicata nostra
autonomia energetica, piuttosto che adottare il muro contro muro? “Dopo” saremo
più forti, oggi siamo estremamente deboli.
Proprio
perché Mosca non sta comunque vincendo la guerra forse oggi è più disponibile
(vedi la trattativa sul grano) a fare concessioni, a discutere, a trovare una
mediazione che permetta all’Europa di rimanere fieramente al gelo durante
l’inverno, ma almeno non
comprometta la propria industria e le tante attività produttive che corrono
dritte al fallimento non solo energetico spiazzandoci dal mercato mondiale, cosa
che invece non avviene – e la cosa andrebbe ben più sottolineata dai nostri
media – per Cina, USA e tanti altri paesi a cui la guerra ucraina non crea
gravi danni economici.
E’ ovvio
che bisogna mantenere le sanzioni per quanto riguarda gli armamenti e le loro
parti di ricambio, ma siamo sicuri che in altri campi non stiano danneggiandoci
più dei russi? Sarebbe
diverso se Putin fosse “circondato” e senza possibilità di acquistare altrove
beni essenziali, ma le sanzioni NON le applicano la Cina, l’India, tutto il Sud
est asiatico, gli Emirati arabi, l’intera Africa, tutto il Sud America, il
Messico, l’Iran ecc.. Alla fine sono in pratica solo i paesi
“occidentali” che le impongono (peraltro con molti trucchi), ma a rimetterci è
sostanzialmente soprattutto l’Europa.
Dicono che
se noi stiamo male in Russia stanno peggio, vorrei poter controllare e invece
non si può, ma intanto sicuramente interi settori industriali e commerciali nel
nostro paese hanno perso un’ottima clientela (vendere mobili o moda italiana in
Russia rafforza Putin?!), come certamente non erano oligarchi i turisti che
arrivavano a Rimini in volo charter.
La Turchia
delle vacanze ringrazia, forse è più realista di noi, sicuramente è più furba.
Soprattutto
ci stanno venendo a mancare non solo il gas, ma tanti altri prodotti russi – a
cominciare dai minerali – di cui l’Europa ha bisogno e che è costretta ad
acquistare su altri mercati a prezzi folli, con paesi che dalle sanzioni
guadagnano a nostro danno.
Prova ne è
che - nel disinteresse generale - l’Euro ha perso contro tutte le valute
mondiali (ovvero siamo più deboli e più poveri), il nostro debito pubblico
aumenta, i prezzi al dettaglio sono esplosi, la BCE è costretta ad alzare i
tassi di interesse con aumenti dei mutui per famiglie ed imprese, il gas è
oggetto di una speculazione inaudita (ma per mesi tollerata da Bruxelles):
davvero tutto è sempre colpa di Putin o l’Ucraina è diventata anche occasione
di un grande business internazionale?
I sondaggi
dicono che la maggioranza degli italiani è critica sulla utilità delle
sanzioni, ma non si ha il coraggio di ammetterlo pubblicamente e aprire
un dibattito serio sul loro futuro perchè (soprattutto se esponenti politici)
si è subito dipinti come filo-russi.
Tra l’altro
sul tema il PD è diventato il partito più oltranzista e militarista di tutti, a
conferma di essere evidentemente il partito di riferimento e garante della
speculazione internazionale e dei relativi “poteri forti”, altro che sinistra
del tempo che fu... Piuttosto,
ma quante balle ci raccontano tutti i giorni?
Guardate il
problema del grano che ha tenuto banco per settimane, con la Russia dipinta
come “affamatrice” dei paesi poveri dell’Africa e del mondo. Raggiunto un
accordo - grazie a Erdogan - da un giorno all’altro la questione è sparita dai
media che però ben poco avevano sottolineato come l’Ucraina rappresenti solo
poco più del 10% dei paesi produttori. La guerra è stata una bella scusa per
nascondere le speculazioni sui prezzi del grano da parte delle altre nazioni
produttrici, soprattutto nord-americane, alla faccia dei paesi poveri.
Chiunque
richiami l’umanità alle proprie responsabilità è tacciato di essere
“filo-russo” compreso Papa
Francesco che invece quotidianamente insiste sulla necessità
del dialogo e di un reciproco e vero disarmo, ma va contro proprio al business
della guerra e quindi viene tacitato, minimizzato od addirittura
strumentalizzato come è avvenuto nei giorni scorsi.
Tutti
abbiamo un disperato bisogno di pace: milioni di profughi innocenti, decine di
migliaia di famiglie che hanno perso i loro cari, popoli stremati a cui il
futuro del Dombass interessa poco o nulla.
L’opinione
pubblica si sta purtroppo assuefacendo alla guerra e se ne disinteressa, anche
perché i commenti dei vari TG, del “Corriere”, “La Stampa”, “Repubblica” ecc.
sono quasi tutti monocordi, scontati, così come le chiacchiere sulle presunte
“influenze” russe sul voto che a me sembrano ben poco credibili.
Proprio il
non voler affrontare il tema “sanzioni” sottolinea invece come l’Europa non ha
capacità di sostenere un proprio dibattito interno, non sa e non vuole fare
politica continentale, non è capace di autocritica né tantomeno ha una
strategia. A chi conviene continuare così, agli europei o ai nostri “concorrenti”
nel mondo?
Temi che il
nuovo governo italiano – se sarà di centro-destra – mi auguro sappia affrontare
con realismo, cominciando a far maturare in Europa una profonda
riflessione sul futuro del nostro continente.
DISINFORMAZIONE
Non c’è
come conoscere personalmente abbastanza bene un argomento per vedere come venga
manipolato da buona parte dell’informazione nostrana. Due esempi, per
“addetti ai lavori”.
In Cile è stato eletto
l’anno scorso un presidente di estrema sinistra, Gabriel Boric (anche
perché al ballottaggio il suo avversario era esageratamente di estrema destra e
in pochi sono andati a votare) che – come promesso - ha fatto predisporre un
nuovo testo costituzionale progressista, ecologista, difensore dei gender e dei
“nativi”, abortista... Commenti al miele nelle settimane scorse da tutta la
sinistra varia italiana, grandi speranze e radiosi destini sull’immancabile
vittoria del “nuovo corso” cileno.
Domenica
scorsa il Cile con quasi due terzi dei voti ha clamorosamente BOCCIATO il testo
della nuova costituzione preferendo lasciare in vita quella votata nel 1980 ai
tempi di Pinochet! Tra l’altro hanno votato 12 milioni di cileni,
un terzo in più rispetto alle “presidenziali”. Ci credereste? In Italia
tutti zitti, praticamente nessun commento... Santiago non pervenut!.
Secondo
esempio il solito Donald
Trump cui hanno sequestrato “documenti segretissimi” da lui
nascosti nella sua villa in Florida. L’imbecille, l'impresentabile, il violento
e sostanzialmente “fascista” ex presidente avrebbe insomma asportato dalla Casa
Bianca segreti nucleari, dossier ecc.ecc. Chi ama seguire le vicende con
un po' di serietà avrebbe poi scoperto che molto di ciò che è stato detto e
scritto NON è vero, che l’ FBI ha in buona sostanza fatto una perquisizione
“politica” e che il giudice competente NON ha ancora neppure dichiarato legale
la stessa perquisizione. Ma perché secondo la stampa italiana (che copia solo
quella della sinistra americana) chi è contrario a Trump e ai democratici deve
avere sempre e preconcettamente torto?
Comunque,
tra due mesi si voterà negli USA per rinnovare metà parlamento: vedremo il
successo di Biden,
e questa volta non sarà colpa di Trump, che peraltro ritengo sia ora che lasci
la scena a qualche esponente repubblicano più giovane e presentabile, come il
governatore della Florida Ron De Santis
LIBERTA’ IN ARABIA
Ci sono
tanti paesi nel mondo con i quali manteniamo stretti rapporti che se ne fregano
dei diritti umani come di quelli delle donne. A parte le dimenticate e abbandonate
donne afghane tornate al medioevo, la 34enne saudita Salma al-Shehab - che
frequenta un dottorato di ricerca all'università britannica di Leeds ed è madre
di due bambini - tornata per una vacanza nel suo paese è stata arrestata e
condannata a 34 anni di reclusione per aver aperto in Inghilterra un profilo
Twitter ed aver seguito e diffuso notizie di dissidenti al regime saudita,
governo recentemente visitato ed omaggiato da Biden. Un’altra donna saudita è
stata invece condannata addirittura a 45 anni di carcere per lo stesso reato,
lo fa sapere l'ong per i diritti umani Democracy for the Arab World Now (Dawn),
gruppo con sede a Washington fondato dal giornalista Khashoggi (quello fatto
ammazzare dal principe ereditario saudita) che ha pubblicato le copie delle
condanne. Non risultano proteste femministe, mentre all’ Arabia Saudita si
continuano a fornire armi italiane usate in Yemen anche contro i civili, ma
neppure di questi nostri “affari” sporchi si ha il coraggio di parlarne.
ELEZIONI ITALIANE ALL’ESTERO
A
differenza degli elettori che votano in Italia, gli italiani residenti
all’estero votano per corrispondenza E POSSONO ESPRIMERE IL VOTO DI PREFERENZA
per il candidato preferito.
In tutte le
circoscrizioni il centro-destra si presenta con un unico simbolo
“Salvini-Berlusconi-Meloni”.
Segnalo
alcuni candidati miei amici personali che conosco da tanti anni e che mi auguro
riceveranno i voti di preferenza dei lettori de “IL Punto”. Al Senato per il
NORD-CENTRO AMERICA è candidato VINCENZO
ARCOBELLI, mentre alla Camera la deputata uscente FUCSIA FITZGERALD NISSOLI.
In Australia-Asia-Africa alla Camera si presenta JOE COSSARI, di
Melbourne, e al Senato ENRICO
NAN. Ricordo che il voto va espresso al più presto e i plichi
subito inviati per posta al consolato di residenza. Attenti agli imbrogli!
UN SALUTO A
TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 876 del 31 agosto 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
ATTENZIONE:
Dal
prossimo numero - previsto in uscita per venerdì 9 settembre - IL PUNTO,
dopo il periodo estivo, tornerà con la consueta cadenza settimanale. Grazie
dell’amicizia e della pazienza! - Marco
ELEZIONI: ISTRUZIONI PER L’USO
Credo che i
miei lettori siano tutti sufficientemente liberi, intelligenti e vaccinati per
votare il 25 settembre come meglio crederanno, senza che sia io (od altri) a
doverglielo suggerire.
Quello che
può essere utile è semmai spiegare non solo questa forma di “democrazia
limitata” che ci viene imposta (dopo il “tatarellum, il “porcellum”, il
mattarellum” è arrivato il “rosatellum” ) e più sotto spiego il perché del mio
disappunto per le scelte sul sistema di voto.
Io sono di
Destra, personalmente voterò quindi centro-destra e – limitandomi alla mia
zona, perché è ovvio che i lettori di altre parti d’Italia o residenti
all’estero troveranno altri nomi – devo dire che a, dispetto del sistema
elettorale, nel Piemonte Orientale siamo comunque “caduti in piedi” perché i
candidati di centro-destra sono validi.
Alla Camera il candidato
unico del centro-destra nel collegio di Novara e Verbania-VCO è ALBERTO GUSMEROLI, della
Lega, già sindaco di Arona, collega commercialista e deputato uscente che ha
lavorato bene, con impegno e buona volontà, soprattutto nel settore economico e
fiscale. Lo conosco personalmente da sempre, si è dato da fare per il
territorio e lo considero una brava persona. Per votarlo si deve scegliere uno
dei partiti che lo sostengono e così si darà una mano sia a lui che alla lista
del partito prescelto. Da questa scelta ne deriveranno automaticamente altre.
Per esempio votando il simbolo della Lega (a seguito delle varie opzioni che
spiego nell’articolo seguente) in concreto si darà spazio ad ENRICO MONTANI,
parlamentare uscente, mio ex assessore in giunta a Verbania e volto noto nella
zona, votando Forza Italia si aiuterà l’avv. MIRELLA CRISTINA di Verbania, anche lei
deputata uscente.
Votando
Fratelli d’Italia si aiuterà il partito di Giorgia Meloni, ma non ci sono
candidati locali.
Al Senato il candidato
del Collegio (province di VCO-NO-BI-VC) è invece GAETANO NASTRI di
Fratelli d’Italia. Gaetano lo conosco bene, è stato anche per diversi anni
deputato con me alla Camera, è un apprezzato politico novarese e anche lui si è
dato molto da fare. A seconda del partito scelto a suo sostegno, si daranno
spazio ai vari candidati, ma nella nostra zona mi risulta solo una candidata
locale, la geom. GIOVANNA
PELLANDA, ossolana, per Fratelli d’Italia.
Dal canto
suo il PD ha invece “blindato” l’on.le Enrico
Borghi spostandolo dalla Camera al Senato dove non avrà
problemi di elezione essendo capolista, ma – faccio notare – Borghi si è ben
guardato dal candidarsi nel collegio del suo (nostro) territorio, credo a
scanso di una sconfitta e brutte figure.
Se ho
dimenticato qualcuno mi scuso in anticipo, ma ne riparleremo comunque nelle
prossime settimane, intanto cerchiamo di capire meglio i notevoli limiti del
“rosatellum”…
LA DEMOCRAZIA LIMITATA
Il
cosiddetto “rosatellum” (da Rosati, deputato renziano, propugnatore della
legge) è una norma lunga, contorta e complicata: 26 pagine, 13.013 parole, 35
articoli e un mare di note allegate per arrivare alla conclusione che le
possibilità di scelta dei cittadini sono minime, limitandosi solo a scegliere
un simbolo elettorale e stop.
Pochi lo
sanno, ma essendo tutti i nomi dei candidati già prestabiliti dai partiti è già
possibile sapere in anticipo il nome e cognome di oltre il 90% degli eletti a
Camera e Senato.
Quel 10% in
bilico è solo legato al gioco dei resti che possono più o meno variare tra
questo o quel partito e una o l’altra circoscrizione, ma – pur considerando
logiche discordanze del voto “vero” rispetto ai sondaggi – tutti i posti (anche
quelli di riserva) sono già comunque più o meno “blindati” e quelli in bilico
assegnati a pluri-candidati proprio perché non ci siano margini di errore.
Non solo,
un po' tutti hanno candidato le stesse persone in più collegi circoscrizionali
(fino a 5) garantendosi quindi anche per gli eventuali subentri in caso di
doppia elezione, con il ripescaggio preannunciato del successivo candidato in
lista, spesso “blindato” fino alla terza o quarta posizione ad evitare
sorprese.
Tutti i
leader saranno eletti in diverse regioni (Conte, per esempio, è capolista in 4)
e così potranno a loro volta decidere (ma dopo il voto) per quale collegio
optare recuperando non solo il secondo ma spesso addirittura il terzo
candidato. Questo perché una donna (questo avviene di solito, per la Meloni varrà
il contrario) sarà posizionata seconda ma, opportunamente indicata anche lei in
altre circoscrizioni e potendo eventualmente essere eletta in una soltanto, si
auto-eliminerà da tutte le altre dove dovesse mai subentrare al proprio leader,
superando così anche la questione del genere.
Trucchetti
del sistema, come l’annunciata sfida Calenda-Bonino a Roma che finirà
probabilmente 0 a 0, ma con entrambi i contendenti che saranno comunque eletti
da un’altra parte nel proporzionale, provare per credere.
C’è di più.
Le circoscrizioni elettorali prevedono (salvo che per le micro-regioni come
Molise e Valle d’Aosta che di candidati ne hanno uno solo e quindi c’è già poco
da scegliere) dai 4 agli 8 seggi da assegnare e quindi - soprattutto in quelle
piccole - si sa già, nella pratica, quali partiti conquisteranno i seggi. Solo
i partiti molto piccoli, quelli che sfioreranno appena il 3% su base nazionale
e quindi eleggeranno soltanto un pugno di candidati e tutti con i “resti”
possono dubitare oggi dove “usciranno” i loro eletti, ma - per non sbagliare -
i leader si sono appunto candidati in più regioni e la matematica spiega che
quei pochi seggi saranno più facili da conquistare nelle circoscrizioni più
grandi dove, a parità percentuale di voti, il “resto” diventa automaticamente
più elevato e quindi più sicuro. Difficile da spiegare per iscritto tutto il
meccanismo di calcolo, ma fidatevi che è proprio così.
E’ evidente
che c’era quindi già in partenza la volontà del legislatore di permettere un
controllo totale degli apparati e dei leader su chi sarà eletto, ma “fatta la
legge trovato l’inganno” i partiti ne hanno approfittato ancora di più.
Si poteva
impedire tutto questo (bastava permettere di candidarsi in un solo collegio o
circoscrizione), ma evidentemente ciò non si voleva avvenisse.
Per questo
un eventuale candidato di valore sarà eletto non in base alle proprie capacità
ed esperienza o per i suoi titoli, ma solo e soltanto grazie alla sua posizione
di lista (salvo che nella circoscrizione estero, dove invece contano le
preferenze personali) e questo spiega anche la drammatica caduta della qualità
degli eletti e la loro totale dipendenza dai vertici. In pratica ci siamo
ridotti ad una specie di una “democrazia limitata”, ma questo non lo ammette
nessuno…
IMPOTENZA E SILENZI
Tutti
sappiamo che il prezzo del gas NON dipende dalla quantità disponibile ma dalla
speculazione al rialzo sui prezzi, tollerata (comincio a pensare “favorita”)
dalle autorità europee, mentre le tassazioni sugli “extraprofitti” non vengono
di fatto applicate. Tutti sappiamo che NON è vero che il prezzo dipende solo
dai minori rifornimenti russi che ne sono la “scusa”, così come tutti sappiamo
che il prezzo del greggio sul mercato mondiale è ormai più basso di quanto
fosse all’inizio della guerra in ucraina.
Eppure nel
frattempo l’Euro si è deprezzato sul dollaro complice la crisi economica ed
energetica di cui si dà colpa a Putin, ma non si vuole neppure accennare al
fatto che le “sanzioni” alla Russia si stanno dimostrando un boomerang visto
che NON vengono applicate da Cina, India, Africa, Emirati Arabi, Sud est
asiatico, America Latina, Turchia ecc.
Tutti
prendiamo atto che l’Europa NON vuole mettere un freno né ai prezzi né alle
speculazioni perchè evidentemente a Bruxelles va bene così.
Siamo però
più o meno tutti anche vittime di una grande ipocrisia “pseudoecologista”:
tutti chiediamo prezzi più bassi per il gas (importato), ma non si vogliono
usare le riserve di gas italiano, non si vogliono trivellare pozzi in Adriatico
o in Lucania, non si vogliono i degassificatori (Piombino ecc.).
Immagino
che appena si comincerà seriamente a parlare di nucleare verrà giù il mondo.
Ma,
insomma, non si può avere il barile pieno e la moglie ubriaca, ma quando si
deciderà finalmente qualcosa e soprattutto si comincerà a pensare sulla
effettiva utilità e convenienza delle “sanzioni” a Putin?
Questo
delle sanzioni è un tema delicato, ma come cittadino protesto che nessuno
sembri porsi il problema, che si costruisca un “tabù” su questo clamoroso
autogol europeo (almeno sui prodotti petroliferi) giustificando tutti i nostri
disastri dando colpa solo alla Russia: ne parleremo a lungo sul prossimo
numero.
GORBACIOV
Credo che
il mondo debba ricordare con gratitudine
Mikhail Gorbaciov, uomo di realismo e di pace, che ebbe il
coraggio di permettere la caduta dei muri e la libertà per l'Est Europeo. Ce lo
siamo dimenticati, ma con lui, Reagan e Giovanni Paolo II l'umanità parve
uscire dal lungo dopoguerra portando la Russia alla soglia della
democrazia. Se oggi c'è una guerra in Ucraina non è solo colpa di Putin,
ma anche di un Occidente che non volle capire che "quella" Russia andava
aiutata ad entrare a pieno titolo nelle nazioni democratiche per diventare una
importante alleata europea senza essere umiliata. Gorbaciov ha avuto più
coraggio di noi, di una Europa che ha perso una grande occasione di
rilancio continentale a tutto vantaggio di USA e Cina, come forse studieranno e
comprenderanno gli studenti dei prossimi decenni.
Intanto
l'oscar delle stupidaggini se lo merita in Italia il leader comunista italiano Marco Rizzo, quello
della crapa pelata, che ha dichiarato «Era dal 26 dicembre 1991 che avevo
aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo…» per festeggiare la
morte del "traditore". Immaginatevi se Gorbaciov non avesse avuto
allora il coraggio di cacciare dal Cremlino quei decrepiti personaggi
veterocomunisti alla Rizzo e permettere la liquidazione dell'URSS, oppure usare
solo una piccola parte della potenza nucleare sovietica..
UN SALUTO
A TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 875 del
19 agosto 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi usate sempre la mail: marco.zacchera@libero.it mentre per leggere i numeri arretrati
de IL PUNTO e altre news le trovate sul mio sito : www.marcozacchera.it
ATTENZIONE:
Da due settimane uso un nuovo sistema per spedire IL PUNTO.
Diversi
lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me,
dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno
di avvenuto ripristino.
Con
l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi cui spedire IL
PUNTO (e grazie quindi a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre se ci
si vuole cancellare basta cliccare sul punto indicato in calce alla mail.
Fino a settembre IL PUNTO non uscirà regolarmente ogni settimana, ma sarà
condizionato dall’ attualità.
Ricordo che
comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it . Grazie dell’amicizia e(soprattutto)
della pazienza!
TABACCI & PAGLIACCI
La
presentazione delle liste è occasione per fare un bilancio di attori e
pagliacci della politica. Per esempio per l’uso furbesco dei regolamenti
elettorali, il passaggio irriverente da gruppo a gruppo, il voler stare sempre
a galla creando legittimamente il dubbio che il bene pubblico non interessi
molto rispetto agli interessi personali.
Vale per i
candidati “paracadutati” nelle più disparate parti d’Italia in vista di un
seggio “sicuro”. Poi ci sono i casi da manuale, per me insopportabili.
Cosa
pensare vedendo il lungo “curriculum” di BRUNO
TABACCI, uno che come un’anguilla si aggira da 50 anni nella
politica italiana?
Tabacci
“nasce” come DC, consigliere comunale nel mantovano fino ad approdare nel 1985
alla regione Lombardia di cui nel 1987 ne diviene presidente.
Nel 1992
approda in parlamento, ma con la crisi DC aderisce al PPI. Sfiorato da
Tangentopoli nel 1994 esce per un po' dalle luci della politica amministrando
intanto cosucce come ENI, SNAM, Autostrade ed Efibanca.
Nel gennaio
1998 torna in politica come vicesegretario dell'UDR di Cossiga, ma uscendone in ottobre per
aderire al CCD di Casini.
Nel 2001
viene rieletto deputato con la “Casa delle Libertà” (AN-FI-UDC) aderendo al
gruppo UDC, ripresentandosi nel 2006. Il 30 gennaio 2008 lascia l' UDC e fonda
il movimento politico “Rosa per l'Italia”, noto come “Rosa Bianca” ma
partecipa comunque alle politiche del 2008 con la lista “ Unione di
centro - UDC”
Rieletto,
il 9 novembre lascia l'UDC e la Rosa per l'Italia per fondare il suo nuovo
partito “Alleanza per l'Italia”. Intanto il 10 giugno
del 2011 è contemporaneamente nominato assessore al bilancio al comune di
Milano nella giunta di sinistra del sindaco Giuliano Pisapia (Rifondazione
Comunista).
Nel
settembre 2012 (era stato eletto deputato di centro-destra!) si candida alle primarie del centrosinistra per la premiership
del PD contro il segretario Pier Luigi Bersani, l’allora il Sindaco
di Firenze Matteo Renzi, Nichi Vendola (SEL) e una consigliera
regionale del Veneto.
Tabacci
ottiene ben l’1,4% dei voti piazzandosi all'ultimo posto tra i 5 candidati. Il
28 dicembre 2012 annuncia la nascita di un nuovo partito:
“Centro Democratico”, che aderisce alla
coalizione di centrosinistra con la quale (all’uninominale e quindi con i voti
di tutta la coalizione di sinistra) nel 2013 Tabacci viene rieletto alla
Camera. Nel 2014 fonda “Per l'Italia - Centro Democratico”.
Il 17
aprile 2014 viene ufficialmente candidato, alle elezioni europee come capolista
del nuovo gruppo “Scelta Europea”, ma non viene eletto
raccogliendo solo lo 0.77%.
Verso fine
legislatura, di fronte al rischio per Emma Bonino di non partecipare con la sua
nuova lista “+Europa” alla coalizione di centro-sinistra
dovendo raccogliere le firme e vedendo a rischio il suo seggio, il 4 gennaio
2018 Tabacci “offre” agli ex radicali il simbolo del suo “Centro Democratico” e
così grazie alla coalizione di centro-sinistra viene rieletto a Milano. Il 23
giugno 2019 è presidente di “+Europa”, ma il 27 settembre dello stesso
anno lascia il movimento tornando al “Centro democratico”..
Il 25
novembre 2020 cambia quindi la denominazione del “suo” gruppo parlamentare (nel
senso che il gruppo è praticamente formato solo da lui stesso) e dopo
l'ingresso di alcuni fuoriusciti del M5S, parte con il “Centro
Democratico-Italiani in Europa”, poi ancora trasformato in
“Europeisti-MAIE-Centro Democratico”. Finita l'esperienza del governo
Conte, con la nomina di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio,
Tabacci viene addirittura nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del
Consiglio con delega al coordinamento della politica economica, carica che
mantiene tuttora.
Il 19 marzo
2021 ottiene anche la delega alla gestione delle politiche per lo spazio a cui
deve rinunciare il 5 agosto a seguito di uno scandalo che vede coinvolto il
figlio Simone “sistemato” in Leonardo-aerospazio spa.
Due mesi fa
ecco il bis del 2018 con il "dono" a Luigi Di Maio il simbolo del Centro
Democratico, fondamentale per formare al Senato il Gruppo Parlamentare composto
da 11 senatori "dimaiani" scissi dal M5S (e quindi non dovendo
raccogliere firme per presentare le liste) riunitisi nella formazione “Insieme
per il Futuro". Ora l’adesione al “cartello” di Enrico Letta per correre
insieme al Partito Democratico il prossimo 25 settembre. Il resto alla prossima
puntata, per la felicità questa volta di chi vota PD.
LOTTI & CASINI
Polemiche
per l’esclusione di LUCA LOTTI dalle liste PD con il deputato che accusa
(insulta) Letta di averlo “fatto fuori” per la sua vicinanza con Renzi. Nessuno
che abbia piuttosto sollevato un altro aspetto, secondo me ben più grave: ma è
moralmente ricandidabile un parlamentare quando viene pescato ed intercettato a
comprare e vendere candidature di Magistrati, come è avvenuto proprio per
Lotti? Uno che è stato indagato e rinviato a giudizio per favoreggiamento e
rivelazione di segreto istruttorio in un'inchiesta su appalti Consip oltre che
essere accusato di finanziamento illecito continuato e rinviato a giudizio solo
quattro mesi fa? Il problema non è politico, ma prima di tutto di decenza,
eppure non se lo pone nessuno.
Altra
nemesi storica la candidatura di PIER FERDINANDO CASINI a Bologna sempre per il
PD e l’estrema sinistra. Secondo Letta, Casini “Rappresenta una
"voce" a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra
potrebbe volere cambiare” Ma come, anche Casini era per il presidenzialismo –
quando gli conveniva – ovvero quando era un leader della “Casa delle Libertà”…
Che incongruenza!
BENEDETTI (DE)
“Mai finora avevamo vissuto il rischio di
uscire dalla nostra collocazione internazionale, di rompere le nostre alleanze
storiche. Corriamo il pericolo più grave nella storia della Repubblica. La
vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe. La nostra
destra è biecamente fascista e nazionalista. Salvini è un personaggio da bar.
La Meloni ha detto in sostanza: abbasso Bruxelles, viva le nazioni. Il suo
modello è Orbán. Con lei alla guida, l'Italia diventerebbe come l'Ungheria. So
per certo, dalle mie fonti nel Dipartimento di Stato, che l'amministrazione
americana considera orripilante la prospettiva che questa destra vada al
governo in Italia». (Carlo de Bendetti- Corriere della Sera)
Mi sa che
certa gente abbia una fifa blu di finire con il sedere per terra, anche perché
poi magari non ci saranno per sempre i soliti Magistrati a correre in soccorso.
Leggetevi su Wikipedia il curriculum del Maestro (nel senso massone del
termine) e - se comunque votate a sinistra – riflettete un secondo su questi
ingombranti compagni di viaggio…
PIROMANI
Per una
volta, finalmente, l’hanno beccato: un drone silenzioso ha permesso di
individuare dal cielo, in Calabria, un tizio che in sandali e maglietta
accendeva accuratamente alcuni falò ai margini di una pineta che di lì a poco
prenderà fuoco.
Immagini
inequivocabili, uomo denunciato, ma subito a piede libero.
Innanzitutto
non si capisce perché di questo delinquente non debba esserne date
pubblicamente le generalità: la “privacy” non regge quando serve a tutelare uno
dei tanti (troppi) responsabili del disastro dei nostri boschi: deve valere per
tutti i reati quando gli autori sono colti in flagrante: la vergogna sociale è
una doverosa ed equa pena accessoria alla spesso aleatoria condanna penale.
Sui piromani,
poi, il nostro codice è assurdamente tollerante e lo spiattellare in pubblico
nomi e cognomi sarebbe un deterrente ben maggiore dalla (lieve) pena che viene
di solito comminata per i pochissimi colti sul fatto. E i danni ambientali? I
piromani dovrebbero sempre rispondere non solo penalmente, ma anche
patrimonialmente dei danni da loro volutamente provocati: anche questo sarebbe
un deterrente se effettivamente venisse applicato. L’omertà non paga,
l’ambiente distrutto sì, mandando in fumo un patrimonio di tutti.
SUSSIDIARIO E FORMICHE
Vengono spesso pubblicati
dei miei articoli sui quotidiani on line IL SUSSIDIARIO e FORMICHE. Se siete
interessati, cercatemi come “ilsussidiario+zacchera”
e
“formiche+zacchera”: dove potrete leggere i miei articoli più
recenti oltre quelli precedenti.
UN SALUTO
A TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 874 del
8 agosto 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi usate sempre la mail: marco.zacchera@libero.it mentre per leggere i numeri arretrati
de IL PUNTO e altre news le trovate sul mio sito : www.marcozacchera.it
ATTENZIONE: Dalla
scorsa settimana uso un nuovo sistema per spedire IL PUNTO.
Diversi
lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me,
dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno
di avvenuto ripristino.
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l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi cui spedire IL PUNTO
(e grazie quindi a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre se ci si vuole
cancellare basta cliccare sul punto indicato in calce alla mail.
Fino a
settembre IL PUNTO non uscirà regolarmente ogni settimana, ma sarà condizionato
dall’ attualità, d’altronde anche la politica quest’anno non va in
vacanza.
Ricordo che
comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .
Grazie
dell’amicizia e(soprattutto) della pazienza!
A.A.A. ALLEANZE CERCASI ? CITOFONARE ENRICO
Certamente
l’attuale sistema elettorale impone di costruire alleanze per vincere nei
collegi uninominali, ma servirebbe sempre anche un minimo di coerenza politica
tra alleati, altrimenti - prima ancora di cominciare - sarebbe garantita
l’ingovernabilità del Paese. L’aver messo insieme dall’estrema sinistra a
Calenda poteva essere considerata una genialata politica di Enrico Letta, ma
credo che alla fine sarebbe stato comunque un boomerang per il PD.
Calenda si
è dimostrato coerente a rinunciare all’accordo (per lui molto conveniente in
termini di seggi) e a questo punto è più logico arrivi a un’intesa con
Renzi.
Vedremo
alla fine, ho dubbi comunque sulla tenuta della “base” democratica: come
possono gli elettori PD trangugiare tutti e tutto, usati e mai ascoltati?
Il
risultato finale dipenderà molto dal centro-destra, vedremo se sarà in grado di
dimostrarsi unito e coerente, senza correre a rubarsi voti a vicenda ma
piuttosto puntando a raccogliere consensi soprattutto tra quell’elettorato che
spera nella governabilità ed ha dei punti fermi, valoriali e di coerenza. Voti
che potrebbero essere intercettati anche da un accordo Calenda – Renzi che non
prenderà seggi uninominali, ma sul proporzionale diventare una alternativa ai
due poli.
COERENTI...O MENO
Nell’abbuffata
delle alleanze chi è il recordman del trasformismo politico? Di questi tempi
sono in tanti a concorrere, ma oltre che a Bruno Tabacci (ineguagliato top
record, ne parliamo la prossima volta) un posto d’onore spetta a Benedetto della Vedova.
Della
Vedova parte nel 1994 quando è segretario nazionale del Club Marco Pallella – Riformatori,
diventando dirigente dal 1997 al ’99 della Lista Pannella.
Intanto, il
26 ottobre 1997, viene eletto nel “Parlamento del Nord” (elezioni indette dalla
Lega Nord: erano
i tempi nudi e puri di Umberto
Bossi) per la lista “Lista
Pannella antiproibizionista e referendaria”. Un parlamento
velleitario, a metà tra il serio e soprattutto il faceto: meglio farsi eleggere
quindi (1999) al Parlamento Europeo con la Lista Emma Bonino e restarci fino al
2004. Rimasto senza seggio, nel 2005 Berlusconi lo nomina al CNEL. A seguito di
scelte giudicate troppo “a sinistra” dei Radicali,
Della Vedova resta nel “Partito
Radicale Transnazionale”, ma con Tadarash e Calderisi fonda il
movimento dei “Riformatori
Liberali” che aderiscono alla “Casa delle Libertà”.
All’elezione
successiva (2006) viene quindi eletto deputato con Forza Italia.
Successivamente
aderisce al “Popolo delle
Libertà”, unificazione politica tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale.
Nasce in quegli anni una sua spiccata simpatia con Gianfranco Fini e nel 2009,
quando i due big del centro-desta cominciano a litigare, Della Vedova lascia il
PDL e aderisce a “Generazione
Italia”. Quando Fini abbandona Il Cavaliere e cerca di
abbatterne il governo, Della Vedova lo segue diventando capogruppo alla Camera
di “Futuro e Libertà”
.
Nel 2013 si
candida quindi al Senato nella nuova formazione in coalizione “Con Monti per l’Italia”.
Dimostra di aver fiuto politico (e un pizzico di fortuna) perché alla Camera
Futuro e Libertà si ferma ad un passo dal quorum e resta senza seggi, mentre ci
riesce al Senato e Della Vedova entra quindi a Palazzo Madama.
Quando,
l’anno dopo, F&L si scioglie ufficialmente, il buon Benedetto
trasloca nella neonata “Scelta
Civica” di cui diventa portavoce politico.
A seguito
di una scissione nel gruppo (che in parte aderisce al PD) Della Vedova passa
poi al Gruppo Misto.
Intanto, il
28 febbraio 2014, era stato nominato Sottosegretario agli Esteri con il governo
di Matteo Renzi.
Noto
difensore dei diritti omosessuali e LGBT l’11 febbraio 2017 lancia il nuovo
movimento “Forza Europa”
che il 23 novembre 2017 si trasforma in “+Europa”,
attuale sua casa politica fino all’annuncio di questi giorni dell’alleanza
organica con il Partito
Democratico, che pare resisterà con o senza Calenda.
Se ho
dimenticato qualche pezzo (o ulteriore trasferimento) il lettore mi scuserà…
UN GRAZIE A SILERI
“Tornerò a
fare il chirurgo, che è la mia passione e il mio lavoro”. Pare non si
ricandiderà il sottosegretario alla salute dr. Pierpaolo Sileri, già
vice-ministro M5S ai tempi del Covid poi “degradato” a sottosegretario con
Draghi.
In un mondo
politico pieno di persone senza spessore e alla caccia di posti, durante
l’epidemia Sileri ha dimostrato di essere una persona seria, documentata,
precisa, mai sopra le righe, uno che è stato intervistato mille volte, ma che
non ha partecipato allo show mediatico di chi la urlava più grossa.
Evidentemente
era un bravo medico prestato alla politica e che ora - forse un po’ disgustato
- ringrazia, prende il cappello, saluta e se ne va.
All’opposto
di Della Vedova o Tabacci per me Sileri è stato un esempio di serietà e anche
lo stile della sua uscita di scena me ne conferma il valore. Anche per questa
sua sobrietà l’ho apprezzato e - da cittadino – veramente lo ringrazio.
RIFLESSIONE : PROFITTI ED EQUITA’
Se tutto va
bene l’Italia dovrebbe complessivamente ottenere circa 200 MILIARDI di Euro
dall’Europa per la crisi post Covid (in gran parte da restituire) e se la cifra
ci sembra enorme pensate che nel solo secondo trimestre di quest’anno
Exxos, Chevron e Shell grazie alla speculazione sui prezzi petroliferi
hanno realizzati profitti record per 46 MILIARDI: vuol dire che in un solo anno
i loro utili saranno superiori a tutto il nuovo debito italiano.
Nel suo
“piccolo” la sola ENI in 6 mesi ha prodotto un utile netto di 7,4 MILIARDI
ovvero pari a quasi la metà del “Decreto Aiuti bis” del morente governo Draghi
che punta ad aiutare famiglie ed imprese da inflazione e carovita.
Una
inflazione generata in gran parte proprio dall’aumento del costo di gas e
carburanti che hanno permesso gli extra-profitti delle aziende energetiche.
Ma ai
lettori non sembrerebbe più corretto calmierare i prezzi petroliferi o almeno
tassare in modo straordinario questi profitti che nascono solo e soltanto dalla
speculazione, potendo aumentare liberamente e senza effettivo controllo le
bollette per milioni di cittadini?
Ma il
governo Draghi (come l’UE) su questo non ha mai preso una chiara posizione.
Che senso ha offrire piccoli bonus di qualche decina di euro ai cittadini
meno abbienti - a spese dello stato - se alcune aziende da sole possono
continuare ad accumulare profitti così giganteschi, quasi al di là quasi della
comprensione “fisica” dei numeri?
Eppure a
livello europeo da mesi su questo non si combina nulla (e proprio il “nostro”
Gentiloni è il Commissario europeo all’economia!!), nessuno infatti sembra
avere la forza e il coraggio di bloccare o almeno controllare i prezzi
petroliferi dando libero spazio alle speculazioni.
La BCE deve
intervenire aumentando i tassi di interesse per cercare di frenare
l’inflazione, ma anche rallentando così l’economia perché i prestiti diventano
più cari per le aziende produttive. Inoltre lo stato (e soprattutto l’Italia)
va a rimetterci somme folli per i maggior interessi da pagare sul debito
pubblico, legandosi sempre di più al capestro del controllo del “cravattaro”
europeo.
Assistiamo
ancora una volta ad una nuova sudditanza totale di Bruxelles verso le
multinazionali come era già avvenuto per gli acquisti dei vaccini COVID, ma
senza (quasi) suscitare scandalo.
Se non
bastasse questa assoluta follia, pensate che grazie all’aumento di gas e
petrolio (che peraltro sul mercato internazionale ora è ritornato quasi alle
basi di partenza, ma la benzina costa più cara lo stesso) chi fa grandi affari
è proprio la Russia e così Putin può finanziarsi la guerra in Ucraina
addirittura a “nostre” spese: follia su follia, eppure non ne parla nessuno.
E’ una
situazione incredibile, ingiusta, inumana (come inascoltato continua a ripetere
papa Francesco, che è ricordato solo quando fa comodo dal mondo “progressista”),
che dovrebbe generare reazioni politiche scandalizzate e soprattutto portare a
decidere qualcosa: nulla.
Mentre si
sprecano convegni, commenti e tanta demagogia sull’importanza del “green”
(altra speculazione) si parla così poco di queste autentiche follie finanziarie
tanto che viene da pensare come sia la stessa informazione ad essere manipolata
e controllata dalle stesse “grandi sorelle” che controllano il mercato
dell’energia ai danni di tutti gli abitanti del pianeta. Già, ma chi se non
costoro governano effettivamente il pianeta?
Chissà se
il prossimo governo avrà finalmente un minimo di coraggio in questo senso e se
- per cominciare - questo aspetto sarà ricordato nei famosi “programmi” delle
coalizioni, siano di destra, di centro o di sinistra.
CI
RISENTIAMO DOPO FERRAGOSTO,
UN SALUTO
A TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 873 del 29 luglio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
ATTENZIONE:
Da questa settimana uso un nuovo sistema per spedire IL PUNTO.
Diversi
lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me,
dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno
di avvenuto ripristino.
Con
l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi di lettori (e grazie
quindi a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre per cancellarsi basta
cliccare sul punto indicato in calce alla mail.
Durante
il mese di agosto l’invio de IL PUNTO non sarà rigorosamente di venerdì, ma
condizionato dall’ attualità, d’altronde anche la politica quest’anno non
va in vacanza.
Ricordo
che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .
Grazie
dell’amicizia e della pazienza!
CENTRODESTRA: REGOLE PER VINCERE (O ALMENO NON PERDERE)
Giornate
convulse per alleanze elettorali, simboli, collegi da assegnare e per tutti i
partiti – comunque la si giri – la situazione è difficile, anche perché la
riduzione a 600 parlamentari lascerà al palo buona parte dei papabili, degli
speranti e degli uscenti.
Fioriscono
i sondaggi: sulla carta ci sarebbero addirittura fino a 17 punti di distacco
tra la coalizione del centro destra (Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia e
cespugli) ed il PD che - pur “arruolando” altre formazioni politicamente vicine
- sarebbe quasi ovunque sconfitto nei collegi uninominali (148 alla Camera e 74
al Senato) che in teoria dovrebbero ancora fare la differenza sul risultato
finale nel complicato sistema del “Rosatellum”.
Ma
mancano ancora 60 giorni alle elezioni, un conto sono i sondaggi e un altro i
voti effettivi anche perché oltre un terzo degli intervistati (ammesso che
dicano la verità nelle risposte) poi non vanno effettivamente a votare.
Segna
comunque un punto a suo favore l’alleanza di centro-destra che si è messa
subito d’accordo sull’indicazione del potenziale premier e sulla divisione dei
collegi per ora sospendendo il fattore AUTOLESIONISMO di cui a destra
sono/siamo specializzati. Mi sembra quasi un miracolo, ma bene così.
Va detto
che ogni divergenza viene ingigantita dai media che devono trovare pur il modo
di seminare zizzania, peraltro seminandola su terreno fertile.
Il caso
della leadership era un esempio: sono anni che passa il concetto che il premier
viene espresso dal partito più forte, cambiare le regole solo temendo FDI è una
sciocchezza, anche perché Giorgia
Meloni è l’unica “novità” sul mercato elettorale e - piaccia o
meno - raccoglierà consensi soprattutto da quella fetta di elettori da
sempre ondivaga che rappresenta il partito della protesta (o della speranza).
“Proviamo anche lei come ultima spiaggia, tutti gli altri ci hanno deluso” è il
coro che credo tutti sentiamo in giro in questi giorni. Sciupare l’appeal della
giovane leader di FDI può non piacere agli altri partner della coalizione, ma è
il “valore aggiunto” che può far vincere la coalizione: vedreste qualcosa di
nuovo nel volto di Taiani ?
Suona
intanto a piene note la musica dei sinistro-benpensanti dal mal di pancia
facile: da De Benedetti ai giornaloni di sinistra, dai (ben pagati)
intellettuali DOC di aria PD ai commentatori di professione, dall’Annunziata su
Rai 3 alla Gruber su La7. E’ una incessante una litania di “ombre nere”,
“neofascismo”, “populismo”, “sovranismo”, “deriva autoritaria”, “trame oscure”,
“democrazia a rischio”, ora anche “manovre russe”. Il New York Times ed
il Guardian (che in Italia starebbero politicamente a metà tra Repubblica e il
Manifesto) vengono invocati per la “preoccupazione americana” se mai vincesse
la destra. Non credo sia questo il rischio, piuttosto una preconcetta ritrosia
europea a riconoscere l’eventuale risultato elettorale e quindi un sostanziale
preconcetto politico contro l’Italia che andrà affrontato con fermezza.
Intanto
ampio spazio sui media ai ministri di FI che lasciano il partito, non tanto per
nobili ideali quanto soprattutto perché a settembre perderebbero il posto.
Posso capire Brunetta
che ha dei meriti e valori personali, ma mi spiegate per quale grazia divina la
Carfagna e
la Gelmini
abbiano ancora qualcosa da lamentarsi? Osannate a vita, sempre “nominate” (e
mai elette) con posti e incarichi sicuri, riverite ed invidiate: dov’è il loro
percorso di “gavetta” tale da far loro meritare qualcosa di più di tutto quello
che hanno avuto? Ma ovviamente sono ora strumentali ai media avversari e
quindi diventano le voci “democratiche” e in chiave anti-cdx.
PROGRAMMI
Ma adesso
proviamo a rovesciare il gioco: per vincere, infatti, non servono solo i voti –
soprattutto quelli dati per disperazione o rassegnazione – ma i programmi, ed è
qui che un minimo di serietà nel cdx è necessario.
E’
infatti già cominciato lo show delle proposte mirabolanti a colpi di mille euro
di pensione al mese: signori, basta show, non è il caso!
Un centro
destra credibile deve smetterla con gli slogan e deve scegliere persone serie
con alcuni punti precisi e concreti (soprattutto realizzabili) proponendoli
come coalizione (vedi flat tax) e non per singola visibilità di partito. Non
deve vendere illusioni irrealizzabili, soprattutto tenendo conto di una
situazione economica che dall’autunno sarà tremenda e di cui si darà la colpa
al governo uscito dalle urne.
TV,
giornali, Unione Europea, BCE: se il cdx vince sarà un mitragliamento contro
l’Italia perché il REGIME DI BRUXELLES (è ora che cominciamo a chiamarlo così)
non può ammettere che qualcun altro si dissoci (dopo Ungheria, Polonia ecc.) da
una linea “politicamente corretta” su temi importanti o si romperebbe questo
tacito patto del sempre più evidente gruppo di potere che è al vero comando
della UE. Un accordo non è solo economico ma anche di una lettura “laica”
delle cose distruggendo e violando principi che - prima che naturali o
religiosi – sono, almeno a mio avviso, soprattutto di buon senso.
Chi ha
seguito “Report” sullo scandalo delle vicende europee del gas (domenica sera su
Rai 3), ne sarà uscito inorridito, eppure temo sia la realtà con Germania,
Bruxelles ed UE alle prese (e nelle mani) della speculazione, dell’alta
finanza, delle truffe, dei prezzi drogati del gas e delle materie prime. Sono
argomenti che tutti i cittadini cominciano ad intuire, ma che non possono
percepire chiaramente soprattutto perché di queste cose si parla troppo poco e
da Bruxelles si preferisce non parlarne.
Per
questo, se vincerà il centro-destra, l’Italia dovrà in qualche modo
distinguersi sia su alcune scelte etiche fondamentali che su linee politiche).
Utile
sarà per esempio cominciare a chiedere l’allontanamento di Gentiloni che - come un
turacciolo - è sempre lì a galleggiare ed a rappresentarci “tutti” a dispetto
di ogni maggioranza di governo. Come sempre (e da decenni) c’è infatti solo un
esponente del PD a parlare a nome dell’Italia, un’altra anomalia non più
sopportabile.
In fondo
– pensateci – lo stesso avviene però quasi ovunque e su tutti i temi, dalla
cultura all’economia alla giustizia. I PD è infatti essenzialmente “il partito
del potere” ed è questa la sua grande forza che schiererà anche questa volta,
sperando di vincere o almeno di non perdere sapendo che anche quando perde
(ovvero quasi sempre) riesce comunque poi a restare al governo – e soprattutto
nel sottogoverno - soprattutto per incapacità altrui nel scegliere donne e
uomini di qualità.
Quanti
collegi a destra sono stati assegnati nei decenni alle “amiche” del Capo o agli
amici di merenda? Mamma mia… Ecco, che miracolo sarebbe se questa volta le
scelte nel cdx seguissero oggettivi criteri di qualità, anche se non mi faccio
troppe illusioni.
Insomma:
invece della solita la minestra riscaldata del dibattito tra “sovranisti”
contro “moderati” cominciamo a parlare di onesti o disonesti, di capaci ed
incapaci che non hanno mai un singolo colore politico, ma sono sempre
trasversali.
Per
esempio a destra si cominci ad annunciare di voler contrastare l’apparato burocratico
europeo che sta diventando peggio di quelli nazionali, insistendo per tagliarne
i costi. Ecco un primo spunto per un programma coraggioso, vedremo se il
centro-destra avrà il coraggio di sostenerlo.
ANARCHICI
Verbania
(allora Pallanza) sul Lago Maggiore è stata la patria della famiglia Cadorna, dal
“generalissimo” Luigi (quello della prima guerra mondiale) al figlio Raffaele
leader del CNL ma - prima ancora – di Carlo, presidente della Camera dei
Deputati, ministro sabaudo e poi del neonato Regno d’Italia. Nottetempo un
imbecille (poi già identificato) ha lordato di slogan e sigle anarchiche il
monumento a Cadorna sul lungolago, ma – nella sua abissale ignoranza – ha
perfino sbagliato monumento e così, anziché prendersela con il mausoleo del
generale, se l’è presa con quello dello zio Carlo (già morto a fine ‘800) che
certo non è mai stato un militarista.
Non ci
sono più in giro gli anarchici di una volta!
UN SALUTO
A TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 872 del 22 luglio 2022
di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Ultimo
numero de IL PUNTO ad uscire con la cadenza settimanale del venerdì prima del
consueto “rallentamento” estivo, ma - vista la situazione politica - forse
interesserà ai lettori una maggiore continuità. Vedremo, intanto auguri di
buone vacanze a chi avrà il piacere di trascorrerle e un consiglio a chi non le
fa: non prendetevela troppo, anche le vacanze sono spesso uno stress !
……..
Ogni
settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.
Poiché ho
tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in
questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire
il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo
che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile
sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
DRAGHI: I CONTI CHE NON TORNANO
Nessuno mi
toglie dalla testa che Draghi avesse già deciso di programmare la sua
progressiva uscita dal governo il
giorno dopo la sua
(mancata) elezione a Presidente della
Repubblica e che abbia continuato con il motore sostanzialmente “in folle” fino
alla scorsa settimana, quando le dimissioni le ha date sul serio approfittando
dell’ennesima crisi in casa 5 Stelle.
Dopo le
tante speranze in avvio il suo governo si stava progressivamente esaurendo,
così come la pazienza del leader davanti a dispetti quotidiani tra partner
tutti tesi alla rispettiva visibilità e così, quando Mattarella lo ha rinviato
alle Camere, lui - grazie anche ai media che ne hanno rafforzato
l’immagine del “buon papà-leader contro i cattivi partiti” - ha giocato con
abilità, ma anche da furbetto, per scaricare le colpe sugli altri e in primis
quel centro-destra oggi dipinto come un’associazione di traditori.
Ricordato
che Draghi ha fatto il premier gratis rinunciando al proprio appannaggio (anche
questo va ricordato visto che succede raramente) ho ascoltato e riascoltato il
suo discorso al Senato, soprattutto quando chiede ai partiti della sua ex
maggioranza “Ma voi ve la sentite di rinnovarvi?” ma poi non fa votare un
documento FI-Lega che dice esattamente questo, facendo mettere ai voti un odg a
firma soltanto di un eletto nel PD come Casini, finito nella parrocchia ex
comunista dopo innumerevoli contorsioni politiche. Cosa non è questo
atteggiamento se non un chiaro segno di voler rompere a destra, ma salvando la
propria immagine? Da sempre un dibattito sulla fiducia viene chiuso infatti con
un voto su un documento finale firmato da tutti i leader parlamentari di una
maggioranza, non da uno soltanto.
Quindi non
è del tutto vero che Draghi sia stato abbattuto da “fuoco amico” quando invece,
a voler vedere, il voto al Senato gli ha dato comunque una maggioranza, perché
astenersi dal votare non significa voto di astensione (che per regolamento al
Senato significa voto contrario). Sembra un gioco di parole ma il regolamento è
chiaro anche se pochi lo conoscono e così è partita la vulgata che Draghi sia
stato abbattuto da quei cattivi sovranisti di Berlusconi & Salvini, mentre
il M5S - con Conte causa prima della crisi di governo – è letteralmente sparito
di scena.
Grande
vittoria d’immagine per il premier cui non è spiaciuto andarsene ora, perché
Draghi sa benissimo che l’Italia è in un “cul de sac”, che l’autunno sarà
orribile, che i debiti contratti per il PNRR saranno in buona parte da
restituire, che non è vero che lo stesso PNRR
sia davvero partito bene
finendo invece per finanziare
spese di ordinaria manutenzione e poche grandi opere, regolarmente
bloccate dai veti M5S, vedi l'inceneritore di Roma.
Draghi furbetto?
Certamente non è da premier – dopo una truffa di almeno cinque miliardi per il
bonus 110%, la più grande truffa della storia repubblicana - sostenere che “la
colpa è dei tecnici”. Che cosa ha fatto Draghi negli ultimi 5 mesi per bloccare
questa mega-truffa che adesso lascia in mutande milioni di imprese, condomini e
cittadini italiani? Anche perché è stato proprio lo stesso Draghi a scegliersi
dirigenti e funzionari “di fiducia” per gestire il PNRR con
incarichi e nomine spesso senza concorso.
Si assuma
quindi le sue responsabilità.
Draghi è un
bravo banchiere, uomo competente e sicuramente rappresentava il meglio sul
mercato, ma si è dimostrato anche furbo, così come non c’è dubbio che,
politicamente, negli ultimi tempi abbia strategicamente privilegiato il
rapporto con Letta ed il PD, lasciando in secondo ordine gli altri alleati.
D’altronde,
per ricucire, sarebbe bastata qualche sua parola - in sede di replica al Senato
- su immigrazione, cittadinanza, flat-tax o qualche altro tema nel cuore di FI
o della Lega, invece nulla.
Bisognerebbe
riflettere anche su questo facendo il bilancio di un governo sempre alle prese
con un duro periodo di emergenza, ma che negli ultimi mesi è vissuto
soprattutto a colpi di bonus per tutto, dallo psicoterapeuta alla
benzina, senza una strategia economica od ecologica precisa.
Tante
parole di “transizione ecologica” - per esempio - ma nulla di chiaro sui
gassificatori, il nucleare, le priorità, le riforme, né tantomeno il coraggio
di chiedere sacrifici veri rimandando le castagne bollenti a future mani
altrui.
Certamente
è molto grave che l’Italia si fermi proprio adesso su temi e riforme che molto
faticosamente venivano avanti, ma – pensiamoci – quelle riforme avrebbero
davvero resistito all’impatto parlamentare?
Draghi ha
indubbiamente ben manovrato per arrivare al “dopo di me il diluvio” soprattutto
riuscendo a gettare la croce sul centro-destra che così ne esce “colpevole”
agli occhi di una parte dell’opinione pubblica, esattamente come voleva il
Partito Democratico, anche se il costante calo di appeal del premier
sottolineava che i nodi stavano venendo al pettine.
Ottima
comunque la sua strategia di immagine: “pro Draghi” si sono mossi tutti, dal
Vaticano a Confindustria, da Bruxelles
ai sindacati, dalle
associazioni delle casalinghe al sempre più claudicante Joe
Biden.
“Draghi
Santo subito”: la beatificazione è in atto, il seggio a
vita al Senato lo premierà presto e comunque Supermario è stato capace di
passare la mano al momento giusto.
Anche
questo è un merito, il tempismo in politica è sempre un grande valore,
soprattutto quando tempi straordinariamente duri si avvicinano oscuri
all’orizzonte.
LE OCCHIAIE DI GIGGINO, L’IPER-AGITAZIONE DI CONTE
Pochi hanno
notato che per misurare il peggiorare della crisi politica bastava guardare il
colore delle occhiaie di Giggino Di Maio, sempre più cupe. Nelle foto vecchie
sono distese, poi diventano sempre più nere fino ai colori funebri degli ultimi
giorni, sembrando quelle di una seppia. Fanno il paio con la crescente
agitazione di Conte, questo sconosciuto ex professore fiorentino che cinque
anni fa non era nessuno (né tantomeno era stato eletto da qualcuno) eppure è
improvvisamente diventato premier, poi ha rifatto il bis con una maggioranza
opposta sfruttano Covid e pandemia, apparendo quotidianamente in TV a
diffondere terrore, ma intanto privilegiando gli affari con gli amici di
sempre, dai parenti agli Arcuri di turno.
Quello
stesso Conte che prima diceva di essere super partes e poi si è inventato
leader di un partito, poi di metà partito, poi della metà della metà del
partito fino a perdersi per strada aprendo la crisi. Neanche il tempo di
sciogliere le Camere e lui ha già annunciato che si candiderà al Parlamento
(non avevamo dubbi!): un narciso alla disperata ricerca di visibilità.
CRISTIANI IN PRIMA LINEA
Nessuno ne
parla perché difendere i cristiani non fa notizia, ma soprattutto in Africa è
dura vivere la propria fede. Chiese bruciate, attentati, morti. Solo in Nigeria
sono almeno 18 i sacerdoti rapiti quest’anno, cinque nella sola prima settimana
di luglio. L'Associazione dei sacerdoti cattolici diocesani nigeriani ha
diffuso tramite l’ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) un comunicato nel quale
afferma «E’ davvero triste che nel corso delle loro consuete attività
pastorali, i sacerdoti stiano diventando una specie in via di estinzione, nel
disinteresse del mondo». Nello Stato nigeriano di Benue, nei soli mesi di
maggio e giugno, almeno 68 cristiani sono stati uccisi e moltissimi sono stati
rapiti. Ben 1,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case
per i persistenti attacchi dei terroristi islamici della tribù Fulani ai danni
di comunità agricole, in gran parte cristiane, residenti nella Nigeria
centrale.
Temi
sconosciuti ai più e che non sollevano campagne di stampa, anche se dovrebbero
suscitare interesse almeno per L’AZIONE CATTOLICA, associazione religiosa
importante nell’Italia del secolo scorso e che pensavo fosse di fatto scomparsa
dopo la morte dell’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, suo
emblema permanente.
Bella
notizia apprendere che invece esiste ancora, solo che per scoprirlo ci sono
volute le dimissioni di Draghi visto che a gran voce proprio l’Azione Cattolica
ha insistito perché venissero respinte, schierata in batteria tra le tante
associazioni e sigle arruolate dal PD sui media in difesa di Supermario.
Forse
sarebbe meglio che “lasciando a Cesare quel che è di Cesare” l’Azione Cattolica
pensasse innanzitutto ai cristiani che soffrono nel mondo.
UN
SALUTO A TUTTI, BUON 25 SETTEMBRE !
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 871 del
15 luglio 2022
di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Ogni
settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.
Poiché ho tutta
l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa
situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il
perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che
comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile
sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
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E' CRISI, MA NON E' UNA COSA SERIA
Il momento è drammatico, ma la crisi generata dal
M5S era del tutto prevedibile e la responsabilità è anche di chi (Mattarella)
nel segno della continuità "obbligatoria" non ha voluto far votare a
tempo debito gli italiani permettendo governi e ribaltoni, senza alcun rispetto
per il voto elettorale.
Risultato: il partito che (2018) era maggioranza relativa, fallito
negli uomini e nei programmi, dopo aver perso una infinità di pezzi e da ultimo
la corrente Di Maio, capace di maggioranze variabili e antitetiche, dotato di
demagogia infinita e con ben poche capacità politiche (leggere articolo qui
di sotto) ha portato L' iTALIA a una crisi che rischia di sfasciare tutto.
Rischio od opportunità? Se si votasse oggi lo si farebbbe ancora con la vecchia
legge elettorale (parzialmente maggioritaria) che obbliga ad alleanze, ma con
posti bloccati a disposizione dei sudditi dei leader. Molti sono però pronti ad
approvare una nuova legge elettorale proporzionale - non si sa se con nomi
bloccati o meno - con la prospettiva di mesi con litigi fra tutti e ciascuno a
difendere la propria bandiera.
Nulla di buono all'orizzonte, ma anche nulla di serio.
Draghi - che sarebbe stato il jolly per una intera legislatura se
a capo di una maggioranza politica coerente, anche se personalmente lo vedo
troppo dipendente da UE, USA e grande capitale - rischia ora di essere
bruciato. Il rischio è che il prossimo premier lo faccia subito rimpiangere.
DISASTRO 5 STELLE, FALLIMENTO PER TUTTI
La crisi conclamata del M5S che oltre a mettere a rischio il governo Draghi in
un quinquennio è passato dall’essere il primo partito italiano ad una
percentuale al di sotto del 10% può essere commentata con sarcasmo ed ironia (e
non ne mancherebbero certo gli argomenti), ma alla fine è anche una sconfitta
per tutti.
Sembra ieri quando il Movimento prometteva di aprire il Parlamento come “una
scatola di tonno”, annunciava più avanti “la fine della povertà” e che comunque
avrebbe dimostrato un modo rivoluzionario “dal basso” come affrontare la
politica.
E’ passato meno di un quinquennio e l’aspetto più triste della mancata
rivoluzione grillina è proprio il vedere come non solo i protagonisti si sono
velocemente adeguati all’andazzo generale, ma soprattutto come un’altra volta
sia fallita la possibilità di un vero ricambio della classe politica italiana e
almeno l’avvio di riforme coerenti e strutturali.
Causa principale di questa rivoluzione mancata è stata soprattutto il mediocre
(o peggio) livello della classe dirigente del M5S che - alla prova dei fatti -
si è dimostrata qualitativamente del tutto insufficiente non arrivando neppure
al “livello minimo sindacale” per occuparsi della cosa pubblica, dimostrandosi
troppo spesso senza esperienza e capacità, ma anche senza l'umiltà di voler
imparare.
A parte la continua emorragia di eletti che si sono accasati in altri e a volte
opposti schieramenti politici senza minimamente porsi un problema di coerenza
rispetto all’elettorato, è evidente che anche la pattuglia ministeriale
grillina – pronta a continui cambi di maggioranza – è stata complessivamente
incapace di andare oltre agli slogan e ad alcuni provvedimenti-facciata come il
reddito di cittadinanza. Gli esempi poi di ministri come Toninelli o Azzolina
hanno fatto il giro del mondo sottolineando la loro inadeguatezza.
Falliti rovinosamente a livello amministrativo locale con le poche persone
serie che se ne sono andate appena possibile (una per tutte la sindaco di
Torino, Chiara Appendino, o il sindaco di Parma Federico Pizzarotti) oppure che
sono state cacciate dagli elettori al loro primo rinnovo (come a Roma Virginia
Raggi che da sindaco uscente ha raccolto solo il 19% dei voti), anche a livello
politico il movimento ha dimostrato di non avere radici.
Alla fine questa fine ingloriosa è però una sconfitta non solo del M5S ma di
tutto il sistema politico italiano, perché il voto ai pentastellati,
soprattutto al sud, era stata anche l’ennesimo tentativo di cambiamento da
parte di una quota consistente dell’elettorato, sfiancata e sfiduciata dalle
delusioni e dagli insuccessi in serie accumulati nei decenni da tutto l’arco
politico. Era stata una apertura di credito, una speranza di rinnovamento, un
ultimo appello prima di rifugiarsi – come si è visto anche recentemente – nel
limbo grigio del “non voto”
Una grande occasione persa di “democrazia diretta”, perché era stato
effettivamente rivoluzionario e innovativo proporre metodi di consultazione on
line dei simpatizzanti per prendere le decisioni importanti, così come per la
scelta dei candidati ai diversi livelli, anche se spesso con poca
partecipazione e trasparenza.
Fine precoce ed ingloriosa di un Movimento nato dal basso che aveva
potenzialità enormi, ma le ha sciupate tutte.
CHI PAGA LA GUERRA
Vorrei sommessamente
far notare che siamo ad un buon 10% minimo di inflazione, che le aziende sono
in crisi per il caro materie prime, le borse a picco mentre il Dollaro USA
si è rivalutato di oltre il 10% sull'Euro in pochi mesi, Euro che oggi vale
meno anche di un Franco Svizzero (cosa mai avvenuta).
Incombono
le sanzioni che - prima e forse più di Putin - però colpiscono
essenzialmente l'Europa visto che gran parte del mondo non le applica. Ma
allora, chi se non soprattutto l'Europa sta pagando la guerra in Ucraina?
Intanto il maxi-debito USA detenuto dai risparmiatori esteri grazie alla
rivalutazione del dollaro si è ridotto in pratica del 10% cioè NOI
paghiamo, riducendolo, anche il debito americano.
Nessuno
sembra avere il coraggio di sollevare questi aspetti che dovrebbero farci
riflettere sulla incomprensibile (?) pochezza europea e sul conformismo
dell'informazione.
NUCLEARE OK: E ADESSO L’ITALIA?
Nella sua ultima giravolta energetica, sotto la pressione politica della
Francia e a seguire della Germania e dell’Est Europa, il gas e l’energia
nucleare sono state definite come “green” dall’Unione Europea e quindi potranno
essere sviluppate anche nei prossimi anni in alternativa a petrolio e carbone.
Per chi – come me – ha sempre sostenuto l’assurdità tutta italiana di un “no”
preconcetto al nucleare (“no” cresciuto nei decenni per ignoranza,
condizionamento dei media, atavica paura di fantomatici disastri) è sicuramente
una buona notizia.
Resta però il fatto che il nostro paese - che era in testa agli studi in questo
settore ed aveva per tempo avviato un programma per produrre energia nucleare –
è ora fanalino d’Europa, tagliato fuori dal mercato e sconterà un costo
pesantissimo in termini di decenni e di costi economici immani per il ritardo
accumulato.
Raramente come in questo settore ci si è nutriti di demagogia stupida, con
l’ENEL costretta a chiudere gli impianti in Italia ma producendo energia
atomica in centrali all’estero, con energia elettrica importata a caro prezzo
da Francia, Svizzera (e ora anche dalla Slovenia) anche se di produzione
nucleare e una bella corona di centrali atomiche costruite appena al di là
delle Alpi, quasi che le eventuali nubi radioattive rispettino i confini
nazionali.
In realtà di incidenti nucleari importanti nel mondo non ce ne sono più da
decenni e le nuove tecnologie hanno aumentato ogni margine di sicurezza con
interventi automatici di spegnimento dei reattori in caso di necessità e
stoccaggi sicuri oltre – soprattutto – a costruire centrali atomiche di diversa
e ben più moderna concezione.
In Italia, invece, un po' come per gli inceneritori dei rifiuti urbani il
problema non viene mai risolto perché tra veti incrociati e paure inconsce
nessun governante accetta di prendersi le proprie responsabilità, timoroso di
perdere “appeal” presso l’opinione pubblica. Quindi niente stoccaggi sicuri,
fusti di materiale radioattivo potenzialmente pericolosi in giro, nessuna
programmazione per il futuro.
E adesso, che fare? Se qualcuno si svegliasse proponendo di costruire qualche
centrale nucleare verrebbe tuttora lapidato in pubblico eppure o vogliamo
ridurre il nostro deficit energetico o non ci sono altre vie, salvo coprire
l’Italia di pannelli solari e le nostre colline di pale eoliche. Eppure il PNRR
dovrebbe servire proprio per decisioni lungimiranti (e sicure) anche in questo
settore, soprattutto perché il futuro del nucleare non sono più i grandi
impianti impattanti sul territorio, ma centrali di ben più modeste dimensioni
capaci di produrre energia “locale” a costi competitivi.
Chissà se finalmente ci sarà una informazione chiara su vantaggi e costi di
queste decisioni o se, ancora una volta, si continuerà con la consueta
demagogia.
PS: chi
volesse aggiornarsi sul tema con dati, documentazioni e confronti si legga (o
rilegga) il volume “Il futuro dell’energia nucleare” di Celso Osimani e Ivo
Tripputi, edizioni IBLlibri – euro 20)
VACCINI
Ricrescono i casi di Covid e il sempiterno ministro Speranza ha ripreso gli
appelli per la campagna vaccinale rivolta ai “fragili” e agli Over 60.
“Vaccinatevi, anche se solo tra settembre ed ottobre ci sarà il nuovo vaccino
contro Omicron!”. Ma con questo tipo di annunci, quanti italiani andranno mai a
vaccinarsi?
Nessuno mi toglie dalla testa che bisogna soprattutto far fuori scorte di
vaccini superati pagati a caro prezzo, nel grigiore e nella corruzione che in
argomento ha sottolineato il muoversi dell'Europa.
Piuttosto, se si ritrovano insieme decine di migliaia di persone stipate per un
concerto sia pur all’aperto, non sarebbe logico imporre l’uso della mascherina
(se fosse davvero utile) almeno in occasione di questi assembramenti?
COERENZA
Un pubblico plauso va dedicato a ELIO
VITO, parlamentare di Forza Italia e già leader radicale che
dopo otto legislature si è dimesso dalla Camera perchè non più in linea con
alcune prese di posizione del proprio partito.
In un mare di voltagabbana ecco una persona seria, coerente, che non cambia
bandiera. Onore al merito e "doppio onore" perchè la maggioranza
degli altri deputati sono stati doppiamente scortesi e pusullanimi.
Quando un deputato infatti si dimette per motivi di opinione è prassi e
"bon ton" che le sue dimissioni siano respinte con il voto segreto,
salvo accettarle la seduta successiva, se riconfermate.
Questa volta una maggioranza di persone piccole piccole ha invece subito
accettato le dimissioni a maggioranza, segno di scarso livello istituzionale ed
inutile scortesia. Tranquilli: la grande maggioranza di loro finirà a casa
presto, credo con pochi pubblici rimpianti.
UN SALUTO A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 870 del
8 luglio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
N.B. IL
PUNTO è a disposizione dei lettori per essere diffuso tra amici, web e
giornali, ma con preghiera di citare la fonte e mantenere il senso di quanto
viene scritto.
Un sincero
grazie a chi mi comunicherà indirizzi di potenziali nuovi lettori interessati a
leggerci.
RIASSUNTO: Un saluto
a Caterina “nata in barca”, parentesi gioiosa tra assurdità del mondo e
disinformazione. Erdogan passa da essere “dittatore” a “amico, partner ed
alleato”: è la sagra dell’ipocrisia. A proposito di libertà dell’informazione,
ma chi controlla i controllori? Continua intanto la crisi M5S con un Conte
patetico, ma è tutto show: da sempre i grillini minacciano oggi, ma si
dimettono domani. Si segnala intanto che da Strasburgo giunge notizia che il
gas e il nucleare per l'Europa sono ufficialmente diventati “green”: ennesimo
giro di walzer, ma adesso come la mettiamo con quello che si è promesso, deciso
e dichiarato nel recente passato? Mal di pancia in arrivo per ecologisti &
C.
……..
Ogni
settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.
Poiché ho
tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in
questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire
il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo
che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è
visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
.........................................
UN SORRISO: FIOCCO ROSA PER CATERINA “NATA IN BARCA”
Quando ero
piccolo, all’Isola Pescatori, mia nonna Olga - se lasciavo aperta una porta -
mi diceva sempre “Chiudila, non sei mica nato in barca!” Ma Caterina Sofia
Barbalace potrà lasciare le porte aperte per tutta la vita, visto che è nata
sabato 2 luglio alle 5.10 del mattino proprio sul traghetto Intra-Laveno,
attraversando il Lago Maggiore. Parto veloce ed imprevisto, ma finito tutto
bene con il solo aiuto di papà, mamma e di un marinaio del traghetto “Ticino”
che arrivato a Laveno, 20 minuti dopo la partenza, aveva… una passeggera in
più! Fossi la Navigazione Lago Maggiore offrirei a Caterina almeno una
tessera di libera circolazione “a vita” sui battelli del lago!
ERDOGAN E DRAGHI: W L’IPOCRISIA
C’è un
limite alla demagogia, alla farsa, alla “realpolitik”? La visita di Draghi ad
Ankara a “baciare la mano” ad Erdogan forse l’ha superato.
Erdogan,
quello che per Draghi un anno fa era – parole sue - “un dittatore” con cui
adesso “siamo partner, amici ed alleati”. Eppure è quello stesso Erdogan che
solo l’anno scorso negava una sedia ad Ursula Von der Leyen perché donna,
quello che ha messo in galera migliaia di oppositori,
arrestato centinaia di
giornalisti, imposto la censura
alla stampa, espulso dalla magistratura turca avvocati e giudici
non allineati, quello che discrimina i cristiani e invoca apertamente la
distruzione dell’etnia curda, quello stesso Erdogan che fino a pochi mesi fa
eseguiva il “lavoro sporco” in Siria certo dell’impunità nel mondo. Come
Putin, meglio (peggio) di Putin.
Un Draghi
obbligato ad essere ipocrita superstar e che fa il paio con il leader PD Enrico
Letta che 14 mesi fa twittava “È grave la scelta di Erdogan di ritirare la
Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Un altro
passo che allontana la Turchia dal rispetto delle regole fondamentali.”
Forse che
Erdogan si è ravveduto o ha fatto un passo indietro verso le “regole
fondamentali”? Assolutamente no, ma da buon levantino sta con tutti e contro
tutti a seconda del proprio
tornaconto. Uno che
vent’anni fa – come Putin
- si era presentato come innovatore liberale e adesso
obbliga al velo le donne, il furbastro che dalla guerra Russia-Ucraina ha
subito cominciato a guadagnarci di più.
La Turchia,
un paese cui adesso si promette che entrerà in Europa, che sta nella NATO ma
non applica le sanzioni alla Russia, che approfitta del conflitto per sparare a
zero (per ora solo a parole) contro la Grecia, paese “nemico” da sempre, che
non ha mai riconosciuto il genocidio armeno e che si è annessa un pezzo di
Cipro (altra faccenda dimenticata). Erdogan, quello che incassa milioni
di Euro annualmente dall’Europa per tenersi i profughi siriani che però poi li
lancia verso ovest a colpi di rubinetto e a seconda delle proprie convenienze e
del proprio tornaconto.
Ieri
dittatore squalificato, oggi “partner, amico ed alleato”: che figura!
Si inchina
e lo ossequia tutto il mondo demo-green-eco-paci-progress-antifascista: “Un’
alleanza necessaria”. Perché mai “necessaria”? In chiave anti-Putin,
ovviamente, perché Erdogan “E’ un autocrate, non un dittatore” chiosa il solito
Letta, abituato a dover saltare da un campo all’altro pur di tenersi stretti
alleati e potere.
Cerchiamo
per una volta di essere un po’ meno ipocriti: Erdogan è esattamente come Putin,
solo che adesso fa comodo avercelo come allegato e allora tutto va bene, può
fare di tutto, tutto gli viene promesso, tutto si dimentica o si fa finta di
dimenticare.
Ma siamo
seri: se Putin è insopportabile allora Erdogan lo anche di più e non solo per
gli evidenti limiti della sua democrazia, ma perché è più sfuggente, cinico,
mellifluo, calcolatore. E noi (Italia-Europa-NATO-G7-USA), ipocriti come
sempre, gli corriamo dietro. Ma non siamo davvero dei pagliacci?
LIBERTA’ DI INFORMAZIONE, CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?
Cerchiamo
di liberarci da ogni preconcetto. Secondo voi le reti televisive di Rai1, Rai
2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky, Rai News 24 ecc. sono “filo
russe” nel dare informazioni? Passando alla carta stampata, vi sembrano
russofili o pro-Putin giornali come il Corriere della Sera, Repubblica, La
Stampa, il Messaggero, i Quotidiani Nazionali ecc. ma anche Libero o il
Giornale? E così le agenzie di stampa ANSA, AGI ... A me francamente pare di
no.
Che quindi
si adombri che da Mosca ci si muova per “strategie pianificate per una
sistematica alterazione della corretta informazione e del processo democratico”
come dichiara Antonello Giacomelli, l’ex deputato PD ora responsabile dell’AgCom
(ovvero la costosissima Agenzia Garante per le Comunicazioni) lo trovo del
tutto inverosimile. Allo stesso modo quando Giacomelli sostiene “Trovo
necessario e doveroso che le strutture della sicurezza dei governi democratici
europei, a partire da quello italiano, si occupino di fronteggiare questo
rischio.”
Ma quale
rischio? Quando si dichiara il timore “che le fake-news russe facciano breccia
nell’opinione pubblica” ci si dimentica che se oggi una fetta importante di
italiani ha una posizione critica sulla situazione in Ucraina non credo che ciò
dipenda da false informazioni russe, quanto – al contrario – proprio perché
l’informazione ufficiale è così monocorde da suscitare qualche sospetto, tenuto
anche conto che – unanime – è anche il coro dei grandi Network americani ed
inglesi oltre alle principali testate giornalistiche del mondo, tutte sempre e
comunque schierate ad applaudire Biden, la NATO, i vertici europei e Zelensky.
Certamente
nel mondo web ci sono fonti russofile, ma nessuna persona di buon senso si
lascia abbindolare così facilmente dalle tesi putiniane o terrapiattiste,
soprattutto se poco credibili e ben poco documentate.
Piuttosto
il tema è drammaticamente un altro: il silenzio che accompagna moltissime
questioni che partono dall’Ucraina e sconfinano nel campo economico e in
generale nella gestione europea e mondiale dell’economia, del clima, della
cultura, dell’informazione.
Penso alla
poca trasparenza o visibilità di inchieste serie sulle speculazioni
finanziarie, sugli arricchimenti scandalosi di poche migliaia di persone
rispetto a miliardi di poveri, alle speculazioni sulle materie prime, i
farmaci, la sanità, l’approvvigionamento alimentare, il controllo dell’acqua.
La
sostanziale “verità ufficiale” non spiega mai – sono esempi concreti – che le
sanzioni rischiano di incidere ben poco sulla Russia se non vengono applicate
da buona parte del pianeta (paesi della Brics, Sudamerica, Messico, Turchia,
Stati del Golfo, sud est asiatico ecc.). Pochi hanno ricordato il
“prezzo” che la NATO paga per assicurarsi l’appoggio di Erdogan in termini di diritti
civili, così come pochissimi hanno affrontato con serietà lo spinoso tema dei
rapporti tra Unione Europea (ed in primis quelli personali di Ursula von der
Leyen ) con le grandi aziende farmaceutiche o – soprattutto in Italia – la
grande opacità su quelle operazioni bancarie che in buona sostanza hanno
distrutto il risparmio dei “piccoli” e permesso affari colossali ad alcune
banche, oppure le truffe sui “bonus” e i prezzi amministrati, così come nessuno
affronta seriamente la questione del rapporto di dipendenza europeo dagli USA.
Su questi
temi servirebbe quindi davvero più trasparenza e libertà di informazione (il
che sarebbe proprio il compito dell’AgCom, anziché correre dietro alle
farfalle) vista una libertà che “ufficialmente” c’è sempre, ma poi – nella
pratica – spesso si dissolve dietro le parole scontate e soprattutto la
rarissima volontà di fare effettiva trasparenza sui fatti.
DISASTRI UGUALE COLDIRETTI
Lo avete
notato? L’ufficio-stampa migliore d’Italia è quello della Coldiretti che ad ogni
evento atmosferico quantifica i danni in tempo reale. Siccità? Tot danni, ma
anche se piove o tira vento, grandina, nevica o arrivano gli insetti cinesi. E’
uno stillicidio di brutte notizie con un quotidiano tariffario dei disastri che
vengono quantificati in tempo reale (chissà come) e subito ripresi dai media.
In un mondo affamato di tragedie pur di andare in prima pagina Coldiretti è un
alleato prezioso per fare comunque aumentare i prezzi, soldi che però raramente
restano nelle mani dei produttori a tutto vantaggio della troppo lunga filiera
della disrtribuzione "made in italy" .
PREAVVISO: SETTIMANA
PROSSIMA CI SALUTIAMO CON IL NUMERO DEL 15 LUGLIO, poi IL PUNTO - come ogni
anno - prendera' la consueta cadenza estiva di uscita quindicinale fino a meta'
settembre
UN
SALUTO, BUONE FERIE A CHI LE FA... E BUONA SETTIMANA A
TUTTI MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 869 del
1 luglio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
RIASSUNTO: Il
centro-destra dove era diviso ha perso i ballottaggi, mentre credo che nella
Lega e nel M5S in molti cominciano a chiedersi se valga la pena continuare a
sostenere Draghi.
Ucraina: le
“sanzioni” a Mosca possono essere inutili e trasformarsi un boomerang, ma
nessuno lo ricorda nei tanti vertici e nei commenti, mentre al Monte dei Paschi
di Siena è una apoteosi dei “furbetti”. Lo ribadisco: troppe volte vince la
disinformazione, come per l’aborto negli USA.
KARAKIRI A DESTRA
Era
difficile, bisognava proprio mettercela tutta, ma dimostrando massimo impegno e
altrettanta fermezza il centro-destra ce l'ha fatta a suicidarsi e a perdere
alcune città - come Verona - amministrate da decenni.
Invano
l'esperienza ha sempre dimostrato che quando si va divisi al primo turno poi
regolarmente si perde anche al ballottaggio, perché conta di più ammazzare il
"cugino" interno che battere l'avversario politico. La controprova
solo due settimane fa dove invece – unito – il centro-destra aveva vinto in
molte città, da Genova a Palermo.
Ma finché i
leader nazionali ed i ras locali non vorranno capire che alle elezioni
amministrative per vincere servono le PRIMARIE tra gli elettori di area per
trovare i candidati giusti (non paracadutati) e poi che i prescelti dai
cittadini vanno appoggiati dall'intera coalizione si continuerà regolarmente a
perdere. Amen.
Dopo le
batoste amministrative delle stagioni scorse e le divisioni per il Quirinale,
domenica scorsa ci sono state le prove generali per perdere anche le prossime
elezioni politiche: andiamo avanti così! Letta e il PD - commossi -
ringraziano.
PS: mi
auguro che Lega e Forza Italia comincino a chiedersi seriamente se davvero vale
la pena di sostenere Draghi quando è il PD a menare tutte le danze e che anche
FI sostenga con chiarezza che il parlamento e il governo hanno (avrebbero)
altre priorità che non discutere di cannabis libera e di jus scholae. Se si
tengono posizioni unitarie tra FdI – Lega – FI forse gli elettori se ne
ricorderanno, se ci si divide anche su queste cose l’intesa (e il voto) saranno
sempre più difficili.
A PROPOSITO
DI SANZIONI
Nei giorni
scorsi ci sono stati quattro importanti appuntamenti internazionali: il 14°
incontro tra i leader della Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica),
il vertice UE che ha detto “no” a Draghi per bloccare il prezzo del gas e dove
il problema immigrazione è perfino uscito di scena, pur con 7.300 nuovi arrivi
in Italia solo questo mese ( + 30% sul 2021, + 400% sul 2020) e ben 2.200 nell’ultima
settimana. E’ seguito il G7 degli “scamiciati” in Baviera dove è stata ribadita
la necessità di nuove sanzioni a Mosca e nuove armi a Kiev, il tutto
ribadito al vertice NATO di Madrid.
Per quanto
riguarda l’Europa si applaude al potenziale ingresso di Ucraina, Moldavia e
Georgia nella UE (tutti paesi ricchi e senza problemi, un successone…) mentre
nessuno sembra voler prendere atto che l’Italia dimostra ancora una volta di
contare poco o nulla a livello europeo nonostante Draghi presunto superstar.
Questo è un
aspetto vero, ma antipatico e quindi nascosto, così come credo che neppure un
italiano su cento sappia poi cosa sia la “Brics” che rappresenta però una
crescente intesa politica ed economica sempre più stretta tra paesi che da soli
“pesano” il 40% della popolazione mondiale e un quarto del PIN del globo.
In concreto
e al di là delle chiacchiere significa che Brasile, Cina, Sudafrica ed India, i
paesi da loro controllati e poi il Messico, tutto il Sudamerica, l’Asia
Centrale, l’ Africa e tutto il Sud est asiatico, oltre a Turchia, Medio Oriente
e Stati Arabi non applicano
e non applicheranno sanzioni a Putin. Il G7 può
confermare quello che vuole davanti alle TV, ma tutti questi paesi
rappresentano oggi una clientela enorme per Mosca che ha solo da completare i
gasdotti verso sud-est per avere a disposizione una umanità affamata di gas e
petrolio, pronta già oggi a rifornirla - in cambio - di tutte quelle
infrastrutture e prodotti che il mercato europeo e USA ufficialmente rifiuta
alla Russia.
In
questo quadro parlare di sanzioni a Putin significa non voler (o saper) tener
conto di questi aspetti globali, il che è perlomeno bizzarro e demagogico, al
di là di ogni logica politica, militare o di doveroso sostegno a Kiev.
Nessuno –
ovviamente – sottolinea o risolve il dramma delle ricadute dirette ed indirette
che le sanzioni significano per la nostra economia, già azzoppata dal Covid,
con la conseguente crescita dei prezzi, dei costi energetici e del deficit
pubblico.
Così -
mentre il mondo corre - noi in Italia e nella “vecchia” Europa parliamo
soprattutto di diritti gender, di omotransfobia, di clima, di jus soli o jus
scholae e di massimi sistemi, auto-evirandoci nella produzione industriale ed
automobilistica, nei commerci internazionali, nei consumi ecc. sepolti da mille
normative restrittive che dall’altra parte del mondo si minimizzano, quasi non
abitassimo tutti in una casa globale.
Tra l’altro
siamo e saremo sempre più dipendenti proprio dai paesi extra-UE per carenze di
materie prime e quindi sempre più soffocabili con un embargo o in una suicida
battaglia dei prezzi.
E’ un giro
vizioso in cui l’Europa può anche avere ragione sui principi, ma è del tutto
perdente e sempre più debole nel mondo, guidata dalla demagogia e tenuta per
mano dagli USA che - pure loro - oggi sono senza una guida chiara e con
mille problemi, aspetto di cui non si ha però il coraggio di parlare perché -
prima di tutto - siamo tutti vittime di una pseudo “informazione globale
politicamente corretta” che detta legge su tutto e censura chi non si adegua
nascondendo le questioni imbarazzanti.
Mentre
esplode l’inflazione e l’economia europea va a picco è meglio insomma sfornare
vertici su vertici, paradiso dei “bla bla bla” e seguiti poi da interviste
scontate e precotte, oltre che per mostrarsi - sempre sorridenti - ai media
nelle consuete e sempre più affollate foto di gruppo dove (notate?) le grandi
risate ed abbracci di Biden e Johnson con Erdogan lasciano perplessi: ma il ras
di Ankara - in termini di libertà e democrazia - è poi molto diverso da
quello di Mosca?
MPS: PERDITE PUBBLICHE E PROFITTI PRIVATI
Il nuovo
CdA del Monte dei Paschi di Siena ha illustrato il nuovo piano industriale che
dovrebbe riportare in utile la banca senese nei prossimi anni, al prezzo di
altri 4.000 esuberi e la chiusura di 150 filiali. «Mps fa parte del patrimonio culturale e
sociale del Paese. Può tornare ad avere un ruolo nel sistema bancario italiano
ed europeo» ha dichiarato Luigi Lovaglio, il Ceo che a febbraio ha
preso le redini dell’istituto.
E’ bello
sperare in un potenziale roseo futuro per la più antica banca italiana che però
metterà ancora una volta a carico del “pubblico” esuberi e licenziamenti dopo
aver massacrato soci e investitori con – di fatto – nessun responsabile pur
avendo accumulato uno stock di crediti deteriorati di 4,1 MILIARDI.
Altro che
“patrimonio culturale e sociale” … Sono soldi dati a gente che non li meritava
e che non li ha restituiti (e presumibilmente non li restituirà mai) sempre
nell’ottica del concetto che tanto “qualcun altro” pagherà. Tra “suicidi”
misteriosi e sentenze discutibili, immaginate che MPS - anziché la ex
cassaforte del PD, per decenni fonte di clientelismo e crediti facili - fosse
stata in mano a qualche banchiere amico del centro-destra o di Berlusconi.
Secondo voi sarebbe finita tra assoluzioni, benefit, pre-pensionamenti e
buonuscite?
ABORTO, ANCHE DELLA VERITA’
L’ennesimo
esempio di disinformazione globale è arrivata per la recente sentenza della
Corte Suprema americana sull’aborto. Con maggioranza di 6 a 3 (quindi andando
ben oltre i giudici messi da Trump che ne ha nominati solo 3) la Corte non è
entrata nel merito dell’aborto, ma si è limitata a dire che è materia di
competenza statale e non federale perché dell’aborto - ad oggi - non si parla
nella Costituzione americana e che quindi il Mississippi aveva diritto di
mettere un limite ad abortire entro le 15 settimane (in Italia tra l’altro è di
12). I media hanno parlato di oscurantismo, La Stampa addirittura di ritorno al
Medioevo dando la colpa ovviamente a Trump. Se Biden (con Obama, la Clinton e
la Pelosi) sono così convinti dell’aborto free, perché non varano una legge
federale facendola votare al Congresso? Hanno la maggioranza… Ma in realtà
anche molti democratici vorrebbero mettere comunque dei limiti all’aborto che
resta per tutti sempre una scelta difficile e spesso drammatica.
UN SALUTO
E BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 868 del
24 GIUGNO 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
RIASSUNTO: Di Maio
si fonda un partitino personale pur di restare al governo, mentre l’Italia
conferma il suo impegno per la pace fornendo armi in Ucraina. Sono perplesso, e
mi chiedo perché non debba contare nulla l’opinione di milioni di persone che
vorrebbero invece posizioni diverse.
Intanto
servirebbe a tutti un rapido ripasso di storia, per esempio quella della
Crimea. Avete intanto notato com'è l'informazione secondo il Corriere della
Sera e la novità romana della residenza agli abusivi?
L’ITALIA E’ COME DI MAIO
Quanto mi
piacerebbe poter intervistare Luigi Di Maio, neo leader di “Insieme per il
futuro”.
Non una
intervista politica ma una interrogazione precisa, come a scuola quando dovevi
dare risposte vere e non giri di parole.
Credo che
se l’Italia oggi per molti sia un paese disastrato lo è perché si è affidata a
persone come lui, che ha un curriculum impressionante in quanto a cariche, ma
alle spalle il vuoto.
Vorrei
chiedergli quanto costa un litro di latte al supermercato e quale sia la
capitale del Bangladesh (in italiano, per carità…) e poi magari il perché di
certe sue incredibili giravolte che ne hanno fatto un personaggio unico, un
guitto diventato d’alto bordo soprattutto per inconsistenza altrui e
dabbenaggine nostra.
Un furbetto
già iscritto ad ingegneria, poi a giurisprudenza, poi ritiratosi dagli studi.
Uno che ha
campato (o ha tentato di farlo) come giornalista sportivo, tecnico informatico,
assistente alla regia, agente di commercio, steward allo Stadio San Paolo e
manovale nell’azienda di famiglia.
Indubbiamente
una gran buona volontà, ma poi la folgorazione per la “mission” politica
sostenendo il neonato M5S da lui tenuto a battesimo.
Parte male:
dopo 3 anni alla guida dei grillini locali, solo 59 preferenze alle “comunali”
di Pomigliano d’Arco e viene trombato, ma da allora basta voti, meglio solo
“nomination”: grazie a
soli 189 (centoottantanove!) voti on line nelle “parlamentarie” del M5S nel
2013 viene candidato – blindato – nella circoscrizione “Campania I”
e da allora nessuno lo ferma più, a conferma della follia di questo sistema
elettorale.
Pensate: diventato deputato nel 2013 viene subito
eletto vice-presidente della Camera (il più giovane da sempre)
ed è e capo del M5S dal 2017 al 2020. Vice-premier con il Conte I e
contemporaneamente Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro (!), dal 2019
è il nostro Ministro degli Esteri (!!).
Idee
politiche chiare, chiarissime, oppure no, forse un po’ confuse. Come leader
grillino aveva “giurato” lo stop dopo il secondo mandato così come “Chi lascia
il partito dove è stato eletto dovrebbe dimettersi”, facendo invece l’esatto
contrario.
Come
ministro ha sostenuto ferocemente il blocco alle trivellazioni di gas e
petrolio in Italia, se oggi dipendiamo da Mosca è anche merito suo. Intanto la
Croazia ringrazia e il nostro gas lo trivellano loro. Dopo aver voluto il
reddito di cittadinanza è apparso al balcone di Palazzo Chigi proclamando alla
folla “Abbiamo abolito la povertà”, come tutti ben sanno. Coerente anche
in politica estera: nel 2019 incontra a Parigi i “gilet gialli” anti-Macron salvo poi
baciarlo ed abbracciarlo nel più recente passato. Ha una particolare
ammirazione per la Cina cui ha steso tappeti rossi per “la nuova via della
seta”, il progetto geo-economico contestato dagli Stati Uniti ed ha quindi
osannato la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia del marzo
2019 e proprio alla Cina siamo ricorsi per le forniture COVID a prezzi fuori
mercato e a danno delle nostre imprese (indagini su Arcuri? Mah, dimenticate…)
Di Maio in politica estera ha sempre simpatizzato per i chavisti
venezuelani di Maduro
mettendo il veto al riconoscimento di Juan
Guaido come presidente del Venezuela, come invece volevano
l’intero occidente e L’Unione Europea.
E’ a favore
delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e dell' “adozione del
configlio” però «Da cattolico penso che la famiglia sia quella con il papà e
con la mamma”.
Come
documentato da Le Iene con la trasmissione “Pomigliano Boys” e da molte altre fonti di
stampa “tiene famiglia” e ha quindi favorito la carriera di molti suoi ex
compagni di scuola. Wikipedia è spietata e ne fa un lunghissimo elenco, ma di
“voto di scambio” per lui non ne parla nessuno.
Sostenitore
dell’ambiente, ma anche dei condoni edilizi ad Ischia, è riuscito nel record di
fa finta di stare contemporaneamente con Tripoli e con Bengasi, schierandosi
con la dittatura egiziana ma chiedendo “verità per Regeni” (e i
famigliari dell’ucciso gliela hanno giurata). Adesso è per la pace in Ucraina e
contemporaneamente sostiene gli aiuti militari. mentre il suo millantato “piano
di pace” - già annunciato in TV- non lo ha mai visto né conosciuto
nessuno, tantomeno le parti in causa assumendo i contorni di una barzelletta.
Di Maio -
soprattutto - ha imparato che quando hai una carica non la molli mai, a costo
di mollare il proprio partito e fondarne un altro a propria immagine e
somiglianza.
Questo è
Giggino Di Maio, degna fisionomia di un’Italia da burla, poco credibile e
sempre con il piede in tutte le staffe, perché non si sa mai. Non è una
cosa seria, ma appunto per questo ci rappresenta alla perfezione.
STATISTICHE
Secondo
pressochè tutti gli istituti di statistica, a proposito della GUERRA IN
UCRAINA, l’87% degli italiani si dice “preoccupato” e il 30% ritiene che vi
siano responsabilità della NATO per lo scoppio del conflitto avendo in qualche
modo minacciato la Russia di “accerchiamento”.
Quasi il
50% è contro l’invio di armi italiane in Ucraina, il 40% ritiene che i media
siano troppo sbilanciati a favore di Kiev e si ritiene insoddisfatto del
livello di obiettività delle informazioni. Specificatamente sulle SANZIONI
la percentuali di chi vuole o non vuole applicarle ha un margine (a
favore del mantenimento delle sanzioni) di meno del 10% del campione.
Se questi
sono i numeri e fossi il premier Draghi mi preoccuperei non poco quando dalla
“guerra lampo” immaginata da Putin si passa alla “guerra lunga” con un
coinvolgimento della UE che - ad andar bene - continuerà per molti mesi, con i
prevedibili disastri per la nostra economia.
EPPURE -
NONOSTANTE CHE L’INFORMAZIONE SIA TUTTA A FAVORE DI KIEV - CRESCONO I DISSENSI
SULLA POSIZIONE UFFICIALE ITALIANA ED EUROPEA.
Intanto il
governo è lanciatissimo sul fronte degli aiuti militari, delle sanzioni,
dell’appoggio “senza se e senza ma” a Zelenskyj che – da parte sua – non apre
alcun spiraglio di pace, anzi, con le sue dichiarazioni rifiuta ogni tipo di
dialogo.
Difficile
che inizi ora, ricevendo proprio oggi dagli USA centinaia di nuovi missili e
con lo stesso Biden che ha ricordato la lista delle nuove forniture: missili
anticarro Javelin, missili antiaereo Stinger, elicotteri Mi-17, droni, radar,
artiglieria e altri sistemi missilistici di precisione.
Non capisco
perché il centro-destra non debba prendere un po' le distanze da questa
situazione soprattutto nel momento in cui le sanzioni si stanno ritorcendo
contro chi le ha decise e l’Europa sembra in mano ai “falchi” di Washington e
Londra che annunciano altre armi ed aiuti a Kiev.
Una volta
di più tutti sappiamo tutti benissimo che Putin è l’aggressore, ma credo che si
debba trovare il modo di venirne fuori per esempio riconoscendo autonomia
concreta alle popolazioni russe nell’est dell’Ucraina, ma sembra che Zelenskyj
chiuda ogni porta sia per l’est del paese che per la Crimea.
PER ESEMPIO, LA CRIMEA…
Chissà
quanti sanno (i nostri media non lo ricordano mai) che - per esempio - la
Crimea era da secoli terra russa e fu “regalata” all’Ucraina solo nel 1954
personalmente da Nikita Chrushew.
Allora si
usava così: se il segretario generale del partito comunista sovietico lo
voleva, tutti ubbidivano. In ogni caso Russia e Ucraina erano sempre parte
dell’ URSS e quindi, a quel tempo, i confini interni contavano poco.
Nessuno poteva immaginare che sarebbero poi nate repubbliche indipendenti e
nemiche e che quei confini fossero motivo di conflitto.
Al
censimento del 2001 il 58,5% della popolazione in Crimea era comunque ancora di
lingua ed etnia russa, il 24,4% ucraina e per il 12,1% composta da tatari di
Crimea. Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente dalla Russia (atto
sicuramente contrario al diritto internazionale). A seguito di un referendum
popolare avvenuto il 16 marzo 2014, non seguito da osservatori occidentali, il
95,4% dei votanti ha però votato per l'annessione alla Russia con una
partecipazione al voto dell’83,1%.
Unione
Europea e NATO, così come la stragrande maggioranza degli stati membri ONU, non
riconobbero l'annessione della Crimea adottando sanzioni politiche ed
economiche nei confronti della Federazione Russa, ma è difficile sostenere che
questa adesione non sia la liberà volontà della maggioranza degli abitanti
locali.
Perché
l’Italia non sostiene un nuovo referendum - controllato e garantito a livello
internazionale - per far decidere agli abitanti (tutti, sia quelli scappati in
Ucraina che quelli scappati in Russia, se erano residenti in Crimea o nel
Doimbass ad una certa data) da che parte vogliano stare? Sarebbe giusto e
democratico che nei distretti dove eventualmente ci fosse una forte adesione
alla Russia si ammettesse un passaggio territoriale o si stabilissero forme
serie di autonomia. Credo che questo sarebbe un modo corretto e democratico di
procedere e forse anche uno spiraglio di pace.
CORRIERE DELLA SERA
Vi elenco
in serie di tutti i titoli presenti alle ore 21 di mercoledì’ 22 giugno
sull’edizione on-line del Corriere della sera, in stretto ordine di
pubblicazione:
Intervista
a Boris Johnos; “No a Una cattiva pace in Ucraina, per l’Occidente non è il
momento di fermarsi, Putin deve fallire” – La Finlandia: “pronti a combattere
se Mosca ci attacca” – Kaliningrad: il rischio dell’avamposto nucleare
russo in Europa – Putin e il super missile pronto entro l’anno – Raid russo a
Izyum, uccise 5 donne - A Kiev le armi tedesche – Dombass: la situazione è
critica, ma la resistenza ucraina contrattacca a nord – Bugie come strumento di
lavoro: perché negoziare con Putin è impossibile…
Credo che
tutti abbiano capito come si sia schierato il Corriere della Sera, ma a
questo punto mi pare evidente perche molte persone si chiedano se ci vengono
dette effettivamente delle verità o solo delle opinioni, più o meno di parte.
OCCUPAZIONI
Soprattutto
a Roma è diffuso il fenomeno della occupazione abusiva delle case altrui magari
lasciate libere anche solo per poche ore dagli inquilini. Pare che i casi siano
più di 12.000 e ci sono quartieri dove il rischio è così concreto da creare
“turni” di sorveglianza condominiale perché se la casa ti viene occupata
liberarla è poi quasi impossibile e comunque lungo e difficile. Il caso di un
anziano sbattuto fuori casa con la violenza da una famiglia abusiva rom è
andato sui giornali, ma succede tutti i giorni.
Incredibile
che il PD romano abbia fatto ora approvare una mozione in Campidoglio perché si
possa concedere la residenza a chi occupa le case anche senza titolo. “Abbiamo
dato dignità alle persone”, sostengono, alla faccia di chi si ritrova la casa
occupata.
Possono
esserci casi in cui abitazioni pubbliche restano vuote per anni e vanno invece
utilizzate, ma seguendo delle norme, il “liberi tutti” generale comporterà
ripercussioni pesanti e di fatto accettando abusi, soprusi e violazioni di
legge, comprese le occupazioni di immobili da parte dei centri sociali,
clandestini, rom ecc. ecc. Insomma il sindaco Gualtieri “paga dazio” a chi lo
ha appoggiato in campagna elettorale.
BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 867 del
17 GIUGNO 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
RIASSUNTO:
pochi votanti al referendum che rischia di scomparire come metodo di democrazia
diretta mentre nel voto per i comuni il Centro-destra dove è unito va
meglio del previsto. La Meloni cresce e diventa ( diventerà) il “nemico” e
quindi oggetto delle prossime manovre di demolizione politica e personale.
Continua intanto la guerra in Ucraina ma soprattutto la guerra delle parole,
con dubbi su news e fake-news, sanzioni e ritorsioni: chi ha il deposito della
verità? Finale con un po' di esempi concreti di demagogia su Covid e “green”
con fregature autostradali
RIFLESSIONI POST REFERENDARIE
Dove è
andato unito il centro-destra ha vinto o può vincere le elezioni
amministrative, dove è diviso perde e speriamo che qualcuno se ne accorga.
Intanto l’annunciato flop della partecipazione popolare al voto referendario
credo abbia purtroppo definitivamente affossato questo sistema di
democrazia diretta nel nostro paese.
Certamente
ha pesato la poca informazione, il disinteresse generale, ma anche la
consapevolezza tutta italiana che le cose tanto non cambiano mai, soprattutto
quando c’è di mezzo la magistratura.
Restano
però aperte alcune questioni di fondo che non si possono dimenticare.
In primo
luogo si prenda atto che non ha più alcun senso pretendere una partecipazione
sopra il 50% per dare validità ad un referendum quando a votare ormai va
comunque solo una minoranza degli elettori perfino per le elezioni “normali”,
come confermato dal voto di domenica.
E’ evidente
che - se si crede nella democrazia diretta - bisognerebbe avere altri parametri
per legittimare un voto referendario, per esempio collegandolo ad una
percentuale minima di votanti rapportata a quella delle ultime elezioni politiche
e soprattutto passando a referendum “propositivi” e non solo abrogativi.
In secondo
luogo bisogna prendere atto che, come sempre, milioni di cittadini all’estero
sono teoricamente essenziali per raggiungere il “quorum” ma in pratica non
possono votare neppure volendo. Sembra una questione marginale, ma o il voto
all’estero viene escluso dal “quorum” o bisogna far votare in modo più semplice
e trasparente chi è iscritto all’AIRE.
C’è poi da
chiedersi perché - nel momento in cui la raccolta delle firme referendarie può
essere ora effettuata anche per via informatica - non si possa votare almeno
per i referendum tramite PEC od altro sistema on-line di voto, ovviamente
verificato.
Fin qui il
“flop” referendario, ma pur non raggiungendo il quorum il voto ha comunque
chiaramente indicato quale sia il pensiero degli italiani rispetto ai quesiti
che erano stati loro posti e di questo bisognerebbe lealmente tenerne conto.
Interessante
per esempio sottolineare che le percentuali tra SI e NO non sono molto diverse
tra le città dove si è votato per i soli referendum o anche per le
amministrative e dove quindi c’è stata una platea di elettori sufficientemente
vasta e trasversale. Ovunque il SI è stato maggioranza confermando che i
cittadini italiani vorrebbero effettivamente i cambiamenti proposti con i
referendum e soprattutto che una larga maggioranza chiede un diverso sistema di
elezione del CSM e boccia l’interscambio delle carriere tra PM e giudici.
Al di là
della loro validità giuridica questa chiara indicazione popolare dovrebbe
essere quindi ammessa da tutti – in primis dai magistrati – con governo e
parlamento che dovrebbero tenerne conto nelle scelte legislative. Pia
illusione? Temo di sì.
Intanto –
visto il suo buon risultato elettorale – si è aperta da sinistra la “caccia
alla Meloni”, sport che prenderà piede nei prossimi mesi in vista delle
elezioni politiche con vivisezionamento di ogni frase pronunciata dalla leader
di FdI alla ricerca della percentuale intrinseca di fascismo, mentre non
mancheranno indagini per la scoperta di presunti scandali finanziari, pseudo
inchieste giornalistiche e magari qualche opportuno rinvio a giudizio nei tempi
giusti. Vedrete se mi sbaglio: la sinistra ha bisogno di un “nemico” per unirsi
e tentare la rivincita, ormai azzoppati Berlusconi e Salvini ecco arrivare il
turno della Meloni.
PS: i lettori che votano
nelle città dove la prossima settimana ci saranno i ballottaggi e si sentono di
centro-destra riflettano che la sinistra vince sempre quando c’è una bassa
affluenza: fate un sacrificio, ma domenica prossima andate a votare!
DISINFORMAZIONE, FAKE NEWS E LIBERTA’
Se il Papa
accenna alla guerra in Ucraina dicendo pubblicamente "Non sono un
sostenitore di Putin, ma in guerra non ci sono solo buoni e cattivi"
secondo me è una notizia importante perchè sottolinea come non si possa
giudicare a senso unico, ma la notizia "disturba" e quindi perfino il
Papa viene censurato da buona parte dei media.
Nelle
stesse ore si diffonde la notizia che Gazprom ha tagliato le forniture del 40%
alla Germania e del 18% ad ENI. Russi "cattivi" ed affamatori di
energia verso l'Europa? No, semplicemente l'UE non lascia ritornare in Russia
le turbine per il gasdotto che sono in manutenzione in Canada e gli impianti di
pompaggio così non possono essere messi in pressione. Tutti i dettagli su
Bloomberg - che è una primaria agenzia stampa americana - ma pochi lo
spiegano in Italia (Televideo Rai – per esempio – assolutamente no) anche
perchè allora bisognerebbe ammettere che - in nome delle “sanzioni” - come
europei siamo da una parte così ipocriti da escludere le forniture energetiche
russe dal blocco (perché del gas russo ne abbiamo bisogno), poi inventiamo
demagogie finanziarie per “far finta” di non pagare in rubli. Ma soprattutto
siamo così “furbi” da auto-danneggiarci da soli impedendo in parte la
fornitura.
Il
risultato è che così cresce ulteriormente il prezzo dell'energia, con i russi
(ma anche i petrolieri nostrani) che guadagnano di più: danno e beffa, ma la
faccenda va benissimo per gli speculatori.
Un
atteggiamento UE miope (o complice) che aiuta infatti la speculazione
soprattutto perché il prezzo del gas non lo blocca nessuno, tantomeno lo impone
Bruxelles e mentre i paesi produttori fanno i loro super-affari, quelli che lo
consumano (come l’Italia e la Germania) vanno economicamente a rotoli.
Tutte
queste cose, però, non vengono appunto mai spiegate bene ed anche questa è
disinformazione, così come quando ci si auto-applaude (vedi Di Maio e Draghi)
per le possibili forniture di gas proveniente dall'Egitto. Ma l’Egitto è un
paese-regime (vedi caso Regeni) dove la democrazia non è certo nelle mani del
popolo sovrano, è piuttosto una democrazia “alla russa” che quando fa
comodo dimenticano tutti, nostro governo compreso.
Esempi per sottolineare
come in Italia e in Europa c’è una informazione spesso di parte e filtrata da
Bruxelles che adesso ha stabilito che bisogna agire contro le “Fake news”
sanzionando anche i media che le diffondono.
Ma chi
stabilisce come e quando una notizia sia vera, falsa o solo parzialmente
vera/falsa? Deve essere un terzo, non chi si auto-assegna il diritto di
sanzionare!
NON VA BENE
COSI’, E’ GRAVISSIMO: SI VIOLA IL CONCETTO DELLA LIBERTA’ DI PENSIERO E CI SI
AVVICINA AL CONCETTO DI ”CENSURA”.
Una persona
dovrebbe essere in grado di decidere da sola dove sia la verità ascoltando
fonti diverse e confrontandole, altrimenti si rischia di IMPORRE una verità
“ufficiale” che però potrebbe essere falsa o parziale, come i casi prima
citati.
E’
pericolosissimo mettere un limite alla libertà di pensiero, mentre vanno
piuttosto denunciate le singole notizie false, ma con dati alla mano e con
specifiche denunce penali, non con una censura preventiva. Se però chi
documenta la demagogia UE è tacitato o se le notizie più o meno false sono
diffuse proprio dai vertici della UE che ne nascondono altre, dove vanno a
finire i “sacri” principi europei ?
IPOCRISIA
COVID
140.000
(centoquarantamila!) persone hanno assiepato a Roma il Circo Massimo per i due
appuntamenti romani di Vasco Rossi. Rigorosamente tutti senza mascherina,
stipati in ogni angolo possibile, i fans in delirio hanno assicurato il “sold
out” per tutta la tournee estiva dell’artista.
Perfetto,
segno che evidentemente il Covid è ormai circoscritto, ma spiegatemi allora
perché i ragazzini di terza media che si presentano agli esami devono indossare
la mascherina d’ordinanza, mentre i dipendenti pubblici ne sono esentati, ma
non i dipendenti delle imprese private (bar e ristoranti) a contatto con il
pubblico che - invece - devono ancora indossarla. A parte il caos
normativo c’è una evidente ipocrisia al Ministero della Salute.
IPOCRISIA CO2
Non se ne
può più con le emissioni di anidride carbonica accusate di tutti i mali del
pianeta e che adesso viene usata anche (e soprattutto) in campo pubblicitario.
Riflettete
sulla pubblicità “bevi la tua acqua a CO2 zero” di una nota marca di acque
minerali che sostiene come la sua acqua non sia inquinante e anzi “aiuta la
natura”.
Ma non solo
la bottiglia di plastica - pur “riciclata” - va comunque prodotta e quindi
produrla comunque inquina, ma soprattutto è demagogico e assurdo che quella
bottiglia “ecologica” venga poi trasportata in camion per centinaia di
chilometri lontano dalla fonte o dallo stabilimento di imbottigliamento. Alla
fine quell’acqua “minerale” è più che inquinante, è assurda. In molti paesi
anziché le bottigliette di plastica ciascuno ha la propria borraccia personale
e le bottiglie di plastica si usano molto meno. Ecco un vero salto di qualità
ecologica.
I PUNTI BLU
Nel
disinteresse generale sono stati chiusi 46 “Punti Blu” (uffici informazione)
sulle autostrade italiane, pochissimi quelli superstiti. Nessuno se ne è
accorto, nessuno ha protestato, ma l’utente che si vede recapitare a casa un
pedaggio “salato” e del tutto folle (per esempio perché non ha funzionato un
punto di entrata telepass e così gli viene conteggiato ingiustamente un
percorso di centinaia di chilometri) non riesce più a risolvere il suo
problema.
Inoltre gli
orari dei pochi “Punti blu” aperti sembrano costruiti apposta per impedire
di fatto un comodo accesso: chiusi il sabato e la domenica, aperti solo
poche ore il mattino, poi sosta per un necessario pranzo ristoratore e chiusura
definitiva alle 16.30. Ma se una persona viaggia o lavora, quando mai può farsi
riconoscere un proprio diritto?
Ogni
settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.
Poiché ho
tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in
questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire
il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo
che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è
visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 866 del
10 GIUGNO 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Ogni
settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.
Poiché ho
tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in
questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire
il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo
che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è
visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
PER FAVORE, ANDATE A VOTARE
Per favore,
domenica andate a votare. Sappiamo già tutti che non si raggiungerà il quorum
ai referendum, ma una democrazia vive di partecipazione e il “non voto” sarebbe
anche segno di disprezzo verso chi si è sacrificato perché il nostro paese
fosse una nazione libera. Prendiamo atto intanto del clamoroso boicottaggio che
in tutti i modi si è cercato di operare verso il voto di domenica: non solo per
il “minimo sindacale” dell’informazione, ma soprattutto per il voler negare
l’evidenza, ovvero la profonda crisi della nostra Magistratura politicizzata
che è incapace di riformare sé stessa. Certamente i referendum non sono una
soluzione – soprattutto se sono solo “abrogativi” – ma almeno un segnale e più
i cittadini si asterranno più tutto continuerà come prima.
LA SINISTRA
HA TUTTO L’INTERESSE A CONTINUARE NEI SUOI RAPPORTI PRIVILEGIATI CON UNA LARGA
PARTE DELLA MAGISTRATURA ITALIANA ed è stata questa la prima motivazione
dell’evidente boicottaggio referendario.
INSULTI DIPLOMATICI
Inqualificabili
gli insulti di Medvedev
(vicepresidente russo) all’Occidente che lui “odia e vorrebbe vederlo sparire”
visto che siamo dei “bastardi e degenerati”.
Spero che
la traduzione sia stata corretta, ma comunque è un fatto gravissimo, però… Però
bisognerebbe anche ricordare che il nostro
ministro degli esteri Di
Maio aveva precedentemente qualificato Putin “E’ peggio di un
animale”, che Boris
Johnson e il segretario generale della NATO Stoltenberg insultano la
Russia quotidianamente, che le affermazioni all’ONU del presidente del
consiglio europeo Charles
Michel sono state di una pesantezza incredibile. Mettiamoci
d’accordo: insultarsi a vicenda non aiuta a costruire la pace, quindi – visto
che gli USA e l’Europa sono i “buoni” e i russi (ovviamente) i “cattivi” - non
continuiamo in una inutile escalation di provocazioni, salvo poi sostenere
quotidianamente che “vogliamo la pace”. Se la si volesse davvero avrebbe senso
organizzare manovre militari NATO in paesi neutrali a due passi dal confine
russo se non per alimentare la tensione?
Intanto
lunedì il “Corriere della Sera” ha pubblicato una lista di persone considerate
“filo-putiniane” in Italia: di fatto una specie di lista di proscrizione alla
faccia dell’art. 3 della Costituzione.
Conseguenze?
Per esempio che l’altra sera al milionesimo dibattito in TV sulla crisi ucraina
(su La7) quando un partecipante si è permesso di cominciare a spiegare (non a
giustificare!) anche le ragioni russe, dopo pochi secondi è stato interrotto
dalla conduttrice urlante “Lei non può parlare così, in Russia non l’avrebbero
mai invitata e lasciata parlare” Appunto: “Zitto e a cuccia!”... Ma noi siamo
“diversi”, ovvero “democratici” e ovviamente siamo sempre quelli “buoni”.
EUROPA
Sono sempre
più disgustato dalla politica europea. Parliamoci chiaro: siamo un continente
amministrato e diretto da una minoranza politica “presunta green” ma in realtà
“demagogico-sessual-progressista” che fa quello che vuole.
Quando
leggo che si è deciso di non produrre più auto a benzina e diesel dal 2035 (la
Cina sentitamente ringrazia, questo sarebbe il tema per un bel referendum!) mi
chiedo perché lo si decida senza almeno sentire il parere gli europei. E' solo
una “cupola” che infatti decide la politica estera, le scelte finanziarie, i
regolamenti, la politica monetaria o quella dell’immigrazione. Poche persone -
espressione di una ristretta elite - che non risponde a nessuno.
Nessuna
trasparenza contabile, decisioni (vedi l’acquisto di centinaia di milioni di
vaccini per miliardi di euro da multinazionali USA) senza concorrenza e senza
poterne conoscere i responsabili, senza bandi o appalti trasparenti. Ma quando
mai – per esempio - i cittadini europei hanno potuto scegliere i loro
“ministri” europei? Perché l’Italia deve essere rappresentata soltanto da uno
come Gentiloni (presidente del PD) indicato da un partito minoritario che non
mi piace, da un governo che non c’è più e che comunque era allora presieduto da
un leader (Conte) che neppure si era presentato alle elezioni e oltretutto
sostenuto da una maggioranza opposta a quella uscita dalle urne.
C’è stata
forse per l’Europa qualche elezione diretta, candidati alternativi, possibilità
di scelta? Assolutamente no. Gentiloni (come la sua predecessora Mogherini,
sempre del PD) lo ha forse votato il nostro Parlamento? Assolutamente no, così
come non sono stati i cittadini europei a votare Ursula Von der Leyen, Charles
Michel e tutto il resto della combriccola.
Quando poi
quando qualcuno dissente (vedi Ungheria) allora è messo al bando e coperto di
insulti.
No, questa
non è più la “mia” Europa.
DALLA SICILIA AL PNRR
La politica
insiste che “non si può perdere l’occasione” dei fondi europei del PNRR ma un
aspetto misterioso resta quello dei controlli sulle opere che verranno
finanziate con il rischio di mille rivoli di spesa che si concluderanno
(complici progetti carenti, inflazione, mancanza di verifiche e certificazioni
finali) in opere incompiute.
Se un
imprenditore o una famiglia ottengono un prestito sanno di doverlo rimborsare o
ci rimetteranno in proprio ma nel “pubblico” i soldi si prendono, spesso si
sprecano quando non vengono semplicemente rubati, tanto i debiti li pagheranno
i nostri successori.
Come ho già
scritto, avevo accompagnato la scorsa settimana una coppia di amici cileni in
Sicilia.
Dopo il
benvenuto a Palermo all’aeroporto di Punta Raisi (ora Falcone e Borsellino) in
perenne ristrutturazione e dove - da decenni - si procede nel consueto slalom
tra le transenne arrugginite, nei giorni successivi ho rivisto quella terra
meravigliosa e dai monumenti unici, ma sepolti tra cumuli di immondizie,
sporcizia, degrado, strade a pezzi, palazzi puntellati, disordine.
Una
umiliazione profonda come italiano (e con gli amici cileni sbalorditi) quando
mi facevano notare gli onnipresenti cumuli di rifiuti perfino ai margini della
Valle dei Templi, tra mancanza di servizi e parcheggi polverosi. In giro per
tutta l’isola strade (“autostrade”?!) gratis ma fatiscenti e con decine di
deviazioni stradali, ponti sconnessi, soprattutto ovunque una sporcizia
ostentata e sconcertante.
A simbolo
un materasso bruciato appoggiato al cartello che - salendo da Porto Empedocle -
informa che siete quasi arrivati al tempio di Giunone, meraviglia di 2600 anni
fa.
Non è certo
solo la Sicilia ad essere conciata così, basti pensare ai rifiuti e ai
cinghiali per le vie di Roma, ma anche – spesso – alle aree di servizio intorno
alle “nostre” autostrade del nord, ma certamente al sud il fenomeno è
moltiplicato.
Colpisce
soprattutto la sciatteria e l’incuria che in tutta Italia accompagnano
spettacoli e panorami unici tra il disinteresse, il senso di abitudine e di
sopportazione di chi non si indigna nemmeno più, forse auto-dichiarandosi
impotente.
Non tutto –
per fortuna – è cosi: il parco archeologico di Selinunte, per esempio, è tenuto
molto bene e anche un disabile può spostarsi con dei mezzi accessibili, la
stessa Catania mi è sembrata una città rinnovata e vivace, a Monreale il duomo
(di proprietà e gestione diocesana) è un esempio di visita organizzata e
razionale, mentre Palermo appare decisamente abbandonata a sé stessa.
In giro per
l’isola – come in tutta Italia - si notano tante piccole iniziative di
rilancio, di evidenti tentativi di riscatto, ma sembrano naufragare
nell’indifferenza. Ma perché ridursi così?
Eppure
mille cartelli sottolineano come la specifica opera (purtroppo di solito già
cadente o semidistrutta) era stata pagata o cofinanziata dall’Unione Europea e
che quindi non è vero che già in passato non si abbiano avuto a disposizione
somme enormi per tentare un riscatto che però alla fine non si è visto.
Sembra
infatti che nessuno sia mai responsabile. Per esempio le “autostrade” siciliane
sono gestite dall’ANAS, ma possibile che non ci sia un responsabile per i
cantieri infiniti, il cemento che si sbriciola, i parapetti scannati? Alla fine
la soluzione è chiudere, deviare, sospendere il passaggio. Come per altre mille
strade ed autostrade italiane da Catania a Palermo ci sono decine di cantieri
(fermi) e decine di viadotti chiusi al traffico: perché? Nessuno ha collaudato
quelle opere, nessuno le ha verificate, nessuno è impegnato al loro ripristino
in tempi certi?
Di qui un
diretto riferimento al PNRR mi sembra evidente: che garanzia c’è che “questa
volta” i soldi verranno spesi meglio e con quali priorità? I Purtroppo nessuna.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 865 del
3 GIUGNO 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Ogni
settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.
Poiché ho
tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in
questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire
il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo
che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è
visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
RIASSUMENDO
Sostanzialmente niente di nuovo in Ucraina: al di là delle notizie vendute tra
le mura domestiche, l’Italia conta d'altronde poco o nulla sul piano
diplomatico, gioca a mettersi in mostra e spera che qualcun altro risolva i
problemi per una pace che purtroppo sembra sempre più improbabile a tempi
brevi. Intanto le recenti stragi in USA sottolineano lo strapotere della lobby
degli armamenti dentro e soprattutto fuori il paese, mentre noi viviamo alla
giornata sperando nel quotidiano “bonus” emolliente. Circa i referendum
chissenefrega, tanto ci pensa la Littizzetto a spiegarci che tanto siamo tutti
cretini e forse ha perfettamente ragione. Finalino con questioni energetiche e
soprattutto la tristezza che mi ha accompagnato durante una visita-lampo in
Sicilia…
TRISTEZZE
Ho
accompagnato una coppia di amici cileni in Sicilia. Da 20.000 chilometri di
distanza volevano finalmente vistarla, affascinati della sua storia ed ho così
rivisto con loro una terra meravigliosa e monumenti unici, ma tra cumuli di
immondizie, sporcizia, degrado, strade a pezzi, palazzi puntellati, rottami,
disordine.
Una
umiliazione profonda come italiano, con cumuli di rifiuti perfino ai margini
della Valle dei Templi, tra mancanza di servizi, rovi e parcheggi polverosi. A
dare il benvenuto all'area archeologica - salendo da Porto Empedocle - un
materasso bruciato al lato della strada proprio sotto l'indicazione del tempio
di Giunone,
Una Palermo
tragicamente sciatta, sporca, puntellata e cadente - ho trovato invece
migliorata Catania - con strade (“autostrade”?!) in giro per l'Isola gratis ma
fatiscenti e con decine di deviazioni stradali, ponti sconnessi, viadotti
impraticabili e sovrastante a tutto una sporcizia ostentata e sconcertante.
Ma perché
ridursi così? Ma cosa a mai serve il PNRR quando la priorità sarebbe mantenere
bene almeno quello che abbiamo avuto gratuitamente in dono dai nostri antenati,
“vendendolo” agli occhi del mondo, potendo così smuovere somme enormi e creando
milioni di nuovi posti di lavoro con un turismo rispettoso, integrato, aperto?
Invece
continuiamo a buttar via le risorse che abbiamo ed evidentemente non sono
serviti a nulla neppure decenni di sfruttamento del suolo tra abusivismo,
distruzioni, abbandoni, incuria e saccheggi.
Quanta
profonda tristezza...
MOSCA E DINTORNI
Matteo
Salvini non andrà a Mosca sommerso dalle critiche per l'annuncio del suo
possibile viaggio, ma vorrei capire chi abbia però allora il diritto di andarci
o meno, per che cosa fare e aspettandosi chissà quali risultati. Parliamoci
chiaro: la mossa del leader della Lega mi era sembrata semplicemente demagogica
ed auto-pubblicitaria (come lo era stato andare per qualche ora in Polonia, due
mesi fa, a salutare i profughi).
Allo stesso
modo è altrettanto demagogico raccontare però continuamente che l’Italia “vuole
la pace” e poi fornire armi all’ Ucraina o straparlare di piani di pace
"alla Di Maio" quando tuttora non si sa neppure come e con chi la
Farnesina si inventi chissà quali mosse internazionali. Punto e a capo: credo
che per Putin l’opinione dell’Italia sull’Ucraina conti ben poco e - a livello
di amicizia personale - forse l’unico che avrebbe potuto parlare
amichevolmente con lui spingendolo a desistere dagli attacchi poteva essere
Berlusconi (e credo che in privato ci abbia anche provato). Il resto
conta poco o nulla, salvo che l’Italia avesse assunto in chiave UE una
posizione di effettiva diversità, come sta facendo l’Ungheria.
Roma ha
scelto invece di stare graniticamente con Bruxelles (anche perché stretta tra i
debiti) e se questo può rafforzare l'Europa è certo però che non ha avuto un
segno di ringraziamento comunitario neppure in campo energetico. Alla fine
così stiamo prendendo botte da tutti, non contiamo niente e paghiamo per gli
altri: un gran bel risultato!
ANCORA ENERGIA
Ho ricevuto
molti commenti alle mie note della scorsa settimana sull’ ENERGIA VERDE (o
presunta tale) a sottolineare di come molto spesso la demagogia si impadronisca
di un argomento e sia censurato perfino il dibattito, per esempio quello
sull’ENERGIA NUCLEARE o anche sulle controindicazioni all’utilizzo
generalizzato delle auto elettriche.
Sono temi
controversi, ma su cui la pubblica opinione è volutamente poco informata, così
come pochi sanno che nel 1954 (parliamo di 68 anni fa!) l’Italia estraeva quasi
3 miliardi di metri cubi di gas dall’ Adriatico e dalla pianura padana. Una
estrazione salita negli anni fino a quasi 20 mld di mc arrivando a coprire un
terzo dei bisogni nazionali. Oggi è tornata ai livelli anni ’50 importando però
contemporaneamente 76 mld di metri cubi e quindi dipendendo per il 95%
dall’estero. A parte il problema del gas russo, resta il fatto che noi
“ecologicamente” non estraiamo quasi più gas, pur avendo riserve stimate di
almeno 350 mld di metri cubi. Bravi, così siamo "ecologi" e Greta
ringrazia. Peccato che al nostro posto estrae invece la Croazia che pompa dagli
stessi “nostri” giacimenti adriatici e quest’anno coprirà così quasi il 40% del
gas che gli serve.
I BONUS “PSICOLOGI”
Credevo che
Draghi - andando al governo - fosse in grado di finalmente razionalizzare la
spesa pubblica ed il prelievo fiscale con la giusta austerità non dovendo
guardare in faccia a nessuno per la sua autorevolezza. Sedici mesi dopo mi
chiedo invece dove sia una sua strategia dietro alla quotidiana politica dei
“bonus” che sono solo le classiche pezze messe alle toppe per ridurre le proteste
e aiutare questa o quella categoria.
Bonus che
ormai arrivano per (quasi) tutto, a seconda del peso delle lobby: dalle auto
alle facciate ai monopattini, adesso anche per gli psicologi post-covid. Ma ci
rendiamo conto che questa è ancora una volta solo una politica economica miope,
tesa solo al consenso immediato?
Se neppure
Draghi è riuscito a cambiare in modo minimamente serio il nostro sistema
burocratico e fiscale temo che davvero non ci sarà mai nessuno in grado di
farlo e questa è una pessima costatazione, perché vuol dire che il nostro Paese
forse non si riformerà mai, soprattutto perché NON VUOLE riformarsi.
LOBBY DELLE ARMI
L’ennesima
strage di bambini in una scuola del Texas ad opera di un diciottenne che aveva
legalmente acquistato armi da guerra in negozio è l’ennesimo esempio di come
sia contraddittoria l’opinione pubblica americana che piange i morti innocenti,
ma continua a sostenere la necessità di auto-armarsi.
Si dice
(giustamente) che la politica e l'opinione pubblica americana siano manovrate
dalle “lobby delle armi” che blocca ogni riforma e finanzia - dollari alla mano
- la politica americana, democratici compresi.
Pochi
considerano che quella stessa lobby è iper-potente anche per armi di ben
maggiore costo e capacità di distruzione e che sapientemente riesce a manovrare
la Casa Bianca anche in politica estera.
Nessun
progressista italiano - pronto a piangere e stracciarsi le vesti per i mitra
liberamente venduti in bottega – sembra chiedersi però come mai Biden insista
nelle forniture di armi nel mondo (sempre per difendere i “buoni”,
ovviamente!), Ucraina compresa.
REFERENDUM DIMENTICATI
Ricordo che
il 12 giugno si voterà per i REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, promossi da Lega e
Radicali (personalmente
voterò SI a tutti i quesiti), ma il tema non tocca l’interesse
dei più.
Ci voleva
comunque quella che per me è una persona di particolare antipatia come Tiziana
Littizzetto a sottolineare ancora una volta la partigianeria di mamma Rai.
La comica
(?) iper-progressista torinese (e che comunque viene da tutti noi ben pagata,
perché i progressisti ricchi sono più chic) ha potuto infatti tenere un
monologo in TV contro i referendum sostenendo che gli italiani non vanno
disturbati per queste questioni, anche perché tanto sono più o meno cretini e
quindi incapaci di decidere: tanto vale quindi astenersi dal voto.
Ma com’è
mai possibile che una persona possa permettersi di offendere le gente dalla TV
pubblica, gestirsi una trasmissione senza alcuna “par-condicio” e dire, fare e
disfare quello che vuole senza un minimo di contraddittorio? Soprattutto senza
far ridere, vista che sarebbe pagata per questo.
Ma ci
rendiamo conto da questi episodi in fondo marginali come sia mafiosa (non trovo
altri termini) gran parte dell’informazione in Italia?
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 864 del 27 maggio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più
“Il Punto”. Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego
chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto
che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che
purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di
venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie! Riassunto: I media italiani parlano di un fantomatico “piano di
pace” che Di Maio avrebbe presentato a Russia ed Ucraina. Ottima iniziativa,
solo che per ora nessuno sa di che cosa si tratti, interessati compresi. In
diplomazia quando si vuole veramente costruire un accordo meno se ne parla
prima meglio è, non si fa l’esatto contrario. Spiegatelo a “Giggino” che
quando parla di intese a “doppio binario” rischia di far ricordare il caos
interno al M5S dove – appunto – c'è il tutto contro tutti e si tengono binari
ed atteggiamenti del tutto contrapposti e divergenti tra loro. Intanto su ENERGIA, REFEENDUM E MAGISTRATURA alcuni spunti di
riflessione. L’IPOCRISIA DELL’ENERGIA Il dibattito sull’approvvigionamento del gas russo ha rilanciato
il problema delle energie rinnovabili e Ursula Von der Leyen è stata chiara:
l’Unione Europea vuole che tutti i tetti europei siano coperti da pannelli
solari per la produzione di energia elettrica ed entro il 2029 (ovvero
dopodomani) lo siano - per cominciare - tutti gli edifici pubblici.
Fantastico affare per le imprese del settore ricordando che Ja Solar, Jinko,
LONGi Solar, Trina ecc. sono alcuni dei marchi più presenti sul mercato
mondiale ed hanno in Cina, Taiwan e Corea le loro principali aree produttive.
A parte i tetti e l’economicità dei pannelli per produrre acqua
calda evitando il consumo di gas, il grosso dei consumi si rivolge al grande
mercato delle auto elettriche che è in piena espansione e sostenuto da forti
inventivi pubblici. Il mantra del dover fuggire alle energie fossili è
quotidiano, ma forse qualche numero andrebbe spiegato all’opinione pubblica,
come fanno Celso Osimani e Ivo Tripputi in un loro recente testo
controcorrente ma zeppo di dati e riferimenti. Per esempio in Italia circolano circa 40 milioni di auto ad uso
privato. Prendendo un’auto media elettrica come la Tesla che percorresse
12.000 km/anno avremmo bisogno di 2.800 kWh per quell’auto, ovvero di
112TWh/anno (fonti ACI) per il parco-auto nazionale. Come produrre questa
energia abbandonando i combustibili fossili e rifuggendo dall’ energia
atomica, vista come la peste del secolo? Nel 2020 in Italia con l’eolico si
sono prodotti 18,5 TWh e quindi l’attuale parco eolico dovrebbe essere
moltiplicato per sette solo per far funzionare le auto private in circolazione:
colline punteggiate di pale oppure – più opportunamente – servirebbero grandi
parchi eolici in Adriatico, l’unico mare italiano non troppo profondo. Se invece passassimo al solare consideriamo la più grande
centrale d’Italia (a Troia, in provincia di Foggia) che ha una superfice di
1,5 Kmq (più o meno 18 campi di calcio uno vicino all’altro) e 275.000 (!)
pannelli in funzione con una potenza installata di 103 MW. La
centrale – a regime ottimale – produce 150 GWh ed avremmo quindi
bisogno di 750 (settecentocinquanta!) impianti come quello di Troia per
soddisfare SOLO la domanda privata automobilistica. Significherebbe occupare
1.125 km. (millecentoventicinque chilometri quadrati!) con pannelli solari in
aree prevalentemente di pianura, senza boschi, senza coltivazioni, senza
abitazioni. Ricordando che l’Italia ha un territorio di circa 300.000 kmq
significherebbe coprire di pannelli solari una intera provincia: è mai
pensabile? Attenzione, però, perché resterebbe comunque fuori dai conteggi
tutto il traffico pesante (camion, bus ecc.) ovvero i mezzi più inquinanti e
la ricarica dei mezzi avvererebbe prevalentemente di notte, quando la
produzione solare è al minimo. Quante decine di milioni di batterie sarebbero
necessarie per le auto e per conservare l’energia nel tempo? Come produrre,
usarle, smaltirle e con quale sforzo di materie prime (tutte da importare in
Europa) è una sfida che non è stata ancora risolta. E qui, sommessamente, riemerge un’altra possibilità energetica
che le autorità europee fanno finta di dimenticare, che quelle italiane
aborriscono e che l’opinione pubblica è stata indottrinata a considerare come
un disastro: l’energia nucleare. In Italia parlarne è tabù anche se quasi il 10% dell’energia
elettrica consumata nel nostro paese già oggi è di produzione nucleare
(importata a caro prezzo dalla Francia, dalla Svizzera e prossimamente anche
dalla Slovenia) ma è un dato che non va pubblicato troppo o, giustamente, ci
si comincerebbe a chiedere perché mai l’Italia abbia abbandonato un percorso
tecnologico che cinquant’anni fa la vedeva all’avanguardia e che oggi
rappresenta il 79% dell’energia prodotta in Francia e cosa significa avere un
”rischio” appena al di là del confine anziché in casa nostra. In Cina, in Asia, nell’Europa dell’Est sono in costruzione nuove
centrali. Solo in Cina ci sono 12 nuovi centrali in costruzione
incomparabilmente più moderne, sicure, automatizzate di quella già allora obsoleta
di Cernobyl, ma quel disastro nucleare di ormai 36 anni fa - dovuto ad una
serie incredibile e colpevole di errori umani - resta ancora un blocco
psicologico e politico enorme. Un lungo discorso – soprattutto sulle nuove prospettive delle
centrali nucleari di “quarta generazione” – che andrebbe affrontato in Italia
con prudenza ma senza ritardi e preconcetti, eppure se appena un ministro ne
accenna è immediatamente a rischio di impeachment. Andiamo avanti quindi con
tante nuove auto elettriche che così ci sentiamo tutti “green”, anche se
buona parte della loro energia è tuttora prodotta proprio con i fossili o con
energia nucleare importata dall’estero: quanta italica ipocrisia! REFERENDUM SCONOSCIUTI Il 12 giugno si voterà per i REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA,
promossi da Lega e Radicali, ma ancora oggi – praticamente - nessuno lo sa. Nessun
dibattito, pochi spazi, niente comitati, pochi banchetti, niente manifesti:
il fallimento è garantito, nel senso che vinceranno i SI alle abrogazioni
(con dubbi sulla riforma della legge Severino), ma tanto non si raggiungerà
il quorum e, sapendolo in anticipo, a maggior ragione molti non andranno a
votare. Sarà già un gran risultato se voterà il 30% degli elettori. E’ veramente strano questo paese che si lamenta sempre, ma poi
si dimentica di andare a votare. Ancora più vergognoso è comunque il silenzio delle TV e dei
giornali che dedicano all’evento il “minimo sindacale” dello spazio in orari
più o meno assurdi e nel disinteresse generale. “Servizio pubblico” della
RAI”? Ma per carità: su “Televideo” a 15 giorni dal voto non ci sono neppure
i quesiti referendari proposti! Poi non lamentiamoci del perdurare di una Magistratura che non
riesce ad auto-riformarsi, di una giustizia spesso “politica” (vedi da ultimo
anche lo show del processo a Berlusconi "Ruby Ter") dove il vero
potere è in mano ai Pubblici Ministeri: la colpa è del disinteresse generale
e quindi “nostra”. FALCONE E BORSELLINO E’ davvero incredibile che a 30 anni di distanza non solo non si
sia riusciti ad attribuire le responsabilità precise sugli omicidi dei due
Magistrati, ma si debba continuare ad ascoltare sempre più inverosimili
ricostruzioni a metà tra lo scoop giornalistico e il depistaggio. “Report” è una bella trasmissione che parla chiaro, ma se si
cimenta su ricostruzioni di fatti sempre più lontani nel tempo rischia di
perdersi nei veleni e nelle nebbie palermitane a tutto involontario (?) danno
della verità. Credo che la ricostruzione più seria sui “perché” delle stragi
sia legata al coraggio di Falcone e Borsellino che indagavano seriamente
sugli appalti delle cosche e sui loro contatti con la politica locale che in
tutti i modi voleva fermarli. Indagine difficile e resa ancor più impossibile dai veleni
interni alla magistratura che non vedeva di buon occhio la visibilità e la
crescita di due magistrati fuori dagli schemi e controcorrente che quindi
andavano emarginati o quantomeno rallentati. Questo il concetto delle cose, poi nella salsa ci si può mettere
di tutto, dalle “trame nere” (ci mancavano…) ai servizi segreti deviati, alla
P2, la Gladio ecc.ecc. La verità dei rapporti stato-mafia non si è mai capita
(o si è volutamente nascosta) così come i contatti che la mafia aveva non
solo con la politica, ma anche con parti della stessa magistratura. Resta solo un aspetto da ricordare in questo grande letamaio: la
levatura e il coraggio di due Magistrati che sono diventato un simbolo e un
rimpianto per tutti gli italiani per bene. IRENE MAGISTRINI E’ mancata a Verbania la prof. Irene Magistrini, già esponente politica
di sinistra e presidente della “Casa della Resistenza”. Non condividevo parte
delle Sue idee, ma La ricordo per un episodio che Le va ad onore. Era il
giugno 2009, ero stato appena eletto sindaco di Verbania e la prima cerimonia
ufficiale cui partecipai con la fascia tricolore fu la commemorazione al
sacrario dei 42 partigiani fucinati a Fondotoce. Grande tensione, urla ed
insulti quando presi la parola. Irene allora sali sul palco, ottenne
silenzio e con parole semplici ricordò che ero appena stato eletto sindaco
democraticamente dalla maggioranza dei cittadini e che quindi – proprio
in segno di rispetto al luogo in cui eravamo – quello stesso rispetto mi era
dovuto. Sul prato scese un grande silenzio e portai a termine serenamente
il mio intervento, ovviamente senza offendere nessuno: Irene avrebbe potuto
tranquillamente stare zitta, ma invece parlò: non l’ho mai dimenticato. BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA |
IL PUNTO n. 863
del 20 maggio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
ATTENZIONE:
Ogni settimana qualche lettore si lamenta di non ricevere più il Punto. Poiché
ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in
questa situazione di avvisarmi via mail perché non si riesce a capire il perché
di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi e che di volta in
volta cerco di sistemare. Grazie!
Riassunto: Flop
dello sciopero delle toghe italiane mentre si continuano ad ignorare sui
media i prossimi referendum sulla giustizia sperando che gli italiani
(schifati) restino a casa e non vadano a votare, facendo così mancare il
“quorum”.
Anche il
centro-destra sta facendo le prove generali per PERDERE le
prossime elezioni politiche esercitandosi intanto in quelle amministrative alle
cui sconfitte si è ormai abituato.
Ho
intanto l’impressione che alcune certezze generali sulla guerra in
Ucraina comincino ad incrinarsi e mi auguro che l’Italia la smetta
di fornire armi pesanti limitandosi ad azioni e forniture umanitarie. Così
come dobbiamo assolutamente garantire la sicurezza di Svezia e Finlandia –
verso le quali Putin continua a ripetere di non avere aperto alcun contenzioso
- e lo si può fare con accordi bilaterali, ma senza per questo provocare la
Russia con la loro adesione ufficiale alla NATO.
Attenti,
perché ci stiamo sempre più avviando a un disastro economico e sociale europeo
e non si ha il coraggio di spiegarlo alla gente, anche se poi (vedi caso ENI
che pagherà il gas in rubli) si fa ipocritamente l opposto di quello che si
dice.
Continuo
a notare una informazione poco obiettiva e spesso preconcetta, la
“cancellazione” delle notizie se escono dalla linea ufficiale, i “due pesi e
due misure” nel commentare i fatti, Zelensky che appare ovunque come una
superstar e forse è soprattutto un furbo showman che approfitta della
situazione. Così diventa “atto ostile” l’allontanamento di personale
diplomatico italiano dalla Mosca dimenticando di ricordare che UN MESE FA
lo stesso aveva fatto l’Italia nei confronti di Mosca.
Non hanno
mai ragione i “falchi” di qualsiasi parte, ma per
costruire la pace – come invano continua a ricordare il Papa, di fatto zittito
dai media - bisogna avere la volontà di farlo, non dando spazio ad una continua
escalation di guerra. Che senso ha chiedere “un immediato cessate il fuoco” (Di
Maio) e poi fornire altre armi italiane?
Ci
pensino anche Draghi e il suo governo, con FI e soprattutto il PD che sembrano
i più accaniti sostenitori di Zelensky: stiamo facendo una guerra per procura
soprattutto a vantaggio degli USA che in Ucraina hanno mastodontici interessi
economici e militari. Tutto con gravi danni per l’Europa.
Io –
almeno – continua pensarla così e scopro
che è anche il pensiero di circa il 63% degli italiani (stando a tutti i
sondaggi) ma non bisogna dirlo troppo in giro perché la faccenda disturba
i manovratori.
W GLI ALPINI
Raramente
mi è capitato di assistere ad una strumentalizzazione come quella sollevata
contro gli Alpini da alcune associazioni femministe che si sono sentite
“violentate” in occasione della recente adunata nazionale a Rimini.
“Mi hanno
detto di avere un bel paio di gambe, faccele vedere” cinguettava davanti alle
telecamere - in massa convenute ad intervistarla - una signorina ventinovenne
(l’unica testimonianza che sono riuscito ad ascoltare) aggiungendo “E’ stato
molto limitante e brutto perché io per non arrivare a sentirmi molestata
verbalmente mi sono chiusa in casa.”
Da un
apprezzamento pesante e sicuramente inopportuno, ai dichiarati “centinaia di
casi” che poi però - alla prova dei fatti - sono ritornati praticamente al
nulla, ma denigrando intanto centinaia di migliaia di persone.
Da ex
artigliere da montagna - che con piacere ed orgoglio porta appena può il
proprio vecchio cappello da alpino con la penna che mi sono cucito il secondo
giorno di naja in caserma a Pontebba - chiedo ovviamente scusa a chi è stata
offesa, ma certe denunce dei collettivi femministi avrebbero avuto più senso se
gli/le/? (? Sta per x, ovvero status incerto) si fossero viste/i almeno qualche
volta (anche una volta sola!) a dare una mano nelle mille occasioni in cui gli
alpini hanno per esempio lavorato duro magari anche per loro rischiando la
pelle ed impegnandosi senza risparmio durante le alluvioni, i terremoti, gli
incendi boschivi, le frane che spesso devastano il nostro paese.
Questo
non per “machismo” stupido, ma perché "gli/le/?" avrebbero
capito meglio la situazione e il lessico di chi sarà magari maleducato ma è
comunque generoso, pratico e soprattutto concreto quando c’è da dare una mano e
ha quindi piacere a ritrovarsi rumorosamente una volta all’anno per stare un
po' insieme.
Ai
colleghi giornalisti che hanno montato il caso ricordo (visto che lo
dimenticano sempre) che cosa piuttosto succede in mille concertoni serali in
giro per la penisola, oppure durante i “Rave
party” tollerati per giorni e giorni dove accade di tutto (e
gira di tutto, a cominciare dalla droga liberamente declinata) nella beata
indifferenza della Ministro dell’Interno e dei capi della Polizia. Oppure in
quelle feste in piazza dove certi atteggiamenti di violenza (ma quella vera!)
sono all’ordine del giorno.
Le stesse
associazioni femministe e di gender non mi pare abbiano mai sollevato in questi
casi grandi e pubblici clamori.
Media
pronti a sputare veleno contro gli Alpini, ma che per esempio hanno dimenticato
di raccontare per giorni interi quanto era successo ancora lo scorso Capodanno
quando - in piazza del duomo a Milano - un branco di nordafricani ha usato
violenza fisica a tante ragazze indifese. Notizia censurata per giorni dalla
stampa “per bene” nonostante le continue denunce de “Il Giornale” perché
l’atteggiamento dei magrebini non doveva incrinare la candida e pacifica
immagine del sindaco di Milano (organizzatore dell’evento “multietnico”), o
turbare le coscienze innocenti degli italiani creando magari poi
“tensione”, “reazioni” e “difficoltà all’integrazione” nei confronti dei
violentatori alcuni dei quali – si è poi sottolineato – “erano però immigrati
di seconda generazione” quasi con questo a minimizzare la portata dei loro
atteggiamenti.
Ecco i
due pesi e le due misure, autolesioniste e cretine, proprie di un popolo
rincoglionito dalle chiacchiere e dalla demagogia, infarcito quotidianamente di
scemenze con tutte le declinazioni sessiste possibili salvo quelle normali, un
popolo che non ha più nemmeno una propria coscienza e un minimo di capacità a
dimensionare i fatti e le situazioni inserendole nel loro contesto.
Ha fatto
benissimo il sindaco di Trieste a “mandare in mona” in diretta (turatevi le
orecchie, prodi benpensanti!) tutti i commentatori da strapazzo o le isteriche
reazioni di quelle attiviste che alla fine, dimenticate l’annunciata pioggia di
denunce in questura, hanno precisato che a Rimini “Si è trattato di “fischi,
cat-calling, minacce e vere e proprie molestie che hanno colpito diverse
persone colpevoli solo di voler vivere la propria città. Molestie mascherate da
goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che
vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e
alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto”.
Ecco, ci
mancavano proprio anche i “gender
non conforming”! Rispetto per tutti ma per me siamo
diventati invece un popolo ricattato proprio da una infima minoranza
sessualmente “particolare” che - grazie ad un mondo politico succube - vuole
inculcare a livello nazionale ed europeo questo disastro di assurdità già
dall’infanzia e nelle scuole. Una demolizione progressiva della normalità,
la voluta frantumazione di ogni riferimento storico e culturale che proprio negli
Alpini hanno una visibilità concreta e che quindi vanno denigrati. Insisto:
siamo all’assurdo e meno male quindi che ci siamo ancora noi, modesti
“normali”. Insisto: W gli Alpini (e gli Artiglieri da montagna, soprattutto!!).
IL FLOP DELLE TOGHE
Siamo da
tempo al surreale nei rapporti tra i poteri dello Stato fissati dalla
Costituzione, è così lunedì scorso – mi è sembrato nel disinteresse generale -
le associazioni di categoria (meglio, di corporazione) dei magistrati italiani
hanno dichiarato uno sciopero contro il governo Draghi e il Parlamento per aver
varato (per ora solo alla Camera) la mini-riforma Cartabia e - in particolare –
contro la proposta di mini-divisione fra le carriere.
Premesso
che più della metà delle toghe non hanno scioperato - sconfessando quindi
apertamente l’ANM già moralmente distrutta dal caso Palamara e dintorni - siamo
davvero all’assurdo con la magistratura che osa scioperare contro il parlamento
e il governo: un oltraggio costituzionale.
Anche per
questo si deve andare a votare ai referendum del 12 giugno nonostante il
colpevole e ignobile silenzio dei media: gli italiani sono stufi che i
magistrati siano esempio di “casta” chiusa e non riformabile.
Incombe
su questa diatriba così esasperata, il
solito silenzio del “prode” Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che –
ricordiamocelo – è anche formalmente il capo della magistratura italiana.
Un
silenzio colpevole, incomprensibile, inconcepibile di una persona che è stata
santificata dai media, ma che non sta svolgendo il suo doveroso ruolo di
difensore “super partes” delle Istituzioni.
LETTURE
A chi è
interessato a conoscere meglio la figura di Putin segnalo il numero di aprile
di LIMES, estremamente interessante e documentato
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 862 del
13 maggio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
Sono sempre più colpito dalla opacità dell’informazione corrente.
Vale
quotidianamente per i fatti in Ucraina, ma anche per i censurati referendum
sulla giustizia del prossimo 12 giugno.
Anche per
questo propongo settimanalmente alcune letture che possano arricchire intellettualmente
chi non si accontenta della “vernice” imposta sui fatti.
Speriamo
che Draghi a Washington abbia avuto il coraggio di sottolineare alcune scomode
verità all’ingessato Joe Biden almeno in privato, ma non ne ho troppa speranza
nonostante un fiume di chiacchiere al miele.
Ho davvero
l’impressione infatti che USA e NATO vogliono sostanzialmente continuare la
guerra senza costruire alternative. Ferma la necessità di garantire a Svezia e
Finlandia ogni aiuto in caso di aggressione (che però Putin non ha mai
minimamente minacciato) accoglierli ora nella NATO sarebbe per esempio una
grande provocazione contro Mosca, con la possibilità di vedersi schierare
truppe “nemiche” NATO lungo oltre 1000 km. di confine: perché voler aumentare
la tensione?
Cosa
faremmo noi se a Malta o in Albania fossero schierate forze militari ostili?
Già,
l’Italia… Dice sempre di “volere la pace” ma mi pare stia facendo nulla per
crearne i presupposti, e questa è una gran brutta realtà.
REFERENDUM: IL 12 GIUGNO BISOGNA ANDARE A VOTARE !
Manca meno
di un mese al 12 giugno, giorno in cui gli italiani dovrebbero votare i
referendum sulla giustizia e sui quali pende il “rischio quorum”. Qualcuno può
dissentire su alcuni particolare dei testi proposti, ma il vero ed autentico “peso”
politico sarà nel vedere se gli italiani avranno finalmente il coraggio di
uscire dall’apatia per sottolineare almeno con il voto la propria
insoddisfazione nella gestione complessiva della giustizia nel nostro paese.
Una bassa affluenza e quindi il fallimento referendario favorirebbe il
conservatorismo delle toghe, rallentando la strada verso riforme serie ad un
“sistema” che non vuole cambiare.
Da
sottolineare che per ora c’è stato il gelo dell’informazione (RAI compresa,
ovviamente) sull’iniziativa promossa da Radicali e Lega. Tre giorni fa anche il
presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza ha parlato di
«servizio pubblico radiotelevisivo che sta venendo meno clamorosamente alla sua
funzione». Lamentarsi sempre e poi non andare neppure a votare è una
sciocchezza, quindi votate e fate andare a votare il 12 giugno: è importante.
CENTRO DESTRA
Tra meno di
un anno ci saranno le elezioni politiche e tra un mese si voterà – oltre che
per i referendum - per le amministrative anche in molti comuni capoluogo. Il
centro-destra sta facendo di tutto per perdere perchè non sembra che
soprattutto i suoi leader diano particolari segni di vita in chiave di alleanza
politica, anzi: ogni occasione sembra utile per sottolineare le divisioni più
che la concordia spesso proponendo candidati in lite tra loro.
Peccato,
perché è il miglior regalo che si può fare alla sinistra che è anche lei in
fase di sbranamento interno tra le sue componenti, ma che almeno ha il potere e
la furbizia di non parlarne troppo.
Ecco perchè
poi un partito come il PD che oscilla sul 20% dei voti esprime (pensateci!) il
Presidente della Repubblica, un pattuglione di ministri, il nostro
rappresentante a Bruxelles e infiniti posti di comando e sotto-comando oltre ad
indirizzare e controllare spudoratamente la magistratura, la cultura, la
scuola, i giornali e le TV. Merito loro o demerito altrui? Propendo sempre di
più per la seconda ipotesi, come certificato dalla recente riconferma di
Mattarella.
MA QUALE "PACE" ?!
Lo ammetto:
ascolto solo i titoli dei TG e poi spesso cambio canale, perché le notizie sono
monotone con Zelensky sempre benedetto e il solito Putin aggressore assassino.
Lo è
sicuramente stato, purtroppo, ma intanto l’Europa corre verso il suicidio
economico e politico con scelte che vengono solo osannate e con quasi nessuno
che suggerisca altre soluzioni più negoziate.
Mi chiedo
dove sia spesso il buonsenso, la logica, la volontà di capire meglio le cose
uscendo dalle ricostruzioni a senso unico.
Esempi? Se
la Russia minaccia il blocco del gas allora Putin è un criminale, se lo fa
l’Ucraina nessuno si scandalizza, mentre a Kiev vanno e vengono capi di stato,
leader politici, attori, cantanti (ma non era assediata?) in cerca di
pubblicità.
Solo
spulciando tra le note si scoprono notizie potenzialmente sorprendenti.
Per esempio
che chi esce vivo dai sotterranei dell’acciaieria di Mariupol corre in Russia e
non in Ucraina e solo dopo giorni si scopre che a trattenere i civili come
ostaggi non erano i russi, ma il battaglione Azov,. Oppure che Zelensky si è
vantato (dati al 10 maggio) che gli ucraini avrebbero già ucciso oltre 26.000
russi (però... sono cifre da generale Cadorna!) distruggendo 1170 carri armati,
2808 mezzi corazzati, 519 sistemi d'artiglieria, 185 lanciarazzi multipli, 87
sistemi di difesa antiaerea. Le forze russe avrebbero perso anche 199 aerei,
158 elicotteri, 1980 autoveicoli, 12 unità navali e 380 droni… E questa sarebbe
una “guerra difensiva”, quella che il nostro parlamento ha quasi unanimemente
autorizzato e gli USA e la NATO (Italia compresa) adeguatamente armato e
finanziato?!
Chiediamoci
se Zelensky racconti balle propagandistiche o dica la verità. Visto che
la star ucraina non può mentire per definizione (media e “Porta a Porta”
dixit!), se fossero numeri veri noi italiani ed europei siamo così stupidi da
armare ulteriormente gli ucraini e poi dire che siamo per la pace?
Ma ci
rendiamo conto che stiamo contribuendo ad una escalation pericolosissima della
guerra mentre economicamente stiamo andando in pezzi, l’Euro si svaluta sul
dollaro e cresce l’inflazione?
Perfino
Carlo De Benedetti – che si definì “la tessera numero 1 del
Pd” – in un’intervista al “Corriere della sera” ha criticato Draghi e
proprio la posizione del Pd.
Va bene che
siamo indebitati fino al collo e che Mario Draghi per sopravvivere ha bisogno
dei fondi europei del PNRR (spendendoli come? Grande mistero!) e che quindi
deve sostanzialmente obbedire ad Europa ed USA, ma non esageriamo.
Ungheria,
Svolacchia, Bulgaria dicono “no” a Bruxelles sul blocco del petrolio russo, se
anche l’Italia cominciasse a puntare i piedi (come sta facendo la Germania)
forse si muoverebbe qualcosa verso una apertura delle trattative di pace cui
anche l’Italia sta volutamente chiudendo la porta.
Per
esempio: se la maggioranza di ucraini filorussi in Crimea e Donbass volesse
autonomia da Kiev in alcune zone orientali del paese è legittimo o antidemocratico
dire loro di no? Chi conosce la storia sa la complessità delle situazioni. Per
questo bisogna trovare dei compromessi e ha ragione Macron quando sostiene che
Putin non va umiliato o non tratterà mai. perchè dietro di lui il popolo
russo purtroppo è compatto. Bisogna parlarsi e lavorare su garanzie reciproche,
ma quando sei tu a sparare (o a pagare per farlo) come fanno l'Italia e
l'Europa, come fai ad essere “super partes”!
DIFENDERE LE RADICI
Vi invito
caldamente a spendere 19 euro ed a leggere il libro di Federico Rampini “SUICIDIO OCCIDENTALE, perché è
sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori”
Un libro
edito da Mondadori che sta vendendo bene perché l’autore è di sinistra (e
quindi non preventivamente censurabile) ma che dovrebbe essere un best-seller
della Destra come la intendo io, fatta di serietà e non di slogan. Una critica
documentata ed appassionata alle mode dilaganti che stanno distruggendo non
solo gli USA ma anche tutto l’Occidente in nome della demagogia più
insopportabile in campo culturale, ecologico e sessuale.
Una parte
ben documentata del libro riguarda le fonti di informazione americane dove è
palese e quotidiana la disinformazione e la voluta alterazione della verità,
soprattutto per alcune ex testate illustri (come “Il New York Times”) ormai
nelle mani di redazioni estremiste, ma fonti che poi - da noi - sono riprese
come oracoli della verità.
L’autore,
ripeto, è un bravo giornalista di sinistra e probabilmente per questo è
riuscito a superare l’omertà della censura che avrebbe normalmente oscurato il
volume. Ovviamente non condivido tutto, ma è assolutamente un testo da leggere
e soprattutto (purtroppo) da meditare!
GRAZIE CAPUOZZO
Ospite del
sindaco di Casale Monferrato, l’amico Federico Riboldi, ho potuto ascoltare e
dibattere con Toni Capuozzo, grande giornalista sul campo e mente acuta (e
libera) sui conflitti che insanguinano il mondo. Ha presentato un bellissimo
documentario sulle sue esperienze a Sarajevo e il suo ultimo libro “Giorni di
guerra”. Uno straordinario esempio di informazione vera e documentata, spesso
ben diversa da quella “ufficiale”.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI !
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 861 del
6 maggio 2022
di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
L’ISTAT ci comunica che in Italia l’inflazione sta diminuendo.
Bella
notizia, ma mi sembrano dati francamente sballati. Ma “Tutto va ben madama la
marchesa” e soprattutto non bisogna che la piazza si agiti: sinistra e PD al
governo impongono pace sindacale e niente proteste, anche perchè se la gente
ragionasse di più sulla realtà e sulle conseguenze economiche e non solo
energetiche della nostra posizione ufficiale sull’Ucraina, l’Europa e Draghi
non vivrebbero giorni felici.
E’ quindi
in atto una deformazione incredibile dei fatti, dove perfino Papa Francesco
passa per sotterraneo “supporter” di Putin solo perché sottolinea delle
ovvietà: se l’Occidente vuole davvero la pace non deve comportarsi così e se
serve un negoziatore allora deve essere super partes, altrimenti la pace non
arriverà mai.
Cercate
sempre di documentarvi, ci sono sempre tanti aspetti della verità.
L’ISTAT CHE
VIVE SU MARTE
Sorprese
del venerdì: secondo l’ISTAT l’inflazione in Italia è in diminuzione passando
dal 6,4% di marzo al 6,2% di aprile.
Un
raffreddamento ufficiale dovuto essenzialmente ai prezzi energetici che su base
annua da un + 50,9% scendono ad un + 42,4 %, frutto un po’ a scoppio ritardato
del contenimento delle accise deciso dal governo il mese scorso.
Vedendo le
bottigliette di Coca Cola negli Autogrill a 3,30 euro, i panini a 7 euro e 90
(oltre 15.000 lire!), i prezzi degli alimentari nei supermercati, i menu dei
ristoranti, il balzo di ogni fornitura, i prezzi del grano e delle materie
prime, il dato ISTAT sembra decisamente anomalo e mi sembra giusto avanzare
qualche perplessità.
Chiunque di
noi chieda un preventivo per qualcosa scoprirà che rispetto a un anno fa ci
sono stati incrementi del 20-30% non del 6%, ma evidentemente è una realtà che
l’ISTAT non percepisce, pur essendo evidente a tutti gli italiani.
I primi
segnali si vedevano già nell’autunno scorso, subito dopo la pandemia e ancor
prima della guerra in Ucraina, con prezzi che all’ingrosso aumentavano a due
cifre per una tensione sui trasporti e le materie prime causate anche da un
effetto speculativo bene avvertibile.
L’Occidente
si è scoperto nudo dopo anni di tregua avendo lasciato in mani altrui –
soprattutto cinesi – gran parte dei trasporti intercontinentali, ma anche la
filiera delle materie prime e dei semiconduttori. La speculata crisi energetica
ha fatto il resto e la guerra ucraina ha poi ulteriormente complicato le cose.
L’aumento
dei prezzi è un fenomeno mondiale con la Federal Reserve americana che si
appresta a rialzare i tassi, ma l’inflazione si è poi avvitata in Italia più
che altrove anche per gli effetti distorti di alcune normative che in apparenza
sembravano positive.
Per rilanciare
gli investimenti nell’edilizia “green” si è insistito da due anni sulla
politica dei “bonus” (in Italia è tutto un bonus estemporaneo, dai monopattini
alle vacanze, alla faccia di una declamata strategia economica “virtuosa”) ma
visto che ciò è avvenuto in un momento di aumento dei prezzi-base, ecco che
alcuni servizi sono aumentati a livello proibitivo e i loro effetti cominciano
solo ora a scatenarsi sui prezzi al consumo.
Gli sgravi
per ristrutturare le facciate degli edifici, per esempio, hanno portato ad un
aumento fino a 3 volte (300%!) dei costi di affitto dei ponteggi, ma sono
comunque saliti tutti i componenti dell’edilizia, mediamente ben oltre il 20%:
fatevi fare un preventivo! Quel facile slogan “la caldaia te la cambiamo noi”
ha praticamente raddoppiato il loro prezzo, dando vita – aspetto più o meno
minimizzato –anche a grosse speculazioni con vere e proprie truffe ai danni
dello Stato. Si è parlato di 4 miliardi (quattro miliardi!!) di truffe legate
ai “bonus”, poi sulla vicenda è calato un ovattato ed omertoso silenzio perché
sotto accusa sarebbero dovute finire leggi mal fatte e/o controlli inesistenti.
Ad
aumentare i prezzi di tutta la filiera v’è poi come sempre “l’effetto
annuncio”.
In altre
parole aumento i prezzi del mio prodotto prima ancora che mi arrivino addosso
gli aumenti altrui, per salvaguardare comunque il mio profitto.
E’ stato il
caso delle compagnie petrolifere con lo scatto dei prezzi dei carburanti alla
pompa, anche quando le riserve erano state acquistate prima degli aumenti
internazionali.
Gli unici
rimasti al palo sono i salari e le pensioni. E’ un momento di grande debolezza
sindacale e la presenza del PD e della estrema sinistra al governo garantisce
tranquillità all’esecutivo, ma il dato è oggettivo e la protesta sarebbe ben
motivata.
In altri
momenti il Paese sarebbe sceso in piazza facendo montare la protesta, invece
adesso tutti zitti e “Non disturbate il manovratore”.
Bloccata a
suo tempo la “scala mobile” proprio per contrastare l’aumento in automatico
delle retribuzioni e delle pensioni, il potere d’acquisto delle famiglie sta
diminuendo in modo concreto e presto se ne vedranno i contraccolpi anche in
termini di consumi.
Ciò
dovrebbe rallentare l’inflazione, ma anche portare ad una stagnazione del
mercato.
Pur in un
sistema di informazioni spesso condizionato dalla politica, leggere che nel
primo trimestre del 2022 le vendite di auto sono crollate di oltre un terzo -
pur rispetto ai dati certamente non esaltanti di un 2021 e 2020 condizionati
dalla pandemia - accende ad esempio un ulteriore segnale di crisi che non può
essere sottovalutato. Se a tutto questo si aggiungono gli effetti indiretti
della guerra in Ucraina è evidente che dei problemi veri fa comodo non
parlarne, ma certamente non si risolvono da soli.
LE VERITA’
C’è una
verità “ufficiale” che va ossequiata e un’altra sotterranea e nascosta.
La vulgata
ufficiale impone di dire che l’Occidente è schierato unanime con l’Ucraina, che
gli USA e la NATO sono i “buoni” gendarmi del mondo, che l’ Europa è unanime al
loro fianco e sfiderà il diabolico Putin anche a costo di passare l’inverno a
pancia vuota e al freddo, sprezzante delle privazioni. In quest’ottica è
delittuoso anche solo ospitare il ministro degli esteri russo in TV (che
ovviamente racconta la sua versione, che non per questo è quella vera) ed è
“provocatorio” lasciarlo parlare, mentre il presidente ucraino in canottiera è
il quotidiano depositario del Verbo.
Se invece
si ascoltano poi con più calma gli esperti, allora affiora pian piano un’altra
lettura dei fatti più critica e diversificata. Quella che accenna alle
incongruenze europee, alle conseguenze energetiche, ai timori di una
escalation, ai rischi di un’Europa perenne “yesgirl” degli USA. Parlo di
esperti veri, di chi le cose le conosce a fondo e da tempo, non dei tuttologi
“alla Covid” dell’ultimo minuto, quelli che straparlano nei talk show spesso
senza alcuna vera esperienza.
In ogni
caso è legittima una pluralità di pensiero, altrimenti diventiamo tutti come
Putin ad impedire il pensiero degli altri e quindi è sempre utile ascoltare
anche i commenti più diversi.
Diventa
però allora cosa aberrante – per esempio – chiedere le dimissioni del sen.
Petrocelli (5 Stelle) da presidente della Commissione Esteri del Senato solo
perché sul tema specifico dell’Ucraina ha un parere diverso dal governo, visto
che finora la Costituzione ha sempre ribadito il concetto che un parlamentare
esercita il proprio ruolo senza vincolo di mandato (ovvero può ragionare di
testa sua).
Vorrei
avere il tempo e lo spazio di proporre ai lettori in rapida successione i
titoli di prima pagina del “Corriere della Sera” di aprile, giorno dopo giorno:
leggeteli uno dopo l’altro e rimarrete stupiti di come interpreta i fatti in
maniera assolutamente monocorde il maggior (e una volta più autorevole)
quotidiano italiano.
DOCUMENTI:
LEGGETE LIMES !
Si parla
tanto di guerra, ma se volete conoscere meglio i fatti della storia leggete il
numero monografico di LIMES “La fine della pace” uscito alcuni giorni fa.
Una
raccolta di opinioni diverse molto documentate ed attente, utili per chi voglia
veramente saperne di più.
BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 860 DEL
29 APRILE 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
Passano i giorni ma dall’Ucraina nessuna sostanziale novità se non
l’impressione che il filtro delle notizie sia piuttosto opaco, mentre aumentano
i pericoli di allargamento del conflitto. Continuo a pensare che sia un
grave errore strategico dotare Zelensky di armi offensive e comincio a
chiedermi se il presidente ucraino rispetti lui stesso i canoni democratici,
visto i suoi atteggiamenti con l’opposizione interna.
Stiamo
comunque facendo una sorta di “guerra per procura” per conto degli USA, ne
subiamo le conseguenze dirette – umane ed economiche – e l’ Europa rischia lo
schianto nonostante il mantra del “Siamo tutti uniti contro quel criminale di
Putin”.
Lo è stato
per il suo attacco insensato all’Ucraina, ma ricordo anche le responsabilità
“occidentali” di questi anni nei confronti della Russia. Prendo atto che
sempre più persone cominciano a farsi seriamente delle domande su questa crisi
e la sua gestione da parte dell’UE, della NATO e degli USA che sembrano fare di
tutto per continuare il conflitto.
E’ intanto
mancata a cento anni di età Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, il
leader missino che ha segnato la giovinezza (allora) per noi militanti della
Destra Nazionale. Anche la sua morte è stata occasione per polemiche idiote.
Polemiche
simili – ma ormai consuete – per la celebrazione del 25 Aprile con la novità di
duri scontri dialettici all’interno dell’ANPI e del sindacato sulla guerra in
Ucraina. A proposito del 25 Aprile pubblico un vecchio scritto di Gianpaolo
Pansa che potrebbe portare ad una riflessione.
ASSURDA ESCALATION DI GUERRA
Ma si vuole
davvero la pace in Ucraina?
E’ un tema
ricorrente e sul quale scrivo da tempo, ma il correre dei giorni mi conferma
che l’Europa e quindi anche l’Italia non dimostrano di avere una seria volontà
di costruire la pace in Ucraina.
La
condizione preliminare è il ritiro immediato “sic et simpliciter” dei russi dai
confini ufficiali del paese? Allora lo si dica allora chiaramente, avendo la
consapevolezza – però – che Putin è indubbiamente l’aggressore, ma ben
difficilmente si ritirerà pacificamente nei propri confini se non dopo una
sconfitta militare che ad oggi appare improbabile e con un serio rischio di
coinvolgimenti mondiali.
Una
soluzione negoziata potrebbe essere il concedere spazio ed autonomia alla minoranza
russa, che però è predominante in alcune parti orientali ucraine. Questa
potrebbe essere forse una credibile base di discussione, ma se il presidente
ucraino si oppone “a prescindere” e l’Europa gli va dietro anziché spingerlo al
dialogo allora torniamo al punto di partenza.
Il problema
è anche dove e come debba intendersi l’autodeterminazione.
Stalin
inserì volutamente nel territorio della repubblica socialista sovietica di
Ucraina zone a prevalenza russa per lingua, religione, tradizioni storiche. Se
si facesse oggi un referendum nel Dombass e in Crimea - controllato e
garantito da osservatori neutrali – e l’esito fosse pro Mosca (come molto
probabile) che farebbe l’Ucraina?
Soprattutto,
cosa succede veramente in quel paese? Da tre mesi ogni giorno vediamo il
premier Zelensky in perenni maniche conte che incita (comprensibilmente) i suoi
connazionali alla resistenza e chiede all’occidente armi di supporto, ma quanti
sanno che il principale partito di opposizione “Per la vita” (43 deputati) il 22
marzo è stato dichiarato illegale e così il blocco di opposizione formato da
altri 11 partiti, mentre altri 26 seggi sono peraltro “vacanti”? Avete mai
sentito di una attività parlamentare a Kiev, un’altra voce rispetto al
presidente?
Sono
tematiche che vengono poco sfiorate dai talk-show quotidiani.
Altra cosa
che non mi convince: come mail Zelensky chiede solo e soltanto armi? Se il
paese è alla fame servirebbero soprattutto cibo, materiale sanitario, plasma,
invece la richiesta è di armi offensive, prontamente fornite dagli USA a colpi
di 700/800 milioni a settimana. Che strana guerra: ci hanno raccontato che i
russi dopo pochi giorni erano a 20 km. dal centro di Kiev, però poi si sono
fermati in tutto il paese e dalla capitale vanno e vengono un po' tutti i
leader mondiali, funzionano le ferrovie e l’aeroporto, la luce elettrica, gli
approvvigionamenti: ma che razza di offensiva ha scatenato Putin? Una follia
strategica visto migliaia di carri armati che - ci è stato detto - hanno invaso
l’Ucraina con colonne fino a 60 km. di lunghezza. Ma i carri armati o sono
riforniti di carburante o si fermano: possibile che i generali russi non ci
hanno pensato? E che fine hanno fatto gli invasori, come mangiano, come si
spostano?
Ci sono
decine di domande che restano senza risposta.
Allo stesso
modo si annunciano per giorni la scoperta di tragiche fosse comuni con migliaia
di cadaveri, poi improvvisamente non ne parla più nessuno: ma i morti c’erano
sul serio, oppure fortunatamente no? Ogni TG parla sempre al condizionale, le
fonti sono incerte se non contraddittorie. Ho l’impressione che l’informazione
sul conflitto sia zoppa, partigiana, poco verificata. Vorrei notizie certe e
documentate, solo allora ci si potrebbe fare una opinione meditata.
ASSUNTA ALMIRANTE: POLEMICHE
ANCHE DA MORTA
E’ morta a
100 anni di età “donna” Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante,
indimenticabile segretario del Movimento Sociale Italiano.
Donna
volitiva, a volte non mi stava molto simpatica perché le sue parole diventavano
involontario strumento polemico della stampa avversaria le strumentalizzava. E’
stata comunque una testimone importante di un’epoca politica ormai passata e
compagna di un leader indiscusso ed unico che ha segnato la mia come
l’esistenza di tanti altri giovani degli anni ’70. Anche da morta ha causato
polemiche a conferma della pochezza degli imbecilli che girano oggi. Grande
bufera sui social, infatti, contro Ettore Rosato (capogruppo di Italia Viva, i
renziani) che ha inviato un telegramma di condoglianze alla famiglia e
tweettato "Con Assunta Almirante scompare una testimone di rilievo
dell'eredità morale e politica del marito Giorgio Almirante e del
Movimento Sociale Italiano". Sull’onda delle polemiche Rosato “cuor di leone”,
accusato di insensibilità antifascista, ha poi cancellato il messaggio.
QUANDO PAGA LA RAI
Un piccolo
fatto di cronaca, ma visto che tocca direttamente un mio amico lo racconto
volentieri ai lettori. Stefano Andrini era un mio collaboratore al dipartimento
esteri di AN che il 6 marzo 2011 era stato etichettato nella trasmissione
“Presa Diretta” su RaiTre di essere non solo un estremista di destra ma un ex
picchiatore, detentore abusivo di armi, un ex naziskin ecc.ecc. Il tutto quando
Andrini era nel frattempo diventato dirigente di un’importante azienda romana e
cui si voleva scopertamente far perdere il posto.
Andrini
querelò la RAI e tenne duro nonostante tutti i tentativi di insabbiamento e
prescrizione finchè con fulminea sentenza (11 anni e 8 mesi di attesa!)
finalmente la Magistratura, con sentenza del tribunale civile di Roma, ha
condannato la Rai al pagamento di 15.000 euro per diffamazione, oltre alle
spese legali.
Andrini ha
la testa dura, tanti nel frattempo avrebbero chiuso la vicenda con la solita
transazione, ma adesso che la Rai ha pagato, perché il conto di una
trasmissione faziosa deve essere messo a carico dei teleutenti? Perché i
responsabili del servizio infame e diffamatorio non dovrebbero pagare in
proprio?
Anche
perché ci raccontano che la RAI esprime il meglio del “servizio pubblico” ?!
25 APRILE: COSA SCRIVEVA GIANPAOLO PANSA
“I vinti
non dimenticano, ho smesso di essere manicheo, di dividere il mondo in due, di
qua i buoni di là i cattivi. La mia pietas verso il genere umano è cresciuta molto.
Ho scoperto che tutti, bianchi, rossi e neri soffriamo nello stesso modo e
spesso senza averlo meritato.
Con il
Partito Comunista Italiano la guerra di liberazione è diventata anche una
guerra rivoluzionaria per la successiva conquista del potere in Italia. Questo
progetto ha autorizzato un succedersi di errori, menzogne, intrighi, soprusi,
delitti e misteri: tutta robaccia occultata da una storiografia succube degli
interessi di quel partito.
Istria,
Dalmazia, Fiume, Pola, Zara, l’esodo di 300.000 persone che non volevano vivere
sotto il comunista Tito, il loro arrivo in Italia tra gli insulti e gli sputi
degli attivisti organizzati dal PCI… Di queste e di tante altre tragedie è
inutile parlare ai “Gendarmi della Memoria”. Loro danno via libera solo ai
ricordi che gli fanno comodo, mentre la Memoria li mette in difficoltà e allora
preferiscono tenerla sotto chiave, zittirla, fingere che non esista. Il
revisionismo è pericoloso, ma la Storia è una talpa che scava. Prima o poi
uscirà fuori la verità, ammesso che si abbia ancora interesse a cercarla”
(Gianpaolo Pansa)
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
ATTENZIONE:
MOLTI LETTORI A VOLTE NON RICEVONO PIU' IL PUNTO. PURTROPPO
OGNI SETTIMANA UN CERTO NUMERO DI INDIRIZZI SI PERDE.
CONTROLLATE CHE IL PUNTO NON SIA FINITO IN SPAM E SE
VOLTE CONTINUARE A RICEVERLO INFORMATEMI, CERCHEREMO DI RIPRENDERE L'INVIO. -
grazie !
IL PUNTO n. 859 DEL
22 APRILE 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto: Continua la
guerra in Ucraina e purtroppo non si vedono vie d’uscita. L’Europa non sembra
capace di mediare né di volere un accordo, anche perché con gli USA e la NATO
si è schierata con Kiev fornendo non solo assistenza umanitaria ma anche armi
sempre più “offensive”.
Non sono in
dubbio le responsabilità di Mosca, ma piuttosto la strategia europea, con la UE
che rischia di rimanere la più colpita dalla guerra non solo per i problemi
legati a milioni di profughi incolpevoli, ma anche per la montante crisi economica
ed energetica (leggete qualche dato) facendo in fondo un gran piacere agli USA
dove a condizionare uno spento Biden sono evidentemente i falchi del Pentagono.
Non è solo
la mia opinione: un sondaggio conferma che questo lo pensano la maggioranza
degli italiani, anche se nessuno – o quasi – osa ammetterlo.
Intanto la
Gran Bretagna chiude ai profughi e agli immigrati, dirottandoli in Ruanda,
mentre in Francia Emmanuel Macron succederà domenica a sé stesso nel
ballottaggio delle “presidenziali”.
Si pone un
problema, che riprenderemo: il presidente francese risponderà comunque ai
propri elettori grazie alla sua elezione diretta, perché invece gli europei
devono essere rappresentati dalla Von der Leyen, che non è stata votata da
nessuno, esattamente come Draghi?
DEFAULT RUSSO, MA ANCHE CRISI EUROPEA
La sempre
gioiosa signora Ursula Von
der Leyen, presidente della Commissione Europea, appare in TV
tutta contenta: “Ci sarà anche il blocco del petrolio nel sesto pacchetto di
sanzioni alla Russia, il fallimento russo è solo questione di tempo!”. Intanto
è di giovedì 21 aprile la notizia che Biden darà altri 800 milioni di dollari
in armi sofisticate USA all’ Ucraina.
Qualcuno
informi la giuliva miss Ursula, diretta esponente dell’asse Berlino-Parigi-Bruxelles,
che se fallisce la Russia l’Europa quantomeno tirerà abbondantemente la cinghia
visto che - a parte il gas, il petrolio, le forniture alimentari e le
conseguenze per aziende che lavorano con la Russia, ora al tracollo - la sola esposizione “italiana” di
Unicredit nei confronti di Mosca è di 7,8 MILIARDI, quella di Intesa-Sanpaolo
di “solo” 5,1 MILIARDI e la stessa BERS (Banca di Ricostruzione Europea) è
esposta per 25 MILIARDI. Conviene così tanto all’Europa – e
soprattutto all’Italia - il fallimento della Russia? Ognuno rifletta da sé, ma
possiamo anche arrivare alla conclusione che con i tiranni, gli antidemocratici
e gli invasori non si fanno affari e tantomeno sconti: da Palazzo Chigi e a
Bruxelles si ripete: “Prima di
tutto viene la democrazia e la libertà, sono principi che non hanno prezzo!”.
Perfetto,
però allora per coerenza sospendiamo anche le forniture di petrolio dall’Arabia Saudita visto che
di democrazia e di libertà (magari anche di quella religiosa…) lì non se ne
parla, e che pure i sauditi fanno la loro bella guerra in Yemen, costata più di
20.000 civili morti ammazzati o sotto le loro bombe, tra l’altro fornite anche
dall’Italia. Vanno allora anche sospese le forniture petrolifere dagli Emirati Arabi, dove non
ci sono nè partiti né elezioni. Stop anche nei rapporti con l’Egitto - visto non
solo il caso Regeni - e lo stesso dovrebbe valere per la Libia (anzi, “le” Libie,
visto che sono in perenne guerra tra loro) che non sono certo esempio di
democrazia. Per far contento Di Maio potremmo insomma avere solo rapporti
con la Cina,
nota campionessa di democrazia, pluralismo, libertà e trasparenza. Povera
Europa…
SONDAGGI SILENZIATI
Pensavo di
essere un pesce fuor d’acqua a chiedere più riflessione sulla presa di
posizione italiana ed europea in Ucraina, ma scopro invece di essere in buona
compagnia. L’agenzia demoscopica Index Research ha elaborato per “Piazza
Pulita” (trasmissione di La 7) un sondaggio sulla guerra. Ci credereste? Alla
data del 13 aprile per il 52,7% degli italiani è controproducente continuare a
fornire armi a Kiev, in quanto ciò allontanerebbe gli sforzi per arrivare alla
pace. Per stoppare il conflitto, il 56,3% ritiene utile che Usa, Cina e grandi
potenze spingano Russia e Ucraina ad un compromesso e non viceversa. Il 45,7%
degli intervistati boccia la gestione della guerra da parte di Biden e della
Nato mentre solo il 35,4% la promuove.
“Il cessate
il fuoco in Ucraina non è stato ancora raggiunto perché gli Usa non hanno
interesse a fare finire le ostilità, anzi, hanno lavorato anni per farle
nascere”: a pensarlo è il 42,7% degli italiani nel sondaggio di
“Termometro Politico” del 12/14 aprile (solo il 39% pensa che la mancata tregua
sia per responsabilità di Putin, il 10% ne dà la colpa a Kiev, il 5,6%
direttamente all’Europa). Quasi un italiano su due preferirebbe che l’Europa
prendesse una posizione diversa da quella degli Stati Uniti.
Visto che
né la Von der Leyen né Draghi sono stati eletti direttamente dai cittadini
italiani od europei, dovrebbero forse anche tener conto di questi punti di
vista.
NONNI FASCISTI
Se il prof. Orsini dichiara su Rai
3 che suo nonno durante il fascismo era un bambino contento scatena un
finimondo, ma anche mio padre mi diceva la stessa cosa e – guarda caso – lo
ripetono o lo ripetevano quelli che erano bambini negli anni ’30, così come
tutti hanno sempre ripetuto che la guerra è stata invece una cosa tremenda e
assurda, oltre che una scelta profondamente sbagliata di un dittatore che ne è
poi stato travolto.
Non vedo
nulla di scandaloso né di demagogico nell’affermare tutto questo, perché
evidentemente è solo la verità.
Demagogico
(e ridicolo) è molto di più chi OGGI è così stupido dal non voler ammettere
queste cose e che approfitta di ogni dichiarazione di chiunque per scatenare
polemiche e per etichettare come “nostalgico” (ma va là!..) chi lo possa anche
solo pensare.
PROFUGHI ILLEGALI? LONDRA LI MANDA IN RUANDA…
“Basta
profughi!” lo sostiene il premier inglese Boris Johnson e il governo britannico ha
infatti tutta l’intenzione di inasprire le proprie politiche sull’immigrazione,
anche con una scelta che appare senza precedenti: trasferire i richiedenti
asilo in Ruanda, indipendentemente dalla loro località di provenienza e prima
ancora di aver preso in esame la motivazione che li ha spinti a fuggire. Londra
pagherà infatti il Ruanda
per fargli accogliere i richiedenti asilo e ha sottoscritto un accordo con
Kigali il 14 aprile u.s. per 120 milioni di sterline.
“Il nostro
paese - ha dichiarato Johnson - non può non può più sostenere un così forte
flusso migratorio: la nostra compassione potrà anche essere infinita, ma la
nostra capacità di aiutare le persone non lo è”. Almeno 5.000 persone hanno
infatti attraversato La Manica illegalmente nel 2022, decisamente troppi per
Londra.
Giusto per
memoria, in Italia l’anno scorso hanno attraversato il canale di Sicilia o sono
stati raccolte da navi di ONG ben 67.040
persone rispetto alle 34.154
del 2021 e alle 11.471
del 2020. (dati ufficiali del Ministero dell’Interno) mentre gli altri sbarchi
clandestini - proprio perché tali - non entrano nel conteggio. Come siamo
bravi! Siamo così bravi che non riusciamo neppure a dirottare una quota di
migranti all’interno della UE verso altri paesi (che pur lo avevano promesso),
né ad ottenere che siano trasferiti almeno quelli raccolti dalle ONG battenti
bandiera tedesca o olandese e “scaricati” in Italia.
Un
clamoroso fallimento per Draghi e l’ intoccabile ministro Lamorgese.
E adesso,
un necessario, caloroso benvenuto ai profughi ucraini.
FRANCIA
Credo
proprio che Emmanuel
Macron succederà a sé stesso domenica al ballottaggio per
l’Eliseo perché Marine Le
Pen ha indubbiamente cercato di rendersi più accattivante
liquidando lo storico “Front National” e fondando il rinnovato “Rassemblement
National”, ma non credo abbia la capacità di raccogliere intorno a sé la
maggioranza dei consensi.
Funziona
sempre così quando in un ballottaggio c’è un candidato considerato schierato
nettamente da una parte e l’altro giudicato più moderato.
Colpisce
che Macron - dopo cinque anni di presidenza - abbia intercettato meno del 20%
complessivo dell’elettorato francese, ma al presidente può bastare anche così.
Certamente
questa volta (il ballottaggio contro i Le Pen padre e figlia sono ormai una
consuetudine d’oltralpe) il divario non sarà di 66 a 33 come nel 2017, ma più
ristretto e comunque resta il fatto che Marine le Pen è stata la più votata -
al primo turno - in 41 dipartimenti francesi su 96.
Contro la
Le Pen giocano ovviamente anche tutti i media, l’Europa, la grande finanza, gli
USA, l’intellighenzia progressista, la sinistra e la magistratura francese. Con
tempismo perfetto la Procura di Parigi ha ampiamente pubblicizzato proprio
pochi giorni fa un’inchiesta relativa alla gestione dei fondi dell’ex partito
della Le Pen partita ben 18 (diciotto!) anni fa. Forse è un record, ma
certamente una provvidenziale (per Macron) “Giustizia a tempo” che mi ricorda
tanto quella di un altro paese vicino alla Francia, quello che come bandiera ha
un tricolore molto simile a quello francese.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 858 DEL 15 APRILE 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Cari
lettori, un numero
in formato molto ridotto per IL PUNTO di questa settimana, solo per augurare a
tutti una Buona Pasqua che sia veramente di resurrezione. E’ un
momento particolarmente triste e difficile per il mondo, l’Europa e l’Italia,
così come per tanti altri paesi dove la guerra, l’egoismo umano, il
disinteresse per il futuro naturale del pianeta spingono a temere un domani
pieno di incognite e difficoltà. Non
riusciamo più a capire dove sia la Verità, le notizie si accavallano tra
violenze e futilità, superficialità e contraddizioni. Sembra che
si sia persi un po' tutti la bussola, forse anche perché mancano certezze e
serietà perfino nell’approccio ai problemi. In questi
momenti così difficili la cosa migliore è allora fermarsi a riflettere, a
parlare un po' di più con noi stessi per cercare un po' di luce dentro e fuori
di noi. Il venerdì
santo è la notte della paura e della tristezza, ma per il credente al buio
segue, deve seguire comunque la luce dell’alba, di un’alba di Resurrezione. Vedere
questa luce e saperla costruire è l’augurio che faccio agli amici che mi
seguono da tanti anni, così come ai lettori più recenti, perchè si deve
“comunque” sperare, bisogna “comunque” impegnarsi, non si può e non si deve
gettare la spugna, magari chiudendoci ancora di più in noi stessi con
menefreghismo e – spesso – troppo egoismo. Ciascuno di
noi è quindi invitato a riflettere per cercare di riscoprire invece in noi
stessi e negli altri valori veri per la nostra vita. La speranza
è di riuscirci - sia come individui che come comunità - idealmente
vicini a chi in questi giorni soffre di più per le devastazioni della guerra,
le ingiustizie, le violenze, le rivalità troppo spesso assurde che dilaniano il
mondo.
BUONA PASQUA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO N. 857
dell’ 8 APRILE 2022 di Marco Zacchera (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it In questi
giorni sono negli USA e da qui le vicende europee sono viste con tutt’altra
prospettiva rispetto all’ Italia. Questo numero de IL PUNTO è quindi un po'
diverso dagli altri, ma ci tenevo a trasmettere ai lettori alcune impressioni
sulla guerra in Ucraina colte dall’ altra parte dell’Atlantico. Note che
trascendono dalle notizie dell’ultimo minuto e che volutamente non si
soffermano sugli orrori e la violenza che ha segnato anche questo conflitto.
Non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’aggressione di Putin, ma cerchiamo
di vedere le cose anche in modo strategico per il futuro dell’Italia e
dell’Europa, non facciamoci confondere da notizie non sempre documentate e
certe, visto che in ogni guerra la verità è spesso manipolata agli interessi di
parte. GLI INTERESSI DI BIDEN A oltre
quaranta giorni dall’inizio del conflitto, qui negli USA le notizie della
guerra in Ucraina tendono a scivolare via velocemente dai titoli di testa dei
TG con gli americani molto più preoccupati per l’inflazione e il costo dei
carburanti che non per il lontano fronte europeo. E’ infatti
molto più commentata la decisione presidenziale di attingere un milione di
barili al giorno dalle riserve strategiche fino alla fine dell’anno pur di
bloccare il prezzo della benzina che era schizzato in molti Stati oltre i 5
dollari al gallone. La mossa ha stabilizzato il prezzo intorno a 4,20 dollari,
equivalenti a 99 centesimi di euro al litro, un prezzo che a noi sembra da
favola, ma per gli americani è comunque uno shock. Un esempio
per sottolineare come la partita Ucraina si giochi negli USA principalmente sul
fronte interno sostenuto da una borsa dove corrono soprattutto i titoli legati
alla difesa, grande business americano di cui in Europa si parla pochissimo. L’opinione
pubblica guarda preoccupata al prezzo della benzina, ma anche perché deve
prende atto che l’inflazione ufficiale, già prima della guerra, era salita al
7,9%, record negativo dal 1982, mentre la Federal Reserve pompa quotidianamente
nel sistema una somma imponente di liquidità (si parla di 300 miliardi di euro
al mese, ovvero in un solo mese tutti i fondi italiani del PNRR) per sostenere
i consumi e – indirettamente – le traballanti fortune di Biden chiamato a
novembre ad un difficile turno elettorale. Dietro il
paravento degli aspetti politici ed umanitari del conflitto, gli USA si stanno
indebitando sempre di più, ma grazie alla loro rafforzata leadership
economico-finanziaria, scaricano una parte dei propri guai sull’Euro e le alte
economie straniere con il dollaro che comunque si e rafforzato confermandosi
come valuta centrale del mondo. “Combatteremo
la guerra in Ucraina fino all’ultimo europeo” E’ uno slogan ipotetico, ma che
rende l’idea: l’America vende armi, tiene alta la tensione, fa i propri affari
e scarica rischi, profughi e “danni collaterali” sugli alleati e le loro
economie. Dopo
l’abbandono dell’Afghanistan che ha significato una figuraccia immensa per la
Casa Bianca, l’amministrazione Biden sta puntando tutto su un rilancio
economico interno nel tentativo di affrontare al meglio il voto di novembre. Di
qui la necessità di tenere basso il costo del denaro offrendo liquidità delle
famiglie (si stanno ripetendo le situazioni pre-2008, quando esplose la bolla
dei mutui sugli immobili che come un terremoto sconvolse l’economia del mondo)
e puntando a nuovi posti di lavoro. Il prezzo da pagare è un aumento
astronomico della liquidità circolante che genera inflazione, ma accettabile se
appunto viene parzialmente “spalmata” all’estero nel momento in cui la guerra
indebolisce soprattutto le cncorrenti economie europee. Parliamoci
chiaro: l’America non risente economicamente del conflitto, non impiega propri
uomini in prima linea, non ospiterà una quota significativa di profughi, ma ha
tutto l’interesse a mantenere alta la pressione perché controllerà sempre di
più le fonti energetiche mentre fa grandi affari in campo militare anche in
Europa. La
Germania, per esempio, ha acquistato nelle scorse settimane nuovi armamenti USA
nel quadro di un piano di rinnovamento delle sue forze armate con un budget di
100 miliardi di Euro. Applaudono Lockheed, Martin, Raytheon, General Dynamics,
Boeing e Northrop Grumman, i giganti della difesa USA sempre in prima fila –
guarda caso - a sostenere Biden. Soprattutto,
sul piano strategico, gli USA al di là delle dichiarazioni ufficiali sono ben
contenti del solco profondo che la guerra in Ucraina sta creando tra UE e
Russia che - ove fossero invece paesi tra loro alleati -potrebbero insieme
diventare un formidabile antagonista all’America. Un’Europa
debole dal punto di vista energetico è poi un’altra manna per Washington che
invierà gas – così almeno è stato promesso – ma ad ottimi prezzi (per gli USA)
mentre la sospensione dei lavori per il gasdotto Nord Stream 2 chiuderà per
anni i rubinetti ad Est per un’Europa affamata di energia: la quadratura di un
cerchio perfetto in cui l’UE è però la parte perdente. Anche se si
pone l’accento soprattutto sulle tematiche umanitarie per giustificare la
reazione all’attacco di Putin, di fatto la crisi ucraina sta quindi diventando
un formidabile mezzo per gli Stati Uniti per controllare in modo economicamente
e militarmente molto più forte un’Europa divisa su molti aspetti e già
zoppicante per aver perso la Gran Bretagna. Si spiegano
così anche alcune mosse di Biden che sembrerebbero scriteriate, se davvero alla
Casa Bianca ci fosse una concreta volontà di costruire la pace. Se vuoi la pace
non provochi e insulti gli avversari, non spingi per esasperarli quando sai che
buona parte delle forze armate russe non sono (ancora) coinvolte in Ucraina.
Soprattutto rifletti prima di armare l’Ucraina perpetuando il conflitto e
insisti invece per una mediazione credibile mentre – anche sulle sanzioni –
cerchi di non scegliere quelle che danneggiano soprattutto gli alleati europei,
come invece è stato fatto. E l’Europa,
l’Italia, Draghi? Ho l’impressione che (a parte tutti i consueti appelli alla
pace, democrazia, libertà, diritti umani ecc.ecc.) una volta di più a
Bruxelles comandino quelle lobby che non sono sempre dalla parte dei comuni
cittadini europei. Conta soprattutto il business, così dopo il Covid ora si
guadagna con la guerra: ieri si speculava sui vaccini venduti a prezzi
esorbitanti senza controlli sui contratti (dopo due anni i contratti pubblici
europei con le americane Pfizer e Moderna per centinaia di milioni di dosi e
miliardi di euro sono ancor segreti!), oggi si permettono aumenti dei costi
energetici che uccidono l’economia europea, ma portano profitti scandalosi alle
multinazionali. Quanti riflettono anche su questi aspetti, quali media ne parlano?
Spero che qualche italiano in più cominci a farsi delle domande.
Buona settimana a
tutti
……
Marco Zacchera IL PUNTO n. 856 del
1 APRILE 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario:
Prima il COVID poi la guerra in Ucraina: l’attenzione di tutti è concentrata
sempre su alcuni temi monopolizzanti, ma anche altre problematiche non
dovrebbero essere dimenticate. In campo
politico, per esempio, eletto Mattarella tutto è caduto sotto silenzio per il
CENTRO-DESTRA che sembra incapace di darsi una linea comune, ma le elezioni si
avvicinano. Tornando
invece all’attualità del conflitto ucraino, una lettura dei dati sulla SPESA
PER GLI ARMAMENTI nel mondo imporrebbe almeno una riflessione e credo
giustifichi pienamente la posizione di PAPA FRANCESCO che insiste a considerare
la guerra una follia. Notate: il Papa viene citato dai media e invitato in TV
quando parla in termini “umanitari”, di immigrazione ecc. perché fa molto
“progressista” ma se - come nei giorni scorsi - chiama i governi ad un freno
delle spese militari allora viene di fatto censurato perché evidentemente dà
fastidio a chi campa sulle guerre e ad una sinistra che dal “pacifismo”
antiamericano si è convertita al pro-militarismo anti russo, anche se quasi
nessuno sembra volerlo notare. Intanto passano i mesi e non si conoscono
ancora le priorità del PNRR, mentre Draghi punta sull’extra-deficit per tirare
a campare. C’ERA UNA VOLTA IL CENTRO DESTRA.... La data non
si sa ancora e della questione non ne parla nessuno, ma tra il 15 aprile (data
ormai impossibile) e il 15 giugno si andrà a votare in 977 comuni italiani tra
cui 26 capoluoghi di provincia e 143 comuni oltre i 15.000 abitanti. Nella
stessa giornata si dovrebbe (forse) votare anche per i referendum sulla
giustizia promossi da Lega e Radicali. Si voterà
in città importanti da Palermo a Padova, da L’Aquila a Verona, da Taranto a
tutti i capoluoghi del sud del Piemonte, da Messina a Genova. Un test
elettorale di milioni di elettori a meno di un anno dalle elezioni politiche ma
che per ora sta passando sotto traccia. Nel
centro-destra tutto tace ed è significativo perchè – reduce dalla infausta
tornata delle amministrative dell’autunno 2021 e dalla sconfitta alle
“supplettive” di Roma – l’alleanza dovrebbe in qualche modo prepararsi a
un turno elettorale che si preannuncia molto divisivo e a rischio di nuovi
disastri, complice - una volta di più – la superficialità ed il
disinteresse dei leader che vanno avanti ciascuno per conto proprio, al più
incontrandosi solo al “quasi-matrimonio” di Berlusconi, cui però era invitato
soltanto il “fido” Matteo Salvini, quasi come una incoronazione di potenziale
successione all’onnipresente ed inossidabile (anche se per molti decisamente
patetico) Silvio Berlusconi. Pare che la
Meloni e Salvini non si sentano dal 28 gennaio quando – improvvido –
l’ascensore del leader della Lega “salto” il quinto piano del palazzo dei
gruppi a Montecitorio, là dove era atteso (invano) da Giorgia Meloni per
concordare le mosse. Era il
giorno in cui si doveva decidere sul Mattarella-bis e che finì come si sa,
compreso il siluramento (ed affondamento) politico di una alleanza di
centro-destra che per la partita Quirinale era partita con i favori del
pronostico. Da allora
le tensioni tra i gruppi sono aumentate con scortesie collaterali: le reti
Mediaset (“indipendenti”?!) hanno di fatto cancellato le presenze di esponenti
di Fratelli d’Italia, la Meloni non è stata invitata al “quasi matrimonio” di
Berlusconi e soprattutto in periferia è in corso una serrata guerra di
posizioni che in vista di elezioni amministrative non promettono
mai nulla di buono. E pensare
che la guerra in Ucraina era stata occasione di un forzato riavvicinamento di
FdI al governo, occasione che sta evaporando anche per le difficoltà di Draghi
a chiudere in maniera soddisfacente il “pacchetto energia” dando spazio alle
proteste dell’opposizione per il perdurante caro carburanti. Colpisce
questa mancanza di volontà a correre insieme, pur ripetendo il mantra che una
alleanza “naturale” ci sarebbe nei fatti. La realtà è ben diversa ed anche
questi atteggiamenti fanno pensare che salgano le quotazioni di un nuovo
sistema elettorale proporzionale dove la visibilità dei singoli
partiti sarebbe il “valore aggiunto” che ciascuno, alla fine, narcisisticamente
attribuisce a sé stesso. In un
momento in cui la sinistra è profondamente divisa il centro-destra non solo
sembra incapace di riannodare i propri nodi, ma permette a Letta di ricucire
tra i suoi e il M5S: una “grazia ricevuta” di impensabile valore. NUMERI TERRIBILI (CHE NON TORNANO) La Camera
ha approvato a grande maggioranza un ordine del giorno che impegna il governo
ad "avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il 2% del Pil”.
Passando in pratica dai 25
miliardi l'anno attuali a 38 miliardi l'anno. Stando all’
ANSA, i 27 Paesi dell’Ue, - secondo i dati del SIPRI di Stoccolma, uno dei più
accreditati ed indipendenti istituti mondiali di analisi - già oggi spendono 233 miliardi di dollari all’anno
in spese per armamenti, più del triplo di quanto spende la Russia. Gli Stati
Uniti (un altro paese NATO) sono in testa in termini di spesa con oltre 766
miliardi di dollari, che rappresentano il 3.74% del loro PIL: da soli gli USA
spenderebbero oggi più di UNDICI VOLTE rispetto alla Russia. Anche la
Cina spende di più che nel passato: +76% nel decennio 2011-20, come India e
Russia. Mosca è cresciuta costantemente fino al 2016, ha investito molto
negli ultimi tre anni, raggiungendo ad una spesa stimata di 67 miliardi di dollari,
comunque meno di un decimo degli USA E’ “SOLO” TRE VOLTE L’ITALIA. L’Ucraina si
trovava al 34esimo posto mondiale, con quasi 6 miliardi. Un valore che
significa il 4.13% del suo GDP nazionale. Il suo trend di spesa è in crescita:
10 anni fa la spesa era di poco più di due miliardi, ma Kiev prima della guerra
spendeva comunque un decimo rispetto alla Russia. In termini
complessivi La Nato (USA compresi) spende complessivamente circa
1.103 miliardi di dollari, pari
al 56% della spesa militare globale. Tra i primi 15 Paesi per spesa militare
nel mondo, sei sono membri della Nato: L'Italia rimane nella top 5 europea
per spesa e all’undicesima posizione globale. Quindi
Mosca spende “solo” 67 MILIARDI e la NATO ben 1.103 MILIARDI: 18 VOLTE PIU’ DELLA RUSSIA. O i numeri
sono sballati o Putin è un suicida a mettersi contro la NATO, oppure (terza
ipotesi, da non scartare) la NATO spende male i suoi soldi, ma allora - prima
di aumentarli - andrebbe verificato se non sia il caso di spenderli meglio,
ammesso che ci sia un “meglio” nelle spese militari. Un aspetto
che andrebbe verificato anche per le spese militari italiane. Sono
argomenti che però danno fastidio: dopo decenni di input e proclami pacifisti –
soprattutto se si dovevano criticare gli USA – ora siamo al corto/contro
circuito informativo: perfino se Papa Francesco dà dei “folli” ai governanti
(compresi quelli europei) per queste spese eccessive viene di fatto censurato.
Chissà se qualche italiano si renderà conto che anche questo è un chiaro
indizio di assoluto controllo dell’informazione, oltre a sottolineare quanto
meno importante sia diventata la Chiesa - rispetto a solo qualche decennio fa -
nella sua capacità di influenzare le scelte politiche dei governi. Pensate se
l’umanità destinasse queste somme - anziché per potenzialmente uccidersi a
vicenda - a migliorare invece le condizioni del pianeta e di chi ci abita… NOTIZIE DEL PNRR ? Non riesco
a capire quali siano le CONCRETE priorità dei miliardi spesi e da spendere per
il PNRR, argomento che è totalmente sparito dai radar dell’informazione.
Possibile che gli italiani non abbiamo il diritto di conoscere chiaramente
quali siano i principali obiettivi da raggiungere e quali le opere pubbliche
prioritarie? Probabile che l’Europa rimanderà tempi e procedure per l’emergenza
ucraina, oltre che allargare i margini dei deficit pubblici, ma un po' più di
chiarezza mi sembra comunque indispensabile.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO
n. 855 del 25 MARZO 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: Ma
gli attori in campo vogliono VERAMENTE la pace in Ucraina? Putin è
l’aggressore, ma BIDEN e ZELENSKY come si stanno comportando? Se devi
trattare con Putin non devi provocarlo come ha fatto Biden, altrimenti è ovvio
che insisterà nella sua aggressione. Ma quanto “vale” davvero Biden?
Questo è il dubbio che deve porsi il mondo e soprattutto l’Europa che si trova
in prima fila in un conflitto molto pericoloso e per il quale continuo a
pensare che l’Italia NON debba armare l’Ucraina. Intanto dobbiamo prendere atto
che l’informazione di guerra non coincide spesso con la verità che viene così
manipolata, mentre il vero dramma sono i milioni di persone inermi che si
trovano coinvolte nel conflitto. Credo che le parole del Papa siano
illuminanti: forse andrebbero almeno lette e meditate / In AFGHANISTAN intanto
i talebani (nonostante le promesse) hanno ufficialmente vietato l’accesso a
scuole medie e università alle ragazze: l’oscurantismo islamico è un nuovo
medioevo che avanza, ma al mondo questo non interessa. MA BIDEN (E ZELENSKY) VOGLIONO DAVVERO LA PACE? Che Putin sia colpevole
dell'aggressione ed invasione dell'Ucraina è fuori di dubbio, ma se il
presidente degli USA Joe
Buden lo definisce ufficialmente in TV "Criminale di
guerra, dittatore assassino e delinquente" significa che la stessa Casa
Bianca non vuole costruire la pace, perché provocare l'avversario - per
colpevole che sia - significa solo voler alimentare una sua reazione che,
conoscendo Putin, non potrà che essere violenta. Ma Joe
Biden è davvero in grado di comandare la più grande nazione del mondo (ammesso
lo sia ancora)? Oppure è un vecchietto un pò stordito che deve leggere ogni
riga che gli mettono davanti perché incapace di un pensiero proprio, così come
deve assolutamente guardare fisso il "gobbo" che sta dietro ad ogni
sua telecamera TV per lo stesso motivo? O è diventato semplicemente un
burattino nelle mani di chi anche negli USA vuole moltiplicare gli effetti
della guerra che - come sempre - permette di fare ottimi affari, soprattutto se
a rischiare e ad andare in crisi è soprattutto l’Europa? Comportandosi
in modo così sprovveduto temo che Biden non sia un portatore di pace, forse
perchè - facendo la voce grossa – spera di far dimenticare al mondo le
porcherie che suo figlio ha combinato in Ucraina o, più semplicemente, è alla
disperata ricerca di consensi in vista del voto americano di mezzo termine che
a novembre rischia di polverizzarlo. Di sicuro è un personaggio non all'altezza
del ruolo nonostante gli osanna (sempre più forzati) di tutti i progressisti
del mondo. Immaginate
per un attimo se a provocare così Putin fosse stato Trump: minimo sarebbe
stato indicato come un ignorante in politica estera, provocatore e
guerrafondaio. Ma Biden è "democratico" e - come i suoi mentori Obama
e Clinton - deve essere accompagnato sempre dal plauso preventivo e
preconcetto, anche se sembra sempre di più un vecchietto sostanzialmente
incapace di affrontare le responsabilità del suo ruolo. L’INFORMAZIONE E LA VERITA’ Ho
l’impressione, riguardo alla guerra in Ucraina, che spesso ci sfugga la verità
per finire nella propaganda. Giorno per giorno appaiono (e spariscono) numeri
inverosimili, seguono smentite spesso altrettanto inverosimili o minacce
catastrofiche che poi (per fortuna) vengono ridimensionate. Ma soprattutto ci
sono troppi silenzi, omissioni, commenti pilotati. I “vecchi del mestiere”
(come Tony Capuozzo) sono molto più cauti nelle loro analisi rispetto alla
legione dei nuovi “esperti” che hanno conquistato le prime file nei talk-show
rubando il posto a quelli del Covid. Le
responsabilità di una invasione sono chiare, ma chi stia lavorando veramente
per la pace è molto meno chiaro, così come anche tra i “buoni” ci sono cose che
non mi quadrano. Zelensky, per esempio, ottiene una “standing ovation” a
Montecitorio dopo aver messo fuori legge solo poche ore prima 12 partiti di
opposizione tutti dichiarati “filorussi”: qualcuno l’ha notato e si è posto
qualche domanda? La realtà è
che forse la verità ha molte facce, angolazioni, giudizi diversi ed è
soprattutto molto più complicata, così come la storia dell’Ucraina che
geograficamente è una “fusione a freddo” di genti molto diverse tra loro. Continuo
personalmente a pensare che sia un errore armare l’Ucraina, che l’Italia e
l’Europa dovrebbero continuare concretamente ad aiutare dal punto di vista
umanitario ma NON inviare armi, anche perché è contraddittorio o perlomeno
curioso esporre poi le bandiere della pace. La scusa
per bombardare Hiroshima fu che era l’unico mezzo per costringere il Giappone
alla resa, altrimenti avrebbe resistito ancora per mesi con grandi perdite di
vite umane, ma ad oggi la Russia ha dispiegato in Ucraina solo una parte della
sua forza: se armiamo e rafforziamo l’avversario sarà una continua escalation
senza mai arrivare ad un armistizio con morti e disastri da ambo le parti. Solo
la diplomazia può portare ad una tregua: se le “condizioni minime” chieste da
Putin sono ragionevoli e l’Ucraina può essere garantita dall’ Occidente nella
sua sovranità, perché non spingere su queste basi? Questo è il punto che va
affrontato, ma se si spara soltanto non si ragiona, mai. Io non
conto nulla, ma proprio ieri il Papa
ha detto: «La vera risposta» alla guerra non sono altri armamenti, altre
sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un'altra impostazione, un modo
diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti». Il Papa si è
«vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a
spendere il 2 per cento del Pil per l'acquisto di armi come risposta a questo
che sta accadendo, pazzi!». Per il Pontefice è «ormai evidente che la buona
politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e
sopraffazione, no, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e
della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo
negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo, penso che per
quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere
quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il
frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta
geopolitica». “La storia degli ultimi settant'anni lo dimostra – ha osservato
Bergoglio - guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo
nella “terza guerra mondiale a pezzetti”, un po' dappertutto, fino ad arrivare
a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero». Ma il
«problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno
“scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a
danno degli altri." AMEN Con una
decisione a sorpresa – ma in fondo prevedibile – e violando gli accordi
sottoscritti a Doha con gli USA la leadership dei talebani che dall’agosto 2021
ha ripreso il controllo dell’Afghanistan ha deciso di non ammettere più le
ragazze a scuola dopo i 10 anni di età, senza comunicare se e quando il divieto
verrà mai revocato. Da quando
hanno preso il potere i talebani la maggior parte degli istituti e le
università erano già di fatto vietate a donne e ragazze, ora il divieto è
totale ed ufficiale. L’Alto
Commissario Onu per i diritti umani, la cilena Michelle Bachelet, ha espresso
la sua «profonda frustrazione e delusione… ecc.ecc.» E’
immaginabile quanto gliene freghi ai talebani della “frustrazione” della
signora Bachelet, ma tanto il mondo è distratto e i diritte delle donne afghane
non sono più - da tempo - argomento da trattare in TV. RICORDATEVI CHE... se non
ricevete più il Punto contattatemi: ogni settimana "spariscono" molti
indirizzi dagli invii effettivi che finiscono in spam o inavvertitamente
respinti, ma non posso saperlo preventivamente. Grazie anche a chi mi segnala
gli indirizzi mail di potenziali nuovi lettori.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 854 del
18 MARZO 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario:
Troppe altre guerre dimenticate – Il governo “scopre” (in ritardo) le
speculazioni sul prezzo dei carburanti, ma intanto recupera somme enormi ai
danni dei consumatori alimentando l’inflazione e non ha il coraggio di imporre
un calmiere – Due incredibili storie di epurazioni (cretine) nel nome
dell’antifascismo – storia in TV. GUERRE No, non vi
parlo di Ucraina perché ne parlano tutti. Prima era il Covid a monopolizzare le
informazioni, ora si parla solo del conflitto, in un tragico talk show
quotidiano. Guerre?
Come il Covid è improvvisamente sparito dai media, così abbiamo dimenticato
tutte le altre guerre che purtroppo impestano il mondo. Nessuno
parla più di Afghanistan, velocemente cancellato dopo la maxi-figuraccia USA ed
occidentale, ma dove si continua a morire. Sparite totalmente dall’attenzione
le donne afghane: “Non vi dimenticheremo” era stato detto loro e invece
centinaia di ex giudici donne ed ex giornaliste sono sparite nel nulla, milioni
di donne sono tornate al medioevo e neppure l’8 marzo sono state ricordate.
Vivono nascoste, forse morte, forse fuggite: nessuno lo sa, nessuno ci informa.
Così come sul destino dei circa 4.000 collaboratori afghani della nostra
missione militare che dovevano essere “salvati”: partito l’ultimo aereo ad
agosto non si è più visto né sentito nessuno. Spariti
(anzi, mai apparsi) i video sui disastri della guerra saudita in Yemen
(conflitto benedetto dagli USA e combattuto anche con armi italiane), come
"no news" dalla Somalia dove si muore da anni, dalla Birmania, dal
Corno d’Africa, dal Sud-Sudan e da una incredibile serie di paesi – dall’Egitto
all’Iran, dalla Cina a Cuba – dove i diritti umani sono negati. Guerre dimenticate,
senza “appeal”. In che
tragedia di mondo stiamo vivendo! PETROLIO TRA PREZZI E SPECULAZIONE Considero
Mario Draghi come un premier autorevole, ma ho l’impressione che “Supermario”
sia molto, troppo attento agli interessi delle grandi multinazionali prima ancora
di considerare i loro effetti per i comuni cittadini italiani. Prima gli
interessi delle case farmaceutiche che si sono gonfiate con i profitti Covid
senza lo straccio di un calmiere europeo, poi il tappeto rosso alle banche che
hanno fregato milioni di risparmiatori, adesso i prezzi petroliferi sui quali
si sta intervenendo con grandi ritardi e dopo aver permesso profitti
scandalosi. Ne avevo
scritto la settimana scorsa, colpito dai silenzi ufficiali e proprio il giorno
dopo si è svegliato il ministro Cingolani che ha parlato di speculazioni,
truffe, extraprofitti, manco avesse letto “Il Punto”. Comunque Cingolani è un
ministro davvero sconcertante dichiarando pubblicamente : “Non capisco come ciò
sia possibile”. Il signor
ministro non capisce?! Si chiama speculazione, quella che arriva puntuale
quando un governo interviene con lentezza, permettendo utili stratosferici alle
multinazionali senza scrupoli ma anche alle aziende para-pubbliche che pur
dovrebbero fare gli interessi dei cittadini. Servono poco
i viaggi di Di Maio in Algeria a implorare gas se la nostra diplomazia e quella
europea non riescono a convincere i paesi del Golfo ad aumentare
significativamente la produzione. Paesi arabi che ringraziano Putin per
l’enorme regalo portato loro dalla guerra in Ucraina e non è un caso che gli
Emirati Arabi si siano astenuti anche in sede di votazioni ONU a condannare la
Russia. L’altro
aspetto emblematico (e speculativo) è che i prezzi sono schizzati non appena
USA e Gran Bretagna hanno parlato di embargo alla Russia. Facile per questi due
paesi parlarne perché hanno una quasi assoluta indipendenza estrattiva rispetto
a Putin, ma lasciando nei guai tutti gli altri, ad iniziare dai paesi europei.
Il problema
è acuito anche dalla ipocrisia del nostro governo: il costo del petrolio incide
per circa il 35% sul prezzo alla pompa, le altre componenti fiscali, IVA e
accise superano invece il 50% e – soprattutto – viene oggi raffinato petrolio
che non è stato acquistato agli attuali prezzi correnti, ma stoccato a prezzi
molto inferiori, senza contare che tutte le imprese petrolifere si assicurano
forniture a prezzi calmierati o sono contro-assicurate rispetto alle
fluttuazioni del mercato. Per avere
un’idea dell’imponenza delle speculazioni che Cingolani “non capisce” basta
guardare al 2013-2014 quando vi fu una fiammata mondiale dei prezzi
petroliferi. Il 16
giugno 2014 il prezzo di greggio al barile raggiungeva il prezzo-record di
112,83 dollari, prezzo che oggi – dopo una settimana di alternanti diminuzioni,
ma non se ne è accorto quasi nessuno – è intorno ai 100 dollari, ma con un
prezzo medio alla pompa (fonte ministeriale del 16 marzo) di 2,18 euro al
litro, mentre nel 2014 la benzina toccò il prezzo-record medio di soli 1,72
euro al litro. Una differenza alla pompa di quasi mezzo euro frutto di pura
e semplice speculazione che infatti – appena si è cominciato a parlarne – per
incanto si è “raffreddata”. Comunque,
se rispetto a 3 mesi fa oggi il prezzo del greggio è aumentato del 30%
significa che alla pompa il prezzo della benzina dovrebbe essere aumentato di
non più del 10% (un terzo del 35% di incidenza del costo del greggio sul prezzo
alla pompa) a parità di “guadagno” dello stato. I
carburanti sono però aumentati molto di più e la differenza è tutto maggior
profitto della “catena”, dove però per oltre il 50% la catena si chiama
“Stato”. Lo Stato
sta quindi generando inflazione che erode i risparmi e gli stipendi
“guadagnando” molto dai rincari, oltre agli strabilianti profitti di aziende
para-pubbliche come ENEL ed ENI. Si parlava di tassare almeno questi
extra-profitti, ma poi tutto è evaporato e non è certo una risposta rateizzare
le bollette (che prima o poi vanno comunque pagate) o ridurre di un poco le
accise, visti gli extra margini. Lo stesso
vale per gli aumenti dell’energia elettrica che per quasi il 40% è fornita da
energia rinnovabile che non ha avuto aumenti di prezzo, eppure con la scusa
dell'aumento del prezzo del gas tra IVA, accise e balzelli vari le bollette
sono più che raddoppiate. Se lo
stesso governo ha imposto lo stato di emergenza, Mario Draghi deve ora
dimostrare coraggio e coerenza imponendo prezzi equi e controllati per energia
e carburanti. D'altronde
non c’è libera concorrenza se di fatto un cartello di produttori (e
raffinatori) fissa i prezzi a proprio piacimento, in un reciproco interesse di
pochi e nel disinteresse delle inutili Autority pubbliche. Draghi dimostri
insomma la sua autorevolezza ed indipendenza da quei grandi gruppi economici
che troppo spesso si delineando alle sue spalle e che sembrano dettare le
regole del gioco con il compiacente placet di Bruxelles. IDIOZIE ED EPURAZIONI Nel centenario
della traslazione del Milite Ignoto al Vittoriano, il comune di Guidonia
Montecelio (Roma) aveva deciso di intitolare una via a Maria Bergamas,
friulana, la madre che cento anni fa scelse ad Aquileia l’ignota salma del
caduto che oggi riposa all’Altare della Patria, simbolo di tutte le madri che
avevano perso i loro figli nella prima guerra mondiale. “Contrordine
compagni”: la giunta PD-M5S ha ora innestato infatti la marcia indietro avendo
“scoperto” che la signora in questione sarebbe poi stata “fascista”.
Attenzione, la Bergamas non ebbe mai nessun incarico, nessun ruolo, nessuna
nomina, ma “di fatto” - sostiene ora la giunta della cittadina laziale -
divenne “un emblema fascista” e quindi va epurata. Ipocrisia,
soprattutto facendo notare che il comune di Guidonia – che oggi ha 86.000
abitanti - è stato fondato il 15 dicembre 1935 proprio per volontà del Duce, in
ricordo del generale dell’aeronautica Alessandro
Guidoni, dopo imponenti lavori idraulici che debellarono la
malaria che colpiva quella zona. Ma si sa, anche le bonifiche del
ventennio erano conquiste antifasciste. In questa
gara epurativa anche il governo, in settimana, ci ha messo del suo. Il
segretario nazionale di Sinistra Italiana, on. Nicola Fratoianni, ha infatti pure lui
“scoperto” che un aereo dell’aeronautica militare – udite udite! – è tuttora
intitolato ad Italo Balbo
chiedendo di epurarne il nome. Il Ministro della Difesa, rispondendo a
Montecitorio ad una sua interrogazione, ha comunicato che si procederà
prontamente in tal senso. Invano
andrebbe ricordato che Italo Balbo fu il fondatore - di fatto - della nostra
aeronautica moderna (e fu il primo ministro dell’aeronautica), quello che per
primo volò in formazione per mezzo mondo con i suoi idrovolanti conquistando
popolarità per l'Italia e record ineguagliati: siccome tutto è ipocrisia, la
Memoria deve essere oggi una cosa negata. Forse
Fratoianni non sa neppure non solo che Italo Balbo era contrario alla
guerra a fianco della Germania, ma soprattutto che fu l’unico gerarca ad
opporsi alle leggi razziali come risulta dal verbale della riunione del Gran
Consiglio del fascismo nella seduta del 6 ottobre 1938, morendo poi alla guida
del suo aereo nei primi giorni di guerra, colpito (per effettivo errore?) dalla
contraerea italiana in Libia. STORIA IN TV Alcuni
lettori mi chiedono come sia possibile ascoltare le mie settimanali
chiacchierate di storia locale su VCO-AZZURRA TV. Ricordato che sono visibili
(canale 853 e altri) il venerdì alle 22 con replica il sabato alle 13.30 –
14.30 – 17.30 e il martedì alle 12, ricordo che le puntate restano poi sempre
visibili sul sito di VCOAZZURRA TV - You Tube.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 853 del
11 MARZO 2022 di MARCO
ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: UCRAINA:
Non credo che sia una buona idea che l’Italia (e l’Europa) “armino” l’Ucraina,
il rischio è di allungare la guerra. Bisogna piuttosto garantire l’Ucraina
imponendo la sua neutralità: la guerra diplomatica si vince cedendo
reciprocamente qualcosa, altrimenti la guerra continuerà. PETROLIO: i
prezzi volano, ma soprattutto volano profitti e la speculazione visto che
il greggio per gasolio e benzina venduti oggi sono stati acquistati a
prezzi molto più bassi nei mesi scorsi, eppure il governo non interviene con
ripercussioni pesanti su inflazione, automobilisti, autotrasportatori,
pescherecci. Una volta di più a guadagnare sono le grandi compagnie del settore
che stanno facendo profitti immorali ed inauditi. MEZZOBUSTI: Spariti da un
giorno all’altro medici ed esperti virologi, infettivologi, cattedratici ed
affini tutti espertissimi a litigare parlando di COVID è adesso l’ora dei
generali: in Italia ne abbiamo 485 in servizio, quindi c’è un teleschermo per
tutti. Infine un ricordo di ANTONIO MARTINO, persona e seria e soprattutto
competente. L’ITALIA
FORNISCE ARMI? UN ERRORE STRATEGICO Non credo
che l’Italia compia una buona mossa strategica contribuendo ad armare l’Ucraina
e – oltre ad accogliere i profughi e ad aiuti umanitari – credo
sarebbe meglio inviare aiuti militari solo di carattere difensivo. Non è dando
forza militare a Kiev che si avvicina la pace, anzi, se illudiamo l’Ucraina di
difenderla militarmente si sentirà più forte per combattere i russi e sarà
sempre più difficile trovare un accordo. Sia ben
chiaro che è Putin l’aggressore ed il responsabile principale della crisi, ma
ora serve una tregua, un armistizio, una reciproca serie di garanzie, non altre
armi da impegnare sul terreno. Aiutare
l’Ucraina significa per esempio inviare cibo e materiale sanitario, ma anche
“militare” di difesa passiva (giubbotti, tecnologia difensiva, tende, ospedali
da campo, cucine, mezzi di trasporto) ma NON materiale bellico o munizioni e
non tanto o non solo per ragioni costituzionali, ma perché in questo modo la
guerra sul terreno rischia di allungarsi. A questo
proposito non mi piace l’equivoca posizione di Biden che fa il “furbo”. Vende
armi e lancia proclami, ma per gli USA conta poco l’embargo energetico russo
visto che vale meno del 10% dei loro consumi, per noi è ben diverso con punte
del 43% delle forniture di gas. Così come l’economia USA non commercia con la
Russia mentre per l’Europa è un partner importante e interi settori italiani
(dalla moda ai mobili, dalla alta gamma agli elettrodomestici) sono in crisi
per l’embargo. Per uscire
dalla crisi ucraina servirebbe piuttosto un colpo di scena: per esempio offrire
alla Russia la possibilità di nuovamente bussare in Europa. Detto così
può sembrare assurdo mentre i tank girano per Kiev, eppure sarebbe la logica
conclusione di un conflitto atroce ed assurdo, ma che sta mettendo a nudo anche
tutte le contraddizioni interne al regime di Putin dove la credibilità del
leader penso stia crollando di pari passo all’impantanarsi della situazione. Un’ Ucraina
garantita nella sua neutralità dalla UE, una ampia autonomia alla parte
russofila del paese con una striscia di sicurezza tra le parti, il libero
accesso russo alla Crimea (com’è già) e - in cambio del ritiro delle forze
russe in modo almeno progressivo – anche una immediata apertura europea proprio
al “nemico” del Cremlino, ovviamente obbligandolo ad alcuni passi-chiave non
solo sulla via della pace, ma anche dell’accettazione dei principi europei di democrazia
e pluralismo. Impossibile?
E perché mai? Entrambe le
parti avrebbero solo da guadagnaci: l’Europa blinderebbe le sue necessità
energetiche, la Russia ritornerebbe ad essere aperta al commercio
internazionale con una garanzia dovuta di tranquillità ai propri confini
tornando a guardare ad Ovest e non ad Est dove l’abbraccio della Cina è un
rischio anche per loro. La realtà
di due settimane di guerra ha messo a nudo i limiti delle forze russe in
termini logistici e di combattimento recitando un copione che è già più volte
andato in scena. Quando una dittatura è fragile deve inventarsi un nemico
esterno per tentare di cambiare le carte sul tappeto, ma significa che ha i
giorni contati o almeno il fiato corto. Nella
storia è sempre stato così e forse anche Putin ha rischiato al tavolo da poker
del conflitto convinto che l’Europa e la Nato non avrebbero rilanciato, ma –
quando il piatto sale – è sempre più pericoloso stare al gioco e si rischia di
perdere tutto. Forse lo Zar si è reso conto che alla fine il bluff rischiava di
travolgerlo e soprattutto per questo ha cominciato (forse) a trattare. Delineare
almeno all’orizzonte una strategia di riapertura a Mosca sarebbe utile, anche
perché l’Europa deve sinceramente ammettere di avere delle responsabilità nella
crisi ucraina e non solo dopo il 2014 ma soprattutto prima. Di fatto si è
tirato in lungo quando la Russia veniva incontro con il cappello in mano ad
inizio degli anni 2000 ed è trascorso invano il “momento magico” in cui Mosca
avrebbe forse accettato più miti condizioni e più serie riforme in cambio
dell’accesso al “salotto buono” europeo. L’Europa ha aspettato troppo, ha
minimizzato, ha forse pensato di vincere facile di fatto umiliando l’avversario
ed è stato un disastro per tutti. Ricordo
bene quei viaggi in delegazione a Mosca (allora ero vice-presidente della UEO,
l’unione interparlamentare di difesa e sicurezza dell’Europa Occidentale) e i
russi ci sembravano malmessi, un po' disperati, ma comunque disponibili ad
integrarsi: non li abbiamo filati molto, anzi, pensavamo ormai fossero ai
margini del gioco. Li abbiamo
sottovalutati e con il senno di poi è stato un errore gravissimo dimenticare la
storia, la mentalità, il nazionalismo di un popolo orgoglioso ed abituato a
stringere i denti nelle difficoltà e che della democrazia non ha ancora
fiducia, anche perché troppe volte è più rapida la soluzione d’imperio, dentro
e fuori le mura di casa. Non
commettiamo atti potenzialmente sbagliati: quanti sanno che la Russia fa parte
del Consiglio d’Europa di Strasburgo? Ora è stata logicamente “sospesa”, ma
forse c’è da chiedersi se non si stia chiudendo una delle poche possibilità di
incontro e di confronto. In fondo anche la Russia ha diritto di esprimere il
proprio punto di vista, non certo con i carri armati ma in sede diplomatica,
anche perché la presenza di popolazioni russe in Ucraina è una realtà che non
si può nascondere e per la quale va trovato un equo compromesso. Già il
Consiglio d’Europa ha negato l’accesso alla Bielorussia perché “antidemocratica”
ma – anche qui – come si può discutere con una controparte se la si allontana e
si chiudono i rapporti? Non
ripetiamo gli errori di qualche anno fa che in qualche modo hanno poi
contribuito a creare il clima che ha portato alle bombe su Kiev. Non si tratta
solo di ricordarci che abbiamo bisogno della Russia anche in chiave di
rifornimenti energetici, è ovvio che prima dell’economia conta la libertà ed il
rispetto delle persone. Per questo la critica e la censura a Putin per i suoi
metodi deve essere chiara ed inequivocabile, ma poi bisogna avere la forza di
almeno tentare un minimo di dialogo. Se si apre
una fiammella di pace alimentiamola e non soffiamoci sopra per spegnere tutto:
una Russia più vicina è negli interessi di tutta l’Europa, oltre che per i
popoli che ci stanno in mezzo e sono le vere, innocenti vittime accerchiate
dalla violenza. LE
CONSEGUENZE SUI PREZZI E L’INERZIA DEL GOVERNO Mentre la
crisi ucraina scuote il mondo, il prezzo dei carburanti è oggetto di aumenti ma
anche di speculazioni inaudite e in parte ingiustificate, con il governo che
sembra del tutto assente. Ricordiamoci
che il carburante venduto oggi alla pompa non è stato comprato o raffinato
ieri, ma parecchio tempo fa quando i prezzi mondiali erano ben più bassi di
oggi. La differenza è tutta speculazione e profitto incalcolabile, eppure
nessuno sembra pensarci, né il governo pone un tetto ad aumenti ingiustificati.
Siamo alle solite: aumenti istantanei guardando ai prezzi correnti e non di
acquisto, ma ribassi molto più lenti, in un “libero mercato” dove di
fatto poche società operano in regime di monopolio. Credo che in tempi anomali
come questi dovrebbe esser lo Stato a fissare i prezzi come è stato in Italia
fino a qualche anno fa. La concorrenza fa risparmiare ma solo se è libera: se
di fatto c’è un “cartello” tra produttori non lo è più! Altro
aspetto che non suscita pubblico dibattito è che la percentuale fiscale che
incide sul prezzo finale alla pompa e quindi anche lo stato sta guadagnando
perfino su questa crisi, il che è per lo meno singolare. Oltretutto
il gasolio pur più “povero” è aumentato molto di più della benzina,
dimenticando che l’Italia si muove su gomma e quindi l’aumento dei costi del
trasporto fa da grave “effetto leva” sull’inflazione e sull’aumento dei prezzi
al consumo, aspetto che però sembra del tutto disinteressare il mondo politico. Come
possono resistere gli autotrasportatori che avevano concordato prezzi al
chilometro che oggi si dimostrano del tutto in perdita? Mi aspettavo uno
sciopero generale della categoria che per ora dimostra invece molta pazienza,
ma che non credo continuerà ancora per molto. MEZZOBUSTI Un lampo di
guerra e perlomeno dai teleschermi sono spariti gli esperti di Covid che ci
avevano allietati per due anni. Virologi, infettivologi, mezzobusto
onnipresenti sono stati cancellati dai programmi perché adesso è l’ora dei
generali che sull’Ucraina sanno tutto (o fanno finta di saperlo), spesso
lasciandosi andare ad un mare di banalità. In Italia
abbiano 485 generali in attività ed una legione di generali pensionati rimasti
colonnelli in carriera e la scelta non manca: avanti, che in TV c’è posto per
tutti. ANTONIO
MARTINO Un ricordo
affettuoso per ANTONIO MARTINO, un caro amico che ci ha lasciato la scorsa
settimana. Figlio di Gaetano, uno dei fondatori della Comunità Europea ed
artefice dei “patti di Roma” che l’avevano disegnata, Antonio è stato a lungo
parlamentare e ministro degli Esteri e della Difesa. Professore universitario
in Italia e negli USA, già esponente del Partito Liberale, era poi diventato la
tessera n. 2 di Forza Italia, uno degli artefici del miracolo politico di
Berlusconi nel 1994. Per me era semplicemente un amico che - per prendermi in
giro - mi chiamava sempre ”Zac Zac” aggiungendo immancabilmente “Ma sei sempre
di corsa!...”. Bello essere stati amici di persone così…
A TUTTI UN
SALUTO
MARCO
ZACCHERA IL PUNTO n. 852 del
4 MARZO 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: Una
riflessione personale sulla guerra e un’idea per uscirne, aprendo ad una Russia
più europea - A Porto Tolle si smantella la più grande centrale elettrica
italiana, siamo senza energia ma in “transizione ecologica” e quindi tutti
felici e contenti – Sondaggio-shock: 30 anni dopo “Mani Pulite” il 68% degli
italiani non ha più fiducia nella Magistratura. GUERRE (RIFLESSIONE PERSONALE) Oggi
(mercoledì scorso - ndr)è il giorno delle ceneri, inizio della quaresima
cristiana mentre siamo tutti connessi sulla realtà dell’Ucraina. Cercavo
stasera di riflettere sulla guerra e pensavo che in questo momento (così ci
dicono, perché la verità non la sapremo mai) ci sarebbero già stati 6.000 morti
tra militari, civili, ucraini, russi. Seimila… i
numeri ci dicono poco, sono aridi, soprattutto quando sono grandi, ma per
capirli dobbiamo pensare a ciascuno di noi, visualizzando i singoli nostri
genitori, i nostri cugini, un'amica, un vicino. Siamo arrivati a 10
persone? Allarghiamoci e andiamo avanti mettendo insieme altri 6.000 volti di
persone che conosciamo (una intera cittadina). Probabilmente non ci arriveremmo
mai ma solo allora ci renderemo conto del dramma. Poi ci sono
altre decine di migliaia di vite che indirettamente sono rimaste sconvolte,
oltre alle centinaia di migliaia (un fiume) di chi scappa, soffre, è
ferito. Terrore, angoscia, pericolo e la grande incertezza sul
futuro di tutti. Tutto ciò perché qualcuno ha deciso – da solo - di attaccare,
di rinunciare a discutere per partire improvvisamente con le armi in questa
avventura. E' sempre successo così' - purtroppo - nei rapporti tra gli uomini,
gli stessi che poi alla fine di ogni guerra visti i danni e le distruzioni
reciproche “con il senno di poi”- hanno sempre commentato "non
ne valeva la pena". Una volta
gli uomini si combattevano a bastonate, poi via via sempre in modo più
organizzato... ma sempre, ogni volta, alla fine non ne valeva la pena. Gli anni
superano gli eventi: che cosa ce ne importa oggi se 400 anni fa due alleanze di
paesi europei hanno iniziato a combattersi per questioni religiose e in un
secolo hanno distrutto un continente? Nulla, non lo ricorda più nessuno, eppure
fu l'avvio di una guerra durata decenni con epidemie, violenze, distruzioni in
tutta Europa. Ma perché allora l'uomo non si ferma mai a ragionare, a
riflettere, a cercare di valutare bene se valga davvero la pena di
scatenare una guerra, se davvero non ci sia un altro mezzo per rivendicare i
propri diritti cercando almeno di capire (non dico di accettare!) il punto di
vista di un altro? Perchè alla fine ragioniamo ancora come i nostri antenati
ignoranti e violenti. Per mettere
dei freni preventivi a queste crisi hanno inventato le conferenze di pace,
l'ONU, i negoziati... Questa
volta neppure si è minacciata o "dichiarata" una guerra: la si è
cominciata e basta. Putin (che
spesso ho difeso) poteva avere anche delle ragioni, ma comunque non si agisce
così, non si mettono in conto le vite degli altri per qualsiasi spirito di
maggior potenza, ricchezza, importanza. Sono terribilmente triste in questi
giorni per la gente comune, per le vittime di ogni guerra, per quelli che
comunque non hanno alcuna responsabilità della situazione eppure sono costretti
a soffrire e morire, come sempre. Penso alle
fidanzate dei ragazzi russi spediti in guerra: saranno orgogliose e contente di
loro o invece piene di disperazione e paura? Per
costruire un palazzo, una scuola, un ospedale ci vuole tanta fatica, per abbatterlo
con una cannonata bastano pochi secondi, ma - soprattutto se al suo interno non
c’è nessuna persona armata - che logica c’è
nell’abbatterlo? Riflettiamo su questo al di là di ogni ragione, diritto,
alleanza, dichiarazione, provocazione reciproca, minaccia. Forse
l'Europa e l'Italia oggi sbagliano a prendere delle posizioni di invio di armi,
ma chi le ha spinte a farlo, chi le ha messe in condizioni di dover decidere:
se non ci fosse stata una aggressione si sarebbero mai sognate di mandare armi
in Ucraina? E non
pensate "non mi interessa questa guerra, sono lontani, sono gente diversa
da noi, non sono europei": non fatelo, per favore, la storia nei secoli ci
ha sempre dimostrato che Ucraina e Russia “sono” Europa! Non vi
sentite coinvolti? Immaginate se al fronte, su qualsiasi fronte, ci fosse
vostro marito o vostro figlio o se al fronte ci foste voi – obbligato ad
esserci – e a casa c'è la vostra famiglia in pericolo. Per capire
l’angoscia bisogna entrare nella carne, nel pensiero, nell’ansia di ogni
singolo uomo mentre intorno sparano e ricordare che - come in Ucraina -
ci sono comunque e purtroppo decine di posti diversi nel mondo dove avviene
contemporaneamente la stessa cosa e che se ora ci occupiamo di Kiev è solo
perché è più vicino del solito il luogo in cui si combatte. Purtroppo
troppo spesso l'uomo si crede onnipotente, eppure troppe volte lo è solo nel
fare il male. Tra l’altro è un atteggiamento tipico di una dittatura quando è
al tramonto: debole al suo interno, il regime deve dimostrare con la “prova di
forza” di saper rimanere a galla, ma la storia – fatalmente – ci dimostra che
invece la guerra è sempre stato un segno di debolezza e di crisi. Tipico,
come sperare nelle “guerre lampo” che invece (è stato sempre così!) poi si
cronicizzano. Sono triste
vedendo la desolazione e dentro di me credo e spero che ci sia una Autorità
suprema che non vorrebbe fosse così, ma che in noi prevale invece a volte
un'anima nera, CATTIVA, che ci spinge al peggio e che a volte vince, malefica. Non deve
essere così, non voglio sia così, prego e spero che non sia mai così… E mi
illudo che se questo pensiero di tolleranza fosse sempre più diffuso tra tutti,
anche tra i combattenti, sarebbe un primo spiraglio di sole. Poi, se
posso esprimere un parere, credo che l’Ucraina debba essere dichiarata
neutrale, assicurando larga autonomia alla parte russofila e garantita nella
sua indipendenza dalla UE (non dalla NATO) offrendo in cambio ad Ucraina e
anche alla Russia una possibile integrazione europea (che non vuol dire essere
parte formale della UE). Anche in questi giorni bui credo che solo così la
Russia possa avere un futuro: associata all’Europa e non emarginata a rischio
di abbracci con la Cina. Sarebbe vantaggioso per loro e per noi, economicamente
e strategicamente, creando un blocco continentale determinante a livello
mondiale. Certo la Russia deve però accettare le regole democratiche,
uniformandosi ai principi europei, ma credo che buona parte del popolo russo
non sarebbe assolutamente contrario a questa impostazione. La mia grande
tristezza è pensare che nei primi anni ‘2000 questa soluzione era possibile e
NOI europei dell’ovest – di fatto - l’abbiamo respinta. Ricordiamocelo, perché
queste sono le nostre responsabilità politiche nella attuale crisi ucraina. PORTO TOLLE Leggo che
nel Polesine sono iniziati i lavori di smantellamento della più
grande centrale elettrica a carbone nel nostro paese che da sola
produceva 2,6 GW pari ad oltre l’ 8% del nostro consumo nazionale. Sul
sito della centrale nascerà una felice, nuova stazione turistica ecologica. Una scelta
venuta dopo anni di dibattito, ma che una volta di più ripropone un tema di
fondo che non possiamo sempre mai dimenticare: è sicuramente “figo” mettere al
bando carbone, petrolio, gas… Ma da dove arriverà l’energia che in futuro ci
mancherà se neppure vogliamo studiare il campo nucleare? Hai voglia di parlare
di “transizione ecologica” con scelte che fatalmente aumentano e non diminuiscono
la nostra dipendenza dall’estero. Giochiamo pure quindi a fare i primi della
classe perché il carbone inquina, ma forse la crisi Ucraina ci sottolinea come
non possiamo più non tenere conto di questa nostra grande debolezza energetica.
E’ “reazionario” permettersi di ricordarlo? IL SUICIDIO DELLA MAGISTRATURA Sul
“Corriere della Sera” è uscita una interessante inchiesta sulla fiducia degli
italiani nella Magistratura a trent’anni da “Mani Pulite”. In un trentennio il
prestigio delle toghe italiane è crollato: dal 90% del 1992 a solo il 32% degli
italiani oggi che dichiara di avere fiducia nei suoi magistrati con punte
ancora più basse (fino a sotto il 25%) tra gli elettori che si ritengono di
centrodestra. In particolare, le critiche riguardano i tempi eccessivi dei
processi mentre viene apprezzata (58%) la necessità di dividere una volta per
tutte le carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Difficilmente,
però, i referendum di primavera anche su questo tema avranno successo perchè
molto probabilmente mancherà il “quorum” dei votanti: la maggioranza degli
italiani (oltre il 60%) non intende più andare a votare su quesiti giudicati
poi comunque inapplicati dal “palazzo”, visti gli esiti inapplicati dei
referendum precedenti. Il
desolante scenario attuale mostra che alla prevalente sfiducia nei confronti
dei partiti e della politica si somma anche la sfiducia verso i magistrati e
l’insoddisfazione per l’amministrazione della giustizia. Ne esce un quadro
molto preoccupante di credibilità generale: quando l’impopolarità dei
giudici si somma a quella per i politici è una sconfitta per tutti.
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 851 del 25 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it) info e numeri arretrati: marco.zacchera@libero.it Sommario: RIFLESSIONI
SULL’ UCRAINA (la guerra è un disastro umanitario e danneggia tutti, anche
Putin, cosa fare per limitarla? Per esempio se la NATO vuole la pace non
accetti l’Ucraina nella Alleanza ma in cambio chieda il ritiro russo. Attenti
con le sanzioni: il rischio – a differenza degli USA - è che perdiamo più noi
che loro) – TROPPI 302 TRASFORMISTI (o traditori?): un terzo del
Parlamento ha cambiato casacca in 4 anni, c’è chi ha cambiato fino a 6 volte il
gruppo di appartenenza: va posto un freno) QUANDO HA RAGIONE MATTEO RENZI
(il preconcetto politico non deve violare le norme di legge, come probabilmente
ha fatto la Procura di Firenze) – SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA (la
piccola storia di un cittadino che per aver “rubato” 67 euro si è visto
distruggere l’immagine: se si arresta uno spacciatore, perché di lui si
pubblicano invece solo le iniziali? Serve un criterio generale) - OSPEDALI
NEL VCO (prosegue la polemica infinita sulle localizzazioni ospedaliere
nella nostra provincia; raccolta di firme e controfirme) RIFLESSIONI SULL’ UCRAINA Ho sempre
cercato di capire e a volte difendere le posizioni di Vladimir Putin, ma non si può
tollerare l’attacco militare russo all’Ucraina, un vero e proprio disastro
umanitario e alla stessa stabilità europea, soprattutto perché le forze armate
russe hanno attaccato in tutto il paese e non solo occupato alcuni distretti
dell’Ucraina orientale che sono “russi” per lingua, religione, tradizioni,
costumi e di fatto non erano più controllati da Kiev già da diversi anni. Una scelta
sbagliata e pericolosa per tutti anche se dobbiamo ricordare che questa
situazione è nata perché Stalin ha “inventato” una repubblica dell’Ucraina
senza minimamente tener conto della storia centenaria di quei luoghi,
esattamente come ha fatto per le repubbliche del Caucaso: il suo obiettivo era
distruggere, mischiare e smembrare le diverse etnie nazionali ed i frutti
avvelenati della follia comunista sono ancora velenosi un secolo dopo. Queste
“repubbliche” sino al 1989 erano stati-fantoccio nelle mani di Mosca, ma dopo
la dissoluzione dell’URSS oggi sono paesi sovrani e nazioni indipendenti. Alcune di
loro (come gli stati baltici) avevano una propria storia, l’Ucraina molto meno.
Nella situazione attuale se gli USA, la NATO e l’Europa vogliono davvero la
pace impongano embarghi e sanzioni, ma dichiarino che in cambio di un ritiro e
di una smobilitazione russa l’Ucraina NON entrerà nell’Alleanza Atlantica, si
impegnino a difenderne l’indipendenza, ma tolgano a Putin il pretesto
dell’invasione ovvero il timore di ritrovarsi forze armate “nemiche” sul
confine di casa. Circa
invece le SANZIONI condivido quelle imposte a banche e società finanziarie
russe, ma è autolesionista imporle sulla vendita dei prodotti commerciali alla
Russia che sostengono il nostro export viste anche le ripercussioni sulle
aziende italiane e soprattutto sulle nostre principali fonti energetiche. Gli USA non
rischiano niente in questa crisi, noi invece rischiamo tutto: l’inter-export
UE-Russia è DIECI VOLTE quello americano e mi disturba nel profondo che - al
solito - gli “affari” li facciano così le grandi aziende americane soprattutto
nel settore degli armamenti, quelle che vivono preparando le guerre sulla pelle
dei popoli che poi - purtroppo – devono subirle. Sullo sfondo la Cina (e
l’Iran) si fregano le mani: questa volta il “bieco occidente” è rimasto
incastrato. (testo del
24.2.22, ore 16, visto che la situazione cambia di continuo) TROPPI 304 TRASFORMISTI (o traditori?) Nell’attuale
Parlamento, su 945 eletti tra Camera e Senato ci sono stati in 4 anni ben 304
cambi di partito. Non è un record visto che nella precedente legislatura erano
stati anche di più, ma è un fenomeno che in qualche modo va regolamentato
perché se la Costituzione dichiara gli eletti “Senza vincolo di mandato” c’è una
coscienza che dovrebbe valere per tutti, visto che quando ti candidi prendi dei
voti "politici" e non più personali viste le liste bloccare. Non si può
continuamente saltare di qua e di là come Giovanni Marilotti il senatore che ha
cambiato più casacche in questa legislatura: sei volte. Nel M5S prima, nel
Gruppo misto poi, emigrato successivamente nel Gruppo per le autonomie
(Svp-Patt, Uv), si è quindi trasferito nel Gruppo Europeisti-Maie-Centro
Democratico e poi di nuovo nel Gruppo misto, atterrando nel gruppo Pd dal 15
aprile 2021. Segue con
cinque cambi il senatore Saverio
Bonis, eletto anche lui nelle file del M5S e poi passato al
Gruppo Misto, di qui al solito Gruppo Europeisti-Maie-Centro democratico, per
poi fare ritorno al Gruppo misto e passare infine dal 19 gennaio 2022 in Forza
Italia. Alla Camera il record è invece dell’ on.le Maria Teresa Baldini che
da destra a sinistra ha attraversato in cinque salti tutto l’emiciclo. Infinita
poi – come nella classifica dei capo-cannonieri – la lista di quelli che hanno
cambiato “solo“ 3 o 4 volte. Oltretutto sia ben chiaro che i cambi non sono di
solito per questioni ideologiche: la realtà è che ogni eletto rappresenta un
investimento (leggi: pingui contributi) per i vari gruppi parlamentarti di
appartenenza che li incassano per conto del parlamentare e poi – evidentemente
- li rigirano in gran parte ai diretti interessati. Possibile
che non si possa e si debba porre fine a questo sconcio? RENZI HA RAGIONE Nei giorni
scorsi Matteo Renzi
si è scagliato in Senato contro i magistrati di Firenze che hanno bypassato il
parlamento usando contro di lui intercettazioni private senza autorizzazione. I
lettori sanno come spesso ho criticato il leader di Italia Viva, ma questa
volta credo avesse ragione. Non sta a me giudicare se la sua associazione OPEN
sia più o meno una associazione a delinquere o un modo furbo (ma scorretto) per
aggirare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, resta il fatto che la
Costituzione andrebbe più o meno applicata anche dai Magistrati che quindi
dovevano chiedere l'autorizzazione a farlo. Spiace anche vedere che il
voto parlamentare sia stato influenzato anche questa volta dalle diverse
appartenenze politiche, tanto che Renzi è stato “salvato” alla fine proprio dal
centro-destra. Ovvio che se la vicenda fosse solo un tentativo di Renzi di
rinviare il suo processo sarebbe un imbroglio, ma se i magistrati fiorentini si
fossero comportati più correttamente sarebbe stato molto meglio per tutti. GIUSTIZIA: DANNI, PRIVACY E RISARCIMENTI Una piccola
vicenda che ho notato nei giorni scorsi. Una persona con un incarico pubblico
avrebbe usato l’auto di servizio in modo improprio e per questo è stata
denunciata da una lettera anonima. “Dopo sei mesi di indagini, appostamenti e
controlli” (dicono le cronache) mobilitando diversi organi dello stato il
colpevole è stato smascherato e denunciato: 67 (sessantasette!) euro il danno erariale conteggiato. L’interessato
ha pagato 500 euro di indennizzo, è stato “messo in prova” per alcuni mesi ai servizi
sociali e alla fine ha concluso il suo iter giudiziario, ma la pubblicazione
finale della notizia con nome e cognome gli ha causato un danno di immagine
catastrofico. Perché il suo nome è finito in tutte le news locali se per
l’arresto di uno spacciatore di droga si comunicano pudicamente solo le
iniziali? E valeva davvero la pena di dar corso alle indagini per mesi, una
volta capita la portata del reato? Una diffida o una multa non avrebbero
raggiunto lo stesso scopo facendo risparmiare migliaia di euro di soldi
pubblici? Decidere se e quando pubblicare o meno i nomi di indiziati,
condannati e vittime deve essere però un principio ben chiaro e valido per
tutti, perchè spesso vale molto di più di infiniti e inutili moduli burocratici
per la “privacy”! SANITA’ NEL VCO Prosegue,
con un copione che va in scena da decenni, la lunga “telenovela sanitaria” del
VCO. Un ospedale
unico o mantenere i tre mezzi ospedali esistenti? Credo che
quello che sostenevo 25 anni fa sia ancora la cosa più giusta: per migliorare
la qualità sanitaria e ridurre la mobilità passiva serve un’unica e moderna
struttura per i casi acuti e gravi che venga realizzata in un luogo veramente
baricentrico del VCO, mantenendo quanto esistente per i servizi non urgenti ad
una popolazione sempre più anziana. La Regione
già decenni fa indicò la sede ideale della nuova struttura a Gravellona Toce,
poi spostata ad Ornavasso per le pressioni ossolane, poi a Piedimulera per gli
stessi motivi, infine – la notizia è degli ultimi mesi – direttamente a
Domodossola. Una scelta finale (?) assurda non per motivi campanilistici ma
funzionali, logici, pratici, eppure si fa finta di non volerlo capire. Restano
così gli ospedali esistenti con reparti ad arlecchino, “antenne”, letti divisi
tra sedi diverse con personale insufficiente in un disperato tentativo di
risparmiare su tutto. La scelta di localizzare emodinamica a Domodossola ha di
fatto spostato alcuni reparti, si parlava poi di polo chirurgico a Domo e
medico a Verbania, ma idee chiare e definitive non ce ne sono e l’ospedale di
Verbania soprattutto da due anni è ridotto a posto-Covid e poco di più. Nel
frattempo l’ospedale unico tornava alla ribalta posizionandosi almeno nei
progetti nuovamente ad Ornavasso ma – scelta della sinistra regionale –
ipotizzandolo a metà montagna e non nella piana, già soggetta a nuovi vincoli
idrogeologici dalla stessa regione. Progetto poi franato e naufragato per i
maggiori costi e tra le polemiche, tanto che viene ora riproposta come sede
provinciale Domodossola (non si capisce se soprattutto per motivi elettorali o
meno) ma di fatto siamo fermi al punto di prima. In questo
momento diverse petizioni tirano di qua e di là, alcuni amici mi dicono di
pubblicizzare https://chng.it/gj5YfTc8 (è quella che
sostiene la necessità di mantenere gli attuali 3 presidi) ed effettivamente -
in attesa dell’ospedale che verrà (?) - mi sembra per ora la richiesta
più logica. BUONA SETTIMANA A TUTTI !!
MARCO ZACCHERA
ps:
grazie se mi invierete nuovi indirizzi di potenziali lettori, se invece IL
PUNTO smettesse di arrivare informatemi perchè purtroppo succede ogni settimana
per blocchi di indirizzo, In questo caso verificate che inavvertitamente nion
lo abbiate però trasferito nelkle "spam" .. IL PUNTO n. 850 del
18 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Sommario: Mentre gli
italiani attendono news sulle SUPER BOLLETTE, cosa c’è di vero nella situazione
in UCRAINA, con i media molto condizionati senza avere il coraggio di
sottolineare i pasticci e le mezze verità della Casa Bianca? Intanto la Corte
Costituzionale ha ammesso gran parte dei REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA che
potranno permettere agli italiani di sottolineare il loro scontento, ma certo
non incideranno in maniera determinante sulla situazione. Ricordando il
trentennale di MANI PULITE una riflessione su ciò che resta di quella
esperienza che forse è stata, soprattutto, una ennesima occasione sprecata. BOLLETTE Il governo
- dopo settimane di chiacchiere e promesse - varerà sgravi sulle bollette che
intanto pesano su tutti gli italiani. Nonostante l’osannante e assordante inno
dei media “Draghi forever”,
infatti, ad oggi gli sgravi ancora non ci sono, ma le bollette sono già scadute
e si sono intanto moltiplicati i profitti di chi il gas lo importa e pensa ai
suoi affari. Assorbite le imprese energetiche di piccole dimensioni sono i
colossi dell’energia (come in tutti i campi) ad imporre i prezzi e dettare
l’agenda politica. Bollette in cui incidono “gli oneri di sistema”, quelli di
trasporto, la “gestione del contatore”, le imposte, le “altre partite”, l’IVA e
l’IVA sull’IVA. Guardate voi stessi la vostra bolletta: il costo del gas
o dell’energia è meno del 50% del totale, il resto sono profitti di chi lo
commercia e più aumenta il costo di base, più il sistema ci guadagna sopra,
fisco compreso. Altro che politiche sociali! UCRAINA E DINTORNI Mi piace
scrivere delle cose che so, su quelle che non so (o che non riesco a capire)
sarebbe giusto astenersi. Sulla questione UCRAINA, per esempio, ho
l’impressione che l’informazione che ci viene quotidianamente propinata sia per
lo meno avariata e quindi non posso giudicare quello che non mi è chiaro. Di questa
vicenda, infatti, l’unica cosa chiara e la mastodontica quantità di chiacchiere
più o meno serie che ci girano intorno. E’ serio che “La Repubblica”, per esempio,
pubblichi lunedì in prima pagina notizie tipo “Il piano segreto di Putin: l’attacco sarà
mercoledì”? Ma voi pensate davvero che se Putin avesse voluto veramente
invadere l’Ucraina due giorni dopo sarebbe andato in giro a raccontarlo perché
lo sapessero prima addirittura a “Repubblica”? Suvvia… Così come
pochi hanno il coraggio di scrivere un’altra evidente e dura realtà: l’attuale
inquilino della Casa Bianca è talmente rinc... che non si riesce a capire
quando parli (o farfugli) di testa sua o quando invece lo faccia sotto
dettatura e perché mai così gli dicano di fare. Un Biden che vuol far
dimenticare agli americani la figuraccia in Afghanistan in vista delle elezioni
di novembre, ma che ogni giorno perde in credibilità. Sulla
questione Ucraina l’imbarazzo italiota è comunque evidente: Putin è sì
preventivamente un “cattivo”, ma non lo si può comunque attaccare troppo perché
altrimenti ci lascia al freddo e in mutande, mentre Biden è “cotto” ma non lo
si può dire perché è un democratico e quindi ammetterlo non fa
fino. Intanto l’Europa va per conto suo e in ordine sparso, anche perché i
tedeschi intanto si arrangiano in proprio (ma anche questo non è opportuno
ricordarlo). Soprattutto
non si può dire (e scrivere) che come Italia contiamo più o meno zero a livello
internazionale, tanto che non firmiamo nulla né ci schieriamo con nessuno per
non comprometterci, al di là delle tiritere e luoghi comuni su pace, libertà e
democrazia, temi sui quali siamo specialisti. D'altronde
se Putin incontrasse un Di
Maio qualsiasi si lascerebbe forse condizionare dal nostro
Ministro degli esteri? No scherziamo! Ancora fosse un Draghi o - soprattutto -
i dirigenti delle grandi società finanziarie, industriali o dell’energia con
cui la Russia fa affari e che infatti hanno chiesto (e ottenuto) dal nostro
governo un “low profile” al quale ci siamo prontamente adeguati nell’ottica del
tenere i piedi contemporaneamente in quattro scarpe, sport in cui d'altronde
siamo specialisti. Anche
perché che Putin volesse invadere l’Ucraina lo hanno detto i suoi avversari,
non il diretto interessato che lo ha sempre smentito, mentre è ovviamente molto
più interessato a far crescere la sua influenza, sapendo benissimo quanti
rischi ci siano ad insistere anche con un solo modesto attacco militare. Piuttosto
Putin teme e non vuole farsi circondare dalla NATO, e lo si può ben capire. Putin è un
simil-dittatore furbo, calcolatore, astuto: prima pensa agli affari suoi e del
suo paese, che intanto – anche grazie alla imbecillità USA e alla miopia
europea – è risalito dopo il baratro dell’ 89, è tornato ad essere una grande
potenza anche militare ed ha riallacciato ottimi rapporti con Pechino con una
alleanza per noi pericolosissima e mortale, ben di più dei presunti carri
armati ex-sovietici a spasso per le pianure ucraine. Dov’è la
verità ? In questi giorni mi veniva in mente il discorso di Colin Powell al
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003 a New York
durante il quale, agitando una fialetta contenente della polvere bianca
(presunto antrace), denunciò l'Iraq come produttore di armi di distruzione di
massa. Un mese dopo l'Iraq fu invaso dando inizio a una guerra infinita,
sanguinosa e che ha perpetuato terrorismo e disastri in Medio Oriente, ma le
affermazioni di Powell risultarono completamente false, come dovette poi
ammettere lui stesso. Anche in
quel caso, chi lo aveva “istruito”? Forse quelle stesse lobby della guerra che
“quando non si spara non si vende” (nè quindi si guadagna) e che oggi tengono
alta la tensione. Purtroppo è
questo quello che conta, il resto sono tutte chiacchiere. REFERENDUM Non sono
certo un giurista, ma mi sembra che le decisioni della Consulta sui referendum
siano state equilibrate e corrette, con Giuliano Amato superstar sul piano
comunicativo. Resta un nodo cruciale: l’incapacità del Parlamento ad
intervenire con volontà politica soprattutto sul cancro che corrode la
giustizia italiana e che imporrebbe provvedimenti immediati. Spero che non si
prendano decisioni affrettate solo per pasticciare le cose ed evitare i
sacrosanti referendum popolari, varando invece scelte serie per riformare
davvero dal profondo il sistema giudiziario. Temo però
che non sarà così, troppe le divisioni e gli interessi politici che stanno
dietro ad una magistratura troppo politicizzata. Altri timori li ho sul
raggiungere il quorum: mi sembra che l’interesse degli italiani su queste
vicende sia molto tiepido e prossimo allo zero, tra scetticismo e disinteresse.
Oltretutto è deludente vedere come i quesiti referendari - pur approvati a
volte con larghissima maggioranza (vedi quello della responsabilità civile dei
giudici) dai cittadini - non siano mai stati in pratica attuati. Come si può
avere fiducia nelle Istituzioni quando esse stesse sono incapaci di riformarsi,
nonostante l’evidente necessità? MANI PULITE Giusto 30
anni fa cominciava a Milano l’epopea di “Mani pulite” che portò ad una
rivoluzione politica nel nostro paese e che - vista in retrospettiva - ha
sottolineato in fondo l’ennesima occasione mancata. Quale il
bilancio dopo trent’anni? Credo che ci sia un po' meno corruzione spicciola
almeno a livello politico, molta burocrazia in più e che semmai che la truffa
la si organizza ormai in grande stile (vedi quella recente sui superbonus
energetici) a botte di decine di milioni di euro, con superamento di infantili
buste e bustarelle. Una sorta
di “tangente di stato” che supera ogni epoca ed ogni confine. All’inizio
fu davvero una rivoluzione, ma aveva ragione l'allora leader
socialista Craxi nel
denunciare senza ipocrisie che quello era il “sistema” (a valere almeno per il
cosiddetto “arco costituzionale”: io le tangenti al MSI-DN no le ho masi viste
e lo dico con orgoglio) cui quasi tutti ricorrevano. Ma proprio
allora scattò la debolezza del pool di Milano quando ammazzò il PSI, polverizzò
in frammenti la DC, ma facendo finta di non vedere cosa accadeva in casa
comunista. Dopo i
primi mesi di gloria, ottenuto il “ribaltone” politico, preparato il successo
del PDS (mancato di un soffio) per la gioiosa “macchina da guerra” di Achille
Occhetto ecco nel 1994 arrivare inaspettato Berlusconi a scompaginare i
piani, tanto che il “nemico” dichiarato del “pool” divenne sostanzialmente
proprio il Cavaliere, uno che sicuramente non era e non è uno stinco di santo,
che ha fatto di tutto per auto-distruggersi, ma contro il quale si è voluto
insistere anche per preconcetto politico e soprattutto senza tenere un pari
atteggiamento inquisitorio verso molti altri politici corrotti di ieri e di
oggi. Personalmente
posso solo dire grazie ai magistrati milanesi: se non fosse saltato il tappo
della “prima repubblica” anche per merito loro, mai forse sarei diventato
deputato, ma ho poi toccato con mano atteggiamenti giudiziari spudoratamente di
parte e questo non l’ho trovato giusto, perché la legge dovrebbe essere davvero
“uguale per tutti” e invece – quotidianamente - si vede come non sia così,
soprattutto quando di mezzo ci sono proprio i “signori magistrati” che troppe volte
sono diventati una casta nella casta arrivando poi - scatenati - a sbranandosi
tra loro. Sono
infatti poi cominciate anche le guerre fratricide: è notizia di ieri che
perfino Piercamillo
Davigo sarà processato e - proprio nel giorno del
trentesimo anniversario di “Mani pulite”, il destino fa davvero strani scherzi
– l’ex pm del pool ed ex consigliere del Csm è stato rinviato a giudizio con
l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i verbali di
Piero Amara e relativa loggia massonica “Ungheria” (altra ingarbugliata
vicenda in cui il più sano ha la peste). La Procura
di Milano trent’anni dopo è sempre un fortino assediato ma politicamente
schierato, dove non si capisce più però chi siano gli attaccanti o i difensori,
i sioux, gli cheyenne o i pochi superstiti del generale Custer. Insomma una
guerra di bande, altro che “Mani pulite”. Francamente, che peccato!
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO
ZACCHERA IL PUNTO n. 849 del
11 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e
numeri arretrati: www.marcozacchera.it Cari
lettori, questo
numero de IL PUNTO è un prodotto precotto, scritto una settimana fa e diffuso
oggi con spedizione programmata. Sono dall’altra parte del mondo senza
collegamento internet e così sarà ancora per un po' di giorni, quasi una cura
di disintossicazione. Niente commenti di attualità, quindi, solo qualche
riflessione per non perdere l’abitudine all' appuntamento settimanale. GRAZIE
COMUNQUE PER L'EVENTUALE ATTENZIONE E DOPPIO GRAZIE A CHI MI MANDA INDIRIZZI
MAIL DI AMICI O DI POTENZIALI ALTRI LETTORI! RIFLESSIONI ECONOMICHE. ARRIVA L'INFLAZIONE Se chiedete
all’italiano medio quale sia il problema che oggi lo preoccupa di più
difficilmente emergeranno i commenti sugli intrighi di palazzo, quanto
piuttosto – SOPRATTUTTO SE VIVE A REDDITO FISSO – l’aumento dei prezzi che sta
cominciando a scardinare l’economia spicciola delle imprese e delle famiglie. Da quasi
vent’anni (un beneficio dell’Euro che qualche euroscettico spesso è portato a
dimenticare) la nostra economia viveva con prezzi sostanzialmente stabili e con
un potere d’acquisito dell’Euro che si manteneva più o meno costante. L’aumento
imprevisto sta portando a situazioni complicate, ma solo chi ha i capelli grigi
ricorda come si reagisce e come ci si cerca di muovere in una situazione di
inflazione come quella che - dagli ’70 fino all’avvio dell’euro, con una
“botta” inflattiva proprio nel 2002 all’avvio della nuova moneta, di fatto
“arrotondata” a 1000 lire – attanagliò la nostra economia obbligando i governi
ad adottare tutta una serie di meccanismi che speravamo dimenticati per sempre. La nuova
fase “calda” sta già intanto mettendo in evidenza le solite criticità, ma anche
le furbizie vissute in inflazioni precedenti e infatti c’è chi si è subito
allineato e “coperto”, mentre chi la subisce per la prima volta appare
perplesso e più lento di riflessi. Basta
vedere il menu di un ristorante: quando i prezzi sono scritti a matita o con un
pudico adesivo bianco a correggere quelli precedenti ecco un pessimo segnale.
Idem la sparizione dei “prezzi fissi” pubblicizzati nelle vetrine o il ritiro
dei manifesti pubblicitari di una nota catena di supermercati alimentari dove
quelli rossi e blu a dicembre declamavano: “Aumentano i prezzi? Noi li
abbassiamo!” che sono stati ritirati per un più pudico “Confronta i nostri prezzi!”. Temo che la
fiammata di aumenti non sarà comunque una parentesi veloce, anche perché
l’aumento dei prezzi all’ingrosso è già in atto da diversi mesi e gli effetti –
anche fosse risolta presto la questione energetica – perdureranno nel tempo,
ingigantendosi con criticità di fondo che vanno ben al di là delle motivazioni
iniziali. Vengono
subito a nudo l’impreparazione europea, ma anche i sotterfugi politici, le
assurdità nei confronti della Russia (ma perché continuare a dipingerla come
“aggressore” se non ha mosso un passo, perché dovrebbe essere più credibile
Biden di Putin?) mentre vengono taciuti (e non tassati!) i mega profitti degli
intermediari nelle forniture. In queste
settimane è stato sicuramente l’aumento del prezzo dell’energia a fare da detonatore,
ma a ben guardare la concausa è stata proprio la pandemia che ha bloccato il
mondo nel 2020 ed ha poi visto una ripresa incerta, dove i noli dei trasporti
hanno svolto un ruolo essenziale nell’aumento dei costi, anche prima
dell’aumento del gas. Oltre un
anno fa, in un mondo molto politicamente distratto, improvvisamente si è
scoperto quello che, inascoltato, da anni diceva Trump (e non solo lui ovvero
che la Cina controllava nella pratica - molto più che nella teoria - diverse
materie prime fondamentali per produrre semi-conduttori, ma anche terre tare,
navi da trasporto, container ecc. Tutte situazioni sottovalutate per anni, ma
che per l’Occidente si sono trasformate in un cappio che fatalmente ha fatto
lievitare i costi al primo accenno di ripresa post-Covid. In una
serie di onde telluriche generate dai prezzi di materie prime e trasporti –
fondamentali in un mondo globalizzato (e che non lo era trenta anni fa!) - si
corre a propria volta ad aumentare i propri prezzi di vendita con un effetto a valanga
ancora prima di subirne gli effetti con un effettivo turnover dei propri
acquisti, in una micidiale corsa preventiva che si scarica appunto sui prezzi
al consumo. Nel
frattempo sono venute meno per evidenti vetustà d’uso quei meccanismi
legislativi di aggiornamento automatico (per esempio dei salari e delle
pensioni) che permettevano di creare una rete di ammortamenti sociali per
rendere mento traumatico l’impatto dei prezzi su famiglie ed imprese.
Meccanismi che peraltro a loro volta creavano altra inflazione in una spirale
potenzialmente inarrestabile. Oggi il
grosso dei consumatori percepisce -per esempio - prima e di più l’aumento della
benzina alla pompa (per il cartello bene in vista al distributore che cresce
ogni settimana) rispetto ai beni in vendita al supermercato, soprattutto se i
prezzi sono camuffati in mille modi: la pasta venduta a libbra e non a mezzo
chilo (c’è scritto, ma il pacco sembra lo stesso) o la bevanda che non è più di
330 cl ma di 250 o con gli “sconti” su di un prezzo intanto già aumentato.
Queste scelte distributive creano nel tempo l’aspetto più grave perché
diventano irreversibili: forse la benzina potrà calare, ma i brezzi al banco
non caleranno più. L’aumento
dei prezzi si alimenta da sé perché ed è concausa di speculazione, una corsa
che è molto difficile interrompere almeno finchè non ci sarà un surplus di
mercato o di produzione (sempre più improbabile nel mondo di oggi) che torni a
far crescere il valore di acquisto. Per fortuna dell’Italia l’essere nell’Euro
protegge oggi almeno dalla inflazione monetaria (la lira che si svalutava
regolarmente sul dollaro, il marco o il franco svizzero). Era un vantaggio
produttivo nel breve termine in termine di esportazioni, ma che generava da sé
altri aumenti. E’
difficile infatti bloccare i prezzi per legge e qualcuno ricorderà ancora
il flop dei manifesti color violetto affissi sui muri con quel “Difendi la tua spesa, telefona al
governo” con i quali lo Stato negli anni ’80 invitava i
cittadini a telefonare a quelli che erano i primi “numeri verdi” governativi
per segnalare anonimamente i nomi dei commercianti speculatori o che ignoravano
i prezzi fissi del “paniere”. Non servì
perché alla fine non venne denunciato quasi nessuno. Che fare,
nel breve? Intanto, una buona prassi sarebbe una temporanea ma immediata
sterilizzazione dei prezzi energetici per una fascia di consumi minimi
“sociali” per sostenere il reddito fisso e soprattutto quello dei pensionati
che (a milioni) sono ben sotto il livello di mille euro/mese, poi bisognerebbe
avere più coraggio nel tassare le imprese che godono dell’aumento proprio delle
materie prime, così come le rendite finanziarie speculative e non produttive,
ma in un mercato globale questa è quasi una utopia. Di queste
cose si parla da mesi, ma il governo Draghi sembra molto meno attento ai
problemi delle famiglie che a quelli delle grandi imprese, frutto di scelte
politiche di fondo ed è curioso che la sinistra (ma c’è ancora?) faccia finta
di non accorgersene. Nonostante
gli annunci di chi è apparso due anni fa al balcone di palazzo Chigi
annunciando “Abbiamo vinto la povertà”, non solo i poveri infatti ci sono
ancora ma, anzi, sono drammaticamente aumentati e con l’inflazione fatalmente
saranno sempre di più, soprattutto tra pensionati e lavoratori dipendenti.
A TUTTI
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 848 del
4 febbraio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Dalla scorsa settimana – su suggerimento di alcuni lettori - una
piccola novità: nel “Sommario” anche qualche riga di illustrazione dei singoli
testi dopo il titolo, così chi va di fretta può capire subito cosa sia più o
meno interessante da leggere. Intanto se avete qualche indirizzo di
potenziali lettori de IL PUNTO …mandatemeli! Sommario: MATTARELLA BIS (al di là della persona, il
metodo è stato inaccettabile con crisi profonda del centro-destra. Salvini
ingenuo? Intanto ritorna il proporzionale, così i micro-capetti mantengono a
vita il potere) - NUMERI BALLERINI (spesso le statistiche sono poco
credibili: la matematica non è un’opinione, ma spesso può diventarla) - VI PIACE SANREMO? (a me questo festival fa
decisamente schifo, ma chi ha il coraggio di affermarlo?) - TORNATA LA STORIA SU
TELE VCO (sono riprese le mie chiacchierate di storia locale) QUEL PASTICCIO DEL MATTARELLA BIS La gente applaude il corteo presidenziale, ma dentro di me sono
profondamente deluso per la scelta del “Mattarella bis”, pur dando atto al
valore della persona e alla conseguente stabilità politica che rinforza per un
altro anno Mario Draghi a palazzo Chigi facendo così sorridere l’Europa (e
soprattutto la BCE, sicuramente non disinteressata). Sono deluso non solo perché sono venute alla luce divisioni
profonde nel centro-destra, ma perché Salvini si è fatto nuovamente sorprendere
ed ingannare e perché, in definitiva, è stata l’ennesima vittoria tattica del
PD, un partito che poteva solo sperare di mantenere il risultato di partenza
non avendo in mano i numeri per imporre altri giochi. Alla fine Letta ha vinto per furbizia, ma anche desistenza e
dissoluzione altrui senza mai proporre un nome, senza mai doversi chiudere “a
pane ed acqua” per prendere una decisione. Salvini non è stato abbastanza smaliziato da capire che intorno a
lui c’erano dei lupi (e dei Lupi) che tutto volevano salvo che creare a destra
qualcosa di solido, pensando invece solo al proprio personale interesse. Sono particolarmente amareggiato anche dall’atteggiamento ambiguo
di Forza Italia e dei gruppuscoli di centro che si spacciavano per essere di
centro-destra e invece ora puntano apertamente ad eliminare il sistema
elettorale maggioritario preferendo una piccola ma sicura rendita personale
legandosi a Renzi e a parte dei grillini, vedendo una possibilità di rielezione
futura per i singoli micro-leader. Il loro atteggiamento impallinando la Casellati è stato viscido,
squallido e vergognoso. Forse Salvini si illudeva che avrebbero mantenuto gli accordi
esistenti e dichiarati, le promesse che gli erano state fatte (un po' come alla
fine del “Conte 1”, quando si è ritrovato con il cerino in mano e il ritorno
del PD al governo, ma allora è proprio un recidivo o solo un ingenuo?). Il
leader leghista non ha tenuto conto che i grillini giocavano soprattutto a
sopravvivere un altro po' e ha sottovalutato la volontà centrista di
minare fin dall’inizio ogni possibile scricchiolio di cambiamento. Eppure Salvini anche dopo il voto a Mattarella ha scelto di
continuare con loro, tra l’altro correndo dietro a un Berlusconi che è
purtroppo diventato solo una maschera patetica. Il Cavaliere, al netto di tutte le chiacchiere e dei megafoni
della sua possente macchina mediatica, era l’unico nelle scorse settimane a
sperare in un suo velleitario sogno di impossibile presidenza, ma - sfumato il
sogno - ha poi personalmente distrutto qualsiasi alternativa perché ”après moi
le déluge!”: il Cavaliere è fatto così, però lo si sa da decenni, non è certo
una novità e non credo giovi a Salvini ronzargli ancora intorno. A questo proposito, “Report” sarà una trasmissione di parte, ma
non c’è dubbio che l’immagine di Berlusconi ne sia uscita ulteriormente
distrutta. Pensate se lo avessero eletto… Il futuro? I veleni accumulati porteranno più facilmente ad una
nuova legge elettorale in senso proporzionale: conviene al centro, ma in fondo
anche alla Meloni che – un po' come la Le Pen in Francia – per la sua coerenza
porterà a casa molti voti, anche se rischieranno di restare in frigorifero. La Lega, invece, rischia l’implosione se non ai suoi vertici
probabilmente a livello di base. Un po' di altri leghisti andranno ad
ingrossare FdI, mentre il grosso resterà, ma scettico e mugugnante. Certo Salvini
non potrà più recitare il mantra dell’alternativa e della “diversità” leghista
rispetto al “sistema” visto il voto ufficiale e quasi compatto a Mattarella.
Sarà quindi molto difficile, su queste basi, ricostruire uno schieramento
credibile di centro-destra, fosse anche solo una “federazione” elettorale, ma
tra parenti-serpenti. In attesa della progressiva liquidazione grillina il PD ha ora
tutto l’interesse ad abbassare i toni e guidare il centro-sinistra riassorbendo
i satelliti ben sapendo fin da ora- grazie al sistema proporzionale -
che avrà comunque al centro una spalla sicura per organizzare e dirigere i
prossimi governi. I vari cespugli, Forza Italia, parte dell' ex M5S, Renzi
e & C. sono lì apposta, pronti ed anelanti a ogni compromesso. Pericolo
scampato quindi per il PD anche questa volta: al Nazareno non si può che
festeggiare, archiviando definitivamente la sconfitta elettorale di 4 anni fa. Il "Mattarella 2" sarà una pietra tombale sulla II
Repubblica nata nel 1994: il potere è tornato democristiano (lato sinistro).
Tormeranno governi ricattabili e divisi tra partiti e partitelli e conta poco
consolarsi pensando come Mattarella sia almeno una persona per bene: non sarà
cosa da poco visti i tempi, ma a me proprio non basta. STATISTICHE STRUMENTALI (E STRUMENTALIZZATE) Che Mario Draghi e il suo governo godano di “buona stampa” è
inequivocabile, ma quando si parla di numeri bisognerebbe fare più attenzione,
perché i commenti di encomio spesso non dicono tutta la verità. Se, per
esempio, parlo di un “più 6.5%” dell’economia e lo considero un grande
risultato, ricordiamoci che alle spalle c’era un calo drammatico l’anno scorso,
così se oggi l’Italia “è diventata la locomotiva d’Europa” lo è soprattutto
perché prima aveva perso di più. Se da 100 tagliate il 50% e poi aumentate di
un altrettanto non tornate a 100 ma solo a 75, cerchiamo di ricordarcelo. Se poi l’aumento è al lordo dell’inflazione rischia di esserlo
anche meno: quando i prezzi aumentano del 40% (vedi costi dell’energia) e i
listini del 13%, quel 6,5% rappresenterebbe solo la metà dell’inflazione,
ovvero nulla in termini reali. Che l’economia italiana vada meglio è un fatto,
ma solo perché è messa a confronto annuale con un periodo di chiusura o di
gravissima crisi: strutturalmente non mi sembra sia molto migliorata e il PNRR
resta un buco nero e poco scrutabile. Ma questo i numeri e i commenti non lo dicono quasi mai. SANREMO MI FA SCHIFO Sta andando in scena la lunga kermesse ex canora del Festival di
Sanremo di cui si parla per mesi prima, dopo e durante, quasi fosse una
priorità nazionale. Sul palco, da anni è diventato soprattutto il festival del
trasgressivo dove tutto diventa un “caso” pur di fare “audience”, ma senza
considerare che ”audience” non significa gradimento. Questo festival-baraccone della TV pubblica per me è diventato un
autentico incubo non solo in sé (cerco di cambiare canale) ma perché
viene commentato ovunque in una logica per cui le poche canzoni decenti sono
sommerse tra comparsate di ogni tipo e dove bisogna esagerare su tutto pur di
“apparire” e quindi “fare notizia”. Cosa c’entra con il festival del canto italiano scimmiottare il
battesimo, dover ascoltare i pipponi sul razzismo, la cannabis, i generi
sessuali, ammirando gli abbigliamenti più trasgressivi spesso di cattivo
gusto? Nulla, ma - come ogni anno – Sanremo è diventato il sottile filo
politico di quella cultura sinistroide e benpensante “made PD” che in RAI
controlla tutto e si autoalimenta a nostre spese. Come nella novella del pifferaio magico che si tirava dietro i
topolini, di questa “cultura” ne siamo così corrosi che spesso non la
riconosciamo neppure più (come non riconosciamo più la verità o il buonsenso) e
ci si va dietro per inerzia, acquiescenza, moda, tranquillità, interesse. Vale
per i media e i giornalisti che - se la stroncassero - verrebbero emarginati e
quindi fanno finta di applaudire. Tutto ciò premesso, questa schifezza
personalmente non mi va e quindi a voce alta e chiara, senza tentennamenti
dichiaro “Queste trasmissioni RAI che mi obbligano per di più a pagare mi fanno
schifo” Chiaro il concetto? Se cominciassimo a sostenerlo in molti forse (ma
comunque difficilmente) riusciremmo a cambiare qualcosa. E’ TORNATA LA STORIA A TELE VCO Sono tornati i miei settimanali appuntamenti di storia su TELE
VCO-AZZURRA TV (già canale 17 o canale 19, nell’attuale momento di caos delle
frequenze in zona Verbania si vede sul canale 853) che porto avanti ormai da
qualche anno. Questa stagione sarà dedicata alla storia locale, italiana e del
Piemonte dopo il 1861. Chi vuole vedermi ricordi che la trasmissione va in onda il
VENERDI’alle ore 22 con repliche il SABATO (13.30, 14.30 e 17.30) e il MARTEDI’
alle ore 12. Le puntate si possono seguire anche in diretta streaming nelle
stesse ore cliccando su VCOAZZURRATV (wwwvcoazzurratv.it)
A TUTTI UN SALUTO E BUONA
SETTIMANA
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 847 del
28 gennaio 2022 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it) info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it Da questa
settimana – su suggerimento di alcuni lettori - una piccola novità: nel
“Sommario” anche qualche riga di illustrazione dei singoli testi dopo il
titolo, così chi va di fretta può capire subito cosa sia più o meno interessato
a leggere. Sommario:
QUIRINALE: ORE DECISIVE (in attesa della fumata bianca alcune considerazioni
sull’utilità di una repubblica presidenziale e un episodio curioso della mia
vita parlamentare) - RUSSIA: MA CI CONVIENE? (continuiamo a considerare Putin
come un “nemico”, ma ci stiamo gravemente danneggiando da soli) - LIVELLI
DEL LAGO (tante polemiche sul livello del Lago Maggiore: spiego perché per me
sia giusto risparmiare acqua ad inizio estate) - STORIA IN TV (ritornano i miei
appuntamenti di storia locale su TeleVCO-AzzurraTV) IL MIO PRESIDENTE? RENATO ANTONIOLI ! Scrivo
mentre a Roma friggono le trattative per la scelta del nuovo Presidente della
Repubblica e in attesa della “fumata bianca” tutto è possibile. Credo che al
netto dei vari nomi presentati e bruciati appaia evidente come L’ELEZIONE DIRETTA DEL CAPO DELLO STATO
DA PARTE DEI CITTADINI sarebbe di gran lunga la scelta
migliore, evitando questo circo di proposte e veti incrociati. Servirà
ovviamente una riforma costituzionale, ma è urgente e non va dimenticata il
giorno dopo le elezioni presidenziali per riparlarne sette anni dopo. Oltretutto
la prossima volta il Parlamento sarà ridotto di 1/3 degli eletti ed appare
assurdo che ogni regione abbia sempre 3 rappresentanti ciascuna: in Lombardia
ciascun delegato regionale rappresenta 3,4
milioni di persone, in Molise solo 97.000 cittadini, ovvero 35 volte di
meno: vi sembra questa una forma di democrazia rappresentativa? Senza
dimenticare che la legge elettorale non è più quella del 1948: oggi se un
partito candida un cavallo in buona posizione di lista può risultare eletto
perchè i cittadini non possono più nemmeno esprimere voti di preferenza,
quindi i "grandi elettori" sono sotto ricatto dei loro leader che li
hanno candidati. Mai come
oggi una Repubblica Presidenziale (o semipresidenziale) credo otterrebbe il
plauso di quasi tutti gli italiani, ma non c’è verso: il “palazzo” non vuol
lasciarsi togliere il potere di mano. In attesa
di conoscere il nome del (della) nuovo/a Presidente, ecco intanto una mia
piccola storia personale. ……… Nei 18 anni
della mia vita parlamentare ho partecipato a due elezioni per il Presidente
della Repubblica ovvero agli scrutini che portarono al Colle Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Sul primo
niente da dire, ma il secondo proprio non mi andava per i suoi mai pentiti
trascorsi comunisti e così - approfittando che non vi erano candidati
alternativi - pensai di fare un omaggio ad un mio amico, Renato Antonioli,
vicesindaco di Gozzano che già allora era in cattive condizioni di salute e che
purtroppo ci lascò poco tempo dopo. Renato era
stato consigliere comunale del MSI-DN a Gozzano, sempre solo contro tutti (un
po' come me a Verbania) ma vincendo poi le elezioni comunali con una lista
civica per la quale venne nominato vice-sindaco. Antonioli – che di mestiere
faceva il tipografo - era un uomo integerrimo, volitivo e pieno di ironia,
sempre in attività almeno finchè la salute lo sorresse. Il
centro-destra votava scheda bianca quindi non danneggiavo nessuno, così al
secondo scrutinio del 9 maggio 2006 raccolsi un manipolo di amici e li pregai
di votare per IL “MIO” sconosciuto candidato che raccolse in totale ben 7 voti
uscendo così dall’anonimato dei “voti dispersi” risultando – tra l’altro - il
7° candidato più votato. Il bello è
che nessuno sapeva chi fosse: all’annuncio del presidente della Camera del suo
nome, al primo o secondo voto qualcuno pensò ad Antonioni, l’ex capitano della
Fiorentina (un po' azzeccandoci, perché Renato era un buon giocatore di calcio,
capitano per diversi anni della squadra del suo paese anche in serie D e
soprattutto super tifoso viola, francamente l’unico delle nostre parti che mai
abbia conosciuto) poi, dal terzo voto in su, in aula qualcuno si pose il
problema. Poiché ci
fu poi chi (come me) non scrisse solo il cognome ma anche il nome, quel “Renato
Antonioli” fu alla fine chiaro per tutti, ma – appunto - chi era? Secondo
Wikipedia al nome corrispondeva un ex sciatore alpino, invece era proprio l’ex
capitano del Gozzano, come emerse poi ampiamente sulla stampa locale. Ricordo
ancora il ritaglio del “Corriere della Sera” con l’esito dello scrutinio che
Renato affisse con orgoglio sulla vetrina della sua tipografia e credo di
avergli regalato una delle più grandi e ultime soddisfazioni della sua vita. RUSSIA: COME CASTRARSI DA SOLI Non ho ben
capito se gli italiani si siano resi conto che continuare con questo
atteggiamento di chiusura a Putin
sia una grande sciocchezza, che l’Europa ha tutto l’interesse ad avere buoni
rapporti con Mosca e che soprattutto anche all’interno dell’UE l’Italia deve anche
fare un po' da sola, visto che gli altri (Germania in testa) prima di tutto
pensano ai propri affari. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci:
sicuramente Putin non è un leader democratico, sicuramente controlla il suo
paese con la censura e a volte con la violenza ma o teniamo un atteggiamento
univoco con tutti i regimi antidemocratici e dittatoriali del mondo o è assurdo
prendersela solo con lui. Il regime
cinese è ben peggio di quello russo eppure lo coccoliamo, così come allora non
dovremmo andare a giocare i mondiali di calcio in Qatar (ammesso di
qualificarci) e dovremmo chiudere i rapporti con l’Arabia Saudita, l’Iran e
decine di regimi più o meno dittatoriali nel mondo. Allora
perché prendersela solo con la Russia? Per l’Ucraina, si dice…Ma quanti sanno
che questi stati satelliti dell’ex impero zarista sono stati creati da Stalin
proprio per distruggere le etnie che c’erano prima dell’URSS? La parte
orientale dell’Ucraina è russa per storia, lingua, costumi, religione… qualche
ragione il Cremlino ce l’ha e se è giusto difendere l’entità nazionale Ucraina
questi aspetti bisognerebbe almeno ricordarli. Pochi
giorni fa i più importanti gruppi industriali italiani hanno intanto parlato
direttamente in videoconferenza con Putin ottenendo credito ed attenzione,
perché abbiamo bisogno del mercato russo (e viceversa) e questo colloquio
diretto è stato significativ,o ma molto imbarazzante per la Farnesina, un vero
e proprio schiaffo in faccia al governo, a Di Maio e perfino a Draghi, ma se ne
è parlato poco perché – come sempre – “non fa fino”. Noi
dobbiamo stare con gli USA, ci mancherebbe, ma la posizione di Biden è diventata anche
un po' grottesca: mostra i muscoli perché non rischia nulla, mentre noi in
Europa rischiamo di tagliarci i mercati e rimanere senza gas, con le imprese
produttive a terra e le famiglie al freddo, mentre l' inflazione sta diventando
galoppante per il caos nelle materie prime… tutto per l’Ucraina? Intanto gli
altri partner europei - come la Germania - i loro affari con Mosca li fanno lo
stesso: forse ci vorrebbe qualche riflessione di “realpolitik” in più |