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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA

IL PUNTO
ULTIME EDIZIONI de IL PUNTO di Marco ZACCHERA


IL PUNTO   n. 932 del 1 DICEMBRE   2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

..............................................................................................................................................................AI LETTORI: Come ben sa chi mi segue da diverso tempo una volta all’anno verso fine novembre IL PUNTO lascia i consueti temi di attualità per un numero speciale dedicato ad un doveroso “report” sull’attività del VERBANIA CENTER che ho fondato e seguo da ormai 42 anni. Un ringraziamento speciale a chi poi decide di darci una mano: posso solo garantire che sono soldi spesi bene e senza sprechi. Come lo facciamo potete leggerlo qui sotto…  

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“ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2023 : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 42° ANNO

 

Cari amici,

Come corre il tempo! Cominciammo 42 anni fa – era il Natale del 1981 – quando nacque prima il Pallanza e poi il “Verbania Center” all’inizio come gruppo di amici e poi da 13 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del Kenya, e da allora abbiamo realizzato ben oltre 100 progetti in Africa e in America Latina.

Come sempre vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme a tutte quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che abbiamo raccolto

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state leggermente inferiori all’anno scorso ma sono state comunque raccolti 9.639 euro.  Gli IMPEGNI c

omplessivi nell’anno sono stati pari ad euro 9.800. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è sceso da 3.063 euro a 2.902 euro alla data del 16.11.2023, mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariatoa 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato come raccolta i  647.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro) che si sono laureate nell’anno (e ringraziano tutti). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto (come sempre!) anche aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche e in particolare per sistemare i tetti di alcuni edifici scolastici. A questo fine abbiamo inviato 3.000 euro. 

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia e pneumologia ci si è concentrati nel nuovo pronto soccorso, diventato operativo nell’estate 2022.

Nell’ottobre 2022 Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto però una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Appena rimessasi è ripartita ed è tornata alla base dove per ora sta completando alcune opere collegate al nuovo pronto soccorso (rampa di accesso, porte, impianto di illuminazione) per le quali abbiamo versato 2.000 euro. Ho promesso un ulteriore aiuto per fine anno, vediamo se però disporremo dei mezzi per concretizzarlo. 

 

BURUNDI

Già da due anni abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 1.500 euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e tutzi. Stiamo collaborando alla realizzazione del nuovo impianto fotovoltaico perché pur essendo vicino alla capitale Kamenge manca molto spesso la luce elettrica. Abbiamo investito anche 300 euro in una iniziativa di p. Isaie Ntahouni che era il parroco a Kiremba di don Carlo Masseroni. Con questa piccola cifra è stato avviato un allevamento di maiali da parte di una cooperativa di handicappati della parrocchia che quindi possono trarne un loro sostentamento e farne un piccolo commercio.

 

COLOMBIA

Una grande notizia: chi ricorda il giovane (allora!) missionario della Consolata a Loyangallany dove tutto iniziò? Mons. Francisco Munera (che per noi però resta sempre “Pacho”!!) ha fatto carriera e dopo essere stato 20 anni vescovo in Amazzonia è ora diventato arcivescovo di Cartagena de Indias, grande città colombiana sul Mar dei Caraibi e la più antica diocesi del paese. Cartagena – il mondo è piccolo! – è la stessa città dove da alcuni anni collaboriamo con il dr. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie tra i ragazzi di strada ed è originario della nostra zona. E’stata una grande emozione rivedere Pacho quest’estate dopo tanti anni quando è stato di passaggio a Zurigo, lo abbiamo messo in contatto con Chiappo e stiamo lavorando ad un progetto comune per i giovani della città che spero decollerà al più presto. Intanto sono stati destinati 500 euro per una iniziativa sportiva tra i ragazzi dei barrios che inizierà ai primi di dicembre.

 

ETIOPIA

Tra i tanti paesi in difficoltà e di cui si parla poco c’è l’Etiopia in cui si vive un periodo di grande carestia. Quest’anno è iniziata una collaborazione con il CENTRO AIUTI PER L’ETIOPIA adottando a distanza un ragazzo handicappato ospitato in uno dei loro centri.

Un impegno anche per il futuro e per il quale nel 2023 sono stati versati 500 euro.

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LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) Quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) Ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato ad evitare sprechi o cattiva manutenzione perché gli aiuti internazionali sono pieni di fallimenti da “mordi e fuggi”. I soldi spesi vanno impegnati bene e devono servire nel tempo.

 

...CHE PROSEGUE CON IL "FONDO" 

Ormai oltre 13 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER – erogazione liberale per sostegno sua attività” 

 

ATTENZIONE: DA QUEST’ANNO LE OFFERTE AL VERBANIA CENTER VERSATE TRAMITE LA FONDAZIONE SONO DETRAIBILI AI FINI FISCALI

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e -  come per gli altri volumi - ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  Gli amici del Verbania Center possono richiedermelo direttamente, personalmente o via mail, al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese.

Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center” : PUO' ESSERE UN'IDEA SIMPATICA PER UN OMAGGIO O UN REGALO DI NATALE  CHE POSSIAMO FAR ARRIVARE DIRETTAMENTE A VOSTRO NOME !!

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

P.S. : Ogni tanto mi chiedono da dove venga il motto “Kaba Kuguna andu” che in swahili significa “E’ meglio fare del bene”. Era scritto sul tetto di un camion alla periferia di Nairobi guidato da p. Lorenzo Cometto, missionario della Consolata. Con lui c’era p. Antonio Bianchi, di Pallanza, che quest’anno ha compiuto 101 anni (!!), eppure si dà ancora da fare.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 931 del 24 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news (con u grazie a chi mi invia nuovi indirizzi di lettori):   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: E’ in  uscita GENTE DI LAGO 3  – Femminicidi tra tragedia, morbosità e politica – troppe altre violenze dimenticate - Nuovo presidente in Argentina, rischio di una crisi annunciata.  

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni arricchito da molte foto d’epoca. Come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale. 

 

Femminicidi: DELIRIO COLLETTIVO

Quando un tragico fatto di cronaca nera viene trasformato in uno show mediatico si genera una vera e propria morbosità perdendo le dimensioni umane e sociali del problema.

Il caso di Giulia Cecchettin ripropone un problema che, almeno statisticamente, va ricondotto in termini complessivi corretti.

Per esempio si è detto e ribadito (senza arrivare al delirio di definirli addirittura “delitti di stato”, definizione comprensibile solo per il dolore della sorella della vittima, ma immediatamente sfruttato dai media e vergognosamente da alcune parti politiche) che per ridurre questi crimini occorrerebbe una serie di interventi legislativi e culturali.

A parte la nuova legge passata mercoledì anche al Senato, si è parlato di un delitto di “patriarcato” e la solita Schlein chiede di introdurre nei programmi scolastici la materia “Educazione dalle relazioni”.

Ricordando sommessamente che tutto il percorso pedagogico della scuola dovrebbe puntare proprio a questo, vanno però anche conosciute le dimensioni vere del fenomeno a sottolineare che - se prendiamo le statistiche disponibili a livello europeo in alcuni paesi considerati “progressisti” e pro LGBT+  -  i femminicidi sono, rapportati alla popolazione, molto di più che in Italia.

Quanti sanno che in Lettonia vi è una percentuale di 4,09 casi annui su 100.000 abitanti rispetto allo 0,4 % dell’Italia, ovvero dieci volte tanto? Anche lì c’è un oscuro o bigotto “patriarcato” meloniano? Invece i casi sono molto meno numerosi nel sud dell’Europa che non in Germania, Francia, Croazia, Austria o Slovenia mentre il paese più “sicuro” per le donne è la Grecia con addirittura solo 0,16 casi ogni 100.000 abitanti e le proporzioni non cambiano se ci si limita a considerare i casi legati a conviventi o ex conviventi.

E’ ovvio che i delitti sono sempre tragicamente troppi, ma è difficile pensare che interventi legislativi possano incidere molto sui numeri assoluti del fenomeno, mentre il dato più allarmante è piuttosto che il 46% delle donne uccise nel 2022/23 si sarebbero precedentemente rivolte – evidentemente invano – alle Forze dell’ordine per denunciare violenze o minacce, ma la denuncia non era servita.

Più che il numero dei morti in sé si pone quindi il problema della violenza domestica che è da prendere molto di più in considerazione del singolo omicidio-show tenuto conto che moltissime donne probabilmente sopportano e non denunciano: avere il coraggio di farlo conoscendo i propri diritti e i comportamenti da tenere dopo una denuncia è il vero primo passo per salvarle. 

In generale – come sottolinea una attenta ricerca di Openpolis - nonostante un’opinione diffusa legata a troppi film sulla mafia - l’Italia non è una società intrinsecamente violenta, perché presenta comunque il secondo dato più basso d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni 100 mila abitanti, ben al di sotto della media Ue (0,89).

Anche per quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue (0,38 contro 0,66) ricordando che in Italia si è passati complessivamente dai 1442 omicidi del 1992 ai circa 700 l’anno all’inizio del nuovo secolo per scendere oggi a meno della metà di cui circa un terzo a danni di donne. Contano evidentemente la netta diminuzione delle stragi di mafia e di camorra con omicidi quasi sempre tra uomini.

Chiaramente vi sono fatti che più colpiscono la sensibilità e l’opinione pubblica, ma anche che “fanno audience” innestando lo show e la speculazione politica.

Anche perché, secondo i dati statistici del 2021, per esempio i giovani tra i 15 e i 24 anni morti in incidenti stradali sono stati più di uno al giorno (e i feriti ed invalidi uno sterminio): non sarebbero allora ben più urgenti corsi di educazione stradale? Eppure tra le vittime della strada nella fascia di età tra i 15 e 19 anni il numero di morti per milione di abitanti si alza a 51, in quella tra 20 e 24 (ovvero i neopatentati) addirittura schizza a 74, valori ben al di sopra delle medie continentali.

In questo triste conteggio gli omicidi rappresentano comunque meno dell’1 per mille delle morti in Italia, meno del 10% rispetto ai morti sulle strade e tutti gli omicidi non sono che un quarto rispetto ai morti sul lavoro (che superano ampiamente il migliaio) tanto da chiedersi se non sia più utile focalizzarsi piuttosto anche sulla prevenzione di queste morti che  troppe volte ricevono ben poca attenzione dai media.

 

ALTRE VIOLENZE, MA DIMENTICATE

Concentrati i media sull’omicidio Cecchettin poco spazio per altri tipi di violenza alle donne che non sono solo episodi, ma quotidianità. Per esempio - come giustamente denucia l'associazione "Aiuto alla Chiesa che soffre"  - le centinaia di sequestrate dagli integralisti islamici di Boko Haram in Africa, perseguitate solo perché cristiane o vorrrebbero studiare, oppure il dramma quotidiano di milioni di donne nei campi profughi del mondo, le violenze in Afghanistan o in Iran. Storie strazianti che non fanno quasi mai notizia, ma che dovrebbero suscitare almeno unanime indignazione.

Chiedo solo un po' di spazio anche per loro, per non dimenticare le loro storie e le loro tragedie.

 

BARATRO ARGENTINO

L’autodefinitosi “anarco-capitalista” Javier Milei è stato eletto nuovo presidente dell’Argentina.

La vittoria di Milei su Massa (l’ex ministro dell’economia dato in partenza come favorito al ballottaggio) alla fine è stata netta, ma molto meno chiare sono le  prospettive argentine anche perché il nuovo presidente è abbastanza indecifrabile come effettivo soggetto politico. E’ sbagliato definirlo di destra o di sinistra: Milei è un misto tra Donald Trump, Bolsonaro e Beppe Grillo, è su posizioni iperliberiste in economia (“aboliamo la banca nazionale e la moneta, rendiamo il dollaro statunitense la valuta nazionale”) ma conservatore nelle scelte etiche (vicino agli spagnoli di Vox, feroce critico di papa Bergoglio) ed ha condotto una campagna elettorale all’insegna di molte contraddizioni e di slogan vulcanici quanto demagogici. Alla fine ha vinto grazie all’appoggio determinante della terza candidata al primo turno, quella Patricia Bullrich che forse sarebbe stata la scelta più “centrista” e in qualche modo più rassicurante per l’incerto futuro del paese. Milei ha di fatto accettato i suoi uomini e il suo programma e già questa è una prima contraddizione di fondo che andrà superata.

La gente ha votato Milei soprattutto per disperazione, sperando in un fatto nuovo, uno stacco sul passato ma sottolineando comunque – almeno nella sua maggioranza – la volontà di uno stop al populismo peronista “di sinistra” di cui Massa appariva come il continuatore.

Un paese in cui il cambio del dollaro varia da 350 a 950 pesos a seconda che si consideri quello ufficiale o quello “nero” (peraltro pubblicato sui giornali) e un cambio con l’Euro crollato del 50% in pochi mesi sottolinea una innegabile verità: ancora una volta l’Argentina è sulla soglia del baratro finanziario, con l’ennesimo fallimento pubblico in vista. Peraltro il cambio “nero” (che è poi quello reale) un mese fa era oltre 1150 pesos quindi – in qualche modo – la vittoria di Milei è stata vista come il minore dei mali dagli ambienti finanziari.

Javier - urlatore nato, scarmigliato, apparentemente matto scatenato, irrispettoso ed irruente - si è presentato come leader del suo nuovo   “partito della motosega” (inteso come chi vorrebbe tagliare corruzione e privilegi) andando in giro fisicamente con l’attrezzo e raccogliendo appunto i voti tra gli argentini delusi, i giovani, i “produttori” rispetto alla sterminata platea di chi vive di soccorso pubblico, ma senza dare – almeno in campagna elettorale -  alternative credibili e limitandosi a slogan roboanti. Francamente sembrava un refrain dell’ “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” di grillina memoria che  è finito come si sa.

Una nazione spaccata in due perché in Argentina metà paese vive appunto tra sussidi ed elargizioni varie e – francamente – non sembra avere molta voglia di fare sacrifici. Qui c'era lo zoccolo duro dell’elettorato di Massa che era il ministro dell’economia del governo precedente e quindi è stato giudicato, almeno dai ceti produttivi, come il responsabile del fallimento nazionale. I suoi “amici” – fiutata l’aria – negli ultimi giorni sono passati in massa con Milei determinando la sua vittoria

La situazione economica del paese è infatti il primo problema: nessuno può più permettersi di investire in aziende visto che un esportatore è obbligato poi a vendere in dollari ufficiali e quindi preferisce trasferirsi in Brasile o in Uruguay, ma si campa comunque in qualche modo lavorando e commerciando in “nero” e senza pensare molto al domani, cullandosi nella speranza che comunque qualcuno alla fine ci penserà. Prospera - o almeno sopravvive - chi ha appunto accesso al mercato nero, chi ha esportato capitali e ha il tesoretto all’estero, chi traffica in una condizione di progressiva iperinflazione e dove, chi può, paga in pesos ma vuole dollari in cambio.

Proprio ricorrere ad una iperinflazione programmata potrebbe essere alla fine una strategia per ridurre il peso del pregresso deficit pubblico, ma è evidente che questa mossa sarà comunque attuata mettendo ulteriormente in crisi la sanità, i servizi, i pensionati ed i dipendenti a reddito fisso: un copione già visto che rischierà di portare il paese a tumulti e proteste di piazza anche perché i sindacati (notoriamente corrotti) erano tutti con Massa e non ci staranno certo a perdere il loro potere politico ed elettorale.

L’unica forza per l’Argentina restano e saranno le sue risorse naturali ed agricole (anche se in buona parte ipotecate con i debiti internazionali) con il consueto progressivo ed endemico aumento di differenze sociali nella speranza di non ritrovarsi come vent’anni fa in un nuovo “corralito” (fallimento pubblico) tra turbe di “cartoneros”, le folle di disperati che per mesi hanno campato vivendo di rifiuti e riciclaggio di immondizie.

 

Nb: chi è interessato a maggiori dettagli sulla situazione argentina può contattarmi o leggere anche i miei articoli su IL SUSSIDIARIO.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 930 del 17 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Esce GENTE DI LAGO 3 - Non nascondiamo i drammi della guerra e il peso etico di certe sentenze – Grillo non fa più ridere – Sciopero annunciato – Incontro Biden-Xi, l'Europa ai margini - Un ricordo di Franca Olmi  

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - - come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”.  UN'IDEA PER UN ORIGINALE REGALO DI NATALE !

 

FATE VEDERE QUEI BIMBI

Non si fanno mai vedere i volti dei bambini per via della “privacy” e a volte questo ha un senso, altre volte la scelta è perché quelle immagini potrebbero sconvolgerci. Forse avremmo tutti bisogno di vedere proprio i volti sfigurati e i corpi dilaniati di tanti bambini che soffrono, uccisi o fatti a pezzi dopo attentati o bombardamenti. Ci aiuterebbe a capire meglio l’orrore e l’ingiustizia della guerra turbando (finalmente) la nostra delicata coscienza. Avrei voluto vedere anche il volto della piccola Indi Gregory che probabilmente sarebbe presto morta comunque, ma per la quale la “giustizia” inglese ha dovuto accanirsi per volutamente farla morire subito. Quando le è stato tolto pure l’ossigeno Indi ha comunque vissuto (soffrendo?) alcune ore.

E’ sempre questione di coscienza: se bisogna togliere la vita ad una bambina di 8 mesi,  allora perché tenere in vita malati o anziani terminali, oppure feriti senza più speranze? Attenzione, perché andando avanti di questo passo - senza più dare un senso etico della vita -  si curerà solo chi “conviene”, “può servire”, "può farcela"  (o ha i soldi per essere mantenuto in vita).  

  

GRILLO NON FA PIU’ RIDERE

Da tempo Beppe Grillo non fa più ridere e mi ha lasciato molto perplesso il suo show un po' patetico e un po' triste dal solito Fazio (a proposito, Grillo ci sarà andato gratis o a pagamento?).

In buona sostanza, a metà tra la sincerità e l’ironia, Grillo ha auto-ammesso di essere politicamente un fallito, di essere stato un cretino nell’assegnare le redini del M5S prima a Di Maio e poi a Conte e di aver fatto del male al nostro paese.

C’è certamente chi ha fatto peggio di lui, ma sicuramente con le sue scelte soprattutto negli uomini e donne chiamate a rappresentare il M5S ha ucciso una speranza, una alternativa, una profonda volontà di milioni di persone che volevano finalmente - e in buona fede - cambiare qualcosa.

Alla fine, a parte Di Maio che si è personalmente ben sistemato con un vergognoso incarico europeo, oggi il M5S è politicamente defunto, rientrerà nell’alveo PD, ha perso attrazione ed appeal. Conte appare come sempre solo un grande narciso pieno di sé, eternamente polemico e regolarmente ansimante. Grillo alla fine da politico non ne ha azzeccata una, è stato una completa delusione e gli va dato atto di essersene (finalmente) accorto. Meglio tardi che mai.

 

SCIOPERO GENERALE

Come poteva non scioperare la CGIL che già a luglio aveva annunciato che lo avrebbe fatto “Contro la manovra” anche se al tempo non c’era ancora? Avanti quindi nonostante che l’Autorità garante degli scioperi lo abbia dichiarato parzialmente illecito a tutela dei servizi essenziali per i cittadini.

CGIL e UIL (non la CISL) si accodano a PD e M5S (o viceversa, ma è lo stesso). Scioperare è un diritto sacrosanto, ma quando si trasforma in atto puramente politico crea danni per tutti e sostanzialmente non serve a niente.

Riflettiamoci: se in Italia si lavora circa 300 giorni l’anno, domeniche escluse (ma in realtà i giorni di lavoro sono di meno) ogni giorno si produce circa lo 0.3% del PIL. Lo sciopero di venerdì 17 (che sfiga di data!) lo abbatte quindi in proporzione. Grazie Landini, adesso siamo tutti più ricchi mentre il capo della UIL Bombardieri merita una citazione super quando dichiara: “Noi siamo sindacati, non siamo sindacati di sinistra, teniamo alla nostra autonomia dai partiti” Bravo,  chi ci crede alzi la mano.  

 

XI-BIDEN, INTERESSA ANCHE A NOI

L’incontro a San Francisco tra il leader cinese Xi e Biden comunque ci riguarda perché segnala un disgelo nel Pacifico, il che potrebbe non essere una buona notizia per l’Europa.

Contava l’incontro in sé più che i suoi contenuti o i suoi improbabili risultati diretti, perché questi  vengono solo successivamente nella fitta serie di meeting che si avviano poi ai vari livelli tra i rispettivi staff.

Entrambi i leader vivono un momento difficile e non possono certo scoprirsi: Xi è alle prese con una grave crisi economica perché il Dragone sta rallentando nel suo sviluppo, ovvero sta continuando a crescere ben di più di Europa ed USA ma non più con i ritmi degli ultimi decenni o anche solo degli ultimi anni.

La ripresa post-Covid c’è stata, ma vengono al pettine molte questioni delicate interne alla Cina a cominciare dalla bolla immobiliare che aveva puntato su un aumento ben maggiore delle richieste, risorse e disponibilità per alloggi e che non si riesce a riassorbire creando un forte malumore sociale.

Joe Biden ha invece spinosi problemi interni: un Congresso che lo frena (due giorni fa per esempio sono state sostanzialmente bocciate le richieste presidenziali per nuovi fondi militari ad Ucraina e ad Israele), mentre la popolarità del vecchio presidente è scesa ai minimi, con sempre più democratici che chiedono un cambio di leader in vista delle prossime elezioni presidenziali e tra i quali cresce, per esempio, l’appeal della figura volitiva del segretario di stato Antony Blinken

L’ obiettivo – raggiunto - del summit era comunque quello di avviare il disgelo, per "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto", ha ribadito Biden dopo le foto di rito. Frasi che sono interpretabili anche come “ciascuno si faccia gli affari propri, la controparte non si opporrà…”

Frase che a Taipei non dev’essere piaciuta per niente perché infatti in Cina è stata interpretata come una diminuzione di attenzione americana verso Taiwan, da sempre oggetto dei pensieri di Pechino.

D'altronde restano aperti molti scenari di tensione: dall’Ucraina ai reciproci rapporti economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all'export hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità nei costi di produzione.

Nel post-vertice Biden (con un’uscita davvero poco diplomatica, tanto che ci si è chiesto se Biden fosse completamente lucido) ha subito definito pubblicamente Xi un ""dittatore, nel senso - ha tentato poi di sfumare – “che è alla guida di un paese comunista”.  Biden ha sottolineato – per evidenti fini elettorali, ma quanto è credibile? - di aver comunque anche sollevato durante il vertice i suoi timori sugli abusi dei diritti umani in Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.

Se lo ha fatto, Xi avrà annuito e sorriso con accondiscendenza, ma senza spostarsi di un millimetro dalle sue posizioni.

Forse, alla fine, entrambe le parti hanno davvero convenuto per ora solo di mettere dei limiti al commercio del Fentanyl, l'oppioide sintetico prodotto in Cina a basso costo che va di gran moda in America dove miete decine di migliaia di vittime ogni anno.

Poco spazio per i problemi ambientali (conta prima il business!), nella conferenza stampa finale Xi è rimasto nel vago alla richiesta americana di contribuire alla de-escalation sia in Medio Oriente (soprattutto facendo pressione sull'Iran perché non allarghi il conflitto) che per le forniture militari alla Russia per il conflitto in Ucraina (in questo caso il pressing sollecitato da Biden valeva per l’Iran, ma anche per la Corea del Nord).

Il leader cinese continuerà quindi a restare il principale alleato militare e politico di Putin e – anche solo per ovvi motivi di alleanze e investimenti cinesi in Medio Oriente e soprattutto per l’importanza degli scambi commerciali ed energetici con le nazioni arabe – resterà intatto l’appoggio di Pechino alla causa palestinese. Possono sembrano tutte solo chiacchiere scontate, ma la macchina diplomatica si è rimessa in gioco: USA e Cina si riavvicinano.

Sullo sfondo – ignorata e lontana – resta l’Europa, sempre più sola e ai margini di un mondo che ha ormai il cuore sulle sponde del Pacifico più che dell’Atlantico. Europa che non ha più un suo ruolo credibile e conta sempre di meno. Possiamo illuderci con tante chiacchiere “green” o sui massimi sistemi, ma una siamo un continente sempre più vecchio e marginale.

Forse dovrebbero capirlo soprattutto gli europei.

 

FRANCA OLMI

Credo doveroso un breve ricordo della prof. Franca Olmi, scomparsa nei giorni scorsi, da sempre attenta lettrice di queste note (e che non esitava a telefonarmi per lunghi commenti...)

Insegnante e preside, se nel 1992 è nata la nostra provincia del VCO dobbiamo dire grazie anche al suo impegno, così come fu la prima ed attivissima presidente dell’allora neonato Parco Nazionale della Valgrande.

Consigliere ed assessore al Comune di Verbania la ricordo anche per un aspetto personale: quando fui ingiustamente messo sotto processo nel 1989 per una questione squisitamente politica ebbe il coraggio di venire in tribunale a deporre in mio favore. Non era facile - allora - per un assessore di sinistra andare a difendere pubblicamente un oscuro consigliere comunale del MSI, ma Franca non si sottrasse a quello che riteneva essere il Suo dovere per rendere omaggio alla verità.

Anche per questo La ricordo con affetto e tanta commozione.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 929 del 10 novembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

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(Grazie a chi mi manda altri indirizzi di potenziali lettori!)

 

Sommario: Piccole proposte di pace – Albanesi brava gente? – Indi: diritto alla vita -  Povero Soumahoro che paga per tutti – riflessione sull’unità nazionale.

 

PACE, E NOI?

Personalmente possiamo fare poco per ottenere una pace anche provvisoria in Medio Oriente come in Ucraina e in tante altre parti del mondo, però possiamo “fare pace” intorno a noi. Perché questa settimana ciascuno di noi non si impegna per fare una “piccola pace” in famiglia o tra colleghi di lavoro? Una cosa intima, ma che sia vera. Mille piccole paci non risolvono i problemi mondiali, ma ci fanno migliorare tutti e soprattutto ci faranno stare meglio aiutandoci anche a capire come solo questa sia la strada da seguire.

 

IMMIGRAZIONI… VIA ALBANIA

Giorgia Meloni ha spiazzato la concorrenza proponendo un’idea che condivido, ovvero di organizzare il trasferimento direttamente in Albania di chi chiede asilo politico in Italia per essere verificato prima di aver libero accesso nel nostro paese.

Così facendo la Meloni ha rilanciato con una azione concreta ed innovativa l’immagine di un governo che sul tema immigrazione giocava in difesa, subissato dalle critiche per le ondate di sbarchi a Lampedusa.

L’idea di “dirottare” i migranti prima che tocchino il suolo continentale potendo fare un primo screening per le richieste di asilo politico è ottima, tenuto conto che questa motivazione è oggi spesso solo una scusa per coprire invece una migrazione “economica” che, almeno in teoria, dovrebbe viaggiare su altri canali.

Va ricordato infatti che ad oggi quasi tutti i richiedenti asilo “politico” NON ne hanno i titoli e requisiti ed infatti già poche ore dopo lo sbarco spariscono dai controlli.

Lo stop temporaneo in Albania garantisce invece di identificare ed assistere meglio e più velocemente i “veri” perseguitati politici, destinando così le risorse risparmiate all’assistenza dei migranti economici. 

Un accordo che avvicina oltretutto l’Albania all’Italia ma anche all’Europa e sullo sfondo crea le premesse per una progressiva, ulteriore integrazione del piccolo stato balcanico nella UE.  

Così facendo la Meloni ha anche spiazzato l’opposizione che rosica ma non convince visto che il PD - ovviamente critico per dovere d’ufficio – è costretto a giudicare l’intesa “Un accordo che sembra configurarsi come un pericoloso e ambiguo pasticcio” (per me interpretabile con un “…peccato, se ci avessimo pensato prima noi…”). Molto brutta la mossa della Schlein di chiedere l’espulsione del partito albanese del premier Edi Rama dal gruppo socialista europeo per “collaborazione con il nemico”: un ricatto politico molto poco “democratico”.

Tacciono i centristi, ma i satelliti della Schlein come +Europa e il solito Bonelli di “Alleanza Verdi e Sinistra” arrivando a sostenere che “Praticamente si sta creando una sorta di Guantanamo italiana” confermano che l’opposizione non percepisce più minimamente lo stato d’animo dei cittadini che – a torto o ragione – giudicano necessario un ben maggiore filtro agli ingressi.

Infine la Meloni soffia la palla a Salvini che tace ed acconsente, ma è stato di fatto dribblato proprio sul suo stesso terreno e sicuramente mastica amaro.

Tutto bene, quindi? Calma perché se l’idea è buona fin qui è solo tutta teoria visto che i centri decolleranno solo a primavera e quindi vanno prima bene organizzati.

Sicuramente l’accordo rafforza comunque l’asse Roma-Tirana con l’Italia che è da tempo il primo partner commerciale dell’Albania e che in futuro avrà sempre più bisogno di un suo sfogo adriatico. Non è certo un’impresa coloniale, ma un accenno a creare quella zona d’influenza italiana che da tempo era sparita dal Mediterraneo e che proprio in chiave immigrazione ha tutte le necessità di ricostituirsi anche perché se l’idea funzionerà sarà più facile replicare i centri di accoglienza direttamente in Tunisia e in Libia con vantaggi per tutti e finalmente tagliando le unghie ai trafficanti impuniti di carne umana: meglio traversare il Mediterraneo già identificati, con le carte a posto e  in aereo che rischiare i soldi e la vita in mezzo al mare.

Palazzo Chigi ha spiegato che la giurisdizione dei due centri sarà italiana, che i migranti sbarcheranno direttamente a Shengjin e l'Italia si occuperà delle procedure di identificazione realizzando un centro di prima accoglienza e screening mentre a Gjader realizzerà una struttura “modello Cpr” per le successive procedure. L'Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e sorveglianza in un paese che già vede un'importante (dimenticata) presenza di forze dell'ordine e magistrati italiani.

Se andrà in porto quest’idea sarà davvero strategica per affrontare meglio in futuro la problematica dell’immigrazione in Europa.  Vedrete che - se funzionerà - altri paesi seguiranno l’esperimento italiano.

 

INDI DEVE MORIRE !

Non riesco a capire dal punto di vista etico ma soprattutto umano perché la piccola Indi debba morire per volontà di una Corte di giustizia inglese che rifiuta venga trasferita in un ospedale italiano dove possa essere assistita. Forse morirà comunque (se non lo sarà già quando leggerete queste note) ma scientemente negarli il diritto alla vita ed obbligare i medici a staccare la spina quando altri vogliono continuare a curarla lo trovo di una disumanità sconcertante.

 

“POVERO”  SOUMAHORO

Vogliono cacciare l’on. Soumahoro dal parlamento per infedeltà nelle dichiarazioni sulle spese elettorali. Non è giusto, perché allora chissà quanti deputati dovrebbero andare a casa, ma sono stati solo più furbi nel presentare le carte. Non è poi nemmeno sportivo prendersela più con lui per moglie e suocera gaudenti sulla pelle degli immigrati ed ora agli arresti domiciliari: è come picchiare un pugile già KO.

Piuttosto andrebbero perseguiti quelli che hanno chiuso gli occhi per anni sulle sue cooperative truffaldine senza fare controlli e soprattutto colpire i suoi sponsor politici, quella sinistra farlocca e demagoga che lo presentò alle elezioni, facendolo votare definendolo “Un laureato in sociologia. una figura importante, un attivista sociale e sindacale che da vent’anni difende le persone invisibili, i senza voce e le lavoratrici e i lavoratori della filiera agroalimentare e tanti altri dell’era dell’economia digitale. Oltre alle sue lotte sul campo, Aboubakar Soumahoro è scrittore che cerca di concettualizzare le sue lotte per coniugare azione e pensiero in un’ottica della giustizia sociale e ambientale. In Italia, in Europa e a livello globale». Parole testuali pronunciateb dal verde Angelo Bonelli, il 10 settembre 2022 alla presentazione del candidato PD e Verdi a Bologna in posizione “blindata”.

Ad oggi neppure hanno ancora avuto la faccia di chiedere scusa ai propri elettori!

 

Riflessione: ”L’UNITA’ NAZIONALE”

Ricordo bene – ero ragazzo – il 4 novembre 1968. Era il 50° anniversario della Vittoria e molti reduci vivevano ancora. Per festeggiarli gli era stato concesso il titolo di “Cavaliere di Vittorio Veneto” e una modesta pensione (anche per allora) di 60.000 lire all’anno. In casa si festeggiava mio nonno Felice che – caporalmaggiore del genio pontieri – aveva contribuito a far passare il Piave agli alpini ai piedi del Grappa.

Purtroppo lo Stato non fece in tempo a consegnare per l’anniversario né la pensione (che giunse l’anno dopo) né la piccolissima medaglia d’oro con nastrino tricolore che accompagnava la pergamena del cavalierato da consegnare ai superstiti, tanto che i figli  ne comprarono una copia consegnata solennemente al pranzo del 4 novembre tra la commozione di tutti e ancor oggi la conservo come prezioso ricordo di mio nonno.

Da allora il tempo trascorso è più che raddoppiato e la prima guerra mondiale è vagamente ricordata ai ragazzi solo attraverso i libri di storia. Sabato scorso sono passato davanti al monumento ai caduti della nostra città partecipando alla consueta cerimonia.

Guardavo le autorità schierate, il picchetto, labari e gonfaloni, ma dietro non c’era nessuno.

Non c’erano la gente, i ragazzi, neppure qualche scolaresca come quando eravamo bambini e ci davano una bandierina tricolore da tenere in mano: nessuno.

Il 4 novembre è ufficialmente la “Giornata delleFforze Armate e dell’unità nazionale” ma - ridotte le forze armate - dov’è l’“Unità Nazionale” e – soprattutto - come viene coltivata?

Certamente è positivo che nessuno oggi si sogni più di sparare agli austriaci ed abbiamo tutti in tasca il comune passaporto europeo, ma mi sembra si sia anche dissolto non tanto l’aspetto “nazionale” - che salta fuori al massimo per le partite di calcio degli azzurri – ma anche il senso di appartenenza, di coesione, di comunità.

Questo non è un bene, ma il risultato dell’aver confuso per molti anni non solo il concetto di nazione con il nazionalismo, ma anche per aver voluto abbattere scientemente ogni simbolo, ricorrenza, sentimento, principio di appartenenza ad una comunità. Così il senso del dovere, di compartecipazione, di reciproca appartenenza nel bene e nel male ad un popolo, si è volatizzato e si è perso.

Si può dire che ciò è avvenuto forse perché questo era un obiettivo della fu sinistra italiana, cui rispondeva una destra che lo ammantava di eccessivo nazionalismo e quindi progressivamente usciva dal tempo, fatto sta che il concetto di appartenenza si è perso. Cosa in cambio ci abbiamo guadagnato? Forse nulla e quindi ci resta solo la perdita.

Appartenere ad un popolo, ad una società, ad una comunità che abbia radici in un preciso territorio sia cittadino, regionale ma soprattutto nazionale impone non solo di accettarne le leggi, ma anche di sentirsi compartecipe alla sua crescita e alla sua evoluzione e - vocabolo desueto – capire che a volte per ottenerlo servono sacrifici.

Quei nomi scritti su tutti i monumenti ai Caduti d’Italia e d’Europa rappresentano un esempio estremo di sacrifico e di solito non sono nomi di eroi, ma di ragazzi spinti nelle trincee a sparare ad altri ragazzi “con la divisa di un altro colore”, come il Piero cantato da Fabrizio De André.

Certamente c’erano e ci sono tanti altri modi di “servire” il proprio paese, quello che si chiamava “Patria” nome oggi desueto e nascosto, celato quasi con diffidenza, timore, sospetto.

Eppure una comunità cresce e si cementa proprio soprattutto nel momento del sacrificio che – come i doveri – si tenta appunto di nascondere ed esorcizzare all’insegna del futile, del sorriso forzato, dei consumi inutili pur ammantati spesso di pseudo modernità ecologica od ambientale. Siamo strani: si litiga o si discute di riforme costituzionali, di presidenzialismo o premierato, di parlamentari eletti o meno dai partiti ma non si discute di noi, degli italiani.

Pensieri che in un giorno grigio e in una piazza semivuota davanti ad un monumento ai caduti scivolano via come le foglie di quest’autunno arrivato di colpo, eppure ti lasciano in bocca un sentimento amaro, di dubbio e di tristezza.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                              MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 928 del 3 novembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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PREGHIAMO…

Ci stiamo già abituando alle terribili immagini da Gaza, abbiamo già dimenticato i terroristi di Hamas che giocavano al tiro al bersaglio sui ragazzi israeliani al rave party, è scomparso dalle cronache anche il conflitto in Ucraina con Kiev che sostiene di aver ammazzato addirittura 300.000 russi (trecentomila (!) altro che le pietraie del Carso...). Siamo una società strana che gioca ad Halloween ma non ricorda e rispetta i propri morti, che pensa a sé stessa e se ne frega dei drammi del mondo, che parla di “valori” ma poi non li osserva, che consuma e spreca ma si riempie la bocca di green e demagogia. Non può funzionare un “Occidente” così (ed infatti non c’è più) travolto dal voluto, costante abbattimento di ciò che significava impegno, ricordo, coerenza, Fede. Chi ritiene di avere un minimo di senso di responsabilità lo spieghi ai più giovani, ai suoi figli e nipoti che andando avanti così c'è solo l'autodistruzione. Anche il Titanic sembrava bello e sicuro, inaffondabile, ma invece è affondato alla prima occasione.

 

FINALMENTE (ALMENO) IL PREMIERATO

Se ne è parlato pochissimo e non so se il governo di centro-destra riuscirà nell’impresa, ma sarebbe un grosso risultato portare a casa una riforma costituzionale che preveda i vertici dello stato – o almeno del governo – eletti direttamente dai cittadini. Una riforma necessaria se si crede nella stabilità e nell’alternanza facendo in modo che chi viene eletto abbia la possibilità di avere davanti alcuni anni di governo per dare un senso alla propria esperienza e non solo puntare all’emergenza, all’estemporaneo consenso o alla demagogia, come nel recente passato. 

Credo che in una democrazia seria i cittadini dovrebbero poter esprimere sempre più spesso e direttamente la loro opinione senza che poi venga ribaltata con alleanze di governo che accolgano transfughi e traditori del voto ricevuto. La figura del (della) premier è importante ma ancor di più lo sarebbe il Presidente della Repubblica che pure vorrei vedere eletto dal popolo con funzioni di garanzia, ma anche con la autorevolezza necessaria che non può venirgli da un voto parlamentare sempre oggetto di baratti.

 

LE PAROLE SPENTE DI MATTARELLA

Mentre si parla di elezioni dirette del premier è legittimo, con pacatezza e serenità, criticare un presidente della Repubblica? Credo di sì, soprattutto considerando comunque Sergio Mattarella una persona perbene ed onesta, forse un po' troppo appiattita sui luoghi comuni. L’ho apprezzato per molti anni quando sedevamo insieme nella Commissione Esteri alla Camera, ma quello che a volte mi lasciano deluso sono le sue parole che spesso mi appaiono logore, scontate, ripetitive, in definitiva non sbagliate in sé, ma sostanzialmente inutili. Certo che il ruolo di un Presidente in Italia oggi è poco più che simbolico, ma c’è una via di mezzo che Mattarella potrebbe assumere, come fecero  Pertini, Cossiga o Ciampi in passato. 

Per esempio, che senso ha il dichiarare a proposito della UE che “Sui migranti occorre studiare e definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà da parte dei governi”?  Una frase così non significa niente, può intendersi che bisogna bloccare le frontiere o - al contrario - aprirle al 100% ed infatti ciascuno le interpreta come vuole.

Così come le sue esternazioni in Portogallo di poche settimane fa al meeting dei capi di stato europei sul conflitto ucraino quando, anziché ricordare l’art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) oppure insistere perché l’ Europa si faccia promotrice di vere iniziative di pace (come ad esempio cerca di fare papa Francesco) Mattarella ha sostenuto che vanno invece continuate le forniture di armi “Perché se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante: per questo serve mantenere altissima la coesione europea perchè solo così si può evitare il rischio di un conflitto mondiale". Poi però, un attimo dopo, lo stesso Mattarella nota “Che in Europa, ma anche in Italia, si allargano crepe, segnali di naturale stanchezza nel sostegno dei cittadini e della politica all'azione del governo di Kiev.”  E quindi, presidente, che si fa? Mi sembravano, al confronto, molto più chiare le contemporanee parole dei presidenti della Polonia e dell’Ungheria, criticatissimi da sempre su questi temi cui a breve si aggiungerà anche la Slovacchia.  

Polonia ed Ungheria (come la Slovacchia) confinano con l’Ucraina, dovrebbero essere le più minacciate, come teme Mattarella, da un ipotetico attacco russo, eppure nello stesso vertice portoghese su questi argomenti è stato molto più chiaro Andrzej Duda (polacco) che sui migranti ha ribadito: "Noi abbiamo subito una guerra ibrida, migranti che sono stati spinti verso i confini dell'Ue e di Schengen che noi dobbiamo proteggere. Noi dobbiamo rendere quindi le frontiere dell'Ue più efficaci. Questo vuole il nostro popolo, questo noi facciamo". Oppure la presidente ungherese Katalin Novak sul conflitto: "Noi supportiamo l'Ucraina, ma io rappresento il popolo ungherese che vuole la pace e che si eviti quindi con altre armi l'escalation del conflitto…”. 

Sui problemi italiani - a parte i messaggi di cordoglio e le commemorazioni, oppure l’antifascismo quotidiano, dato per scontato - c’è spesso un odore di muffa nelle parole presidenziali, mentre si tace su molti problemi concreti. Per esempio: Mattarella è formalmente il capo della Magistratura, ma lo avete mai sentito rimbrottare un giudice, oppure prendere posizioni precise, nette, chiare sulla politica che da anni purtroppo corrode il CSM da lui stesso presieduto?

E nelle stesse commemorazioni, pur passati i decenni, troppi luoghi comuni e mai un pò di chiarezza. A 60 anni dai 3.000 morti del Vajont – per esempio - dovuti di fatto alle complicità e traffici di un potere democristiano che in Veneto aveva molti tratti della mafia siciliana (sia pur con il rosario in mano) non sarebbe stata l’occasione giusta per sottolineare quelle dirette responsabilità politiche e la pavidità di una magistratura che alla fine non ha praticamente condannato nessuno lasciando per decenni migliaia di famiglie nel lutto e senza neppure adeguati indennizzi? Macchè, solo parole di fredda circostanza, nessuna concretezza. Pertini, Ciampi, Cossiga trasformato il Quirinale dandogli un’anima, Mattarella svolge invece con algida compostezza il Suo ruolo, ma non riesce mai a scaldare i cuori di nessuno.

 

FAKE NEWS

Mi arrabbio quando vedo pubblicate sul web notizie palesemente false, esagerate o letteralmente inventate al solo fine di stuzzicare la curiosità dei lettori che -  cliccandoci sopra alla ricerca di dettagli - vengono poi sommersi da una valanga di pubblicità. Su tutti segnalo “Libero.it” (che non c’entra nulla con il quotidiano dallo stesso nome) che quotidianamente inventa balle colossali (la settimana scorsa ha annunciato un ictus per Putin), disastri naturali fortunatamente esagerati, morti strane alla corte d’Inghilterra, oltre a tutti i tradimenti possibili tra star e divi vari). Non è un modo corretto di dare le notizie, ma il pubblico riesce a capirlo?

 

FILM E CONTRIBUTI

Siamo sicuri che i fondi pubblici destinati a tanti film e ad altre forme “culturali” siano spesi beni e non coprano invece spesso interessi politici, spettacoli ideologicamente schierati (di solito a sinistra) con spettacoli di basso livello anche se "firmati" da compagni di grido? Chi stabilisce seriamente se un film meriti o no un contributo? Vedo pellicole insulse ma politicamente ideologizzate precedute dall'avviso di aver goduto di contributi pubblici e penso che sono anche soldi miei. Film sponsorizzati anche se poi non vanno nelle sale, non hanno pubblico, tra l'altro quasi sempre con attori dall'acuto accento romanesco.

Secondo un’inchiesta pubblicata su “Qui Finanza” e dati Adnkronos i contributi  pubblici al settore sono notevolmente aumentati negli ultimi anni passando da 423,5 milioni di euro nel 2017 a 850 milioni nel 2022, circa 745 milioni quest’anno.

Dai documenti pubblicati emerge però anche il vertiginoso aumento dei cachet ad attori e registi coinvolti. Si fa il caso della serie “A casa tutti bene”, diretta da Gabriele Muccino, che è stata finanziata con 2,1 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito d’imposta e per la quale il regista avrebbe dichiarato un compenso di 2,2 milioni di euro, o gli 1,4 milioni per Paolo Genovese, il regista della serie ‘I Leoni di Sicilia’ - uscita sui canali Disney+ nei giorni scorsi - che ha ricevuto finanziamenti per un totale di 8,7 milioni, così come molto ingenti appaiono i compensi per altri film finanziati e diretti da Luca Guadagnino, Edoardo Gabriellini, Saverio Costanzo, Joseph Wright. C’è poi il problema del pubblico visto che alcuni film finanziati avrebbero fatto registrare un clamoroso fiasco. E’ il caso di ‘Prima di andare via’, diretto da Massimo Cappelli, che avrebbe ricevuto un contributo pubblico di 700.000 euro, ma registrando poi solo 29 spettatori in sala. Complessivamente oltre 20 film finanziati avrebbero avuto meno di mille spettatori ciascuno con incassi di poche migliaia di euro, ma con finanziamenti pubblici totali per 11,5 milioni. Come si determina concretamente il livello culturale di uno spettacolo, al di là delle immancabili raccomandazioni? Insomma, chi controlla i controllori?

Per questo comprendo e condivido quindi il disagio pubblicamente espresso dal ministro Sangiuliano, ovviamente criticato dai diretti beneficiati. .

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                MARCO ZACCHERA    





IL PUNTO   n. 927 del 27 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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GRAZIE AI LETTORI CHE MI INVIERANNO ALTRI INDIRIZZI A CUI SPEDIRE "IL PUNTO" !

 

SOMMARIO: Un anno di Meloni – Odio in Medio Oriente – Magistrati chiari e comprensibili -  la buffonata della “privacy” – CGIL in sciopero

 

CORRE IL TEMPO

E’ già passato un anno di governo Meloni. Dovessi dare sinteticamente dei voti ne darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza,  un’ insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece “Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente difficile.

In generale il governo si è dimostrato coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.

Non mi poi ha convinto, in parte, la politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR tentando di avere per l' Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per mancanza di una concreta strategia futura.

Maggioranza parlamentare complessivamente coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere ed è a rischio liquidazione.

Le recenti vicende personali della premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di profonda umanità.

Sinceramente non è pervenuta invece l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte.

Divisioni e crisi infine anche nel Terzo Polo, ma Renzi è un abile furbone e politico navigato: risorgerà.     

 

ISRAELE, ONU, GAZA:  PUNTI FERMI

Nella mattanza in corso in medio Oriente mi permetto ricordare due aspetti:

1) Fate tornare indietro le lancette dell’orologio al 6 ottobre. Non c’era In corso nessuna particolare tensione, in Israele era giorno di festa, al confine con Gaza era in corso un Rave Party con centinaia di giovani, il confine era tranquillo e poco presidiato. C’è stato un attacco improvviso, organizzato, premeditato, violento, con la cattura di centinaia di ostaggi e l’uccisione a freddo di centinaia di persone innocenti, bambini compresi. Un attacco di sorpresa, micidiale, brutale, e - dopo l’attacco - centinaia di miliziani di Hamas sono rientrati a Gaza insieme agli ostaggi. Israele avrà mille colpe pregresse, ma nulla giustificava quello specifico attacco se non la fredda volontà di uccidere, rapire, distruggere, scatenare reazioni e in definitiva far ripartire una nuova guerra, come è infatti puntualmente avvenuto.

2) Gaza è una città assediata dove milioni di palestinesi vivono da sempre tra mille difficoltà e dove migliaia di terroristi di Hamas sono infiltrati da anni nelle case, nei garage, nei palazzi, negli ospedali, nei centri di raccolta. Lo fanno volontariamente, ben sapendo che la contraerea israeliana colpirà esattamente il punto di partenza dei missili (che sono piccoli tubi trasportabili ed occultabili) e quindi obiettivi civili. Se il razzo parte dal balcone di casa tua verso Israele che è a due passi, chi ha lanciato il colpo subito scappa, ma la reazione (automatica, neppure controllata manualmente) colpisce dopo pochi secondi il tuo stesso balcone e la tua famiglia innocente, cosa che Hamas sa benissimo e in definitiva desidera per alimentare odio e terrore.

Israele o non reagisce o coinvolge innocenti, ma secondo voi cosa deve fare?

Questo spiega, però, perché conquistare militarmente Gaza sia impossibile senza una carneficina, che comunque non risolverebbe il problema e quindi per Israele sarebbe una iniziativa suicida. Se si vuole risolvere la crisi palestinese bisogna comunque trovare un accordo, un compromesso, ma come si fa a farlo se ci sono nel mondo “geni del male” che vogliono lo sterminio dei popoli? Se voi foste israeliano, come reagireste? E se voi foste palestinese? Caliamoci nelle realtà, nei problemi, nei drammi personali di chi è involontariamente coinvolto e non può neppure fuggire ! Ma se non c’è via d’uscita salvo il reciproco sterminio totale ecco come solo dialogo, comprensione, tempo, volontà possono portare ad un compromesso ed a una pace - o almeno alla sopravvivenza - ma se si alimentano e si giustificano le azioni come quella del 7 ottobre invece si vuole la guerra e qundi il contrario della pace.

Israele ha mille responsabilità da decenni, ma è grave che un segretario generale dell’ONU non abbia avuto il coraggio di sottolineare con forza chi abbia innestato la “scintilla” del nuovo scontro e in qualche modo l’abbia giustificata.  Se le nazioni del mondo volessero davvero la pace porterebbero truppe ONU a presidiare e garantire Gaza, smantellerebbero Hamas e le altre organizzazioni fondamentaliste  imponendo per contro ad Israele tutta una serie di condizioni. Ma l’ONU non ha la forza di farlo, addirittura alcune nazioni come l’Iran vogliono la guerra per odio viscerale e atavico contro gli ebrei ed i musulmani sunniti: Anche per questo purtroppo si continuerà ad odiare ed a morire.

 

CHIAREZZA

La Giustizia nelle sue decisioni deve sempre essere chiara e comprensibile. Ieri 26 ottobre il Consiglio Superiore della Magistratura ha emesso il seguente comunicato in merito al “Caso Apostolico”, la giudice di Catania nota alle cronache. Lo ripropongo integralmente certo che tutti i lettori capiranno perfettamente il suo significato.

"La verifica circa la pendenza di numerose richieste di apertura di pratica a tutela scaturite da espressioni ritenute dai proponenti lesive della autonomia ed indipendenza della magistratura ha indotto la commissione a deliberare preliminarmente (all'unanimità) la analisi urgente delle stesse per valutarne la riunione alla nuova pratica, ritenendo assolutamente necessario affrontare il tema con la completezza che merita".

Auguri di completa comprensione.

 

PUBLIC PRIVACY (?)

Quanta ipocrisia: compiliamo tonnellate di documenti sulla privacy, paghiamo una inutile Autority che costa milionate (e chissà poi perché questi sostantivi vanno scritti sempre con la y finale, quasi non ci fossero identici termini in italiano), scarabocchiamo tante firme su documenti spesso illeggibili e incomprensibili (avete mai letto il testo di un documento per aprire un conto in banca, andare dal medico o ritirare un certificato?), ma ci dicono che tutto avviene per "tutelarci".

Poi anno in rete i fuori-onda (rubati) dell’ex compagno della premier Meloni e tutto allora diventa lecito perché è “politica”.  Mi chiedo quali siano i limiti concreti dell'informazione e se sia corretto mettere in pubblico immagini rubate a tradimento, volgari quanto volete, ma ricordando allora che sono altrettanto volgari milioni di barzellette triviali, immagini, dialoghi e battute da bar. Dove comincia e dove finisce la privacy? Perchè se si tocca un politico o un presunto VIP la privacy non c'è più, ma a partire da quale livello? Da quale base di reddito o livello di notorietà si può liberamente entrare o meno nel tritacarne mediatico? E perché in una indagine a volte per gli imputati ci sono solo le iniziali e per altri lo sputtanamento completo, salvo poi essere assolti?

Lasciamo perdere il buongusto e le questioni private di una coppia: ma è lecito, corretto, questione di buon gusto o solo per una malcelata volontà di distruzione politica che sono andate in onda le immagini di "Striscia" sull’ex partner della Meloni come tante altre immagine “rubate” che circolano sui social. Mi sembra tutta una grande ipocrisia collettiva dove il "privato" è inteso sempre a piacimento, modello fisarmonica. Smontiamo allora questa inutile pantomina sulla "privacy", oppure si ammetta pubblicamente il fallimento di una normativa che esiste solo per forma e mai per la sostanza.

P.S. Sulla separazione della Meloni ho ascoltato anche la pesante ironia della comica Littizzetto che a “Che tempo che fa” non ha fatto ridere neppure il pubblico in sala, mentre mi sono chiesto come mai “Striscia la notizia” in tanti anni non abbia allora mai minimamente ironizzato sulle “performance” amatorie del fu Cav. Silvio Berlusconi: gossip ed immagini non sarebbero certo mancate...

 

LO SCIOPERO ANNUNCIATO

Essendo la CGIL notoriamente preveggente già da luglio era stato annunciato uno suo sciopero generale contro la “finanziaria” (allora neppure in gestazione) ora messo ufficialmente in cantiere in data da destinarsi. Nessun preconcetto contro il governo, ovviamente.

Il problema è che effettivamente questa legge finanziaria è limitata, bloccata dal deficit e dal buco imponente del bonus 110% edilizio che pesa per tre volte tanto sui fondi dello stato. Eppure allora la CGIL non lo criticava e ancora il M5S insiste oggi a difendere questo mostro legislativo che ha aiutato una minima parte di contribuenti, ma che stiamo pagando tutti. A parte la protesta contro le misure economiche (non giudicate sbagliate in sé dalla CGIL, ma giudicate minime rispetto al necessario) la protesta è perché non è stato ridotto il deficit pubblico. Ottima idea, ma il deficit chi l’ha creato: la Meloni?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO  n. 925 del 19 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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AI LETTORI

Nei giorni scorsi ero in OMAN e venerdì scorso non sono riuscito a far partire IL PUNTO. Mi scuso con i lettori e soprattutto con chi mi ha scritto segnalandomi il mancato arrivo. Rientrato, ripropongo il numero scorso - in parte aggiornato - e venerdi 27 ottobre riprenderemo con l'uscita settimanale. Grazie 

 

Sommario:  Quello che sta succedendo a Gaza ed è avvenuto nin Israele è terribile e mi sento inadeguato a commentare vedendo tante sofferenze. Al confronto tutte le altre notizie che riprendo su IL PUNTO mi sembrano davvero sciocchezze.

Chi è credente preghi, è l’unica cosa che nel nostro intimo possiamo fare.

 

ODIO

Il mondo sembra saper parlare solo di odio. Quanto odio avevano dentro di sé i terroristi di Hamas che hanno massacrato centinaia di ragazzi israeliani dieci giorni fa, oppure quelli che hanno decapitato i bambini ebrei? E quanto odio è stato sparso, ora e nel tempo, dalla rappresaglie israeliane? Quanto odio avevano in corpo i genitori dei terroristi, trasmettendolo ai loro figli spesso nati o cresciuti da disperati in campi profughi e quanto ne nascerà o crescerà tra le centinaia di migliaia di profughi che cercano di scappare da Gaza dove Hamas detta legge peggio di una mafia, ma dove tantissime persone non c'entrano nulla con i terroristi subendone la presenza?

E come hanno vissuto negli anni gli israeliani figli dei sopravvissuti all’Olocausto, spesso circondati ed attaccati da ogni parte, a partire dal giorno stesso in cui è stato proclamato lo Stato di Israele? Senza parlare dell’odio viscerale che evidentemente aveva in corpo chi sterminava milioni di persone inermi per infami ed assurde leggi razziali.

Ogni volta che si apre poi uno spiraglio di pace (come i recenti “Patti di Abramo” tra Israele ed alcune nazioni arabe) sembra che qualcuno cerchi di soffocarla, di provocare una reaziondel violenta della controparte, di alimentare altre reazioni.

Prendo atto che, nel mondo, il terrorismo islamico è una delle peggiori forme di violenza e ricordo che Hamas e le altre sigle terroristiche non sono però rappresentative della maggioranza dei palestinesi.  

Come in ogni conflitto tutti hanno ragioni e torti, purtroppo. Personalmente mi sento profondamente amico di Israele da sempre, capisco le ragioni di tanti amici israeliani, con le loro rabbie ed i loro timori, ma anche che essi stessi comprendono come si debba trovare una qualche soluzione per poter comunque condividere - almeno sopportandosi a vicenda - un pezzo di terra che è di entrambi. I palestinesi non sono tutti complici di Hamas e degli altri gruppi terroristici e i loro bambini soffrono come quelli israeliani, per favore non dimentichiamolo!

L’umanità - che ha tante possibilità di crescere e scoprire meraviglie quando applica scienza ed intelligenza, tanto da poter facilmente rendere migliore la vita per tutti - sembra sia obbligata invece a lasciare sempre dietro di sé anche una lunga scia di odio folle, cieco, assurdo eppure profondamente radicato nel cuori. Dove è il senso di aggiungere lutti a rovine per vendette sempre giustificabili, ma che non risolvono nulla? Eppure l’umanità ha fatto sempre così, spesso distruggendo in pochi istanti la vita, i sacrifici, le opere e perfino i capolavori di tante persone e generando così altra violenza, odio e vendetta tra i sopravvissuti. La vendetta spesso è comprensibile, ma non serve a nulla, è una droga che non risolve e genera sempre altra violenza.

C’è sempre un precedente, una “giustizia” da compiere, una scusa per seminare odio, una motivazione per esacerbare gli animi e chiamare appunto alla vendetta o alla guerra “santa”, in Medio Oriente come ovunque.

Pochi giorni fa era il mio compleanno e - pensando a queste cose - ricordavo bene quando – da bambino – i miei genitori e i miei nonni avevano un timore enorme che tornasse la guerra tra russi ed americani quando una era appena finita con i lutti, le divisioni, la rovina fratricida. Dopo tanti anni nulla è cambiato nel mondo, anzi, sono cresciuti mille focolai di guerra e sono arrivate tante nuove armi micidiali. L’uomo continua ad odiare, non cresce, non ragiona in termini razionali e parla sempre più di vendetta che di pace.

Lo so che sono frasi condivisibili ma senza una loro intrinseca concretezza, eppure sono frasi disperate che, riflettendo, tutti dovrebbero sottoscrivere con l’angoscia intima di riuscire poi a fare però poco o niente, anche solo per cercare di rompere questa spirale infinita.

Cosa volete che contino i fatti che settimanalmente cerco di raccontare in queste pagine davanti ad una umanità che troppo spesso diventa così cieca? Non lo so, tutto mi sembra folle ed assurdo, stiamo per lasciare un mondo peggiore di quello che ci ha accolto e dove i più deboli, di solito innocenti, sono poi quelli che pagano sempre.

Solo la preghiera mi aiuta e sono convinto che la stessa preghiera la recitino in maniera diversa - ma condividendola profondamente - tanti cristiani, ebrei e musulmani. Che il Grande Capo ci ascolti e ci aiuti tutti per evitare un bilancio finale ancor più disastroso per la mia generazione e il mondo intero.

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Approfondimento: NON TUTTI GLI ARABI SONO UGUALI

Come vivono i paesi arabi l’ennesima crisi in Israele? Non tutti i paesi sono uguali, anzi, in politica estera ci sono profonde differenze. Sono stato in questi giorni in Oman, sultanato della penisola Arabica di cui si parla poco e che invece recita da sempre un ruolo importante – anche se discreto – nello scacchiere politico medio-orientale con una sua posizione di tradizionale prudenza.

Monarchia assoluta dal 1971 (prima è stato per lungo tempo un protettorato britannico) l’Oman è un sultanato islamico che per secoli ha vissuto di commerci e traffici (soprattutto con la tratta degli schiavi) e che politicamente è vicino all’Occidente. L’attuale sultano Haitham, al potere dal 2020, ha anche permesso limitate riforme democratiche come la creazione di un parlamento consultivo pur mantenendo di fatto personalmente il potere con peraltro – almeno sembrerebbe – un largo supporto popolare.

Il paese ha avuto un forte sviluppo economico uscendo rapidamente da una situazione di assoluta chiusura verso i paesi occidentali, ma mantiene forti connotati tradizionali.

Per dare un’idea a Nizwa, l’antica capitale del paese cinta tra le montagne del massiccio dell’ Hajar,  a parte la casuale visita di un ufficiale inglese nel 1835, la città era ancora interdetta agli stranieri fino agli anni ’80 del secolo scorso. Un architetto italiano che nel 1985 fu a Nizwa invitato dal governo per compiere rilievi in vista di un restauro delle antiche fortificazioni, Enrico D’Errico, notò nel suo diario di essere l’unico occidentale in città dove la gente viveva come nei secoli precedenti.

In pochi anni il paese è però ora molto migliorato dal punto di vista delle infrastrutture, potete girare comodamente su autostrade modernissime, l’offerta turistica è discreta ed il paese è apparentemente molto sicuro.

Proprio per questa sua apertura lenta ma costante verso l’Occidente vi è molta prudenza nel giudicare il conflitto tra Hamas ed Israele anche se l’appoggio ufficiale ai palestinesi è sincero ed evidente. Sono ammessi tutti i media occidentali e in hotel potete seguire BBC e CNN, ma anche l’unico giornale di Muscat in inglese “Muscat Daily” tende a separare le ragioni palestinesi dalle azioni di Hamas annunciando che l’Oman si è già proposto non solo per aiuti umanitari a Gaza ma anche per sollecitare un “cessate il fuoco” tra le parti.

Non vi sono però mai accenni particolarmente violenti contro Israele che si colgono invece, per esempio, dalla TV iraniana visibile ovunque (l’Iran è a poche decine di chilometri di distanza, appena al di là dello stretto di Hormuz) e che dedica tutto il suo Tg internazionale in lingua inglese ad una furibonda campagna anti-israeliana, mostrando le piazze europee con le manifestazioni pro-Palestina. In argomento i pochi omaniti che, visibilmente imbarazzati, affrontano in privato il problema non escono da posizioni “ufficiali” sottolineando come Israele debba risolvere il problema senza ricorrere alla violenza. Negli ultimi giorni sono apparsi volantini e manifesti inneggiando alla libertà per il popolo palestinese, ma limitandosi a slogan “Noi stiamo con la Palestina”

Il paese è arabo e ha nella struttura sociale islamica la sua forza e la sua costituzione, la polizia in Oman è praticamente invisibile ma deve essere ovunque almeno a giudicare dalla grandezza delle caserme sparse nel paese. “Se non vuoi studiare vai a fare il poliziotto, ti pagano bene e non è necessario essere delle aquile” commenta ridendo l’autista mentre dal nulla del deserto spunta l’ennesima caserma.

L’Oman ha avuto nel petrolio il suo volano economico, ma non ha mai voluto strafare e quindi la produzione è costante ma contenuta cercando di mantenere intatte le riserve, valutate in diversi miliardi di barili. I profitti petroliferi, oltre che finire nelle tasche del Sultano, sono però stati diffusi in tutto il paese con un reddito medio ormai superiore ai 30.000 euro l’anno per i circa 4 milioni di abitanti, oltre ai tantissimi stranieri asiatici (soprattutto indiani, nepalesi, pachistani e provenienti dal Bangladesh) che formano l’effettiva forza-lavoro. Da sottolineare come l’inglese sia insegnato già nelle scuole primarie e quindi largamente parlato (o almeno capito) da tutti i giovani e che il tasso di sviluppo sia costante con un +5% medio nell’ultimo ventennio ed una diversificazione produttiva che tende a migliorare l’agricoltura sfruttando nel modo più moderno la poca acqua disponibile e favorendo anche lo sviluppo industriale e dei servizi.

La donna è soggetta alla legge islamica e quindi assente dalla vita pubblica, curioso – ad esempio – vedere in Tv una specie di nostro festival di Sanremo notando come in platea ad ascoltare ci fossero solo uomini. Da poco le donne hanno avuto il permesso di guidare da sole in auto, ma il loro abbigliamento deve essere sempre conforme alla tradizione variando a seconda della tribù ed area di provenienza.

Il conflitto in Medio Oriente desta comunque molta preoccupazione, è come una nuvola che incombe temendo un allargamento del conflitto, mentre quello in Ucraina non fa notizia ed il paese ospita molti turisti russi che fanno tranquillamente shopping nei modernissimi mall di Muscat (meno opulenti però di quelli di Dubai), nuova versione dei tradizionali “suk” che ormai si sono trasformati in occidentalissimi supermercati.

Una curiosità: il paese non ha grattacieli né case colorate. Per volere del sultano l’edificio più alto non può superare in altezza i minareti della Grande Moschea di Muscat e dev’essere bianco. Ottima scelta per una visione urbanistica meno appariscente ma più ordinata mentre invano, anche nel luogo più desolato, cercherete un rifiuto per terra: gli omaniti hanno lo scrupolo della pulizia. Dovrebbero impararlo tante nostre città.

 

DEDICATA A CERTI GIUDICI:

“Memento” per Iolanda Apostolico, i compagni della ANM che la difendono, i  componenti della sinistra del CSM che si indignano e per tutti quei giudici che non nascondono i loro preconcetti politici, qualsiasi essi siano.

Sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite  sul  principio dell'imparzialità (n. 8906 del 14 maggio 1998): «l'esercizio della funzione giurisdizionale impone al giudice il dovere non soltanto di essere imparziale, ma anche di apparire tale; gli impone non soltanto di essere esente da ogni parzialità, ma anche di essere al di sopra di ogni sospetto di parzialità. Mentre l'essere imparziale si declina in relazione al concreto processo, l'apparire imparziale costituisce, invece, un valore immanente alla posizione istituzionale del magistrato, indispensabile per legittimare, presso la pubblica opinione, l'esercizio della giurisdizione come funzione sovrana: l'essere magistrato implica una immagine pubblica di imparzialità». Appunto…

 

MENO MALE, LA CGIL C’E’ !

Meno male che la CGIL c'è! Dopo 75 anni e rotti, per la precisione 27.676 giorni da quel debutto il primo gennaio 1948 (se non ho sbagliato i conti) la CGIL sabato scorso ha scoperto che "Bisogna cominciare la lotta per l'applicazione della Costituzione!" Cosi ha urlato il leader della CGIL Landini arringando la truppa ivi convenuta nella manifestazione di Roma. Bene, siamo effettivamente un pò in ritardo, ma chi ben comincia è già a metà dell'opera… Ci si rivede per un aggiornamento verso fine secolo.

Peccato, infatti, che i cigiellini di questa necessità non se ne siano accorti prima, magari nel trentennio (almeno) in cui hanno governato anche i compagni della sinistra.

Ma non dite che la manifestazione fosse strumentale contro la Meloni perchè - ribadisce Landini - "Questa non è una piazza della sinistra, ma di chi paga le tasse".

Combinazione passavano di lì la Schlein con tutto lo stato maggiore PD e – sempre per caso – anche il M5S, sinistra ecologista, Verdi & C che così, già che c’erano, dal palco e in TV hanno fatto un salutino. A proposito, ma siamo poi proprio sicuri che i sindacati paghino davvero le tasse? A leggere il libro (non smentito) di Stefano Livadiotti, «L'altra casta» parrebbe proprio di no, o almeno che vi sia una gran bella fetta di evasione, ma lasciamo Landini nelle sue granitiche certezze. 

 

FEDEZ: AUGURI, MA BASTA!

Tanti auguri a Fedez, con la Ferragni e compagnia per il suo stato di salute ma adesso, basta così! Mi spiace abbia le ulcere allo stomaco, ma un po' di rispetto per chi soffre seriamente lontano dai riflettori, dimenticato nelle corsie o nei DEA intasati senza avere intorno i “follower” e le telecamere, così che anche la malattia diventa business. Assurda questa mitizzazione di personaggi “montati” sul nulla, degno specchio di una società senza più logiche, ideali e riferimenti. Positivo che molti fans si siano fatti avanti per donare il proprio sangue per lui, magari neppure sapendo che da decenni l’AVIS ed i centri trasfusionali non aspettano altro, ma per donarlo a tutti. Una buona occasione per diventare donatori abituali.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 925 del 6 ottobre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Problema migranti: quanto incide la politica sulle scelte dei magistrati? La sentenza di Catania dimostra che la realtà supera la fantasia, eppure la "Casta" delle toghe può far quello che vuole - Paniere calmierato, una buona idea mentre lo spot di una pesca ci costringe a riflettere  -  De Luca e i test di medicina: irresistibile, Crozza ringrazia.

 

 

(IN) GIUSTIZIA CREATIVA

Da sempre l’immigrazione è un tema divisivo, con il governo che si affanna a mettere toppe ad un sistema complicato in perenne emergenza sotto la pressione degli sbarchi e dell’opinione pubblica. Messa sotto scacco dal moltiplicarsi degli arrivi, se la Meloni li frena è accusata di insensibilità o peggio, ma se non blocca agli arrivi indiscriminati è oggetto di critiche feroci, tenuto conto che - secondo “Termometro Politico” - quasi il 75% degli italiani vorrebbe un ben più forte blocco alle frontiere.

In questo clima già incandescente la sentenza della giudice di Catania, Iolanda Apostolico, è benzina sul fuoco anche perché, rimettendo in libertà tre tunisini temporaneamente detenuti da pochi giorni nell’ hot-spot di Pozzallo, dà una interpretazione prettamente “politica” ai recenti decreti governativi.

Il caso di specie – perché ricordiamoci che ciascuna causa è storia a sé – è legato alle motivazioni con cui il giudice sostiene, innanzitutto che nonostante la Tunisia sia un “paese sicuro” (secondo i parametri europei, non è un giudizio “italiano”!) l'accoglienza era dovuta a motivo di persecuzione di quei singoli individui che quindi potevano essere “a rischio”.

Erano ricercati politici? Macchè: un ricorrente ha dichiarato di sentirsi minacciato dai parenti della propria fidanzata lasciata in patria, un altro perché “perseguitato dai cercatori d’oro del suo paese che, secondo credenze locali, per le sue linee della mano lo ricercano ritenendolo favorevole alle loro attività”, un altro perché inseguito –così ha dichiarato, con ricorso accolto!  – dai propri creditori.

Il caso delle linee della mano appare un po' demenziale: anche se l’immigrato fosse inseguito dai cercatori d’oro del proprio villaggio non poteva trasferirsi in altro luogo? Di sicuro due dei 3 detenuti temporanei erano già stati espulsi dal nostro paese, ma ci sono ritornati infrangendo la legge, ma su questo aspetto la giudice Apostolico sembra sorvolare. dichiarando genericamente “illegittimo” il decreto del Governo. Ma chi le ha dato l’autorità di farlo? Al massimo avrebbe potuto ricorrere per sospetto di incostituzionalità, ma non si decide “un tanto al chilo” se una legge vada bene o no, perché altrimenti cade il concetto giuridico della imparzialità del magistrato e le sue opinioni politiche diventano determinanti.

Per questo colpisce la dichiarazione del presidente della Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha commentato all’ANSA: “Noi non partecipano all'indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia". 

No, caro presidente, proprio l’atteggiamento della ANM può semmai diventare un attentato alla democrazia (e fa comunque decadere lo stato di diritto) perchè un giudice non può essere spinto e difeso ad interpretare con il “suo” metro di giudizio politico se  una legge sia o meno legittima.

Così come è grave che i rappresentanti di sinistra del CSM abbiano presentato in argomento un documento contro il governo: i giudici devono essere indipendenti ed imparziali, non prendere posizioni pro o contro l'esecutivo, non pè il loro ruolo. 

Se poi la giudice di Catania era stata davvero nel 2018 a manifestare contro Salvini (come dal video che hanno visto tutti) in una manifestazione pro migranti dimostra che avesse idee preconcette in argomento, (oltre a quanto scritto e pubblicato da lei online): è legittimo averle, ma allora ci si astiene dai relativi processi perché un giudice deve (dovrebbe) partire sempre imparziale. 

Oltretutto questa sentenza apre la strada ad una voragine di ricorsi, svuota i centri, non tiene conto delle espulsioni precedenti, si arroga il diritto a livello internazionale di giudicare la Tunisia “paese non sicuro” (a che titolo e con quale autorità?) e prende per buone giustificazioni chiaramente risibili. Questa è giustizia? Secondo me questa è solo “politica”, non giustizia.

E pensare che forse al Governo questa sentenza alla fine farà pure un favore perché la Meloni potrà sostenere (come ha fatto) “Io ci provo, ma se poi i giudici liberano tutti…” moltiplicando la distanza magistrati-cittadini.

Nella bolgia europea piena di contraddizioni, interessi nazionali contrapposti e carenze normative comuni cresce intanto il problema dell’accoglienza di centinaia di migliaia di persone che non si sa più dove mettere (respinti anche da quelle regioni rosse che criticano il governo se “filtra” gli arrivi) e in questo senso la sentenza di Catania non aiuta. L’impressione è piuttosto che, una volta di più, la questione migranti sia solo un alibi per condizionare una riforma del sistema giudiziario sempre più urgente che però una parte dei magistrati non accetta e non esita a mettere quindi l bastone tra le ruote” all’esecutivo.

E pensare che quel tunisino che ha “le mani d’oro” potrebbe trovare un eccellente lavoro ovunque. Ci pensate? Un rabdomante dei filoni auriferi…Lo cercherebbero tutti e forse perfino il ministro Giorgetti lo assumerebbe subito al suo ministero.

 

P.S. Ricordo a chi fosse interessato a queste problematiche il mio libro “INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed immigrazione”, ed. Il Borghese, di cui ho ancora alcune copie disponibili. Per richieste contattatemi via mail.

 

PANIERE, CRITICHE E SCONTI

Sarà pure una piccola cosa, ma che circa 30.000 esercizi commerciali abbiano accettato l idea di un patto con il governo per calmierare i prezzi dei beni primari per almeno tre mesi sarà solo un inizio ma e sicuramente una buona idea, che la sinistra in passato non aveva mai avuto. Eppure proprio a sinistra si critica “E’ solo demagogia, è troppo poco!” Forse sarà vero, ma perché loro intanto non c’erano arrivati prima? La miglior risposta sarebbe però proprio comprare quei prodotti con il marchietto del “carrello tricolore” ma soprattutto acquistare quando possibile prodotti italiani. Basta con pomodori olandesi, mirtilli cileni, prugne americane. Meglio scegliere la stagionalità e il “Made in Italy” per aiutare i nostri produttori, ridurre le spese di trasporto e quindi i danni all’ambiente.

 

UNA PESCA CHE FA MEDITARE

E’ stato giudicato negativamente da molti perché ricorda la tristezza di una bimba con i genitori divisi e non inneggia a tutte le forme più o meno “moderne” di famiglie allargate o alternative, ma quella pesca al centro della campagna pubblicitaria di Esselunga mi ha fatto riflettere e quindi trovo sia stato un messaggio positivo, obbligando tutti a pensare ai propri atteggiamenti di vita, al di là del contenuto commerciale appena sussurrato. Uno spot riuscito, ma soprattutto utile per la comunità e non è un caso che sia stato tanto criticato dalle “intellighenzie” progressiste.

Vedetelo e giudicatelo, soprattutto dentro di voi.

 

DE LUCA E MEDICINA

Il governatore campano De Luca sarà pure un tipo eccentrico, ma certamente è molto diretto nelle sue esternazioni per la gioia di Crozza che lo imita alla perfezione, come il suo collega Zaia..

De Luca è uno che parla chiaro e in modo colorito e spesso ha perfettamente ragione inquadrando il pensiero del cittadino medio davanti ad autentiche follie. Nel caso del test di ammissione alla facoltà di Medicina anche se pare che non ci siano (almeno quest’anno) le specifiche domande “pazze” ai candidati riportate dal Governatore campano resta l’esigenza di fondo di permettere a più giovani di accedere alla facoltà vista la carenza di medici a tutti i livelli.  Più che il solo test credo potrebbe servire un “filtro” successivo per esempio imponendo tempestività negli esami e scartando chi non sta al passo con le lezioni. Però, volete mettere quanto sia divertente De Luca in TV? Uno spettacolo da non perdere.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 924 del 29 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Il Punto: Sulla questione immigrazione il governo Meloni si gioca la faccia, anche se personalmente non la considero il primo dei problemi, eppure è un altro esempio di come l’Europa sia tuttora una realtà confusa e controversa e che va avanti in ordine sparso – E’ morto l’ex presidente Napolitano: rispetto, ma anche qualche riserva sulla sua figura politica – Modesta proposta fiscale – Musei: lo sconto ai “proprietari” ?

 

MIGRANTI, EUROPA, FUTURO

Il Governo (che nel frattempo con il decreto-flussi ha permesso la regolarizzazione di molti immigrati irregolari inserendoli nel mercato del lavoro) aveva promesso in campagna elettorale una riduzione degli arrivi via mare. ma di fatto non riesce ad ottenerlo, anzi, si moltiplicano naufragi e sbarchi.

Lo ha ammesso la stessa Meloni ed il tema è divisivo e complesso.

Se il governo intervenisse duramente con un blocco navale sarebbe subito tacciato a sinistra di insensibilità o peggio, mentre contemporaneamente le regioni (a cominciare da quelle “rosse”) non vogliono i centri di raccolta dei nuovi arrivati. Se raccoglie i profughi è accusata di incapacità, se li respinge o non soccorre (vedi Cutro) la Meloni allora è “assassina”. La Von der Leyen va e viene da Tunisi e Lampedusa, chiacchiera e rassicura, ma intanto Bruxelles concretamente non aiuta.

Nessuno vuole accogliere i nuovi arrivi, addirittura Austria, Francia e Germania dicono no agli ingressi e blindano le frontiere. La Germania contribuisce alle ONG che però sbarcano solo in Italia, ma anche sulla Tunisia l’Europa - a parte le belle parole - nicchia e tira a campare. I greci intanto di fatto chiudono, respingono e in definitiva se ne fregano delle critiche, mentre la maltese Metsola, presidente dell’Europarlamento, parla bene ma intanto anche Malta non accoglie. 

La Francia invece rassicura il martedì e il sabato mattina, il mercoledì il suo ministro degli interni dice il contrario e il venerdì Macron rafforza i gendarmi a Ventimiglia: W la coerenza.

Tutti - insomma - a parole sono umanitari, ma possibilmente a casa d’altri: funziona un po' come con le discariche o le centrali nucleari. Intanto gli arrivi si moltiplicano con barchette in lamierino di ferro “usa e getta” che affondano o spesso vengono trainate ed abbandonate in mezzo al mare in attesa di soccorsi, mentre la rotta libica e tunisina è sempre più frequentata.

Il Mediterraneo è diventato così un’autostrada senza regole e un cimitero, ma decidere di non decidere è la scelta più sbagliata, anche perché così il “filtro” lo fanno gli scafisti.

Ricordo che quando era di moda la via albanese la questione fu risolta sostanzialmente affondando i gommoni (vuoti) direttamente nei porti di partenza: forse un intervento mirato in questo senso in Tunisia scatenerebbe i benpensanti, ma sarebbe un tentativo.

C’è ovviamente il dovere di solidarietà umana a salvare la gente in mare, ma la questione è di non farli partire e se per i “migranti politici” veri (pochi) c’è una logica e dovere di accoglienza, i migranti economici che arrivano hanno o no il “diritto acquisito” a restare? Come essere umani sicuramente sì, ma perché accogliere loro e non il loro vicino di casa? Vale il concetto che loro hanno rischiato e gli altri no, oppure perché hanno pagato i delinquenti scafisti/schiavisti ?  Non è una logica ammissibile!

Se in Tunisia e in Libia si predisponessero dei campi di raccolta europei di filtro e di controllo e si imponesse che TUTTI devono passare di lì PRIMA di traversare, pena l’essere respinti e informando di questa condizione tutti i potenziali migranti?

Sarebbe un bel passo avanti tenuto conto che abbiamo bisogno di molte di queste persone se scelte, indirizzate, preparate, coordinate e protette, ma non all’insegna del caos che genera rischi, soprusi, sfruttamento e morti in mare. Chi arriva in regola deve quindi avere diritti certi (come il possibile ricongiungimento famigliare) ma anche obblighi altrettanto certi (ovvero l’accettazione delle leggi del paese ospite). Comportandosi poi bene nel tempo - come peraltro fa la gran parte degli immigrati - si dovrebbero acquisire cittadinanza europea e piena integrazione, tenendo anche conto che spesso – quando delinquono – gli immigrati lo fanno per necessità, emarginazione, ricatto e disperazione. 

Diritti e doveri dopo un ingresso controllato: io punterei su questa linea.

 

A PROPOSITO DI GIORGIO NAPOLITANO

Si deve sempre avere rispetto per la memoria di tutti e quindi censuro assolutamente il tono e gli attacchi pesanti alla memoria del Presidente Napolitano apparsi sui social e negli stadi. Bene ha fatto, ad esempio, il giudice sportivo a multare di 5.000 euro i tifosi all’ Olimpico perché – con totale mancanza di rispetto - nel minuto di silenzio in Sua memoria le curve hanno intonato la canzone “I ragazzi di Buda” dedicato ai giovani di Budapest uccisi dai sovietici nel 1956.

Proprio questo episodio, però, sottolinea come il giudizio storico e politico su Giorgio Napolitano non possa essere solo magniloquente ed assolutorio. Quell’invasione Napolitano, da buon comunista osservante, l’aveva infatti allora approvata e condivisa e non mi risulta si sia mai pentito per questo.

Era stato infatti un comunista DOC, ma dopo il 1944 perché prima – anche questo aspetto è stato poco ricordato – era invece esponente dei GUF (Gruppi Universitari fascisti) quando certo l’adesione non era obbligatoria.

A questo proposito ho fisso nella mente un episodio quando – da Presidente della Repubblica – commemorando i paracadutisti della “Folgore” sacrificatisi ad El Alamein, Napolitano ne ricordò il valore, ma sottolineando che difendevano comunque una dittatura e che – insomma -  erano morti “dalla parte sbagliata”. Quei paracadutisti morirono nel 1942, lo stesso anno in cui Napolitano era fascista dichiarato nel GUF: mentre parlava, non c’era in Lui un po' di ipocrisia?

A proposito di Ungheria, invece, ancora due mesi dopo l’invasione e nonostante i morti per le strade e gli arrestati, Napolitano giustificava l’intervento militare sovietico all’ VIII congresso del Partito Comunista scagliandosi con veemenza contro chi era uscito per protesta dal PCI (come Giolitti) con frasi pesanti che - lette negli anni successivi - andrebbero meditate. Anche su “mani pulite” fu feroce contro Craxi eppure “non poteva non sapere” delle tangenti e sovvenzioni pagate per decenni da Mosca ai vertici del PCI. Anche questa è storia e sono scelte che il Presidente Napolitano non ha mai rinnegato e nessuno gli ha chiesto di farlo. Per questo, da deputato, NON lo votai come Presidente della Repubblica e - se rispetto oggi la Sua memoria - non posso però dimenticare anche questi aspetti della Sua vita.

 

MODESTA PROPOSTA FISCALE

L’ Agenzia delle Entrate (meglio, i computer dell’Agenzia) ove riscontrino qualche irregolarità richiedono ai contribuenti documentazione integrativa su moltissimi atti. Spesso la stessa documentazione è già a mani dell’Ufficio e poi la pratica si chiude constatando la regolarità della posizione e delle dichiarazioni del contribuente.

Per evaderla, però, i contribuenti perdono tempo, risorse, attese. Ma se la “colpa” della richiesta poi dimostratasi ingiustificata è dell’Ufficio perché, a pratica conclusa, non si riconosce al contribuente un “bonus” per l’inutile disturbo arrecato e un rimborso delle spese da lui sostenute (per ricerche, fotocopie, parcella professionisti, recupero degli atti)? Mi sembrerebbe una misura di equità, anche per responsabilizzare gli uffici a valutare il caso prima di emettere richieste inutili o documenti già forniti.

 

MUSEO EGIZIO

Come le onde del mare, puntuali arrivano le critiche di parte della Lega e FdI al direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, “colpevole” di applicare sconti sul biglietto di ingresso agli arabi perché quanto esposto viene dall’Egitto.

Non entro nel merito del personaggio, ma sul concetto dei biglietti differenziati per sottolineare come all’estero sia prassi comune concedere semmai sconti (anche in misura fino al 90%) ai “locali” rispetto ai turisti, considerandoli “ricchi” rispetto ai cittadini del paese ove ha sede il parco nazionale, il monumento o la galleria d’arte oggetto della visita. Non solo ciò di solito non avviene in Italia, ma applicando il concetto caro al direttore Greco, vista l’origine di quanto esposto nei musei di mezzo mondo, gli italiani dovrebbero allora entrare con lo sconto (o gratis) al Louvre, agli Uffizi, alla National Gallery, oppure riavere indietro (dalla Gioconda in giù) molte delle opere d’arte oggi esposte all’estero…   

 

BUONA   SETTIMANA  A  TUTTI !                                                               MARCO  ZACCHERA  



IL PUNTO   n. 923 del 22 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Il Punto:

 Il discorso immigrazione sta raggiungendo un tragico assurdo, così come le incongruenze europee (un approfondimento la prossima settimana), intanto le conseguenze delle scelte BCE gravano su tutti e "distruggono" la manovra finanziaria: ma chi davvero comanda in Europa? Non certo i cittadini europei.  Segue un approfondimento sulla situazione “giudiziaria” USA, in Italia fornita precotta e confusa.

 

TASSI, BANCHE E DISASTRI

Per l’ABI – al netto di spese, perizie e adeguamenti BCE di settembre - i tassi dei mutui per la casa sono ormai vicini al 5% ma in un solo mese c’è stata una contrazione dei contratti del 3,3% che su base annua vuol dire la riduzione di un terzo delle pratiche.

Ancor peggio i prestiti alle imprese, ridotti in un mese del 4% segno che anche le aziende non possono più permettersi di investire.

Interessante notare che l’ABI ammette che i tassi pagati dalle banche alla clientela sui depositi si attestano allo 0.8% medio – ovvero una miseria - senza significativi incrementi e nonostante i dieci progressivi aumenti del tasso di riferimento decisi appunto dalla BCE.

La “forbice” della stretta creditizia non viene quindi immessa nel sistema privilegiando ad esempio finanziamenti mirati, produttivi o di incremento occupazionale ma resta alle banche che festeggiano con profitti da record semplicemente riversando i soldi raccolti quasi gratis dalla clientela nei rapporti interbancari ben rimunerati o comprando titoli di stato, lucrando così una splendida differenza senza rischi. 

Difficile dar torto al governo se si permette di proporre di tassare in modo più pesante questi extraprofitti e non capisco perché l’ipotesi non dovrebbe essere sposata anche a livello comunitario, a vantaggio di spese “mirate” ed applicate da tutti i governi UE.

La BCE insiste con una politica solo sui tassi per frenare l’inflazione (questa almeno la vulgata ufficiale, che pochi si permettono di contestare) quando – nello stesso giorno del report ABI –  Confesercenti sottolinea come la spesa alimentare delle famiglie italiane (primo indice del consumo) si sia ridotto nel primo semestre 2023 di 3,7 miliardi di euro nonostante l’aumento dei prezzi: si compra insomma il 10% circa di meno. Una manovra per combattere l’inflazione sta raggiungendo il risultato di uccidere la crescita, eppure pochi sottolineano questa incongruenza soprattutto quando l’inflazione non è generata da eccessiva domanda a fronte di carenza di prodotti sul mercato, ma dall’aumento di prezzo alcuni beni – come quelli energetici – che non sono un “optional” ma indispensabili per soddisfare bisogni primari o il funzionamento delle imprese che non hanno possibilità di scelte alternative.

Ecco perché appare strano il silenzio dei governi, la rassegnazione della politica rispetto alla BCE, la mancanza di coraggio nell’ ammettere che alla base della spirale inflazionistica ci siano state alcune scelte di campo che si stanno rilevando un boomerang a medio termine, come le decisioni riguardo alla guerra in Ucraina che ha fatto esplodere la crisi energetica e l’aumento delle materie prime.

Una volta di più questo non significa che abbia ragione Putin, ma semplicemente che perpetuare una guerra sta danneggiando pesantemente soprattutto l’Europa e che quindi bisogna far fronte a questa emergenza tentando di risolverla intanto con un armistizio e non solo assistendo passivamente all’andamento della situazione sul campo, di fatto ormai incancrenita, solo progressivamente aumentando le spese militari di cui nessuno dà un rendiconto e spese in un paese sconvolto dalla corruzione.

Troppi paesi extra-UE che non sono legati a queste problematiche nel frattempo crescono e conquistano mercati, spesso insensibili alle tematiche ambientali e con gravi danni per il pianeta, rendendo così nulle scelte europee che però intanto ci auto-danneggiano. Una seria riflessione su questi aspetti dovrebbe essere al centro del dibattito politico ed economico, mentre invece resta solo sullo sfondo,

 

Approfondimento:

USA: TEMPESTE GIUDIZIARIE

Arrivano dagli USA - attutiti dalla distanza, dalla confusione e dai preconcetti politici -  gli echi di una complessa guerra giudiziaria che potrebbe condizionare la prossima campagna elettorale per le presidenziali del novembre 2024.

Per capirli, però, bisogna prima fare un po' di chiarezza per il lettore italiano sul sistema giudiziario statunitense chiarendo tre aspetti fondamentali.

Il primo che la giustizia americana è “politica” nel termine più ampio del termine poiché giudici e procuratori sono tutti di elezione diretta da parte dei cittadini.

Esistono candidati indipendenti, ma di solito tutte le cariche pubbliche – dal preside scolastico al capo dei pompieri di una città, passando appunto per i giudici – sono scelti tra candidati repubblicani o democratici.

L’elettore può votare nella sua maxì-scheda un candidato giudice democratico e un deputato repubblicano, ma di solito vota la “lista” (partitica o, meglio, di schieramento) proposta da un partito per tutti i candidati alle diverse cariche di una specifica tornata elettorale. Avremo quindi procuratori democratici o repubblicani ovviamente più o meno solleciti (o sollecitati) ad accusare un avversario politico

Il secondo è il termine di “Gran Giurì” che da noi viene interpretato come una sorta di giuria processuale, mentre invece è solo un gruppo di cittadini -  estratti a sorte – che devono valutare se le prove raccolte dall’accusa siano o meno sufficienti per procedere in un’azione penale, un po' come il GIP in Italia.

Non si entra quindi nel merito delle accuse, l’imputato o i suoi difensori non sono presenti alla seduta e praticamente i “gran giurì” danno sempre l’assenso a continuare nella causa, anche perché nessun procuratore si presenta senza avere in mano almeno degli indizi.

Terzo aspetto fondamentale da chiarire è il termine di “impeachment”.

E’ l’avvio di un processo a carico di una carica pubblica (ad esempio un presidente) se si ritiene che per gravi motivi debba essere rimosso. Un processo lungo da parte del Congresso e che deve vedere favorevoli sia il Senato che la Camera dei Rappresentanti. Mentre nel tempo queste messe in stato d’accusa erano una rarità, oggi – soprattutto quando una Camera ha una maggioranza diversa dall’altra – sono diventati un motivo di scontro politico, anche se è ben difficile che un Presidente venga destituito perché il quadriennio elettivo scorre veloce.

Più che altro è un’arma di pressione e show a beneficio dell’opinione pubblica, come quella avviata a suo tempo dai democratici contro Trump e che intenderebbero avviare ora alla Camera i repubblicani contro Biden.

Nello specifico contro Trump non si sta ora avviando un impeachment (non è presidente in carica), ma una serie di accuse che potrebbero impedirgli di partecipare alla campagna elettorale e intanto la richiesta di un procuratore (democratico) di impedirgli di parlare dei casi giudiziari a suo carico, ovvero di “silenziarlo” sul principale tema della sua campagna elettorale, scatenando la bagarre.

Donald Trump ha infatti reagito subito alla notizia con il suo solito stile:
"Il procuratore di Biden, lo squilibrato Jack Smith, ha chiesto alla corte di limitare il 45mo presidente e principale candidato repubblicano. In pratica io combatto contro una persona incompetente che ha usato come un'arma il Dipartimento di Giustizia e l'Fbi contro il suo avversario e non mi è consentito commentare?"  Segue l’appello agli elettori: "Sono stato incriminato per voi: i democratici hanno utilizzato le forze dell'ordine come armi per prendermi di mira: quello che il corrotto Biden sta facendo è interferenza elettorale al massimo livello".

Sul fronte repubblicano, infatti, da tempo si accusa Biden di corruzione – direttamente e tramite il figlio Hunter Biden, personaggio di pessima fama – per traffici legati a rapporti commerciali con la Cina e l’Ucraina sui quali l’FBI sarebbe stato reticente e in settimana Hunter è stato effettivamente incriminato, ma per uno strano reato marginale legato all’acquisto di una pistola senza aver dichiarato i suoi precedenti di uso di droga.

Un’accusa – convalidata da un gran giurì, ovviamente - che è un “cavallo di troia” per inguaiare il padre e continuare ad indagare sulla “polpa” dell’inchiesta, ovvero i rapporti commerciali di famiglia quando Biden era il vice-presidente di Obama operando con società-ombra che i repubblicani da tempo accusano di scorrettezze fiscali e politiche.

In questo clima si aspettava in settimana l’avvio ufficiale di una procedura di impeachment direttamente contro Biden avviata dai repubblicani che – alla Camera – contano 10 voti in più dei democratici.

Scontato che al Senato tutto si fermerebbe comunque, ma la mossa sarebbe clamorosa quanto pericolosa poiché non tutti i repubblicani sarebbero favorevoli e - se il voto del gruppo non fosse unanime - una eventuale sconfitta sarebbe catastrofica per la reputazione dello speaker (ovvero il capogruppo repubblicano) Kevin McCarty  e tutto il suo partito. 

Tutto (forse) rinviato e le incertezze sono dovute al fatto che nelle prossime settimane il Congresso dovrà votare il bilancio 2024 (sul tema i democratici, senza maggioranza, sono sotto scacco) e alcuni repubblicani pensano di poter così avere più peso contro Biden.

Di sicuro la reazione della Casa Bianca non si è fatta attendere. "I repubblicani della Camera hanno indagato sul presidente per nove mesi e non hanno trovato alcuna prova di illeciti, la richiesta di impeachment è estremismo politico nella sua forma peggiore".

Battaglia aperta, insomma, e mancano ancora 14 mesi alle elezioni presidenziali!

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 922 del 15 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il punto del Punto: Con questo numero riprendono le uscite settimanali e  prego i lettori di leggere le righe qui subito sotto.  Intanto arrivano le prevedibili frizioni tra Governo, Europa & Gentiloni, siamo solo all’antipasto menrtre, onnipotente, la BCE decide i nostri destini economici ed aumenta ancora dello 0,25% i tassi europei per la decima volta consecutiva fregandosene dell’opinione dei paesi e dei governi. Questo significa un altro affare per le banche, ma danneggiare l’economia comunitaria ed azzerare gli effetti e le disponibilità di una intera finanziaria italiana. Anche per questo sarà una “finanziaria” magra, eppure c’è ancora qualcuno che rimpiange i superbonus!.

 

DISCORSETTO CHIARO AI LETTORI,

Carissimi, ci avviamo veloci al millesimo numero de “IL PUNTO”, sono infatti quasi vent’anni che ci sentiamo! Per me scrivere è uno sfogo, un segno di libertà di espressione, un tentativo di spiegare le cose con chiarezza, semplicità ma anche lealtà e rispetto per tutti, anche perché ci tengo a non essere etichettato.

Credo che molti apprezzino questo aspetto, almeno leggendo i tanti commenti che ricevo.

Vi chiedo però anche una mano concreta: datemi la gioia di poter continuare inviando IL PUNTO ad altre e nuove persone: amici, parenti, clienti, collaboratori: nessuno vuole disturbare e per cancellarsi basta un “clic” e credo che a molti piacerebbe leggere le note che cerco di proporvi ogni settimana. Mi mandate quindi qualche altro indirizzo mail? GRAZIE!

A proposito, le news le vorreste più succinte o dettagliate? Su quali argomenti: leggeri, politici, economici o di politica estera? Scrivetemi i vs. suggerimenti in un confronto che è sempre stimolante ed utile per entrambi le parti.

Mentre attendo il vostro aiuto con l’augurio di poter continuare a leggerci ogni settimana, ricordo anche che spesso alcuni indirizzi decadono senza apparenti motivi: se non riceveste più IL PUNTO in futuro lo trovate comunque su www.marcozacchera.it ma segnalatemi l’eventuale disservizio ! Grazie!!

 

MELONI, GENTILONI E L’EUROPA

Dopo quasi un anno da premier Giorgia Meloni si sente più forte e sicura di sé. Con i fatti ha subito chiuso la porta alle scontate polemiche “postfasciste” che ne hanno accompagnato la nomina, ha annacquato (fin troppo) il suo programma economico in chiave post-draghiana raccogliendo ovvi consensi ma anche una “tregua” dalla grande finanza, ha imparato a gestire i contatti internazionali arrivando a tenere una linea da “falco” pro USA e NATO sull’Ucraina superando anche molte perplessità interne. Ora che dovrebbe essere arrivato il momento di far emergere finalmente una più netta ed autonoma “sua” linea politica arriva un problema grosso: i sempre più difficili rapporti con l’Europa. 

Da una parte la Meloni vorrebbe forse tenere un atteggiamento più rigido con Bruxelles anche in chiave di contrapposizione e quindi di visibilità elettorale, ma come leader del gruppo “Conservatori e riformisti europei” sa che solo alleandosi al PPE potrà in futuro avere più sponde a Bruxelles e quindi partecipare come forza di maggioranza nella Commissione Europea.

MA IL SUO SUCCESSO NON PUO’ ESSERE BEN VISTO DALL’EUROPA DI OGGI CHE GUARDA A SINISTRA E TEME I “SOVRANISTI” DI DOMANI, COSI’ COME DA QUEI PAESI CHE TEMONO L’ITALIA COME POSSIBILE RIVALE.   

Per questo oggi l’Italia resiste sul MES (sua unica e vera carta di pressione), ma avrebbe però contemporaneamente bisogno di flessibilità di bilancio – e quindi di accordi - per poter varare riforme fiscali e sociali ben più ampie e significative in “finanziaria”, mentre la BCE - con l’aumento continuo dei tassi - sembra far di tutto per complicare i problemi delle imprese e anche dell’esecutivo italiano sul quale pesa come un macigno il maxi-debito pubblico pregresso. Uno 0.25% in più di interessi da pagare sui debiti di fatto cancella ogni possibilità di spesa in più a benefici degli italiani. Molte grazie madame Lagarde: certo questa sua politica economica non rilancia l’economia europea né  - è dimostrato - blocca l’inflazione.  

Ma c’è un altro aspetto del problema: il commissario direttamente coinvolto per le questioni economiche è proprio quello italiano ed è Paolo Gentiloni, già esponente PD e quindi oppositore politico all’attuale governo.

L’ipocrisia declama che un Commissario Europeo è (o dovrebbe essere) indipendente dai partiti e dalla propria provenienza nazionale, che le polemiche con Bruxelles “danneggiano l’Italia”, ma il fatto è che nel 2019 Gentiloni fu piazzato proprio dal PD in questo ruolo-chiave all’interno della Commissione.

Oggi che a Roma il PD è all’ opposizione è ovvio un potenziale attrito politico, soprattutto perché proprio Paolo Gentiloni ha tutte le caratteristiche per diventare il potenziale, prossimo segretario del PD con il quale ha percorso tutta la sua carriera.  

Soprattutto se la Schlein avesse un possibile infortunio elettorale alle europee, difficile che dalle parti del Nazareno non si apra una nuova guerra per la segreteria e Gentiloni sa bene di poter essere un potenziale ottimo papabile, soprattutto se sarà riuscito a bloccare la Meloni e a renderle la vita difficile.

Dimentichiamoci quindi che possa fornire qualche “aiutino” extra per aiutare il governo o si spenda più di tanto su tematiche care all’ Italia (vedi accordi ITA-Lufthansa) malviste in alcune altre capitali europee (Parigi) che difendono da sempre e prima di tutto i loro interessi nazionali. L’Italia va bene solo se tace e subisce.   

E’ insomma fatale che la distanza tra governo e commissario si accentui visto anche che l’Italia ha sulla groppa un deficit mastodontico (cresciuto anche quando Gentiloni era premier a Palazzo Chigi, dovremmo e dovrebbe ricordarselo, perché nessun TG lo ricorda mai!), un PNRR che è difficile da rispettare perché va poi restituito e i tassi sono aumentati in modo enorme grazie alla BCE che così può condizionare o strozzare ogni ripresa.

Per questo anche il MES non convince e sullo sfondo c’è sempre il ricatto del potenziale ritorno a quel patto di stabilità che era e resta un obbiettivo ben difficile da raggiungere e soprattutto da mantenere negli anni.

 

EURO 5 E DINTORNI

Il governo ha rinviato i divieti imposti alla circolazione dei veicoli diesel "Euro 5" considerati inquinanti nelle città e sobborghi. Situazioni surreali (come chi abita in un centro "under 15.000" ma doveva attraversarne uno più grande per poter andare a lavorare) con aspetti di sana demagogia come a Verbania dove la sindaco PD si era scagliata contro l'ordinanza della giunta regionale di centrodestra sui limiti, ma dimenticando di aver emesso lei stessa un'ordinanza identica già due anni fa, come ha sottolineato il segretario della Lega, Enrico Montani.

Sta di fatto che il tutto è motivato dalla dichiarata necessità di adeguarsi alle normative antinquinanti europee.

Nei giorni scorsi ero a BANGKOK che ha 14 MILIONI DI ABITANTI, ovvero QUASI TRE VOLTE DI PIU' DI TUTTI I PIEMONTESI, LIGURI E VALDOSTANI MESSI INSIEME, città quasi MILLE VOLTE più' grande dei centri bloccati dalle norme europee EPPURE A BANGKOK NON CI SONO LIMITI AL DIESEL. 

L'aria è apparentemente molto più pulita di alcuni anni fa e per ottenerla sono stati obbliati solo i taxi a funzionare a gas mettendo sotto controllo le emissioni degli scooter e dei tuk tuk. Inutile cercare auto elettriche, praticamente inesistenti. Il centro però non è chiuso al traffico, non ci sono aree C, i parcheggi sono privati multipiano e il traffico è spesso caotico, ma sostanzialmente tutto funziona anche perché la gente usa i servizi pubblici, efficienti ed economici. Certo usarli impressiona: sono pulitissimi, niente graffiti, niente scritte, niente carta per terra. Se imbratti un muro semplicemente ti arrestano (anche se turista), ti multano, ti schedano, ti rilasciano. Alla seconda volta resti dentro fino al processo senza condizionale.  Sono loro "avanti" o siamo noi rimasti assolutamente ipocriti e "indietro"??

 

SCHIFEZZE SUPERBONUS, TRUFFE E FUGA DALLE RESPONSABILITA’

Se nella vostra azienda sbagliaste le previsioni di bilancio di oltre il 50% licenziereste il vostro dirigente finanziario, ma chi prende le responsabilità alla Ragioneria generale dello stato che approvò, confermandoli, i conteggi – sbagliati e sballati - del “Superbonus 110 %”? per far felice Conte & C.?  

Fortemente voluto – come il Reddito di cittadinanza - da Conte e dal M5S,  la Ragioneria - accettando la normativa - ha “toppato” di DECINE DI MILIARDI visto che al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi a detrazione sono saliti a 85 miliardi di euro rispetto ai 40 ipotizzati e continuano a crescere. Tanto per dare un’idea, la “finanziaria” di quest’anno sarà di circa 30 miliardi mentre solo questa scellerata pazzia ha quindi generato un costo totale di 3 finanziarie lasciando lo stato in mutande o, meglio, ingigantendo il deficit.

I lettori de “Il Punto” vadano a rileggersi per cortesia cosa scrivevo tre anni fa, ovvero che fosse una follia di concedere un “bonus” che andava oltre le spese effettive e l’esponenziale aumento dei costi (leggi: speculazioni) che avrebbe generato sui costi di ristrutturazione. . Se un ponteggio edile è venuto a costare fino a TRE VOLTE DI PIU’ in pochi mesi doveva essere evidente per tutti che qualcosa non “girava” ed è strano che se ne accorgesse e lo denunciasse il sottoscritto e nessuno ai piani alti.

Altro particolare che si tende a nascondere i vertiginosi profitti del sistema bancario che ha lucrato sugli anticipi auto-riducendoli ai beneficiari (“o accetti così o non prendi niente”!) , aspetto spesso poco noto al grande pubblico, così come le colossali truffe che sono state organizzate e permesse visto che era una legge fatta con i piedi, ma truffe che alla fine porteranno a pene risibili con i soldi (pubblici) nel frattempo spariti e dilapidati.

SE VA IN GALERA IL LADRO DI POLLI, A CHE PENE DOVREBBERO ESSERE CONDANNATI I TRUFFATORI DI CENTINAIA DI MILIONI, COMPLICI LE BANCHE E I FURBETTI DI STATO?  

 

IL SUSSIDIARIO + ZACCHERA

Collaboro da tempo al quotidiano on line “Il Sussidiario”: chi fosse interessato a leggermi può cliccare “sussidiario + zacchera” scoprendo così anche una testata informativa che mi sembra attenta ed alternativa.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 921 del 1 settembre 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il Punto: Mentre si preannuncia per il governo un difficile autunno si discute ancora del gen. Vannacci. Intanto il mondo cambia e l’Occidente rischia di rimanere ai margini visto il crescere degli stati BRICS che – per esempio – non impongono sanzioni alla Russia, vogliono emarginare il dollaro facendo nascere valute virtuali, hanno ben diversi parametri ambientali e in definitiva vogliono rappresentare il nuovo “motore” del mondo. Forse faremmo bene tutti a studiare meglio queste grandi novità geopolitiche piuttosto che seguire soprattutto (o solo) l’italica politica spicciola.  

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO IL PUNTO IN ESTATE ESCE OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’. LA CADENZA SETTIMANALE RIPRENDERA’ CON IL PROSSIMO NUMERO, IN INVIO IL 15 SETTEMBRE. )     

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SOLIDARIETA’ A VANNACCI

Non si sono ancora spenti gli echi della vicenda legata al gen. Roberto Vannacci per il suo libro “Il mondo al contrario” e “avvicendato” (destituito) dal proprio incarico dal Ministro della Difesa, Crosetto.

Prima di tutto stiamo ai documenti: l’art. 1472 del Codice Militare recita: “I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione.”

Al di là di ogni ragione politica o di opportunità, quindi, il gen. Vannacci aveva ed ha il DIRITTO DI ESPRIMERE LE PROPRIE OPINIONI. Per questo io credo che il ministro Crosetto abbia SBAGLIATO ad allontanarlo dal proprio incarico, al limite avrebbe potuto SOSPENDERLO in attesa che gli organi disciplinari militari valutassero quanto scritto da Vannacci.

Nel MERITO bisogna aver innanzitutto letto il libro e le frasi contestate, non limitandosi a “commentare i commenti”. Io l’ho letto e - come l’ 87,5% di chi lo ha fatto (fonte: “termometro politico”) - vi ho trovato cose logiche, magari un po' scontare e banali, comunque di buon senso, non offensive e tantomeno triviali.  Tra l’altro è strano (stessa fonte demoscopica) che ben il 69,8% dei contrari a Vannacci ammetta però di NON aver letto il libro né di volerlo fare: piacerebbe sapere sulla base di che cosa esprimono dei giudizi se non per preconcetto.

Forse dovremmo tutti ammettere che – dando proprio ragione a Vannacci - siano davvero i “media” ad influenzare i giudizi di chi raramente va “alla fonte” facendosi una opinione documentata.

Leggendo il libro si sostiene – per me giustamente - di come spesso una minoranza sia riuscita o voglia condizionare l’opinione pubblica, l’informazione, la pedagogia, i gusti e la legislazione obbligando la “normalità” (ovvero la grande maggioranza) a subire condizionamenti assurdi. Questo non vuol dire non riconoscere o condannare quella minoranza (non solo riferita ai gay, ma anche in molti altri campi) ma sollevare appunto il problema di questo conseguente “condizionamento obbligato” a tutti.

Essere fuori della norma non è per sé stesso un insulto. Io sono e sono stato sicuramente “fuori dalla normalità” politica: quando ero giovane il 95% degli italiani non la pensava come me (stando almeno ai risultati elettorali) visto che il mio partito era considerato estremista e il MSI-DN raccoglieva più o meno il 5% dei voti, ma non per questo mi consideravo offeso se mi davano del “diverso”, eppure essere allora di destra era ben più discriminante che non oggi essere un gay (o di altre incerte declinazioni…).

Quindi il caso Vannucci è nato in definitiva sul nulla, ma ha aperto un dibattito molto utile sul concetto CHE IN ITALIA SE NON SI ESPRIME UN’IDEA, UN PENSIERO, UNA TESI “POLITICAMENTE CORRETTA” allora susciti scandalo.  Qualcuno dice “può pensarla come privato cittadino, non come militare”. No, scusate, in merito l’art. 1472 è chiarissimo e Vannacci ha ovunque dichiarato e scritto – anche nel libro – che lui parlava appunto come semplice cittadino e le sue affermazioni d'altronde non c’entrano nulla con il suo essere un militare.

Il grave è piuttosto che se Vannacci avesse scritto “Viva i gay nell’esercito” o qualcosa di simile sarebbe stato probabilmente lodato, coccolato ed il suo libro avrebbe avuto ottime recensioni (anche se pochi lettori), ma solo accennando alla loro “diversità” ecco che allora scoppia lo scandalo.

Così se qualcuno (come spesso mi accade personalmente) scrive in modo “diverso” sul clima, l’inquinamento, la Co2, l’energia nucleare, la politica economica europea, l’immigrazione, le responsabilità USA, il conflitto in Ucraina, Trump o Biden, i rapporti tra i sessi ecc. è subito ostracizzato. Non credo che questo sia giusto quando si affermano opinioni senza offendere, senza modi sguaiati, senza parolacce o bestemmie. In conclusione, quindi, perché destituire Vannacci?

Io vorrei che i suoi detrattori indicassero con precisione un passo, una pagina, una frase, una espressione offensiva del testo anziché stare sulle generali: se c’è discutiamone, se invece NON c’è, allora contro Vannacci è in corso una epurazione ingiustificata.

Più grave ancora che oggi al Governo ci sia il centro-destra, una maggioranza che ha preso i voti proprio perché (credo, spero, penso!) affermi una sorta di ritorno alla “normalità” in una società dove alcune minoranze – e su questo Vannacci ha totalmente ragione – si sono imposte come portatrici del Verbo e nessuno le può quindi più criticare, denunciare o sottolineare gli indebiti spazi che si sono presi a danno di chi non la pensa come loro.

……

Ma c’è un altro aspetto che non fa amare Roberto Vannacci al Ministero della Difesa: la sua lunga battaglia, gli esposti giudiziari e le reiterate denunce da lui presentate sulla vicenda dell’uranio impoverito. In poche parole, migliaia di nostri soldati (quanti italiani lo sanno?) sono stati esposti per anni in Iraq, in Bosnia e in Kossovo alla contaminazione causata da proiettili radioattivi americani (ma usati anche dalle nostre truppe) soprattutto per pezzi anticarro che hanno loro procurato lesioni gravi e in molti casi l’insorgenza di tumori devastanti con centinaia di successive morti sospette.

Parliamo di almeno 369 militari italiani deceduti e più di 4.000 contaminati per questa causa, purtroppo nel disinteresse generale. Una vicenda molto grave e volutamente tenuta “sotto traccia” nonostante le tante condanne a pagare indennizzi per morti ed invalidità. Vannacci da anni porta avanti denunce ed esposti su questa storiaccia, forse o soprattutto anche per questo era ed è diventato estremamente “scomodo” per vertici delle FFAA.

Quanti vi hanno riferito anche questi aspetti della vicenda, spiegando cosa sia effettivamente avvenuto ai nostri soldati usando incautamente questo tipo di armi? Riflettete sul perché di questi silenzi - che pur sono stati oggetto di indagini anche parlamentari - e se scopriste che tra i Ministri della difesa coinvolti in primis c’è anche l’attuale Presidente della Repubblica…

 

BRICS ED OCCIDENTE IN DECLINO

L’ex G8 (ora G7 perché la Russia ne è stata allontanata) ci viene regolarmente presentato come il “summit” dei grandi paesi e delle più importanti economie mondiali. Purtroppo non è così – o, meglio, non è PIU’ così – vista la crescita esponenziale delle nazioni BRICS (Brasile – Russia – India – Cina – Sudafrica), un’altra intesa cui stanno aderendo decine di paesi emergenti nel mondo per un’alleanza di fatto politica oltre che economica a tutto danno del “vecchio” Occidente e che potrebbe avere presto anche dei risvolti militari in chiave anti-NATO.

Di fatto un accordo tra nazioni che crescono ed hanno idee ben diverse da noi (o meglio, dai leader del G7) sul ruolo del dollaro USA, sull’inquinamento, l’economia e lo sviluppo del mondo. Tra l’altro, durante il summit tenuto a Johannesburg il 22-24 agosto, i 5 membri del BRICS hanno annunciato l’adesione di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran mentre una cinquantina di altri paesi sono “in lista d’attesa”.

Forse l’Europa, gli USA e gli ormai pochi altri loro alleati dovrebbero cominciare a rendersi conto che un nuovo ordine mondiale è davvero alle porte: come ci prepariamo?

 

COLDIRETTI MENAGRAMA

Ma la Coldiretti non dovrebbe occuparsi principalmente di difendere e tutelare gli agricoltori? Lo fa, certamente, ma diffonde anche continue news eco-apocalittiche diventando una specie di menagramo terribile tanto che più che sembra pensare soprattutto a mettere sempre le mani avanti sottolineando danni & disastri.

Verificate: non fa tempo ad uscire l'arcobaleno che già arriva su Televideo il dettaglio dei danni targato Coldiretti: se piove perchè piove, se c'è il sole perchè è secco, se tira vento o grandine non ne parliamo. Incredibile poi questa capacità di quantificare immediatamente i (presunti) danni. Ora la Coldiretti ha esteso il suo campo d’azione e a stretto giro ci informa dei prezzi che aumentano, del clima mondiale impazzito, delle temperature estive, dei turisti in transito, di esodo e controesodo, di prezzi (degli altri) che crescono troppo. Se va bene la vendemmia è un dramma per il pomodoro, se le zucchine risalgono crolla il mercato delle patate: è un quotidiano stillicidio di cattive notizie condite con il refrain finale di ogni comunicato: "Gli agricoltori patiscono danni, pregasi rimborsare!" E' brava la nostra Coldiretti che deve avere un eccellente ufficio-stampa specializzato in cattive notizie, mai una buona notizia del tipo “Visto il buon raccolto, i prezzi al consumo diminuiranno un po' ”.

 

SOLO MANCINI MERCENARIO ?

Sarebbe ipocrita dire che Roberto Mancini abbia fatto male a lasciare la guida della Nazionale per intascare i milioni (di dollari) di Riad guadagnando sei volte di più dei soldi della Federcalcio perchè - potendo – forse lo avremmo fatto tutti, ma da uno come lui mi sarei aspettato più chiarezza e più lealtà spiegando subito questa semplice e comprensibile motivazione, senza nascondersi dietro all'ipocrisia di fantomatiche "incomprensioni". Il dubbio è se sia corretto che la FIFA ammetta queste follie economiche, certi ingaggi a vecchi campioni con le conseguenti cittadinanze dei giocatori mercanteggiate a vantaggio di chi le concede solo per poterli schierare nelle rispettive nazionali. Poi però mi è venuto in mente che il presidente della FIFA è proprio Gianni Infantino, quello che si dichiarava "arabo, gay e migrante" per cercare di nascondere gli scandali del mondiale venduto al Qatar e allora Mancini è diventato un angioletto. Come sempre il pesce-calcio puzza dalla testa, soprattutto per faccende di soldi.

 

IL SUSSIDIARIO + ZACCHERA

A parte che  Il Punto e  per altre testate scrivo regolarmente sul quotidiano on line “Il Sussidiario”: chi fosse interessato a leggermi può cliccare “sussidiario + zacchera” scoprendo una fonte di informazioni che mi sembra attenta ed alternativa.

 

BUON SETTEMBRE A TUTTI!                       MARCO ZACCHERA

 

PS: Assentandomi per alcuni giorni dall’Italia, questo numero de “il Punto” è stato scritto il 28.8.2023




 

IL PUNTO   n. 920 del 18 agosto  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il Punto: In tempi di notizie vacanziere fa ancora discutere la decisione della premier sulla tassazione degli iperprofitti bancari e di limare gli aumenti automatici su alcune tratte aeree. Condivido il tentativo e cerco di spiegare il perché. Seguono altre news

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO IN ESTATE IL PUNTO RALLENTA PER NON DISTURBARE TROPPO USCENDO OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’, CI RIVEDIAMO  IL 1° SETTEMBRE !   

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SERVE CORAGGIO PER ROMPERE IL CERCHIO  !

Chi mi legge sa che spesso sono stato cauto sul governo, ma ho molto apprezzato che la leader, prendendo d’infilata l’opposizione, si sia sbilanciata non poco nei confronti delle banche. E’stato per lo meno un segnale controcorrente e non mi ha stupito la campagna di stampa subito avviata contro di lei per la tassazione degli extraprofitti bancari e la sponda subito offerta da una larga parte della nostra informazione a questa Europa dei banchieri che fanno e disfano a proprio vantaggio.  

Tra l’altro ha fatto bene la Meloni ad agire rapidamente o l’avrebbero bloccata come comunque cercheranno di fare: la “melina” piace tanto a chi alla fine non vuole che cambi mai nulla.

Ricordiamoci che da sola BANCA INTESA ha dichiarato un profitto di 4.2 MILIARDI di euro nel solo primo semestre 2023, iperutile realizzato non per maggior operatività interna ma di fatto solo grazie ai tassi BCE mentre il sistema bancario ha lucrato anche sui Bonus 110%, giusto per ricordarcelo.  

Il problema è politico e strategico: è assurdo che la BCE possa infatti alzare in un anno i tassi dallo 0,5 ad oltre il 4,25%, e gli interessi attivi (per le banche) schizzino di conseguenza aumentando di quasi dieci volte il costo degli interessi per i soldi prestati alle aziende e alla clientela, ma non venga riconosciuto un aumento proporzionale per esempio sui depositi, tanto che la differenza diventa solo un profitto non a vantaggio comune, ma solo delle stesse banche e dei fondi sovrani esteri che ci stanno dietro.

Tutto viene sempre frettolosamente spiegato che la BCE con le sue manovre “Vuole così raffreddare l’inflazione” ma un semplice ragionamento economico sottolinea l’incongruità di ogni manovra se i profitti non vengono reinvestiti almeno in parte nel sistema, in alternativa sotto forma di tassazione forzosa.  

Se un’azienda paga il credito più caro, se si vede ridurre la liquidità e qualsiasi suo investimento diventa quindi più costoso, come non può che scaricare sul prezzo del prodotto buona parte di questi maggiori oneri? Quindi i tassi non riducono da soli l’inflazione, come è invece lo slogan usato dalla BCE per giustificarne gli aumenti, ma sostanzialmente si trasformano solo in (taciuti) enormi profitti bancari.

Ma basta! In argomento la scelta del governo rompe finalmente una specie di atavico tabù e certi commenti – vedi quelli del Financial Times o di Moody’s, una volta di più cani da guardia e d'altronde sponsor dei banchieri – puntualmente lo confermano.

La stessa Borsa, sofferto un giorno, è subito rimbalzata anche per i titoli bancari ed è assurdo che i commenti politici si concentrino sullo schierarsi pro o contro la Meloni e non cerchino piuttosto di spiegare bene ai lettori questi meccanismi che – tra l’altro – consigliano all’ Italia di indebitarsi il meno possibile per PNRR e MES.

Mi auguro che queste scelte del governo siano quindi solo l’inizio e che l’Italia progressivamente smetterà di essere così passiva nei confronti della BCE e sulle sue politiche monetarie, anche perché è veramente tutto da dimostrare che  l’inflazione europea degli ultimi due anni sia dovuta a squilibri tra domanda ed offerta, mentre tutti capiscono che viene soprattutto per l’enorme rincaro delle materie prime a sua volta imposto e causato da scelte politiche (legate alla guerra in Ucraina) in parte discutibili, ma guerra - guarda caso - sempre accolta con applausi proprio dalla BCE.

Credo che la mossa della Meloni potrebbe essere seguita anche da altri governi ponendo proprio il problema “politico” del controllo della BCE.

Non serve la demagogia, ma la concretezza ed abbiamo tutti bisogno di un’Europa più vicina ai cittadini e non schiava della burocrazia di Bruxelles o soprattutto degli gnomi delle banche centrali che a loro volta rispondono, prima che ai propri governi, ai loro azionisti ovvero – come nel caso della Banca d’Italia – alle banche che la controllano. E’ allucinante che la gente non capisca o conosca poco questo sconcertante meccanismo dove sono le stesse banche ad autodeterminarsi i profitti agendo non sull’efficienza e competitività interna ma solo sui tassi di interesse a livello europeo. 

Se chiedete a cento italiani chi controlli la Banca d’Italia quasi tutti sono stati portati a pensare che sia una autorità indipendente ed autorevole, una sorta di baluardo “tecnico” a difesa dell’economia e stabilità del paese, quasi nessuno sa che è invece di proprietà delle banche stesse e che quindi abbia ben chiari interessi “di parte”.  (Banca Intesa e Unicredit sono i primi azionisti di Banca d’Italia, con oltre il 25% del capitale).

Di corollario tutti chiudono gli occhi su altre vicende, per esempio proprio sugli interessi da usura (altro capitolo su cui il governo potrebbe e dovrebbe intervenire con rinnovata fermezza imponendo tetti ragionevoli) applicati da banche e finanziarie sul “pronto credito” o gli sconfinamenti usando le carte di credito.

Si tratta spesso di piccoli importi usati per necessità famigliari minute, ma che si moltiplicano nei momenti di crisi e allora perché non mettere un “tetto” agli interessi su questi crediti almeno fino ad un “gradino sociale” (per esempio applicare al massimo il 10% anziché le attuali punte che superano il 20% fino a sconfinamenti di 5.000 euro). Operazione finanziarie dove anatocismi e costi sono sottaciuti nei contratti e sconosciuti ai più, così come il cittadino non vede chiaramente chi lucra sui costi delle materie prime (vedi ingiustificati aumenti della benzina alla pompa) e di tanti altri prezzi che non vengono controllati o calmierati. Quanti notano ad esempio che i prezzi della benzina sono “a grappolo” per singole aree con un prezzo evidentemente pre-concordato tra gli impianti locali? Eppure non si dovrebbe operare così…

Lo stesso vale per le speculazioni di Ryanair i cui biglietti sembrano costare poco anche perché la compagnia ottiene super sconti usando aeroporti e servizi. Una compagnia iper-speculativa che per sei anni di fila è stata giudicata la peggior linea aerea europea mentre i suoi piloti sono comprensibilmente in sciopero per paghe da fame (tanto i disservizi li paga il cliente). Tranquilli che la compagnia non lascerà l’Italia e in alternativa altre compagnie arriveranno in una logica di concorrenza. E’ sempre il monopolio che infatti fa aumentare i prezzi e va incoraggiato il governo quando faticosamente cerca di muoversi in questo campo, anche se è ovviamente subito criticato da chi rischia i propri interessi e profitti in gioco, palesi o nascosti.

Ritengo però che questa sia comunque la strada giusta a dimostrazione che un governo di destra può (e dovrebbe) essere molto più “sociale” di quelli precedentemente più di sinistra, ammesso che lo fosse – ad esempio – quello di Draghi, esecutivo che aveva imbarcato, ma guarda che strano, anche tutta la sinistra ufficiale compresi PD e il M5S che però allora al “salario minimo” non ci avevano proprio pensato

 

MIGRANTI

I numeri parlano chiaro: l’arrivo di migranti dal “fronte sud” si sta moltiplicando nei suoi numeri enormi di sbarchi e di morti, ma il governo sembra paralizzato, timoroso di fermare gli arrivi per non essere colpito dall’ostracismo politico nazionale ed estero.  Arrivano tutti, giustificati o meno, ma intanto ben pochi trafficanti sono intercettati mentre si moltiplicano i barchini lasciati alla deriva senza motore in mezzo al mare nella speranza che “tanto qualcuno li salverà”, come fanno quotidianamente le navi dei “buoni”. Sono le acclamate ONG battenti bandiera tedesca, spagnola od olandese, stati che però poi i profughi non li vogliono e non li fanno sbarcare. La sinistra denuncia "il fallimento del governo" (ma i migranti non erano "risorse"?) mentre nei fatti la tragedia di Cutro è stata sfruttata come grimaldello per il “liberi tutti”, ma non è una ricetta, sta diventando un disastro.

 

CHIP DIPENDENZE

Buona notizia (?!) dimenticata dai media. L’UE raddoppierà entro il 2030 (dal 10 al 20%) la quota di mercato di produzione interna di semiconduttori per ridurre la dipendenza dalla Cina e dagli altri Paesi asiatici con investimenti di 43 miliardi di euro pubblici e privati. Passo utile ma in ritardo e super-costoso e che soprattutto dimostra la nostra dipendenza e debolezza tecnologica, i pericoli della “Via della seta” e quanto di siamo stati capaci di auto-distruggere la nostra tecnologia e le produzioni europee visto che - se tutto andrà bene – nel 2030 saremo comunque ancora chip-dipendenti dall’Oriente per l’80%.

 

BUON FINE AGOSTO A TUTTI!                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 919 del  4 agosto  2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Il Punto: Polemiche (scontate) sulla riduzione del Reddito di cittadinanza, idem sui fondi del PNRR mentre il catastrofismo climatico impone che “tutto” sia colpa della CO2 compresa la scelleratezza umana.  In realtà, ad agosto, sono polemiche da ombrellone mentre semmai altre sono le vere crisi come in Niger, fornitore d’uranio alla Francia, o il conflitto ucraino che sta diventando una cancrena, mentre gli italiani sono sempre più scettici sugli aiuti militari e ben il 70,4% sono contrari alle forniture americane di bombe a grappolo a Zelensky.

Da parte mia non posso che condividere l’appello di Papa Francesco a Lisbona che chiede all’Europa (inascoltato) più coraggio per costruire sentieri di pace e di investire meno in armi e più per le persone. Mentre gli USA perdono il rating “AAA” (visto l'incredibile deficit federale forse andava deciso da tempo, ma la è l’ennesima dimostrazione del potere dei gruppi economici che condizionano e comandano la politica mondiale, graziando o deponendo interi governi) godetevi le vacanze e permettetemi un saluto speciale a Gigi Buffon che ha terminato la carriera. Per me è stato il portiere più bravo di tutti e - detto tra noi – quel “Boia chi molla” che una volta spuntò da sotto una sua maglia non era scritto per caso…

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO DURANTE I MESI ESTIVI IL PUNTO RALLENTA NELLE USCITE PER NON DISTURBARE TROPPO E VI ARRIVERA’ OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’ FINO A META’ SETTEMBRE.  

 

Approfondimento 1 / FUNERALE AL REDDITO

Come ampiamente previsto eccoci con le scontate e preconcette polemiche per il progressivo “stop” al Reddito di Cittadinanza. Premesso che era uno dei punti-cardine del programma di governo e che quindi la Meloni sta solo attuandolo chi ha seguito la tematica sa benissimo che – al di là delle sparate propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà” – c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora in nero e si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente non ha voglia o non può lavorare.

Un giudizio negativo sulla legge ben diffuso tra gli italiani e trasversale dal punto di vista politico soprattutto per l’evidente ingiustizia di un Rdc pagato a chi NON lavorava rispetto alla misera e spesso inferiore pensione riconosciuta a chi ha lavorato magari per tutta una vita,

Alla base ci sono realtà umane condizionate da abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo e più o meno gravi gap culturali e psicologici. Temi che andrebbero risolti ben prima di puntare ad un lavoro e che troppo spesso restano latenti o sconosciuti, così come spesso ci sono obiettivi problemi fisici che limitano le capacità di accedere a un lavoro.

il Rdc era diventato una distribuzione sostanzialmente a pioggia - e particolarmente in alcune zone del paese (vedi il napoletano, che da solo “pesa” come metà Italia Settentrionale) - di una miriade di piccole somme mensili insufficienti per campare, ma abbastanza per “arrotondare”, senza però risolvere il problema lavorativo.

Il Rdc è stato una mancia e non una soluzione, ma d’altronde o si decide di abbandonare una parte della popolazione soprattutto nel Sud e nelle periferie urbane con poche reali possibilità di lavoro, oppure (come è avvenuto) le si passa un più o meno piccolo mensile che permetta di tacitarla e lusingarla politicamente – come fa il M5S - offrendo una sorta di obolo sociale.   

Scontate le polemiche nel valutare tra “poveri” e “nullafacenti” (poco incoraggianti e credibili, a questo proposito, le fisionomie di una parte dei “disoccupati organizzati”) il problema si rinvia ma non si risolve.

Il fatto è che lavori veri, stabilizzanti e decorosamente pagati è difficile trovarli perché richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità e soprattutto volontà di impegno nel tempo, ovvero caratteristiche che mancavano alla gran parte dei richiedenti il Rdc, che in molti casi risultavano poco al di sopra del livello minimo di alfabetizzazione.

Senza dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui domande di reddito erano state presentate (ed ottenute) tramite i patronati, ma sovente non dicendo la verità. Persone che avevano auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (circostanza indispensabile per ottenere il sussidio, ma spesso del tutto falsa) e che comunque il reddito l’hanno percepito lo stesso perché tutto si basava appunto su una “auto-dichiarazione” che spesso i dichiaranti neppure capivano non parlando l’italiano. 

Di fatto ogni Regione è andata per conto suo - sostanzialmente in un caos generale - mancando direttive unitarie e tempi di verifica obbligatori.

Tutto questo con il paradosso che i pagamenti dell’assegno erano poi in capo all’Inps, (con il vertice feudo del M5S) ora sotto accusa con minacce di inchieste parlamentari, “un ricatto” tuona la sinistra.

Funerale annunciato insomma di una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini sociali, con ora i dubbi sul futuro degli assistiti che restano con il cerino (bruciato) in mano.  Al netto delle polemiche, infatti, adesso per loro che succederà? Sfoltiti i ranghi da settembre dovrebbe partire l’ “Assegno di supporto alla formazione e al lavoro” (max 350 euro al mese), definizione nuova per problemi antichi.

Il tutto con un maggiore coinvolgimento dei comuni, che peraltro già lamentano di essere senza soldi e senza personale. Nulla di nuovo, insomma, il seguito alla prossima puntata.

 

Approfondimento 2 / CATASTROFISMO CLIMATICO

Sui media ricevi attenzione solo se stupisci e le news sul clima devono sempre essere catastrofiche.

Del clima impazzito si parla ovunque, da Mattarella ai TG alla pubblicità “verde” che imperversa a tutto schermo. D'altronde condividi e accetti sacrifici solo se sei preoccupato e speri così di difendere il clima e l’ambiente, spendi molto di più per un’auto elettrica solo se ti convincono psicologicamente e con una pubblicità martellante che in cambio così salverai il mondo.

Certamente conta anche la CO2 dispersa in atmosfera e scarichi ed inquinamento vanno ridotti, ma ricordiamoci che secondo gli scienziati seri, il nostro pianeta in 150 anni si è riscaldato in media di circa 1,1 gradi centigradi rispetto alla fine del XIX secolo, l'inizio della rivoluzione industriale, che è tanto ma che è già successo più volte nel recente passato della terra.

Da sempre il globo è soggetto a variazioni climatiche: duemila anni fa era ben più caldo di oggi e Annibale traversò le Alpi ad ottobre anche perché non c’era la neve, così come invece prima dell’anno mille fece molto più freddo e successivamente la temperatura terreste risalì bruscamente, tanto che i Vichinghi traversarono l’Atlantico e scoprirono la Groenlandia (“Terra verde”) che oggi nessuno chiamerebbe così.

Dal 1400 in poi la temperatura terreste ridiscese di nuovo fino all’ 800 e da allora ricominciò a riscaldarsi con punte di freddo intorno al 1810-1820 probabilmente legate anche ad una serie di grandi eruzioni vulcaniche ed al loro pulviscolo rilasciato in atmosfera.

Solo ultimamente l’uomo è diventato un evidente e grande perturbatore del clima. D’altronde quando ero bambino nel mondo eravamo due miliardi (un quarto di oggi) e nell’arco di una vita sono state distrutte terre e foreste, inquinate acque di laghi, mari e oceani: ovvio che ne siamo corresponsabili.

Poi la politica che è anche motore di scelte economiche, agricole ed industriali, in un dedalo di interessi contrapposti spesso inconfessabili. Siamo in tanti, l’acqua potabile scarseggia ma viene ancora sprecata, ma intanto permette speculazioni e sarà sempre più fonte di conflitti, così come per il controllo delle materie prime, ma anche per la pesca oceanica e – in generale – tutto ciò che non è facilmente standardizzabile e potenzialmente “globale”.

Attenzione perché spesso gli interessi economici nascondono o modificano la verità e i “nemici” sono difficili da scoprire oltre alle domande imbarazzanti, politicamente scorrette. Per esempio nessuno ammette quanto inquinino le guerre, compresa quella in Ucraina, quando grano russo finisce (finiva) effettivamente in Africa e quanto inquinano le centrali a carbone che si moltiplicano in Cina, India, Vietnam…Paesi che Greta Tumber non ricorda mai.  

Ma è poi così scontato che il riscaldamento mondiale sia tutto -  o quasi -  colpa della CO2 emessa in atmosfera? E se concause fossero anche le macchie solari, le eruzioni vulcaniche, i movimenti del magma terrestre? Bisogna continuare a studiare e non solo “vendere” certezze che non ci sono, ma muovono somme stratosferiche.

In generale l’informazione andrebbe fornita in modo più corretto perchè non è solo “colpa” del clima se un’alluvione spazza via una città costruita lungo un fiume chiuso tra argini sempre più stretti per favorire la speculazione edilizia, così come il 99% degli incendi sono dolosi o voluti (ma i criminali responsabili non li prendono quasi mai) e non c’entra niente il caldo.

Qualcuno si rende conto che gli alberi nelle città cascano lungo le strade anche perché non vengono potati o che i pini marittimi sono naturalmente fragili e con poche radici?  Così come non sono sbagliate in sé, ma diventano nulle nei loro risultati globali certe demagogiche decisioni europee che pesano su tutti noi, ma incidono in modo infinitesimale sull’ambiente globale senza una contemporanea politica ambientale decisa anche negli altri nove decimi del mondo.

Su questo l’Europa è contraddittoria però su queste basi demagogiche è impostata tutta la politica dell’attuale maggioranza PPE-socialisti coprendo intanto scandali, assurdità, contraddizioni e lobby.

 

ORVIETO: RIFLESSIONI INTERESSANTI

L’hanno chiamata “La Destra della Destra” ma è un concetto riduttivo. In realtà ad un convegno organizzato ad Orvieto si sono ritrovate molte persone ed associazioni politicamente di destra critiche  rispetto ad alcune posizioni del governo (che in parte condivido), soprattutto in politica estera.

Chi fosse interessato ad approfondire meglio queste tematiche può contattarmi e volentieri invierò il documento-appello finale, che comunque merita una lettura.

 

INFLUENCER

Ammetto di non sopportare il mondo falso e fuorviante degli “influencer” che condizionano le scelte di tante persone e sono la dimostrazione concreta della scemenza di molti dei loro “follower”.

La coppia Ferragni-Fedez è l’esempio più concreto di come si debba falsamente stupire pur di fare “audience” nel quadro di un ben mirato mix economico-politico-finanziario. Alla fine si dimostrano furbi loro e sciocchi chi li segue. Scrivo questo perché mi ha urtato leggere recentemente una notizia dalla coppia (arrivatami sul telefonino grazie ai soliti trucchi) "Addio alla nostra bambina" - lutto dolorosissimo per Ferragni e Fedez". Per un attimo ho pensato ad una vera tragedia, per scoprire poi  che si trattava di un cane da loro adottato. Certamente colpisce la morte di un animale, ma sarebbe opportuno almeno un po' più di rispetto per chi i lutti in famiglia li subisce sul serio.

 

BUON AGOSTO A TUTTI!                                                  MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 918 del 21 luglio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: In estate le cronache politiche vanno sempre un po' “montate ” in TV e tra i media inventando polemiche su temi marginali o non c’è molta trippa per gatti, ma quest’anno sui problemi della giustizia ci si sta impegnando a fondo.

Partire per esempio da una (giusta) osservazione di Nordio che chiede chiarezza sul fumoso reato di “concorso esterno di attività mafiose” per tentare di far diventare “filomafioso” addirittura  il ministro è decisamente surreale, ma serve a distogliere l’attenzione su una casta giudiziaria che NON vuole né cambiare né fare autocritica.

Così come il salario minimo (problema mai sollevato per decenni, soprattutto quando governava la sinistra) che ora riempie la bocca di PD e M5S serve solo per dare un po' di colla e respiro alla sinistra, mentre la Meloni incassa il successo politico della grazia egiziana a Zaki.

In sordina passano così le bombe a grappolo fornite da Biden a Zelensky o il moltiplicarsi degli sbarchi.

Infine un risvolto climatico: fa caldo, va bene, ma in fondo è come tutti gli anni…Da qui a trovare quotidiani allarmi parossistici per giustificare le mille pressioni psicologiche ed economiche europee tutte tese a “dimostrare” le tesi ecologicamente più radicali è una sciocchezza, ma la faccenda è venduta alla grande.

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO DURANTE I MESI ESTIVI IL PUNTO RALLENTA NELLE USCITE PER NON DISTURBARE TROPPO E VI ARRIVERA’ OGNI DUE SETTIMANE ANZICHE’ OGNI VENERDI’ FINO A META’ SETTEMBRE.     

 

Approfondimento: MAGISTRATI: LA VERA CASTA ITALIANA

 

Niente da fare: se qualcuno vuole cambiare qualcosa nell’aristocratico mondo della giustizia in Italia si ritrova immediatamente a lottare contro la “casta” delle toghe, impenetrabile ed inossidabile.

Raramente qualche giudice si è mai assunto le proprie responsabilità a parte gli Eroi come Livatino, Falcone o Borsellino che la mafia l’hanno combattuta sul serio. Per esempio mentre si parla da decenni dei rapporti mafia-politica nessuno è andato ad indagare a fondo sui rapporti tra mafia e Procura palermitana, invano denunciati proprio dai giudici uccisi. 

Pensiamo a tutti i referendum che nei decenni si sono susseguiti sulla responsabilità dei magistrati e non sono mai stati di fatto applicati, a quanti (pochissimi) giudici siano stati portati a giudizio per sentenze dimostratesi apertamente insostenibili o ai casi infiniti in cui - a livello europeo - la giustizia italiana sia stata condannata per discriminazioni o ritardi: i responsabili dei fatti – pensate al caso Tortora - non pagano mai.

La stessa magistratura che negli anni ha sempre rivendicato la propria (doverosa) autonomia non è stata mai capace di strutturare organismi di autogoverno credibili e ben distinti dalle interferenze politiche tanto che – a parte gli scandali conclamati, ma che poi alla fine sono stati tutti più o meno insabbiati – le stesse ”liste” per l’elezione del CSM hanno sempre fatto riferimento a ben chiare aree politiche da cui, implicitamente, si attendono e si offrono adeguate e reciproche protezioni e vantaggi.

Proprio il fallito sistema di autogoverno interno e le sue concrete possibilità di interferire nelle  carriere  ha spinto i magistrati a schierarsi, perché l’appartenenza a questo o quel gruppo era (ed è) l’indispensabile passaporto per passare di grado in una aperta lottizzazione generale, soprattutto per raggiungere quelle posizioni di potere che a loro volta possono condizionare la politica.

Se la nostra Costituzione (sempre richiamata quando fa comodo, subito dimenticata quando nei fatti è violata) ha diviso in tre i poteri dello Stato non c’è dubbio che una repubblica parlamentare come la nostra proprio nel parlamento abbia il suo anello più debole, in antitesi con quelli che erano i desiderata dei Padri Costituenti e nonostante che le Camere siano – o dovrebbero essere, visti i recenti sistemi elettorali – l’unica espressione diretta del volere dei cittadini.

Poi le ipocrisie dominanti, quelle che per i giudici non valgono mai.

Guardate la questione della “privacy” – rigorosamente con la  y – che dovrebbe   difendere   la   riservatezza   degli   italiani.   Varate   leggi   e regolamenti, stampati miliardi di moduli e formulari, studiati programmi informatici, predisposti testi da sottoscrivere tutti sanno che è una gran perdita di tempo perché tanto, quando c’è qualcosa di veramente riservato da preservare o segretare, la norma viene aggirata ed il segreto diventava presto e comunque quello di Pulcinella.

Idem per l’ “Avviso di garanzia”, un’altra riforma che doveva permettere al cittadino-indagato  di  essere  meglio garantito nei propri diritti sapendo per tempo (e   teoricamente prima degli altri) che è in corso un’indagine su di lui e che quindi – se vuole – possa provvedere a difendersi.

Negli anni, però, chi riceve il fatidico “avviso” è rubricato come sostanzialmente già   colpevole.   I nomi degli indagati illustri escono misteriosamente quanto  regolarmente   dalla   Procure  prendendo  la   strada delle redazioni e dei media e gli “avvisi” svolgono quindi una ben diversa missione  pratica,  antitetica  a quello per cui erano stati   voluti,  diventando il killeraggio anticipato dei potenziali indiziati.

Non si ha peraltro sentore di un magistrato, un cancelliere, un avvocato, un brigadiere   o un maresciallo che sia mai stato inquisito e condannato per aver sveltamente passato la “velina” in mani amiche.

Idem per il “Segreto istruttorio”, già parente dell’”Avviso di garanzia”, che imporrebbe a lor signori Magistrati di non rendere pubbliche le inchieste fino al proscioglimento (e allora il silenzio precedente sarebbe stato d’oro) oppure ad un doveroso rinvio a giudizio per far giudicare il presunto colpevole in base alle prove o indizi raccolti.

Anche in questo caso il segreto viene però molto spesso violato e l’inchiesta   teoricamente segreta diventa oggetto di cronaca, scandalo, dibattito o polemica allietando le cronache politico-giudiziarie anche di questa torrida estate.

Non accenniamo solo al caso Santanchè in cui la ministra sostiene di non essere tuttora indagata, né ai soliti casi di intercettazioni sussurrate, ma per esempio alla brutta storia di La Russa Jr. apparsa direttamente sul Corriere della Sera in prima pagina diventato subito un quotidiano prurignoso gossip estivo che infiamma le discussioni da ombrellone, ma anche le cronache politico-giudiziarie.

Casi che purtroppo spesso vengono ignorati e sepolti, ma questa volta l’Apache è “figlio di” e quindi – viva la privacy e il segreto istruttorio -  il suo nome è spiattellato nel mondo intero, del diciannovenne vengono pubblicate foto di lui, fratelli e famigliari, si aprono polemiche ed accuse al di lui padre  di  cui  si chiede il fatidico  (e  consueto)  “passo  indietro” ecc.ecc.Dell’inchiesta giudiziaria si conosce da subito il nome della Magistrata inquirente e i suoi collaboratori (che non si sottraggono ai media), si montano polemiche e vengono forniti piccanti particolari non confermabili nè confermati: il diciannovenne - comunque finirà - avrà a vita un bollo di infamia.

Nessuno si permette di dire e scrivere che siamo davanti a clamorose violazioni di legge, perché altrimenti si passa subito come amico degli Apache, ma avevo la stessa opinione anche per i guai combinati dal figlio di Grillo.

Intanto la Magistrata milanese – assunta agli onori della cronaca – indaga, ma alla fine di questo show mediatico, qualunque cosa deciderà, avrà contro mezza Italia.

Se proscioglierà l’Apache molti giornali lasceranno intendere che si è appiattita al potere e se in futuro avrà una promozione sarà “L’evidente dimostrazione del   favoritismo   a   suo   tempo   concesso”.   Idem,  però,  se lo rinviasse a giudizio con indizi opinabili perché l’altra mezza Italia vedrà nella sua decisione una motivazione politica per azzannare ai polpacci il capotribù degli Apache e - quando la promozione arrivasse - il commento sarà esattamente quello già sopra virgolettato.

E’ mai possibile sperare in Magistrati rigorosi, ma indipendenti e soprattutto riservati?

 

BOMBE A GRAPPOLO

Mi indigna che l’Italia ufficiale sia stata sostanzialmente zitta e non abbia battuto ciglio all’annuncio di Biden che ha deciso di fornire le bombe antiuomo a grappolo in Ucraina, bombe bandite dalle norme internazionali e dal trattato di Oslo, ufficialmente sottoscritto da 110 paesi tra cui l’Italia. Ciascuno la pensi come crede sull’Ucraina, ma credere a uno Zelensky che chiede queste armi micidiali per usarle sul PROPRIO territorio è ridicolo, perché non sono né armi da trincea né da prima linea. ma che per anni si rivelano micidiali per i civili inermi, i bambini, i contadini e chiunque passera per un terreno infestato da questi ordigni inesplosi messi al bando dal mondo civile.

Sono stato personalmente relatore alla Camera su queste vicende e votato l’embargo, ho visto le mutilazioni prodotte a troppi innocenti in Libano, in Laos, in Angola, in Afghanistan e pensare che gli USA (che, come ucraini, cinesi e russi NON hanno sottoscritto il trattato) vogliano fornirle a Zelensky mi riempie di sgomento. Se la giustificazione è che le possono usare i russi non è che - se hai contro un barbaro - devi necessariamente scendere al suo livello per contrestarlo.

E meno male che si parla del “cattolico” Biden, un burattino che ha barattato evidentemente ogni principio morale all’industria delle armi. Quelle bombe non faranno vincere a Zelensky e agli alleati occidentali la guerra, ma creeranno tanti lutti e mutilati inutili.

Circa l'accordo sul grano difficile che Putin lo rinnovi viste queste novità, ma ci sarebbe un modo per annullare le conseguenze del blocco russo: visto che USA e Canada producono buona parte del grano mondiale (e ben di più dell' Ucraina) ne cedano un pò alle popolazioni affamate ad un prezzo calmierato e il ricatto russo non funzionererebbe più.

 

ANDREA PURGATORI: GIORNALISMO VERO

Se ne è andato improvvisamente Andrea Purgatori, giornalista de La 7 di cui spesso non ho condiviso il taglio delle inchieste e le opinioni politiche, ma che sicuramente era un grande giornalista. Dal “Corriere” alla TV a lui il merito di aver sollevato tanti veli inconfessabili, tante omertà, tanti silenzi di stato. Un lutto vero per il giornalismo italiano.

 

 

BUON TUTTO A TUTTI!                                                        MARCO ZACCHERA   






IL PUNTO   n. 917 del 7 luglio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: Sulla “rivoluzione dei giovanissimi” in Francia serve una riflessione più ampia del commento di cronaca coinvolgendo anche l’aspetto immigrazione in Europa che l’UE continua a minimizzare e l’Italia a subire.

Se condivido la posizione del governo su MES e PNRR, sarebbe gesto di stile invitare Sgarbi a dimettersi: con i suoi eccessi ed il turpiloquio ha davvero stufato.

Anche per la vicenda Santanchè si pone il problema, ma è assurdo essere indagati da mesi ed ufficialmente neppure saperlo: riecco la disputa politica con i magistrati di Milano.

Intanto, con rabbia e tristezza, prendo atto che chiude “STORIA IN RETE” l’unica rivista storica ben fatta e culturalmente “di destra” in edicola. Incredibile che proprio quando il centro-destra è al governo non si aiuti una voce seria, alternativa e utile, salvo poi lamentarsi dell’egemonia culturale a sinistra. Assurdità, superficialità e menefreghismo… insomma, la solita storia!

 

ATTENZIONE: COME OGNI ANNO DURANTE I MESI ESTIVI IL PUNTO RALLENTA NELLE USCITE PER NON DISTURBARE TROPPO E VI ARRIVERA’ PIU’ O MENO OGNI 15 GIORNI (ANZICHE’ OGNI VENERDI’) FINO A META’ SETTEMBRE.       BUONE VACANZE, ALMENO PER CHI LE FA!

 

RIDURRE FONDI PNRR E NO AL MES

La gran parte degli italiani non ha ancora ben capito perché il governo voglia rallentare i fondi del PNRR e dice no al MES, il fondo salva-stati. Con parole semplici va ricordato che non sono soldi regalati ma da restituire con gli interessi e per un paese indebitato come il nostro sono diventati – con i tassi alti imposti dalla BCE, ben diversi da quelli di tre anni fa – un pessimo affare.

Non solo, come più volte ho scritto i fondi del PNRR si stanno usando non per opere importanti e strategiche ma per una infinità di spese “correnti”, soldi spesso spesi male,  sprecati, oggetto di corruzione “perché tanto non costano”. Chi ha visto l’ultimo numero di “Report” ne sarà rimasto sconcertato.  Ancora di più la necessità di risparmio vale per il MES che – una volta sottoscritto – non impone di accedervi, ma in caso di necessità obbligherebbe l’Italia a condizioni-capestro pericolose, vedi la Grecia.

E attenti agli abusi: le “operazioni sospette” di carattere finanziario segnalate da banche, pubblica amministrazione e poste legate al PNRR sono già decine di migliaia.

Morale: se siete indebitati, prima di chiedere altri prestiti ci pensate a lungo: è esattamente quello che deve fare l’azienda-Italia se - per una volta - la politica fosse intesa a lungo termine e non solo guardano a un vantaggio momentaneo.

 

SGARBI E SANTANCHE’, DIMISSIONI?

Vittorio Sgarbi è indubbiamente un grande conoscitore d’arte, ma da troppo tempo urla regolarmente sopra le righe ed offende il prossimo, incurante dei ruoli che occupa. Anche Giorgia Meloni deve rendersi conto che è doveroso imporre un certo lessico e un certo stile ai suoi collaboratori e dare uno stop a chi vive di eccessi. Questo deve valere quindi anche per Sgarbi soprattutto perchè il suo personaggio si auto-alimenta soprattutto dalle polemiche, oltre che dalla assurda contemporanea di incarichi e cariche che riesce a ricoprire.

Più complicato il discorso sulla Santanchè per la quale – almeno per ora – l’opportunità varrebbe più della norma. Inaccettabile però che sia indagata da otto mesi senza esserne informata, mentre la notizia viene comunicata prima a un quotidiano di opposizione. Guarda caso c’è sempre di mezzo la Procura di Milano…

 

Approfondimento: LA RIVOLTA IN FRANCIA

Le notizie francesi sulla “Rivolta dei giovanissimi” in Italia sono state lette soprattutto come fatti di cronaca, ma si fanno pochi sforzi di approfondimento sulle motivazioni profonde di una situazione esplosiva che dovrebbe fare riflettere tutta l’Europa.

Se il pretesto è stata l’uccisione di un giovane di 17 anni (già pluri-denunciato e colpito da un poliziotto dopo aver forzato un posto di blocco), in tutta la Francia sta infatti crescendo una nuova generazione che non riesce e non vuole integrarsi nella comunità e che rifiuta l’omologazione culturale e sociale di un paese che sulla “egalité” aveva ed ha scommesso il proprio futuro.

Sono giovani francesi figli (e nipoti) della grande ondata migratoria che ha riempito la Francia, soprattutto dal Nordafrica e dalle ex colonie francesi, che proprio nella loro “diversità” trovano motivi di aggregazione rifiutando le strutture stesse di uno stato che considerano “nemico” perché non se ne sentono parte. Sono diventati “grandi numeri” che affrontano un disagio fatto di abbandono scolastico, larghe sacche di disoccupazione e difficoltà economiche e costituendo interi quartieri che sono diventati vere e proprie comunità alloctone, spesso in un ambiente visibilmente degradato. Frutti antitetici agli obiettivi (falliti) di una politica francese che da anni come scelta strategica aveva voluto invece cancellare, almeno ufficialmente, proprio tutte le diversità etniche, culturali, sociali e religiose.

Siamo arrivati al paradosso che in alcuni quartieri (o “case-quartiere” visto gli enormi agglomerati residenziali di periferia) non entri e non vivi se non sei originario di un determinato paese africano, ma poi è vietato indicare in un curriculum la tua etnia di provenienza o una scelta religiosa. Appare assolutamente ipocrita non voler riconoscere la realtà di questo fallimento quando – soprattutto nel mondo musulmano – sono invece proprio queste le caratteristiche più importanti e che vengono sublimate soprattutto da chi non ha altri motivi di integrazione. Non c’entra nulla la morte del giovane Nahel con l’assalto a un municipio o con il saccheggio di 800 negozi, ma è la “vendetta” generata da una rabbia profonda ed iconoclasta non per l’episodio in sé, ma di rabbia razziale contro i simboli del potere e della ricchezza negata.

Macron è in forte difficoltà: senza una maggioranza parlamentare stabile, stretto da una estrema destra che gli chiede più rigore e condizionato da una sinistra che lo attacca, oscilla tra appelli e pressioni opposte, mentre ormai non solo le periferie bruciano per una rivolta che si estende e può diventare incontrollabile, con un pericoloso spirito emulativo e dove il rischio di infiltrazione terroristico-religioso è evidente, a rischio di ulteriore degenerazione. Sull’altro fronte si moltiplicano anche i gruppi di “autodifesa” spesso armati e ufficialmente coperti da associazioni di tiro a segno.

Certo fa effetto prendere atto che nel mirino ci sia proprio il ministro dell’interno Darmanin – potenziale successore di Macron e molto pieno di sé  – che solo due mesi fa attaccava la Meloni sulle politiche migratorie italiane e che ora appare manifestamente incapace di controllare la propria situazione interna.

Così come appare surreale che l’ONU sostenga come proprio in Francia la polizia attuerebbe discriminazioni etniche (quando la “Gendarmerie” è un evidente esempio interraziale) e le stesse Nazioni Unite tacciono per gli attacchi in tutta l’Africa di carattere religioso contro i cristiani o intervengono su paesi che praticano abitualmente la pena di morte o la discriminazione femminile. Solo nella stessa Francia in un anno ci sono stati una ventina di attentate a chiese e oltre 800 episodi di violenza anti-cristiana, notizie più o meno tenute sotto traccia, ufficialmente per non alimentare le contrapposizioni ma soprattutto per coprire le responsabilità del governo.

Ipocrisia nell’ipocrisia ci si rifiuta anche in Italia di prendere atto che - superando un limite fisiologico di assorbimento – è difficile integrare chi ha caratteristiche molto diverse dalla comunità ospitante e le conseguenze dell’“entrate tutti!” diventano evidenti, salvo per chi a livello italiano ed europeo non ne vuole prendere atto.

 

CHIUDE “STORIA IN RETE”: OCCASIONE PERDUTA  

Dopo 19 anni e 198 numeri (oltre a 20 numeri monografici) il bel mensile “STORIA IN RETE” cessa le pubblicazioni. Lo fa perché non ha sovvenzioni e mezzi economici per sopravvivere, proprio mentre la destra politica è al potere. Viene così cancellata l’unica rivista storica documentata e seria che in questi anni ha cercato di presentare i fatti storici al di là degli schemi e dei preconcetti, dando chiavi di lettura (e rilettura) importanti. Strana questa destra che non vuole avere radici, disinteressata alle proprie origini, quella stessa parte politica che poi si lamenta se la sinistra detiene il monopolio culturale, informativo e storico, ma che evidentemente non capisce quanto la Storia sia importante.  Un vero peccato e tanta rabbia. Penso ai fondi sciupati – per esempio – dalla “Fondazione Alleanza Nazionale” che anni fa, invece, aveva abbonato alla rivista tutti i suoi iscritti (e se oggi perde queste occasioni, non si capisce a che cosa serva).

Per “STORIA IN RETE” sarebbero bastate poche decine di migliaia di euro per sopravvivere, ma il silenzio politico è stato letteralmente “tombale”…

Grande occasione scioccamente perduta!

 

BUON TUTTO A TUTTI!                                                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 916 del 30 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: Apprezzo che Giorgia Meloni raccolga le perplessità sul MES e cominci a tenere anche posizioni critiche verso un’ Europa che sembra puntare a diventare soprattutto uno strumento finanziario in mano alla BCE senza possibilità di critica e controllo da parte dei cittadini.

Ne parleremo prossimamente, intanto su questo numero de IL PUNTO una riflessione su quanto la politica abbia perso non solo a livello ideologico, ma soprattutto in senso di appartenenza e di comunità ed a seguire un approfondimento sulla situazione della Schlein a capo di un PD senza bussola e che ha perso nettamente anche in Molise.

Un po' di dati “ecologici” sottolineano intanto la perdurante demagogia europea rispetto al pragmatismo cinese, indiano e degli USA: siamo sempre di più degli autentici autolesionisti! Infine un appuntamento culturale proposto sabato a Verbania

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Cari lettori,

permettetemi in apertura una nota personale che a qualcuno potrà sembrare banale, ma che mi ha portato a qualche riflessione.

E’ morto nei giorni scorsi un caro amico che per tanti anni è stato quello che si diceva un “attivista” politico. Renato Bisesti non mancava mai a un comizio di Alleanza Nazionale, appiccicava manifesti con il suo motocarro ad ogni campagna elettorale, montava e smontava gazebo, palchi, altoparlanti. Una persona semplice ma concreta che apriva e chiudeva la sede, sempre disponibile a dare una mano se c’era bisogno.

Pensavo di trovare un po' di amici di allora al suo funerale, ma di quel mondo non c’era quasi nessuno.

Passano gli anni, certo, e molti sono già andati avanti, ma soprattutto è stata per me una visibile dimostrazione che si è perso completamente quello che una volta – un po’ in tutti i partiti – era nella politica il senso di comunità, di appartenenza.

Chi era di destra era una minoranza, soprattutto in una città “rossa” come la nostra, e militanza voleva dire essere segnato a dito, qualche volta rischiare di brutto, ma c’era questo orgoglio comunitario e quindi l’aiuto reciproco, la volontà di distinguersi – in meglio – da tutti gli altri.

Non c’erano i “follower” ma gli iscritti, la politica non era virtuale ma piena di idee, discussioni, tensioni in presa diretta.

Certo è cambiato tutto, nulla può essere più come prima, ma con il nuovo se ne sono andate non solo le ideologie ma il sentimento, la passione, l’idealità.

Facevi politica perché ci credevi, mai immaginando di fare carriera o che avresti avuto un presidente del consiglio con idee simili alle tue. Per questo non c’erano in giro molti furbastri o convertiti dell’ultima ora, ma c’era la Fede... E questo valeva non solo per la politica, ma anche nella vita, nell’ affrontare i problemi e le tematiche di tutti i giorni.

Siamo pieni di “cose” ma troppe volte abbiamo perso il senso il senso di comunità prima ancora di quello dell’appartenenza, tanto che ai funerali di Renato alla fine l’unico momento vero è stato quando la tromba del gruppo degli Alpini ha suonato il silenzio; quei pochi che lo portavano lo hanno salutato la mano al cappello ed io pensavo che – morti anche loro (noi) – nulla o quasi sarà rimasto di un mondo piccolo che ormai se ne è andato. Un grande patrimonio disperso che i giovani di oggi non    hanno conosciuto, ma soprattutto non vivranno mai.

 

DELUSIONE SCHLEIN

L’ altra settimana Beppe Grillo se era uscito con una delle sue solite frasi ad effetto sulle “brigate con il passamontagna” a difesa del reddito di cittadinanza e - visto che alla manifestazione del M5S era pure presente la leader PD Schlein - è scattata l’immediata polemica dentro e fuori il suo partito.

Mentre in Molise proprio l’alleanza formale PD-5 Stelle è naufragata in una gran brutta figura elettorale è inutile perder tempo con Grillo che ha già dimostrato come la sua politica si riduca alla fine a fare solo queste battute, il vero problema è la Schlein che non sembra riuscire a dare al PD una linea politica, una strategia e soprattutto un po' di chiarezza.

Per esempio, i democratici sono pro o contro il reddito di cittadinanza? Pro o contro l’alleanza con il M5S, pro o contro Nordio per una riduzione delle intercettazioni, pro o contro la fornitura di armi all’Ucraina, pro o contro il MES e – se a favore - perchè?

Questa insicurezza o l’impossibilità di scegliere per la Schlein avviene su tutti i fronti e la base già lo percepisce bene, soprattutto perché l’elettorato storico del partito (che è cosa diversa dai vertici e dalle strutture) comprende “a pelle” come l’anima vera della Schlein sia in quella sinistra radical-chic e sfacciatamente pro” Lgbtqia+ “ (sigla peraltro in continuo adeguamento), ma concretamente distante anni luce dai problemi di quella che fu la classe operaia.

La Schlein si esprime chiaramente solo su alcuni temi dove “sente” la specifica problematica (vedi appunto quella di genere, peraltro divisiva) mentre su altri è portata a sottovalutarli proprio perché non sono né i suoi né di una classe sociale che non rappresenta. Per tenere insieme queste sinistre così diverse tra loro si può convergere  su temi di facciata (antifascismo, anti-melonismo ecc.) ma poco su altri.

Si osserverà che la Schlein è stata votata soltanto pochi mesi fa ( e da poco più della metà dei votanti), ma è stata eletta - al netto di infiltrati -  più “contro” l’altra faccia della leadership democratica che veniva proposta  (ovvero quella propria della continuità, della struttura e della gestione del potere, non sempre limpida nei modi e nei fatti) che per meriti propri.

Diciamo che il popolo votante alle primarie PD (peraltro negli anni sceso alla metà della metà) ha forse preferito il male minore, ma non è già più entusiasta della scelta, rischiando la Schlein di diventare presto solo la settima (!) vittima sacrificale di un partito che usa cannibalizzare la propria segreteria.

Di fondo, infatti, la vera scelta che non si vuol (o non si può) prendere in casa PD è se

puntare al voto di protesta in concorrenza a Conte-Grillo oppure lasciare ai grillini la comoda rendita dell’opposizione - che assicura comunque un bel pacchetto di voti, certi ma sterili – per faticosamente cercare la strada di costruire con altri (chi?) una alternativa seria alla Meloni oggi galoppante.

Per farlo non servono opposizioni preconcette, ma piuttosto posizioni concrete con alternative sostenibili, necessariamente non demagogiche.

Gira e rigira la Schlein - almeno per ora - le scelte però non le fa, limitandosi ad una specie di ping-pong indossando contemporaneamente l’una o l’altra casacca.

Una posizione di mera sopravvivenza che alla fine logora (e infatti la logorerà).

 

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il parlamento europeo ha deciso a larga maggioranza di istituire una “Giornata europea per le vittime dei cambiamenti climatici”.

Ho casualmente ascoltato l’intervento dell’on. Silvia Sardone (Lega) che ha sottolineato la demagogia legata a queste ricorrenze fornendo dati sconcertanti che andrebbero non solo conosciuti, ma soprattutto meditati dai cittadini europei.

Secondo le stime Eurostat (e che sono andato a verificare su internet) nel 2022 l’Europa ha ridotto del 2,8% le emissioni complessive di anidride carbonica, ma nello stesso anno la Cina le ha aumentate del 4,2%, con un aumento di consumo di petrolio del 5,5%, del carbone del 3,6% e del gas dell’1,4%.

Noi ci sentiamo i primi della classe e i salvatori del pianeta, ma Pechino ha autorizzato nel 2022 una maggior produzione elettrica di 105 gigawatt con 82 nuove centrali elettriche a carbone, 4 volte di più rispetto a quelle del 2021. L’Europa produce solo l’8% dell’anidride carbonica globale, condiziona (o distrugge) il suo sviluppo industriale, automobilistico ecc. per ridurre queste emissioni, ma non riesce minimamente ad incidere sulle emissioni complessive nel mondo che aumentano per responsabilità di paesi come la Cina che poi l’Europa ulteriormente arricchisce comprando quei prodotti che per motivi ambientali non può/vuole più produrre al proprio interno.

Inventiamoci pure l’ennesima ricorrenza, ma resta il fatto che nel 2022 la Cina ha superato gli 11 miliardi di tonnellate di anidride carbonica e il suo aumento è stato di circa 440 milioni di tonnellate, l’Europa tutta intera ne ha prodotti 2,7 miliardi riducendone circa 70. Solo l’aumento cinese – che già produce 4 volte più inquinamento che tutta l’Europa messa insieme - ha superato di sette volte il sofferto e costoso “risparmio” europeo.

Vale la pena continuare in questa auto-castrazione economica europea o prima di tutto bisognerebbe cercare di far ridurre l’incremento inquinante cinese, indiano e degli stessi Stati Uniti ?!

 

UCRAINA E DEMOCRAZIA

Sabato 1 luglio alle 18 presso la Società Operaia di Intra (via De Bonis 36 - Verbania) l’associazione “Cultura & Tradizione” ha organizzato un dibattito alla presenza dello scrittore Paolo Borgognone sul tema “Dalla guerra in Ucraina alla democrazia illiberale”. Ingresso libero.

 

Buona settimana a tutti e buone vacanze a chi le comincia!    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 915 del 23 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Un numero “difficile” de Il Punto perché ci si abitua a tutto, anche alla guerra, eppure bisogna riflettere perché i caduti non sono solo dei numeri. Così come bisognerebbe riflettere anche sulla pubblicità “green” che spesso distorce la realtà (e nel nome della presunta ecologia fa pagare tutto di più). Infine due note sul ministro  Nordio e gli esami di maturità

 

PACE, ARMI E ARMAMENTI

Leggo sull’ANSA che il governo di Kiev ha dichiarato ufficialmente che le forze ucraine avrebbero ucciso durante il conflitto ben 219.840 soldati russi. Se il dato fosse  vero sarebbe davvero impressionante (in tutta la seconda guerra mondiale l’Italia ebbe 291.000 militari caduti) ma non possiamo immaginare che sia fasullo, perché allora dovremmo implicitamente ammettere che da Kiev giungono notizie spesso non veritiere o completamente false, ma sempre acriticamente prese per buone dai nostri media.

Quando ci si chiede, però, perché non si riescano ad avviare serie iniziative di pace bisognerebbe anche considerare gli interessi di chi - grazie al conflitto - sta facendo grandi profitti e che quindi non ha assolutamente intenzione di favorire seriamente degli accordi.

Mentre Zelensky insiste a ribadire che “La guerra finirà solo con la vittoria dell’Ucraina e soltanto su queste basi si potrà parlare di trattive di pace” l’imponenza degli aiuti militari a Kiev e la continuità del periodo bellico - che ormai si protrae da oltre 16 mesi – ha infatti aperto la questione delle forniture, dei rimpiazzi e dell’integrazione del materiale bellico da mettere a sua disposizione. La nuova tranche UE sarebbe intorno ai 5 MILIARDI di euro.

A parte gli aiuti umanitari e comunque con ben pochi controlli su come vengano spesi i soldi in Ucraina, è una “torta” che vale appunto miliardi di dollari e su cui hanno da tempo messo gli occhi tutte le aziende del settore armamenti sia in Europa che negli Stati Uniti, con il crescere di una “concorrenza” all’interno della NATO che ha evidenti risvolti politici, ma anche economici vista l’importanza che l’industria della difesa ha - e in prospettiva avrà sempre di più - per i diversi paesi componenti dell’Alleanza Atlantica.

Fornire un’arma o un sistema “difensivo” significa anche dover poi predisporre le relative munizioni e parti di ricambio che – evidentemente – non possono poi essere agevolmente fornite da terzi e quindi una scelta d’arma diventa anche o soprattutto una scelta strategica. La lunghezza imprevista del conflitto, dopo aver in un primo tempo più o meno ripulito i magazzini, ha infatti progressivamente aperto il problema del rinnovo delle forniture, con relativi investimenti e contratti preventivi che ne giustifichino il costo. Per questo l’Unione Europea paga e propone armi e piani per armare Kiev anche nella prospettiva di rendere l’industria delle armi europea sempre più efficiente e in grado di rispondere alle nuove esigenze manifestate con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.

La stessa manovra è in atto però anche da parte del formidabile apparato dell’industria bellica USA (con la sua lobby delle armi capace di condizionare non solo l’opinione pubblica, ma perfino anche l’elezione dei presidenti) e su questo tema controverso per essere il “primo fornitore” si è quindi aperto un serrato dibattito anche in ambito Nato.

Dibattito (meglio sarebbe scrivere “guerra aperta”) anche tra gli stessi paesi europei appartenenti alla NATO, siano essi componenti o meno dell’UE.

Per intanto c’è acuto il problema del munizionamento a Kiev visto che ogni giorno si consumano decine di migliaia di bombe, missili e proiettili.

La Francia, per esempio, vuole garantirsi una buona parte di quanto necessario per fare arrivare subito le munizioni all’esercito ucraino ed è in prima fila per la scelta “europea”. Ma nella NATO -  oltre alla Norvegia e alla Gran Bretagna che non fanno parte della UE -  ci stanno soprattutto gli USA che appunto ci tengono a mantenere la loro “quota di mercato”.

Una produzione di armi in Europa che prima della crisi ucraina era tecnologicamente avanzata ma quantitativamente ridotta, tanto che Washington sostiene come solo le forniture USA possano permettere rapidità nei tempi di consegna e che le richieste UE siano “protezionistiche”.

La partita però non è solo quantitativa o qualitativa, ovvero su quante e quali munizioni inviare a Kiev, ma anche di matrice geopolitica per gli effetti economici positivi sui singoli paesi perché se “tira” l’industria bellica (questa è una triste verità, che va magari poco pubblicizzata a livello di opinione pubblica, ma è di una sconcertante realtà) “tira” l’economia e tutto fa PIL.

E’ chiaro che per chi produce armi la pace è vista come l’ipotesi più negativa, magari da sostenere solo a parole e per “salvare la faccia” ma intanto continuando a produrre ed anzi aumentando la produzione ed isolando chi – come Papa Francesco – invano chiede almeno un cessate il fuoco.

In questo quadro di opposti interessi l’informazione e la contro-informazione, le fake news e i depistaggi sono all’ordine del giorno e d'altronde basta ascoltare il bollettino di guerra quotidiano per capire come sia difficile cogliere segnali veri sull’andamento delle operazioni sul campo, vedi la controffensiva ucraina ipotizzata, promessa, annunciata, iniziata, fermata e ora che non si capisce se sia in corso o meno.

Certamente il tempo corre e la gente riflette poco: per esempio ci era stato spiegato che le sanzioni avrebbero presto distrutto economicamente Putin che però, dopo 16 mesi di guerra, ha tenuto ancora nei giorni scorsi a San Pietroburgo un forum internazionale presenti buyers provenienti da 120 paesi del mondo che evidentemente non hanno alcuna intenzione di applicarle ed anzi hanno sostituito i venditori europei nei rapporti commerciali e di fornitura alla Russia (fornitori spesso rientrati dalla finestra con opportune triangolazioni commerciali, italiani compresi). E’ giusto insistere su questa strada o servono altre mosse politiche ed economiche? Pensate di essere un’azienda che nonostante gli annunci da 16 mesi non raggiunge i suoi obiettivi: continuereste così o cerchereste altre soluzioni?

 

PUBBLICITA’ GREEN, TUTTO FINTO ?!

Green è chic, è di moda, è necessario, è trendy.  La pubblicità - quindi - si adegua. L’acqua minerale per esempio è sempre montana, limpida e super-naturale, così come è dichiarata sempre più riciclabile la sua bottiglia, peccato che spesso anziché bere l’ottima acqua del rubinetto la si fa venire da centinaia di chilometri lontano ed è quindi oltraggiosamente inquinante per il trasporto, ma questo non lo si dice.

Tutta la pubblicità è comunque sempre più green: l’auto deve essere rigorosamente elettrica, come la casa, il sapone, le merendine, il lassativo, il vestito: da neo-salvatori del mondo l’autocoscienza da consumatori così si consola.

Notavo alla Stazione termini di Roma due giorni fa l’esultante pubblicità delle nuove toilettes che “risparmiano il 60% di energia”. Vedere per credere come sono conciate, sarebbe meglio o pulirle meglio o chiuderle, così il risparmio energetico sarebbe...del 100%!

Sono un modesto umano disorientato e colpevolizzato, anche se da almeno 30 anni lotto per salvare il mondo non facendomi cambiare la biancheria in un bagno d’albergo (detto da albergatore, però, questa è stata una gran furbata per risparmiare sul costo della lavanderia!) e fin da bambino spengo comunque la luce se esco da una stanza, perché le bollette erano care anche prima di Putin e - se lasciavo la luce accesa - mio papà mi urlava dietro. Lo so, sono il colpevole membro di una generazione scellerata che ha inquinato, ma anche quella che nel dopoguerra ha imparato a risparmiare, a non sprecare e riciclare gli avanzi. Per questo mi dà fastidio questa pubblicità troppe volte ipocrita che mi sommerge di ecologismo e di green, di autocoscienza e doveri di sostenibilità, ma che poi contemporaneamente mi spinge a comprare sempre di più, a ulteriormente consumare e - soprattutto - mi presenta poi un conto sempre più salato, perché troppe volte il prezzo di quello che compro subisce - con la scusa del “green” o del biologico - aumenti pazzeschi, assolutamente non giustificati.

Vedo frutta e verdure che hanno fatto migliaia di chilometri, magari arrivando in aereo dall’altra parte del mondo: sarà chic, ma perché non ci abituiamo allora a consumare quella (italiana) di stagione? Quando poi non si innestano da sole anche speculazioni belle e buone come per il prezzo della frutta, aumentata alla grande con la scusa dell’ alluvione in Romagna come se tutta l’ortofrutta arrivasse di lì, cosa che non avviene soprattutto in questa stagione.

Perché il green sarà bello, ma troppe volte è appunto solo una scusa per aumentare i prezzi e creare extraprofitti, alla faccia dell’ecologia. Alla fine la scelta “verde” è quella che appunto spesso ti fa restare al verde, alla faccia dei verdi.

 

NORDIO VADA AVANTI !

Mi sembra che il ministro della giustizia Carlo Nordio si stia dimostrando una persona saggia e d’esperienza cercando compromessi per limitare l’abuso delle intercettazioni e lo strapotere dei giudici che infatti l’hanno subito preso di mira. Pongo un problema. È corretto che il potere giudiziario interferisca e condizioni quello legislativo ed esecutivo? L’indipendenza dei poteri e dei giudici deve essere garantita, ma non è giusto lo strabordare del potere giudiziario se si arroga il diritto di farsi potere politico e decidere o condizionare quali leggi o provvedimenti governativi siano o meno opportuni. 

 

MATURITA’

Approfittando per ringraziare i lettori che so aver dato una mano per i soccorsi in Romagna come da mie indicazioni, sono rimasto sorpreso che per i maturandi “alluvionati” siano stati previsti esami solo in forma orale. Posso capire che nelle ultime settimane abbiano avuto altri problemi, ma non vedo la relazione tra i danni alluvionali e saper o meno scrivere un tema d’italiano… 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n. 914 del 16 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA

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Cari amici,

un numero un po' anomalo de IL PUNTO legato anche ai problemi di LIBERO MAIL che ne rallentano la spedizione. Ci tenevo però ad un doveroso ricordo di Silvio Berlusconi perché quando muore una persona spesso inizia un coro di lodi eccessive, si viene santificati oppure è l’occasione per sottolinearne gli aspetti negativi.

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Credo che davanti alla morte ci debba essere innanzitutto rispetto e che solo il tempo confermi o meno il valore di una persona. Placate le polemiche di parte, solo allora la Storia emetterà un giudizio sereno su Silvio Berlusconi, perché – piaccia o meno – il Cavaliere è stato comunque un cardine della storia politica e sociale italiana, ma anche di profonde trasformazioni di costume della nostra società.

Ricordiamolo come imprenditore prima che politico, un personaggio che con la sua ascesa rampante riuscì a rompere il monopolio RAI facendo progredire l’Italia in molti campi, oltre che aver offerto un lavoro a decine di migliaia di persone. “Pagando tangenti” dirà qualcuno e può darsi, ma avrebbe potuto emergere senza farlo? Lo si è dipinto come “mafioso” e mi sembra francamente esagerato, anche se probabilmente deve essere venuto a patti con poteri forti, o non avrebbe potuto realizzare le sue attività, così come fanno (quasi) tutti. .

C’è poi stato il Berlusconi politico di cui parlo più avanti, un uomo capace di capire prima di altri le novità elettorali, il crollo della prima repubblica, la volontà profonda della maggioranza degli italiani di non essere governati dalla sinistra che trent’anni fa era molto diversa da quella di oggi.

E’ seguito il Berlusconi premier che ha varato riforme importanti nonostante una opposizione preconcetta, viscerale, rallentante, a volte ottusa sia da parte del Quirinale (ricordiamoci di Scalfaro), che della Magistratura oltre che – ovviamente - dell’opposizione. Tutto ciò fa sempre parte del gioco, ma con lui la Legge non è stata “uguale per tutti” perché sicuramente nel suo caso tutto è stato anche strumentalizzato, forzato, esagerato tanto che ha passato la vita a difendersi con mille cavilli, rinvii, tentativi di progetti di legge “ad personam” contro chi lo voleva politicamente morto, spendendo un patrimonio di spese legali. Un personaggio egocentrico ,a volte molto ,imbarazzante ma Berlusconi era anche un uomo coraggioso, diretto, trascinante, generoso tanto che infinite persone ne hanno approfittato in ogni campo e in tante situazioni.

Certamente c’è stato anche il Berlusconi donnaiolo, libertino, eccessivo, ma a ben guardare tutta la sua vita è stata “eccessiva”, perché questa era la caratteristica del personaggio, a volte insopportabile, a volte entusiasmante.

Non esprimo quindi un giudizio, ma certamente se nel 1994 avesse fatto altre scelte non avremmo l’Italia di oggi nella politica, nell’economia e nei costumi.  

 C’è stato poi un Berlusconi “internazionale”, in Italia sottovalutato e volutamente letto troppe volte in chiave negativa e invece molte volte le sue amicizie personali gli hanno permesso contatti virtualmente impossibili. Spesso Berlusconi non è stato “politicamente corretto”, ma è così che  ha costruito (o cercato di costruire) una serie ifinita di rapporti nel mondo.  Ha iniziato partite storiche per una diversa integrazione della Russia nella UE nel momento in cui i rapporti con gli USA grazie a lui erano eccellenti ma – un po' come con Enrico Mattei tanti anni fa - se la piccola Italia diventa protagonista allora dà fastidio e chi cerca di farla crescere va emarginato, magari dando grande spazio ad aspetti piccanti ma marginali, ridicoli o negativi connotandoli come fossero la sostanza. Non era così, ma così doveva apparire.

Questi aspetti di Silvio Berlusconi, spesso dimenticati, hanno fatto di lui un personaggio unico, da valutare non oggi, ma nel tempo.

Qui di seguito un mio un ricordo del Berlusconi politico e, nello specifico, per i suoi rapporti con la Destra di allora e di cui sono stato per molti anni diretto testimone. 

 

Le note che seguono sono apparse su IL SUSSIDIARIO (IlSussidiario.net) quotidiano on line che spesso pubblica miei articoli e di cui raccomando la lettura soprattutto a chi vuole essere più informato anche con interpretazioni  un pò controcorrente. 

 

BERLUSCONI E LA DESTRA DI FINI

Cominciò tutto a Casalecchio di Reno, vicino a Bologna, nella tarda mattinata del 23 Novembre 1993. Silvio Berlusconi aveva appena inaugurato un suo nuovo supermercato   (che   allora   si   chiamava   Euromercato,   ora   è   un   Carrefour)   e   una giornalista della sede ANSA di Bologna, Marisa Ostonali, gli chiese: “Cavaliere, se lei votasse a Roma chi sceglierebbe tra Rutelli e Fini?" Berlusconi rispose “Io credo che la risposta lei la conosca già. Certamente per Gianfranco Fini”.

Una deflagrazione, una bomba. Due giorni prima Fini - complice una DC romana spappolata e dissanguata tra scandali e liti interne – praticamente da solo aveva preso al primo turno delle elezioni comunali 617.000 voti contro i 687.000 del candidato della sinistra, Francesco Rutelli, andando al ballottaggio. Erano le prime elezioni che prevedevano l’elezione diretta del sindaco e con quella risposta Silvio Berlusconi scelse chiaramente una delle due sponde, ma quella che fino a un minuto prima era considerata “la parte sbagliata”.

Da qualche mese si vociferava di una sua possibile “discesa in campo”, ma nessuno aveva ancora capito “il se e il come”, visto che Berlusconi sembrava strettamente ancorato a quel centro-sinistra rappresentato dal PSI di Bettino Craxi, un partito socialista sommerso dai marosi della tempesta di “Mani Pulite”.  

Certo pochi avrebbero scommesso su un Berlusconi a fianco di una destra non ancora sdoganata e che allora era rappresentata soltanto dal reietto Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, roba da 5% o poco meno. Un partito emarginato e ripreso in mano da Fini solo pochi mesi prima dopo la parentesi di Pino Rauti e quasi per scherzo si era candidato a Roma in una “missione impossibile”.

Ma c’era in aria una grande novità che Silvio Berlusconi aveva colto prima degli altri: con la nuova legge elettorale maggioritaria tutti i voti sarebbero stati utili e buona parte del centro ex DC non avrebbe votato per gli ex comunisti.

La “bomba” fu potente: in un secondo Berlusconi rovesciava gli schemi, legittimava un personaggio in crescita (l’allora giovane Fini piaceva come volto nuovo, con picchi di audience in TV) ma facendo crollare quell’ “Arco costituzionale” che aveva emarginato per cinquant’anni la Destra dalla politica italiana.

Alla fine a Roma vinse Rutelli, ma il delfino di Giorgio Almirante conquistò il 47% dei voti.

Partì l’avventura: in poche settimane Silvio Berlusconi fondò Forza Italia con tutte le caratteristiche di un “partito-azienda” e dove i primi quadri furono i suoi manager di Publitalia. Slogan, musichette, inni, minigonne e gadget all’americana: una rivoluzione comunicativa, mentre nel frattempo Fini trasformava il MSI in Alleanza Nazionale e in poche settimane, complice il finissimo mediatore di Fini Pinuccio Tatarella, l’alleanza Fini-Berlusconi si concretizzò.

Il 27 e 28 marzo ‘94 la “gioiosa macchina da guerra” dell’allora leader del PDS Achille Occhetto (data per sicura vincente) finì fuori strada, il Presidente della Repubblica Oscar   Luigi   Scalfaro   sfiorò   l’infarto   mentre   Berlusconi   vinceva   alla   grande conquistando Palazzo Chigi: era cominciata la “Seconda Repubblica”.

Fini piazzò quattro ministri, ma di fatto iniziò un duello con momenti di autentica condivisione alternati a finti sorrisi e coltellate sottobanco.

“Non dura” si diceva dalle parti di AN pensando al Cavaliere e invece non solo Berlusconi durò, ma - quando Bossi piantò in asso la maggioranza - alle elezioni del 1996 Forza Italia  surclassò nuovamente Alleanza Nazionale che, più strutturata, pensava che il partito di plastica del Cavaliere si frantumasse.

Il partito-azienda invece si consolidò e tra alti e bassi continuò una lunga sopportazione reciproca dove il Cavaliere con i suoi colpi di scena squinternava regolarmente gli accordi e gli scenari concordati, con un Fini furioso sempre costretto alla perenne rincorsa.

Un esempio clamoroso fu più di dieci anni dopo, quando – da una portiera semiaperta di un’auto in pieno centro a Milano – una sera (con l’improvvisato “discorso del predellino”) Berlusconi annunciò di fatto la “fusione” di FI con AN nel “Popolo della Libertà”.

Non era vero (quasi) niente, ma a quel punto non si poteva fare altro che confermarlo e fu l’inizio tribolato di un partito mai nato, tra aperti dissidi ai vertici come alla base. Una tensione che divenne pubblica il 22 aprile 2010 quando Fini (allora presidente della Camera) interruppe il Cavaliere che si stava scagliando troppo veemente contro le “toghe rosse” difendendo i magistrati.

Girarono parole grosse davanti alle telecamere, fino al famoso “Che fai, mi cacci?» di Fini che poi se ne andò davvero dal PDL con un gruppo di 33 deputati e 10 senatori fondando “Futuro e Libertà”, partito che guardava al centro ma ebbe una vita meno che effimera.

Una incompatibilità personale tra Silvio e Gianfranco che pesò più del dato politico: Fini non accettava i modi sbrigativi da padrone di casa tipici di Berlusconi e quest’ultimo mal sopportava il ruolo da protagonista di Fini, spesso coccolato dai media in chiave antiberlusconiana.

Le vicende personali si legarono poi a quelle politiche con Berlusconi che considerava quello di Fini un tradimento da figliuol prodigo e Fini che accusava il Cavaliere per le campagne scandalistiche dei media berlusconiani, soprattutto sulla vendita di una casa a Montecarlo a favore del fratello della sua compagna, Elisabetta Tulliani.

Gianfranco Fini - per vent’anni delfino designato alla fine rimasto senza trono -  uscì definitivamente di scena con la sconfitta elettorale del 2013, mentre Berlusconi tenne duro nonostante la “legge Severino”, gli alti e bassi di Forza Italia, le indagini delle procure, gli scandali e il correre degli anni. Ritornato al Senato l’anno scorso fino all’ultimo ha voluto essere lui il protagonista, probabilmente soffrendo del crescente seguito goduto da Giorgia Meloni. 

 

Un augurio di buona settimana a tutti

                                                                                               Marco Zacchera   



IL PUNTO   n. 913 del 9 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SommarioSono in Canada e quindi questo numero de “Il Punto” è un po' precotto, mi scuso con i lettori, ma non mi pare che in Italia stiano succedendo cose stravolgenti. Qui comunque nessuno parla di PNRR o di Ucraina, piuttosto di incendi boschivi. Intanto leggo che è stata fatta saltare una diga al confine russo con disastri ambientali ed accuse reciproche. I servizi segreti USA “Tendono a ritenere che le responsabilità siano russe” Frase più da Ponzio Pilato che sibillina visto che gli americani possono perfino vedere dai satelliti una persona che si soffia il naso, ma ancora una volta non c’è nulla di chiaro. Per esempio dopo nove mesi ufficialmente non sappiamo neppure chi abbia distrutto l’oleodotto russo del Baltico, bloccando “a prescindere” le forniture di gas russo all’Europa. A Washington evidentemente ci considerano ben poco e ci raccontano quello che vogliono, ma hanno ragione visto che l’Europa in campo diplomatico e strategico sembra assente e paralizzata, purtroppo anche per potenziali iniziative di pace.

PS: leggo ricostruzioni assurde e fantasiose sul naufragio di una barca sul Lago Maggiore che a bordo aveva degli 007 più o meno in pensione. Date retta ad uno che il lago lo conosce bene: non c'è nessuna spy story dietro, ma solo l'imprudenza (o l'incoscienza) di non aver tenuto conto di un temporale in avvicinamento e di aver "taroccato" una barca sopraelevandola senza rendersi conto degli effetti del vento. Nessuna ironia perchè ci sono stati di mezzo quattro annegati, ma bisognerebbe scrivere meno sciocchezze...

 

DROGA LIBERA

Venite, venite a vedere in Canada. Visitate la British Columbia e troverete panorami stupendi e una natura meravigliosa come ho la fortuna di vedere da alcuni giorni. Passeggiando per Vancouver però sono rimasto colpito per aver visto per la prima volta in vita mia, in pieno centro e di mattina, due ragazzi sfasciati su altrettante panchine con ancora la siringa piantata nel braccio. Vivi o morti non lo so (il giorno prima uno probabilmente morto era piantonato dalla polizia su un marciapiede a due passi dal bellissimo palazzo del tribunale, tutto aiuole e fontane) certo spettacoli sconvolgenti.

Sono rimasto sorpreso da questi fatti, poi sono andato a controllare ed ho scoperto che la “progressista” e liberal British Columbia (BC), degno specchio del premier Trudeau (quello che il mese scorso ha attaccato la premier Meloni per presunti azioni discriminatorie verso il mondo LGBT+), dopo aver già da alcuni anni completamente liberalizzato la cannabis anche per uso “ricreativo” (testuale) dal 31 gennaio ha completamente liberalizzato anche l’uso e il possesso delle droghe pesanti: eroina, morfina, cocaina, metanfetamina, ecstasy e il fentanyl, l’oppioide sintetico cento volte più forte della morfina che dopo aver travolto gli USA è diventata la droga più diffusa in Canada. Ha spiegato il ministro della saluta della BC Jennifer Whiteside “Siamo convinti che la droga sia un problema di salute, non un problema penale: dobbiamo fare questo ulteriore passo per permettere di superare la vergogna e lo stigma” Venite, venite allora a vedere gli effetti di questa democratico-progressista liberalizzazione e poi qualcuno si farà pur delle domande sulle sue conseguenze concrete. Intanto, secondo i dati ufficiali, le morti per overdose negli ultimi due anni nella sola British Columbia, sono state 4.400, più di quelle dell’intera epidemia di Coronavirus. Ipocrisia nell’ipocrisia - ma a conferma che a proposito di droga c’è una cultura tutta di sinistra sulla libertà di bucarsi – in Canada non potete comprare una bottiglia di vino o di birra in un supermercato, ma solo negli appositi store mostrando la carta d’identità, così se volete comprare un pacchetto di sigarette, ma solo se maggiorenni. Insomma “bucarsi” va bene, fumare “light” o peggio bere un bicchiere di vino assolutamente no…fa male alla salute!

 

L’EUROPA CI RADDRIZZERA’ ANCHE LE BANANE ?

L’Europa ci sta abituando a intervenire su tutto. Purtroppo non ci chiede mai un’opinione sui grandi temi di politica estera, economica o sanitaria, sull’effettiva opportunità del MES o sulle politiche “di genere”, né ci fornisce con un po' di trasparenza i costi dei vaccini e gli affari della Ursula Von den Leyen, ma in quanto alle questioni “green” non la batte nessuno.

E’ di questi giorni l’avvio delle nuove norme europee in materia di imballaggi che stanno creando un putiferio politico ed economico tra le aziende produttive e vedono l’Italia schierarsi – almeno a livello governativo - contro alcune delle nuove norme volute da Bruxelles.

Partiamo da una innegabile verità: produciamo troppi rifiuti da imballaggi e l’obiettivo principale è quindi di ridurli. Per questo, secondo l’Europa, servono contenitori riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per le bevande. Teoricamente è perfetto, solo che conseguentemente saranno progressivamente vietati tutti quelli monouso per frutta e verdura, oltre ai flaconi e contenitori di piccole dimensioni.

Diverse misure mirano inoltre a rendere gli imballaggi completamente “riutilizzabili” (prima ancora che riciclabili, non è una sottigliezza) entro il 2030 con sistemi tra cui l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale obbligatorio per le bottiglie di plastica, di vetro e i contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a tre litri.

Il funzionamento sembra estremamente semplice e bello: acquistando una bottiglia d’acqua, una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore verserà una cauzione che gli verrà restituita nel momento in cui restituirà il vuoto in appositi contenitori.

Questo in teoria, perché al lato pratico vi sono infiniti problemi organizzativi soprattutto per i negozi che non siano grandi supermercati e molti contenitori di oggi sono di difficile riuso. Pensate ai contenitori della frutta, a una busta di insalata, a una bottiglia di vino. Così come strutturato, il regolamento europeo andrebbe di fatto a colpire soprattutto i settori del vino e dell’ortofrutta, due punti di forza del Made in Italy e più esportati all’estero.

Certamente se il vino verrà venduto invece del vetro in una confezione tetrapack questa avrà componenti riciclabili, ma come riusare una bottiglia di vino senza l’attrezzatura per il re-imbottigliamento, a parte la qualità del prodotto?  Coldiretti chiede dunque di correggere l’attuale proposta eliminando i divieti per il monouso di frutta e verdura sotto il peso di 1,5 Kg.  Pensateci: avete mai comprato una busta di insalata da un kilo e mezzo? Serve per un condominio, non per una famiglia! Di fatto ci sarebbe ben maggiore spreco alimentare e si tornerebbe alle vendite sfuse (con quali garanzie di igiene e qualità?), con merci che andrebbero poi comunque riposte da qualche parte. Certo la vecchia sporta di vimini delle nostre nonne fa molto green, ma spesso è di fatto oggi improponibile. In teoria, però, le norme europee sembrano logiche o almeno tese a ridurre la produzione degli involucri, ma è qui che l’Italia insorge: la gran parte della plastica e del vetro già oggi è biodegradabile o riutilizzabile come materia prima e le aziende italiane ne sono produttrici-leader: eliminare il sistema vorrebbe dire fare tecnologicamente una marcia indietro danneggiando i paesi – come il nostro – dove il riciclo ha ormai una percentuale molto elevata.

Non c’è dubbio che in generale serva una forte coscienza ambientale, così come è assurdo e brutto veder buttar via nell’ambiente a milioni le bottiglie di plastica (che però già oggi vengono tutte riciclate, se opportunamente differenziate) ma l’approccio europeo sembra – come quasi sempre – non voler tener conto delle difformità culturali e storiche, per esempio per le bottiglie di vino in vetro da 0.75 che tutti utilizziamo.

Alla fine una volta di più è una scelta anche politica, di marketing, di aiuto a un certo ciclo industriale rispetto ad un altro e salvo arrivare poi a situazioni al limite dell’assurdo, come tutti possono verificare leggendo già oggi l’etichetta-monstre di un panettone o di una colomba pasquale (che non si fanno né in Svezia né in Finlandia) in vendita nella UE.

Alla luce delle norme già oggi in vigore, infatti, l’europeo ecologicamente conforme dovrebbe suddividerne l’imballaggio come già oggi appare appunto sulle etichette.

Ovvero - mangiato il panettone! - la confezione di cartone andrà gettato nella carta, il sacchetto contenitore nella plastica, lo stampo di cottura nell’organico, mentre il laccetto andrà nel metallo e la maniglietta ancora nella plastica o negli scarti vegetali a seconda di che cosa è fatta.  Assurdo? Facciamoci intanto e comunque anche un onesto mea-culpa: mentre a Bruxelles si disquisisce e si arriverà a voler raddrizzare le banane intanto troppi di noi restano maleducati, ignoranti ed imbecilli, ovvero italianissimi che continuano a buttare i rifiuti lungo le strade, vedere per credere.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 912 del 2 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Il centrodestra si impone ai ballottaggi a conferma dell’apprezzamento alla Meloni e finalmente di un miglioramento - a livello locale - della sua classe dirigente. 

Guai in vista invece per il PD e una Schlein deludente e senza idee chiare. Anche la Spagna svolta a destra e si profilano elezioni europee nel ’24 estremamente importanti.Una nota doverosa su Danilo Toninelli e una riflessione sul terremoto in RAI dove a sinistra c’è una fuga in corso: occasione per una riflessione seria sul servizio pubblico televisivo.

 

AMMINISTRATIVE: SCHLEIN-CRACK

Il centrodestra vince ovunque, salvo che a Vicenza, nei ballottaggi delle amministrative di domenica scorsa con risultati “storici” come il successo ad Ancona, ma soprattutto rivince in città già strappate al centro-sinistra nel 2018 confermando quindi di essere stato capace di amministrare bene e questo per me è l’aspetto più importante.

Bis nelle isole, dove a Catania il mio amico avv. Enrico Trantino (figlio dell’indimenticabile e tuttora attivo Enzo Trantino, parlamentare e principe del foro italiano) ha vinto al primo turno con il 66,1% dimostrando che credibilità, serietà e qualità personali si seminano nel tempo e non si improvvisano.

Risultati complessivamente sorprendenti (e perfino inattesi, visto che di solito nei ballottaggi il centro-destra è perdente), da onorare ora con comportamenti amministrativi seri ed impeccabili.

Il PD è in crisi forse perché sta diventando “né carne né pesce” (in tutti i sensi, anche di genere…) e la neo-segretaria Elly Schlein appare incapace di dare risposte minimamente chiare appiattendosi solo su slogan o posizioni confuse, demagogiche e contraddittorie come sul PNRR o le armi all’Ucraina, forse in attesa di chiarimenti interni. Crolla anche il M5S dove la poco credibile demagogia di Conte evidentemente non paga.

 

E SE ANCHE LA SPAGNA…

Anche la Spagna vira a destra ed è questo il chiaro verdetto delle elezioni amministrative che hanno interessato domenica buona parte del paese, tanto da indurre Sanchez a chiedere al Re di sciogliere le Cortes e andare a votare il prossimo 23 luglio. Anche in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo, la sconfitta di Sanchez - personaggio “modello Schlein” (o viceversa) - apre scenari interessanti per futuri governi di centro-destra a Madrid e per la potenziale costruzione di un “fronte-sud” politicamente omogeneo rispetto al centro-sinistra di Bruxelles. Sempre di più l’Italia deve però svolgere un ruolo di catalizzatore dei problemi mediterranei – in primo luogo per la gestione dell’immigrazione a livello europeo -  e il risultato spagnolo, dopo quello greco, va in questo senso. Certamente le prossime elezioni europee assumono un’importanza crescente per invertire l’attuale rotta europea su troppi temi etici ed economici.  

 

MEA CULPA: SORPRESA TONINELLI

Per puro caso ho ascoltato nei giorni scorsi una intervista di Gomez a Danilo Toninelli, ex ministro grillino delle infrastrutture e dei trasporti che - dopo due mandati parlamentari – per coerenza non si è più ricandidato ed è tornato a fare il suo modesto lavoro di assicuratore.

Ho ascoltato parole chiare, dirette, animate da una onestà intellettuale che mi è sembrata sincera, in personaggio incommensurabilmente migliore di altri balordi ex M5S alla Di Maio.  Mi è piaciuto il suo bucare lo schermo con disarmante franchezza ed ho pensato che forse ho fatto male a criticarlo in passato perché – almeno come persona – meritava maggiore ascolto, sia in tema di rapporti con Autostrade che per la gestione dei lavori pubblici, ma anche - e soprattutto - per il suo modo di intendere la politica.

 

Approfondimento: POST FAZIO-FAZIOSITA’, SAVIANO E L’ANNUNZIATA

Lucia Annunziata se ne va dalla Rai non per un fatto preciso, ma perché “non condivide nulla di questo governo”. E chi le ha chiesto qualcosa? Ma da quando una giornalista del servizio pubblico (e che quindi dovrebbe essere indipendente per definizione) dopo aver guadagnato milionate di soldi nostri se ne può uscire così, sottolineando ancora una volta la partigianeria politica del suo ruolo, dopo che per decenni – come Fazio – ha imperversato indisturbata con i SUOI programmi, i SUOI commenti, le SUE interviste, le SUE parolacce, le SUE interruzioni quando era obbligata a convocare (finalmente) un ospite non allineato. Ma un teleutente qualsiasi non dovrebbe avere IL DIRITTO di chiedere conto della faziosità dell’Annunziata, visto l’ OBBLIGO assurdo a pagare il canone ad un’azienda che ha consumato risorse inenarrabili, ha mortificato infinite volte la verità con la sua pseudo-informazione lottizzata propagandata ai tele-utenti che - come bovini - non hanno mai avuto la possibilità di esprimere un parere, una critica, un confronto?

Vada avanti senza indugio il governo a ripulire per quanto possibile questo carrozzone e se qualcuno se ne va per conto suo, ponti d’oro.

Tanto sappiamo tutti che l’Annunziata avrà un prossimo seggio graziosamente offertogli dal PD (già alle prossime europee?), così come avvenne per la Gruber, Sassoli ecc.ecc.

Quello che chiedo al governo Meloni è piuttosto di mettere al posto dei compagni che se ne vanno non dei “camerati”, ma gente in gamba, attenta, simpatica: facce nuove per rinnovare una TV pubblica che per me ha comunque poco senso, ma che – se proprio dobbiamo tenercela – sia allora pluralista vera. Pluralismo non significa bilanciare i secondi per questo o quel partito in nome di una pseudo par-condicio, ma per offrire inchieste coraggiose, indagini serie (su tutti), ospiti pluralisti e dibattiti veri e non precotti.

E’ davvero chiedere troppo? Se la Rai fosse costretta finalmente a campare senza canone imposto, reggendosi con le proprie gambe (così come da sempre le altre TV commerciali della concorrenza, a cominciare dalle reti Mediaset che spesso la battono a costo zero per il contribuente) credo che - per cominciare - taglierebbe i suoi costi spesso esagerati, gli sprechi, le assunzioni pilotate ecc. ecc.

Di questo, per cominciare, ne avremmo molto bisogno.  

Ma se queste cose sono andate avanti per decenni (e non mi illudo che cambieranno) è stato anche per l’incapacità del centro-destra ad occuparsi sul serio della RAI che non deve essere intesa come posto utile per imbucare l’amica-attricetta di turno, ma da presidiare seriamente, quotidianamente, contestando gli sprechi così come le forzature a sinistra che sono andate avanti indisturbate per anni.

Dov’era la “commissione parlamentare di vigilanza” quando c’era da IMPORRE pluralismo e trasparenza proprio all’ Annunziata, a Saviano, a Fazio e compagnia cantando?

Luciana Littizzetto ha concluso il suo show tra gli applausi scroscianti degli astanti (messi lì a pagamento) affermando “Cara Rai, restiamo amici, chissà magari un giorno ci rivedremo, spero in un’Italia un po’ diversa. Un’Italia dove la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale…e non dimenticarti mai che il Servizio Pubblico è di tutti. Di quelli che la pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario, persino di quelli che non sono andati a votare”

Parole sante, sottoscrivibili, ottime, ma quando mai nella sua trasmissione si è visto un vero pluralismo?

Forse che l’onnipresente Saviano non ha sempre connotato ogni suo intervento in un attento e preconcetto discorso politico? Questi monologhi andavano ed andrebbero controbilanciati, ma nello stesso tempo potrebbero mettere in luce una realtà che spesso a destra non si ha il coraggio di ammettere ovvero l’incapacità a proporre una propria visione e alternativa culturale.

Fino ad oggi la scusa poteva essere quella della mancanza di spazio nella Tv pubblica, ma adesso – se ci si crede veramente in un progetto globale - sono nuovi valori (e volti) che devono emergere, mentre il rischio è di riscoprirsi spaventosamente indietro rispetto alla sinistra, dove la cultura ha fatto “sistema” sicuramente auto-referenziandosi, ma potendo disporre anche di un grande parterre preparato negli anni, esattamente come nel mondo della scuola, delle amministrazioni locali, della magistratura. Questo è il compito immane che ha davanti la Meloni e - tra alleati scomodi e incrostazioni varie-  sicuramente non sarà facile per lei come per tutti uscire dal tunnel e riveder le stelle.

 

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CON L'AUGURIO VERO DI UNA BUONA SETTIMANA A TUTTI               MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 911 del 26 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: La tragica alluvione in Romagna ha sottolineato anche tanti gesti di solidarietà e collaborazione politica che non vanno sciupati. A seguire qualche commento sull’opinione corrente degli italiani (e dei lettori) sulla guerra in Ucraina, sulle sfilate di Louis Vuitton sul Lago Maggiore e per la discesa in campo di DeSantis per le prossime elezioni presidenziali USA. Buona lettura!

 

ALLUVIONE E DINTORNI

C’è stato anche del buono nella disastrosa alluvione che ha colpito le zone di Ravenna, Forlì, Faenza e Cesena e - nella tragedia - dobbiamo anche sottolineare le cose positive.

In primis la spontanea dedizione di migliaia di giovani che, pala in mano, hanno subito cominciato a lavorare concretamente per aiutare la gente e sgombrare le fabbriche inondate. Una bella pagina di solidarietà, a sottolineare che c’è anche tanto di buono, di spontaneo e valido nelle nuove generazioni, troppe volte sottovalutate. Il secondo aspetto positivo è che tra governo e regione c’è stata – almeno per ora - unità di intenti, sottolineata anche pubblicamente dal governatore Bonaccini. E’positivo che sia così, a ricordare che davanti alla catastrofe contano poco (o niente) le divisioni di parte, così come conterà solidarietà ed unione per la ricostruzione. In questa prospettiva – a parte alcune incompatibilità pratiche e amministrative da risolvere – non vedrei nulla di male se il governo Meloni decidesse di affidare il commissariamento per le zone alluvionali (o almeno un co-commissariamento) proprio allo stesso governatore Bonaccini: un modo anche per sottolineare una rottura con i metodi e criteri passati, vedi i vari paracadutati politici messi ad occuparsi di terremoti e sciagure varie, non sempre molto competenti.

Ritengo sia comunque dovere di tutti dare una mano e personalmente credo più nelle concrete iniziative “di base” piuttosto che nelle grandi sottoscrizioni dall’incerto destino (avete mai avuto un minimo resoconto di come siano stati spesi i milioni di euro incassati dalla Protezione Civile per il COVID?!). Per questo suggerisco a chi volesse aiutare di farlo attraverso la Caritas di Forlì  che sta aiutando direttamente centinaia di persone in estrema difficoltà. IBAN: IT46O 03069 13298 1000 0000 7011. Grazie! (a chi vuole posso poi comunicare personalmente i nomi dei responsabili e maggiori dettagli sulle iniziative in corso). Una volta di più i romagnoli si sono comunque rimboccati le maniche e sono esempio di concretezza: grazie a tutti loro per come reagiscono, con tanta amicizia e solidarietà.

 

ARMI ALL' UCRAINA

La settimana scorsa avevo chiesto ai lettori che cosa ne pensassero sull’invio delle armi in Ucraina. Un test assolutamente non scientifico poiché il campione è limitato e non rappresentativo e oltretutto non so cosa votino o come la pensino politicamente i miei lettori. Ho avuto una quarantina di risposte. Due lettori (P.V. e P.P.) sono assolutamente “pro” all’invio di armi in termini intransigenti, tre o quattro sono più tiepidamente favorevoli a continuare ad aiutare Zelensky e altrettanti sono propensi a farlo, ma solo chiedendogli di accettare subito in cambio un accordo, pena la fine degli aiuti. La netta maggioranza si è dichiarata però contraria a continuare nell’invio di armi, alcuni anche con parole sferzanti. In particolare mi ha colpito il numero delle persone che dichiarano di apprezzare la Meloni nel suo lavoro, ma sono assolutamente contrarie all’ attuale politica italiana verso l’Ucraina. Numerosi sono stati infatti quei lettori (in questo seguendo un po' la mia linea) che in termini più o meno aspri sottolineano appunto una eccessiva dipendenza italiana alle posizioni UE e di Biden.

Se la mia è stata una raccolta di idee senza alcun criterio statistico valido, nei giorni scorsi è stata però pubblicata una indagine molto più approfondita effettuata da “Termometro Politico” (andate a leggere i dettagli, si tratta di un campione rappresentativo di 4200 casi). Da questo sondaggio appare come il 58,3% degli italiani sarebbe CONTRO l’invio di armi in Ucraina, mentre i favorevoli sarebbero il 40,3%. Da notare che i contrari sono aumentati – ma non di molto – rispetto all’anno scorso, salvo che tra gli elettori di FdI, più propensi di prima a continuare nelle forniture forse per la posizione assunta dalla Meloni.  Gli elettori di Renzi – con il record di quasi il 92% - sono comunque i più favorevoli alle forniture a Kiev, seguiti in percentuale dagli elettori PD (59%, ma un anno fa erano il 73,7%).  I più contrari sono invece gli elettori M5S (92,8%), della Lega (80,5%), a seguire quelli di Forza Italia (54,1%) e di FdI (50%). Nel partito della Meloni i pro e contro oggi infatti si bilanciano, rispetto al 62% di contrari alle forniture di un anno fa.  

Unico commento: ma conviene alla Meloni non tener conto di una opinione così prevalente dell’elettorato? O, ancor più esplicitamente, è giusto che in una democrazia non si tenga conto del pensiero della maggioranza dei cittadini? Lascio la risposta alla coscienza di ciascuno di voi.

 

LOUIS VUITTON

Grande settimana di eventi sul Lago Maggiore dove Louis Vuitton ha presentato – nel magnifico palcoscenico naturale e storico dell’Isola Bella – la sua nuova collezione 2024. Un evento durato più giorni a cui hanno preso parte molti VIP di quel mondo ricco, rilucente ed opulento che può permettersi di pagare un abito o un accessorio più dello stipendio annuale di una persona normale nel mondo “occidentale” e non parliamo se del terzo e quarto mondo dove si campa (quando ci si riesce) con molto meno.

Certamente una bellissima cartolina promozionale per Stresa e tutto il Lago Maggiore, occasione per un vero e proprio maquillage di strade e giardini ancora più fioriti del solito e diventati una “vetrina” spettacolare, purtroppo un po’ rovinata dal maltempo. Comunque uno scenario fiabesco, rilucente, costato molti milioni di euro e riservato ad un gruppo ristretto di VIP, super-ricchi, super-imbucati e clienti importanti per la Casa parigina.

Con piacere, come residente sul Verbano, ho apprezzato lo show mediatico, la bellezza e la promozione collegata all’evento, ma come persona razionale e sicuramente modesta, esprimo però un mio profondo imbarazzo.

Penso al mondo in guerra o che lotta sotto il fango, a quelle sterminate folle anonime di povera gente che un lusso così non può neppure immaginarselo e - per contro - a chi può spendere invece migliaia di euro per abiti o borse dal valore intrinseco spesso infinitesimale, ostentate come segno di ricchezza.

Osservo e non giudico, ma resto triste, disorientato, incerto. Come può un mondo continuare così, tra super ricchi e super poveri? Pongo il problema alla coscienza di ognuno.

 

USA, DE SANTIS CONTROCORRENTE

Ron DeSantis, governatore della Florida, si è ufficiaklmente candidato alle primarie repubblicane per la "nomination" in vista della campagna elettorale verso la presidenza USA dell'anno prossimo.

In Italia l’annuncio della sua candidatura, tra i pochi che ne hanno parlato, è stato largamente accompagnato da scetticismo, preconcetti ed ironia.

Sky 24 parla di un candidato che "Cercherà di raccattare voti e soldi": un evidente disprezzo preventivo verso chi - se Trump fosse minimamente consapevole dei suoi limiti - potrebbe diventare davvero il prossimo Presidente. Se infatti DeSantis fosse alla fine ufficialmente il candidato repubblicano sarebbe un vero spauracchio per i democratici a rischio di sconfitta opponendo al prorompente e giovane governatore la spenta figura di Biden.

Sicuramente DeSantis (tra l'altro pochi sanno che tutti i suoi nonni e bisnonni, sia da parte di padre che di madre, erano immigrati italiani) è stato capace di trasformare il suo Stato sviluppandolo e ottenendo grandi successi, per esempio opponendosi al lockdown generalizzato ai tempi del Covid e riscuotendo così molte simpatie elettorali non solo tra i repubblicani e anche tra quegli americani non di sinistra ma stufi delle piazzate alla Trump.

Un personaggio da seguire con attenzione, ma il mondo dell’informazione italiana è largamente dominato dai democratici USA ed italici, quindi… Sarà comunque una lunga ed appassionata campagna elettorale

 

UN AUGURIO DI BUONA SETTIMANA A TUTTI                                   MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 910 del 19 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Primo turno delle amministrative favorevole al centro destra, ma i conti veri si fanno dopo i ballottaggi. Intanto Zelensky continua i suoi tour e viene rifornito ad ogni passo di armi: per me è un controsenso, se si vuole veramente arrivare almeno ad un armistizio. Mentre finalmente Fazio lascia la RAI, Di Maio viene sistemato in modo vergognoso. Infine, noto che in Italia si parla molto (male) di Trump ma mai di Biden, eppure quanti traffici suoi e di famiglia ci vengono nascosti!

 

POVERO PAPA FRANCESCO

Immagino lo sconcerto e la tristezza di papa Francesco. Sono mesi che invita, chiede, implora la pace per l'Ucraina o almeno una tregua. Viene suo ospite a Roma il presidente Zelensky e si presenta in Vaticano come un burino di periferia, in maglione girocollo e gli dice che la pace non gli serve e che semmai ci sarà solo come e quando vorrà lui, che non ha bisogno né di consigli né di diplomazia, tanto - avrà aggiunto - di armi ne ho e ne avrò a volontà, me le regalano USA, UE e GB fin quando mi serviranno ed in modo illimitato, quindi non si parli neppure di un armistizio, il Vaticano non mi serve e anche le proposte cinesi vanno rifiutate.

Un'ora dopo - sempre in maglione - viene ricevuto a palazzo Chigi e al Quirinale con tutti gli onori, addirittura abbracciato da una Premier che sembra aver perso al suo confronto ogni logica od autorevolezza. A sera Zelensky è già in Germania e poi in Francia presentandosi sempre come emblema della pace. A Londra addirittura lo riforniscono anche di missili a lunga gittata, strano modo di costruirla visto che sono armi offensive e non certo difensive.

Nessuno che nelle varie tappe gli chieda mai conto di come spenda i fondi, come usi le armi, come venga controllato, che fine abbia fatto l'opposizione interna e come intenda rappresentare in futuro le minoranze etniche, se mai in Ucraina ne esisteranno ancora e, anzi, lo invitano ad entrare in Europa al più presto quando altri paesi attendono invano da decenni.

Domande addomesticate, mai stringenti (vero Vespa?) o tantomeno imbarazzanti: con Zelensky non si usa. Lui, presentandosi come campione della libertà, con la guerra ha comunque fatto l'affare della vita e se intanto gli ucraini (e i russi, ma quelli non contano nulla) muoiono a centinaia… chissenefrega.

So di essere critico su di lui e forse non condiviso, ma mi  piacerebbe chiedere ai lettori de Il Punto se la mia posizione –  nonostante una pressione quotidiana costante e martellante di tutti i media a favore di Kiev – sia così isolata o è invece più diffusa. Perché, a dispetto dei media tutti schierati con Kiev, incontro in giro tanta diffidenza, tanti timori e riserve sulla posizione italiana ed europea nei confronti di Kiev. Possibile che gli scettici capitino tutti a me?  

 

RAI: BELLI CIAO

Ma come potremo mai resistere senza Fazio e la Littizzetto in Rai, con i loro ospiti quasi tutti sempre e soltanto di sinistra nel solito circuito di autopromozione mediatica?  La Littizzetto sarà costretta per vivere a continuare a fare la pubblicità degli strofinacci!!?? A questo siamo finiti per la perfida volontà dei destrorsi fascistoidi antidemocratici, signori & signore che hanno brutalmente preso il potere in Rai con la violenza! Compagni: ora e sempre resistenza!  

 

INTANTO DI MAIO E’ SISTEMATO

Il prode Borrell ce l’ha fatta e finalmente Di Maio è sistemato come “Inviato Speciale” europeo nel Golfo a rappresentarci per energia e sicurezza: una scelta vergognosa perché “raccomandato” (da Draghi e Gentiloni) non certo perchè “il migliore”. Lui (il Di Maio) scrive: “Honoured to be entrusted by HRVP @JosepBorrellF and EU Member States as first EUSR for the Gulf region. It’s a great responsibility. Ready to engage, listen & find together w/ EU Members and each of our regional partners the best ways to jointly deepen our security and prosperity”

Ma questo è un FALSO: Di Maio non sa neppure l’inglese! Quel “our” (nostra) prosperità non si riferisce agli europei, ma evidentemente a lui Di Maio medesimo e alla sua ciurma: per lui stipendio da 16.000 euro NETTI al mese esentasse per 21 mesi, più benefits ed indennità. Ma non c’è da vergognarsi?

 

Approfondimenti:

TRUMP/BIDEN: ESEMPI  ITALIANI  DI  DISINFORMAZIONE

Grande spazio mediatico per la condanna in primo grado di Donald Trump, che dovrà pagare – salvo sicuri appelli e ricorsi – 5 milioni di dollari per aggressione sessuale ai danni della scrittrice Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino di New York nel 1996 (!)  e di averla poi diffamata.

Sentenza indubbiamente anche “politica” visto che Trump non è stato considerato colpevole di stupro, che non vi furono denunce 27 anni fa né testimoni e che la “diffamazione” è per l’aver definito “farneticanti” le accuse della Carroll. Sta di fatto che i media mondiali si sono sbizzarriti su questa piccante vicenda tacendo invece le concomitanti conclusioni della Commissione di inchiesta della Camera dei Rappresentanti USA a carico dell’attuale presidente Joe Biden, la cui famiglia è accusata di riciclaggio di denaro per milioni di dollari.  

Una vicenda che negli USA è al centro del dibattito, ma che incredibilmente non ha raccolto spazio soprattutto in Italia, in un evidente doppiopesismo informativo.

La questione è molto seria anche perché chiama in causa la questione ucraina e le pressioni USA esercitate prima del conflitto sulla politica di Kiev che hanno portato al potere Zelensky spiegando anche i motivi dell’attuale posizione americana. 

Secondo la commissione - che ha presentato i suoi risultati il 10 maggio - gli investigatori hanno provato le presunte attività illegali di circa 20 società create dalla famiglia Biden per ricevere pagamenti da clienti privati, società estere e governi stranieri – soprattutto Cina e Romania – durante il periodo della vicepresidenza di Biden ai tempi di Obama. Decine di milioni di dollari che in un gioco di passaggi vengono man mano “ripuliti”, fatti che sarebbero già stati bene a conoscenza del Dipartimento del Tesoro USA che però non sarebbe intervenuto per spinte e pressioni politiche.

In particolare, la commissione del Congresso fortemente voluta dai repubblicani sottolinea che i versamenti ai Biden vengono anche da società legate all’intelligence cinese avanzando ombre sulla figura del presidente. La commissione – presieduta dal deputato repubblicano del Kentucky James Corner – in quattro mesi sembra aver raccolto dati molto gravi, raccolti in un primo dossier di 36 pagine presentato alla stampa.

Biden è sostanzialmente accusato di aver fatto affari (vietati) durante la sua vicepresidenza soprattutto tramite il figlio Hunter Biden, già al centro di complesse indagini dell’FBI sulla sua società Burisma che operava in Ucraina nel campo delle transazioni energetiche pagando il figlio di Biden 50.000 dollari al mese. Appare anche pesante la posizione del fratello del presidente, Jim Biden direttamente collegato al governo cinese, mentre la commissione avrebbe confermato che nel periodo di Burisma per l’affitto di una casa di famiglia nel Delaware Hunter avrebbe pagato al padre (allora vicepresidente) 49.000 dollari al mese.

Questo aspetto era emerso anche il 20 settembre 2020 da un report del Senato USA che denunciava gli stretti rapporti tra Hunter Biden e società del gas russe, ucraine e cinesi, ma l’ FBI – secondo i repubblicani – rallentò le indagini in vista del voto elettorale ed ora i deputati repubblicani chiedono di ritenere colpevole di oltraggio al Congresso proprio il direttore dell’FBI Christopher Wrayche che non ha rispettato il mandato di comparizione per chiarire le nuove circostanze emerse dalle indagini. Secondo i parlamentari, inoltre, da tempo l’FBI ha in mano documenti che complicherebbero la posizione del figlio di Biden, ma i suoi vertici non vogliono comunicarli al Congresso.

Il presidente Joe Biden ha pubblicamente difeso suo figlio Hunter mentre - indipendentemente dall’ inchiesta del Congresso - altri pubblici ministeri federali, dopo un’indagine penale durata quattro anni, stanno decidendo sull’opportunità di accusarlo di violazioni fiscali. Schermaglie giudiziarie, ma è evidente che - comunque andranno le cose - la prossima campagna elettorale per la presidenza USA si giocherà anche sui dossier, i veleni e le carte giudiziarie. Chi non segue direttamente la politica USA avrebbe comunque il diritto di una informazione completa ed obiettiva e non solo legata alle vicende galanti di Trump che peraltro con i suoi atteggiamenti spesso sembra fare di tutto per tirarsi addosso ogni antipatia possibile.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 909 del 12 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: Due dati sull’immigrazione tanto per sbugiardare Parigi mentre riprende la corsa (?) verso il presidenzialismo, ma sarà durissima perché tante volte si è cercato in varare questa riforma e purtroppo vincono sempre i veti incrociali. Intanto, apprezzabile lo stile di Cottarelli nel dimettersi dal PD ma di lasciare conseguentemente anche il seggio al Senato, non è un Borghi qualsiasi! Auguri a Michela Murgia nonostante le sue sciocchezze antimeloniane, mentre la giustizia ha dato ragione a Salvini che denunciò lo spaccio al “Pilastro” di Bologna. 

 

IMMIGRAZIONE E DEMAGOGIA

Il signor Macron dovrebbe annotare che l’Italia (dall’inizio dell’anno all’11 maggio) ha accolto solo dal “fronte sud” 45.157 migranti ufficiali rispetto ai 12.324 dell’anno precedente,a parte gli oltre 100.000 “giacenti” nelle varie strutture italiane, quelli arrivati non censiti (una quantità, soprattutto dalla Tunisia) e quelli subito spariti. L’obiettivo europeo era di ricollocarne 6.000 al mese nei vari paesi UE, ma ad oggi in tutto il 2023 non ne è stato ricollocato praticamente nessuno. Se il governo tenta respingimenti allora diventa “cattivo, razzista e fascista”, se li lascia arrivare è “umanitario”, ma è poi è accusato da Parigi e dalla sinistra di non sapere gestire il fenomeno. Per non sbagliare la Francia “umanitaria” chiude le sue frontiere e ributta con la forza in Italia chi passa il confine. Quanta ipocrisia: questa è solo un’Europa che se ne frega del problema, punto e basta.

 

PRESIDENZIALISMO

Il governo di Giorgia Meloni fa bene a giocare ora, ad inizio legislatura,  la carta del presidenzialismo cercando di varare una riforma costituzionale che credo avrebbe l’appoggio della maggioranza degli italiani.

Sarà però difficile riuscirci perchè la sinistra ogni volta che si parla di queste cose sente fumo di totalitarismo e manganello, lo boicotta  e quindi tutto resta com’è.

Conte sostiene che il presidenzialismo non passerà mai, mentre è inquietante sentire la signorina Schlein afferma che le riforme “Non sono una priorità”.

Da sempre sostengo che l’elezione diretta del Capo dello Stato sarebbe un grande segno di democrazia e di responsabilità dell’eletto/a verso tutti i cittadini, anche perché avremmo grande bisogno di un “sindaco d’Italia” (copyright di Matteo Renzi) per cercare di ridurre lo squalificato ruolo dei partiti, usi ai soliti ricatti e veti incrociati. D'altronde proprio l’elezione diretta del sindaco è stata l’unica riforma elettorale che si sia dimostrata convincente per tutti e non ha senso continuare ad eleggere un Presidente solo da una ridotta platea di parlamentari eletti per cooptazione e posti blindati dalle segreterie di partito. Questione di democrazia.

 

W LA COERENZA (COTTARELLI: LEZIONE DI STILE)

Anche Carlo Cottarelli, eletto senatore per il PD, ha deciso di lasciare l’incarico non condividendo la linea della Schlein. Dopo l’abbandono di Fioroni, Marcucci, della Chinnici e del sen. Enrico Borghi un’altra defezione per la neo-segretaria.

In questo caso, però, c’è stata una ben diversa lezione di stile. Mentre Borghi, per esempio, si è trasferito armi e bagagli in Italia Viva facendo fessi gli elettori e nonostante fosse stato “nominato” senatore grazie al capolistato blindato del PD in Piemonte, Cottarelli – dimostrando di essere una persona corretta, di ben altro spessore ed altra pasta rispetto a Borghi – ha annunciato infatti di DIMETTERSI dal Senato affinchè altri potessero subentrargli, non considerando corretto continuare ad occupare il seggio visto che non condivide più le scelte del PD.

Un esempio unico di serietà e coerenza a dimostrare che quando si è seri nella vita lo si continua ad essere anche se eletti e che dovrebbe suggerire una consuetudine: se ti eleggono e poi cambi idea non ti vendi a qualcun altro, ma ti dimetti.

Una scelta che purtroppo non si fa quasi mai, visto che nella scorsa legislatura oltre un terzo dei parlamentari aveva cambiato casacca senza minimamente tener conto del voto “politico” degli elettori. Per non parlare – tornando al caso Borghi – che non solo l’esimio senatore non si è dimesso dal Senato, ma ha addirittura mantenuto anche il suo incarico nel Copasir (servizi segreti) in “quota PD” pur essendo uscito dal partito. Doppia incoerenza, ma è l’Italia dei furbetti. Per questo, un doveroso e sincero apprezzamento per la coerenza di Carlo Cottarelli.   

 

MICHELA VS. GIORGIA

Massima comprensione umana per Michela Murgia, scrittrice queer (ovvero di sesso “diagonale”) di estrema sinistra che annuncia ai media di avere un tumore avanzato augurandosi di morire “Quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio perché il suo è un governo fascista”. Seguono nelle sue varie interviste un bel po' di frasi per me decisamente farneticanti che leggo più come una sua disperata volontà di farsi notare che opinioni di senso compiuto. Mi lasciano sbigottite le idee della Murgia, soprattutto che una persona al dichiarato avvicinarsi alla morte provi questo odio verso il prossimo ed abbia come pensiero predominante il presunto governo “fascista”. Bene le ha risposto Meloni sui social con frasi di comprensione, ma anche con ironia: “Le auguro lunga vita, perché io ho intenzione di restare premier a lungo”. Vedremo chi vincerà, ma sarebbe neglio vincessero entrambe

 

SPACCIO

Vi ricordate le ultime lezioni regionali in Emilia, quando Bonaccini vinse per un soffio? Un successo del PD grazie alle Sardine (poi sparite nel mare del nulla, salvo il seggio assicurato dal PD al loro leader) caratterizzate dalla forsennata campagna contro Salvini che citofonò a una famiglia del quartiere Pilastro a Bologna davanti alle telecamere "Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere", disse testualmente il leader della Lega che finì nel tritacarne mediatico con l'accusa di aver violato la privacy di quella onorata famiglia. Personalmente avrei comunque evitato il gesto provocatorio, ma certamente Salvini toccò un nervo scoperto, ovvero lo “spaccio libero” e tollerato dalla amministrazione di sinistra in quella zona della città. Sono passati tre anni e adesso (non certo per colpa di Salvini) tutti componenti di quella famiglia sono stati effettivamente condannati per spaccio di stupefacenti e reati collegati: tutti, ovvero genitori e figli, per un totale di 14 anni di reclusione (che purtroppo probabilmente non sconteranno mai). Valeva più la forma o la sostanza? Forse più di tutto l’amara realtà: lo spaccio al Pilastro intanto continua indisturbato.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 908 del 5 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: E’ passato il solito “Concertone” del primo maggio a Roma in pluri-diretta RAI stavolta anche con la concorrenza di un suo clone a Taranto. Il tutto mentre il governo Meloni, nello stesso giorno, presentava un concreto pacchetto di aiuti, andato di traverso ai sindacati cui ha un po' rovinato la festa. Capita, con una sinistra imballata e concertara, ma che sembra ormai in mano agli “armocronisti” dei radical-chic e allora non basta il soccorso-rosso de LA STAMPA che deriva sempre più a sinistra. Resta un dato di fatto: il “pacchetto” governativo di aiuti è sicuramente positivo, ma non è una rivoluzione e deve essere solo un inizio. Tra l’altro rischia di essere vanificato se la BCE aumenterà ancora i tassi. Questa scelta mi sembra premiare soltanto le banche: non fa rallentare l’inflazione, ma aumenta il costo del debito pubblico e dei mutui, Vanifica  così gli aiuti danneggiando le imprese per il conseguente rincaro del costo del denaro.

Ragione in più per “rallentare” sul PNRR e sui fondi MES che rischiano di diventare un capestro per l’Italia. -  A seguire una riflessione sulle troppe campagne pubblicitarie per accaparrarsi i soldi dei contribuenti e un ricordo, breve ma sincero, di Andrea Augello, amico di tante battaglie.

 

I COLORI DELLA SINISTRA

In principio fu il rosso: unitario, proletario ed inequivocabile. Da “Bandiera rossa la trionferà” allo sventolio di mille bandiere rosse nelle piazze per i comizi PCI e soprattutto il primo maggio. Rosso identitario come le immancabili salamelle al Festival dell’Unità.

Vennero poi i giorni del dubbio, prima quelli delle “Brigate Rosse” con i compagni che sbagliano e poi i tempi delle querce e degli ulivi, delle margherite e degli arcobaleno con il rosso che “si vede e non si vede”, più che altro che si accenna.

Lo stesso primo maggio si trasformò progressivamente da appuntamento politico a un “Concertone” che - sotto l’ala protettrice dei sindacati – riempiva la piazza e vedeva salire sul palco il mondo della musica più che della politica, dove chi partecipa alla kermesse contando non tanto su un cachet sostanzioso quanto per godere di visibilità e futura protezione, un lasciapassare indispensabile ed ambito per contratti generosi e tante presenze in TV. 

Le bandiere rosse progressivamente sparirono, rivedendosi solo nelle manifestazioni sindacali, ma anche qui diventando progressivamente fuori moda a parte la declinazione CGIL.

Poi ecco il PD con i suoi tormenti, le giravolte e le scissioni, fino all’ultima edizione Schlein, quella degli “armocromisti”.

Sarò terribilmente vecchio e fuori moda, lo so, ma a me il primo maggio colpiva proprio per quelle piazze piene di bandiere rosse e al canto dell’“Internazionale”, che – peraltro - continua ad avere pur dopo tanti decenni una musica bellissima e trascinante.

Mi viene quasi nostalgia a pensare che la sinistra di oggi si affidi a una leader italo-american-svizzera che dedica la prima sua intervista a Vogue Italia, informandoci di avere perfino una propria “consulente d’immagine” (oltre che “personal shopper e armocromista”) a 300 euro l’ora – o forse di più, la cosa è restata nel vago - che sceglie per lei perfino il colore dei vestiti.

Non mi permetto di dire che curare il look della Schlein sia comunque un’impresa disperata, anche perché tanto lei non è interessata alle attenzioni maschili, ma la ricerca del “colore adatto” diventa quasi la metafora di chi non si ritrova più neanche sulla linea politica, ben più importante della scelta modaiola.

Lo si è capito nelle conferenze-stampa dove la neo-segretaria ha imbarazzato perfino le testate amiche con le sue “non risposte”. Gli interventi della neo-segretaria sono infatti ancora piuttosto confusi, a parte lo scontato l’antimelonismo ed antifascismo. Per esempio uno potrà giudicare “insufficienti” gli interventi del governo, ma definirli “vergognosi” quando riducono il cuneo fiscale appare eccessivo.

Circolano intanto impietosi sui social i suoi interventi, come uno recente in cui la Schlein si lancia “Verso un futuro che anche grazie alle nuove norme europee sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi della circolarità, uscendo dal modello lineare” Frase che non solo non significa niente, ma che sottolinea un ragionamento – se c’è - piuttosto contorto.

Visto che tutto oggi finisce sui media e l’inventiva non manca, ecco servita quindi l’immaginaria "Nuova scuola di formazione politica PD Frattocchie 4.0" dove tra le lezioni siano previste anche "Il diritto all'eleganza per gli stagionali immigrati dell’Agro Romano" avente come relatrice Lady Soumahoro, proseguendo con "Il fenomeno dell'infeltrimento. Differenze tra lana merino e cachemire" a cura di Fausto Bertinotti, passando poi all’ '"Antifascismo ai Parioli. Analisi e prospettive suonando i campanelli" di Carlo Calenda e Concita de Gregorio. Infine, il tanto atteso intervento finale "Armocromia. Le sorti progressiste da Engels ai Ferragnez" tenuto della stessa Schlein.

Un po' ci si scherza su, ma soprattutto ci si interroga su una sinistra per cui oggi vale contemporaneamente tutto e il suo esatto contrario. Per questo, alla fine, ho quasi nostalgia delle bandiere rosse.

 

LA DERIVA DE “LA STAMPA”

A volte nella lettura cartacea è un’evidenza che sfugge nel girare le pagine, ma se guardate il sito tutto vi colpirà con più evidenza: LA STAMPA di Torino è diventata sempre di più una testata “di sinistra”, organo ufficioso del PD, ferocemente antigovernativo e superando nella sua deriva perfino LA REPUBBLICA.  

Eppure il suo signore e padrone John Elkann, tramite la GEDI, a 20 anni dalla scomparsa del nonno Gianni Agnelli, tirando le somme può costatare il suo disastroso fallimento editoriale. Pur dichiarando “Che La Stampa ha mantenuto e manterrà la sua tradizione laica, liberale e progressista” (e chi gliela tocca?), ai tempi dell’ “Avvocato”  il giornale torinese era il secondo quotidiano italiano dopo il Corriere della Sera mentre ora è solo quinto e con appena 97 mila copie, incluse quelle digitali (dati settembre 2022).  LA STAMPA in Piemonte conta per le sue pagine locali e quindi viene letto spesso “per dovere d’ufficio” ma purtroppo sempre meno sono i reportage originali o anticonformisti, anche delle sue firme più prestigiose. L’appiattimento su temi come la guerra in Ucraina, l’Europa, il W Biden, la critica al governo, la transgenia ecc. sono spesso addirittura imbarazzanti. 

 

EVASORI, MA SEMPRE…“DI BUON CUORE”

Si avvicina la scadenza per la dichiarazione dei redditi e su tutti i media piovono martellanti le richieste per avere la “firma” dei contribuenti per i vari 5, 8 o 2 per mille. Dalle più variegate (e sconosciute) confessioni religiose alle ONLUS, dai bambini morenti di fame al club di paese è tutto un fiorire di inserti, pubblicità, testimonial: tutti vogliono la nostra fettina contributiva.

Molti la meriterebbero indubbiamente, ma – soprattutto non potendo accontentare tutti – servirebbe più trasparenza e per esempio che in ogni pubblicità, inserto o spot pubblicitario dovrebbe esserci sempre per legge un indirizzo, un recapito, un link per poter vedere (prima di donare) il bilancio del singolo ente, anche per capire come siano stati spesi i contributi ricevuti gli anni precedenti.

Chi non si commuove davanti a un bimbo che muore di fame? Eppure pochi sanno che ci sono grandi ONLUS internazionali che spendono fino all’80% in spese generali (campagne pubblicitarie comprese) e per stipendi interni, con risultati concreti che troppe volte restano opachi.

“Vedere per donare”, insomma: questa dovrebbe essere la regola ed a pretenderlo prima di tutto dovrebbe essere proprio il MEF.

 

CIAO, ANDREA!

Se ne è andato dopo una lunga malattia Andrea Augello che - con suo fratello Tony, anche lui prematuramente mancato nel 2000 - per anni sono stati anima della Destra romana. Andrea ha avuto una militanza lunga, coerente, con “Forza ed Onore” come amava ricordare. Consigliere regionale per tre mandati con Alleanza Nazionale, poi sottosegretario e ora senatore di FdI, Andrea era una bella persona seria, competente, corretta ed apprezzata anche dagli avversari. Lo ricordo una mattina presto sul lungolago di Verbania (la sera prima aveva tenuto una conferenza) con una lunga camminata piena di ricordi comuni, commenti, gioie e tristezze. E’ il tempo che corre…

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 907 del 28 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: Troppe polemiche e retorica per il 25 Aprile che dopo 78 anni non hanno più senso, visto che dovrebbe la data-simbolo della libertà di tutti. Intanto, come Nostro Signore, Giggino Di Maio è risorto grazie all’UE che lo salverà dai creditori. Finalino piemontese: il “nostro” senatore PD Enrico Borghi ha cambiato (ancora) casacca ed approda ora alla corte di Matteo Renzi: auguri!

 

25 APRILE E DINTORNI

Niente da fare: anche quest’anno permil 25 Aprile fiumi di polemiche, accuse e richieste di DNA antifascista pena la “scomunica” politica. Giorgia Meloni è nata 32 anni DOPO il 1945 eppure mai come quest’anno vi è stata un' alluvione di retorica resistenziale tra dibattiti scontati, servizi TV e titoloni dei giornali, mentre la gran parte degli italiani pensava soprattutto alle vacanze del “ponte” di fine aprile.

Negli anni la troppa retorica ha quasi portato all’indifferenza e questo NON è un bene perché la libertà e la democrazia non sono automatiche e scontate, dovremmo ricordarcelo sempre.

Il 25 aprile 1945 finì una guerra maledetta voluta dal fascismo e dal sacrificio fiorì la libertà per tutti: questo è il suo significato vero ed importante.

Se poi invece si vuole discutere di Storia, allora lo si deve fare con onestà intellettuale e senza luoghi comuni, anche perché “la storia la scrivono sempre i vincitori” e c’è allora il rischio che quella tanto mitizzata NON sia sempre trasparente e veritiera, soprattutto quando, raccontandola, non si ha neppure il coraggio di ammettere che - comunque - l’Italia la guerra la perse e non la vinsero i partigiani (che erano molto diversi e divisi tra loro stessi, dimenticarlo è un altro grosso errore storico), così come la mattanza della guerra civile – a parti invertite – purtroppo non finì il 25 aprile e bisognerebbe avere allora il coraggio di ricordare anche quella. 

Ma basta polemiche, non servono più: onoriamo con rispetto e gratitudine chi allora offrì la propria vita per la libertà di tutti e, soprattutto, cerchiamo di esserne degni. 

 

L'ALTRA RESISTENZA

Chissà se gli italiani hanno capito davvero che Il "Piano Nazionale di Resistenza (!) e Resilienza" (PNRR)  non ha nulla a che vedere con il 25 aprile e soprattutto che non sono soldi REGALATI dall'Europa ma da RESTITUIRE CON GLI INTERESSI.

Non solo, questi interessi ora sono TRE VOLTE più alti rispetto a 3 anni fa e continuano a salire perchè legati a tassi liberamente decisi dalla BCE che quindi potrà in futuro condizionare e strangolare le economie degli stati europei. Il PNRR sarà  insomma per l’Italia in gran parte un nuovo debito pubblico costoso e non certamente un regalo.  

Più ci indebitiamo più dovremo (dovremmo) restituire e quindi sprecare i fondi del PNRR è un insulto all’intelligenza, meglio prendere di meno ma per spese selezionate. Di queste cose però in TV con chiarezza non se ne parla mai, mentre credo che bisognerebbe spiegarlo molto meglio ai cittadini visto che deve essere un calcolo di convenienza ed una scelta che ipotecherà il futuro soprattutto delle nuove generazioni, ce ne rendiamo conto? 

 

DI MAIO: VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA

Quel simpaticone di Borrell (il "ministro degli esteri" europeo) doveva venire in Tv a dirci: “Italiani, parliamoci chiaro: noi siamo la Commissione UE e siamo di sinistra, voi non siete un c… (tipo Marchese del Grillo). Quindi sappiamo benissimo che Di Maio è una nullità, ma Draghi ci aveva chiesto un piacere e quindi nominandolo “Inviato speciale dell’Europa nel Golfo Persico” l’abbiamo fatto come scelta politica e per assicurargli un buon stipendio, dopo la sua recente trombatura elettorale, quindi fatevene una ragione!” Ecco, questo sarebbe stato un discorso comprensibile, magari criticabile, ma onesto.

Invece Borrell ha avuto la sfacciataggine di sostenere che “Di Maio è la scelta migliore”, quasi che uno che non sa quasi nulla della materia, non parla l’inglese e non ha una laurea sia migliore dei suoi “concorrenti” tutti ex ministri, plurilaureati e specialisti e/o già inviati speciali nell’area per conto dell’UE  e comunque con una lunga esperienza internazionale: un insulto all’intelligenza di tutti.

Forse non hanno ricordato a Borrell che il suo nuovo “inviato speciale” è proprio il personaggio che sosteneva i gilet gialli contro Macron ed è lo stesso Di Maio che da ignorante confondeva pubblicamente Pinochet come dittatore del Venezuela anziché del Cile e la Siria con la Libia.

Ma se queste sono le balle che conta Borrell, allora lui stesso non è più credibile anche per le cose importanti come l’essere il più strenuo difensore della escalation della guerra in Ucraina che sta portando l’Europa al disastro.  

Dietro alla nomina c’è però anche un altro aspetto politico ancora più grave.  Ricordiamoci che durante il suo incarico da Ministro degli Esteri, Di Maio ha avuto con la Cina rapporti gravi ed ambigui contro la stessa linea politica europea: la “Via della Seta” da lui sostenuta rischia di essere un guaio per la stessa Europa, come può rappresentarci quindi proprio Di Maio nel Golfo Persico? Già solo questo aspetto avrebbe dovuto fermare la scelta di Borrell.

Una scelta che è però anche un’offesa al nostro governo che non vuole questa nomina e soprattutto ai cittadini-elettori che hanno fatto fare a Di Maio una figuraccia pazzesca bocciando in maniera inequivocabile e pesante la sfacciataggine di questo pulcinella abituato a cacciar balle e vivere di slogan, un populista che come il vermetto della mela si mangia tutto quello che può.

Ricordiamoci il Di Maio apparso al balcone di palazzo Chigi annunciando di aver abolito la povertà, dopo aver peraltro pronosticato che lui e i suoi avrebbero “Aperto il Parlamento come una scatola di tonno” salvo poi diventare proprio lui l’emblema della “Casta”, alla faccia di tutti quelli che gli avevano creduto. Un acchiappa-poltrone che ha cambiato cavallo e casacca a sfinimento, che nella sua carriera è stato sempre “nominato” e mai eletto e che spudoratamente – rimasto temporaneamente in mutande - corre adesso dietro solo ad un (super) stipendio e relativi benefit.

Conosco personalmente almeno 50 diplomatici italiani che sarebbero stati molto più esperti di lui, altro che essere “il migliore d’Europa”! Non è più accettabile essere trattati come Nazione in questo modo, non è accettabile che Gentiloni sia lì a (mal) rappresentarci “nella vigna a far da palo” e stando zitto su queste decisioni. In generale  non se ne può più di questa Europa scriteriata, falsa ed ipocrita, oggetto di ricatti morali e scandali finanziari nascosti dai suoi vertici e che calpesta la volontà democratica dei suoi cittadini. Tutto ciò è vergognoso e spero che il governo Meloni abbia il coraggio di opporsi strenuamente e senza ambiguità a questa nomina farlocca, assurda e soprattutto offensiva per tutti.

 

ENRICO BORGHI HA CAMBIATO CASACCA

Il senatore piemontese del PD Enrico Borghi, già mio “successore” alla Camera (e con il quale ebbi diversi scontri sulla sua “trasparenza” quando era sindaco di Vogogna), poi piazzato al Senato da Enrico Letta in posizione blindata (niente collegio, troppo rischioso…) ha cambiato casacca e dal PD é passato all’Italia Viva  di Matteo Renzi. Da ex DC e declinando poi tutta la serie dei passaggi verso sinistra ora si sta riconvergendo al centro. Non richiamo la coerenza verso gli elettori (è inutile, anche perché  è ormai merce rara e scaduta, anche se il voto è solo di pochi mesi fa), piuttosto noto che le sue parole pesantissime sul PD e la Schlein dovrebbero essere meditate dagli elettori di quel partito.

Il suo passaggio permetterà a Italia Viva di fare gruppo al Senato e questo significa un bel bottino economico, Intanto per non sbagliare Borghi annuncia che non si dimetterà dal Copasir. Coerenza, appunto.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                                       MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 906 del 21 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: C’è una gran confusione sul tema “immigrazione” che ha anche aspetti poco conosciuti. Intanto Calenda ha divorziato da Renzi, il Parlamento Europeo  ci dipinge come feroci discriminatori sessuali e l’Italia continua la sua guerra in Ucraina senza che si vedano vie d'uscita. 

 

CONFUSIONE

Ma la sinistra davvero vuole che non ci sia alcun filtro all’ondata di migranti che si è abbattuta sul nostro paese? Dopo Cutro il governo sembra timoroso nel prendere una liea chiara, di fatto siamo al “arrivino tutti” e gli scafisti applaudono. L’Europa chiacchiera e poi come sempre sparisce, i centri di accoglienza scoppiano, ma soprattutto  non c’è solo il problema “arrivi” perché poi bisogna mantenere tutti, leggete l’approfondimento più avanti.

 

IL DIVORZIO

Calenda ha divorziato da Renzi: più che un matrimonio politico era stata insomma una sbandata, un flirt elettorale. Certamente è difficile stare insieme quando non si vuol costruire qualcosa in comune e la convivenza con Matteo Renzi è da sempre davvero difficile. Intanto, però, grazie al flirt  un po' di gente ha mantenuto il posto in Parlamento con liste blindate e questo (per loro) era l’importante.

Restano quegli elettori illusi, quelli che speravano in un terzo polo moderato per creare qualcosa di diverso rispetto al PD sempre più demagogico della Schlein. Dimenticati? Semplicemente imbrogliati, ma – come sempre - chissenefrega…

 

RETORICA E ANTIRETORICA

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione “per la depenalizzazione universale della omosessualità” nella quale “Si deplorano gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender, anti-Lgbtqia+ a livello globale” e si “Condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi dell’UE come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.

Approvando questi testi credo che ci sia anche molta “Retorica dell’anti-retorica” per evidente preconcetto politico. Sono poi andato a vedere che cosa significhi esattamente “Lgbtquia+” sigla che man mano si allunga, scoprendo (dalla Treccani) che risulta essere l’acronimo di “lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, queer, intersessuali e asessuali” dove il + finale (testuale) “Fa riferimento a ulteriori specificità di genere per orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano nella sigla”. Complimenti, chiarissimo, così come risulta evidente che il Parlamento Europeo non abbia altro da fare.

 

UCRAINA

La guerra in Ucraina è scivolata tra le notizie “brevi”: dopo 14 mesi non fa più notizia, ma si continua a morire ed a sapere troppo poco sulla verità dei fatti.

Trovo inaccettabile che l’Italia mandi armi e non chieda almeno un armistizio, una tregua, anche solo un transitorio “cessate il fuoco” che non riconosca nuovi territori a Putin, ma permetta almeno l’avvio di una trattativa di pace. L’Europa dovrebbe volere questo prima ogni altra cosa insistendo per cercare di avviare qualche trattativa concreta e invece nulla: eutanasia della sovranità di un intero continente.

Sommessamente, inoltre, proporrei che l'UE promuovesse un pò più di trasparenza sulla situazione politica in Ucraina ed avviasse finalmente un controllo sull'uso dei finanziamenti che a miliardi di euro arrivano a Kiev. Il presidente Mattarella ha dichiarato ieri a Bratislava  che UE e NATO “devono contrastare la disinformazione alimentata dalla Federazione russa” ma secondo me servirebbe uno sforzo di trasparenza informativa anche sul versante occidentale.

 

Approfondimento: L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE

Da un paio di mesi il capitolo “migranti” è tornato in evidenza. Il dramma del naufragio di Cupro ha riproposto, molto alimentato dai media, la gestione del sempre più imponente flusso di arrivi, mentre il governo Meloni - che in avvio sembrava spingersi verso una linea più dura - ha assunto di fatto una posizione attendista, temendo di essere accusato di insensibilità.

Ne approfittano scafisti & C. per moltiplicare i trasporti cui si è aggiunta un’ampia e nuova componente tunisina alimentata dalla crisi economica di quel paese.

La situazione sembra sfuggire di mano, mentre in termini concreti ed operativi l’Europa si sta ancora limitando a frasi incoraggianti e scontate ma a pochi, pochissimi interventi concreti. Soprattutto i “ricollocamenti” europei sono assolutamente sporadici, ben lontani da quelli cui si era accennato.

Ci sono poi tanti altri aspetti concreti che vengono però ignorati dai media.

Un conto è infatti l’arrivo, lo sbarco, l’alloggio in un centro d’accoglienza di solito superaffollato e in periodica crisi di spazio, ma poi resta la realtà quotidiana di come gestire questa massa sempre più imponente di persone. Insomma fa “figo” raccogliere i naufraghi, ma nessuna ONG pensa che il “sistema” si carica ogni giorno di altri migliaia di casi spesso senza sbocco.

Già pochi giorni dopo l’arrivo moltissimi migranti evaporano, spariscono dalle statistiche. Bene o male molti di loro si infilano in qualche angolo europeo sperando in giorni migliori, spesso aiutati da una rete di contatti personali, oppure – purtroppo – reclutati dai racket di diversa etnia ed estrazione che li porteranno senza documenti e senza diritti allo sfruttamento in agricoltura o a quello sessuale, costretti quasi sempre in situazioni abitative ed economiche disperate e comunque “debitori” per anni verso chi aveva organizzato il viaggio.

Chi invece tenta la via “legale”, inizia un lungo percorso burocratico che durerà per sempre, finché (ma ci riescono solo in pochissimi) dopo una lunghissima attesa qualcuno di loro otterrà la cittadinanza italiana.

Per ottenere questo traguardo passerà comunque almeno un decennio e nel frattempo sarà stato un lungo calvario di visti, documenti, permessi, proroghe e certificati negati, ogni volta con il cuore in gola temendo di essere espulsi. Anche se concretamente questo non succede quasi mai, di fatto ciò alimenta nuovamente il mercato clandestino. 

Ecco un limite vero di chi predica la demagogia delle “porte aperte” per tutti: l’integrazione vera è lunga, difficile e spesso diventa impossibile nei fatti.

Perché vi è poi anche una realtà legale e burocratica di cui il grande pubblico non ha la minima idea. Sarebbe molto utile – soprattutto se adolescenti, perché sarà questa la nostra società nel futuro – passare anche solo qualche minuto osservando ed ascoltando i problemi reali di chi sta in fila davanti agli sportelli degli uffici immigrazione di una qualsiasi Questura d’Italia. Una babele di lingue, vestiti, odori (!) di una umanità dolente. Il travestito brasiliano che si mischia con la famiglia del Bangladesh, il nordafricano “inserito” e un po' strafottente dal vistoso orologio d’oro al polso (probabilmente taroccato) che con  evidente disagio condivide la fila con neri di altre etnie, oppure l’italo-argentino che - in uno strano slang italo-castigliano - è alla ricerca dei documenti per la sua cittadinanza, mischiato agli asiatici che devono rinnovare i permessi.

E’ difficile capirsi nella bolgia, tra le lingue e - a volte - le urla, ma istruttivo osservare per esempio la faccia disperata dell’immigrato a cui una poliziotta correttamente comunica (ma urlando, nel rumore generale, e dopo che il poveretto era in coda da un paio d’ore): “Non posso accettare questa carta, mi serve pirma l’autenticazione del documento mediante una traduzione giurata e premia certificazione e vidimazione degli atti allegati. Ripassi!”. Ovvio che l’interessato non ha capito nulla della richiesta, ma ha subito compreso che qualcosa non va, mentre il bambino che ha in braccio si mette a piangere aumentando la confusione generale.

Una “umanità dolente”, appunto, ma nessuno sembra aver pensato che ad ogni sbarco corrisponde poi un aumento infinito di queste nuove trafile burocratiche, visti, permessi, conferme, espulsioni. La “macchina” burocratica non ce la fa più a star dietro alle nuove ondate di arrivi che generano problemi molto più complessi che gestire uno sbarco. Eppure di tutte queste problematiche si parla poco dimenticando che sono invece realtà quotidiane, l’altra faccia dell’immigrazione.

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                            MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 905 del 14 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: PLAGIO SCOLASTICO – SILENZI PD - FERMIAMO IL PNRR ? – RICORDO DI GIUSEPPE PENNISI -  STORIA IN TV

 

 

RIFLESSIONI SCOLASTICHE

Il caso di cronaca è stato silenziato, ma è clamoroso: Marisa Francescangeli, insegnante supplente alla scuola elementare di San Vero Milis (Oristano) è stata sospesa per 20 giorni dall’insegnamento e privata dello stipendio perché prima di Natale aveva fatto realizzare ai bambini un braccialetto-coroncina con delle perline rappresentanti il rosario e (orrore!) fatto recitare in classe l’Ave Maria e il Padre Nostro.  “Colpa” l’aver così cercato di “inculcare” la religione cattolica ai bambini.

Il “Fatto Quotidiano” non ne è stato contento, ritenendo la sospensione una pena troppo lieve e arrivando addirittura a chiedere il licenziamento dell’insegnante accusandola di “plagio delle coscienze”. Testuale a firma di un certo Alex Corlazzoli che si auto-dichiara giornalista: “La maestra andava licenziata perché ha manipolato le menti dei bambini obbligandoli a fare un atto contro la loro volontà e abusando della sua libertà di insegnamento per imporre la propria ideologia cristiano-cattolica…”

A parte dover purtroppo notare l’eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che, appunto, forse una parola di commento e maggior solidarietà potevano esprimerla, personalmente sottolineo non solo la mia totale solidarietà alla docente, ma mi ribello a questo modo di pensare.

Mi volete spiegare – se è “plagio delle coscienze” far recitare una preghiera -  come e quanto “plagiano” allora migliaia di insegnanti che trasformano le loro lezioni in dottrina politica, dalla prima elementare alla tesi di laurea? Vale per tutte le ideologie, ma mi darete atto che la stragrande maggioranza dei docenti politicizzati non è di estrema destra (anche perché quando salta fuori qualche “pecora nera” viene additata al pubblico disprezzo ed emarginata), ma un gregge di opposto colore politico che si allinea in modo assolutamente conforme alla linea “politicamente corretta” ovvero quella resistenzial-democratico-progressista.

So benissimo che tantissimi insegnanti svolgono con impegno, dedizione ed orgoglio il proprio lavoro con scrupolo e coscienza, ma proprio per questo credo che molti di loro siano anche stufi, arcistufi di come vanno le cose e ben sapendo che nessuno sembra avere il coraggio di affrontarle.

Non parlo solo della Storia ricostruita a senso unico, della mancanza di pluralismo nei dibattiti e nelle ospitate di “esperti”, ma del “plagiare” le coscienze dei più piccoli per esempio con tutte le cretinate “gender” di diverso ordine e grado. Temo che spesso un/una insegnante – per paura di essere schedato/a come “normale” (e quindi “anormale”) - debba attenersi al più sfacciato conformismo e alle più imbarazzanti interpretazioni della libertà sessuale stravolgendo l’ordine naturale delle cose. Non sto assolutamente dicendo che un insegnante debba emarginare o ghettizzare un/una “diverso/a”, ma ci sono dei limiti prima di tutto di buonsenso che ormai vengono puntualmente dimenticati.

Perché è così che si detta la linea: la maestra sarda che fa recitare in classe l’Ave Maria va sospesa dall’insegnamento, così state tranquilli che tutti gli insegnanti si guarderanno bene dal proporre  ancora una cosa simile, il tutto nel nome della “laicità”, ma soprattutto per paura dell’ostracismo.

No, signori, torniamo al buonsenso e alla logica  o dalle nostre scuole usciranno studenti sempre più disadattati, confusi e complessati. Ovvio che poi diventa “normale” che un insegnante venga preso a sberle da un genitore per aver “osato” dare un brutto voto. Così come se ti droghi non sei che un “povero ragazzo senza guida ed impreparato ad affrontare le difficoltà”.  Sarò “antico”, ma nessuno mi toglie dalla testa che “educare” significa anche imporre scelte, sacrifici, ragionamenti, rinunce.

Questo ai propri figli così come ai propri studenti, altro che “plagio delle coscienze".

Dalla terza alla quinta elementare ho avuto un maestro severo, laico, socialista, che faceva recitare in classe (in piedi) solo il Padre Nostro “Perché è l’unica preghiera seria” (diceva) e in classe crescevano insieme il figlio del borghese come del più umile operaio, ma ci trattava tutti allo stesso modo, così come tutti venivamo a scuola con lo stesso grembiule (eliminarlo è stata anche questa una sciocchezza) e tutti ci alzavamo in piedi, in silenzio, quando lui entrava in classe. Un po' di rispetto e severità? Sissignore, ma credo che così siamo cresciuti tutti  bravi cittadini e persone per bene, perché “educare” è anche e soprattutto creare persone consapevoli, mature e responsabili.

 

LA SCHLEIN DEL SILENZIO

Acclamata segretaria da (metà) dei simpatizzanti del partito e generosamente sospinta dai media, Elly Schlein è ormai da due mesi segretaria del PD. Auguri, ma sarebbe ora di capire la nuova linea del partito (se c'è) sui temi più importanti e per ora invece c’è stato solo silenzio. Criticato pesantemente il governo per il naufragio di Cutro, per esempio, che dice il PD su questa nuova ondata di sbarchi? Oppure, visto che sono aumentati i tassi di interesse, il PD è d’accordo o meno per insistere su MEF e PNRR indebitandoci sempre di più? Due esempi fra i tanti che attendono risposte.

 

E SE ABBANDONASSIMO IL PNRR ?

Non è una provocazione, ma un ragionamento che andrebbe seriamente affrontato: credo che all’Italia più che firmare nuovi debiti europei convenga progressivamente ridurre invece gli interventi del PNRR, rinunciando ad una parte di questo nuovo indebitamento e selezionando molto più drasticamente gli interventi finanziati e finanziabili con i soldi europei.

Oggi la situazione è ben diversa da tre anni fa. C’è un po' di ripresa, l’occupazione è cresciuta così come la fiducia, ma il PNRR crea debiti che vanno restituiti e sui quali si pagano interessi, oggi molto più onerosi di qualche anno fa.

Soprattutto il PNRR (e i lettori de Il Punto ricorderanno che l’avevo scritto subito) NON è stato finalizzato solo per lavori pubblici importanti, strategici, decisivi per il rilancio del paese, ma purtroppo quei fondi si stanno prosciugando in una miriade di bonus e lavori pubblici forse utili, ma certamente non indispensabili e soprattutto non strategici.

Con il PNRR si dovevano fare autostrade, ferrovie, ospedali, interventi energetici importanti, mobilità urbana… Rinforzare il muro di un cimitero di campagna è sicuramente utile, ma non porta lavoro o modernità indotte, così come non è strategico rimodernare un asilo infantile quando non ci sono più bambini che lo frequentano oppure costruire uno stadio nuovo, soprattutto quando la squadra che l’utilizza non è più nemmeno in serie A.  Il caso di Venezia è lampante: ci sarebbero tantissime iniziative strategiche da studiare per salvaguardare, rilanciare e tutelare questo luogo unico al mondo e che può generare enormi vantaggi con il suo indotto turistico per tutta la nazione, ma la “priorità” veneziana è diventata il nuovo stadio di calcio.  Pensando ai debiti che graveranno sui nostri nipoti mi viene spontaneo pensare che sia meglio fermarci o almeno rallentare in questa assurda corsa alla spesa.

 

ADDIO A GIUSEPPE PENNISI

Ogni settimana, purtroppo, qualche lettore de IL PUNTO ci lascia, ma nei giorni scorsi è mancato a Roma non solo un lettore, ma un vero maestro e un grande amico: Giuseppe Pennisi. Pochi forse l’hanno conosciuto di persona tra il grande pubblico, ma certamente lo conoscevano bene in campo economico e finanziario dove con grande saggezza, trasparenza e capacità di analisi spiegava con parole semplici i problemi della finanzia mondiale. Giuseppe Pennisi era nato a Roma nel 1942, Grand’Ufficiale all’Ordine al Merito della Repubblica. Ha avuto una prima carriera negli Usa (alla Banca mondiale) sino alla metà degli Anni Ottanta, poi è stato direttore generale ai ministeri del Bilancio e del Lavoro, docente di economia in diverse università, consigliere del CNEL. Ha scritto per decenni sul Il Sole-24 Ore, Il Messaggero, su Avvenire e Il Corriere della Sera, oltre che sui fogli on-line Il Sussidiario e Formiche. A parte l’economia, la sua grande passione era la musica di cui era fine conoscitore tenendo diverse rubriche di critica musicale. Giuseppe mi ha insegnato tante cose, era un cristiano autentico e un vero, grande amico sempre vicino anche in iniziative di solidarietà come il “Verbania Center”. “E’ stato un uomo dal pensiero libero e aperto sul mondo” scrivono le figlie, ed è proprio vero. Un saluto particolare alla moglie Patrice e a tutta la sua famiglia.

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO  E BUONA SETTIMANA  A TUTTI                           MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 904 del 7 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: PASQUA - IN EUROPA (FORSE) SI CAMBIA – SOROS E TRUMP – LA STRAGE DI VIA RASELLA - STORIA IN TV

 

E' PASQUA

Durante la settimana, quando penso a cosa scrivere su IL PUNTO, spesso mi riprometto di fare meno polemiche e di commentare i fatti con un punto di vista più “positivo”. Poi vedo la TV e le rassegne stampa e mi chiedo come si possano raccontare certe frottole alla gente… E ricasco con la polemica.

Ma domenica è Pasqua e per tutti i cristiani deve essere un’occasione di riflessione profonda per “rinascere” davvero, cercare di capire gli altri senza preconcetti  e soprattutto nell' impegnarci di più a rinnovare il mondo. Nel fare gli auguri a tutti, spero che questa necessità di riflessione ci accompagni e ci illumini, ne abbiamo davvero bisogno!

 

IN EUROPA (FORSE) SI CAMBIA

Forse, con il voto dell’anno prossimo, l’Unione Europea potrebbe uscire dal controllo politico della sinistra visto che domenica scorsa anche la Finlandia ha virato a destra, così come la Svezia solo pochi mesi fa.

Più che scelta “di destra” sarebbe meglio sottolineare come anche in questi paesi sia cresciuto il nazionalismo e soprattutto il “senso di appartenenza” che si caratterizza con maggiore diffidenza verso Bruxelles e chiusure soprattutto sul tema immigrazione, bioetica, difesa delle proprie radici culturali.

Fatto sta che a vincere in Finlandia sono stati il partito Conservatore e quello dei “Veri Finlandesi”, movimenti che hanno entrambi superato i socialdemocratici della premier uscente Marin, già “cocca” di Draghi.

Una situazione che dovrebbe mettere in allarme la sinistra e il PPE visto che si sta nettamente assottigliando il loro margine di consensi in vista delle elezioni europee dell’anno scorso.

Nella stessa domenica in cui anche la Bulgaria ha confermato una maggioranza di centro-destra problemi e temi come l’immigrazione, la crisi economica e il deficit dell’Unione si fanno sempre più attuali e determinanti per le future scelte elettorali.

La vera forza del connubio attuale tra sinistra, verdi e popolari che guidano Bruxelles è comunque la debolezza altrui: i tanti nazionalismi, le chiusure, le diversità di opinioni in campo conservatore su troppi temi rendono per ora problematica – ma forse speriamo solo per ora – una rivoluzione alla testa della Commissione Europea, ma certamente l’anno che ci separa dal voto europeo sarà decisamente interessante.

Intanto da Bruxelles un altro schiaffo all’Italia con la signora Ursula Von der Leyen che  ha accompagnato il presidente Macron in visita ufficiale a Pechino insieme ai massimi esponenti economici francesi. Se il signor Macron vuole andare in visita a Pechino padronissimo, ma se ci va accompagnato dalla presidente della Commissione UE allora la signora Ursula conferma che l’UE è a servizio di Parigi e dei suoi affari...E questo non mi piace per niente.

 

TRUMP E I SOLDI DI SOROS

Per favore, basta con Donald Trump! Basta a questo gioco di specchi che serve solo al disperato tentativo democratico di mantenere alla Casa Bianca per altri quattro anni un vecchietto debole, influenzabile e ricattabile come Joe Biden.

Trump non è una persona trasparente e quindi c'è ampio spazio per le inchieste giudiziarie, ma che nel suo caso vengono gonfiate e portate avanti con evidente partigianeria politica, il che poi gli permette di fare brillantemente la "vittima".

Più Trump viene accusato (lui dice "perseguitato") più crescono forse i suoi sostenitori all'interno del Partito Repubblicano vista l’assurdità delle inchieste, ma se Trump è forte all'interno del partito è molto più debole tra gli elettori americani (moltissimi dei quali lo detestano) e così - se sarà lui il candidato repubblicano - è molto probabile che alla fine vinca di nuovo il candidato democratico, Joe Biden appunto.

Su questa recente indagine giudiziaria contro Trump a New York diventa comunque difficile dare torto all'ex presidente visti i metodi dell'accusa, rappresentata dal procuratore di Manhattan Alvin Bagg, un democratico (i procuratori in USA si eleggono) sponsorizzato direttamente da George Soros che gli ha versato almeno 500.000 dollari attraverso la sua fondazione "Color of Change". Soros  ha come obiettivo  di "cambiare" la giustizia americana e vuole imporre il suo personale punto di vista economico e politico al mondo, una volta di più dimostrandosi uno dei massimi corruttori del pianeta.

C'è solo da sperare che alle primarie repubblicane prevalga un candidato alla presidenza più credibile di Trump e che a quel punto potrebbe vincere più facilmente le elezioni contro Biden, come i democratici sanno perfettamente e Soros non vorrebbe mai. 

 

LE (SCOMODE) VERITA’ SU VIA RASELLA

Un vero peccato che il mio amico e presidente del Senato Ignazio La Russa abbia banalizzato con una frase infelice quanto successe in Via Rasella, a Roma, il 23 marzo del 1944, con l’attentato che portò poi allo spaventoso eccidio delle Fosse Ardeatine.

Una volta di più si è persa così l'occasione di ricordare invece nei dettagli - soprattutto ai più giovani - questo episodio inutile e criminale compiuto da un gruppo di partigiani comunisti. Nella solita lettura demagogico-retorico-resistenziale, si evita innanzitutto di ricordare che Roma era stata dichiarata "città aperta" e che quindi - sotto l'auspicio vaticano - non ci dovevano essere attacchi e azioni di guerra.

Non ci fu nulla di eroico nel far scoppiare una bomba al passaggio di una compagnia di soldati italo-tedeschi (erano delle province di Bolzano, Trento e Belluno) che con le armi scariche tornavano a piedi in caserma. Erano persone anziane richiamate, non forze combattenti nè SS o ipso-facto "nazisti". Ne furono uccisi 33, oltre ad alcuni civili (compreso un ragazzo di 12 anni) che semplicemente passavano di lì.

Soldati obiettivamente inermi perchè l'attacco non fu appunto contro un comando militare o uccidendo degli alti ufficiali oppure prendendo di mira un deposito di armi o per creare un qualsiasi vantaggio dal punto di vista bellico.  No, fu solo un’imboscata per scatenare la rabbia tedesca, una scelta "a freddo" voluta e compiuta del Partito Comunista Italiano (di cui il leader Giorgio Amendola nel dopoguerra si assunse la responsabilità morale e politica) e che portò a una rappresaglia spaventosa, inumana, drammatica, assurda, ma che era già stata annunciata e che non ci sarebbe stata senza l’inutile attentato che alla fine portò a morte 370 persone innocenti. 

Nessuno dei “coraggiosi” responsabili  si presentò per evitare la rappresaglia e così il PCI in un colpo solo sfruttò la situazione non solo per l’indignazione della gente, ma sapendo bene che i tedeschi avrebbero ucciso per rappresaglia prima di tutto i detenuti politici che in quel momento a Roma erano quasi tutti delle altre varie forze della Resistenza, a cominciare dai 57 militanti del Partito d'Azione, al leader dei partigiani monarchici - il colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo - e i 44 appartenenti a "Bandiera Rossa", frazione  partigiana che il PCI ufficiale non gradiva per niente.

La bomba di Via Rasella fu un’azione duramente criticata anche da molti ambienti antifascisti e che portò a fratture gravissime sul fronte partigiano, eppure giudicata così "eroica" che nel dopoguerra agli attentatori fruttò encomi e medaglie.

Carla Capponi - una delle attentatrici - ricevette addirittura la medaglia d'Oro al valore militare (!) e fu eletta due volte al Senato per il PCI. Pensare di equiparare la Capponi a un Salvo D'Acquisto (l'eroico carabiniere che offrì volontariamente la propria vita perchè i tedeschi risparmiassero altri condannati a morte dopo un rastrellamento) è un insulto alla memoria storica, eppure è andata proprio così. 

Non posso che sottolineare come ci sia ancora oggi un mondo retorico-resistenziale che ad ormai 80 anni dai fatti non ha avuto ancora il coraggio di ammettere le proprie responsabilità, le proprie nefandezze che si mischiano e macchiano tanti atti gloriosi ed eroici dell'antifascismo vero, quello idealista e "pulito" di decine di migliaia di persone che lottarono e soffrirono per la libertà del nostro paese.  Gente per fortuna ben diversa dai GAP (Gruppi di azione patriottica) del PCI che in tutta Italia come in Via Rasella puntarono invece solo ad uccidere, a diffondere l'odio, le divisioni, le vendette, le rappresaglie. Certo non si può voler scrivere e raccontare la storia d'Italia e dimenticare questi loro misfatti.  

Tra due settimane sarà il 25 aprile con le consuete manifestazioni troppo spesso retoriche, ma temo che anche quest’anno nessuno ammetterà l’inutile violenza che fu volutamente alimentata per mesi dal partito comunista che aveva ben altri fini – ovvero la rivoluzione sovietica – piuttosto che la libertà del nostro paese.

Così come quasi nessuno credo ricorderà anche quegli “altri” italiani, quelli massacrati in decine di migliaia nei giorni e nei mesi successivi al 25 aprile del ’45, spesso solo perchè avevano scelto e si erano ritrovati "dalla parte sbagliata".

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO E BUONA PASQUA A TUTTI                    MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 903 del 31 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: IN SALITA - EUROPA BLOCCATA – LA GODURIA – DUE RICORDI -  STORIA IN TV

 

LA SALITA

Giorno per giorno la strada per Giorgia Meloni si fa sempre più in salita nonostante l'evidente impegno e le obiettive capacità della premier, una positiva sorpresa rispetto alla vigilia elettorale.

Superata di slancio la temuta crisi economica di autunno e la crisi energetica, nonostante l'ovvia antipatia mediatica di gran parte dell'informazione nostrana ed estera, pur con una sostanziale unità dell'esecutivo si nota però che nodi da anni irrisolti vengono al pettine, soffocano e non sarà facile scioglierli.

Sullo sfondo c'è poi un sempre più chiaro boicottaggio europeo che su tutto (migranti, energia verde, tempi PNRR, spiagge, posizioni su famiglia, gender ed affini, biodisel, alimenti sintetici ecc.) si mette regolarmente di traverso perchè la maggioranza di centrosinistra a Bruxelles "vuole" danneggiarci visto che siamo un paese dove i cittadini hanno chiaramente indicato una maggioranza politica difforme da loro.

E' uno dei motivi perchè l'Italia deve tener duro su tutto almeno fino al voto del 2024 a cominciare dal  MES, unica arma di pressione che abbiamo e - forse - cominciando a minacciare di differenziarsi anche in politica estera (condizionando la fornitura di armi all' Ucraina ad un credibile piano di pace) perchè se l'Europa ci danneggia è forse ora di cominciare a distinguerci in questo campo scoprendo, credo, che diversi paesi ci verrebbero dietro. Oltretutto c'è poi il nostro commmissario europeo Gentiloni (espressione PD) che non si capisce da che parte sta: lavora per l'Italia o per il "nemico"?

 

UN’EUROPA INCARTATA (O INCATENATA?)

Quando ci si allontana anche solo per qualche giorno dall’Europa si ha la possibilità di guardare le cose con maggiore distacco e dare un’occhiata al nostro vecchio continente magari con affetto, ma anche con maggiore obiettività.

Se passate per Dubai e con il pensiero andate a quanto succede a Bruxelles non potete che fare confronti purtroppo sconsolanti. L’Europa si è incartata, incantata o incatenata: fate voi, il risultato è che come continente   siamo   drammaticamente   fermi   davanti ai cambiamenti del mondo e mentre gli altri corrono purtroppo noi europei non ce ne rendiamo conto.

Dubai è oggi quello che duemila anni fa poteva essere Roma, ovvero il centro del potere, una città sviluppatasi in pochi decenni e che solo trent’anni fa era un deserto di sabbia. Dubai ancor più di Londra o New York perché è qui – allargando lo sguardo   altri Emirati del Golfo e alla penisola arabica - il nuovo centro propulsore dove si incontrano etnie e razze, lingue ed economie e dove si costruisce più velocemente il futuro, in un derby serrato con il sud-est asiatico e la Cina. Non è solo la questione del petrolio, ma dell’uso politico e finanziario che si è fatto di questa risorsa.

In Arabia Saudita stanno costruendo (sarà ultimata entro il 2025) una città del futuro, Neom, lunga 250 chilometri sulla costa del Mar Rosso. Sarà - secondo i progettisti - del tutto autosufficiente per gli iniziali 400.000 abitanti dal punto di vista energetico, senza auto e ecologicamente perfetta. In quanti lo sanno in Italia?

Quanti hanno capito che se c’è accordo tra Arabia Saudita ed Iran, ovvero tra sciiti e sunniti - addirittura sotto la regia cinese - per l’Europa vuol dire essere tagliati fuori?

Intanto che a Bruxelles si discute di immigrazione, sanzioni e biodiesel a Dubai si incrociano famiglie russe che vanno e che vengono perché i voli bloccati in Europa verso l’ex impero sovietico – qualcuno ci ha pensato? - passano adesso tutti di qui (e per Istanbul). Insieme ai tanti russi che non sembrano minimamente preoccupati dalle sanzioni sciamano cinesi e indiani, americani e (pochi) europei. Il Golfo Persico è strategicamente diventato centrale perché è a poche ore dall’Europa, dall’Africa, dai grandi mercati asiatici. I prezzi sono accessibili e la qualità della vita ad alto livello, almeno per i cittadini emiratini.

Certamente tutto è basato anche sullo sfruttamento di milioni di immigrati dal subcontinente indiano e dal Nord Africa ma che comunque qui stanno molto meglio che a casa loro. Una forza-lavoro immane e a basso costo, schiavi moderni copia-conforme di quelli che duemila anni fa puntellavano l’economia romana, solo che questi vi arrivano per scelta, sia pur di necessità.

La discriminazione è visibile, a volte insolente, ma così va il mondo e se per noi europei è bello pensare di essere invece “diversi” e più “politicamente corretti” va notato che qui non ci sono centri di immigrazione rigurgitanti di disperati, nè immigrazione clandestina perché si arriva solo con il passaporto ed un contratto di lavoro, però le porte sono aperte per tutti.

L’Europa è lassù ad accapigliarsi sulle questioni energetiche, le sanzioni e la guerra in Ucraina (che da queste parti non interessa a nessuno) mentre qui siamo già al “post petrolio” fatto di solare, ma anche all’acqua desalinizzata e riciclata a volontà che irriga il deserto (ma il mare non ce l’abbiamo anche noi?) e trasforma la città in un giardino tra mille palazzi e la siluette del Burj Khalifa che - con i suoi 828 metri - è ancora, per ora, il grattacielo più alto del mondo.

Ma colpiscono soprattutto i centri commerciali con una babele incredibile di umanità.

C’è di tutto, con i muezzin che (registrati) chiamano alle preghiere del Ramadan anche se incontri sempre meno donne velate in un mix di società laica e religiosa, sicuramente tollerante non fosse perché indù indiani, cristiani filippini e musulmani sciiti e sunniti devono pur convivere.

La città è immacolata e sicura: non una carta per terra, un’aiuola fuori posto, un buco nell’asfalto   anche   nell’estrema   periferia   tra   svincoli   autostradali   e   monorotaie

sopraelevate. Un paragone con Roma e Milano è decisamente imbarazzante.

Per   due   secoli   l’Europa   aveva   esportato   colonialismo   ma   anche   illuminismo   e bagliori di democrazia, ma oggi è quasi assente ed anche i marchi più prestigiosi, dalla moda alle auto, hanno proprietà e cuori asiatici.

Siamo piccoli, contiamo sempre di meno eppure non vogliamo crederlo, pensiamo di essere l’ombelico del mondo e non lo siamo più, sovrastati e incalzati da un’Asia ben più numerosa, potente, giovane. Forse dovremmo rifletterci un po' di più e smetterla di considerarci i primi della classe: non serve e soprattutto non è vero.

In realtà questa diventerebbe una riflessione pericolosa perché allora potremmo essere tentati dal pensare che solo con un rinnovato rapporto con la Russia potremmo tornare protagonisti per materie prime, superficie, possibilità di sviluppo mentre il rapporto con gli USA, altra grande potenza in obiettivo declino, sembra più guardare verso il passato. Passato importante, struggente, sicuramente positivo ma che sullo scacchiere mondiale conta sempre di meno. Tra l’altro un rapporto da sempre squilibrato, ma che adesso ci sta dissanguando sempre di più. Utile un viaggio a Dubai, vedere per credere.

 

LA GODURIA

"Quanto mi fa godere la Cassazione francese...". Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all'estradizione dei 10 ex brigatisti assassini degli anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi dell'avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta. Conoscevo personalmente Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del MSI-DN a Milano, persona mite e per bene, mai coinvolta in situazioni violente. Ucciso “per dare un esempio” da gente che non si è mai pentita, vigliacca e coperta nella loro latitanza dorata da una nazione europea che dovrebbe vergognarsi per questo modo d’agire dei suoi “giudici”.

Se in Italia fossero stati arrestati gli autori di stragi terroristiche sul suolo francese, la Francia non ne pretenderebbe forse l’estradizione? Anche perché è doloroso prendere poi atto delle motivazione dei giudici francesi “Dopo tanti anni – sostengono – estradarli ora in Italia sarebbe ledere il loro essersi integrati professionalmente e socialmente, violando in modo sproporzionato il diritto al rispetto della loro vita privata e famigliare”. Giudici vergognosi: andate a raccontare di questi “diritti” ai parenti delle vittime... 

   

DUE RICORDI

Due ricordi per persone speciali che ci hanno lasciato nei giorni scorsi.

Il primo è per il dott. Michele Ricci di Verbania, mio amico da sempre (e fedele lettore de IL PUNTO) che per decenni si è impegnato silenziosamente in tanti Enti e fondazioni cittadine dando un contributo importante - quanto riservato - nell’ aiuto al prossimo e particolarmente agli anziani in difficolta. Il secondo è per Gianfranco Falzoni, l'uomo che con il suo impegno e la sua opera di sensibilizzazione nei confronti del mondo culturale e politico ha salvato – mobilitando poi tanti altri - la Reggia di Venaria (Torino), uno dei complessi monumentali oggi più frequentati d'Italia che era finito in uno stato di totale abbandono e degrado. Il “miracolo” di Venaria è l’aver visto lavorare insieme, per anni, enti ed amministrazioni di diverso ed opposto colore politico restituendo così al mondo questa memoria storica di grande valore architettonico e culturale. In modo diverso, un “grazie” ad entrambi per quanto sono stati capaci di realizzare nella loro vita mettendosi entrambi al servizio di tutti. 

 

STORIA IN TV

RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING. Gli appuntamenti sono il SABATO alle ore 13.30 e - in replica - la DOMENICA alle ore 18.00

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                     MARCO ZACCHERA   





IL PUNTO   n. 902 del 24 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: CASE GREEN – DELEGATO ALLA RESISTENZA – UTERO IN AFFITTO – STORIA IN TV – Approfondimento: LUDOPATIA PIAGA SOCIALE.  

 

CASE GREEN

Dopo lo stallo sulla forsennata volontà di cancellare le auto diesel e a benzina gli euro-green che a livello politico ricattano il continente hanno puntato su di un’altra partita, ovvero costringere tutti gli europei a mettere “a norma” le proprie abitazioni, le aziende, gli uffici e gli edifici pubblici cercando di imporre nuove norme “green” per contenere il consumo energetico.

Posso capire di imporre queste norme per le nuove costruzioni, ma mi sembra assurdo pretenderlo per le case esistenti, soprattutto quelle nei centri storici ovvero la gran parte degli immobili italiani. Ma come sarebbe mai possibile spendere cifre folli per ristrutturarle e contemporaneamente rispettare i vincoli paesaggistici ed ambientali esistenti, sia nel pubblico che nel privato? E’una norma che non tiene conto che l’Europa non è fatta solo di nordiche villette unifamiliari con il giardinetto davanti e condomini a schiera. Se poi passasse questa legge europea tutto il patrimonio immobiliare che si trovasse “non a norma” sarebbe invendibile o  perderebbe gran parte del proprio valore.

Ma perché l’UE si ostina a queste misure demagogiche? Per arrivare a “emissioni zero” nel 2050 che per noi europei sembra essere la questione più importante del continente. E’ sicuramente un fine apprezzabile, ma - quando anche ciò avvenisse in Europa a costo di sacrifici immani - oltre il 90% del globo non procederebbe comunque su questa strada rendendo nulli i benefici energetici, ma portando alla rovina l’economia ed i risparmi di un continente. Noi possiamo dare il buon esempio ma in Cina, India e negli stessi Stati Uniti queste (purtroppo) NON sono priorità e se non c’è un percorso globale impegnativo e definito tutto diventa demagogia.  Tornando alle case, il buon senso imporrebbe di stabilire norme per i nuovi edifici e le ristrutturazioni programmate, ma senza insistere con quell’estremismo green che - su troppe materie - si dimostra non solo inattuabile, ma assolutamente un controsenso.

 

DELEGATA ALLA RESISTENZA

Grandi novità in casa PD. Nella nuova segreteria reginale piemontese è stato infatti nominata una responsabile con "delega alla Resistenza" perché, spiega il comunicato ufficiale, “Non si devono mai dare per scontati i valori antifascisti della Costituzione, la carta fondamentale contro il fascismo". Sono passati ormai 80 anni da quei giorni, 101 dalla marcia su Roma, ognuno è ovviamente libero di pensarla come crede ma è significativo che nel fu PCI-PDS-PD non ci avevano mai pensato prima, ma - indubbiamente - con il nuovo corso se ne è subito avverita l' inderogabile urgenza. 

 

UTERO IN AFFITTO

Quello che è grave non è il dibattito sul “diritto” alla trascrizione degli atti di nascita dove una coppia gay possa auto-dichiararsi “padre” o “madre” di un bambino, ma piuttosto l’evidente volontà dei media di forzare la mano su queste situazioni facendo passare i “diritti” di un’infima minoranza “LGBT+ “(se non ho sbagliato a riportare la sigla) come se fossero quelli di una maggioranza genitoriale.

Non mi indigna quindi il “cazzo” pronunciato in diretta TV da Lucia Annunziata, ma che la TV pubblica - una volta di più - non permetta in una trasmissione da lei condotta di lasciar parlare la Ministro alla famiglia Eugenia Maria Roccella per dieci secondi filati senza interromperla affinchè possa esprimere il parere non solo del governo ma (credo) della maggioranza dei cittadini. Genitori che comunque – oltre al parere delle coppie gay – hanno anche il diritto di ascoltare, con calma e responsabilità, altri punti di vista. Per l’Annunziata questo invece non è possibile:è  il mondo che gira intorno a lei e lo stesso avviene con altre ormai stagionate presentatrici alla Lilli Gruber. Una Annunziata che il giorno prima “moderava” al congresso CGIL e che poi può invitare, dire, sostenere alla TV pubblica quello che vuole senza possibilità di contraddittorio.  

Ma il governo Meloni riesce o no a far cambiare l’aria in questo baraccone-Rai insopportabile e fazioso?

 

STORIA IN TV

A proposito di RAI. Prendiamo un giorno qualsiasi e chi si interessa di storia non mancherà di ascoltare su "Rai Storia" il consueto almanacco quotidiano su alcuni fatti successi nello stesso giorno durante il correre degli anni. Sono - come sempre -  ricordati avvenimenti di molti anni fa o della storia recente. Purtroppo i brevi servizi su fatti accaduti nell'ultimo secolo sono tutti letti non solo in termini antifascisti e resistenziali, ma soprattutto molto spesso in un’ottica di estrema sinistra.

Alcune ricostruzioni degli eventi - secondo me - sono completamente travisati e se un ragazzo ascolta notizie date così, senza averle vissute od approfondite, come mai potrà avere una informazione storica obiettiva?

Queste cose, minimali, sono l l'esempio più calzante di come la sinistra abbia "infiltrato" la Rai e giorno per giorno riesca a ricostruire, rimodellare i fatti in modo assurdamente di parte, purtroppo nel silenzio generale. Ecco come il "servizio pubblico" troppo spesso non dà garanzie di pluralismo 

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A PROPOSITO DI STORIA IN TV RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING.

 

APPROFONDIMENTO: LA LUDOPATIA,  UNA  PIAGA SOCIALE

Si è fatto un gran parlare della recente grande vincita al Superenalotto dipingendola come la fortunata svolta nella vita dei vincitori, ma pochi hanno pensato a quante centinaia di milioni di euro ha incassato l’Erario – e tutta la sua filiera – in attesa della combinazione vincente, né di quante decine di milioni di persone ci hanno rimesso co le loro inutili giocate durante la lunga attesa. 

La prossima volta che entrate in una tabaccheria osservate gli altri clienti. A parte qualche ormai raro fumatore, scoprirete che la gran parte delle persone sono lì per giocare: lotto, superenalotto, gratta e vinci, “turista per sempre”, tanti altri giochi in cui in pochi istanti si possono impegnare somme notevol,i perché gli italiani giocano sempre di più, ma l’incasso facile per lo Stato sta diventando una piaga sociale.

Secondo   il   Ministero   della   salute   sono   circa   1.300.000   i   malati   patologici   di ludopatia, anche se solo 14.000 di loro nel 2022 hanno avuto il coraggio di ricorrere alle cure mediche e psicologiche, spesso dopo essersi rovinati economicamente ed aver fatto sprofondare nel baratro le loro famiglie.

Numeri impressionanti e in costante crescita. l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stima nel 2022 un nuovo record dei giochi legali: “Risultati eccellenti sono stati conseguiti nel settore del Gioco Pubblico – si legge nella Relazione del Direttore Generale – e secondo stime preliminari, nel 2022 tale aumento dovrebbe attestarsi intorno al 30 per cento, per un controvalore complessivo di circa 135-140 miliardi di

euro record assoluto nella storia dell’Agenzia”.

 Se poi il “Superenalotto” ha per lo meno un suo “lento” ritmo settimanale, sono i “gratta e vinci” che contano di più.

Oltre al gioco d’azzardo on line gli italiani hanno speso in media solo per il “gratta e vinci” 523 euro nel 2004, 1.023 nel 2011, circa 1800 l’anno scorso. In totale si è giocato nel 2021 per circa 165 miliardi, il 18% in più dell’anno precedente e - solo di imposte sul gioco - lo Stato ha incassato 8 miliardi e 413 milioni, somma equivalente

agli investimenti previsti dal PNRR per gli interventi di ristrutturazione ospedaliera. Poi ci sono i giochi on-line illegali di cui sfuggono i contorni e le garanzie, con una impennata delle giocate contestualmente al periodo Covid.

Complessivamente è davvero un affare per le finanze pubbliche? Dipende, perché dall’altra parte c’è il disastro sociale di milioni di famiglie in difficoltà, il ricorso all’usura che prospera sul “nero” e sui debiti di gioco, mentre manca completamente

un   approccio   culturale   e   informativo   su   queste   problematiche   tra   le   giovani generazioni, anche se il “gratta e vinci” coinvolge gente di tutte le età, soprattutto anziani che a colpi di 5 e 10 euro si giocano in poche ore la pensione, come sanno bene gli assistenti sociali di tutta Italia.

Non   basta   scrivere   l’invito  “gioca   consapevolmente!”,   la   realtà   è   che   non   si comprendono (o non si vogliono comprendere) le radici psicologiche del fenomeno.

Tutto viene impostato sull’idea positiva del “colpo grosso” che cambia la vita (ma che   purtroppo   non   arriva   mai)  ma  che   psicologicamente   giustifica   i   fallimenti personali di chi non ha più fiducia in sé stesso, dà la colpa al destino avverso e intanto non vuole impegnarsi a cambiare.

L’offerta poi è subdola: quanti sanno – per esempio - che con “Turista per sempre”, l’agognato “gratta e vinci” che con 5 euro (certi) di costo a biglietto distribuisce l’illusione di guadagnare 300 milioni subito, 6.000 euro al mese per 20 anni e poi un premio finale c’è però un solo biglietto vincente ogni 4,5 MILIONI di tagliandi distribuiti?   Fosse   scritto   almeno   questo   rapporto   sul   retro   del  cartoncino,   forse qualcuno capirebbe quante minime siano le sue probabilità di vincita, così come pochi sanno che al Superenalotto solo il 45% delle giocate finisce in montepremi.

Il problema fondamentale è che molto spesso il ludopatico non ammette mai di avere un problema, tende sempre a minimizzare o a negare l’evidenza e comunque non riesce a chiedere aiuto nel modo corretto, neanche con il supporto di amici e familiari. Se per caso uno vince rigioca subito, se perde (ovvero quasi sempre) penserà immediatamente a come giocare di nuovo per “rifarsi” e a dove trovare nuovi soldi per giocare.

Contro   la   sua   volontà   non   potrà   attivarsi   -   per   legge   -   neppure   il percorso terapeutico mirato a farlo uscire da tale situazione, perché solo se l’interessato è consenziente si possono muovere i meccanismi di tutela civile attraverso i quali anche   persone   diverse   dal   giocatore   problematico   possono   intervenire, affinché vengano almeno presi una serie di accorgimenti diretti a contenere i rischi a cui il ludopatico espone sé stesso e la propria famiglia.

Tra l’altro uno dei motivi del massacro è la velocità di gioco, sempre più spinta. Una  volta  i numeri  del  lotto  venivano  estratti  una  volta  la  settimana  il  sabato pomeriggio, così   come   il   pronostico   Totocalcio   era   legato   alle   partite   della domenica, oggi invece è tutto on-line, le giocate si susseguono a distanza di pochi secondi, si possono comprare numeri infiniti di tagliati gratta e vinci con concorsi dai nomi più esotici favorendo le possibilità compulsive. Un tema dai grandi risvolti economici ed etici ma di cui troppo spesso non si ha il coraggio di parlare, ma una vostra   prossima   volta   in   tabaccheria (nel   vostro   interesse,  senza   giocare!)   sarà comunque molto istruttiva.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                                 MARCO ZACCHERA     






IL PUNTO   n. 901 del 17 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: DIFENDO IL “MIO” OSPEDALE - IPOCRISIE COLLETTIVE – SERIETA’ PER COSPITO –  DEMOCRAZIA ALLA CINESE  – STORIA A TELEVCO

 

DIFENDO L’OSPEDALE DI VERBANIA

E’ uscita nei giorni scorsi una nota di “Nanopress” che indica l’ospedale di Verbania come il peggiore ospedale d’Italia. Il tutto basandosi su un solo parametro, ovvero la mortalità a 30 giorni dal ricovero in cardiologia. Un risultato davvero sorprendente (ma anche assurdo: bisognerebbe allora almeno anche valutare chi viene ricoverato e tener conto che la ns. ASL ha due ospedali e quindi vi sono poi spesso trasferimenti a Novara o Torino per i casi più gravi, o a Domodossola), ma anche una inaccettabile umiliazione per chi ci lavora con impegno ed abnegazione.

Oltretutto a Verbania ci sono molti reparti, specializzazioni e servizi: ha senso prendere un solo  parametro, quando peraltro - notoriamente – tra l’altro la nostra cardiologia lavora bene?

Verbania è una piccola città e certo non può avere un ospedale da grande capoluogo, ma mi sembra che l’umanità, i servizi, la velocità di intervento, la qualità di arredi e macchinari, la pulizia ecc. siano assolutamente positivi, comunque infinitamente migliori di molti altri ospedali in giro per l’Italia.

Certamente ci sono carenze, ma pensiamo anche al personale insufficiente, ai reparti divisi a metà con Domodossola, alle difficoltà economiche e logistiche ma – complessivamente – è assurdo dire che la sanità piemontese e nello specifico quella di Verbania siano le peggiori d’Italia.

Come si possano diffondere statistiche così assurde lascia perplessi. Più volte ho dovuto ricorrere alla nostra sanità di provincia e personalmente mi sono sempre trovato bene, così come chi ha avuto modo di frequentare il DEA o altri reparti in molte altre città italiane può ben rendersi conto delle differenze, ma a tutto vantaggio della nostra sanità locale.

Esprimo quindi solidarietà, vicinanza ed affetto a tutte quelle persone che operano con impegno e professionalità nel “nostro” ospedale, ingiustamente ed assurdamente umiliate.

 

SIAMO DIVENTATI MATTI, IPOCRITI ED ASSURDI

Prosegue l'auto-demolizione della coscienza degli italiani e il condizionamento politico-culturale che la sinistra vorrebbe imporre per tutti.

Due esempi che dovrebbero far meditare, anche sul presunto “nuovo corso” del PD.

Metropolitana di ROMA: essendo in corso una raffica di borseggi, l’altoparlante richiama l’attenzione dei viaggiatori terminando con un “Attenti agli zingari”.

Ne è nato un putiferio perché l’annuncio – che personalmente ritengo provvidenziale e comunque utile a richiamare l’attenzione dei viaggiatori – è stato definito “razzista”.

Sono seguite le (ipocrite) prese di posizione politiche e a farne le spese è stato il malcapitato operatore che si è permesso di fare l’annuncio. “Una volta appreso che in una stazione c'è stato un annuncio discriminatorio e offensivo” – si apprende sull’ ANSA - “ l’ ATAC (l'azienda capitolina che (mal)gestisce il trasporto pubblico nella Capitale), si è subito attivata ed  ha   individuato   il responsabile”.

Individuato il reo, Atac insiste: "L'annuncio non era ovviamente registrato. Si è trattata di una iniziativa personale che l'azienda giudica inaccettabile. Il responsabile, quindi, sarà sottoposto a provvedimento disciplinare". Immediato anche l'intervento del sindaco Roberto Gualtieri (PD) che su twitter condanna senza mezzi termini l'accaduto. "È inammissibile e inaccettabile. Bene ha fatto l'Atac a prendere immediatamente provvedimenti nei confronti di chi si è reso responsabile di un gesto così offensivo e discriminatorio".

Il sindaco Gualtieri è - come il suo collega milanese Sala - di quella "upperclass" sinistrorsa radical-chic che evidentemente non prende mai la metro, soprattutto quella romana, perché altrimenti Gualtieri si renderebbe conto dello stato di degrado del servizio pubblico della sua città con ritardi, scale mobili divelte, sporcizia, bivaccamenti, stazioni chiuse per mesi e lavori infiniti. Gualtieri non pensa alla situazione di incuria cittadina – dalla pulizia, alle buche, alla metro - che Roma mostra tutti i giorni ai suoi cittadini e a milioni di turisti, ma al gesto “offensivo e discriminatorio”!

Lo avessero borseggiato una volta forse non la penserebbe così... Ma ci rendiamo conto in che baratro di cretinaggine collettiva siamo caduti con questa ipocrita ed assurda volontà “antidiscriminatrice” ?

Lo stesso è avvenuto a MILANO poche settimane fa quando “Striscia la notizia” documentò le  operazioni   di   una   banda   di   giovani   ragazze   slave   che   avevano “assaltato” un intero vagone della metropolitana e - quando erano state catturate dai viaggiatori e dalla stessa troupe e portate dai vigili urbani  - erano state subito rilasciate, tanto che immediatamente avevano iniziato a “ripulire” un tram sotto gli occhi delle stesse telecamere, poi assalite dalle stesse ragazzine.

Da allora molti cittadini hanno cominciato a filmare i borseggiatori, e questo ha scatenato la consigliera comunale milanese PD Monica J.Romano che non chiede al suo sindaco Sala di intervenire (finalmente!) per una maggior sicurezza in città e nella metro, ma se la prende con i cittadini che filmano  e testualmente scrive “ La smettano quelli che realizzano questi film di spacciare la loro violenza per senso civico, perché non è senso civico. Le cittadine con vero senso civico alzino la voce e invitino a spegnere le telecamere perché non è così, trasformando le persone in bersagli, che si ottiene giustizia. Di violenza e di squadrismo ne abbiamo già avuti abbastanza davanti al liceo di Firenze e nelle acque di Cutro". Milanesi, ribelliamoci a questa pessima pratica”.

A parte la cretinata di fare un minestrone di questioni del tutto slegate tra loro (c'erano gli squadristi in mare a Cutro ??!!), mi pare che questi atteggiamenti siano non solo un aperto favoreggiamento a chi delinque, ma fanno crescere VERAMENTE il razzismo tra la gente, poi comprensibilmente esasperata davanti al costante non intervento delle forze dell'ordine e specialmente dei vigili urbani responsabili della sicurezza nelle aree ATM.

Mi appello agli italiani di buon senso - questo sì è un appello alla "resistenza"! - ma mi piacerebbe sapere anche che cosa ne pensi di queste vicende la nuova leader del PD, perché - se questo è il nuovo corso del suo partito - più che politica è una questione di demenza generalizzata.

 

SERIETA’ PER COSPITO

L’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani ha inviato allo stato italiano una richiesta scritta chiedendo che siano rispettati gli standard internazionali di detenzione per l’anarchico Alfredo Cospito, soprattutto ai sensi dell’ articolo 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti) e  all’ art. 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata  della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

Vi   sembra   che   lo stato italiano stia sottoponendo Cospito a torture? Forse è disumano il 41 bis per l’impossibilità di avere diretti contatti con l’esterno, ma allora lo stesso vale per tutti i mafiosi soggetti a questo obbligo cui Cospito è stato condannato tenuto conto dei suoi comportamenti tenuti IN carcere.

Il vero problema è che la Magistratura (e non la politica) deve decidere su di lui e la questione si trascina da troppo tempo e questo non è giusto, è la vera una ingiustizia nei confronti di Cospito.

Non si imputi però allo Stato se l’anarchico  ha la VOLONTA’ di non mangiare: nessuno glielo impone, anzi, in tutti i modi si cerca di sostenerlo pur davanti al RIFIUTO dell’interessato.

Bene, comunque, l'interesse dell’Alto Commissario ONU, che speriamo trovi anche il tempo, però, per denunciare ed intervenire CONCRETAMENTE anche sui milioni di casi di detenzioni arbitrarie, torture, violenze, pene di morte ingiuste, fustigazioni, mutilazioni ecc.ecc. che sono purtroppo la quotidianità delle carceri (soprattutto in quelle islamiche) in molte parti del mondo.

 

SUSPANCE (?) IN CINA

Dopo una grande attesa sull’imprevedibilità del risultato, Xi Jinping è stato rieletto per la terza volta presidente della Repubblica Popolare Cinese dal Congresso nazionale del Popolo, proseguendo nel suo secondo decennio di mandato. E’ stata una vittoria conquistata sul filo di lana: 2.952 voti favorevoli su 2.952 votanti (quindi è votato anche lui stesso, non si sa mai) che gli permetteranno di stabilire il record di durata alla guida del paese. Per buon peso era stato rieletto anche alla guida suprema del PCC (Partito comunista cinese) nell’ottobre scorso, anche qui per la terza volta dopo che i rispettivi congressi avevano eliminato la norma costituzionale del limite a due mandati consecutivi. Il Congresso nazionale del popolo ha anche nominato Xi presidente della Commissione militare centrale, il massimo organismo del paese che guida le forze armate, per altri cinque anni.

Ovviamente nessun commento degli organismi internazionali a sottolineare il “democratico” sistema elettorale cinese che si è cristallizzato anche sulle scelte di contorno. Stupenda comunque la scenografia di questi mega-congressi che iniziano (e in pratica già finiscono prima ancora di incominciare) al suono dell’ “Internazionale”  e con l’ingresso in sala in ordine gerarchico di chi dovrà essere eletto alla fine dai “delegati del popolo”. Impressionante la marea di bandiere rosse,  i fondali e  gli stessi vestiti dei delegati (tutti uguali, perfino le cravatte).

Lo stanco pugno chiuso con cui Xi ha salutato alla fine fa parte di rituali che sempre sorprendono, ma soprattutto perché appaiono fuori dal tempo e di pura scenografia. Quanta violenza, però, dietro a queste parate, quanti milioni di persone in galera, quante violenze politiche, religiose, umane, etniche troppo spesso dimenticate da chi pensa sono al “business”. Saranno questi i nostri padroni di domani?

 

STORIA IN TV

Sono tornate anche quest’anno le mie trasmissioni di storia locale su TELE VCO-AZZURRA TV. Vanno in onda il sabato pomeriggio alle 13.30 e la domenica alle ore 18. La TV è visibile anche in streaming e su You Tube. VCO trasmette sui canali 17 e 617 (Piemonte).

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 900 del 10 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO:  NUMERO 900 ! – TRAGEDIE - COL SENNO DI POI - GREEN: CAMBIANO GLI SCENARI EUROPEI – IPOCRISIA AL CUBO - SABOTAGGI.

 

Cari lettori,

questo è il 900° numero de IL PUNTO. Vent’anni di commenti, di sfoghi, di spiegazioni – spero che almeno siano parole chiare, sicuramente vorrebbero essere obiettive - su come io intenda la politica, il mondo e il futuro della nostra Italia. Speriamo di arrivare al millesimo ”Punto” e poi vedremo, intanto grazie per la vostra pazienza, l’amicizia e la comprensione. A PROPOSITO: QUALUNO HA CONSERVATO IL PRIMO NUMERO? MI PIACEREBBE TANTO RILEGGERLO…

 

TRAGEDIE E SPECULAZIONI

E’ solo una mia impressione o sulla tragedia dei migranti naufragati a Crotone da dieci giorni è in corso una strumentalizzazione politica ossessiva ed assurda? Se i migranti irregolari non si bloccano alla partenza, gli scafisti tenuti dentro a vita e non si creano corridori umanitari per dare asilo a quelli che veramente scappano dalle guerre o dalle persecuzioni (mentre quelli “economici” vanno selezionati) non riusciremo mai ad evitare queste tragedie. Le decisioni assunte ieri dal governo mi sembrano corrette e logiche, sperando sempre che l’Europa, dopo tante chiacchiere, faccia finalmente la sua parte.

 

COVID... CON IL SENNO DI POI

Sono perplesso su come la Procura di Bergamo abbia condotto l’indagine sulla diffusione del Covid nella Bergamasca. Ad esempio per aver scelto come perito tecnico della Procura proprio il dott. Andrea Crisanti, già tuttologo televisivo e ora senatore del Partito Democratico, uno che non ha mai nascosto una sua viscerale contrapposizione alle autorità regionali e di governo.  

Auto-proclamatosi “Esperto capo di tutti gli esperti d’Italia”, onnipresente in TV e litigando ogni sera con mezzo mondo, conoscendo il suo narcisismo e lo spasmodico suo voler "apparire" è legittimo pensare che la sua perizia sia stata influenzata anche da fattori personali.

Trovo discutibile prendersela “a posteriori” con Conte, Speranza o Fontana per non aver ordinato la “zona rossa”. Oggi noi valutiamo i fatti tre anni dopo, sappiamo ormai quasi tutto del virus, sono stati scoperti vaccini e cure, ma in quei giorni  chi avrebbe mai potuto immaginare l'evolversi della pandemia? Allora c’erano incertezze profonde su come affrontare l'emergenza. Come fa Crisanti a dire “per colpa dei politici ci sono stati 4.000 morti!” ?

E se fossero stati di più o di meno? Non si scherza sul dolore delle persone anche perché oggi è facile criticare e dire "bisognava subito chiudere tutto". Io stesso, su IL PUNTO, scrivevo che certe misure apparivano eccessive e nessuno era contento della quarantena, del dover stare in casa bloccando le aziende, il lavoro, il commercio, gli spostamenti mentre il panorama economico era spaventoso.

La stessa OMS – tacitamente complice di Pechino, ricordiamocelo perché è un  particolare che è evaporato nel tempo - minimizzava i rischi ed ha parlato di “pandemia” solo molti giorni dopo lo scoppio dell’epidemia che nessuno sapeva come affrontare.

Denunciare i ritardi per non aver aggiornato un piano pandemico dal 2006 è un conto, dire “ora per allora” che si imponeva la zona rossa è cosa diversa. Tra l’altro perché sotto accusa solo i politici e non allora tutta la filiera dei dirigenti ministeriali, comitati, esperti tecnici o consiglieri? Piuttosto, perché non si vanno a vedere allora anche gli acquisti governativi di tamponi e mascherine, con conseguenti traffici di Arcuri & C.? E i banchi a rotelle, le forniture non a norma, le primule sui gazebo, gli affari di Di Maio con la Cina, le incredibili scelte ad personam della Von der Leyen che abbiamo pagato tutti senza alcuna trasparenza per miliardi di euro?  Queste sì che sarebbero indagini che gli italiani si aspettano di veder concretizzate (e concluse) oltre che sui vertici dell’ OMS e dell’Unione Europea.  

 

IN EUROPA SI CAMBIA?

La decisione UE che di fatto ha rinviato ad imprecisati tempi migliori l’idea di mettere al bando dal 2035 le auto a diesel e benzina è forse un segnale  che la maggioranza rosa-rosso-verde che di fatto domina la Commissione Europea stia cominciando a dare segni di sbandamento. Se ne è parlato poco perché è una sconfitta evidente della sinistra, ma è una interessante realtà.

La scelta del “green” esasperato era ed è una battaglia politica prima ancora che economica, identitaria prima che logica e - come per altri provvedimenti sul filo dell’assurdo (da quelli etici alle norme sulle costruzioni o per gli alimenti) - nell’immaginario collettivo della sinistra europea cominciano ad esseri dei miraggi che si allontanano sotto la spinta  della  “realpolitik” di governi sempre più scettici sul diventare magari delle icone del mondo ecologista, ma mettendosi contro la gran parte dei propri cittadini, mentre si avvicina veloce il voto del 2024.

Sul tema è stato determinante (finalmente!) l’attivismo italiano che si nota dopo anni e quello polacco, cui è seguito quello ungherese, bulgaro e della Repubblica Ceca, ma anche una scelta più prudente della corazzata tedesca che insieme hanno prodotto l’inevitabile “stop”.

In Italia grande soddisfazione è espressa dalla Meloni, da Salvini e dai ministri Urso e Pichetto Fratin, che parlano di successo politico, mentre a sinistra è sceso il silenzio, tombale.

Invano si è atteso un commento da Elly Schlein, alle prese con la prima vera grana nel dover prendere una posizione chiara tra la teoria e la realtà, che non è venuta..

Palpabile l’imbarazzo generale, ne è prova “Repubblica” che il giorno dopo la fondamentale scelta europea non ne ha dato nessuna notizia in cronaca, limitandosi solo a un richiamo a pagina 32, nelle rubriche economiche.

Certo a sinistra pesano le parole di Romano Prodi che nelle scorse settimane aveva espresso duramente e con forza una sua posizione nettamente contraria al procedere su questa linea, sottolineando i rischi di un’auto elettrica con troppi componenti “made in China”, il dramma occupazionale che ne verrebbe, l’assurdità di posizioni francamente poco difendibili. Per esempio, che una capitalistica Ferrari avrebbe potuto continuare ad andare a benzina ed una utilitaria invece no, oppure che sarebbe parso davvero bizzarro permettere ancora la produzione di auto endotermiche destinate però solo all’esportazione extra UE, quasi ci fosse un mondo diverso appena fuori l’Europa.

La decisione di rinvio sulle auto elettriche è però anche un segnale politico, ovvero che le opinioni pubbliche ed i governi nati dopo il 2019 sembrano di caratura e indirizzo progressivamente diverso rispetto al voto che aveva portato all’elezione del parlamento europeo.

Il rischio era che il provvedimento, uno dei più simbolici e importanti della legislatura, ricevesse un'imbarazzante bocciatura. Proprio per evitare questo scenario (ma anche perché a Stoccolma da qualche mese c’è un governo di centro-destra), la presidenza svedese dell'Ue ha optato per il rinvio, di fatto consegnando il cerino acceso ai suoi prossimi successori spagnoli.

Finalmente ci si comincia a chiedere se oltre all’elettrico non si debba puntare su altre scelte, come i nuovi combustibili più puliti (e in parte sintetici) piuttosto che imporre divieti che rischiano di essere un disastro, visto anche che ad oggi le ricerche sull’uso dell’idrogeno sono ancora lontane da soluzioni convincenti.

 

IPOCRISIA AL CUBO

I Fatti. Un mese fa durante un volantinaggio davanti ad un liceo fiorentino c’è stata una scazzottatura tra giovani di destra e di sinistra. Non sono mai riuscito ad ascoltare  una chiara ricostruzione dei fatti, ma mettiamo pure che ogni responsabilità sia stata dei ragazzi di destra. Grazie al cielo nessun ferito, ma è comunque montata una forsennata campagna “antifascista” al culmine della quale sabato scorso hanno sfilato per Firenze alcune migliaia di persone (subito “montate” a 40.000!) convocate da CGIL, CISL, UIL, PD, Verdi, Socialisti, Radicali, M5S, gruppi “titini” (sì, a Firenze ci sono ancora i sostenitori dell’ex dittatore jugoslavo Tito, l’infoibatore di migliaia di italiani) oltre ai “collettivi” e agli anarchici con striscioni inneggianti a Cospito in un mare di bandiere rosse, pugni chiusi, falci e martelli e ovviamente al canto di “bella ciao”. Partecipavano tutti i leader della sinistra – Schlein e Conte in testa - a beneficio delle telecamere, al grido che “il fascismo non passerà”.

Proprio nelle stesse ore della manifestazione fiorentina, a Torino gli anarchici mettevano a ferro e fuoco il centro cittadino con verine ed auto distrutte, lacrimogeni, lancio di petardi, incendio di cassonetti, cariche della polizia nel solito scenario di guerriglia urbana. Non una parola di condanna anche su questi episodi dai leader “antifascisti” cui evidentemente la violenza di anarchici e dell’estrema sinistra non dà fastidio, al più saranno i soliti “compagni che sbagliano”. Diciamoci la verità: “strumentalizzazione” significa prendere un pretesto ed usarlo. Bene, a Firenze si è preso a pretesto un modesto fatto di cronaca per impiantare una manovra politica con comportamenti che per me sono la “ipocrisia al cubo”, ovvero la più becera e ipocrita demagogia che - di fatto – giustifica poi la violenza con la foglia di fico di un antifascismo surreale, di facciata, falso e fuori dal tempo. La violenza va condannata in sé e per sé, sempre, da chiunque sia causata. La preside fiorentina che passa ormai per repressa dal ministro “fascista” Valditara e che ha così ben spiegato ai suoi  studenti che “il fascismo nasce dall’indifferenza” avrà mai scritto ai propri alunni come però la violenza vada sempre condannata, anche se viene dall’altro fronte? Temo proprio di no.

 

GASDOTTI SABOTATI, MA GUARDA GUARDA…

Perfino secondo il New York Times (come su IL PUNTO avevo scritto tante volte in tempi non sospetti) dietro al sabotaggio dei gasdotti russi nel Baltico nell'estate scorsa ci sarebbero stati gli USA che avrebbero usato “manovalanza” legata a Norvegia ed Ucraina. Utilizzando come copertura un’esercitazione navale delle forze marittime Nato denominata Baltops 22, una squadra di sommozzatori della U.S. Navy avrebbe piazzato degli esplosivi C4 per danneggiare i tubi del gasdotto; esplosivi che sarebbero stati fatti poi detonare al momento opportuno. Di fatto quelle esplosioni bloccarono l’afflusso del gas russo obbligando l’Europa a trovarsi altri fornitori, dandole una pesante spallata economica, mettendola in crisi sui prezzi dell’energia e facendo un grande piacere a Washington e Kiev spingendo così la UE a schierarsi ancora di più con l’Ucraina.

Zelensky dice che non è vero, che lui non ne sa niente, ma  allora sarebbe ancora più  interessante sapere ufficialmente chi abbia fatto il “lavoro sporco" tutto a suo favore.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO N. 899  del 3 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA – UNA “RADICAL CHIC”  LEADER PD – COMPROMESSI IMBARAZZANTI

 

Cari Lettori,

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MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA

Penso a quel pelouche rosa sbattuto a riva dalle onde, simbolo del disastr, e a tutte le polemiche inutili e scontate che ci stanno dietro. Tra l’altro se a bordo del barcone naufragato a Crotone c’erano davvero solo siriani, curdi, afghani e somali avevano diritto di asilo in Europa, nessuno glielo avrebbe potuto negare. Ma perché allora non andare in Grecia con un viaggio di 2 ore e invece stare in giro per 4 giorni? Perché non sbarcare regolarmente e chiedere asilo? Perché pagare 6.000 euro a testa per essere in balia di mercanti di carne umana? Sono domande che non sento porre da nessuno. Circa le ONG, se vi dicono di imbarcarvi perché tanto ti aspettano al largo (e lo sai perché lo vedi in TV) o invece sai che la strada è chiusa e di rischiare, tu – migrante – che cosa scegli? I morti in mare non ci saranno più solo se non si parte, se chi vi costringe a partire finirà finalmente in galera e lì resterà, ma soprattutto se l’Europa vorrà finalmente trovare un modo serio di selezionare chi emigra valutando le persone nel proprio paese o alla partenza, non abbandonando poi esseri umani  e i singoli paesi al loro destino.

 

Mentre i TG grondano lacrime ed accuse per il disastro umanitario di Crotone (banale il debutto della Schlein, anche lei già con il solito ritornello “dimissioni dimissioni”) è indubbio che quando succedono tragedie come quelle di domenica cresce un profondo di senso di colpa collettivo tra tutti gli italiani.

Poi, mercoledì sera,  “Striscia la Notizia” fa passare un servizio da Milano dove, in metropolitana, cinque ragazze extracomunitarie dell’est - che non dovrebbero più essere nel nostro paese perché già in possesso del “foglio di via” e “presumibilmente incinte” - si producono in un folle saccheggio e borseggio violento a danno dei passeggeri rubando tutto il possibile.

Inseguite dalle telecamere, tra lo sconcerto dei controllori ATM e gli applausi dei passeggeri, è la stessa troupe di Striscia la Notizia a fermarle consegnandole - tra sputi, insulti e diti medi contro i cameraman e la troupe TV- a un presidio della polizia municipale.

Poco tempo dopo le cinque delinquenti (non trovo altro modo di chiamarle) sono rilasciate però in pompa magna, libere e ancora più agguerrite, perché consapevoli che a carico loro non si può fare nulla. Immediatamente si rimettono “al lavoro”, questa volta su un tram, ricominciando con i borseggi, e gli atti di vandalismo, prendono a calci e a pugni l’inviato di Striscia la Notizia, gli rompono la telecamera, il tutto sotto gli occhi terrorizzati dei passeggeri.

La prima domanda è cosa commenterebbe su questi episodi la gentile new leader del PD Ms. Elly Schlein. Che cosa proporrebbe di fare e come si comporterebbe? Chiederebbe le dimissioni del sindaco Sala? A seguire qualche domanda proprio all’ineffabile sindaco di Milano Giuseppe Sala, radical-chic ma che evidentemente in metro non ci va mai, perché se lo avessero assalito o borseggiato almeno una volta forse si renderebbe conto di cosa accade nella “sua” città, perfino in pieno centro e in pieno giorno, visto che il servizio di “Striscia la Notizia” documentava i borseggi tra le fermate di San Babila e Cairoli.

Eppure è questa la verità quotidiana di una qualsiasi metro d’Italia dove i cittadini pagano il biglietto e qualcuno invece scavalca impunemente i tornelli davanti ai guardiani che - se intervengono - sono picchiati. La Milano dove si butta tutto per terra alla faccia del “green”, dove la piccola delinquenza, lo spaccio, il borseggio sono la realtà quotidiana e dove i controllori se ne stanno blindati nei loro box perché altrimenti  rischiano pure di essere brutalmente aggrediti, come ho personalmente costatato alla stazione MM di Lampugnano.

E noi, con il macigno dei nostri sensi di colpa, che cosa siamo in grado di dire se non “Poverine” a queste delinquenti straniere che arrivano qui solo e soltanto per delinquere e non possono poi essere di fatto perseguite, arrestate, detenute, espulse?

Sono convinto che la gran parte dei migranti morti a Crotone fossero brava gente desiderosa solo di lavorare e di scappare dalla guerra, ma c’è anche l’altra faccia dell’immigrazione di cui non si vuole mai parlare perché non è “chic” ed invece colpisce la gente che poi dice “basta” e quindi diventa cinica anche davanti ai naufragi. Siamo pronti ai sensi di colpa, ma qualcuno sta davvero approfittando, politicamente e moralmente, di una situazione sempre più esplosiva. Dirlo, però, è “qualunquismo” .

Perché alla fine troppe volte il cittadino “normale” passa per colpevole e il delinquente, invece, ha ancora ragione

 

UNA RADIOSA (?) RADICAL CHIC ALLA GUIDA DEL PD

Facendo i doverosi auguri alla sua nuova segretaria, il PD non cessa di stupire e l’elezione di Elly Schlein ne è una conferma.

Premesso che trovo comunque positivo il ricorso alle “primarie” perché permette di capire il pensiero dei (presunti) simpatizzanti ed elettori, si pone però il problema di che cosa contino allora gli iscritti al PD visto che solo il 34,8% di loro l’aveva scelta e soprattutto che logica ci sia se – come pare – solo il 50% dei votanti alle "primarie" sarebbe stato effettivamente un elettore del PD e che quindi il voto sarebbe stato fortemente condizionato dall’esterno.

Esempio calzante di radical-chic, Elly è comunque espressione di quella sinistra che la rivoluzione la fa sempre a parole soprattutto quando è all’opposizione, scordandola quando è maggioranza dove non disdegna di fare affari nel solco delle migliori tradizioni capitalistiche di cui proprio la Schlein ne è fulgido esempio.  

Ben sistemata economicamente, nata vicino a Lugano in una famiglia ebrea svizzera “bene”, appoggiata da buona parte della nomenklatura PD (soprattutto da quelli che avevano fiutato l’aria) con Franceschini, Prodi e Zingaretti in testa e soprattutto spinta dai media che negli ultimi giorni ne hanno indubbiamente tirato la volata, la Schlein gode di ben tre nazionalità diverse (statunitense, svizzera ed italiana: un perfetto pedigree per una leader di sinistra!), è apertamente bisex (e quindi “à la page”) e si è reiscritta al PD soltanto 15 giorni dopo essersi candidata alla segreteria del partito.

Con lei il PD penso riscoprirà il movimentismo delle “sardine” e una maggiore vicinanza con il M5S mettendo in difficoltà la sua ala cattolica e moderata – quella della “fu” Margherita, insomma – il cui leader Fioroni, infatti, se ne è subito andato.

Un partito che credo aprirà alla sinistra di “Articolo Uno” e a quella più radicale.

Sicuramente la Schlein sarà una bella spina per la Meloni perché spariglierà le carte, farà rumore – stando all’opposizione, ovvero non rischiando nulla – e avrà tempo e modo di scuotere tutta la sinistra soprattutto quella intorpidita e delusa. Sarà un inedito duello fra fanciulle e le tensioni vedrete che non mancheranno.

Elly me la vedo un po' come il sindaco Sala a Milano, tutto infervorato per le zone green e a circolazione limitata, plaudente in smoking nel palco d’onore della Scala, ma che evidentemente non passa mai per Lampugnano o Via Padova oppure che trovi il tempo di visitare il degrado delle case popolari occupate. Se lo avesse mai trovato sarebbe diventato forse meno green e magari si vergognerebbe di essere sindaco.

Altro aspetto da sottolineare la partecipazione al voto, poco oltre il milione. Sembrano tanti, ma sono altri 500.000 votanti in meno rispetto al 2019 quando venne eletto Nicola Zingaretti e sideralmente lontani dai 3,5 milioni di elettori votanti al debutto del PD, se poi metà di loro non l’ha neppure votato il a settembre…  

In fondo, per il (presunto) elettore Pd domenica si trattava di scegliere tra due identità diverse, una più massimalista e una più riformista di un partito che vorrebbe attrarre consensi pescando tra sensibilità diverse - per non dire opposte – su ogni argomento, ovvero tenere insieme sia il cattolico che il gay più estremo, l'operaio e l'imprenditore.

Ha vinto l’ala sinistro-massimalista, ma ricordando che i voti presi dalla Schlein (587mila) sono praticamente gli stessi di Cuperlo e Civati nel 2013 (510mila), o di Vendola. Solo che allora con 500mila voti eri minoranza, oggi si vince.  

Certamente la sconfitta di Bonaccini riavvicina ora i democratici al M5S e apre invece spazio per passaggi di quadri ed elettori verso Calenda e Renzi, felici del risultato “estremista”.

Per il Pd sarà un nuovo inizio o il definitivo inizio della fine? Sarà sicuramente un PD diverso da prima, più oppositore e di sinistra, con verdetto alle europee 2024.

 

COMPROMESSI IMBARAZZANTI

Venerdì 24 febbraio alla trasmissione "Fratelli di Crozza" il (bravissimo) comico genovese ha passato mezza puntata a ironizzare – come è suo mestiere – sui vari esponenti politici, soprattutto (ovviamente) quelli di centro-destra. Dopo aver “demolito” Bonaccini (anche così si è costruita la vittoria della Schlein), nel prendere pesantemente in giro il senatore Fazzolari (Fratelli d’Italia, consigliere della Meloni) per una sua proposta di legge sulle armi, ha mostrato una mega-foto del "Gruppo Azof" (definiti “gli amichetti del Fazzolari”) ovvero gli ucraini filo-nazisti di cui non si parla quasi mai, forse perché rovinerebbero l’icona costruita su Zelensky & C.

Il bello è che la mega-foto apparsa come sfondo su La7 portava in basso a destra - tra svastiche varie e saluti nazisti – anche una grande bandiera ucraina, pudicamente coperta però – chissà perché ?!- da una striscia grigia, quasi non la si volesse far troppo vedere. Chissà perché…

 

Buona settimana a tutti!                                                          MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 898 del 24 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BONUS - GIUSTIZIA, COSPITO & DELMASTRO - A BRUXELLES SI NASCONDE DEL MARCIO  – PACE IN UCRAINA.

 

Cari Lettori,

vi piace leggere IL PUNTO? Siamo arrivati quasi al 900° numero, ma qualche volta sono un po' sfiduciato vedendo il disinteresse generale sulla situazione politica e sociale non solo italiana, ma mi rinfranco quando ricevo commenti – positivi o critici non importa -  perché allora si ha l’illusione di portare almeno qualcuno a fare qualche riflessione. Se apprezzate le mie news per favore aiutatemi mandandomi qualche indirizzo di lettori potenzialmente interessati (ad oggi il Punto arriva a circa 15.000 persone) e grazie per l’attenzione!

 

BONUS

Ci vuole coraggio a togliere benefit consolidati, ma il governo Meloni dimostra di averne perché sulla questione dei “bonus” era ora di dirci scomode verità.

Arbore direbbe detto che “La vita è tutta un bonus” anziché un guiz, resta il fatto che moltiplicarli come negli ultimi anni ha drogato prezzi e mercato. Quelli al 110%, per esempio, sono serviti anche per organizzare speculazioni incredibili, sia a vantaggio di (molte) imprese poco serie che delle banche, che hanno abbondantemente lucrato sui crediti fiscali. Se il costo di un ponteggio è passato da 9 a 25 euro al metro quadrato proprio in concomitanza con il “bonus 110%” significa che questa manovra ha appunto drogato i prezzi di mercato e alla fine ha dato man forte all’inflazione con un danno per tutti gli italiani. Forse non ce ne siamo accorti, ma il deficit dello stato solo per questo bonus edilizio è aumentato di 2.000 euro a cittadino. 

 

C’E’ DEL MARCIO (PURTROPPO) ANCHE IN EUROPA

Pochi anno saputo (la censura sulla notizia è stata quasi totale) che nei giorni scorsi il New York Times ha denunciato la Commissione Europea per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente Ursula von der Leyen, e il CEO  di Pfizer Albert Bourla, relativi al contratto che ha portato all'acquisto del vaccino Covid da parte dell’Europa.

Il quotidiano (di solito citatissimo ogni volta che parla male di Trump e dei repubblicani, sempre ripreso in TV e sui giornali italiani) sostiene che la Commissione aveva l'obbligo di rendere pubblici i messaggi, in nome della trasparenza, visto che hanno portato ad un contratto per miliardi (non milioni!) di euro.

Le accuse alla Von der Leyen per il suo rapporto privilegiato con Pfizer (il cui vaccino è costato all’ Europa 10 VOLTE di più rispetto ad AstraZeneca) risalgono ad aprile del 2021, quando il New York Times, sulla scorta di un'inchiesta di neztpolitik.org, rivelò che i due avevano trattato direttamente tra loro tramite “chiamate e sms” una fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti Covid. Da qui l’intervento della mediatrice europea, Emily O’Reilly (la “mediatrice europea” è la garante sulla trasparenza delle operazioni della Commissione Europea), che invano ha chiesto di avere accesso alle conversazioni confidenziali. La Commissione tramite la ceca Vera Jourovà – commissaria alla trasparenza - aveva spiegato che i messaggi potevano essere stati cancellati, a causa della loro "natura effimera". (bel modo di fare inchieste…)  Nella vicenda si è ora inserito anche il Parlamento europeo con molti  eurodeputati che hanno chiesto alla Von der Leyen e a Bourla di comparire in audizione, ma finora nessuno dei due ha accettato di farlo.

Lo scorso ottobre, la Procura europea aveva annunciato di avere aperto un'inchiesta sull'acquisto dei vaccini anti Covid dopo che una relazione della Corte dei conti dell'Ue aveva sollevato non poche perplessità sulla gestione della trattativa tra Bruxelles e Pfizer. La presidente UE avrebbe infatti trattato personalmente con la casa farmaceutica senza neppure coinvolgere il gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati, rifiutandosi inoltre di rispondere alle richieste di chiarimento della Corte.

E’ inammissibile che una politica “tratti in proprio” questioni di questo tipo, soprattutto quando è tuttora senza risposta l’altra indagine sul coinvolgimento di Heiko von der Leyen (il marito della presidente!) in un progetto di ricerca sui vaccini a mRna, la tecnologia usata dalla tedesca BioNTech e da Pfizer per il loro farmaco contro il Covid. Il progetto è finanziato anche dall'Italia con 320 milioni di euro provenienti dal Pnrr (cioè lo paghiamo tutti) e prevede la partecipazione della società biotech statunitense Orgenesis, di cui Heiko von der Leyen era direttore scientifico. Dopo le polemiche, il marito della leader Ue si è dimesso dall'incarico all'interno del progetto, ma resta aperta la questione di un pagamento esorbitante a Pfizer per i vaccini se poi vengono pagate dalla UE anche le ricerche scientifiche. 

Ma queste non vi sembrano notizie importanti e degne di dibattito? Eppure il “Corriere della Sera” non mi risulta abbia pubblicato una riga, così come molti altri quotidiani italiani, a parte “La Verità” che dei vaccini ne ha fatto una campagna quotidiana. Ursula è santa per definizione, ma mi sembra che invece ci sia davvero del possibile marcio a Bruxelles a livello anche di Commissione (ovvero di governo) e dovremmo cominciare tutti a farci delle domande su forniture, vaccini, armi, gestione delle risorse che fanno impallidire perfino il “Qatargate”.

 

PACE IN UCRAINA

Berlusconi è stato accusato per aver sostenuto che – pur continuando ad aiutare l’Ucraina – bisogna tentare di avviare anche colloqui di pace. Non lo avesse mai fatto: addirittura il PPE (Forza Italia al parlamento europeo fa parte del gruppo Partito Popolare Europeo) ha cancellato un incontro a giugno in Italia per “sanzionare” le parole di Berlusconi. Mi sembra un atteggiamento folle salvo che si voglia continuare la guerra per sempre ad ogni costo e dopo che perfino il Capo di Stato Maggiore americano ha confermato che salvo ricorrere al nucleare questa guerra potrebbe non finire mai perché nessuno ne uscirà vincitore.

Dopo che Europa ed USA hanno investito miliardi di euro, ad un anno esatto dall’inizio del conflitto nessuno ritiene sia giusto abbandonare l’Ucraina, ma perché non si deve cercare  con ogni via anche un percorso di pace e intanto muoversi almeno per chiedere un armistizio provvisorio? La nostra Costituzione, tanto invocata perfino con le pagliacciate di Benigni, “ripudia la guerra” eppure parliamo solo di armi, missili, morti…avanti, avanti!  Nessuno vuol cancellare le responsabilità di Putin, ma possibile che l’Europa non pensi minimamente anche a qualche iniziativa per cercare un minimo di pace? Eppure quotidianamente si parla solo di nuove forniture belliche, con il segretario NATO Stoltenberg (quello che già dalla faccia mi inquieta, non vi sembra assomigliare a un generale tedesco, ma di quelli spietati?) o il commissario europeo Borrell che sono solo capaci solo di invocare nuove armi e chiedere guerra.

E poi, diciamocelo una volta per tutte, chi controlla l’Ucraina e la gestione degli aiuti? Dov’è la trasparenza delle forniture in uno dei paesi da sempre tra i più corrotti e infiltrati dalle mafie? Zelensky ha cacciato un paio di vice-ministri di secondo piano, ma non ci sono davvero altri profittatori della situazione? Di tutto ciò, per,ò non si ha mai minimamente il coraggio di parlare e se uno avanza dei dubbi immediatamente è bollato come schiavetto di Putin. 

 

GIUSTIZIA, COSPITO & DEL MASTRO

Credo che chi sta al governo abbia particolari obblighi di riservatezza, così come quando si è deputati di maggioranza è opportuno evitare polemiche che hanno più senso stando all’opposizione. Ciò premesso, il sottosegretario Del Mastro è stato accusato dalla sinistra di aver diffuso notizie riservate, tramite l’on. Donzelli, sul caso Cospito, che in aula a Montecitorio aveva comunque detto solo la verità, ovvero raccontato della imbarazzante visita dei deputati del PD all’anarchico, riferendo dei contemporanei contatti tra Cospito ed i mafiosi detenuti come lui a Sassari con il 41bis.

Del Mastro non ha fatto nulla di male, ma è notevole che le polemiche sono servite per cercare di far dimenticare questa visita inopportuna (con chi sta il PD, con l’anarchico o con lo stato?). Dopo l’isteria collettiva giovedì scorso Del Mastro è stato sentito da ben quattro pubblici ministeri della Procura di Roma (non avevano altro da fare?) e la notizia della convocazione per l’interrogatorio è stata pubblicata dalle agenzie addirittura prima che lo sapesse l’interessato. Dovendo procedere su problemi di segretezza, magnifico esempio di “segretezza” proprio del Palazzo di Giustizia romano! Non solo, non ci si lamenti della lentezza giudiziaria: l’esposto del PD e Verdi contro Del Mastro è stato affrontato in pochissimi giorni, raro esempio di super efficienza. Un interrogatorio non significa di per sé incriminazione, ma per il “Corriere della Sera” già durante le stesse ore “Per i PM le carte non si potevano condividere”, ovvero il quotidiano più importante d’Italia avrebbe conosciuto i fatti e diffuso l’opinione dei Magistrati ad interrogatorio ancora in corso! Altro che talpe…

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA






IL PUNTO   n. 897 del 17 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Destra-Sinistra 2 a 0 (1-1) – Moratti KO – Ruby -  Incoerenze green  – Servizi Segreti

 

POST ELEZIONI

Il centro destra ha vinto in Lombardia e Lazio, un 2 a 0 (rispetto al precedente 1 a 1) per un voto scivolato via nel disinteresse quasi generale, ma che comunque segnala alcune tendenze interessanti.

Innanzitutto pochi votanti: scetticismo e scarso “appeal” del voto regionale, ma ovviamente anche la non concomitanza con altri turni elettorali per un mix che ha  condizionato il numero degli elettori scesi a un minimo storico, peraltro in linea – per esempio – con i ballottaggi comunali. 

La penisola è piena di sindaci eletti con meno del 40% dei votanti, anche se di solito in questi casi a star lontano dalle urne sono soprattutto elettori di centro-destra con conseguenti spesso clamorosi ribaltoni rispetto al voto del primo turno, mentre questa volta l’astensionismo è stato trasversale, spia comunque del crescente disinteresse collettivo. Risultato: otto anni fa solo Lombardia e Veneto stavano a destra, oggi il quadro è ribaltato con solo 4 regioni al centro sinistra.

Ricordiamoci che la politica è sempre una ruota che gira, ma in questo quadro - già per loro difficile - le tre forze politiche di opposizione schierate in campo (PD - Calenda/Renzi - M5S) hanno fatto di tutto per sbranarsi e sparlarsi a vicenda, senza un minimo di coerenza tale da convincere l’elettorato.

Su Milano hanno giocato molto la personalità e le ambizioni della Moratti ma anche la sua capacità di condizionare (o circuire?) completamente Calenda e Renzi.

Già in passato ho avuto modo di sottolineare la forte distanza tra la percezione che Letizia Moratti ha di sé stessa rispetto al parere e all’apprezzamento dell’elettorato.

Chi ha buona memoria ricorderà la sua stroncatura da sindaco di Milano quando volle ad ogni costo ancora candidarsi nonostante gli allarmi dei sondaggi, salvo essere poi travolta da una sconfitta bruciante.

A molti sembrava azzardata la scelta morattiana di lasciare Fontana da assessore alla sanità (ovvero il più importante) per schierarsi direttamente contro di lui, cosa che la gente non ha evidentemente apprezzato facendo scivolare la Moratti sotto il 10% e lasciandola fuori dal Consiglio regionale, ma trascinando nella sua sconfitta personale anche chi l’appoggiava.

L’infortunio di Calenda (e di Renzi, che però – furbescamente come al solito - si era tenuto un bel po' più defilato in campagna elettorale) potrà ora avere delle conseguenze già a breve sulla unificazione dei loro due movimenti, ma sull’unificazione incombe come un macigno il tema dei rapporti con il PD.

Un rapporto difficile, rancoroso, fatto di sgarbi personali e antichi rancori, ma anche – ed è la cosa più importante – che rischia (se accettato) di trasformarsi ora in un potenziale abbraccio mortale proprio visto che il PD perde il Lazio ma comunque tiene i suoi voti, mentre Calenda e Renzi colano a picco, nonostante non abbiano perso un briciolo della loro supponenza (sanno tutto loro, gli altri sono pere cotte). I due erano convinti solo qualche mese fa di poter attrarre a sé buona parte dell’elettorato PD in crisi di identità, oggi – soprattutto se sarà Bonaccini il nuovo segretario PD, leader sicuramente moderato – mi sembra più probabile che una stretta collaborazione tra i gruppi scatenerebbe invece un’ondata contraria, dissanguando ulteriormente chi - sia verso destra che verso sinistra - si ritrova in un vicolo cieco e che più di prima è a rischio di perdere il ruolo aggregante per cui era stato pensato come “terzo polo”.

Il centro-destra incassa il successo e prosegue, ci pensa Berlusconi ad agitare un po' le acque e, dopo l’assoluzione per il Ruby 3, adesso chi lo ferma più?

 

RUBY

Ho perso il conto di quanti anni di indagini e quanti processi siano stati collegati al “Caso Ruby”: mai nella storia italiana una serata di presunti balletti rosa è stata così oggetto di indagini.

Alla terza assoluzione Berlusconi adesso gode, ma non è finita e vedrete altri ricorsi, appelli ecc.ecc. L'Italia a livello planetario ha fatto una figuraccia cosmica, Ruby – ormai matura trentenne - si è ora scoperta addirittura scrittrice, il Berlusca ci ha rimesso milionate, le procure hanno buttato via inutilmente anni di indagini. Pensate a quanti altri processi sono stati ritardati, a quanti colpevoli (e innocenti) che non sono stati indagati o processati perché procure e tribunali di mezza Italia erano intasati con la presunta nipotina di Mubarak nei vari "filoni" delle indagini..

Mai in aule di tribunale sono comunque apparse a deporre belle ragazze come le “Olgettine” e metà maschi italiani hanno invidiato il Cavaliere. (Anche quelli in quota trans, visto la sfilata dei/delle personaggi)  L’ultima news  – incredibile - è che a far assolvere Berlusconi sarebbero stati errori procedurali della procura milanese. Un boomerang, insomma… E adesso, chi paga?

 

INCOERENZE GREEN

Il Parlamento europeo con 340 voti favorevoli, 278 contrari e 21 astenuti ha deciso di mettere al bando dal 2035 le auto a benzina e diesel. FdI, Lega e Forza Italia hanno votato contro, a favore la sinistra.

Secondo me è una decisione folle, che non solo ci mette nelle mani dei cinesi che controllano la produzione dei motori elettrici e relative materie prime, ma che distrugge la nostra industria in nome di un ecologismo scientificamente non basato su dati di fatto e frutto di pura demagogia pseudo-ecologista. Oltretutto l'energia elettrica viene vengono largamente prodotta con materie inquinanti e nessuno spiega quante emissioni concretamente producano le auto a combustione, se ben manutentate e moderne.  Per coerenza allora bisognerebbe allora vietare anche i camion, le navi con motori diesel per tornare ai velieri, gli aerei per tornare a dirigibili e mongolfiere. Scelte folli, come la messa al bando dal 2029 delle caldaie a gas. L'Europa si auto-distrugge per pura demagogia e non migliora le sorti del pianeta perchè oltre il 90% del mondo non adotterà mai queste decisioni.

Il dato però è politico: se tutti i partiti di maggioranza italiana sono contro questa normativa innanzitutto si spieghi a chiare lettere che queste scelte europee sono responsabilità della sinistra e - visto che il nostro rappresentante a Bruxelles è sempre Gentiloni, esponente  ufficiale del PD - e che su troppe questioni (energia, green, cibi, immigrazione) la sua posizione è opposta a quella della maggioranza politica italiana NE SI CHIEDA LE DIMISSIONI. O Gentiloni si adegua a chi rappresenta oppure se ne deve andare, visto che è politicamente un abusivo.

 

SERVIZI SEGRETI

Citare i servizi segreti come “fonti” più o meno veritiere sono da sempre un ottimo sistema per far trapelare notizie più o meno reali e nascondere le verità quando sono imbarazzanti.

I “servizi” sono chiamati in campo quando si vuol accusare qualcuno in modo più o meno anonimo o montare l'opinione pubblica sfruttando timori e speranze. Giustificare l'aumento delle forniture di armi perchè i "servizi" sostengono che l'avversario si stia riarmando (e nessuno ne ha la prova contraria) fornisce un ottimo alibi per una escalation bellica. Il caso Ucraina è da manuale.

Al contrario, i servizi vengono tacitati quando scoprono cose scomode o se è meglio non farle sapere in giro. Per esempio, possibile che tutti insieme i servizi segreti europei non abbiano ancora capito chi abbia fatto saltare gli oleodotti russi nel mar Baltico interrompendo comunque la fornitura di gas russo all'Europa?

Eppure è stato un piano così tecnicamente impegnativo che è follia pensare che non sappiano benissimo come sia andata. E allora, chi è stato? L'opinione pubblica europea, furbescamente anestetizzata da migliaia di news pilotate, non se lo chiede neppure né ricorda il fatto, ma quelle esplosioni ci sono costate miliardi di euro in termini di costi energetici. E se fossero stati proprio gli stessi servizi segreti - magari quelli britannici - a compiere il "servizietto"? Ce lo si dica con un minimo di chiarezza, oppure bisogna avere il coraggio di ammettere che in stati che si auto-proclamano liberi e democratici è vietato sapere la verità.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 896 del 10 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Terremoto – Europa - Domenica al voto – Sanremo – quanto vale Di Maio?-  Digiuni light - Il Giorno del Ricordo

 

I terremoti sono una cosa tremenda, imprevedibile, sconvolgente. L’ultimo sisma in Turchia e in Siria ha colpito una regione povera e già disastrata da 12 anni di guerra, dimenticata dai media per la crisi in Ucraina. Davanti a queste tragedie mi sembra che tutte le nostre questioni diventino piccole, insignificanti, futili. Eppure leggo che nonostante il disastro l’infinita guerra civile siriana non si è fermata neppure per il terremoto e che i “governativi” avrebbero continuato a cannoneggiare i ribelli a pochi chilometri da Aleppo neanche due ore dopo le scosse, insistendo perché non vengano aiutati i “ribelli”. Follia umana, siamo peggio delle bestie.

 

EUROPA A DUE VELOCITA’

Il rapporto preferenziale economico, energetico e militare tra Francia e Germania è una realtà che non viene più nemmeno nascost,a ma contraria ai principi fondativi dell’Unione ed è un aspetto che sottolinea la necessità di come sia davvero ora che l’Italia e altri paesi mediterranei ripensino seriamente al loro ruolo in "questa" Europa che mi piace sempre di meno.

Purtroppo - grazie a decenni di malagestio politica -  siamo in grandi difficoltà, “incravattati” dai debiti e ricattati dalla BCE, dobbiamo sopportare e subire l’asse franco-tedesco, dobbiamo accettare idiozie pseudo-ambientali e una linea di politica estera ed energetica che ci danneggia, tacere sul problema immigrazione con la Francia che fa la sbruffona ma con la coscienza sporca, accettare politiche agricole assurde e avanti di questo passo.

No, non ci siamo, anziché perdersi dietro a cretinate e dibattiti sul nulla, tutta la politica italiana ma soprattutto il centro-destra deve riaprire con coraggio un discorso serio sui nostri rapporti in Europa cominciando ad apertamente sottolineare pubblicamente una certa insofferenza.

Su con la schiena, cominciamo a parlarne… e se solo Gentiloni ci rappresenta ufficialmente, ricominciamo a valutare se non sia ora di riconsiderarne il ruolo, l’Italia non è solo PD!

 

DOMENICA AL VOTO

Ne parlano in pochi – c’è Sanremo!!! – ma domenica le due più importanti regioni italiane vanno al voto e si parte dal pareggio (1 a 1) tra i due schieramenti in campo. Un test per la Meloni e il suo partito, un’occasione per capire meglio l’aria che tira e quindi indirettamente anche un primo di bilancio per la popolarità del governo.

A quasi quattro mesi dall’esordio l’esecutivo non ha fatto la rivoluzione, il catastrofismo si è dissolto, l’onda nera antidemocratica non c’è stata ed è rimasto solo Calenda a considerare la Meloni “semifascista”. Noto che il governo non è attaccato su cose importanti, ma piuttosto con polemichette quotidiane incentrate sulle dichiarazioni più o meno opportune di personaggi della maggioranza. Qualcuno non ha evidentemente ancora capito che stare al governo impone di non correre dietro alla visibilità di un giorno, ma armarsi di silenzio e di pazienza: è un po' diverso che vivere all’opposizione. La Meloni l’ha capito subito, altri un po' meno.

 

MA QUANTO VALE GIGGINO ?

Ma quanto vale – in termini politici, ma anche di qualità – l’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio? Aspetta con ansia una nomina in Europa per recuperare lo stipendio che - se confermata - sarebbe un oltraggio alla pubblica decenza essendoci migliaia di persone più indicate di lui per occuparsi di politica energetica nei Paesi del Golfo. Il tutto con l’aggravante di un falso pseudo “concorso” bandito dall’Europa che poi sceglie in chiave squisitamente politica e non certo meritocratica.

Intanto Di Maio bussa alla porta del PD dove credo non porterebbe nulla se non il voto di alcuni parenti (pochi, la sua famiglia una volta era vicina ad Alleanza Nazionale) riproponendo una domanda: ma cosa serve al PD tirarselo in casa? Cosa porta in dote visto che è stato sfacciatamente umiliato alle elezioni nonostante tutti i suoi traffici per aggirare la legge elettorale ed inventarsi un partito all’ultimo secondo. Tabacci docet, ma l’inossidabile ex DC è più sgamato di lui e almeno si è fatto rieleggere, per una volta un lombardo si è dimostrato più furbo di un napoletano.

Ma perché Di Maio non può semplicemente tornare (pardon, cominciare) a fare un lavoro qualsiasi, o magari studiare un pò e finire le scuole? Eppure vedrete che un posto glielo trovano...

 

DIGIUNI LIGHT

Il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico “non pentito” temporaneamente condannato all’ergastolo con il 41 bis per aver “gambizzato” un dirigente Ansaldo ed aver fatto esplodere due bombe contro una caserma dei Carabinieri a Fossano è da manuale sulla trasformazione mediatica di un colpevole certo in un possibile martire.

Ricordato che a condannarlo non è stato certo la Meloni ma i giudici di vario ordine e grado (compresi i soliti pasticci di competenze e rinvio a ping pong per anni delle sentenze tra Roma e Torino, la prossima puntata va in scena il 7 marzo) non sta a me dire se il 41 bis - ovvero il carcere duro - sia nel suo caso giusto, necessario o meno, ma prendo atto che dopo anni di condanna l’anarchico ha iniziatolo sciopero della fame proprio quando il centro-destra è andato al governo.

Mentre la piazza si agita e la violenza cresce, forse dall’opposizione ci vorrebbe più chiarezza.

Mi faccio infatti un paio di domande: come mai la sinistra il “Caso Cospito” l’ha scoperto solo adesso e non lo ha eventualmente risolto quando era al governo? E poi, come può uno che fa lo sciopero della fame da ben oltre 100 giorni avere ancora la forza di parlare con i mafiosi (debitamente intercettato) di una “battaglia comune contro il 41 bis” e lo stesso giorno incontrare i deputati del PD che lo vanno a trovare? Sopravvivere a 100 giorni di digiuno volontario (non dimentichiamocelo, ma evidentemente è light) mi sembra un oltraggio alla scienza medica, ma è sicuramente un buon canale di propaganda visto il clamore suscitato.

 

SANREMO

Ogni anno l’appuntamento di Sanremo già “Festival della Canzone Italiana” è sempre peggio e non parlo delle musiche o delle canzoni perché contano sempre di meno ma del contorno, ovvero lo "spettacolo" (spesso indecente pur di stupire) e lo show politico (spudoratamente di parte), Un’occasione perché “mamma Rai” paghi inconfessabili cachet ad artisti tutti politicamente dichiarati (a sinistra, è ovvio) per produrre un mega show che per mesi ne occupa il palinsesto e dove la presenza del Presidente Mattarella quest’anno mi è sembrata inutile e forse indecorosa.

Non abbiamo bisogno di Benigni per difendere la Costituzione, né dei continui richiami al fascismo, né vedere persone in mutande o che spaccano di tutto pur di far parlare di sé, o di chi ci viene a raccontare che siamo razzisti. A Benigni – tra l’altro - ricordo che se adesso la Costituzione per lui è diventata “intoccabile” nel 2016 proprio lui era con Renzi per cambiarla in occasione del referendum bocciato dal 60% degli italiani: gli hanno fatto cambiare idea le centinaia di migliaia di euro che la Rai gli ha nel frattempo corrisposto?

Ce lo spieghi, e comunque protesto di dover pagare con il mio/nostro canone obbligatorio uno spettacolo di questo tipo e quindi non vale il “Se non ti piace, cambia canale”: lo si paga lo stesso!.

Spero che finalmente il governo abbia il coraggio di affrontare il tema della TV pubblica faziosamente di parte non tanto o non solo nei TG ma soprattutto sui canali storici, culturali, di intrattenimento, nelle interviste e nelle ricostruzioni, nei palinsesti e negli autori, nelle “comparsate” e nei cachet.

Sanremo non è più un festival canoro, ma un show-porcheria e - se tutto fa “audience” - allora la prossima volta vedremo qualche Presidente arrivare in canottiera?

 

10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO

Oggi è la "Giornata del Ricordo" quella degli italiani massacrati e infoibati in Istria e Dalmazia, dei 300.000 nostri connazionali scappati da quelle terre dopo la guerra per le minacce delle bande comuniste di Tito, accolti spesso i patria come nemici e non come esuli, in tanti riemigrati subito all’estero perché per loro non c’era posto.

Dimenticati dalla storia ufficiale, nascosti perché davano fastidio alla coscienza collettiva, pagina indelebile che si vuol far dimenticare.  Io ricordo.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 895 del  3 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Riflessione: IL NODO MIGRANTI

Non è il più importante problema del continente e dubito che comunque sarà la volta buona, ma al vertice europeo del prossimo 9 febbraio si dovrebbe affrontare (finalmente) il nodo dell’immigrazione clandestina, tema caro ai paesi del sud Europa mentre per ora Bruxelles ribadisce che non vuole prendersi in carico una sostanziosa quota-parte degli arrivi al di là di generici “impegni condivisi”.

Ci sono state infinite polemiche in Italia quando oltre due mesi fa fu respinta una (una sola!) delle tante navi in arrivo nel nostro paese, ma pochi hanno poi notato che quando la Ocean-Viking è approdata a Tolone non fu considerata ufficialmente attraccata in territorio francese e così ben pochi migranti furono accolti.

Lo stesso Macron che tanto aveva accusato l’Italia, sommerso dalle critiche della Le Pen, respinse infatti buona parte di quei migranti che, dopo un breve periodo di detenzione sono stati ammanettati, imbarcati di forza sugli aerei e rispediti al paese d’origine nel silenzio dei progressisti europei.

Un atteggiamento che se fosse stato fatto dall’Italia avrebbe probabilmente scatenato una polemica generale, ma che invece in Francia è stato liquidato in pochi giorni.

Eppure, a pensarci, la violazione delle norme internazionali è totale: il primo “paese sicuro” che i migranti da sud incontrano sulla loro strada di solito è Malta che però da sempre rifiuta gli sbarchi (eppure è a tutto titolo in Europa, gode della presidenza del parlamento europeo ed economicamente non è certo in grandi difficoltà), le navi delle ONG ne tengono conto e si presentano così davanti alle nostre coste.

Ascoltare pure le prediche europarlamentari della presidente Roberta Metsola è un po' scocciante, soprattutto questo l’atteggiamento del suo paese, ma anche perché i numeri ufficiali del Ministero dell’Interno aggiornati a fine anno sottolineano la crescente gravità della situazione.

A parte i clandestini non intercettati o prevenienti da est, ci sono stati 34.154 sbarchi nel 2020, 67.677 nel 2021 e ben 105.140 l’anno scorso (la punta nel mese di agosto). A gennaio c’è stata una nuova moltiplicazione di sbarchi: una emergenza che segue a quella di dicembre (10.770 sbarchi ufficiali rispetto ai 4.554 dell’anno precedente.

Il “sistema” degli scafisti funziona insomma alla perfezione con un giro d’affari impressionante cosa che evidentemente a Bruxelles non crea alcun imbarazzo.

Ma c’è un altro dato da tenere d’occhio: al netto di quanti sono più o meno ufficialmente “spariti” dai punti di raccolta, al 31.12.2022 i centri di accoglienza avevano in carico 107.269 persone (pari, in pratica, alla totalità dei migranti ufficiali dell’anno scorso) a significare che chi arriva viene sì soccorso ma poi, sostanzialmente, è “parcheggiato” senza un futuro.

Nello stesso periodo l’assorbimento ufficiale degli altri paesi europei è stato praticamente nullo e quindi i migrati restano nel circuito italiano o – molto più probabilmente – escono dal nostro paese in modo clandestino e tali si ritroveranno nel nuovo paese raggiunto con varie peripezie: massa d’urto per problemi sociali tremendi,  e fornitura di manodopera disperata al mondo per lavoro nero e delinquenza.

Non c’è dubbio che una barca alla deriva vada soccorsa per un concreto pericolo di vita, ma quante persone in mare sono effettivamente migranti politici o fuggono da guerre o carestie e quante invece sono lì dopo aver comprato il proprio viaggio – biglietti aerei inclusi - e quindi sono l’oggetto di commercio da parte delle organizzazioni scafiste che pianificano tutto?

Le fredde cifre ufficiali ci dicono che degli oltre 100.000 arrivi del 2022 quasi il 20% (20.542) vengono dall’Egitto, 18.147 dalla Tunisia, 14.877 dal Bangladesh - paesi dove la guerra proprio non c’è - e bisogna arrivare agli 8.594 siriani o ai 7.241 afgani per trovare cittadini di paesi in guerra o comunque dove vi sia un concreto problema di rischio politico.

In totale oltre l’80% dei richiedenti asilo sono quindi “economici” e tutti hanno pagato profumatamente per imbarcarsi e finire in mezzo al mare. Sono così gli scafisti che fanno la scelta sulla base delle possibilità di pagamento e questa è la scomoda verità che dovrebbe essere ammessa da tutti, ad iniziare dalle ONG che di fatto aiutano per ragioni umanitarie solo l’ultimo tratto del un lungo e complesso traffico internazionale di esseri umani.  Al di là di ogni interpretazione politica e di ogni motivazione ideologica il fallimento europeo è proprio nel non riuscire a bloccare le partenze.

E’ evidente che ci sia una aperta connivenza tra autorità politiche degli stati costieri del Nord Africa e gli scafisti che intercettano il flusso, ma passano gli anni e su questo aspetto l’Europa non riesce (o non vuole?) prendere atto della situazione, forse perché imporrebbe decisioni drastiche.

D'altronde più passano gli anni più si chiariscono le responsabilità di chi ha spinto – come la Francia, per chiari interessi petroliferi – a destabilizzare la Libia che in qualche modo teneva sotto controllo il fenomeno dopo gli accordi sottoscritti con l’Italia.

Sono situazioni e numeri che andrebbero tenuti maggiormente in considerazione da chi si straccia le vesti per i rallentamenti imposti dal governo Meloni alle navi ONG senza però risolvere il problema.

Certo che senza soccorsi si rischiano più morti in mare e questo è umanitariamente catastrofico, ma se quei poveracci non fossero partiti certamente non si sarebbero messi in pieno rischio.

Come ho scritto nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” – chi fosse interessato può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it) la partita va giocata in altro modo: l’Italia (e l’Europa), prendano atto che l’immigrazione è un fenomeno mondiale, ma anche paradossalmente utile alla stessa Europa se si passasse dal “subire” il fenomeno a finalmente gestirlo permettendo una maggiore elasticità di ingressi tramite corridori umanitari con adeguati “filtri” in partenza.

A tutti converrebbe che i migranti arrivassero in Italia e in Europa in modo organizzato, corretto, predeterminato, passaporto alla mano, esattamente come avvenuto per decenni all’emigrazione italiana nel mondo.

Un aiuto importante e concreto potrebbe venire anche dalle Conferenze Episcopali di molti paesi africani perché è evidente che è più facile integrare un cattolico nigeriano che parla inglese rispetto a un musulmano integralista che parla solo arabo.

Non ammetterlo è un atto demagogico (la demagogia è comunque la evidenza più importante di questa problematica), eppure da anni ad ogni TG vediamo solo le solite immagini di disperati alla deriva con un’Europa incapace di prendere (finalmente) decisioni credibili di fatto lavandosi le mani del problema e si arrangi chi ci resta in mezzo.

 

(causa mia assenza dall’Italia questo articolo de IL PUNTO è stato scritto il 24 gennaio)

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                               MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 894 del 27 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BRAVO NORDIO – ARRIVEDERCI A DAVOS – GRILLI A COLAZIONE  – GRETA L’IDEALISTA (?)  

 

BRAVO NORDIO

Ho sempre considerato Carlo Nordio un ottimo magistrato, equilibrato e deciso, così come oggi è un ministro competente e di valore, uno dei migliori della squadra della Meloni.

Soprattutto stimo Nordio per la sua coerenza: sta cercando di riformare quella bolgia che è la Giustizia italiana esattamente come ha sempre indicato, anche prima di diventare ministro. Anche la sua posizione sulle intercettazioni mi sembra assolutamente coerente: vanno mantenute quelle per i reati gravi e ad esso connessi senza abusare, ma soprattutto le intercettazioni devono rimanere comunque riservate e bisogna combattere e finalmente punire chi è responsabile della loro diffusione, spesso indebita e strumentale visto che troppe volte sono  usate solo per demolire persone che magari  poi non vengono neppure imputate.

E’ poi davvero l’ora di arrivare a una separazione netta tra politica e magistratura, così come tra giudici e pubblici ministeri: due ruoli diversi con diverse carriere. Per questo è assurdo che qualcuno chieda le dimissioni di Nordio, mentre apprezzo che anche parte della opposizione sia concorde su questi concetti di serietà, trasparenza e tutela delle persone. 

 

ARRIVEDERCI A DAVOS

A Davos, amena ed elegante (ma soprattutto costosa) località turistica svizzera si incontrano ogni anno i ricchi della terra e i banchieri “à la page” per decidere di speculazioni, strategie e tendenze economiche. Anche quest’anno c’è stato uno stuolo di VIP e aerei privati, chiacchiere e vertici più o meno riservati mentre viene confermato che l’1% della popolazione detiene oltre il 66% della ricchezza del mondo. Pensate che mezzo miliardo di donne africane (tutte insieme!) hanno meno ricchezze di 22 persone tra le più ricche del mondo e la crisi Covid ha aumentato le disuguaglianze.

Nel biennio connotato dalla pandemia, l’1% della popolazione mondiale più ricco ha visto aumentare infatti il proprio patrimonio di 26mila miliardi di dollari. Tradotto in termini percentuali, significa che il 63% dell'incremento complessivo della ricchezza globale del mondo (ovvero dello sfruttamento delle risorse già esauste del pianeta) è andato a quell' 1% mentre al restante 99% della popolazione mondiale (tra i quali tutti noi) solo il 37%.  

Ma a Davos tutto ciò non fa mai scandalo si parla di dazi, scambi, prezzi, bonus, diritti doganali, reciprocità ecc.ecc. MAI che si indichi, si auspichi e soprattutto si attui un minimo intervento di solidarietà sociale a livello mondiale. Mai che esca una proposta sensata di tassazione per portare ad un minimo di riequilibrio, di equità, in fondo di giustizia. Alla fine diventa una soddisfazione morire: almeno quel giorno anche i ricchi  si ritroveranno nudi e soli.

 

ALLA TAVOLA DELLE SCHIFEZZE

Benvenuto al tenebrione mugnaio, meglio noto come “verme della farina”, benvenuto all’ aketa domesticus (volgarmente noto come grillo), due insetti che - insieme ad altri - dai giorni scorsi sono diventati ufficialmente alimenti accettati dall’Unione Europea per il consumo umano e saranno quindi utilizzati ad uso alimentare.

Potrete mangiarli secchi, fritti, affumicati e - se la cosa vi fa schifo - non preoccupatevi perché molto probabilmente non saprete mai di mangiarli.

Gli insetti, infatti, serviranno soprattutto per creare farine da utilizzare per gli alimenti e quindi per fare poi pane, pasta, pizza, biscotti, siero di latte, minestre ecc.ecc.

Oh, state tranquilli, saranno assolutamente indicati negli “ingredienti” a tutela del consumatore che sulle confezioni, di solito in carattere millimetrico, indicheranno “farine animali e vegetali”. Così sarà tutto in regola perchè naturalmente voi mangiate un panino, non vedete la farina con la quale potrà essere fatto.

Gli insetti d’altronde fanno parte dell’alimentazione di molti popoli, in Europa non si usava ma – si sa - noi siamo “open” e “green”, quindi buon appetito.

Quello che però mi dà fastidio è che a motivazione della scelta c’è soprattutto l’aspetto “ecologico” ovvero - secondo la UE - mangiare insetti inquina di meno il pianeta rispetto ad altri cibi.

Visto che i grilli non saranno catturati uno ad uno e per farne un chilo di farina ne servono migliaia vedremo quanto inquineranno poi gli allevamenti industriali di queste specie mentre - sotto sotto - questa decisione europea è stata spalleggiata dalle varie catene di supermarket a basso costo, industrie alimentari ecc. che così potranno disporre di altre materie prime sottocosto. Grazie, mamma Europa!

 

GRETA L’IDEALISTA

Da un po' non si sentiva più parlare di Greta Thunberg, ma è riapparsa per le proteste contro le nuove centrali a carbone in Germania: dieci minuti di notorietà mentre i poliziotti – con molta delicatezza – la trasportavano via da una area vietata davanti a decine di telecamere.

Questa volta Greta non aveva però tutti i torti: proprio nel momento in cui l’Europa ha la fantastica pensata di voler obbligare TUTTI gli europei a sistemate TUTTI gli edifici per attenersi a più rigorosi standard energetici e mette al bando le auto non elettriche per – ci si dice - difendere il clima e salvare il pianeta, in Germania viene riaperta ed ingrandita una miniera di lignite (ovvero il carbone più sporco e impuro che c’è) di ben 25 km quadrati.

Ma per una volta non parliamo solo delle proteste ecologiste di Greta, ma di come sia difficile verificare le notizie diffuse sul web, per esempio sui suoi presunti patrimoni e redditi.  

Stando ai suoi fan Greta si impegna gratuitamente e dona in beneficenza i profitti legati alla sua immagine, mentre per la rivista People With Money, Greta guida invece la lista annuale delle “100 attiviste più pagate” (come pubblicato domenica 1 gennaio) grazie a sorprendenti guadagni di 82 milioni di dollari tra dicembre 2021 e dicembre 2022. 

Nel compilare questa lista ogni anno la rivista prende in considerazione fattori come le retribuzioni anticipate, la partecipazione agli utili, il supporto e il lavoro pubblicitario. L'attivista svedese avrebbe un patrimonio netto stimato di 245 milioni di dollari per gli intelligenti investimenti azionari dei suoi genitori, oltre a proprietà, diritti d’autore, accordi lucrativi di collaborazione con la linea di cosmetici “Cover Girl”.

Vero o falso? Verità oppure maldicenze per screditarne l’immagine? Spero che si tratti di cifre esagerate, altrimenti verrebbe ulteriormente meno – almeno per me – la credibilità personale della pasionaria ecologista. Sta di fatto che queste somme vengono smentite dai suoi fan sostenendo che è tutta disinformazione a cura delle società che promuovono i combustibili fossili, mentre i denigratori sostengono che dietro a Greta ci sono anche e soprattutto gli interessi delle società “green” che ne hanno fatto una loro icona pagandola per questo.

Di sicuro Greta è intanto scesa in politica: offesa per la recente vittoria della destra in Svezia è intervenuta a sostegno di una manifestazione di protesta davanti al nuovo parlamento svedese e pubblicando sul web: “Non possiamo essere neutrali quando la politica mette in gioco la vita. Chi è al potere va sconfitto, i gruppi emarginati diventano capri espiatori. Resistere. Difendi l’antifascismo, l’antirazzismo e la giustizia climatica” Anche il clima è quindi ufficialmente diventato una questione antifascista, questo mi mancava.

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 893 del  20 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MAFIA SCONFITTA – VERGOGNA SUPERCOPPA - RIFLESSIONE UCRAINA – URSS & CGIL A CONGRESSO     

 

MAFIA

La mafia non può ammettere di essere sconfitta perché perderebbe il proprio potere e ricordiamoci soprattutto di questo quando subito sono cominciate a girare le “voci” – non disinteressate - su un Matteo Messina Denaro che si sarebbe “auto-catturato”.

Se la mafia ammettesse che neppure il boss dei boss è al sicuro non avrebbe più la forza di imporre ricatti ed ha quindi tutto l’interesse a far girare simili notizie.

Un convinto grazie quindi ai Carabinieri, alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati “limpidi” che con i fatti dimostrano che anche i padrini-assassini, alla fine, perdono sempre.

 

VERGOGNA A RIYADH

Sono un deluso tifoso milanista, ma mercoledì' sera mi sono vergognato e non già per i tre gol subiti dall' Inter ma per il desolante spettacolo di una finale di  "Supercoppa Italiana" giocata a Riyadh in Arabia Saudita, davanti a spalti desolatamente  semivuoti e inneggianti a Ronaldo (??!!) solo due giorni dopo che il governo saudita (quello che detiene il record mondiale di 81 condanne a morte eseguite in un solo giorno il 12 marzo 2022) aveva condannato a morte anche Awad Al-Qarnim, 65 anni, cittadino anglo-saudita "colpevole" di aver scritto un tweed contrario al governo.

Pensate per un attimo se Milan ed Inter - dimostrando di non correre solo dietro ai soldi, ma di avere anche un minimo di coscienza - avessero per protesta rifiutato di giocare a Riyadh optando per disputare la partita semplicemente al Meazza a San Siro (cosa peraltro logica e giusta), magari offrendo in beneficenza una parte dell'incasso.

Sarebbe stato uno schiaffo ai soldi dei sauditi (che hanno anche loro invaso lo Yemen “alla Putin” ma fa figo non ricordarlo) e magari qualcuno nel mondo avrebbe potuto notare "Guarda questi italiani che hanno anche un pò di coerenza e spina dorsale..." Macchè, davanti ai soldi ci inchiniamo tutti...

 

Approfondimento: RIFLESSIONI SUL DRAMMA UCRAINO

Ci mancava l’invito di Zelensky al festival di Sanremo per rischiare di trasformare il dramma dell’Ucraina in una vera pagliacciata, tutti alla rincorsa dell’“audience”.

La presenza del presidente ucraino allo show mi sembra davvero una sciocchezza, ma soprattutto una mancanza di rispetto per le migliaia di morti della guerra.  

Anche per questo vorrei tentare un ragionamento sulla situazione in Ucraina sapendo in anticipo che  riceverò ogni sorta di critiche.

Ci avviamo infatti al 12° mese di guerra e la situazione sul campo è – sostanzialmente - quella di una settimana dopo l’invasione russa, un atto inaccettabile e che ha posto Putin contro il diritto internazionale, la logica e perfino il buonsenso.

A Kiev c’è però un personaggio salito agli onori del mondo come mai avrebbe potuto immaginare, questo Zelensky che oggi è appunto una star, mentre il suo paese è aiutato a tutti i livelli, può controbattere militarmente colpo su colpo e – con il sostegno quasi unanime dei media mondiali - sa di avere alle spalle una riserva inesauribile di armamenti. Ma che interesse avrebbe mai Zelensky a volere una pace?

Quando Biden annuncia (19.1.2023) l’invio di nuove armi per 2,5 MILIARDI di dollari l’affare per Zelensky è di continuare ad oltranza, soprattutto se Biden pare che ora appoggi anche gli attacchi “preventivi” sul territorio russo.

Incidentamente, ricordiamoci che con questa somma i 500 MILIONI di esseri umani che rischiano la fame mangerebbero per più di una settimana.

Un anno dopo l’avvio della guerra la Russia non sembra però economicamente prostrata, la gente - volente o no - ubbidisce agli ordini e tira avanti senza grandi restrizioni economiche, visto che in guerra ci vanno soprattutto i contadini, la vera “carne da macello” di tutte le guerre e le sanzioni non si sono dimostrate particolarmente efficaci.

Nello stesso periodo l’Europa, già provata dal Covid, è invece precipitata in un grave crisi soprattutto energetica e l’inflazione che ne è venuta in conseguenza ha scardinato i bilanci statali, ha indebitato i governi (soprattutto quelli che non hanno alternative energetiche), ha fatto crescere i prezzi colpendo soprattutto i ceti più poveri.

Il problema è adesso decidere se e come uscirne.

Ci sono sostanzialmente due strade: una è continuare quella attuale armando l’Ucraina con ogni difesa possibile in attesa che riconquisti il Dombass e ci provi con la Crimea, l’altra è considerare lo stato di fatto, spingere davvero le parti a negoziare, imporre un armistizio magari dichiarando ufficialmente russa la Crimea (come è nella storia…) e trovando formule di ampia autonomia per l’est Ucraina, rendendo “conveniente” il cessate il fuoco anche per Putin.

Certamente la prima scelta è quella più giusta dal punto di vista dell’etica e del diritto, ma la seconda è decisamente la più “umanitaria” per le popolazioni coinvolte e soprattutto converrebbe anche per noi. Sarebbe forse l’unica scelta realistica visto che di fatto entrambe le parti possono crescere in armamenti e missili causando morti innocenti, rovine e alla fine – Dio non voglia – un pazzo potrebbe schiacciare il grilletto atomico.

Si dirà che così Putin avrebbe vinto, ma non è vero perché avrebbe comunque sacrificato il suo paese per un controllo indiretto di pochi territori. Quello che più mi mette in imbarazzo, però, è soprattutto che – a parte Papa Francesco che quando parla di queste cose non viene minimamente ascoltato (soprattutto dal “cattolico” Biden) - nessuno in Europa sembra volere provare a tessere un minimo di rapporti di pace e - anzi - i toni, le discussioni, i vertici, le minacce sembrano costruite apporta per allontanare ogni speranza di negoziato.

Al di là di frasi di circostanza concretamente non si vuole fare nulla. Ascoltate il segretario generale della NATO Stoltemberg, oppure il ministro degli esteri europeo Josef Borrell: perfino il loro tono di parlare è una quotidiana provocazione a Putin, sembra ci sia il desiderio di rendere ancora più isterico e rabbioso l’avversario.

Mai uno spiraglio concreto, una proposta di tregua d’armi, una offerta per aprire una possibile trattativa: solo escalation di armi, missili, contraerea e carri armati.

Ed è qui che mi nasce un dubbio profondo: ma a chi conviene continuare in una guerra umanamente dissennata? E’evidente: ai “falchi”, a chi commercia in armi, a chi specula e commercia in materie prime, a chi ha voluto eliminare un qualsiasi accordo o alleanza strategica UE-Russia per i tempi futuri, a chi ha sabotato i gasdotti sottomarini e fatto schizzare i prezzi dell’energia speculandoci sopra.

Tutti in Europa sembrano essere contro Putin ed è giusto, ma allora perché contemporaneamente si resta silenziosi verso tante altre dittature, governanti sanguinari, repressioni evidenti: perché questa assordante disparità di comportamento? In Iran si muore se non porti il velo, in Arabia Saudita se usi un twitter contro il governo, in Afghanistan si torna al medioevo, in Africa milizie ammazzano, invadono e distruggono, milioni di profughi sono stati creati da “nostre” guerre folli e vagano disperati nei deserti… Ma per l’Europa queste cose contano poco o niente.

Conta solo l’Ucraina, ma anche perché è diventata un mega-business e d'altronde da sempre la guerra fa nascere e crescere gli affari, i “danni collaterali” sono sempre un optional sulla pelle della gente.

Cerchiamo allora di essere rigorosamente logici: se le “sanzioni” servissero davvero a qualcosa Putin sarebbe allo stremo da tempo ed invece non lo è, segno che servono a poco o a niente, anche perché lo Zar si approvvigiona ad oriente. Qualcuno vuole cominciare ad ammettere – dopo 11 mesi - che questa strategia è sostanzialmente fallita e quelle sanzioni hanno soprattutto danneggiato alcuni paesi d’Europa e in particolare alcuni settori che purtroppo erano quelli di punta per l’Italia, dai mobili alla moda, oltre alla terribile bolletta energetica che ci abbatte, mentre non colpisce Gran Bretagna, Olanda, Norvegia ecc.ecc. ?  

Perche dopo un anno la guerra è sostanzialmente in stallo, non siamo certamente all’ultima spallata come sperava Cadorna mandando i fanti a morire sull’Isonzo e piuttosto ricordiamoci che a Verdun dopo tanti mesi di massacri non aveva vinto nessuno.

Intanto il debito pubblico sale, i governi (non solo il nostro) debbono indebitarsi per sostenere l’economia, ma così salgono gli interessi sul debito in una spirale senza fine. L’autonomia politica delle nazioni europee decade e cresce il controllo economico della BCE che ha di fatto ormai un potere di veto assoluto, altro che i risultati elettorali…  Ma se tutto è nuovamente una questione economica, come la mettiamo allora con il “diritto umano e dei popoli” per difendere il quale eravamo partiti?

Dopo 11 mesi di guerra è legittimo e vero poter dire che effettivamente gli USA ci hanno spinto e mantenuti ad una “guerra per procura” per la gioia dei loro (e nostri) fornitori di armamenti dipinti come grandi difensori della libertà, ma forse anche per più profani profitti.

 Io, “occidentalista” e filo USA da sempre, mi trovo spiazzato dalla attuale assurda politica americana e da un’Europa che vi corre dietro senza ragionare.

 

Anche perché nessuno ci spiega con chiarezza quale sia veramente la situazione interna in Russia e in Ucraina dove i deputati dell’opposizione sono spariti, i religiosi ortodossi russi espulsi, milioni di ucraini “russofili” (che ci sono, è una realtà storica, non li ha inventati Putin!!) sono considerati traditori. Così come non credo che la tradizionale e ben radicata corruzione ucraina sia stata messa all’angolo, anzi, e nessuno sa bene (o ci dice) dove finiscono le armi e i contributi italiani.

 

Approfondimenti di questo tipo sulle nostre TV non se ne ascoltano mai.

Sullo sfondo restano poi i tanti misteri sulla salita al potere proprio di Zelensky, i maneggi della famiglia Biden, il ruolo degli oligarchi (non ci sono solo quelli russi!).

Ma possibile che alcuni paesi europei - compreso il nostro - non debbano cominciare a discutere anche di queste cose? Non per abbandonare l’Ucraina il giorno dopo, ma per cominciare a valutare i pro e i contro di una guerra infinita e all’obiezione che se ci fermassimo adesso Putin pian piano si mangerebbe l’Europa come Hitler nel ’38 obietto che se Putin lo avesse veramente voluto, in una settimana – almeno all’inizio della guerra – sarebbe arrivato a Kiev.

Ma non aveva – allora come oggi – alcun interesse a farlo e forse adesso ha giusto solo le forze per mantenere lo status quo, ma anche per difendersi ad oltranza.  

Se gli alleati rafforzeranno ancora l’Ucraina lui farà salire di un’altra tacca il terrore missilistico e se arriveranno i patriot e la nuova contraerea (italiana e NATO), salirà di due tacche e così via: è una partita a poker, con continui rilanci di terrore.

Se non diciamo “vedo” e fermiamo il gioco, però, se non facciamo nulla di concreto per rompere il cerchio alla fine questo gioco sarà un disastro per tutti.

 

URSS A CONGRESSO

Finiamo con un po' di sana allegria... Si è svolto a San Lazzaro il XX congresso della CGIL di Bologna che è terminato al suono del potente inno dell’Unione Sovietica diffuso a tutto volume a far da corona ad abbracci e pugni chiusi finali.

Ognuno suona quello che vuole, l’inno della fu URSS (che è poi tuttora quello della attuale Federazione Russa, visto che sono state cambiate alcune parole, ma non la melodia) ha una musica bellissima e travolgente, ma - suonato proprio nel giorno in cui l’Italia annunciava l’invio in Ucraina delle più moderne batterie antimissili disponibili - lascia un pochino perplessi. Si sono scusati dicendo di aver confuso l' inno russo con l’Internazionale ma è una balla: se volevano sfumavano subito la musica e la cambiavano, invece…"avanti, compagni"! Che ne dicono di questa piccola incongruenza gli altri sindacati e dalle parti del PD?

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 892 del 13 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: ADDIO A PAPA BENEDETTO - MELONI DONNA DELL’ANNO ? – BRASILE: VERITA’ NASCOSTE - ERRORE GASOLIO – RINNOVATO IL SITO WEB  

 

ADDIO A PAPA BENEDETTO

C’ero anch’io in Piazza San Pietro il giorno che lo elessero Papa, quando Lui si presentò alla folla ricordando gli operai della vigna del Signore. Benedetto è stato un papa serio, severo, timido, preciso. Lo hanno attaccato in molti perché non era un “progressista” e perché diceva le cose come stavano, senza indulgere nella demagogia. Per esempio quando parlò a Ratisbona non voleva offendere nessuno, ma disse semplicemente la verità, ovvero che l’Islam può arrivare a stravolgere la libertà e quanto avviene ogni giorno - dall’ Iran all’Arabia Saudita - non fa che confermarlo.

Dopo morto improvvisamente ne parlano tutti bene, ma “prima” era diverso: Benedetto non ha mai raccolto il plauso dei media, come avviene invece con Papa Francesco ma solo quando parla di temi cari alla sinistra. Se lo stesso Francesco "stona" rispetto alla vulgata corrente, magari sulla guerra in Ucraina o il commercio delle armi, allora anche lui è di fatto tacitato, perché “disturba”.

Benedetto credeva nell’Europa con salde radici cristiane, nella dottrina della fede anche quando è dura o scomoda da accettare. Riposa in pace Papa Benedetto, resterai nei nostri cuori e prega per noi, per la nostra comunità che ne ha molto bisogno.

 

MELONI “DONNA DELL’ANNO”  ?

Se c’è una persona che in Italia l’anno scorso ha meritato il titolo di “donna dell’anno” è stata sicuramente Giorgia Meloni alla quale un anno fa nessuno avrebbe pronosticato un successo elettorale così travolgente, ma soprattutto una decisa conduzione di governo che - almeno fino ad ora -  lascia abbastanza stupiti.

Inutili le piaggerie o le critiche preconcette: piacciano o meno le sue idee, obbiettivamente la Meloni ha affrontato il “mestiere” di Premier con piglio sicuro concedendosi, ad oggi, ben poche sbavature e dimostrando una conoscenza dei problemi bel oltre il previsto, così - quando afferma di voler durare - comincia a trovare molti italiani che se lo augurano.

In effetti nessuno parla più di pericoli democratici o derive autoritarie, le polemiche nostalgiche si sono stemperate in banalità, lo staff di governo appare abbastanza coeso e l’opposizione piuttosto divisa ed incerta.

Un aspetto ancora da verificare è invece l’immagine che la Meloni ha offerto a livello internazionale e le decisioni che vorrà prendere in termini europei. Al di là dei sorrisi istituzionali la continuità con la politica di Draghi è apparsa evidente, rassicurante, in linea con una tradizione italiana molto (troppo?) ossequiente nei confronti di Bruxelles.

Certamente molti sono i condizionamenti economici e politici in un’agenda dettata dalle politiche della BCE, ma personalmente credo (e spero) che – dopo questa opportuna lezione di continuità - la Premier inizierà presto a mutare il tiro, perché altrimenti rischierà non tanto all’esterno quanto all’interno del proprio elettorato che credo sia in buona parte più critico di lei nei confronti della UE.

Un’avvisaglia, l’annunciato “no” all’obbligo sui motori elettrici per le auto dal 2035.

Stupisce anche che Giorgia Meloni si sia adeguata esattamente sulla linea UE in politica estera e per il conflitto ucraino (e quindi sulle posizioni di Washington) senza avanzare qualche riserva, ma è appunto troppo presto per capire se questa sia effettivamente la sua volontà o se questa scelta vada a porsi in una strategia più a lungo termine con distinguo progressivi che inizieranno magari sulle politiche migratorie per spostarsi man mano sulla politica estera per portare l’Italia ad essere potenzialmente uno stato-guida dei paesi mediterranei e di parte dell’est europeo.

Quello che è invece emerso dalla conferenza stampa di fine anno è la asserita volontà di mettere le mani al più presto ai progetti di riforma costituzionale.

Un tema che sarà contrastato dall’opposizione, ma la Meloni sa che troverà attenti (e consenzienti) molti elettori anche al di fuori della sua maggioranza.

C’è da sempre nel paese una volontà presidenzialista o semi-presidenzialista e grazie all’ampiezza della sua maggioranza parlamentare è forse il momento di intervenire ora perché è una riforma che può effettivamente essere utile, visto anche che questi suoi primi mesi di governo sottolineano un governo tornato “politico”, nella mani di una figura rappresentativa e “forte” e – tra l’altro - stupisce che sia stata proprio la prima donna a Palazzo Chigi ad aver dato questa impressione.

Il problema sarà coniugare un premierato più volitivo con la richiesta di autonomia che la Lega da tempo sostiene e che va canalizzata – e non sarà facile - come utile contraltare ai maggiori poteri che verrebbero assegnati al premier. Presto per parlarne, ma effettivamente il mix che ne uscirà potrebbe dare all’Italia quella nuova veste costituzionale di cui si parla da decenni, ma senza mai riuscire a concludere nulla.

D'altronde non sono ancora trascorsi neppure i tradizionali 100 giorni di “luna di miele” di ogni esecutivo e quindi è presto anche per i primi bilanci, ma se la Meloni pensa già a riforme strutturali significa che intende proseguire in velocità su un piano di riforme istituzionali che pur troveranno cento ostacoli sul loro cammino.

Ad oggi il grande vantaggio della Premier è piuttosto di parlare in molto spigliato (magari un po' troppo romanesco) immedesimandosi facilmente con la “pancia” degli elettori che se ne sentono rassicurati ed amano quel contatto diretto. Un credito di simpatia non fa mai male, anche perché il lavoro e le difficoltà non mancheranno.

 

ERRORE GASOLIO

Credo sia stato un grave errore da parte del governo non prorogare lo sconto sulle accise dei carburanti, mantenendole – eventualmente man mano a scalare - almeno per il gasolio, tenuto conto di quanto i trasporti pesanti incidano sull’inflazione e in generale sull’economia.

Ma, soprattutto, credo servano iniziative ancora più incisive di quelle annunciate di controllo sugli abusi e le speculazioni sui prezzi da parte delle compagnie petrolifere (oltre di quelle energetiche, bancarie e farmaceutiche) che in pratica operano in condizioni di “cartello”. E’ un problema grave che tocca diversi settori dove la libertà dei prezzi viene aggirata con accordi di oligopolio e questo non è né giusto né tollerabile: costi bancari, energetici, autostradali, medicine di base: il governo tenga dritta la schiena,denunci con forza gli speculatori e non si pieghi a questi veri e propri ricatti da parte delle grandi strutture finanziarie.

 

Approfondimento: BRASILE, LE COSE CHE SI NASCONDONO

Da domenica tutte le fonti di stampa denunciano l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia paragonato – ovviamente – a quello di Capitol Hill,  ma pochi raccontano altri particolari che sono invece importanti nel panorama politico brasiliano, prendendo atto che al momento in cui scrivo queste note su Rai News ci sono 35 commenti alla crisi brasiliana TUTTI con una sola versione e NESSUNA che dia spazio ai “Borsonaristi”, ovvero (almeno) al 48% dei brasiliani che hanno votato per l’ex presidente, decine di milioni di persone  la gran parte assolutamente non violente, ma di cui nessuno sembra interessato a conoscere il parere.

Premesso che per me la condanna di ogni violenza deve essere inappellabile e sincera, i fatti di Brasilia si inquadrano però in una situazione torbida perché se Lula ha vinto (ma ad oggi non si è ancora espressa la Commissione di vigilanza sulla regolarità dei risultati) è altrettanto vero che la maggioranza dei deputati e degli Stati gli è contraria e il risultato delle elezioni per il Parlamento brasiliano ha sancito che la maggioranza dei seggi è tuttora nelle mani del PL (quello di Bolsonaro).

Eppure la vittoria di Lula, contestata e comunque risicata nei voti, è stata proclamata immediatamente, senza neppure aspettare la proclamazione ufficiale. Attore della scelta (contestatissima, ma da noi nessuno lo dice) Alexandre De Moraes, ministro del Tribunale Supremo del Brasile (TSB), la persona più potente, politicamente, dell’intero Paese, Lo stesso che ieri ha subito chiesto l’arresto dell’ex ministro della giustizia, del capo della polizia ecc.ecc. De Morales ha sempre favorito il PT di Lula anche con decisioni apertamente discutibili. Attenti quindi perché prendendo per scusa alcune centinaia di violenti facinorosi (questi sì che vanno arrestati) ci si è subito accaniti contro decine di migliaia di dimostranti che in pace chiedevano in tutto il paese correttezza nelle elezioni.

Il rischio è che si voglia sfruttare l’episodio per forzare le cose in una specie di “contro-golpe preventivo” che rischia di spaccare ancora di più il paese pur di bloccare l’opposizione a Lula che ha la maggioranza in parlamento.

Anche perché - per esempio - il neo-presidente non è quel santo che si vuol fare apparire: non è stato assolutamente prosciolto dalle accuse di corruzione, ma alla fine le condanne sono state annullate solo perché si è sostenuto che la corte competente fosse Brasilia e non Curitiba… Ma chi sa queste cose in Occidente?   Attenzione anche perché se Lula ha vinto, tutti gli stati brasiliani “produttivi” del centro e del sud (il Brasile è una Federazione, ricordiamocelo) gli hanno comunque votato contro e – se esistesse un controllo sul “voto di scambio” – non ci potrebbero essere dubbi che Lula ha vinto proprio in questo modo, dopo aver distribuito per anni decine di milioni di “pacchi dono” ai poveri sia per alleviare la loro spaventosa crisi economica, ma anche per riceverne poi i voti, mentre il deficit statale saliva alle stelle.

Per questo la situazione brasiliana sta diventando caotica ed è a rischio di una escalation di violenze inarrestabili che possono portare ad una disintegrazione dello Stato, con una divisione profonda del paese che si allarga sempre di più.

 

ULTRAS E RESPOSABILITA’ OGGETTIVA

C’è un solo modo concreto e convincente per spegnere la violenza degli ultrà violenti come nel caso di domenica scorsa sull’Autostrada del Sole ad Arezzo: condanne penali - sollecite e severe - per i diretti responsabili e immediate penalizzazioni in classifica con multe salate alle società di cui questi “tifosi” sono gli esagitati e violenti supporter.

State tranquilli che a quel punto proprio le stesse società sarebbero le prime a denunciarli, cosa che purtroppo non avviene, isolandoli ed impedendo loro di frequentare gli stadi. Provare per credere, intanto a poche ore dagli arresti tutti sono già tornati in libertà, pronti a ricominciare.

 

 

Il mio sito web: wwwmarcozacchera.it è stato recentemente rinnovato, dategli un’occhiata !

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 891 del 23.12. 2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: RIFLESSIONI DI NATALE UN PO' FUORI DAGLI SCHEMI - LO SCANDALO CHE (finalmente) APRE LA PATTUMIERA DI BRUXELLES - I MEDIA SU TRUMP - COSI' GIRA IL NUOVO MONDO.

 

ED E’SUBITO NATALE

Facendo gli auguri ai lettori de IL PUNTO avrei voluto scrivere parole un po' diverse dal solito. Non tanto per buonismo pre-natalizio quanto perché forse bisogna ammettere che il mondo cambia poco, chiunque governi e che troppo spesso sembrano sempre vincere i “cattivi”.

Ad esempio, per molti anni ho tenuto una rubrica settimanale sul quotidiano “La   Prealpina” di Varese e stavo rileggendo il mio pezzo del Natale 2002, scritto esattamente 20 anni fa.

Se lo avessi riprodotto interamente qui oggi quasi nessuno avrebbe scoperto che era “datato” perché descriveva una situazione di disordine mondiale e di sostanziale ingiustizia planetaria esattamente allora come oggi.

Sembra proprio che nessuno voglia imparare dalle esperienze passate, che pochissimi vogliano seriamente mettersi d’impegno per costruire e non solo distruggere.

Ma forse non è vero: vent’anni sono tanti per ciascuno di noi, ma un nulla rispetto alla storia eppure – se non volete arrendervi alle banalità - vi consiglio di leggere il bel libro “Factfulness” di Hans Rosling (sottotitolo: “Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno molto meglio di come pensiamo”). Scoprireste che, a dispetto di mille crisi, il mondo in questi 20 anni è andato decisamente avanti nonostante tutte le auto-distruzioni umane e i grandi numeri ci dicono che il livello di vita è generalmente migliorato anche nei paesi “poveri” nonostante epidemie e guerre.

Forse un bilancio vero non andrebbe però fatto solo su statistiche mondiali più o meno tranquillizzanti per quanto riguarda salute, istruzione, clima o vita media anche se, al di là dei catastrofismi, è per fortuna la verità.

Quello che non entra nella statistica - e invece dovrebbe “pesare” soprattutto in questi giorni natalizi - è piuttosto il bilancio di ogni singola vita, quello dei rapporti umani che ciascuno di noi ha e vive con il prossimo.

QQQui non c’entrano proprio le statistiche visto che ciascuno è arbitro di sé stesso e le conclusioni deve trarle da sé con bilanci che forse vengono più facili proprio a fine d’anno, ma che dovrebbero coinvolgerci anche (o soprattutto) per quell’“incidente” che siamo abituati a festeggiare – malamente, nel senso che troppe volte ne tradiamo il senso - una settimana prima di Capodanno, ovvero quello  che chiamiamo Natale.

Non so come effettivamente siano andate le cose in quel di Betlemme ai tempi del fu Cesare Augusto, so che da lì è nato (o continuato) un grande discorso che coinvolge tutta l’umanità, anche se quasi sempre facciamo finta di non pensarci, occupati da tutt’altro.  

Solo qualche volta, magari nei momenti tristi o in quelli – come a fine d’anno - in cui più facilmente si fanno bilanci, ecco che ci accorgiamo che il discorso dentro di noi è sempre incompiuto, ma che comunque da soli non ce la facciamo perché il “prossimo” - quello che sta appena là fuori - comunque ci interroga, ci impone di non pensare solo a noi stessi se siamo minimamente logici con principi non tanto religiosi quanto intimi, istintivi nella vitaumana.

Per chi ci crede (io “ci spero”) la testimonianza che è nata in quella stalla è particolarmente aperta, spalancata verso “il prossimo tuo” tanto da costringerci a pensare non sono alle statistiche del mondo ma piuttosto a quel nostro bilancio intimo, unico, personale.

Possiamo non farlo, girarci intorno, far finta di dimenticarlo, ma prima o poi siamo comunque costretti a farlo perché in fondo - a quegli strani atomi che compongono la

coscienza del nostro corpo e danno linfa al nostro spirito - questo bilancio diventa una specie di necessità e sale dal di dentro come un tappo di sughero che risale verso la superficie dell’acqua e che nessuno può fermare: prima o poi riemerge in piena luce.

Se ci fermiamo a pensare un po’ su questi nodi ecco che allora la luce delle luminarie di questi giorni conta davvero poco mentre vale ben di più quella luce che ciascuno di noi può accendere dentro di sé.

Alla fine per festeggiare il Natale “vero” – al di là dei “seasonal greetings”, formula

ipocrita di auto-assoluzione per chi non ha più nemmeno il coraggio di dirsi cristiano -   dovremmo soprattutto pensare seriamente a questi aspetti, senza nasconderci dietro a regali più o meno riciclati, obbligati o banali solo perché “si usa” scambiarseli.

Riflettendo scopriremo che ci serve assolutamente una luce, ma soprattutto la “nostra” luce, quella che riceviamo quando arriviamo in questo mondo ma che poi un giorno dovremo restituire. Ed è comunque bello, alla fine, distribuirla intorno a noi.

Potremo farlo in mille modi e in tutta libertà, magari cominciando a rifletterci un po’ e poi visitando chi è solo, perdonando un torto, aiutando un poco di più chi ha bisogno.   Distribuire un po’ di quella luce è il regalo più bello che potremo fare ed è fantastico che possiamo costruirlo da noi prima di tutto proprio per noi stessi.

Anche questo è rinascere, ed è davvero Natale.

 

QATARGATE, MA NON SOLO

Il disinvolto atteggiamento di un gruppo di europarlamentari di sinistra beccati con le valige piene di contanti ha aperto (finalmente) un velo sulla corruzione che gira per Bruxelles.

Temo però che la corruzione con coinvolga solo singoli deputati o commissari europei, ma sia ben più profondamente insita nel “sistema”, vertici compresi.

Da quanti mesi sottolineo su IL PUNTO la mancanza di trasparenza dei leader e loro famigliari, delle procedure di appalto e forniture (vedi vaccini), dei rapporti stretti con grandi aziende che condizionano la politica energetica, quella sanitaria e le scelte economiche dell’Unione?

Ma com’è mai possibile che non ci sia un controllo di trasparenza sui “grandi numeri” europei? Come possono mai i cittadini avere fiducia nelle Istituzioni se queste non rispondono a nessuno, se i Commissari vengono decisi dall’alto e non cambiano neppure se non rappresentano più politicamente nessuno?

Dov’è un serio controllo contabile sugli appalti, le spese. gli sprechi e le forniture?  Se non arriva più trasparenza l’Europa muore e non per una valigia di soldi gestita da dei ladri, ma perché sta diventando una corrotta burocrazia senz’anima. Questo al di là di tutte le chiacchiere, le parole, gli asseriti principi “progressisti” che ci vogliono imporre e che invece nascondono soprattutto la “polpa” degli affari e – purtroppo – anche la corruzione.

Cominci Lei, cara Von Der Leyen, ci spieghi cosa combina suo marito nel mondo farmaceutico, quanto ha speso l’Europa per i vaccini COVID, chi ha fatto gli appalti e perché si siano sceltiproprio  quelli incredibilmente più costosi. Forza, Ursula, apra i cassetti…

Oppure, visto che i corrotti sono nella “sua” maggioranza, cominci a valutare se non sia più opportuno pensare ad elezioni europee anticipate. In caso di Sue dimissioni, invece, forse un tale Mario Draghi avrebbe qualche titolo in più proprio rispetto a Lei per dirigere la “Commissione”.    

 

TRUMP

Ho scritto più volte quanto Donald Trump mi stia antipatico, che sarebbe un danno per i repubblicani se si presentasse ancora alle elezioni presidenziali e che sarebbe molto meglio per loro se candidassero invece un giovane, come il governatore della Florida Ron DeSantis.

Ha fatto clamore in questi giorni la scontata accusa a Trump da parte della “Commissione d’Inchiesta della Camera” che - a seguito dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 - chiudendo i suoi lavori ha denunciato “all’unanimità” presunte gravissime responsabilità a carico dell’ex presidente chiedendo in pratica alla magistratura americana di intervenire per bloccarne la possibile ricandidatura.

Pochi media italiani hanno però spiegato che la “Commissione d’Inchiesta” (18 mesi di lavoro, centinaia di audizioni, esito scontato) era in pratica COMPOSTA SOLO DA DEPUTATI DEMOCRATICI in quanto i repubblicani (che ora sono la maggioranza al Congresso) non hanno mai voluto farne parte.  Quindi la “Commissione” era di fatto una espressione solo del Partito Democratico USA, non dell’intera Assemblea e oltretutto non aveva e non ha nessun valore giuridico. Se non si spiega questo, difficile che il pubblico italiano possa capirci qualcosa, ma è un elemento utile per sottolineare il livello di disinformazione diffuso da gran parte dei media italiani. 

 

DOVE VA IL MONDO

Per rendersi conto di come siano cambiati i rapporti economici e le comunicazioni nel mondo, basta dare un'occhiata all'aeroporto di Istanbul dove il tabellone delle partenze in un’ora soltanto - per esempio  tra le 8 e le 9 del mattino - segnalava tre giorni fa  la partenza di 38 voli internazionali.

Se passate da Fiumicino o Malpensa, date un'occhiata e  fate un confronto.

E mentre gli altri corrono, in Italia (e in Europa) andiamo avanti a discutere per settimane sui 60 euro pagabili o meno via POS....siamo ridicoli!

 

COME DI CONSUETO PER LE FESTE NATALIZIE “IL PUNTO” SI PRENDE UNA PAUSA, ARRIVEDERCI A DOPO LA BEFANA.

BUON NATALE “VERO”, AUGURI PER UN ANNO NUOVO ALMENO DISCRETO E GRAZIE DELL’AMICIZIA (E DELLA SOPPORTAZIONE) CHE SPESSO MI AVETE DIMOSTRATO.

 

                                                                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 890 del 16 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Come ogni anno, nel mese di dicembre, dedico un numero speciale de IL PUNTO non a temi politici ma per fornire il doveroso rendiconto di una iniziativa che seguo ormai da 41 anni ed alla quale hanno contribuito molti lettori.  Si tratta del VERBANIA CENTER che – come potete leggere più sotto – opera in diverse parti del mondo. Credo che sia un modo serio e soprattutto concreto per “fare” e non solo per “dire”.

La prossima settimana IL PUNTO uscirà regolarmente il venerdì con l’ultimo numero pre-natalizio. Grazie ai lettori che anche quest’anno vorranno darci una mano.     

                                                                                      Marco Zacchera

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41 anni  di  “ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2022  : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 41° ANNO

 

Cari amici,

come in pochi possiamo ormai ricordare personalmente, 41 anni fa – era il Natale del 1981 – nacque il “Verbania Center” prima come gruppo di amici e poi da 12 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del Kenya, e da allora si è fatto davvero tanta strada sia in Africa che in America Latina.

Come ogni anno vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più insieme a quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che abbiamo raccolto. Anche il 2022 è stato un anno difficile per il post-Covid e la guerra in Ucraina, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre attività, particolarmente in Mozambico.

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo come ogni anno che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state inferiori all’anno scorso, annata un po' eccezionale, ma sono stati comunque raccolti 11.288 euro, compresi gli interessi attivi sul fondo patrimoniale. Gli IMPEGNI complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 10.800. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è salito al 30.11.22 a 3.063 euro mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariato a 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 41 anni ha quindi superato come raccolta i  637.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche. A questo fine abbiamo per ora inviato 3.000 euro, un altro invio si spera prima della fine dell’anno .

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia, pneumologia quest’anno ci si è concentrati a finire i lavori del pronto soccorso, diventato operativo nell’estate scorsa.

Ultimati anche i lavori per il pozzo e la distribuzione ai reparti dell’acqua potabile oltre alla costruzione di punti pubblici di distribuzione. Durante l’anno, oltre a quanto già versato, sono stati inviati 4.000 euro che hanno permesso di completare le opere. Purtroppo in ottobre Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Nell’augurarle una pronta guarigione abbiamo quindi sospeso i progetti per la sistemazione del reparto di ginecologia che erano stati fortemente richiesti dalla comunità locale ed erano n via di progettazione. Vedremo di riprendere tutto quando Luciana si ristabilirà.  

 

BURUNDI

Già dall’anno scorso abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 500 euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e tutzi.

 

COLOMBIA

Continua l’attività del nostro amico dott. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie di  Cartagena ed è originario della nostra zona. Ha creato delle squadre di calcio giovanili per i ragazzi di strada, ciascuna delle quali intitolata ad un club italiano: Juventus, Torino (Chiappo è sfegatato torinista!) e anche… Verbania (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!). E’ un modo originale ma concreto per stare vicini a ragazzi spesso sbandati e per aiutarlo abbiamo inviato 1.000 euro.

 

SIRIA

Pochi ricordano il dramma dei profughi cristiani in Siria e in Libano dove essere cristiani significa soprattutto crescere emarginati. Tramite l’associazione AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE sono stati destinati 300 euro per l’assistenza medica nella zona di Aleppo dove sono presenti anche cristiani profughi dall’ Iraq e dal Libano.

 

 

LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) le iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro materiale. Inoltre, quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato.

 

L'AZIONE DEL ”FONDO”

Ormai oltre 11 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione:

Sul conto IT94 L 03069 22401 1000 0000 2801 (Banca Intesa Sanpaolo) intestato Zacchera Marco indicando come causale “ FONDO VERBANIA CENTER ”

Oppure direttamente sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “FONDO VERBANIA CENTER” 

 

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

 

Verbania,  dicembre  2022                                                               MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 889 del 9 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: DONNE IRANIANE – LEGGE FINANZIARIA – CASO JUVENTUS - BRAVO NORDIO, Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA.

 

Dedicato alle donne..

Quello che sta avvenendo in IRAN sarà forse fondamentale per il futuro di tutta l’area Medio Orientale. Credo che dobbiamo essere grati alle donne iraniane che hanno avuto il coraggio di rompere gli schemi di una società assurdamente tornata indietro nella storia. L’Iran (come l’Afghanistan) 60 anni fa era un modello di libertà religiosa e di emancipazione femminile: dobbiamo essere solidari e vicini a chi lotta rischiando la vita non solo per la propria libertà, ma per quella di miliardi di donne che ancora oggi sono senza diritti, vittime nelle proprie società.

 

FINANZIARIA: LE TRAVI E LA PAGLIUZZA

Noi italiani siamo proprio strani. Commentando una legge finanziaria che “gira” oltre 30 miliardi non si vanno a vedere le questioni principali, ma le pagliuzze: aiuta l’evasione aumentare l’uso del contante? La scorsa settimana ho ribadito che mi auguro che NON venga estesa eccessivamente questa possibilità, ma sono davvero dei dettagli minimali, eppure tutta la polemica politica ruota solo su questi spiccioli. Pochi ricordano che il “grosso” della manovra è la necessità (a debito) di aiutare famiglie ed imprese a pagare le bollette (ovvero prevedere sussidi).

Passa così in silenzio la presa d’atto che il governo Draghi NON ha raggiunto la grande maggioranza degli obiettivi europei di quest’anno e che quindi bisogna lavorare per raggiungerli, ovvero tirare – e far tirare - la cinghia. Così come pochi ricordano che il costo dell’energia è di fatto condizionato da politiche europee che a volte ci strozzano.  

Di fatto (e di diritto) è quindi l’Unione Europea che detta la linea economica su tutto o – meglio ancora – la Banca Centrale Europea che di fatto comanda e può obbligare ai suoi desideri la politica dei vari paesi senza concreta possibilità di obiezioni.

E’giusto secondo i principi etici europei? E quanto conta allora la volontà dei popoli, degli elettori, dei cittadini? E’ diventata un optional, nei fatti stiamo andando dritti dritti verso una “democrazia per procura” affidata alle banche. Non mi sembra un grande successo democratico, mentre il PNRR (somme enormi, ma in gran parte da restituire) ci sta legando sempre di più mani e piedi a Bruxelles e condizionerà sempre di più il nostro futuro, chiunque governi. Ma chi “controlla i controllori”, chi li nomina?  Parliamo di questo – che è il centro del problema -  piuttosto al mantenere o meno i 60 (sessanta) euro di limite per l’obbligo del POS! Intanto va segnalato che ad ascoltare il dirigente della Banca d’Italia che su questo ha criticato il governo alle riunioni congiunte delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato erano presenti solo 7 (sette!) parlamentari su oltre 50. Non sono passati neanche due mesi da quando deputati e senatori sono stati eletti, è primo bilancio da esaminare… non si parte bene!

  

IL CASO JUVENTUS

Potete o meno essere tifosi juventini, certo lo scandalo dei bilanci della società bianconera lascia perplessi soprattutto perché la Juventus è quotata in borsa e – se questi sono i pasticci di una società quotata - mi chiedo cosa combinino le altre, ma soprattutto che controlli operi la CONSOB, così come la società di revisione interna, la FIGC e gli altri organismi preposti a certificare la trasparenza dei conti.

Mentre il “mondiale” si trascina tra indifferenza e rimpianti (ma quanto costa alla Rai seguire i campionati, a parte i diritti TV?) nessuno sembra sottolineare l’assurdità di un calcio italiano che non fa crescere i giovani di casa e spende invece centinaia di milioni per raccattare i più o meno presunti campioni, soprattutto nella parte povera del mondo. Di fatto si favoriscono così speculazioni ed imbrogli mentre anche la FIGC non investe che solo una minima parte nei centri giovanili o nello sport dilettantistico.

Non lamentiamoci poi per l’eliminazione della nazionale azzurra dai “mondiali”.

 

BRAVO NORDIO

Ci si lamenta sempre che i politici non parlino chiaro e invece il neo-ministro della Giustizia, Carlo Nordio (ex pubblico ministero) ha il coraggio di farlo e per questo va

apprezzato. Certo che ogni volta che si cerca di cambiare qualcosa le “caste” protestano e i magistrati si sono infatti subito schierati in prima fila per bloccare tutto.

Forse dimenticano che i cittadini italiani sono profondamente delusi e scettici sulla gestione della giustizia in Italia e che quindi cambiamenti si impongono, così per l’uso distorto delle intercettazioni che dai palazzi di giustizia filtrano troppe volte in tempo reale sui giornali. Patetico che immediatamente il PD (che pur aveva sostenuto il contrario) per paura di essere superato a sinistra si sia immediatamente accodato alle toghe. Forse...non si sa mai?!

 

Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA

Il reddito di cittadinanza, fiore all’occhiello dei programmi del M5S, proprio per questa sua forte caratterizzazione politica è stato da sempre oggetto di grandi polemiche. Vediamo di affrontare il discorso con meno ipocrisie e più concretezza cominciando a ricordare che da diversi anni in Italia funzionavano programmi simili come il REI (Reddito di Inclusione) e soprattutto il SIA (sostegno per l’inclusione attiva) che avevano scopi analoghi, ovvero soprattutto di tamponamento sociale.

Chi ha lavorato come “navigator” sa benissimo che - al di là delle sparate propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà” - c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora “in nero” e si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente non ha voglia o (soprattutto) non può lavorare. La “voglia” è spesso carente per abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo ma anche per pessimismo, delusioni passate con più o meno gravi carenze psicologiche e problemi di tossicodipendenza, ex detenuti, alcolisti ecc.

Vi sono poi spesso anche problemi fisici perché una persona non ha magari riconosciuta una percentuale di invalidità, ma se ha effettivi limiti fisici non può svolgere concretamente mansioni manuali, ricordando che la gran parte dei percettori del RDC non riceve i teorici massimali di legge (ovvero oltre i mille euro per reddito famigliare) ma una miriade di piccole somme mensili insufficienti per campare, ma sufficienti per “arrotondare”, senza però risolvere il problema lavorativo.

Non credo siano quindi molte le persone che abbiano effettivamente rinunciato a un lavoro stabile (e correttamente pagato) per percepire il reddito: le (poche) offerte di lavoro sono comunque di solito per mansioni manuali o specializzate cui non può accedere una manovalanza parzialmente invalida o anziana o che per qualche motivo non è all’altezza di un minimo di istruzione e autonomia lavorativa.

Il “Reddito di cittadinanza” è stato insomma una mancia, non una soluzione, ma d'altronde o si decide di ghettizzare una parte della popolazione che – soprattutto nel sud e nelle periferie urbane – non ha possibilità concrete di lavoro oppure (come è avvenuto) le si passa un piccolo mensile che permetta di tacitarla e arrotondare il minimo vitale. Ovvio che i grillini, assumendosene il merito “in proprio”, lo abbiano poi furbescamente trasformato in uno scambio elettorale.

I “navigator” non hanno quindi trovato posti di lavoro (né erano in grado di trovarli) ma - almeno quelli che hanno lavorato con criterio – hanno piuttosto spiegato ai “convocati” come avrebbero potuto “tentare” una ricerca di lavoro stendendo per loro almeno un curriculum e fornendo informazioni generali, in pratica poco di più.

Il fatto è che lavori veri, stabilizzanti e ben pagati, è difficili trovarli perché richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità, volontà di impegno nel tempo, ovvero caratteristiche che mancano alla gran parte dei richiedenti il sussidio, che in molti casi risultano poco al di sopra del livello di alfabetizzazione.

Senza dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui “domande” di reddito sono state presentate (ed ottenute) per tramite dei patronati, sovente non dicendo la verità e questo è un aspetto che è rimasto colpevolmente in ombra.

Gente che ha auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (quando la circostanza – indispensabile per ottenere il sussidio -  era del tutto falsa) ma d'altronde tutti i dati forniti si basavano sempre su una “autodichiarazione” spesso di dubbia comprensione per l’interessato, talvolta neppure in grado di leggere in italiano. Immaginatevi come potevano essere compresi dei quesiti stesi in burocratichese!

“Navigator” diventati più assistenti sociali, dunque, che veri tecnici del lavoro e comunque all’interno di un riferimento normativo contraddittorio e con situazioni regionali assurde, basti pensare che ad oggi, a “fine legge”, i concorsi per potenziare i Centri per l’Impiego di oltre 10.000 unità in molte Regioni non sono ancora terminati. 

Ogni Regione è d'altronde andata per conto suo, sostanzialmente in un caos generale, mancando direttive unitarie e tempi obbligatori. Il lavoro d’altronde è – come la sanità – materia di competenza prevalentemente regionale e quindi ci si trova di fronte a scenari, meccanismi e organici spesso molto differenti da un territorio all’altro; tutto questo con il paradosso che norme nazionali come il RDC, finiscono con l’essere gestite in modo uniforme dall’INPS a livello di erogazione del sussidio, ma in modo del tutto differente dal lato delle politiche attive del lavoro.

Complessivamente, quindi, una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini sociali. 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 888 del 2 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  SOGNO UN PAESE NORMALE - MISERIE ALLA SOUMAHORO –  IL GIRO DEL GAS - CONTANTE -

 

UN PAESE NORMALE

Vorrei vivere in un Paese “normale” dove l’opposizione - oltre che protestare - proponesse anche alcuni spunti concreti e condivisibili in occasione di leggi importanti come la “Finanziaria” (indicando anche credibili coperture) e che la maggioranza di governo li accettasse, oppure motivasse bene il perché respingerli.

Uscire dalle logiche bloccate e contrapposte sarebbe atto di buon senso e per questo non credo che Calenda e Renzi pensino solo ad avere spazi di sottogoverno nell’offrire una potenziale collaborazione al governo Meloni creando irritazioni soprattutto a Forza Italia che teme di perdere la “golden share” per condizionare la premier in caso di necessità.

E’ comunque ancora presto per giudicare la Meloni che per ora – a mio avviso - si sta posizionando con credibilità interna ed internazionale varando una finanziaria “normale” e condizionata dai costi energetici che ha ereditato.

In generale mi sembrano emergano posizioni governative di buon senso, piuttosto fin troppo poco “rivoluzionarie” rispetto al recente passato.

Vero è che - nell’ ottica di potenziali 5 anni di stabilità - contano molto le fondamenta ovvero prendere in mano l’apparato per costruire poi un effettivo cambiamento.

Il tempo ci dirà, per ora apprezzo una condotta attenta e prudente della leader che non si è fatta ancora prendere in castagna ed ha sicuramente aumentato il suo prestigio personale superando molti preconcetti. Spero però che presto l’Italia cominci a marcare differenze e discontinuità, magari cominciando e prendere le distanze dai vertici europei.

Mi sembra che Bruxelles stia diventando sempre più un giocattolo politico-economico totalmente in mano al centro-sinistra ricattando con i fondi del PNRR diverse nazioni europee. Chiarezza e più trasparenza sulla gestione dei fondi dell’Unione e sui suoi costi di funzionamento non sono più rinviabili, soprattutto perchè la Von Der Leyen (e la sua corte) temo sia molto meno trasparente di quanto sembri seguendo le cronache che la dipingono sempre come una bella e brava fatina bionda.

Vediamo anche come finisce la vicenda Di Maio

 

LA TRISTE STORIA DI SOUMAHORO  & C.

Dell’ ”onorevole” Abounakar Soumahoro resterà l’immagine – diventata subito icona della sinistra - del suo debutto davanti a Montecitorio con gli stivali infangati e salutando con il pugno chiuso. Qualcuno disse subito che sarebbe stato un ottimo segretario del PD per “marcare la differenza” poi - man mano che uscivano le notizie dei traffici loschi delle cooperative di famiglia - la vicenda ha assunto connotati sempre più squallidi derubricandoli alla solita truffa e allo sfruttamento degli immigrati.

Così della potenziale candidatura ai vertici del PD per carità di patria non ne ha parlato più nessuno, anzi, Soumahoro è stato perfino allontanato dal gruppo parlamentare della sinistra-verdi.

Ma ci sono complicità del sistema che non si possono sottovalutare, perché temo che ci siano in giro molte altre “cooperative” (altra ipocrisia diventata truffa di sistema, quando diventano società di comodo ai danni di quelle serie) che in Italia hanno abusato dei fondi destinati ad assistere i disgraziati che sbarcano sulle nostre coste.

Porcherie di bandi rinnovati automaticamente e mai controllati, di prefetture assenti, di uno Stato che concede o promette soldi senza verificare i precedenti e soprattutto i rendiconti.

Eppure proprio la suocera dell’ “onorevole” (quella che viene ora indicata come la responsabile della truffa) nel 2018 venne addirittura premiata come «Imprenditrice immigrata dell'anno», con tanto di consegna solenne del riconoscimento da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini.

Non basta: nonostante le truffe già da tempo sotto la lente della Guardia di Finanza ancora in aprile sarebbe entrata nelle tasche della famiglia Soumahoro – con le cooperative Karibu ed Aid, entrambe risultate vincitrici di bandi nonostante le indagini in corso - la somma di circa un milione di euro per l'assistenza ai rifugiati ucraini. Truffatori e soprattutto sfruttatori della miseria, eppure la mini alleanza dei “+ Europa-socialisti-sinistra verdi e PD” non ha esitato a candidare l’onorevole dei miei stivali e a farlo eleggere, segno che nessuno ha controllato le carte, i precedenti, la fedina penale e non lo ha fatto neppure l’apposita “commissione Etica” che dovrebbe denunciare pubblicamente i casi dei candidati impresentabili.

La vicenda riapre così anche il capitolo delle ONG che operano nel Mediterraneo e che a volte sono connesse direttamente agli schiavisti che organizzano il trasporto.

Surreale leggere che l’organizzazione Ecchr (con sede a Berlino) in appoggio alla ben nota “Sea Watch” anziché chiarire questi suoi rapporti denunci addirittura per “Crimini contro l’Umanità” alla Corte Internazionale dell’Aja Matteo Salvini e - per buon peso - anche il suo predecessore Marco Minniti (PD) per “Complicità con la guardia costiera libica per privazione della libertà”.

Stupisce che analoga denuncia non venga allora presentata contro i dittatori e gli schiavisti che causano e dirigono il traffico di carne umana, soprattutto perché la gran parte dei migranti NON è spinta da motivazioni politiche ma economiche e quindi paga profumatamente il viaggio a questi mafiosi che spesso - di fatto - diventano “soci” delle ONG.

Restando in argomento, pochi hanno ripreso la notizia che nei giorni scorsi a Napoli, durante il “Festival dei diritti umani”, sia stata interrotta da urli e tumulti la proiezione del docufilm “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini che documentava proprio questi contatti. Solo “Libero” ne ha parlato diffusamente nel gelo della grande comunicazione che in argomento è molto reticente. Cattiva coscienza?

 

Su questo tema ricordo infine ai lettori di aver scritto un libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? - Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” , edizioni il Borghese. Chi fosse interessato a leggerlo me lo richieda (marco.zacchera@libero.it) ricordandosi di comunicarmi il proprio indirizzo postale. Al di là della stretta attualità. credo sia una lettura di interessante riflessione.

 

IL GIRO DEL GAS

La nazionale di calcio tedesca protesta in Qatar per la mancanza di diritti umani nel paese, ma nelle stesse ore il governo di Berlino ha firmato un mega contratto di 2,8 MILIARDI di metri cubi di gas  all'anno per 15 anni proprio con il Qatar.

Alla faccia di unirsi e di firmare accordi europei e continuando a boicottare la scelta di fissare un prezzo massimo a livello UE, la Germania fa - come sempre - gli affari suoi.

Curioso che il Qatar venderà il gas ufficialmente ad una società USA, la  Conoco Phillips, una multinazionale degli idrocarburi statunitense che rivenderà poi il gas ai tedeschi, in difficoltà dopo lo stop al gas russo. Ancora più ipocrita che in Germania al governo ora ci siano i Verdi che ufficialmente il gas non vorrebbero più usarlo e che alla fine il contratto sia stato indubbiamente favorito dalle "manine ignote" che hanno distrutto i gasdotti russi del Baltico. Sono sempre più convinto che la guerra in Ucraina sia un colossale affare per "qualcuno" , vero mr. Biden ?

 

IL GOVERNO E I CONTANTI

Non condivido la volontà del governo (soprattutto su spinta della Lega) per l’allargamento dell’uso del contante, andando in controtendenza con le ormai progressivamente consolidate abitudini degli italiani e il conseguente obiettivo aiuto al reddito sommerso (ovvero il “nero”) che è una delle piaghe del nostro sistema economico e pesa su tutti in campo fiscale.

Anziché elevare l’uso del contante e i limiti degli obblighi ad usare il POS si azzerino piuttosto le commissioni bancarie che oggi gravano in maniera a volte spropositata sulle piccole transazioni: mi sembrerebbe più logico e trasparente. 

 

   Buona settimana a tutti!   

                                                                                                        MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 887 del 25 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  LA VERGOGNA DI MAIO – CORRUZIONE E SCANDALI DIETRO AI MONDIALI - ADDIO A MARONI, LEGHISTA SIMPATICO

 

Di MAIO, UNA VERGOGNA EUROPEA

Tante volte m chiedo se ci sia un limite al peggio o – almeno – al ridicolo.

Nominare “Giggino” Di MaioInviato speciale europeo per il medio Oriente” oltre a fare sghignazzare l’intero continente (i francesi hanno già cominciato) pone un problema di fondo: ma come può essere  credibile un’Europa conciata e diretta così? Eppure il rischio c’è, visto che il nome di Di Maio è stato “selezionato” addirittura dallo European External Action Service, un panel esterno alle istituzioni Ue (LAUTAMENTE PAGATO) che valuta i profili (!!!) e poi li presenta alla Commissione europea che ha l’ultima parola.

Penso ai blog esilaranti con un Di Maio incapace di dire quattro parole in inglese, che ha confuso nazioni una con l’altra, che in Libia ha “ravanato” con tutti e concluso niente, che ha dimostrato di non contare nulla politicamente, personalmente e culturalmente  non è neppure laureato). “Inviato speciale” proprio lui?

Ma allora mi candido io, per la metà dei 12.000 euro mensili netti di tasse oltre a benefit vari, rimborsi spese e staff a carico di Bruxelles e sfido Di Maio sulla base di un test con 100 domande (in English, of course!) sulla situazione nell’area e vediamo chi risponde meglio, così come molto meglio di me potrebbero rispondere migliaia di persone solo in Italia: diplomatici, studiosi, ricercatori, esperti “veri” del mondo medio orientale. Ma com’è possibile a livello europeo selezionare proprio  un “quaquaraqua” come Di Maio? Sembrerebbe matematicamente impossibile!!... Eppure a tanto arriva la spudoratezza politica.

Un ultimo regalo targato Draghi? Può darsi, ma la scelta è obiettivamente indifendibile.

Il rappresentante in Italia della Commissione Europea ,Antonio Parenti, ha testualmente dichiarato che Di Maio "E molto stimato sia in Europa che fuori" (ma da chi?!) e che se sarà chiamato a diventare inviato speciale "Avrà sicuramente molto lavoro da svolgere con i Paesi dell’area del Golfo per discutere e determinare la questione dell’approvvigionamento energetico nei prossimi anni. Nel brevissimo termine l’area è importante come fonte di gas naturale liquefatto, ma in futuro giocherà un ruolo molto rilevante con riguardo all’idrogeno verde, vista l’esposizione al sole". 

Ma vi immaginate il futuro energetico italiano ed europeo affidato a Di Maio?!

E adesso ci vengono anche a dire che l’Italia non può rinunciare ad un posto importante in Europa. Scusate, ma se il posto era importante perché non è stato pubblicizzato adeguatamente il concorso, magari selezionando un altro italiano effettivamente capace e con un minimo di preparazione specifica?

Se poi tutto serve solo per indennizzare Di Maio con un lauto stipendio dopo la trombatura elettorale mi girano ancora di più le p… Semplicemente perché Di Maio non ha fatto NULLA per meritarselo, un presuntuoso fallito politicamente e più o meno nullafacente in tutta la vita.  

Sottolineato che l’attuale governo italiano - pur non avendo responsabilità dirette - ha però il dovere di opporsi dandone mandato formale anche al nostro esimio Commissario europeo Gentiloni, Di Maio torni a vendere bibite allo Stadio San Paolo, oppure si trovi finalmente un lavoro adeguato e magari – lui che ha “abolito la povertà” e “aperto il parlamento come una scatola di tonno” - si vergogni un po'.

 

DRAMMI E CORRUZIONE DIETRO AI MONDIALI

E’ in corso il grande show dei mondiali di calcio in Qatar, ma pochi sanno quanti drammi umani siano avvenuti durante la loro preparazione, rimasti negati e coperti dagli scintillanti palazzi di Doha e dalle imponenti strutture che ospitano le gare, mentre solo in parte è emersa la scandalosa corruzione che è stata messa in atto per organizzare la manifestazione in questo assurdo paese.

Ricordiamoci che l’intero “board” della FIFA è finito in manette dopo che sono state documentate le dazioni per milioni di dollari ricevute dai singoli suoi componenti per votare questa sede, mazzette che hanno poi portato all’azzeramento dei vertici.

Il Qatar è un paese anomalo, dove i diritti dei lavoratori e la stessa democrazia sono un optional e ne ho parlato a lungo in un mio libro “INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE- Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed immigrazione", ed. Il Borghese. (Chi fosse interessato a leggerlo può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it ) scoprendo le infinite sfaccettature di queste teocrazie emiratine che piacciono tanto soprattutto a chi ha nascosto i soldi da quelle parti.

Ricordiamoci che secondo Amnesty International e Human Rights Watch (e come documentato da una serie di inchieste apparse l’anno scorso sul Guardian di Londra) sarebbero stati circa 6.500 i morti solo tra i lavoratori edili addetti alle costruzioni e di fatto deportati nel paese senza diritti ed oggetto di un inaudito sfruttamento.

Allettanti infatti da un guadagno molto al di sopra del povero livello di vita dei loro villaggi, centinaia di migliaia di persone provenienti da Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, India, Nepal e da molti paesi africani sono arrivati in Qatar scoprendo subito che la realtà era ben diversa da quella che era stata loro promessa. Per tutti la solita storia: un “reclutatore” che passava nei villaggi e prometteva soldi senza sottolineare troppo che a carico dei lavoratori restano le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio e che quindi – arrivando – si sarebbero trovati già indebitati fino al collo.

Anche perché, nonostante le promesse della teocrazia al potere in Qatar – paese di cui Gianni Infantino, presidente della Fifa, è talmente innamorato da esserne diventato cittadino – non è mai stato abolito il sistema della kafala (“garanzia”) che permette ai datori di lavoro di requisire all'arrivo i passaporti dei lavoratori migranti – dichiarati subito ufficialmente “debitori” - che restano così senza documenti e la possibilità di lasciare il paese, ma anche di cambiare padrone o mestiere.

La Kafala concretizza un concetto preso a prestito dall’Islam, una specie di tutela per gli esseri inferiori che dovrebbe valere per donne vedove o rimaste senza marito e bambini minori, ma che in questo caso è stata adottata per gli immigrati. Un sistema che ha funzionato in milioni di casi, con il “kafil” che comandava senza sconti e spesso con la violenza e con l’immigrato che senza documenti non solo non poteva più espatriare o cambiare lavoro ma che non poteva neppure affittare una casa, avere un conto in banca e visto che non parlava – ovviamente – la lingua locale, non poteva nemmeno protestare o rivolgersi alla polizia o a un sindacato (peraltro vietati nel paese), né aver accesso a servizi sanitari o diritto ad adeguate assicurazioni sul lavoro.

Su internet si possono leggere storie incredibili di persone segregate per mesi, fustigate per “disobbedienza” o morte di stenti in un clima da medioevo.  Gente trattata come animali condividendo “a ore” un letto con turni di 60 ore di lavoro settimanali senza giorni di riposo e - ricordiamoci - lavorando in un clima bestiale, estremamente caldo. 

Quello che poi tutti si chiedono è se la corruzione nella FIFA sia stata effettivamente cancellata o se tuttora imperversi.

Il dubbio c’è, viste anche le dichiarazioni demagogiche del nuovo presidente FIFA Gianni Infantino che - sommerso dalle critiche per il perdurante mancato rispetto dei diritti umani in Quatar - ha avuto l’indecenza di affermare nella conferenza stampa di apertura che "Per quello che noi europei abbiamo commesso negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci almeno per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri paesi. Queste lezioni morali sono solo pura ipocrisia". Ipocrisia? Preso atto che per la FIFA il Qatar è un paese felice, Infantino ha detto di sentirsi "arabo", "gay", "lavoratore migrante" e intanto ne ha preso pure la cittadinanza, chissà se facendo un pensierino alla mancanza di trattati di estradizione verso questo piccolo stato del Golfo, se mai saltassero fuori sue future indebite ingerenze.

Perché non si tratta solo di diritti negati ai lavoratori, in Qatar non si possono professare in pubblico altre religioni oltre l’Islam, non è ammessa l’omosessualità, le donne sono oggetto di “vestiti adeguati”, non si devono bere alcolici (pensate alla gioia delle ditte di birra sponsor del mondiale!) e perfino per le turiste c’è stato l’obbligo di non indossare pantaloncini corti o magliette senza maniche, ma solo vesti che coprano ginocchia e spalle.

Perché - alla fine - resta poi la questione di fondo: ma senza una adeguata corruzione, chi mai avrebbe pensato di organizzare dei “mondiali” in un paese dove praticamente non si era mai giocato a calcio?

 

ADDIO A ROBERTO MARONI, LEGHISTA SIMPATICO

Se ne è andato a soli 67 anni Roberto Maroni, non solo “un leghista simpatico” ma soprattutto uomo corretto, ottimo ministro dell’interno e governatore della Lombardia, milanista. Lo ricordo con amicizia ed affetto perché scherzava e sorrideva sempre ed aveva un buon rapporto con tutti, ma dimostrando con coerenza un profondo senso del dovere e dello Stato.

Un esempio di persona per bene nel mondo politico e che avrebbe potuto ancora dare molto, alla Lega e all’Italia. Peccato che se ne sia volato via, davvero ci mancherà.

 

   Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 886 del 18 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MISS OTTO MILIARDI – MIGRANTI – IL REGALO DI TRUMP – SANZIONI A’ LA CARTE – IL DRAMMA DI MASSIMO GIORDANO – MONTESANO E LE IPOCRISIE RAI

 

BENVENUTA, MISS 8.000.000.000 !

Nei giorni scorsi siamo arrivati ad otto miliardi di esseri umani su questa terra. Quando frequentavo le elementari il maestro ci raccontava che eravamo due miliardi.

L’ottomiliardesima inquilina del mondo (voglio pensare sia una bimba) è probabilmente africana o indiana, aree con il più alto indice demografico e dovrebbe morire – se fortunata - all’inizio del prossimo secolo, quando secondo le proiezioni saranno (non “saremo”!) di meno perché sarà iniziata una fase di discesa demografica.  Intanto oggi la terra è comunque in grado di sfamare tutti, anzi, quasi un terzo del cibo viene buttato mentre due miliardi di terrestri soffrono di gravi problemi alimentari e alcune centinaia di milioni sono letteralmente alla fame. Quello che è insostenibile è il cattivo uso delle risorse, a cominciare da quelle naturali.

Questo anche perché l’1% della popolazione del globo ha la maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 20% (noi) consuma l’80% delle risorse.

Una terra sconquassata per colpa dell’animale-uomo, ovvero per colpa nostra. Ci pensassimo un attimo forse avremmo un po' più di cervello nell’organizzarci la vita e capiremmo che solo un po' di pace reciproca ci permetterebbe (tutti) di vivere meglio.

 

MIGRANTI

Il “trattato del Quirinale”, misterioso e molto demagogico patto di Draghi sui rapporti Italia-Francia recita all’articolo 4: “le Parti s’impegnano a sostenere una politica migratoria e d’asilo europea e politiche d’integrazione basate sui principi di responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri”.

Come pubblicato sul “Punto” della scorsa settimana, l’Italia – dati aggiornati al 16 novembre, ore 8 -  ha accolto nel 2022 ben 93.502 persone dal “fronte sud” (dei quali solo il 16% sbarcati da navi ONG) ma l’Europa – che a giugno si era impegnata di “ridistribuirne” 8000 - dall’Italia ne ha ricollocati solo 112, 38 in Francia e 74 in Germania. Un po' pochini…

Va bene che Macron è in minoranza in parlamento e deve far viso feroce o la Le Pen gli soffia i voti, ma anche la demagogia ha un limite e la silente Europa dovrebbe decidere con un po' di grinta che cosa fare: è scandaloso che la Germania plauda alle navi ONG che battono la sua stessa bandiera ma poi non accolga nessuno degli sbarcati a Lampedusa e dintorni e si arroghi anche il diritto di criticarci. Che il governo italiano alzi un po' la voce: per una volta siamo dalla parte della ragione.

 

IL REGALO DI TRUMP

Donald Trump torna in campo e annuncia la sua candidatura presidenziale per il 2024. Il miglior regalo possibile per i democratici che con Trump candidato rischiano di vincere un’altra volta le elezioni, magari anche riproponendo il sempre più spento Joe Biden. Mi auguro –  sono un convinto “repubblicano” – che in qualche modo si riuscirà ad arginare la candidatura dell’impresentabile Trump e che gli iscritti al GOP riescano a trovare nomi più credibili (e vincenti), magari cominciando dal governatore della Florida Ron DeSantis.

 

SANZIONI

Alcuni lettori mi accusano di essere diventato troppo “filo-russo” ma credo sia una sciocchezza: cerco di vedfere i fatti con obiettività, percepisco una informazione troppo sbilanciata e a volte preconcetta e piuttosto mi sento da sempre “filo-europeo” denunciando come ci stiamo facendo economicamente danneggiare dagli USA, anche se va dato atto a Biden di aver subito detto che i razzi ucraini caduti “per errore” in Polonia non fossero russi.

Sulla sempre più equivoca posizione di Zelensky ne riparleremo, rimaniamo un attivo sulla questione “sanzioni”.

Per esempio proprio il Wall Street Journal dava notizia di un “buco” nelle sanzioni americane che permette al petrolio russo di arrivare tranquillamente negli Stati Uniti dopo essere stato raffinato fuori dalla Russia. Nel caso specifico la raffineria era quella di Priolo e il petrolio russo arriva sotto forma di benzina sulla costa est americana. Questo perché le raffinerie di quell’area degli States producono la metà della benzina rispetto al 2018 e vi è crisi di approvvigionamento dell’area. La benzina insomma serve, va quindi importata e allora – con una “furbata” – gli USA fanno finta che non sia proveniente da petrolio russo.

L’Europa è in una posizione molto peggiore di quella americana perché non ha molte risorse petrolifere e non ce le avrà mai per una questione fisica e geologica.

Noi europei che siamo così fieramente contro la Russia e applichiamo (o dovremmo applicare) alla lettera  le “sanzioni” rischiamo però di saltare sotto il peso della crisi (e dei prezzi) visto che sostituire la Russia come fonte energetica si dimostra costoso e complicato. In questo gli Stati Uniti - che dipendono da Mosca infinitamente meno di noi - sono un esempio di realismo, ma soprattutto di assoluto menefreghismo sui “principi” quando fa loro comodo. Perché da noi queste cose non si dicono (e non si discutono apertamente)?

 

IL CALVARIO DI MASSIMO GIORDANO

Assolto con formula piena. È finita con l’esclusione di qualsiasi addebito la vicenda giudiziaria dell’ex assessore regionale e già sindaco di Novara (per 10 anni) avv. Massimo Giordano, già esponente di punta della Lega in Piemonte. La sentenza della Corte d’Appello di Torino ha visto confermata l’assoluzione in primo grado e respinto l’appello inutilmente proposto dalla Procura, dopo che Giordano era già stato assolto in primo grado.

Una vicenda assurda e surreale durata dieci anni iniziata sulle “voci” che Giordano avrebbe favorito come amministratore il gestore di un bar (!) e poi allargate (ad arte?) ad altre vicende che nulla c’entravano e che mi sono sembrate più che altro una scusa per tenere comunque aperto un procedimento che si è concluso con una doppia assoluzione, MA DOPO DIECI ANNI DI CALVARIO.

Un procedimento iniziato con perquisizioni in piena notte della Guardia di Finanza in casa e negli uffici dell’esponente leghista a sirene spiegate, titoli enormi sui giornali, servizi in Tv anche sulle reti nazionali, dimissioni inevitabili, rovina economica e politica E ALLA FINE… NULLA!

Chi risarcirà mai Massimo Giordano per il danno subito, le spese giudiziarie e di difesa che ha dovuto sostenere, la vergogna di cui è stato ingiustamente oggetto? Parliamo di assoluzioni con formula piena perché i fatti non sussistono: non dubbi, ma certezze e a questo punto perché il PM ha interposto appello dopo la prima assoluzione se era già venuta con formula piena? Giordano ha intanto perso il padre, gli è morta la moglie, si è vista rovinata la vita personale, professionale e politica: chi mai appunto lo risarcirà?

Possibile chi ha montato l’inchiesta e soprattutto l’ha voluta proseguire anche se non vi erano evidentemente indizi sufficienti non debba pagare nulla, in termini economici ma almeno di carriera? E quanti altri “casi Giordano” avvengono in Italia?

Perché nessuno mi toglie dalla testa che vi sia stata una evidente volontà persecutoria per distruggere l’immagine dell’esponente politico leghista allora più in vista in Piemonte, riconfermato sindaco a Novara dopo il primo mandato già al primo turno e con il 61% dei voti. Uno che oggi probabilmente sarebbe al governo, visto come era stato apprezzato a Novara e in Regione, ingiustamente distrutto.

Responsabilizzare anche la pubblica accusa mi sembrerebbe un dovere in un paese civile.

 

MONTESANO: L’IPOCRISIA SUBLIME

Stop alla partecipazione di Enrico Montesano a “Ballando con le stelle”: è la decisione della Rai, che definisce "inaccettabile" che l'attore abbia indossato durante una prova della trasmissione una maglietta con i simboli della Decima Mas e “Chiede scusa a tutti i telespettatori" (che peraltro non hanno visto nulla perché appunto era una sessione di prove). “E’ inammissibile – tuona la Rai - che un concorrente di un programma televisivo del servizio pubblico indossi una maglietta con un motto e un simbolo che rievocano una delle pagine più buie della nostra storia. Chiediamo scusa a tutti i telespettatori e, in particolare, a coloro che hanno pagato e sofferto in prima persona a causa del nazifascismo a cui proprio quella simbologia fa riferimento.”

Ricordato che il motto “Memento Audere Sempre” era semmai quello dei Mas che parteciparono con D’Annunzio alla “Beffa di Buccari” nella prima guerra Mondiale e che la X Mas - prima di diventare una forza armata della RSI - compì imprese eroiche contro gli inglesi durante la seconda, è evidente che in Rai non conoscono la Storia.  

Trovo però inaudito che un cittadino italiano venga sanzionato per una maglietta, peraltro neppure mostrata in trasmissione. Se Montesano fosse venuto con la maglietta dell’URSS, di Mao o di Stalin o Che Guevara allora andava bene? E chi indossa una felpa con il nome di una università mai frequentata in vita sua è forse accusato di falso o di plagio? Fino a prova contraria esisterebbe una Costituzione sulla libertà di pensiero e poi comunque Montesano ha chiarito bene che ha in casa centinaia di magliette e non era certo lì per fare propaganda “fascista”, ammesso che qualcuno ancora sappia cosa sia stata la Xa Mas.  Oltretutto proprio Montesano è stato consigliere comunale di Roma per il PDS (ora PD) e addirittura per tre anni eurodeputato proprio per gli ex comunisti!

Questa è quindi pura discriminazione politica, con la demagogia interpretata nel senso più idiota e semmai conferma la solita partigianeria del pseudo servizio pubblico RAI (che ad esempio non è stata indipendente nei giudizi sulle recenti elezioni USA ma spudoratamente schierata con i democratici in tutti i commenti). Mi auguro che Montesano tenga duro e con i suoi avvocati faccia causa alla Rai per indebita revoca del contratto: ha tutta la mia solidarietà, solo che poi a pagare dovrebbero essere “in proprio” i discriminatori, non la collettività che è obbligata a pagare il canone.

 

   Buona settimana a tutti!        

                                                                                                                      MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 885 del 11 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: ELEZIONI USA - VOGLIA DI PACE - MIGRANTI - LETIZIA SUPERSTAR

 

 

RON DESANTIS, RICORDATEVENE

Per le TV e i media nostrani le elezioni di martedì in USA hanno fatto scoprire Ron DeSantis, riconfermato governatore della Florida.

I lettori de IL PUNTO questo nome invece dovrebbero già ricordarselo bene perché è da molto tempo che scrivo che potrà essere un prossimo presidente americano.

Lo diventerebbe sicuramente già nel 2024 se Trump non si mettesse in mezzo a voler rovinare tutto con il suo egocentrismo e rischiando così di far perdere ai repubblicani le prossime elezioni.

Se Trump annuncerà la sua candidatura già la prossima settimana, saranno per gli USA due anni di divisioni, polemiche, inchieste, mobilitazioni collettive, veleni incrociati e da noi vi saranno migliaia di articoli, programmi, inchieste su Donald, il “cattivo” che vuol portar via il potere ai santi democratici che - come nelle fiabe a lieto fine – alla fine trionferanno sul male e che comunque se mai perdessero sarebbero sconfitti solo da elezioni truccate, magari da Putin.

Se il candidato repubblicano sarà invece DeSantis o qualche altro moderato, il GOP vincerà le elezioni alla faccia di Biden, sempre più rintronato.

Tornando a DeSantis: è un repubblicano di lontane origini italiane, è giovane e di destra, sta governando bene la Florida, è stato rieletto alla grande con un mare di voti rilanciando il proprio Stato ed affrontando il COVID con determinazione ma anche senza ipocrisie. DeSantis non ha (ancora) in mano il partito, ma certo è più presentabile di Trump che - se si candiderà - sarà il più grande alleato dei democratici. Mancano due anni, ma visto l’inesorabile declino dello spento Biden che ha portato i democratici a perdere il Congresso la partita è già aperta, nonostante i contorcimenti e i mal di pancia dei progressisti commentatori nostrani che monopolizzano i dibattiti TV.

 

VOGLIA DI PACE

L’ imponenza delle manifestazioni di sabato scorso per la pace in Ucraina sottolineano la credibilità dei sondaggi che hanno sempre sottolineato l’esistenza in Italia di una ampia minoranza politicamente trasversale del paese (che sta diventando aperta maggioranza) che chiede uno stop ai combattimenti e non vuole l’invio in Ucraina di altre armi italiane.  

Diciamoci le cose senza ipocrisia: fino all’altro ieri il governo “di larghe intese” imponeva di fatto un divieto politico a manifestare, con il PD da sempre il più spinto a scegliere la linea dura e armaiola contro Putin, mentre il M5S - pure al governo - si adeguava con pochi distinguo. Oggi, cambiato scenario, i Grillini scelgono la sponda del pacifismo e riprende subito forza quella sinistra anti-NATO che tenderà ad identificare sempre di più la guerra come una scelta del governo Meloni.

Il PD intanto gira come una trottola sbandando qua e là cercando soprattutto di far dimenticare le posizioni tenute fino ad oggi.

Stesso paradosso a destra, dove c’erano sempre state più o meno visibili riserve sull’intervento italiano e che oggi si trova spiazzata dalle manifestazioni di sabato della sinistra con il rischio di ritrovarsi a rappresentare da sola le posizioni NATO ed europee più estreme in una giravolta di posizioni per lo meno curiosa.

Presa dalla necessità di non dare spazio a critiche atlantiche prima delle elezioni, la Meloni ha voluto e dovuto scegliere la strada della continuità, pur sapendo benissimo che una buona fetta dei suoi elettori sarebbero i primi ad applaudire ad un progressivo sganciamento da posizioni di adesione acritica alla linea “dura e pura” fin qui seguita dall’Europa e dai suoi alleati. Vorrà marcare un prossimo distinguo? In molti lo sperano, anche perché di fatto le piazze sono state comunque un avviso italiano a Zelensky di cambiare i toni con invito a sedersi a un potenziale tavolo di pace perché l’appoggio alleato non è infinito e sempre di più le opinioni pubbliche chiederanno uno sganciamento controllato.

In questo senso forse proprio la Meloni potrebbe essere – progressivamente e senza stappi – la portatrice di una posizione nuova dell’Europa che si avvii ad aiutare l’Ucraina con impegni futuri sulla ricostruzione piuttosto che continuando con una acritica fornitura di altre armi.

E’ un momento in cui anche Putin è debole ed ha interesse ad una tregua perché dopo nove mesi questa guerra sta diventando una sconfitta anche per lui, soprattutto perché i due blocchi hanno capito che l’avversario è teoricamente insuperabile salvo usare armi non convenzionali, con il fronte di fatto bloccato, ma bisogna uscirne innanzitutto con una volontà di arrivare ad una conclusione.

Le parole vigorose e per me assolutamente condivisibili espresse anche in Bahrein da Papa Francesco – che ha assunto in maniera forte questa posizione già dall’inizio del conflitto, purtroppo non ascoltato – partono dal presupposto che occorre innanzitutto una volontà di tregua per cominciare a valutare la situazione e, soprattutto in vista dell’inverno, concedersi una pausa umanitaria.

Putin ha sì assunto il controllo di alcune province storicamente russe, Zelensky non può prescindere dall’ammettere questa realtà e su questo si può avviare una riflessione seria sui desideri delle popolazioni coinvolte non solo tramite referendum garantiti nella loro correttezza, ma anche aperti a chi è fuggito e vorrebbe tornare a casa.

Difficile pensare a eventuali formali rettifiche territoriali, ma si potrebbe spingere per creare una zona di larga autonomia garantita a livello internazionale, dove si possa costruire un’area smilitarizzata con la presenza di truppe neutrali a garanzia di tutti.

Ci si crede in queste possibilità? Le piazze dicono che è ora di insistere su questa strada e – aspetto importante – mettono anche in crisi la posizione oltranzista che la NATO ha assunto su questa vicenda a volte di aperta e inutile provocazione alla Russia.  

La NATO è una alleanza difensiva, ma è apparsa in mano più ai “falchi” che alle colombe, quasi volendo trovare in Ucraina una sua stessa ragion d’essere, visto che da decenni il “nemico” sembrava sempre meno pericoloso (e quindi la NATO contava di meno).

Al di là dell’ovvia ma confusa speculazione politica interna, le piazze di sabato chiedono di aprire uno spiraglio e di riflettere sull’incongruità di continuare in un assoluto muro contro muro.

 

MIGRANTI: SI RICOMINCIA (MA SI CAMBIA)

Tutto secondo copione: le ONG raccolgono migranti su prenotazione, cercano porti sicuri, Malta e l’Europa dicono di no, le navi battenti bandiera tedesca, norvegese, olandese ecc. stazionano per più giorni nel Canale di Sicilia (di imboccare Gibilterra e sbarcare a casa propria o nella progressista Spagna chi è a bordo non se ne parla neanche) e intanto cresce il dibattitto e la polemica tra i “buoni” e i “cattivi”.

La sinistra è “buona”, la destra è rude, insensibile e quindi “cattiva”, mentre l’Europa dà alte lezioni di moralità ma – salvo la Francia – non c’è stato uno straccio di governo che si sia offerto di prendersi in casa una quota di questi derelitti.

Ieri (giovedì) la Francia ha comunque tuonato “L’Italia è inumana!”. Dai dati ufficiali del Ministero dell’Interno si apprende che dall’inizio dell’anno al 9 novembre l’Italia ha accolto 89.826 persone sbarcate, 4.713 solo dall’1 al 9 novembre, ovviamente contando solo gli arrivi  “ufficiali”. Giudicate voi chi dovrebbe vergognarsi.

 

AAAA CANDIDATA OFFRESI

E volevate che Letizia Maria Brichetto Arnaboldi vedova Moratti salutata la giunta regionale lombarda e persa l’occasione di fare la ministro con la Meloni non stesse cercando un incarico, fosse anche dalle parti di Calenda & Renzi, almeno come futura candidata presidente del centro-sinistra-centro alle prossime elezioni in Lombardia?

Detto e fatto: lasciato un posto se ne prepara un altro e in quarantotto ore opplà la frittata è capovolta con Letizia Maria pronta a correre per il fronte progressista.

Senza offesa ed anzi con simpatica cordialità, la Signora Letizia - figlia e nipote di casate illustri, costellate di lombi nobili rigorosamente dai doppi nomi e dotata per stirpe di un patrimonio impressionante - non ce la fa a stare ferma un minuto e tantomeno a restare in seconda fila, né si pone il problema di un minimo di coerenza politica.

D'altronde - nella disperata ricerca di posti e visibilità – negli anni ha messo insieme un curriculum impressionante. Già presidente della Rai, di UbiBanca e di una infinità di altre società, ministra della Pubblica Istruzione, sindaco di Milano (poi pesantemente bocciata al secondo mandato, invano glielo avevano spiegato di non ricandidarsi), è una che “ci mette del suo” (in termini di milioni) quando gli servono per la campagna elettorale perché comunque ne ha quanti ne vuole.

Insomma, la Moratti era alla ricerca di una collocazione visibile: “AAAA candidata esperta, massimamente curriculata con patrimonio cospicuo, disponibilità immediata anche in anche casa altrui,  offresi.”  Assunta. 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 884 del 4 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BAROMETRO MELONI – RITORNO DI FINI? – RAVE PARTY – SPECULAZIONI SUL GRANO – LULA IN BRASILE – FOIBE DIMENTICATE.

 

Ringrazio i lettori che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente interessati alla lettura de IL PUNTO. E’ un modo concreto per renderlo più diffuso e quindi per “contare”-  tutti insieme - un poco di più!

 

BAROMETRO MELONI

E’ sempre interessante ascoltare “Circo Massimo”, il commento quasi quotidiano del direttore del “La Stampa” Massimo Giannini che – ovviamente – è da sempre contro “la signora Meloni” ma, a seconda del livello di astio quotidiano, fa ben capire il barometro di inc… dell’opposizione.

Per ora stiamo tranquilli: il decreto per i Rave Party è “la legge del manganello”, la Germania, dicendo di prenderci noi i migranti imbarcati sulle proprie navi umanitarie (che loro non accolgono) “Ci dà una bella lezione di umanità” mentre la Meloni “provoca”. Vabbè… Prendiamo atto non da oggi che i gruppi editorial-finanziari della sinistra sono contro il centro-destra, non è certo una novità.  Non sostengano però di essere “indipendenti”, perché allora proprio non sono credibili.

 

IL RITORNO DI FINI

Prima l’intervista alla stampa estera, poi il ritorno in TV dall’Annunziata, in molti si chiedono se Gianfranco Fini non stia meditando un suo rientro in politica dopo un decennio di totale oscuramento. Personalmente non credo ad un suo rientro e tantomeno che si schiererà esplicitamente con un singolo partito, ma non c’è dubbio che il nuovo scenario a guida Meloni abbia riportato interesse su un personaggio che – comunque giudicato – aveva dimostrato per vent’anni la volontà e la possibilità concreta di rinnovare profondamente la destra italiana.

Mai come in questo governo (e lo conferma anche la lista dei sottosegretari) quella che fu Alleanza Nazionale è tornata ad occupare con proprio uomini (e donne) molte caselle nei dintorni di Palazzo Chigi, ma non è questo il punto.

Il percorso politico di Fini è stato infatti una progressione politica che è partita fondando Alleanza Nazionale dalle ceneri del fu Movimento Sociale (1995) ma poi, negli anni, ha assunto posizioni a volte contrastanti con il cliché di una destra tradizionalista, conservatrice e in qualche modo “convenzionale”.

Chi ricorda il percorso politico di Fini - prima ancora di lasciare Berlusconi per fondare “Futuro e Libertà”, spinto anche da alcuni amici che aveva intorno che si sono poi mostrati delle autentiche serpi - ricorderà che su diversi temi “civici” od etici la linea di Fini era diversa perfino da quella del proprio partito, si pensi a quella sui referendum sulla procreazione assistita, e non è un caso che ad un certo punto con lui si schierarono persone che oggi – come Della Vedova – sono riapprodate su posizioni radicali o di +Europa, nei diretti paraggi del PD.

L’ex presidente della Camera ha più volte ribadito di non voler dare consigli a nessuno, di non voler porsi come un grillo parlante alle spalle della premier (con cui però non ha smentito di aver ripreso i rapporti) ma piuttosto di continuare a pensare che la destra italiana debba andare non solo oltre alla polemica fascismo-antifascismo, ma soprattutto  muoversi più spedita sul campo dei diritti civili, dell’integrazione, forse anche di una maggiore visibilità ed indipendenza dell’Italia nella politica internazionale.

Fini penso sia ben consapevole – credo con amarezza – di essersi “bruciato” anche per colpe proprie, e soprattutto per aver sottovalutato la continuità di Berlusconi di cui legittimamente si sentiva il successore (ma il Cavaliere sembra tuttora inossidabile, anche se a volte in maniera perfino patetica), ammettendo pubblicamente di aver sbagliato facendo confluire Alleanza Nazionale del “Popolo della Libertà”.

La storia non si costruisce con i “se”, piuttosto (anche perchè chi ha rappresentato per cinque anni la terza carica dello Stato non può certo accontentarsi di fare un sottosegretario qualunque) Fini ci tiene correttamente a dimostrarsi e confermarsi come il “padre nobile” (o almeno lo zio) di una destra che alla fine ha ora concluso la sua traversata oceanica dopo che lui stesso – e questa è una verità – per primo si mise a scioglierne le vele.

Non credo quindi che Fini voglia tornare “in politica” ma penso che lo ascolteremo più spesso, anche perché intervenendo dall’Annunziata si è confermato sobrio, concreto, propositivo almeno per i molti italiani che in lui avevano visto un suo futuro da premier e ne erano rimasti profondamente delusi e tristemente disillusi dieci anni fa.

In qualche modo il tempo ha rimarginato certe ferite, ed ecco che si percepisce la classe di un personaggio che resta comunque al di sopra della media politica italiana.

Come per Almirante nei suoi confronti a fine anni ’80 è forse scritto che tocca ad altre generazioni gustare il successo, comunque tenendo accesa quella fiamma di continuità ideale della destra italiana che – al di là del facile gioco di parole legato al simbolo di FdI – è però comunque una realtà.

 

RAVE PARTY: FINALMENTE !

“Buona la prima” per il nuovo ministro dell’interno Matteo Piantedosi che - senza violenza, ma con fermezza - ha fatto liberare l’area del non autorizzato “Rave Party” di Modena dove si stavano radunando almeno 3.500 partecipanti da mezza Europa. Chissà perché quello che non riusciva mai ai governi precedenti e soprattutto all’ex ministra Lamorgese (ricordiamoci gli episodi di Torino e nel viterbese l’anno scorso) si è dimostrato subito praticabile e - per il futuro - non mancheranno finalmente delle regole per organizzare questi pseudo convegni “musicali” abusivi con relativo sballo e spaccio di droga.

PD e Grillini hanno poi iniziato un fuoco di sbarramento e polemiche sul successivo decreto varato dal governo urlando alla “libertà” conculcata, ai rischi per la democrazia ecc.ecc. Posizione legittima, ma credo assurda e per provarlo si dovrebbero mostrare a lungo le immagini della “fauna” presente a Modena e dintorni, tanto difesa dal PD: vedere com’era conciata certa gente sarebbe la migliore pubblicità per le decisioni di Meloni & C. ricordando a Letta che "rave" in inglese significa appunto "delirio"

Se è comunque “libertà” lo spaccio di droga libera e di sostanze di ogni tipo insista pure il PD a difendere queste posizioni, ma governo e maggioranza vadano avanti!

 

IL PREZZO DEL GRANO

Afferma Joe Biden: “La sospensione dell'accordo sul grano da parte della Russia (dopo che nel porto di Sebastopoli erano state danneggiate da droni 4 navi russe - ndr) è scandalosa, la Russia sta nuovamente cercando di usare la guerra da lei iniziata come pretesto per usare il cibo come arma, colpendo direttamente le nazioni bisognose e i prezzi alimentari globali, e aggravando le già' gravi crisi umanitaria e l'insicurezza alimentare".

Forse non tutti sanno che l’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano (circa il 3% della produzione mondiale) contro i 93 milioni di USA e Canada. Il giorno dopo il blocco russo, il prezzo del grano sul mercato mondiale è di colpo aumentato del 7,7%.  Chi ci guadagna di più per questi aumenti?  E – soprattutto – chi ha fornito e mandato i droni a Sebastopoli, così come chi ha sabotato i gasdotti russi nel Baltico?

I russi sostengono le responsabilità della Gran Bretagna, ma se non mostrano prove è mera propaganda, mentre invece – se effettivamente le prove ci fossero – andrebbero ben valutate perché allora UE e NATO dovrebbero ripensare l’opportunità di continuamente inviare armi a Kiev. Mai come ora servirebbe trasparenza, purtroppo non c’è.

 

LULA VINCE IN BRASILE

Con meno di due milioni di voti di vantaggio e quasi 5 milioni di schede bianche o nulle (particolare poco ricordato dai media italiani, tutti schierati con Lula a cominciare dalle corrispondenze RAI)  Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto il ballottaggio ed è stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l'attuale presidente Jair Bolsonaro, che ha vinto però in 14 dei 27 stati brasiliani e ad oggi non ha ancora riconosciuto la sconfitta.

Non credo sia stato facile scegliere per i brasiliani: Bolsonaro non ha convinto durante il suo mandato e – complice anche il Covid - solo in parte ha migliorato la situazione economica dimostrando molta poca attenzione all’ambiente e ai più deboli, mentre Lula ha cementato il suo successo nelle classi popolari che con lui hanno goduto in passato di “bonus” di ogni tipo ed ovviamente lo hanno votato in massa, soprattutto nel nord del paese più povero e dove decine di milioni di persone in pratica vivono di sussidi pubblici.

La spaccatura del paese è stata evidente: con Bolsonaro i ceti produttivi, gli stati più sviluppati e le classi più ricche, quelle povere con Lula. Chi è stato recentemente in Brasile avrà notato come milioni di persone non lavorano, letteralmente accampate ovunque e con esasperate differenze economiche e sociali che nessuno dei due presidenti ha voluto od è riuscito a colmare.

Intanto la corruzione è pazzesca e Lula ne è stato a lungo espressione di vertice, anche se una scelta politica della corte suprema gli ha permesso di concorrere alle elezioni.

Il rischio è ora di un pronunciamento delle forze armate e di un ulteriore crollo dell’economia. Certamente la situazione brasiliana resta esplosiva.

 

FOIBE

I resti di oltre 3.200 persone, trucidate al termine della seconda guerra mondiale, sono state riportate alla luce da una foiba nella località di Kocevski Rog, in Slovenia. Si tratterebbe della più grande fossa comune scoperta fino a oggi: le vittime del massacro sarebbero in gran parte slavi, uccisi dai partigiani comunisti di Tito, impossibile sapere se tra di essi vi siano anche italiani deportati o residenti nelle terre italiane “liberate” dai titini. Ad oggi – va ricordato – nessuno sa con precisione quanti italiani siano stati infoibati e le autorità slovene hanno sempre fatto di tutto perché questa verità non emergesse mai.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 883 del 28  ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

ATTENZIONE:

La scorsa settimana ero all’estero e il mancato collegamento internet mi ha impedito di inviare IL PUNTO (già pronto!). Me ne scuso con i lettori e ringrazio quelli che mi hanno scritto segnalando il mancato arrivo, così come quelli  – numerosi – che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente interessati alla lettura.

 E’  un modo concreto per rendere IL PUNTO più diffuso oltre le migliaia di indirizzi che già raggiunge  e quindi per “contare”-  tutti insieme - un poco di più!

 

MELONI AL DEBUTTO

E’ partito il governo Meloni nonostante le difficoltà al momento di varare la lista dei ministri soprattutto per le resistenze e le prese di posizione berlusconiane. Adesso inizia il momento dei fatti e su questi andrà giudicata la nuova premier.

Per ora bene la “grinta” nelle sue dichiarazioni e negli interventi, buona la lista dei ministri e positivi certi piccoli particolari come l’aver scelto un’Alfa Romeo rispetto a una AUDI o aver ricordato l’assoluta necessità di tutelare l’Italia in Europa. Mi lascia invece perplesso il possibile aumento a 10.000 euro per l'uso dei contanti (5.000 sarebbe stato un limite più logico) con il suggerimento al governo di passare subito, piuttosto, a togliere le commissioni bancarie sulle transazioni minori. Buon lavoro!

 

BERLUSCONI ? UN NARCISISTA EGOCENTRICO