IL PUNTO di MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 932 del
1 DICEMBRE 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
..............................................................................................................................................................AI
LETTORI: Come ben sa chi mi segue da diverso tempo una volta all’anno verso
fine novembre IL PUNTO lascia i consueti temi di attualità per un numero
speciale dedicato ad un doveroso “report” sull’attività del VERBANIA CENTER che
ho fondato e seguo da ormai 42 anni. Un ringraziamento speciale a chi poi
decide di darci una mano: posso solo garantire che sono soldi spesi bene e
senza sprechi. Come lo facciamo potete leggerlo qui sotto…
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“ KABA KUKUNA ANDU” (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)
2023 : VERBANIA CENTER – RELAZIONE DEL 42° ANNO
Cari amici,
Come corre
il tempo! Cominciammo 42 anni fa – era il Natale del 1981 – quando nacque prima
il Pallanza e poi il “Verbania
Center” all’inizio come gruppo di amici e poi da 13 anni come
autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”.
Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del
Kenya, e da allora abbiamo realizzato ben oltre 100 progetti in Africa e in
America Latina.
Come sempre
vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più, insieme
a tutte quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono
impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che
abbiamo raccolto
RELAZIONE
FINANZIARIA
Ricordo che
dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione
Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse
gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di
adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi
raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative.
Quest’anno
le ENTRATE
sono state leggermente inferiori all’anno scorso ma sono state comunque
raccolti 9.639
euro. Gli
IMPEGNI c
omplessivi
nell’anno sono stati pari ad euro 9.800.
Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la
Fondazione è sceso da 3.063
euro a 2.902
euro alla data del 16.11.2023, mentre il FONDO PATRIMONIALE
resta invariatoa 73.454,00
euro.
In totale
dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center ha quindi superato
come raccolta i 647.000 euro che, salvo i
saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in
oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del
mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi
tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non
hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.
MOZAMBICO:
NACALA E MACHAVA
In
Mozambico continua la collaborazione con le iniziative della suora salesiana
verbanese Maria Luisa
Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono
concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve
infermiere (2.000 euro)
che si sono laureate nell’anno (e ringraziano tutti). Suor Spitti – che opera a
Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto (come sempre!) anche
aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle
milizie islamiche e in particolare per sistemare i tetti di alcuni edifici
scolastici. A questo fine abbiamo inviato 3.000 euro.
In
Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una
dinamica laica che lavora a Machava,
nella periferia di Maputo,
la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone
periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è
continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la
realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica,
stomatologia e pneumologia ci si è concentrati nel nuovo pronto soccorso, diventato
operativo nell’estate 2022.
Nell’ottobre
2022 Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto però
una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a
Verbania per accertamenti e cure. Appena rimessasi è ripartita ed è tornata
alla base dove per ora sta completando alcune opere collegate al nuovo pronto
soccorso (rampa di accesso, porte, impianto di illuminazione) per le quali
abbiamo versato 2.000
euro. Ho promesso un ulteriore aiuto per fine anno, vediamo se però disporremo
dei mezzi per concretizzarlo.
BURUNDI
Già da due
anni abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni
ai tempi di don Carlo e
Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 1.500 euro al centro di Kamenge, località vicino
alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per
costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa
che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due
realtà tribali hutu e tutzi. Stiamo collaborando alla realizzazione del nuovo
impianto fotovoltaico perché pur essendo vicino alla capitale Kamenge manca
molto spesso la luce elettrica. Abbiamo investito anche 300 euro in una
iniziativa di p. Isaie
Ntahouni che era il parroco a Kiremba di don Carlo Masseroni.
Con questa piccola cifra è stato avviato un allevamento di maiali da parte di
una cooperativa di handicappati della parrocchia che quindi possono trarne un
loro sostentamento e farne un piccolo commercio.
COLOMBIA
Una grande
notizia: chi ricorda il giovane (allora!) missionario della Consolata a
Loyangallany dove tutto iniziò? Mons.
Francisco Munera (che per noi però resta sempre “Pacho”!!) ha
fatto carriera e dopo essere stato 20 anni vescovo in Amazzonia è ora diventato arcivescovo di Cartagena
de Indias, grande città colombiana sul Mar dei Caraibi e la più antica diocesi
del paese. Cartagena – il mondo è piccolo! – è la stessa città
dove da alcuni anni collaboriamo con il dr. Gianfranco Chiappo che opera nelle
periferie tra i ragazzi di strada ed è originario della nostra zona. E’stata
una grande emozione rivedere Pacho quest’estate dopo tanti anni quando è stato
di passaggio a Zurigo, lo abbiamo messo in contatto con Chiappo e stiamo
lavorando ad un progetto comune per i giovani della città che spero decollerà
al più presto. Intanto sono stati destinati 500 euro per una iniziativa sportiva tra i
ragazzi dei barrios che inizierà ai primi di dicembre.
ETIOPIA
Tra i tanti
paesi in difficoltà e di cui si parla poco c’è l’Etiopia in cui si vive un
periodo di grande carestia. Quest’anno è iniziata una collaborazione con il CENTRO AIUTI PER L’ETIOPIA adottando a
distanza un ragazzo handicappato ospitato in uno dei loro centri.
Un impegno
anche per il futuro e per il quale nel 2023 sono stati versati 500 euro.
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LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER
Ricordo la
"filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è
riassumibile in pochi punti:
1) nessun
tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si
rendiconta
2) Quando
i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è
mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una
modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al
sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti
si sottoscrive un accordo con le autorità locali.
3) Ogni
intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così
rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che
viene realizzato ad evitare sprechi o cattiva manutenzione perché gli aiuti
internazionali sono pieni di fallimenti da “mordi e fuggi”. I soldi spesi vanno
impegnati bene e devono servire nel tempo.
...CHE PROSEGUE CON IL "FONDO"
Ormai oltre
13 anni fa il “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea
a fondo autonomo inserito nella Fondazione
Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a
sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura
della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio
producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono
finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e
lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni
dettaglio,
Chi
desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con
una donazione sul conto intestato
a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO
IBAN: IT81 O 03069 09606
1000 0000 0570 indicando però sempre: “al FONDO VERBANIA CENTER
– erogazione liberale per sostegno sua attività”
ATTENZIONE:
DA QUEST’ANNO LE OFFERTE AL VERBANIA CENTER VERSATE TRAMITE LA FONDAZIONE SONO
DETRAIBILI AI FINI FISCALI
GENTE DI
LAGO 3
E’ in
uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli
precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e
dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - come per gli
altri volumi - ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una
buona parte. Gli amici del Verbania Center possono richiedermelo
direttamente, personalmente o via mail, al prezzo speciale di 20 euro
spese di spedizione comprese.
Il ricavato
verrà devoluto al “Verbania Center” : PUO' ESSERE UN'IDEA SIMPATICA PER UN
OMAGGIO O UN REGALO DI NATALE CHE POSSIAMO FAR ARRIVARE DIRETTAMENTE A
VOSTRO NOME !!
Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it
Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e
dell’amicizia !
P.S. : Ogni
tanto mi chiedono da dove venga il motto “Kaba Kuguna andu” che in swahili significa
“E’ meglio fare del bene”. Era scritto sul tetto di un camion alla periferia di
Nairobi guidato da p. Lorenzo Cometto, missionario della Consolata. Con lui
c’era p. Antonio Bianchi, di Pallanza, che quest’anno ha compiuto 101 anni
(!!), eppure si dà ancora da fare.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 931 del
24 novembre 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news (con u grazie a chi mi invia nuovi indirizzi
di lettori): www.marcozacchera.it
SOMMARIO: E’ in
uscita GENTE DI LAGO 3 – Femminicidi tra tragedia, morbosità e
politica – troppe altre violenze dimenticate - Nuovo presidente in Argentina,
rischio di una crisi annunciata.
GENTE DI
LAGO 3
E’ in
uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di
personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni arricchito da molte
foto d’epoca. Come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia
collaborazione. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente
via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il
ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella
richiesta anche il proprio indirizzo postale.
Femminicidi: DELIRIO COLLETTIVO
Quando un
tragico fatto di cronaca nera viene trasformato in uno show mediatico si genera
una vera e propria morbosità perdendo le dimensioni umane e sociali del
problema.
Il caso di Giulia Cecchettin
ripropone un problema che, almeno statisticamente, va ricondotto in termini
complessivi corretti.
Per esempio
si è detto e ribadito (senza arrivare al delirio di definirli addirittura
“delitti di stato”, definizione comprensibile solo per il dolore della sorella
della vittima, ma immediatamente sfruttato dai media e vergognosamente da
alcune parti politiche) che per ridurre questi crimini occorrerebbe una serie
di interventi legislativi e culturali.
A parte la
nuova legge passata mercoledì anche al Senato, si è parlato di un delitto di
“patriarcato” e la solita Schlein
chiede di introdurre nei programmi scolastici la materia “Educazione dalle
relazioni”.
Ricordando
sommessamente che tutto il percorso pedagogico della scuola dovrebbe puntare
proprio a questo, vanno però anche conosciute le dimensioni vere del fenomeno a
sottolineare che - se prendiamo le statistiche disponibili a livello europeo in
alcuni paesi considerati “progressisti” e pro LGBT+ - i femminicidi
sono, rapportati alla popolazione, molto di più che in Italia.
Quanti
sanno che in Lettonia vi è una percentuale di 4,09 casi annui su 100.000
abitanti rispetto allo 0,4 % dell’Italia, ovvero dieci volte tanto? Anche lì
c’è un oscuro o bigotto “patriarcato” meloniano? Invece i casi sono molto meno
numerosi nel sud dell’Europa che non in Germania, Francia, Croazia, Austria o
Slovenia mentre il paese più “sicuro” per le donne è la Grecia con addirittura
solo 0,16 casi ogni 100.000 abitanti e le proporzioni non cambiano se ci si
limita a considerare i casi legati a conviventi o ex conviventi.
E’ ovvio
che i delitti sono sempre tragicamente troppi, ma è difficile pensare che
interventi legislativi possano incidere molto sui numeri assoluti del fenomeno,
mentre il dato più allarmante è piuttosto che il 46% delle donne uccise nel
2022/23 si sarebbero precedentemente rivolte – evidentemente invano – alle
Forze dell’ordine per denunciare violenze o minacce, ma la denuncia non era
servita.
Più che il
numero dei morti in sé si pone quindi il problema della violenza domestica che
è da prendere molto di più in considerazione del singolo omicidio-show tenuto
conto che moltissime donne probabilmente sopportano e non denunciano: avere il
coraggio di farlo conoscendo i propri diritti e i comportamenti da tenere dopo
una denuncia è il vero primo passo per salvarle.
In generale
– come sottolinea una attenta ricerca di Openpolis - nonostante un’opinione
diffusa legata a troppi film sulla mafia - l’Italia non è una società
intrinsecamente violenta, perché presenta comunque il secondo dato più basso
d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni
100 mila abitanti, ben al di sotto della media Ue (0,89).
Anche per
quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue
(0,38 contro 0,66) ricordando che in Italia si è passati complessivamente dai
1442 omicidi del 1992 ai circa 700 l’anno all’inizio del nuovo secolo per
scendere oggi a meno della metà di cui circa un terzo a danni di donne. Contano
evidentemente la netta diminuzione delle stragi di mafia e di camorra con
omicidi quasi sempre tra uomini.
Chiaramente
vi sono fatti che più colpiscono la sensibilità e l’opinione pubblica, ma anche
che “fanno audience” innestando lo show e la speculazione politica.
Anche
perché, secondo i dati statistici del 2021, per esempio i giovani tra i 15 e i
24 anni morti in incidenti stradali sono stati più di uno al giorno (e i feriti
ed invalidi uno sterminio): non sarebbero allora ben più urgenti corsi di
educazione stradale? Eppure tra le vittime della strada nella fascia di età tra
i 15 e 19 anni il numero di morti per milione di abitanti si alza a 51, in
quella tra 20 e 24 (ovvero i neopatentati) addirittura schizza a 74, valori ben
al di sopra delle medie continentali.
In questo
triste conteggio gli omicidi rappresentano comunque meno dell’1 per mille delle
morti in Italia, meno del 10% rispetto ai morti sulle strade e tutti gli
omicidi non sono che un quarto rispetto ai morti sul lavoro (che superano
ampiamente il migliaio) tanto da chiedersi se non sia più utile focalizzarsi
piuttosto anche sulla prevenzione di queste morti che troppe volte
ricevono ben poca attenzione dai media.
ALTRE VIOLENZE, MA DIMENTICATE
Concentrati
i media sull’omicidio Cecchettin poco spazio per altri tipi di violenza alle
donne che non sono solo episodi, ma quotidianità. Per esempio - come
giustamente denucia l'associazione "Aiuto
alla Chiesa che soffre" - le centinaia di
sequestrate dagli integralisti islamici di Boko Haram in Africa, perseguitate
solo perché cristiane o vorrrebbero studiare, oppure il dramma quotidiano di
milioni di donne nei campi profughi del mondo, le violenze in Afghanistan o in
Iran. Storie strazianti che non fanno quasi mai notizia, ma che dovrebbero
suscitare almeno unanime indignazione.
Chiedo solo
un po' di spazio anche per loro, per non dimenticare le loro storie e le loro
tragedie.
BARATRO ARGENTINO
L’autodefinitosi
“anarco-capitalista” Javier
Milei è stato eletto nuovo presidente dell’Argentina.
La vittoria
di Milei su Massa
(l’ex ministro dell’economia dato in partenza come favorito al ballottaggio)
alla fine è stata netta, ma molto meno chiare sono le prospettive
argentine anche perché il nuovo presidente è abbastanza indecifrabile come
effettivo soggetto politico. E’ sbagliato definirlo di destra o di sinistra:
Milei è un misto tra Donald
Trump, Bolsonaro e Beppe Grillo, è su posizioni iperliberiste
in economia (“aboliamo la banca nazionale e la moneta, rendiamo il dollaro
statunitense la valuta nazionale”) ma conservatore nelle scelte etiche (vicino
agli spagnoli di Vox, feroce critico di papa Bergoglio) ed ha condotto una campagna
elettorale all’insegna di molte contraddizioni e di slogan vulcanici quanto
demagogici. Alla fine ha vinto grazie all’appoggio determinante della terza
candidata al primo turno, quella Patricia Bullrich che forse sarebbe stata la
scelta più “centrista” e in qualche modo più rassicurante per l’incerto futuro
del paese. Milei ha di fatto accettato i suoi uomini e il suo programma e già
questa è una prima contraddizione di fondo che andrà superata.
La gente ha
votato Milei soprattutto per disperazione, sperando in un fatto nuovo, uno
stacco sul passato ma sottolineando comunque – almeno nella sua maggioranza –
la volontà di uno stop al populismo peronista “di sinistra” di cui Massa appariva
come il continuatore.
Un paese in
cui il cambio del dollaro varia da 350 a 950 pesos a seconda che si consideri
quello ufficiale o quello “nero” (peraltro pubblicato sui giornali) e un cambio
con l’Euro crollato del 50% in pochi mesi sottolinea una innegabile verità:
ancora una volta l’Argentina è sulla soglia del baratro finanziario, con
l’ennesimo fallimento pubblico in vista. Peraltro il cambio “nero” (che è poi
quello reale) un mese fa era oltre 1150 pesos quindi – in qualche modo – la
vittoria di Milei è stata vista come il minore dei mali dagli ambienti
finanziari.
Javier -
urlatore nato, scarmigliato, apparentemente matto scatenato, irrispettoso ed
irruente - si è presentato come leader del suo nuovo “partito della motosega”
(inteso come chi vorrebbe tagliare corruzione e privilegi) andando in giro
fisicamente con l’attrezzo e raccogliendo appunto i voti tra gli argentini
delusi, i giovani, i “produttori” rispetto alla sterminata platea di chi vive
di soccorso pubblico, ma senza dare – almeno in campagna elettorale -
alternative credibili e limitandosi a slogan roboanti. Francamente sembrava un
refrain dell’ “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” di grillina
memoria che è finito come si sa.
Una nazione
spaccata in due perché in Argentina metà paese vive appunto tra sussidi ed
elargizioni varie e – francamente – non sembra avere molta voglia di fare
sacrifici. Qui c'era lo zoccolo duro dell’elettorato di Massa che era il
ministro dell’economia del governo precedente e quindi è stato giudicato,
almeno dai ceti produttivi, come il responsabile del fallimento nazionale. I
suoi “amici” – fiutata l’aria – negli ultimi giorni sono passati in massa con
Milei determinando la sua vittoria
La
situazione economica del paese è infatti il primo problema: nessuno può più
permettersi di investire in aziende visto che un esportatore è obbligato poi a
vendere in dollari ufficiali e quindi preferisce trasferirsi in Brasile o in
Uruguay, ma si campa comunque in qualche modo lavorando e commerciando in
“nero” e senza pensare molto al domani, cullandosi nella speranza che comunque
qualcuno alla fine ci penserà. Prospera - o almeno sopravvive - chi ha appunto
accesso al mercato nero, chi ha esportato capitali e ha il tesoretto
all’estero, chi traffica in una condizione di progressiva iperinflazione e
dove, chi può, paga in pesos ma vuole dollari in cambio.
Proprio
ricorrere ad una iperinflazione programmata potrebbe essere alla fine una
strategia per ridurre il peso del pregresso deficit pubblico, ma è evidente che
questa mossa sarà comunque attuata mettendo ulteriormente in crisi la sanità, i
servizi, i pensionati ed i dipendenti a reddito fisso: un copione già visto che
rischierà di portare il paese a tumulti e proteste di piazza anche perché i
sindacati (notoriamente corrotti) erano tutti con Massa e non ci staranno certo
a perdere il loro potere politico ed elettorale.
L’unica
forza per l’Argentina restano e saranno le sue risorse naturali ed agricole
(anche se in buona parte ipotecate con i debiti internazionali) con il consueto
progressivo ed endemico aumento di differenze sociali nella speranza di non
ritrovarsi come vent’anni fa in un nuovo “corralito” (fallimento pubblico) tra
turbe di “cartoneros”, le folle di disperati che per mesi hanno campato vivendo
di rifiuti e riciclaggio di immondizie.
Nb: chi è
interessato a maggiori dettagli sulla situazione argentina può contattarmi o
leggere anche i miei articoli su IL SUSSIDIARIO.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 930 del 17 novembre 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: Esce
GENTE DI LAGO 3 - Non nascondiamo i drammi della guerra e il peso etico di
certe sentenze – Grillo non fa più ridere – Sciopero annunciato – Incontro
Biden-Xi, l'Europa ai margini - Un ricordo di Franca Olmi
GENTE DI LAGO 3
E’ in
uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli
precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e
dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e - - come per gli altri
volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona
parte. I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail
al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato
verrà devoluto al “Verbania Center”. UN'IDEA PER UN ORIGINALE REGALO DI
NATALE !
FATE VEDERE QUEI BIMBI
Non si
fanno mai vedere i volti dei bambini per via della “privacy” e a volte questo
ha un senso, altre volte la scelta è perché quelle immagini potrebbero
sconvolgerci. Forse avremmo tutti bisogno di vedere proprio i volti sfigurati e
i corpi dilaniati di tanti bambini che soffrono, uccisi o fatti a pezzi dopo
attentati o bombardamenti. Ci aiuterebbe a capire meglio l’orrore e
l’ingiustizia della guerra turbando (finalmente) la nostra delicata coscienza.
Avrei voluto vedere anche il volto della piccola Indi Gregory che
probabilmente sarebbe presto morta comunque, ma per la quale la “giustizia”
inglese ha dovuto accanirsi per volutamente farla morire subito. Quando le è
stato tolto pure l’ossigeno Indi ha comunque vissuto (soffrendo?) alcune ore.
E’ sempre
questione di coscienza: se bisogna togliere la vita ad una bambina di 8 mesi,
allora perché tenere in vita malati o anziani terminali, oppure feriti
senza più speranze? Attenzione, perché andando avanti di questo passo - senza
più dare un senso etico della vita - si curerà solo chi “conviene”, “può
servire”, "può farcela" (o ha i soldi per essere mantenuto in
vita).
GRILLO NON FA PIU’ RIDERE
Da tempo Beppe Grillo non fa più
ridere e mi ha lasciato molto perplesso il suo show un po' patetico e un po'
triste dal solito Fazio
(a proposito, Grillo ci sarà andato gratis o a pagamento?).
In buona
sostanza, a metà tra la sincerità e l’ironia, Grillo ha auto-ammesso di essere
politicamente un fallito, di essere stato un cretino nell’assegnare le redini
del M5S prima a Di Maio
e poi a Conte
e di aver fatto del male al nostro paese.
C’è
certamente chi ha fatto peggio di lui, ma sicuramente con le sue scelte
soprattutto negli uomini e donne chiamate a rappresentare il M5S ha ucciso una
speranza, una alternativa, una profonda volontà di milioni di persone che
volevano finalmente - e in buona fede - cambiare qualcosa.
Alla fine,
a parte Di Maio che si è personalmente ben sistemato con un vergognoso incarico
europeo, oggi il M5S è politicamente defunto, rientrerà nell’alveo PD, ha perso
attrazione ed appeal. Conte appare come sempre solo un grande narciso pieno di
sé, eternamente polemico e regolarmente ansimante. Grillo alla fine da politico
non ne ha azzeccata una, è stato una completa delusione e gli va dato atto di
essersene (finalmente) accorto. Meglio tardi che mai.
SCIOPERO GENERALE
Come poteva
non scioperare la CGIL che già a luglio aveva annunciato che lo avrebbe fatto
“Contro la manovra” anche se al tempo non c’era ancora? Avanti quindi
nonostante che l’Autorità garante degli scioperi lo abbia dichiarato
parzialmente illecito a tutela dei servizi essenziali per i cittadini.
CGIL e UIL
(non la CISL) si accodano a PD e M5S (o viceversa, ma è lo stesso). Scioperare
è un diritto sacrosanto, ma quando si trasforma in atto puramente politico crea
danni per tutti e sostanzialmente non serve a niente.
Riflettiamoci:
se in Italia si lavora circa 300 giorni l’anno, domeniche escluse (ma in realtà
i giorni di lavoro sono di meno) ogni giorno si produce circa lo 0.3% del PIL.
Lo sciopero di venerdì 17 (che sfiga di data!) lo abbatte quindi in
proporzione. Grazie Landini,
adesso siamo tutti più ricchi mentre il capo della UIL Bombardieri merita una
citazione super quando dichiara: “Noi
siamo sindacati, non siamo sindacati di sinistra, teniamo alla nostra autonomia
dai partiti” Bravo, chi ci crede alzi la mano.
XI-BIDEN, INTERESSA ANCHE A NOI
L’incontro
a San Francisco tra il leader cinese Xi
e Biden
comunque ci riguarda perché
segnala un disgelo nel Pacifico, il che potrebbe non essere una buona notizia
per l’Europa.
Contava
l’incontro in sé più che i suoi contenuti o i suoi improbabili risultati
diretti, perché questi vengono solo successivamente nella fitta serie di
meeting che si avviano poi ai vari livelli tra i rispettivi staff.
Entrambi i
leader vivono un momento difficile e non possono certo scoprirsi: Xi è alle
prese con una grave crisi economica perché il Dragone sta rallentando nel suo
sviluppo, ovvero sta continuando a crescere ben di più di Europa ed USA ma non
più con i ritmi degli ultimi decenni o anche solo degli ultimi anni.
La ripresa
post-Covid c’è stata, ma vengono al pettine molte questioni delicate interne
alla Cina a cominciare dalla bolla immobiliare che aveva puntato su un aumento
ben maggiore delle richieste, risorse e disponibilità per alloggi e che non si riesce
a riassorbire creando un forte malumore sociale.
Joe Biden
ha invece spinosi problemi interni: un Congresso che lo frena (due giorni fa
per esempio sono state sostanzialmente bocciate le richieste presidenziali per
nuovi fondi militari ad Ucraina e ad Israele), mentre la popolarità del vecchio
presidente è scesa ai minimi, con sempre più democratici che chiedono un cambio
di leader in vista delle prossime elezioni presidenziali e tra i quali cresce,
per esempio, l’appeal della figura volitiva del segretario di stato Antony Blinken.
L’
obiettivo – raggiunto - del summit era comunque quello di avviare il disgelo,
per "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la
competizione non sfoci in conflitto", ha ribadito Biden dopo le foto di
rito. Frasi che sono interpretabili anche come “ciascuno si faccia gli affari
propri, la controparte non si opporrà…”
Frase che a
Taipei non dev’essere piaciuta per niente perché infatti in Cina è stata
interpretata come una diminuzione di attenzione americana verso Taiwan, da
sempre oggetto dei pensieri di Pechino.
D'altronde
restano aperti molti scenari di tensione: dall’Ucraina ai reciproci rapporti
economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all'export
hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità nei costi di produzione.
Nel
post-vertice Biden (con un’uscita davvero poco diplomatica, tanto che ci si è
chiesto se Biden fosse completamente lucido) ha subito definito pubblicamente
Xi un ""dittatore, nel senso - ha tentato poi di sfumare – “che è
alla guida di un paese comunista”. Biden ha sottolineato – per evidenti
fini elettorali, ma quanto è credibile? - di aver comunque anche sollevato
durante il vertice i suoi timori sugli abusi dei diritti umani in Cina, inclusi
quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.
Se lo ha
fatto, Xi avrà annuito e sorriso con accondiscendenza, ma senza spostarsi di un
millimetro dalle sue posizioni.
Forse, alla
fine, entrambe le parti hanno davvero convenuto per ora solo di mettere dei
limiti al commercio del Fentanyl, l'oppioide sintetico prodotto in Cina a basso
costo che va di gran moda in America dove miete decine di migliaia di vittime
ogni anno.
Poco spazio
per i problemi ambientali (conta prima il business!), nella conferenza stampa
finale Xi è rimasto nel vago alla richiesta americana di contribuire alla
de-escalation sia in Medio Oriente (soprattutto facendo pressione sull'Iran
perché non allarghi il conflitto) che per le forniture militari alla Russia per
il conflitto in Ucraina (in questo caso il pressing sollecitato da Biden valeva
per l’Iran, ma anche per la Corea del Nord).
Il leader
cinese continuerà quindi a restare il principale alleato militare e politico di
Putin e – anche solo per ovvi motivi di alleanze e investimenti cinesi in Medio
Oriente e soprattutto per l’importanza degli scambi commerciali ed energetici
con le nazioni arabe – resterà intatto l’appoggio di Pechino alla causa
palestinese. Possono sembrano tutte solo chiacchiere scontate, ma la macchina
diplomatica si è rimessa in gioco: USA e Cina si riavvicinano.
Sullo
sfondo – ignorata e lontana – resta l’Europa, sempre più sola e ai margini di
un mondo che ha ormai il cuore sulle sponde del Pacifico più che
dell’Atlantico. Europa che non ha più un suo ruolo credibile e conta sempre di
meno. Possiamo illuderci con tante chiacchiere “green” o sui massimi sistemi,
ma una siamo un continente sempre più vecchio e marginale.
Forse
dovrebbero capirlo soprattutto gli europei.
FRANCA OLMI
Credo
doveroso un breve ricordo della prof. Franca
Olmi, scomparsa nei giorni scorsi, da sempre attenta lettrice
di queste note (e che non esitava a telefonarmi per lunghi commenti...)
Insegnante
e preside, se nel 1992 è nata la nostra provincia del VCO dobbiamo dire grazie
anche al suo impegno, così come fu la prima ed attivissima presidente
dell’allora neonato Parco Nazionale della Valgrande.
Consigliere
ed assessore al Comune di Verbania la ricordo anche per un aspetto personale:
quando fui ingiustamente messo sotto processo nel 1989 per una questione
squisitamente politica ebbe il coraggio di venire in tribunale a deporre in mio
favore. Non era facile - allora - per un assessore di sinistra andare a
difendere pubblicamente un oscuro consigliere comunale del MSI, ma Franca non
si sottrasse a quello che riteneva essere il Suo dovere per rendere omaggio
alla verità.
Anche per
questo La ricordo con affetto e tanta commozione.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n.
929 del 10 novembre 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
(Grazie a
chi mi manda altri indirizzi di potenziali lettori!)
Sommario: Piccole
proposte di pace – Albanesi brava gente? – Indi: diritto alla vita -
Povero Soumahoro che paga per tutti – riflessione sull’unità nazionale.
PACE, E
NOI?
Personalmente
possiamo fare poco per ottenere una pace anche provvisoria in Medio Oriente
come in Ucraina e in tante altre parti del mondo, però possiamo “fare pace”
intorno a noi. Perché questa settimana ciascuno di noi non si impegna per fare
una “piccola pace” in famiglia o tra colleghi di lavoro? Una cosa intima, ma
che sia vera. Mille piccole paci non risolvono i problemi mondiali, ma ci fanno
migliorare tutti e soprattutto ci faranno stare meglio aiutandoci anche a
capire come solo questa sia la strada da seguire.
IMMIGRAZIONI…
VIA ALBANIA
Giorgia
Meloni ha spiazzato la concorrenza proponendo un’idea che condivido,
ovvero di organizzare il trasferimento direttamente in Albania di chi chiede
asilo politico in Italia per essere verificato prima di aver libero accesso nel
nostro paese.
Così
facendo la Meloni ha rilanciato con una azione concreta ed innovativa
l’immagine di un governo che sul tema immigrazione giocava in difesa, subissato
dalle critiche per le ondate di sbarchi a Lampedusa.
L’idea di
“dirottare” i migranti prima che tocchino il suolo continentale potendo fare un
primo screening per le richieste di asilo politico è ottima, tenuto conto che
questa motivazione è oggi spesso solo una scusa per coprire invece una
migrazione “economica” che, almeno in teoria, dovrebbe viaggiare su altri
canali.
Va ricordato
infatti che ad oggi quasi tutti i richiedenti asilo “politico” NON ne hanno i
titoli e requisiti ed infatti già poche ore dopo lo sbarco spariscono dai
controlli.
Lo stop
temporaneo in Albania garantisce invece di identificare ed assistere meglio e più
velocemente i “veri” perseguitati politici, destinando così le risorse
risparmiate all’assistenza dei migranti economici.
Un accordo
che avvicina oltretutto l’Albania all’Italia ma anche all’Europa e sullo sfondo
crea le premesse per una progressiva, ulteriore integrazione del piccolo stato
balcanico nella UE.
Così
facendo la Meloni ha anche spiazzato l’opposizione che rosica ma non convince
visto che il PD - ovviamente critico per dovere d’ufficio – è costretto a
giudicare l’intesa “Un accordo che sembra configurarsi come un pericoloso e
ambiguo pasticcio” (per me interpretabile con un “…peccato, se ci avessimo
pensato prima noi…”). Molto brutta la mossa della Schlein di chiedere
l’espulsione del partito albanese del premier Edi Rama dal gruppo socialista europeo per
“collaborazione con il nemico”: un ricatto politico molto poco “democratico”.
Tacciono i
centristi, ma i satelliti della Schlein come +Europa e il solito Bonelli di “Alleanza
Verdi e Sinistra” arrivando a sostenere che “Praticamente si sta creando una
sorta di Guantanamo italiana” confermano che l’opposizione non percepisce più
minimamente lo stato d’animo dei cittadini che – a torto o ragione – giudicano
necessario un ben maggiore filtro agli ingressi.
Infine la
Meloni soffia la palla a Salvini
che tace ed acconsente, ma è stato di fatto dribblato proprio sul suo stesso
terreno e sicuramente mastica amaro.
Tutto bene,
quindi? Calma perché se l’idea è buona fin qui è solo tutta teoria visto che i
centri decolleranno solo a primavera e quindi vanno prima bene organizzati.
Sicuramente
l’accordo rafforza comunque l’asse Roma-Tirana con l’Italia che è da tempo il
primo partner commerciale dell’Albania e che in futuro avrà sempre più bisogno
di un suo sfogo adriatico. Non è certo un’impresa coloniale, ma un accenno a
creare quella zona d’influenza italiana che da tempo era sparita dal
Mediterraneo e che proprio in chiave immigrazione ha tutte le necessità di
ricostituirsi anche perché se
l’idea funzionerà sarà più facile replicare i centri di accoglienza
direttamente in Tunisia e in Libia con vantaggi per tutti e finalmente
tagliando le unghie ai trafficanti impuniti di carne umana:
meglio traversare il Mediterraneo già identificati, con le carte a posto e
in aereo che rischiare i soldi e la vita in mezzo al mare.
Palazzo
Chigi ha spiegato che la giurisdizione dei due centri sarà italiana, che i
migranti sbarcheranno direttamente a Shengjin e l'Italia si occuperà delle
procedure di identificazione realizzando un centro di prima accoglienza e
screening mentre a Gjader realizzerà una struttura “modello Cpr” per le
successive procedure. L'Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la
sicurezza e sorveglianza in un paese che già vede un'importante (dimenticata)
presenza di forze dell'ordine e magistrati italiani.
Se andrà in
porto quest’idea sarà davvero strategica per affrontare meglio in futuro la
problematica dell’immigrazione in Europa. Vedrete che - se funzionerà -
altri paesi seguiranno l’esperimento italiano.
INDI DEVE
MORIRE !
Non riesco
a capire dal punto di vista etico ma soprattutto umano perché la piccola Indi
debba morire per volontà di una Corte di giustizia inglese che rifiuta venga
trasferita in un ospedale italiano dove possa essere assistita. Forse morirà
comunque (se non lo sarà già quando leggerete queste note) ma scientemente
negarli il diritto alla vita ed obbligare i medici a staccare la spina quando
altri vogliono continuare a curarla lo trovo di una disumanità sconcertante.
“POVERO”
SOUMAHORO
Vogliono
cacciare l’on. Soumahoro
dal parlamento per infedeltà nelle dichiarazioni sulle spese elettorali. Non è
giusto, perché allora chissà quanti deputati dovrebbero andare a casa, ma sono
stati solo più furbi nel presentare le carte. Non è poi nemmeno sportivo
prendersela più con lui per moglie e suocera gaudenti sulla pelle degli
immigrati ed ora agli arresti domiciliari: è come picchiare un pugile già KO.
Piuttosto
andrebbero perseguiti quelli
che hanno chiuso gli occhi per anni sulle sue cooperative truffaldine senza
fare controlli e soprattutto colpire i suoi sponsor politici, quella
sinistra farlocca e demagoga che lo presentò alle elezioni, facendolo votare
definendolo “Un laureato in
sociologia. una figura importante, un attivista sociale e sindacale che da
vent’anni difende le persone invisibili, i senza voce e le lavoratrici e i
lavoratori della filiera agroalimentare e tanti altri dell’era dell’economia
digitale. Oltre alle sue lotte sul campo, Aboubakar Soumahoro è scrittore che
cerca di concettualizzare le sue lotte per coniugare azione e pensiero in
un’ottica della giustizia sociale e ambientale. In Italia, in Europa e a
livello globale». Parole testuali pronunciateb dal verde Angelo
Bonelli, il 10 settembre 2022 alla presentazione del candidato PD e Verdi a
Bologna in posizione “blindata”.
Ad oggi
neppure hanno ancora avuto la faccia di chiedere scusa ai propri elettori!
Riflessione: ”L’UNITA’
NAZIONALE”
Ricordo
bene – ero ragazzo – il 4 novembre 1968. Era il 50° anniversario della Vittoria
e molti reduci vivevano ancora. Per festeggiarli gli era stato concesso il
titolo di “Cavaliere di Vittorio Veneto” e una modesta pensione (anche per
allora) di 60.000 lire all’anno. In casa si festeggiava mio nonno Felice che –
caporalmaggiore del genio pontieri – aveva contribuito a far passare il Piave
agli alpini ai piedi del Grappa.
Purtroppo
lo Stato non fece in tempo a consegnare per l’anniversario né la pensione (che
giunse l’anno dopo) né la piccolissima medaglia d’oro con nastrino tricolore
che accompagnava la pergamena del cavalierato da consegnare ai superstiti,
tanto che i figli ne comprarono una copia consegnata solennemente al
pranzo del 4 novembre tra la commozione di tutti e ancor oggi la conservo come
prezioso ricordo di mio nonno.
Da allora
il tempo trascorso è più che raddoppiato e la prima guerra mondiale è vagamente
ricordata ai ragazzi solo attraverso i libri di storia. Sabato scorso sono
passato davanti al monumento ai caduti della nostra città partecipando alla
consueta cerimonia.
Guardavo le
autorità schierate, il picchetto, labari e gonfaloni, ma dietro non c’era
nessuno.
Non c’erano
la gente, i ragazzi, neppure qualche scolaresca come quando eravamo bambini e
ci davano una bandierina tricolore da tenere in mano: nessuno.
Il 4
novembre è ufficialmente la “Giornata delleFforze Armate e dell’unità
nazionale” ma - ridotte le forze armate - dov’è l’“Unità Nazionale” e –
soprattutto - come viene coltivata?
Certamente
è positivo che nessuno oggi si sogni più di sparare agli austriaci ed abbiamo
tutti in tasca il comune passaporto europeo, ma mi sembra si sia anche dissolto
non tanto l’aspetto “nazionale” - che salta fuori al massimo per le partite di
calcio degli azzurri – ma anche il senso di appartenenza, di coesione, di
comunità.
Questo non
è un bene, ma il risultato dell’aver confuso per molti anni non solo il
concetto di nazione con il nazionalismo, ma anche per aver voluto abbattere
scientemente ogni simbolo, ricorrenza, sentimento, principio di appartenenza ad
una comunità. Così il senso del dovere, di compartecipazione, di reciproca appartenenza
nel bene e nel male ad un popolo, si è volatizzato e si è perso.
Si può dire
che ciò è avvenuto forse perché questo era un obiettivo della fu sinistra
italiana, cui rispondeva una destra che lo ammantava di eccessivo nazionalismo
e quindi progressivamente usciva dal tempo, fatto sta che il concetto di
appartenenza si è perso. Cosa in cambio ci abbiamo guadagnato? Forse nulla e
quindi ci resta solo la perdita.
Appartenere
ad un popolo, ad una società, ad una comunità che abbia radici in un preciso
territorio sia cittadino, regionale ma soprattutto nazionale impone non solo di
accettarne le leggi, ma anche di sentirsi compartecipe alla sua crescita e alla
sua evoluzione e - vocabolo desueto – capire che a volte per ottenerlo servono
sacrifici.
Quei nomi
scritti su tutti i monumenti ai Caduti d’Italia e d’Europa rappresentano un
esempio estremo di sacrifico e di solito non sono nomi di eroi, ma di ragazzi
spinti nelle trincee a sparare ad altri ragazzi “con la divisa di un altro
colore”, come il Piero cantato da Fabrizio De André.
Certamente
c’erano e ci sono tanti altri modi di “servire” il proprio paese, quello che si
chiamava “Patria” nome oggi desueto e nascosto, celato quasi con diffidenza,
timore, sospetto.
Eppure una
comunità cresce e si cementa proprio soprattutto nel momento del sacrificio che
– come i doveri – si tenta appunto di nascondere ed esorcizzare all’insegna del
futile, del sorriso forzato, dei consumi inutili pur ammantati spesso di pseudo
modernità ecologica od ambientale. Siamo strani: si litiga o si discute di
riforme costituzionali, di presidenzialismo o premierato, di parlamentari
eletti o meno dai partiti ma non si discute di noi, degli italiani.
Pensieri
che in un giorno grigio e in una piazza semivuota davanti ad un monumento ai
caduti scivolano via come le foglie di quest’autunno arrivato di colpo, eppure
ti lasciano in bocca un sentimento amaro, di dubbio e di tristezza.
BUONA SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 928 del
3 novembre 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Grazie a
chi mi invierà altri indirizzi cui spedire lquestanewsletter!
PREGHIAMO…
Ci stiamo
già abituando alle terribili immagini da Gaza, abbiamo già dimenticato i
terroristi di Hamas che giocavano al tiro al bersaglio sui ragazzi israeliani
al rave party, è scomparso dalle cronache anche il conflitto in Ucraina con
Kiev che sostiene di aver ammazzato addirittura 300.000 russi (trecentomila (!)
altro che le pietraie del Carso...). Siamo una società strana che gioca ad
Halloween ma non ricorda e rispetta i propri morti, che pensa a sé stessa e se
ne frega dei drammi del mondo, che parla di “valori” ma poi non li osserva, che
consuma e spreca ma si riempie la bocca di green e demagogia. Non può
funzionare un “Occidente” così (ed infatti non c’è più) travolto dal voluto,
costante abbattimento di ciò che significava impegno, ricordo, coerenza, Fede.
Chi ritiene di avere un minimo di senso di responsabilità lo spieghi ai più
giovani, ai suoi figli e nipoti che andando avanti così c'è solo
l'autodistruzione. Anche il Titanic sembrava bello e sicuro, inaffondabile, ma
invece è affondato alla prima occasione.
FINALMENTE
(ALMENO) IL PREMIERATO
Se ne è
parlato pochissimo e non so se il governo di centro-destra riuscirà
nell’impresa, ma sarebbe un grosso risultato portare a casa una riforma
costituzionale che preveda i vertici dello stato – o almeno del governo –
eletti direttamente dai cittadini. Una riforma necessaria se si crede nella
stabilità e nell’alternanza facendo in modo che chi viene eletto abbia la
possibilità di avere davanti alcuni anni di governo per dare un senso alla
propria esperienza e non solo puntare all’emergenza, all’estemporaneo consenso
o alla demagogia, come nel recente passato.
Credo che
in una democrazia seria i cittadini dovrebbero poter esprimere sempre più
spesso e direttamente la loro opinione senza che poi venga ribaltata con
alleanze di governo che accolgano transfughi e traditori del voto ricevuto. La
figura del (della) premier è importante ma ancor di più lo sarebbe il
Presidente della Repubblica che pure vorrei vedere eletto dal popolo con
funzioni di garanzia, ma anche con la autorevolezza necessaria che non può
venirgli da un voto parlamentare sempre oggetto di baratti.
LE PAROLE
SPENTE DI MATTARELLA
Mentre si
parla di elezioni dirette del premier è legittimo, con pacatezza e serenità,
criticare un presidente della Repubblica? Credo di sì, soprattutto considerando
comunque Sergio Mattarella
una persona perbene ed onesta, forse un po' troppo appiattita sui luoghi
comuni. L’ho apprezzato per molti anni quando sedevamo insieme nella
Commissione Esteri alla Camera, ma quello che a volte mi lasciano deluso sono
le sue parole che spesso mi appaiono logore, scontate, ripetitive, in
definitiva non sbagliate in sé, ma sostanzialmente inutili. Certo che il ruolo
di un Presidente in Italia oggi è poco più che simbolico, ma c’è una via di
mezzo che Mattarella potrebbe assumere, come fecero Pertini, Cossiga o Ciampi
in passato.
Per
esempio, che senso ha il dichiarare a proposito della UE che “Sui migranti
occorre studiare e definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e
approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà
da parte dei governi”? Una frase così non significa niente, può
intendersi che bisogna bloccare le frontiere o - al contrario - aprirle al 100%
ed infatti ciascuno le interpreta come vuole.
Così come
le sue esternazioni in Portogallo di poche settimane fa al meeting dei capi di
stato europei sul conflitto ucraino quando, anziché ricordare l’art. 11 della
Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) oppure insistere perché l’ Europa
si faccia promotrice di vere iniziative di pace (come ad esempio cerca di fare
papa Francesco) Mattarella ha sostenuto che vanno invece continuate le
forniture di armi “Perché se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di
aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un
conflitto generale e devastante: per questo serve mantenere altissima la
coesione europea perchè solo così si può evitare il rischio di un conflitto
mondiale". Poi però, un attimo dopo, lo stesso Mattarella nota “Che in
Europa, ma anche in Italia, si allargano crepe, segnali di naturale stanchezza
nel sostegno dei cittadini e della politica all'azione del governo di
Kiev.” E quindi, presidente, che si fa? Mi sembravano, al confronto,
molto più chiare le contemporanee parole dei presidenti della Polonia e
dell’Ungheria, criticatissimi da sempre su questi temi cui a breve si
aggiungerà anche la Slovacchia.
Polonia ed
Ungheria (come la Slovacchia) confinano con l’Ucraina, dovrebbero essere le più
minacciate, come teme Mattarella, da un ipotetico attacco russo, eppure nello
stesso vertice portoghese su questi argomenti è stato molto più chiaro Andrzej Duda (polacco)
che sui migranti ha ribadito: "Noi abbiamo subito una guerra ibrida,
migranti che sono stati spinti verso i confini dell'Ue e di Schengen che noi
dobbiamo proteggere. Noi dobbiamo rendere quindi le frontiere dell'Ue più
efficaci. Questo vuole il nostro popolo, questo noi facciamo". Oppure la
presidente ungherese Katalin
Novak sul conflitto: "Noi supportiamo l'Ucraina, ma io
rappresento il popolo ungherese che vuole la pace e che si eviti quindi con
altre armi l'escalation del conflitto…”.
Sui
problemi italiani - a parte i messaggi di cordoglio e le commemorazioni, oppure
l’antifascismo quotidiano, dato per scontato - c’è spesso un odore di muffa
nelle parole presidenziali, mentre si tace su molti problemi concreti. Per
esempio: Mattarella è formalmente il capo della Magistratura, ma lo avete mai
sentito rimbrottare un giudice, oppure prendere posizioni precise, nette,
chiare sulla politica che da anni purtroppo corrode il CSM da lui stesso
presieduto?
E nelle
stesse commemorazioni, pur passati i decenni, troppi luoghi comuni e mai un pò
di chiarezza. A 60 anni dai 3.000 morti del Vajont – per esempio - dovuti di
fatto alle complicità e traffici di un potere democristiano che in Veneto aveva
molti tratti della mafia siciliana (sia pur con il rosario in mano) non sarebbe
stata l’occasione giusta per sottolineare quelle dirette responsabilità
politiche e la pavidità di una magistratura che alla fine non ha praticamente
condannato nessuno lasciando per decenni migliaia di famiglie nel lutto e senza
neppure adeguati indennizzi? Macchè, solo parole di fredda circostanza, nessuna
concretezza. Pertini, Ciampi, Cossiga trasformato il Quirinale dandogli
un’anima, Mattarella svolge invece con algida compostezza il Suo ruolo, ma non
riesce mai a scaldare i cuori di nessuno.
FAKE NEWS
Mi arrabbio
quando vedo pubblicate sul web notizie palesemente false, esagerate o
letteralmente inventate al solo fine di stuzzicare la curiosità dei lettori che
- cliccandoci sopra alla ricerca di dettagli - vengono poi sommersi da
una valanga di pubblicità. Su tutti segnalo “Libero.it” (che non c’entra nulla
con il quotidiano dallo stesso nome) che quotidianamente inventa balle
colossali (la settimana scorsa ha annunciato un ictus per Putin), disastri
naturali fortunatamente esagerati, morti strane alla corte d’Inghilterra, oltre
a tutti i tradimenti possibili tra star e divi vari). Non è un modo corretto di
dare le notizie, ma il pubblico riesce a capirlo?
FILM E
CONTRIBUTI
Siamo
sicuri che i fondi pubblici destinati a tanti film e ad altre forme “culturali”
siano spesi beni e non coprano invece spesso interessi politici, spettacoli
ideologicamente schierati (di solito a sinistra) con spettacoli di basso
livello anche se "firmati" da compagni di grido? Chi stabilisce
seriamente se un film meriti o no un contributo? Vedo pellicole insulse ma
politicamente ideologizzate precedute dall'avviso di aver goduto di contributi
pubblici e penso che sono anche soldi miei. Film sponsorizzati anche se poi non
vanno nelle sale, non hanno pubblico, tra l'altro quasi sempre con attori
dall'acuto accento romanesco.
Secondo
un’inchiesta pubblicata su “Qui Finanza” e dati Adnkronos i contributi
pubblici al settore sono notevolmente aumentati negli ultimi anni passando da
423,5 milioni di euro nel 2017 a 850 milioni nel 2022, circa 745 milioni
quest’anno.
Dai
documenti pubblicati emerge però anche il vertiginoso aumento dei cachet ad attori
e registi coinvolti. Si fa il caso della serie “A casa tutti bene”, diretta da Gabriele Muccino, che è
stata finanziata con 2,1 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito
d’imposta e per la quale il regista avrebbe dichiarato un compenso di 2,2 milioni
di euro, o gli 1,4 milioni per Paolo
Genovese, il regista della serie ‘I Leoni di Sicilia’ - uscita
sui canali Disney+ nei giorni scorsi - che ha ricevuto finanziamenti per un
totale di 8,7 milioni, così come molto ingenti appaiono i compensi per altri
film finanziati e diretti da
Luca Guadagnino, Edoardo Gabriellini, Saverio Costanzo, Joseph Wright.
C’è poi il problema del pubblico visto che alcuni film finanziati avrebbero
fatto registrare un clamoroso fiasco. E’ il caso di ‘Prima di andare via’, diretto
da Massimo Cappelli,
che avrebbe ricevuto un contributo pubblico di 700.000 euro, ma registrando
poi solo 29 spettatori in sala. Complessivamente oltre 20 film finanziati
avrebbero avuto meno di mille spettatori ciascuno con incassi di poche migliaia
di euro, ma con finanziamenti pubblici totali per 11,5 milioni. Come si
determina concretamente il livello culturale di uno spettacolo, al di là delle
immancabili raccomandazioni? Insomma, chi controlla i controllori?
Per questo
comprendo e condivido quindi il disagio pubblicamente espresso dal ministro Sangiuliano, ovviamente
criticato dai diretti beneficiati. .
BUONA
SETTIMANA A TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 927 del 27 ottobre 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:
www.marcozacchera.it
GRAZIE AI LETTORI CHE MI INVIERANNO ALTRI
INDIRIZZI A CUI SPEDIRE "IL PUNTO" !
SOMMARIO: Un anno di Meloni – Odio in Medio
Oriente – Magistrati chiari e comprensibili - la buffonata della
“privacy” – CGIL in sciopero
CORRE IL TEMPO
E’ già passato un anno di governo Meloni. Dovessi dare sinteticamente dei voti ne
darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza, un’
insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del
previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a
immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece
“Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico
dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente
difficile.
In generale il governo si è dimostrato
coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.
Non mi poi ha convinto, in parte, la
politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse
il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR
tentando di avere per l' Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel
Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato
spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per
mancanza di una concreta strategia futura.
Maggioranza parlamentare complessivamente
coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a
ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere
ed è a rischio liquidazione.
Le recenti vicende personali della
premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e
comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere
capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di
profonda umanità.
Sinceramente non è pervenuta invece
l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte
alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra
davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte.
Divisioni e crisi infine anche nel Terzo
Polo, ma
Renzi è un
abile furbone e politico navigato: risorgerà.
ISRAELE, ONU, GAZA:
PUNTI FERMI
Nella mattanza in corso in medio Oriente
mi permetto ricordare due aspetti:
1) Fate tornare indietro le lancette
dell’orologio al 6 ottobre. Non c’era In corso nessuna particolare tensione, in
Israele era giorno di festa, al confine con Gaza era in corso un Rave Party con
centinaia di giovani, il confine era tranquillo e poco presidiato. C’è stato un
attacco improvviso, organizzato, premeditato, violento, con la cattura di
centinaia di ostaggi e l’uccisione a freddo di centinaia di persone innocenti,
bambini compresi. Un attacco di sorpresa, micidiale, brutale, e - dopo
l’attacco - centinaia di miliziani di Hamas sono rientrati a Gaza insieme agli
ostaggi. Israele avrà mille colpe pregresse, ma nulla giustificava quello
specifico attacco se non la fredda volontà di uccidere, rapire, distruggere,
scatenare reazioni e in definitiva far ripartire una nuova guerra, come è
infatti puntualmente avvenuto.
2) Gaza è una città assediata dove milioni
di palestinesi vivono da sempre tra mille difficoltà e dove migliaia di
terroristi di Hamas sono infiltrati da anni nelle case, nei garage, nei
palazzi, negli ospedali, nei centri di raccolta. Lo fanno volontariamente, ben sapendo
che la contraerea israeliana colpirà esattamente il punto di partenza dei
missili (che sono piccoli tubi trasportabili ed occultabili) e quindi obiettivi
civili. Se il razzo parte dal balcone di casa tua verso Israele che è a due
passi, chi ha lanciato il colpo subito scappa, ma la reazione (automatica,
neppure controllata manualmente) colpisce dopo pochi secondi il tuo stesso
balcone e la tua famiglia innocente, cosa che Hamas sa benissimo e in
definitiva desidera per alimentare odio e terrore.
Israele o non reagisce o coinvolge
innocenti, ma secondo voi cosa deve fare?
Questo spiega, però, perché conquistare
militarmente Gaza sia impossibile senza una carneficina, che comunque non
risolverebbe il problema e quindi per Israele sarebbe una iniziativa suicida.
Se si vuole risolvere la crisi palestinese bisogna comunque trovare un accordo,
un compromesso, ma come si fa a farlo se ci sono nel mondo “geni del male” che
vogliono lo sterminio dei popoli? Se voi foste israeliano, come reagireste? E
se voi foste palestinese? Caliamoci nelle realtà, nei problemi, nei drammi
personali di chi è involontariamente coinvolto e non può neppure fuggire ! Ma
se non c’è via d’uscita salvo il reciproco sterminio totale ecco come solo
dialogo, comprensione, tempo, volontà possono portare ad un compromesso ed a
una pace - o almeno alla sopravvivenza - ma se si alimentano e si giustificano
le azioni come quella del 7 ottobre invece si vuole la guerra e qundi il
contrario della pace.
Israele ha mille responsabilità da decenni,
ma è grave che un segretario generale dell’ONU non abbia avuto il coraggio di
sottolineare con forza chi abbia innestato la “scintilla” del nuovo scontro e
in qualche modo l’abbia giustificata. Se le nazioni del mondo volessero
davvero la pace porterebbero truppe ONU a presidiare e garantire Gaza,
smantellerebbero Hamas e le altre organizzazioni fondamentaliste
imponendo per contro ad Israele tutta una serie di condizioni. Ma l’ONU
non ha la forza di farlo, addirittura alcune nazioni come l’Iran vogliono la
guerra per odio viscerale e atavico contro gli ebrei ed i musulmani sunniti:
Anche per questo purtroppo si continuerà ad odiare ed a morire.
CHIAREZZA
La Giustizia nelle sue decisioni deve
sempre essere chiara e comprensibile. Ieri 26 ottobre il Consiglio Superiore
della Magistratura ha emesso il seguente comunicato in merito al “Caso
Apostolico”, la giudice di Catania nota alle cronache. Lo ripropongo
integralmente certo che tutti i lettori capiranno perfettamente il suo
significato.
"La verifica circa la pendenza
di numerose richieste di apertura di pratica a tutela scaturite da espressioni
ritenute dai proponenti lesive della autonomia ed indipendenza della
magistratura ha indotto la commissione a deliberare preliminarmente
(all'unanimità) la analisi urgente delle stesse per valutarne la riunione alla
nuova pratica, ritenendo assolutamente necessario affrontare il tema con la
completezza che merita".
Auguri di completa comprensione.
PUBLIC PRIVACY (?)
Quanta ipocrisia: compiliamo tonnellate di
documenti sulla privacy, paghiamo una inutile Autority che costa milionate (e
chissà poi perché questi sostantivi vanno scritti sempre con la y finale, quasi
non ci fossero identici termini in italiano), scarabocchiamo tante firme su
documenti spesso illeggibili e incomprensibili (avete mai letto il testo di un
documento per aprire un conto in banca, andare dal medico o ritirare un
certificato?), ma ci dicono che tutto avviene per "tutelarci".
Poi anno in rete i fuori-onda (rubati)
dell’ex compagno della premier Meloni e tutto allora diventa lecito perché è
“politica”. Mi chiedo quali siano i limiti concreti dell'informazione e
se sia corretto mettere in pubblico immagini rubate a tradimento, volgari
quanto volete, ma ricordando allora che sono altrettanto volgari milioni di
barzellette triviali, immagini, dialoghi e battute da bar. Dove comincia e dove
finisce la privacy? Perchè se si tocca un politico o un presunto VIP la privacy
non c'è più, ma a partire da quale livello? Da quale base di reddito o livello di
notorietà si può liberamente entrare o meno nel tritacarne mediatico? E perché
in una indagine a volte per gli imputati ci sono solo le iniziali e per altri
lo sputtanamento completo, salvo poi essere assolti?
Lasciamo perdere il buongusto e le questioni
private di una coppia: ma è lecito, corretto, questione di buon gusto o solo
per una malcelata volontà di distruzione politica che sono andate in onda le
immagini di "Striscia" sull’ex partner della Meloni come tante altre
immagine “rubate” che circolano sui social. Mi sembra tutta una grande
ipocrisia collettiva dove il "privato" è inteso sempre a piacimento,
modello fisarmonica. Smontiamo allora questa inutile pantomina sulla
"privacy", oppure si ammetta pubblicamente il fallimento di una
normativa che esiste solo per forma e mai per la sostanza.
P.S. Sulla separazione della Meloni ho
ascoltato anche la pesante ironia della comica Littizzetto che a “Che tempo che
fa” non ha fatto ridere neppure il pubblico in sala, mentre mi sono chiesto
come mai “Striscia la notizia” in tanti anni non abbia allora mai minimamente
ironizzato sulle “performance” amatorie del fu Cav. Silvio Berlusconi: gossip
ed immagini non sarebbero certo mancate...
LO SCIOPERO
ANNUNCIATO
Essendo la CGIL notoriamente preveggente
già da luglio era stato annunciato uno suo sciopero generale contro la
“finanziaria” (allora neppure in gestazione) ora messo ufficialmente in
cantiere in data da destinarsi. Nessun preconcetto contro il governo, ovviamente.
Il problema è che effettivamente questa
legge finanziaria è limitata, bloccata dal deficit e dal buco imponente del
bonus 110% edilizio che pesa per tre volte tanto sui fondi dello stato. Eppure
allora la CGIL non lo criticava e ancora il M5S insiste oggi a difendere questo
mostro legislativo che ha aiutato una minima parte di contribuenti, ma che
stiamo pagando tutti. A parte la protesta contro le misure economiche (non
giudicate sbagliate in sé dalla CGIL, ma giudicate minime rispetto al necessario)
la protesta è perché non è stato ridotto il deficit pubblico. Ottima idea, ma
il deficit chi l’ha creato: la Meloni?
BUONA SETTIMANA A
TUTTI!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 913 del
9 giugno 2023 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it Sommario: Sono in Canada e quindi questo numero de
“Il Punto” è un po' precotto, mi scuso con i lettori, ma non mi pare che in
Italia stiano succedendo cose stravolgenti. Qui comunque nessuno parla di PNRR
o di Ucraina, piuttosto di incendi boschivi. Intanto leggo che è stata fatta
saltare una diga al confine russo con disastri ambientali ed accuse reciproche.
I servizi segreti USA “Tendono a ritenere che le responsabilità siano russe”
Frase più da Ponzio Pilato che sibillina visto che gli americani possono
perfino vedere dai satelliti una persona che si soffia il naso, ma ancora una
volta non c’è nulla di chiaro. Per esempio dopo nove mesi ufficialmente non
sappiamo neppure chi abbia distrutto l’oleodotto russo del Baltico, bloccando
“a prescindere” le forniture di gas russo all’Europa. A Washington
evidentemente ci considerano ben poco e ci raccontano quello che vogliono, ma
hanno ragione visto che l’Europa in campo diplomatico e strategico sembra
assente e paralizzata, purtroppo anche per potenziali iniziative di pace.
PS: leggo
ricostruzioni assurde e fantasiose sul naufragio di una barca sul Lago Maggiore
che a bordo aveva degli 007 più o meno in pensione. Date retta ad uno che il
lago lo conosce bene: non c'è nessuna spy story dietro, ma solo l'imprudenza (o
l'incoscienza) di non aver tenuto conto di un temporale in avvicinamento e di
aver "taroccato" una barca sopraelevandola senza rendersi conto degli
effetti del vento. Nessuna ironia perchè ci sono stati di mezzo quattro
annegati, ma bisognerebbe scrivere meno sciocchezze... DROGA
LIBERA Venite,
venite a vedere in Canada. Visitate la British Columbia e troverete panorami
stupendi e una natura meravigliosa come ho la fortuna di vedere da alcuni
giorni. Passeggiando per Vancouver però sono rimasto colpito per aver visto per
la prima volta in vita mia, in pieno centro e di mattina, due ragazzi sfasciati
su altrettante panchine con ancora la siringa piantata nel braccio. Vivi o morti
non lo so (il giorno prima uno probabilmente morto era piantonato dalla polizia
su un marciapiede a due passi dal bellissimo palazzo del tribunale, tutto
aiuole e fontane) certo spettacoli sconvolgenti. Sono
rimasto sorpreso da questi fatti, poi sono andato a controllare ed ho scoperto
che la “progressista” e liberal British Columbia (BC), degno specchio del
premier Trudeau (quello
che il mese scorso ha attaccato la premier Meloni per presunti azioni
discriminatorie verso il mondo LGBT+), dopo aver già da alcuni anni
completamente liberalizzato la cannabis anche per uso “ricreativo” (testuale)
dal 31 gennaio ha completamente liberalizzato anche l’uso e il possesso delle
droghe pesanti: eroina, morfina, cocaina, metanfetamina, ecstasy e il fentanyl,
l’oppioide sintetico cento volte più forte della morfina che dopo aver travolto
gli USA è diventata la droga più diffusa in Canada. Ha spiegato il ministro
della saluta della BC Jennifer
Whiteside “Siamo convinti che la droga sia un problema di
salute, non un problema penale: dobbiamo fare questo ulteriore passo per
permettere di superare la vergogna e lo stigma” Venite, venite allora a vedere
gli effetti di questa democratico-progressista liberalizzazione e poi qualcuno
si farà pur delle domande sulle sue conseguenze concrete. Intanto, secondo i
dati ufficiali, le morti per overdose negli ultimi due anni nella sola British
Columbia, sono state 4.400, più di quelle dell’intera epidemia di Coronavirus.
Ipocrisia nell’ipocrisia - ma a conferma che a proposito di droga c’è una
cultura tutta di sinistra sulla libertà di bucarsi – in Canada non potete
comprare una bottiglia di vino o di birra in un supermercato, ma solo negli
appositi store mostrando la carta d’identità, così se volete comprare un
pacchetto di sigarette, ma solo se maggiorenni. Insomma “bucarsi” va bene,
fumare “light” o peggio bere un bicchiere di vino assolutamente no…fa male alla
salute! L’EUROPA CI
RADDRIZZERA’ ANCHE LE BANANE ? L’Europa ci
sta abituando a intervenire su tutto. Purtroppo non ci chiede mai un’opinione
sui grandi temi di politica estera, economica o sanitaria, sull’effettiva
opportunità del MES o sulle politiche “di genere”, né ci fornisce con un po' di
trasparenza i costi dei vaccini e gli affari della Ursula Von den Leyen, ma
in quanto alle questioni “green” non la batte nessuno. E’ di
questi giorni l’avvio delle nuove norme europee in materia di imballaggi che
stanno creando un putiferio politico ed economico tra le aziende produttive e
vedono l’Italia schierarsi – almeno a livello governativo - contro alcune delle
nuove norme volute da Bruxelles. Partiamo da
una innegabile verità: produciamo troppi rifiuti da imballaggi e l’obiettivo
principale è quindi di ridurli. Per questo, secondo l’Europa, servono
contenitori riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per le bevande.
Teoricamente è perfetto, solo che conseguentemente saranno progressivamente
vietati tutti quelli monouso per frutta e verdura, oltre ai flaconi e
contenitori di piccole dimensioni. Diverse
misure mirano inoltre a rendere gli imballaggi completamente “riutilizzabili”
(prima ancora che riciclabili, non è una sottigliezza) entro il 2030 con
sistemi tra cui l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale
obbligatorio per le bottiglie di plastica, di vetro e i contenitori in metallo
per liquidi alimentari fino a tre litri. Il
funzionamento sembra estremamente semplice e bello: acquistando una bottiglia
d’acqua, una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore verserà
una cauzione che gli verrà restituita nel momento in cui restituirà il vuoto in
appositi contenitori. Questo in
teoria, perché al lato pratico vi sono infiniti problemi organizzativi
soprattutto per i negozi che non siano grandi supermercati e molti contenitori
di oggi sono di difficile riuso. Pensate ai contenitori della frutta, a una
busta di insalata, a una bottiglia di vino. Così come strutturato, il
regolamento europeo andrebbe di fatto a colpire soprattutto i settori del vino
e dell’ortofrutta, due punti di forza del Made in Italy e più esportati
all’estero. Certamente
se il vino verrà venduto invece del vetro in una confezione tetrapack questa
avrà componenti riciclabili, ma come riusare una bottiglia di vino senza
l’attrezzatura per il re-imbottigliamento, a parte la qualità del prodotto?
Coldiretti chiede dunque di correggere l’attuale proposta eliminando i divieti
per il monouso di frutta e verdura sotto il peso di 1,5 Kg. Pensateci:
avete mai comprato una busta di insalata da un kilo e mezzo? Serve per un
condominio, non per una famiglia! Di fatto ci sarebbe ben maggiore spreco
alimentare e si tornerebbe alle vendite sfuse (con quali garanzie di igiene e
qualità?), con merci che andrebbero poi comunque riposte da qualche parte.
Certo la vecchia sporta di vimini delle nostre nonne fa molto green, ma spesso
è di fatto oggi improponibile. In teoria, però, le norme europee sembrano
logiche o almeno tese a ridurre la produzione degli involucri, ma è qui che
l’Italia insorge: la gran parte della plastica e del vetro già oggi è
biodegradabile o riutilizzabile come materia prima e le aziende italiane ne
sono produttrici-leader: eliminare il sistema vorrebbe dire fare
tecnologicamente una marcia indietro danneggiando i paesi – come il nostro –
dove il riciclo ha ormai una percentuale molto elevata. Non c’è
dubbio che in generale serva una forte coscienza ambientale, così come è
assurdo e brutto veder buttar via nell’ambiente a milioni le bottiglie di
plastica (che però già oggi vengono tutte riciclate, se opportunamente
differenziate) ma l’approccio europeo sembra – come quasi sempre – non voler
tener conto delle difformità culturali e storiche, per esempio per le bottiglie
di vino in vetro da 0.75 che tutti utilizziamo. Alla fine
una volta di più è una scelta anche politica, di marketing, di aiuto a un certo
ciclo industriale rispetto ad un altro e salvo arrivare poi a situazioni al
limite dell’assurdo, come tutti possono verificare leggendo già oggi
l’etichetta-monstre di un panettone o di una colomba pasquale (che non si fanno
né in Svezia né in Finlandia) in vendita nella UE. Alla luce
delle norme già oggi in vigore, infatti, l’europeo ecologicamente conforme
dovrebbe suddividerne l’imballaggio come già oggi appare appunto sulle
etichette. Ovvero -
mangiato il panettone! - la confezione di cartone andrà gettato
nella carta, il sacchetto contenitore nella plastica,
lo stampo di cottura nell’organico, mentre
il laccetto andrà nel metallo e
la maniglietta ancora nella plastica o negli scarti vegetali a
seconda di che cosa è fatta. Assurdo?
Facciamoci intanto e comunque anche un onesto mea-culpa: mentre a Bruxelles si
disquisisce e si arriverà a voler raddrizzare le banane intanto troppi di noi
restano maleducati, ignoranti ed imbecilli, ovvero italianissimi che continuano
a buttare i rifiuti lungo le strade, vedere per credere.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n. 912
del 2 giugno 2023 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it SOMMARIO: Il centrodestra si impone ai
ballottaggi a conferma dell’apprezzamento alla Meloni e finalmente di un
miglioramento - a livello locale - della sua classe dirigente. Guai in vista invece per il PD e una Schlein deludente e senza
idee chiare. Anche la Spagna svolta a destra e si profilano elezioni europee
nel ’24 estremamente importanti.Una nota doverosa su Danilo Toninelli e una
riflessione sul terremoto in RAI dove a sinistra c’è una fuga in corso:
occasione per una riflessione seria sul servizio pubblico televisivo. AMMINISTRATIVE: SCHLEIN-CRACK Il centrodestra vince ovunque, salvo che a Vicenza, nei
ballottaggi delle amministrative di domenica scorsa con risultati “storici”
come il successo ad Ancona, ma soprattutto rivince in città già strappate al
centro-sinistra nel 2018 confermando quindi di essere stato capace di
amministrare bene e questo per me è l’aspetto più importante. Bis nelle isole, dove a Catania il mio amico avv. Enrico Trantino
(figlio dell’indimenticabile e tuttora attivo Enzo Trantino, parlamentare e principe
del foro italiano) ha vinto al primo turno con il 66,1% dimostrando che
credibilità, serietà e qualità personali si seminano nel tempo e non si
improvvisano. Risultati complessivamente sorprendenti (e perfino inattesi,
visto che di solito nei ballottaggi il centro-destra è perdente), da onorare
ora con comportamenti amministrativi seri ed impeccabili. Il PD è in crisi forse perché sta diventando “né carne né pesce”
(in tutti i sensi, anche di genere…) e la neo-segretaria Elly Schlein appare
incapace di dare risposte minimamente chiare appiattendosi solo su slogan o
posizioni confuse, demagogiche e contraddittorie come sul PNRR o le armi
all’Ucraina, forse in attesa di chiarimenti interni. Crolla anche il M5S dove
la poco credibile demagogia di Conte
evidentemente non paga. E SE ANCHE LA SPAGNA… Anche la Spagna vira a destra ed è questo il chiaro verdetto
delle elezioni amministrative che hanno interessato domenica buona parte del
paese, tanto da indurre Sanchez a chiedere al Re di sciogliere le Cortes e
andare a votare il prossimo 23 luglio. Anche in vista delle elezioni europee
dell’anno prossimo, la sconfitta di Sanchez - personaggio “modello Schlein”
(o viceversa) - apre scenari interessanti per futuri governi di centro-destra
a Madrid e per la potenziale costruzione di un “fronte-sud” politicamente
omogeneo rispetto al centro-sinistra di Bruxelles. Sempre di più l’Italia
deve però svolgere un ruolo di catalizzatore dei problemi mediterranei – in
primo luogo per la gestione dell’immigrazione a livello europeo - e il
risultato spagnolo, dopo quello greco, va in questo senso. Certamente le
prossime elezioni europee assumono un’importanza crescente per invertire
l’attuale rotta europea su troppi temi etici ed economici. MEA CULPA: SORPRESA TONINELLI Per puro caso ho ascoltato nei giorni scorsi una intervista di Gomez a Danilo Toninelli, ex
ministro grillino delle infrastrutture e dei trasporti che - dopo due mandati
parlamentari – per coerenza non si è più ricandidato ed è tornato a fare il
suo modesto lavoro di assicuratore. Ho ascoltato parole chiare, dirette, animate da una onestà
intellettuale che mi è sembrata sincera, in personaggio incommensurabilmente
migliore di altri balordi ex M5S alla Di
Maio. Mi è piaciuto il suo bucare lo schermo con
disarmante franchezza ed ho pensato che forse ho fatto male a criticarlo in
passato perché – almeno come persona – meritava maggiore ascolto, sia in tema
di rapporti con Autostrade che per la gestione dei lavori pubblici, ma anche
- e soprattutto - per il suo modo di intendere la politica. Approfondimento: POST FAZIO-FAZIOSITA’, SAVIANO E L’ANNUNZIATA Lucia Annunziata se ne va dalla Rai non per un fatto
preciso, ma perché “non condivide nulla di questo governo”. E chi le ha
chiesto qualcosa? Ma da quando una giornalista del servizio pubblico (e che
quindi dovrebbe essere indipendente per definizione) dopo aver guadagnato
milionate di soldi nostri se ne può uscire così, sottolineando ancora una
volta la partigianeria politica del suo ruolo, dopo che per decenni – come Fazio – ha
imperversato indisturbata con i SUOI programmi, i SUOI commenti, le SUE
interviste, le SUE parolacce, le SUE interruzioni quando era obbligata a
convocare (finalmente) un ospite non allineato. Ma un teleutente qualsiasi
non dovrebbe avere IL DIRITTO di chiedere conto della faziosità
dell’Annunziata, visto l’ OBBLIGO assurdo a pagare il canone ad un’azienda
che ha consumato risorse inenarrabili, ha mortificato infinite volte la
verità con la sua pseudo-informazione lottizzata propagandata ai tele-utenti
che - come bovini - non hanno mai avuto la possibilità di esprimere un
parere, una critica, un confronto? Vada avanti senza indugio il governo a ripulire per quanto
possibile questo carrozzone e se qualcuno se ne va per conto suo, ponti
d’oro. Tanto sappiamo tutti che l’Annunziata avrà un prossimo seggio
graziosamente offertogli dal PD (già alle prossime europee?), così come
avvenne per la Gruber,
Sassoli ecc.ecc. Quello che chiedo al governo Meloni è piuttosto di mettere al posto
dei compagni che se ne vanno non dei “camerati”, ma gente in gamba, attenta,
simpatica: facce nuove per rinnovare una TV pubblica che per me ha comunque
poco senso, ma che – se proprio dobbiamo tenercela – sia allora pluralista
vera. Pluralismo non significa bilanciare i secondi per questo o quel partito
in nome di una pseudo par-condicio, ma per offrire inchieste coraggiose,
indagini serie (su tutti), ospiti pluralisti e dibattiti veri e non precotti.
E’ davvero chiedere troppo? Se la Rai fosse costretta finalmente
a campare senza canone imposto, reggendosi con le proprie gambe (così come da
sempre le altre TV commerciali della concorrenza, a cominciare dalle reti
Mediaset che spesso la battono a costo zero per il contribuente) credo che -
per cominciare - taglierebbe i suoi costi spesso esagerati, gli sprechi, le
assunzioni pilotate ecc. ecc. Di questo, per cominciare, ne avremmo molto bisogno. Ma se queste cose sono andate avanti per decenni (e non mi
illudo che cambieranno) è stato anche per l’incapacità del centro-destra ad
occuparsi sul serio della RAI che non deve essere intesa come posto utile per
imbucare l’amica-attricetta di turno, ma da presidiare seriamente,
quotidianamente, contestando gli sprechi così come le forzature a sinistra
che sono andate avanti indisturbate per anni. Dov’era la “commissione parlamentare di vigilanza” quando c’era
da IMPORRE pluralismo e trasparenza proprio all’ Annunziata, a Saviano, a Fazio e
compagnia cantando? Luciana Littizzetto ha concluso il suo show tra gli
applausi scroscianti degli astanti (messi lì a pagamento) affermando “Cara
Rai, restiamo amici, chissà magari un giorno ci rivedremo, spero in un’Italia
un po’ diversa. Un’Italia dove la libertà sia preservata e dove il dissenso
sia sempre leale…e non dimenticarti mai che il Servizio Pubblico è di tutti. Di quelli che la
pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario,
persino di quelli che non sono andati a votare” Parole sante, sottoscrivibili, ottime, ma quando mai nella sua
trasmissione si è visto un vero pluralismo? Forse che l’onnipresente Saviano
non ha sempre connotato ogni suo intervento in un attento e preconcetto
discorso politico? Questi monologhi andavano ed andrebbero controbilanciati,
ma nello stesso tempo potrebbero mettere in luce una realtà che spesso a destra non si
ha il coraggio di ammettere ovvero l’incapacità a proporre una propria
visione e alternativa culturale. Fino ad oggi la scusa poteva essere quella della mancanza di
spazio nella Tv pubblica, ma adesso – se ci si crede veramente in un progetto
globale - sono nuovi valori (e volti) che devono emergere, mentre il rischio
è di riscoprirsi spaventosamente indietro rispetto alla sinistra, dove la
cultura ha fatto “sistema” sicuramente auto-referenziandosi, ma potendo
disporre anche di un grande parterre preparato negli anni, esattamente come
nel mondo della scuola, delle amministrazioni locali, della magistratura.
Questo è il compito immane che ha davanti la Meloni e - tra alleati scomodi e
incrostazioni varie- sicuramente non sarà facile per lei come per tutti
uscire dal tunnel e riveder le stelle. . CON L'AUGURIO VERO DI UNA BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA |
IL PUNTO n. 911 del
26 maggio 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: La tragica
alluvione in Romagna ha sottolineato anche tanti gesti di solidarietà e
collaborazione politica che non vanno sciupati. A seguire qualche commento
sull’opinione corrente degli italiani (e dei lettori) sulla guerra in Ucraina,
sulle sfilate di Louis Vuitton sul Lago Maggiore e per la discesa in campo di
DeSantis per le prossime elezioni presidenziali USA. Buona lettura!
ALLUVIONE E DINTORNI
C’è stato
anche del buono nella disastrosa alluvione che ha colpito le zone di Ravenna,
Forlì, Faenza e Cesena e - nella tragedia - dobbiamo anche sottolineare le cose
positive.
In primis
la spontanea dedizione di migliaia di giovani che, pala in mano, hanno subito
cominciato a lavorare concretamente per aiutare la gente e sgombrare le
fabbriche inondate. Una bella pagina di solidarietà, a sottolineare che c’è
anche tanto di buono, di spontaneo e valido nelle nuove generazioni, troppe
volte sottovalutate. Il secondo aspetto positivo è che tra governo e regione
c’è stata – almeno per ora - unità di intenti, sottolineata anche pubblicamente
dal governatore Bonaccini.
E’positivo che sia così, a ricordare che davanti alla catastrofe contano poco
(o niente) le divisioni di parte, così come conterà solidarietà ed unione per
la ricostruzione. In questa prospettiva – a parte alcune incompatibilità
pratiche e amministrative da risolvere – non vedrei nulla di male se il governo
Meloni
decidesse di affidare il commissariamento per le zone alluvionali (o almeno un
co-commissariamento) proprio allo stesso governatore Bonaccini: un modo anche
per sottolineare una rottura con i metodi e criteri passati, vedi i vari
paracadutati politici messi ad occuparsi di terremoti e sciagure varie, non
sempre molto competenti.
Ritengo sia
comunque dovere di tutti dare una mano e personalmente credo più nelle concrete
iniziative “di base” piuttosto che nelle grandi sottoscrizioni dall’incerto
destino (avete mai avuto
un minimo resoconto di come siano stati spesi i milioni di euro incassati dalla
Protezione Civile per il COVID?!). Per questo suggerisco a chi
volesse aiutare di farlo attraverso la Caritas di Forlì che sta aiutando
direttamente centinaia di persone in estrema difficoltà. IBAN: IT46O 03069 13298 1000 0000 7011.
Grazie! (a chi vuole posso poi comunicare personalmente i nomi dei responsabili
e maggiori dettagli sulle iniziative in corso). Una volta di più i romagnoli si
sono comunque rimboccati le maniche e sono esempio di concretezza: grazie a
tutti loro per come reagiscono, con tanta amicizia e solidarietà.
ARMI ALL' UCRAINA
La
settimana scorsa avevo chiesto ai lettori che cosa ne pensassero sull’invio
delle armi in Ucraina. Un test assolutamente non scientifico poiché il campione
è limitato e non rappresentativo e oltretutto non so cosa votino o come la
pensino politicamente i miei lettori. Ho avuto una quarantina di risposte. Due
lettori (P.V. e P.P.) sono assolutamente “pro” all’invio di armi in termini
intransigenti, tre o quattro sono più tiepidamente favorevoli a continuare ad
aiutare Zelensky
e altrettanti sono propensi a farlo, ma solo chiedendogli di accettare subito
in cambio un accordo, pena la fine degli aiuti. La netta maggioranza si è
dichiarata però contraria a continuare nell’invio di armi, alcuni anche con
parole sferzanti. In particolare mi ha colpito il numero delle persone che
dichiarano di apprezzare la Meloni nel suo lavoro, ma sono assolutamente
contrarie all’ attuale politica italiana verso l’Ucraina. Numerosi sono stati
infatti quei lettori (in questo seguendo un po' la mia linea) che in termini
più o meno aspri sottolineano appunto una eccessiva dipendenza italiana alle
posizioni UE e di Biden.
Se la mia è
stata una raccolta di idee senza alcun criterio statistico valido, nei giorni
scorsi è stata però pubblicata una indagine molto più approfondita effettuata
da “Termometro Politico”
(andate a leggere i dettagli, si tratta di un campione rappresentativo di 4200
casi). Da questo sondaggio appare come il 58,3% degli italiani sarebbe CONTRO
l’invio di armi in Ucraina, mentre i favorevoli sarebbero il 40,3%. Da notare
che i contrari sono aumentati – ma non di molto – rispetto all’anno scorso,
salvo che tra gli elettori di FdI, più propensi di prima a continuare nelle
forniture forse per la posizione assunta dalla Meloni. Gli elettori di Renzi – con il record di
quasi il 92% - sono comunque i più favorevoli alle forniture a Kiev, seguiti in
percentuale dagli elettori PD (59%, ma un anno fa erano il 73,7%). I più
contrari sono invece gli elettori M5S (92,8%), della Lega (80,5%), a seguire
quelli di Forza Italia (54,1%) e di FdI (50%). Nel partito della Meloni i pro e
contro oggi infatti si bilanciano, rispetto al 62% di contrari alle forniture
di un anno fa.
Unico
commento: ma conviene alla Meloni non tener conto di una opinione così
prevalente dell’elettorato? O, ancor più esplicitamente, è giusto che in una
democrazia non si tenga conto del pensiero della maggioranza dei cittadini?
Lascio la risposta alla coscienza di ciascuno di voi.
LOUIS VUITTON
Grande
settimana di eventi sul Lago Maggiore dove Louis Vuitton ha presentato – nel
magnifico palcoscenico naturale e storico dell’Isola Bella – la sua nuova
collezione 2024. Un evento durato più giorni a cui hanno preso parte molti VIP
di quel mondo ricco, rilucente ed opulento che può permettersi di pagare un
abito o un accessorio più dello stipendio annuale di una persona normale nel
mondo “occidentale” e non parliamo se del terzo e quarto mondo dove si campa
(quando ci si riesce) con molto meno.
Certamente
una bellissima cartolina promozionale per Stresa e tutto il Lago Maggiore,
occasione per un vero e proprio maquillage di strade e giardini ancora più
fioriti del solito e diventati una “vetrina” spettacolare, purtroppo un po’
rovinata dal maltempo. Comunque uno scenario fiabesco, rilucente, costato molti
milioni di euro e riservato ad un gruppo ristretto di VIP, super-ricchi,
super-imbucati e clienti importanti per la Casa parigina.
Con
piacere, come residente sul Verbano, ho apprezzato lo show mediatico, la
bellezza e la promozione collegata all’evento, ma come persona razionale e
sicuramente modesta, esprimo però un mio profondo imbarazzo.
Penso al
mondo in guerra o che lotta sotto il fango, a quelle sterminate folle anonime
di povera gente che un lusso così non può neppure immaginarselo e - per contro
- a chi può spendere invece migliaia di euro per abiti o borse dal valore
intrinseco spesso infinitesimale, ostentate come segno di ricchezza.
Osservo e
non giudico, ma resto triste, disorientato, incerto. Come può un mondo
continuare così, tra super ricchi e super poveri? Pongo il problema alla
coscienza di ognuno.
USA, DE SANTIS CONTROCORRENTE
Ron
DeSantis, governatore della Florida, si è ufficiaklmente candidato alle
primarie repubblicane per la "nomination" in vista della campagna
elettorale verso la presidenza USA dell'anno prossimo.
In Italia
l’annuncio della sua candidatura, tra i pochi che ne hanno parlato, è stato
largamente accompagnato da scetticismo, preconcetti ed ironia.
Sky 24
parla di un candidato che "Cercherà di raccattare voti e soldi": un
evidente disprezzo preventivo verso chi - se Trump fosse minimamente
consapevole dei suoi limiti - potrebbe diventare davvero il prossimo
Presidente. Se infatti DeSantis fosse alla fine ufficialmente il candidato
repubblicano sarebbe un vero spauracchio per i democratici a rischio di
sconfitta opponendo al prorompente e giovane governatore la spenta figura di
Biden.
Sicuramente
DeSantis (tra l'altro pochi sanno che tutti i suoi nonni e bisnonni, sia da
parte di padre che di madre, erano immigrati italiani) è stato capace di
trasformare il suo Stato sviluppandolo e ottenendo grandi successi, per esempio
opponendosi al lockdown generalizzato ai tempi del Covid e riscuotendo così
molte simpatie elettorali non solo tra i repubblicani e anche tra quegli
americani non di sinistra ma stufi delle piazzate alla Trump.
Un
personaggio da seguire con attenzione, ma il mondo dell’informazione italiana è
largamente dominato dai democratici USA ed italici, quindi… Sarà comunque una
lunga ed appassionata campagna elettorale
UN AUGURIO DI BUONA SETTIMANA
A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO
n. 910 del 19 maggio 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: Primo
turno delle amministrative favorevole al centro destra, ma i conti veri si
fanno dopo i ballottaggi. Intanto Zelensky continua i
suoi tour e viene rifornito ad ogni passo di armi: per me è un controsenso, se
si vuole veramente arrivare almeno ad un armistizio. Mentre finalmente Fazio lascia la
RAI, Di Maio viene sistemato in modo
vergognoso. Infine, noto che in Italia si parla molto (male) di Trump ma mai di Biden, eppure quanti
traffici suoi e di famiglia ci vengono nascosti!
POVERO PAPA
FRANCESCO
Immagino lo
sconcerto e la tristezza di papa
Francesco. Sono mesi che invita, chiede, implora la pace per
l'Ucraina o almeno una tregua. Viene suo ospite a Roma il presidente Zelensky e si presenta
in Vaticano come un burino di periferia, in maglione girocollo e gli
dice che la pace non gli serve e che semmai ci sarà solo come e quando vorrà
lui, che non ha bisogno né di consigli né di diplomazia, tanto - avrà aggiunto
- di armi ne ho e ne avrò a volontà, me le regalano USA, UE e GB fin quando mi
serviranno ed in modo illimitato, quindi non si parli neppure di un armistizio,
il Vaticano non mi serve e anche le proposte cinesi vanno rifiutate.
Un'ora dopo
- sempre in maglione - viene ricevuto a palazzo Chigi e al Quirinale con tutti
gli onori, addirittura abbracciato da una Premier che sembra aver perso al suo
confronto ogni logica od autorevolezza. A sera Zelensky è già in Germania e poi
in Francia presentandosi sempre come emblema della pace. A Londra addirittura
lo riforniscono anche di missili a lunga gittata, strano modo di costruirla
visto che sono armi offensive e non certo difensive.
Nessuno che
nelle varie tappe gli chieda mai conto di come spenda i fondi, come usi le
armi, come venga controllato, che fine abbia fatto l'opposizione interna e come
intenda rappresentare in futuro le minoranze etniche, se mai in Ucraina ne
esisteranno ancora e, anzi, lo invitano ad entrare in Europa al più presto quando
altri paesi attendono invano da decenni.
Domande
addomesticate, mai stringenti (vero
Vespa?) o tantomeno imbarazzanti: con Zelensky non si usa. Lui,
presentandosi come campione della libertà, con la guerra ha comunque fatto
l'affare della vita e se intanto gli ucraini (e i russi, ma quelli non contano
nulla) muoiono a centinaia… chissenefrega.
So di
essere critico su di lui e forse non condiviso, ma mi piacerebbe chiedere
ai lettori de Il Punto se la mia posizione – nonostante una pressione
quotidiana costante e martellante di tutti i media a favore di Kiev – sia così
isolata o è invece più diffusa. Perché, a dispetto dei media tutti schierati
con Kiev, incontro in giro tanta diffidenza, tanti timori e riserve sulla
posizione italiana ed europea nei confronti di Kiev. Possibile che gli scettici
capitino tutti a me?
RAI: BELLI
CIAO
Ma come
potremo mai resistere senza Fazio
e la Littizzetto
in Rai, con i loro ospiti quasi tutti sempre e soltanto di sinistra nel solito
circuito di autopromozione mediatica? La Littizzetto sarà costretta per
vivere a continuare a fare la pubblicità degli strofinacci!!?? A questo siamo
finiti per la perfida volontà dei destrorsi fascistoidi antidemocratici,
signori & signore che hanno brutalmente preso il potere in Rai con la
violenza! Compagni: ora e sempre resistenza!
INTANTO DI
MAIO E’ SISTEMATO
Il prode Borrell ce l’ha fatta e
finalmente Di Maio
è sistemato come “Inviato Speciale” europeo nel Golfo a rappresentarci per
energia e sicurezza: una scelta vergognosa perché “raccomandato” (da Draghi e Gentiloni) non certo
perchè “il migliore”. Lui (il Di Maio) scrive: “Honoured to be entrusted by
HRVP @JosepBorrellF and EU Member States as first
EUSR for the Gulf region. It’s a great responsibility. Ready to engage, listen
& find together w/ EU Members and each of our regional partners the best
ways to jointly deepen our security and prosperity”
Ma questo è
un FALSO: Di Maio non sa neppure l’inglese! Quel “our” (nostra) prosperità non
si riferisce agli europei, ma evidentemente a lui Di Maio medesimo e alla sua
ciurma: per lui stipendio
da 16.000 euro NETTI al mese esentasse per 21 mesi, più benefits ed indennità.
Ma non c’è da vergognarsi?
Approfondimenti:
TRUMP/BIDEN:
ESEMPI ITALIANI DI DISINFORMAZIONE
Grande
spazio mediatico per la condanna in primo grado di Donald Trump, che dovrà
pagare – salvo sicuri appelli e ricorsi – 5 milioni di dollari per aggressione
sessuale ai danni della scrittrice Jean
Carroll nei camerini di un grande magazzino di New York nel
1996 (!) e di averla poi diffamata.
Sentenza
indubbiamente anche “politica” visto che Trump non è stato considerato
colpevole di stupro, che non vi furono denunce 27 anni fa né testimoni e che la
“diffamazione” è per l’aver definito “farneticanti” le accuse della Carroll.
Sta di fatto che i media mondiali si sono sbizzarriti su questa piccante
vicenda tacendo invece le concomitanti conclusioni della Commissione di
inchiesta della Camera dei Rappresentanti USA a carico dell’attuale presidente Joe Biden, la cui
famiglia è accusata di riciclaggio di denaro per milioni di dollari.
Una vicenda
che negli USA è al centro del dibattito, ma che incredibilmente non ha raccolto
spazio soprattutto in Italia, in un evidente doppiopesismo informativo.
La
questione è molto seria anche perché chiama in causa la questione ucraina e le
pressioni USA esercitate prima del conflitto sulla politica di Kiev che hanno
portato al potere Zelensky spiegando anche i motivi dell’attuale posizione
americana.
Secondo la
commissione - che ha presentato i suoi risultati il 10 maggio - gli
investigatori hanno provato le presunte attività illegali di circa 20 società
create dalla famiglia Biden per ricevere pagamenti da clienti privati, società
estere e governi stranieri – soprattutto Cina e Romania – durante il periodo
della vicepresidenza di Biden ai tempi di Obama. Decine di milioni di dollari che in
un gioco di passaggi vengono man mano “ripuliti”, fatti che sarebbero già stati
bene a conoscenza del Dipartimento del Tesoro USA che però non sarebbe
intervenuto per spinte e pressioni politiche.
In
particolare, la commissione del Congresso fortemente voluta dai repubblicani
sottolinea che i versamenti ai Biden vengono anche da società legate
all’intelligence cinese avanzando ombre sulla figura del presidente. La
commissione – presieduta dal deputato repubblicano del Kentucky James Corner –
in quattro mesi sembra aver raccolto dati molto gravi, raccolti in un primo
dossier di 36 pagine presentato alla stampa.
Biden è
sostanzialmente accusato di aver fatto affari (vietati) durante la sua
vicepresidenza soprattutto tramite il figlio Hunter Biden, già al centro di complesse
indagini dell’FBI sulla sua società Burisma che operava in Ucraina nel campo
delle transazioni energetiche pagando il figlio di Biden 50.000 dollari
al mese. Appare anche pesante la posizione del fratello del presidente, Jim Biden direttamente
collegato al governo cinese, mentre la commissione avrebbe confermato che nel
periodo di Burisma per l’affitto di una casa di famiglia nel Delaware Hunter
avrebbe pagato al padre (allora vicepresidente) 49.000 dollari al mese.
Questo aspetto
era emerso anche il 20 settembre 2020 da un report del Senato USA che
denunciava gli stretti rapporti tra Hunter Biden e società del gas russe,
ucraine e cinesi, ma l’ FBI – secondo i repubblicani – rallentò le indagini in
vista del voto elettorale ed ora i deputati repubblicani chiedono di ritenere
colpevole di oltraggio al Congresso proprio il direttore dell’FBI Christopher Wrayche che
non ha rispettato il mandato di comparizione per chiarire le nuove circostanze
emerse dalle indagini. Secondo i parlamentari, inoltre, da tempo l’FBI ha in
mano documenti che complicherebbero la posizione del figlio di Biden, ma i suoi
vertici non vogliono comunicarli al Congresso.
Il
presidente Joe Biden ha pubblicamente difeso suo figlio Hunter mentre -
indipendentemente dall’ inchiesta del Congresso - altri pubblici ministeri
federali, dopo un’indagine penale durata quattro anni, stanno decidendo
sull’opportunità di accusarlo di violazioni fiscali. Schermaglie giudiziarie,
ma è evidente che - comunque andranno le cose - la prossima campagna elettorale
per la presidenza USA si giocherà anche sui dossier, i veleni e le carte
giudiziarie. Chi non segue direttamente la politica USA avrebbe comunque il
diritto di una informazione completa ed obiettiva e non solo legata alle
vicende galanti di Trump che peraltro con i suoi atteggiamenti spesso sembra
fare di tutto per tirarsi addosso ogni antipatia possibile.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 909 del
12 maggio 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: Due dati sull’immigrazione tanto per
sbugiardare Parigi mentre riprende la corsa (?) verso il presidenzialismo, ma
sarà durissima perché tante volte si è cercato in varare questa riforma e
purtroppo vincono sempre i veti incrociali. Intanto, apprezzabile lo stile di Cottarelli nel dimettersi dal PD ma di lasciare
conseguentemente anche il seggio al Senato, non è un Borghi qualsiasi! Auguri a Michela Murgia nonostante le sue sciocchezze
antimeloniane, mentre la giustizia ha dato ragione a Salvini che denunciò lo spaccio al “Pilastro”
di Bologna.
IMMIGRAZIONE
E DEMAGOGIA
Il signor Macron dovrebbe annotare
che l’Italia (dall’inizio dell’anno all’11 maggio) ha accolto solo dal “fronte
sud” 45.157
migranti ufficiali rispetto ai 12.324
dell’anno precedente,a parte gli oltre 100.000 “giacenti” nelle varie strutture
italiane, quelli arrivati non censiti (una quantità, soprattutto dalla Tunisia)
e quelli subito spariti. L’obiettivo europeo era di ricollocarne 6.000 al mese nei vari paesi UE,
ma ad oggi in tutto il 2023 non
ne è stato ricollocato praticamente nessuno. Se il governo
tenta respingimenti allora diventa “cattivo, razzista e fascista”, se li lascia
arrivare è “umanitario”, ma è poi è accusato da Parigi e dalla sinistra di non
sapere gestire il fenomeno. Per non sbagliare la Francia “umanitaria” chiude le
sue frontiere e ributta con la forza in Italia chi passa il confine. Quanta ipocrisia: questa è solo
un’Europa che se ne frega del problema, punto e basta.
PRESIDENZIALISMO
Il governo
di Giorgia Meloni
fa bene a giocare ora, ad inizio legislatura, la carta del
presidenzialismo cercando di varare una riforma costituzionale che credo
avrebbe l’appoggio della maggioranza degli italiani.
Sarà però
difficile riuscirci perchè la sinistra ogni volta che si parla di queste cose
sente fumo di totalitarismo e manganello, lo boicotta e quindi tutto
resta com’è.
Conte sostiene
che il presidenzialismo non passerà mai, mentre è inquietante sentire la
signorina Schlein
afferma che le riforme “Non sono una priorità”.
Da sempre
sostengo che l’elezione diretta del Capo dello Stato sarebbe un grande segno di
democrazia e di responsabilità dell’eletto/a verso tutti i cittadini, anche
perché avremmo grande bisogno di un “sindaco d’Italia” (copyright di Matteo Renzi) per
cercare di ridurre lo squalificato ruolo dei partiti, usi ai soliti ricatti e
veti incrociati. D'altronde proprio l’elezione diretta del sindaco è stata
l’unica riforma elettorale che si sia dimostrata convincente per tutti e non ha
senso continuare ad eleggere un Presidente solo da una ridotta platea di
parlamentari eletti per cooptazione e posti blindati dalle segreterie di
partito. Questione di democrazia.
W LA
COERENZA (COTTARELLI: LEZIONE DI STILE)
Anche Carlo Cottarelli, eletto
senatore per il PD, ha deciso di lasciare l’incarico non condividendo la linea
della Schlein. Dopo l’abbandono di Fioroni,
Marcucci, della Chinnici e del sen. Enrico Borghi un’altra
defezione per la neo-segretaria.
In questo
caso, però, c’è stata una ben diversa lezione di stile. Mentre Borghi, per
esempio, si è trasferito armi e bagagli in Italia Viva facendo fessi gli
elettori e nonostante fosse stato “nominato” senatore grazie al capolistato
blindato del PD in Piemonte, Cottarelli – dimostrando di essere una persona
corretta, di ben altro spessore ed altra pasta rispetto a Borghi – ha
annunciato infatti di DIMETTERSI dal Senato affinchè altri potessero
subentrargli, non considerando corretto continuare ad occupare il seggio visto
che non condivide più le scelte del PD.
Un esempio
unico di serietà e coerenza a dimostrare che quando si è seri nella vita lo si
continua ad essere anche se eletti e che dovrebbe suggerire una consuetudine:
se ti eleggono e poi cambi idea non ti vendi a qualcun altro, ma ti dimetti.
Una scelta
che purtroppo non si fa quasi mai, visto che nella scorsa legislatura oltre un
terzo dei parlamentari aveva cambiato casacca senza minimamente tener conto del
voto “politico” degli elettori. Per non parlare – tornando al caso Borghi – che
non solo l’esimio senatore non si è dimesso dal Senato, ma ha addirittura
mantenuto anche il suo incarico nel Copasir (servizi segreti) in “quota PD” pur
essendo uscito dal partito. Doppia incoerenza, ma è l’Italia dei furbetti. Per
questo, un doveroso e sincero apprezzamento per la coerenza di Carlo
Cottarelli.
MICHELA VS.
GIORGIA
Massima
comprensione umana per Michela
Murgia, scrittrice queer (ovvero di sesso “diagonale”) di
estrema sinistra che annuncia ai media di avere un tumore avanzato augurandosi
di morire “Quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio perché
il suo è un governo fascista”. Seguono nelle sue varie interviste un bel po' di
frasi per me decisamente farneticanti che leggo più come una sua disperata
volontà di farsi notare che opinioni di senso compiuto. Mi lasciano sbigottite
le idee della Murgia, soprattutto che una persona al dichiarato avvicinarsi
alla morte provi questo odio verso il prossimo ed abbia come pensiero
predominante il presunto governo “fascista”. Bene le ha risposto Meloni sui
social con frasi di comprensione, ma anche con ironia: “Le auguro lunga vita,
perché io ho intenzione di restare premier a lungo”. Vedremo chi vincerà, ma
sarebbe neglio vincessero entrambe
SPACCIO
Vi
ricordate le ultime lezioni regionali in Emilia, quando Bonaccini vinse per un
soffio? Un successo del PD grazie alle Sardine (poi sparite nel mare del nulla,
salvo il seggio assicurato dal PD al loro leader) caratterizzate dalla
forsennata campagna contro Salvini che citofonò a una famiglia del quartiere
Pilastro a Bologna davanti alle telecamere "Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la
smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere",
disse testualmente il leader della Lega che finì nel tritacarne mediatico con
l'accusa di aver violato la privacy di quella onorata famiglia. Personalmente
avrei comunque evitato il gesto provocatorio, ma certamente Salvini toccò un
nervo scoperto, ovvero lo “spaccio libero” e tollerato dalla amministrazione di
sinistra in quella zona della città. Sono passati tre anni e adesso (non certo
per colpa di Salvini) tutti
componenti di quella famiglia sono stati effettivamente condannati per spaccio
di stupefacenti e reati collegati: tutti, ovvero genitori e figli, per un
totale di 14 anni di reclusione (che purtroppo probabilmente non sconteranno
mai). Valeva più la forma o la sostanza? Forse più di tutto l’amara realtà: lo
spaccio al Pilastro intanto continua indisturbato.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 907 del
28 APRILE 2023 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it SOMMARIO: Troppe
polemiche e retorica per il 25 Aprile che dopo 78 anni non hanno più senso,
visto che dovrebbe la data-simbolo della libertà di tutti. Intanto, come Nostro
Signore, Giggino Di Maio è risorto grazie all’UE che lo salverà dai creditori.
Finalino piemontese: il “nostro” senatore PD Enrico Borghi ha cambiato (ancora)
casacca ed approda ora alla corte di Matteo Renzi: auguri! 25 APRILE E DINTORNI Niente da
fare: anche quest’anno permil 25 Aprile fiumi di polemiche, accuse e richieste
di DNA antifascista pena la “scomunica” politica. Giorgia Meloni è nata 32 anni
DOPO il 1945 eppure mai come quest’anno vi è stata un' alluvione di retorica
resistenziale tra dibattiti scontati, servizi TV e titoloni dei giornali,
mentre la gran parte degli italiani pensava soprattutto alle vacanze del
“ponte” di fine aprile. Negli anni
la troppa retorica ha quasi portato all’indifferenza e questo NON è un bene
perché la libertà e la democrazia non sono automatiche e scontate, dovremmo
ricordarcelo sempre. Il 25
aprile 1945 finì una guerra maledetta voluta dal fascismo e dal sacrificio
fiorì la libertà per tutti: questo è il suo significato vero ed importante. Se poi
invece si vuole discutere di Storia, allora lo si deve fare con onestà
intellettuale e senza luoghi comuni, anche perché “la storia la scrivono sempre
i vincitori” e c’è allora il rischio che quella tanto mitizzata NON sia sempre
trasparente e veritiera, soprattutto quando, raccontandola, non si ha neppure
il coraggio di ammettere che - comunque - l’Italia la guerra la perse e non la
vinsero i partigiani (che erano molto diversi e divisi tra loro stessi,
dimenticarlo è un altro grosso errore storico), così come la mattanza della
guerra civile – a parti invertite – purtroppo non finì il 25 aprile e
bisognerebbe avere allora il coraggio di ricordare anche quella. Ma basta
polemiche, non servono più: onoriamo con rispetto e gratitudine chi allora
offrì la propria vita per la libertà di tutti e, soprattutto, cerchiamo di
esserne degni. L'ALTRA RESISTENZA Chissà se
gli italiani hanno capito davvero che Il "Piano Nazionale di Resistenza
(!) e Resilienza" (PNRR) non ha nulla a che vedere con il 25 aprile
e soprattutto che non sono soldi REGALATI dall'Europa ma da RESTITUIRE CON GLI
INTERESSI. Non solo,
questi interessi ora sono TRE VOLTE più alti rispetto a 3 anni fa e continuano
a salire perchè legati a tassi liberamente decisi dalla BCE che quindi potrà in
futuro condizionare e strangolare le economie degli stati europei. Il PNRR sarà
insomma per l’Italia in gran parte un nuovo debito pubblico costoso e non
certamente un regalo. Più ci
indebitiamo più dovremo (dovremmo) restituire e quindi sprecare i fondi del
PNRR è un insulto all’intelligenza, meglio prendere di meno ma per spese
selezionate. Di queste cose però in TV con chiarezza non se ne parla mai,
mentre credo che bisognerebbe spiegarlo molto meglio ai cittadini visto che
deve essere un calcolo di convenienza ed una scelta che ipotecherà il futuro
soprattutto delle nuove generazioni, ce ne rendiamo conto? DI MAIO: VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA Quel
simpaticone di Borrell (il "ministro degli esteri" europeo) doveva
venire in Tv a dirci: “Italiani, parliamoci chiaro: noi siamo la Commissione UE
e siamo di sinistra, voi non siete un c… (tipo Marchese del Grillo). Quindi
sappiamo benissimo che Di Maio è una nullità, ma Draghi ci aveva chiesto un
piacere e quindi nominandolo “Inviato speciale dell’Europa nel Golfo Persico”
l’abbiamo fatto come scelta politica e per assicurargli un buon stipendio, dopo
la sua recente trombatura elettorale, quindi fatevene una ragione!” Ecco,
questo sarebbe stato un discorso comprensibile, magari criticabile, ma onesto. Invece
Borrell ha avuto la sfacciataggine di sostenere che “Di Maio è la scelta
migliore”, quasi che uno che non sa quasi nulla della materia, non parla
l’inglese e non ha una laurea sia migliore dei suoi “concorrenti” tutti ex
ministri, plurilaureati e specialisti e/o già inviati speciali nell’area per
conto dell’UE e comunque con una lunga esperienza internazionale: un
insulto all’intelligenza di tutti. Forse non
hanno ricordato a Borrell che il suo nuovo “inviato speciale” è proprio il
personaggio che sosteneva i gilet gialli contro Macron ed è lo stesso Di Maio
che da ignorante confondeva pubblicamente Pinochet come dittatore del Venezuela
anziché del Cile e la Siria con la Libia. Ma se
queste sono le balle che conta Borrell, allora lui stesso non è più credibile
anche per le cose importanti come l’essere il più strenuo difensore della
escalation della guerra in Ucraina che sta portando l’Europa al disastro.
Dietro alla
nomina c’è però anche un altro aspetto politico ancora più grave.
Ricordiamoci che durante il suo incarico da Ministro degli Esteri, Di
Maio ha avuto con la Cina rapporti gravi ed ambigui contro la stessa linea politica
europea: la “Via della Seta” da lui sostenuta rischia di essere un guaio per la
stessa Europa, come può rappresentarci quindi proprio Di Maio nel Golfo
Persico? Già solo questo aspetto avrebbe dovuto fermare la scelta di Borrell. Una scelta
che è però anche un’offesa al nostro governo che non vuole questa nomina e
soprattutto ai cittadini-elettori che hanno fatto fare a Di Maio una figuraccia
pazzesca bocciando in maniera inequivocabile e pesante la sfacciataggine di
questo pulcinella abituato a cacciar balle e vivere di slogan, un populista che
come il vermetto della mela si mangia tutto quello che può. Ricordiamoci
il Di Maio apparso al balcone di palazzo Chigi annunciando di aver abolito la
povertà, dopo aver peraltro pronosticato che lui e i suoi avrebbero “Aperto il
Parlamento come una scatola di tonno” salvo poi diventare proprio lui l’emblema
della “Casta”, alla faccia di tutti quelli che gli avevano creduto. Un
acchiappa-poltrone che ha cambiato cavallo e casacca a sfinimento, che nella
sua carriera è stato sempre “nominato” e mai eletto e che spudoratamente –
rimasto temporaneamente in mutande - corre adesso dietro solo ad un (super)
stipendio e relativi benefit. Conosco
personalmente almeno 50 diplomatici italiani che sarebbero stati molto più
esperti di lui, altro che essere “il migliore d’Europa”! Non è più accettabile
essere trattati come Nazione in questo modo, non è accettabile che Gentiloni
sia lì a (mal) rappresentarci “nella vigna a far da palo” e stando zitto su
queste decisioni. In generale non se ne può più di questa Europa
scriteriata, falsa ed ipocrita, oggetto di ricatti morali e scandali finanziari
nascosti dai suoi vertici e che calpesta la volontà democratica dei suoi
cittadini. Tutto ciò è vergognoso e spero che il governo Meloni abbia il
coraggio di opporsi strenuamente e senza ambiguità a questa nomina farlocca,
assurda e soprattutto offensiva per tutti. ENRICO BORGHI HA CAMBIATO CASACCA Il senatore
piemontese del PD Enrico Borghi, già mio “successore” alla Camera (e con il
quale ebbi diversi scontri sulla sua “trasparenza” quando era sindaco di
Vogogna), poi piazzato al Senato da Enrico Letta in posizione blindata (niente
collegio, troppo rischioso…) ha cambiato casacca e dal PD é passato all’Italia
Viva di Matteo Renzi. Da ex DC e declinando poi tutta la serie dei
passaggi verso sinistra ora si sta riconvergendo al centro. Non richiamo la
coerenza verso gli elettori (è inutile, anche perché è ormai merce rara e
scaduta, anche se il voto è solo di pochi mesi fa), piuttosto noto che le sue
parole pesantissime sul PD e la Schlein dovrebbero essere meditate dagli
elettori di quel partito. Il suo
passaggio permetterà a Italia Viva di fare gruppo al Senato e questo significa
un bel bottino economico, Intanto per non sbagliare Borghi annuncia che non si
dimetterà dal Copasir. Coerenza, appunto.
UN SALUTO
E BUONA SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA IL PUNTO n.
906 del 21 APRILE 2023 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it SOMMARIO: C’è una gran
confusione sul tema “immigrazione” che ha anche aspetti poco conosciuti.
Intanto Calenda ha divorziato da Renzi, il Parlamento Europeo ci
dipinge come feroci discriminatori sessuali e l’Italia continua la sua guerra
in Ucraina senza che si vedano vie d'uscita. CONFUSIONE Ma la sinistra davvero vuole che non ci sia alcun filtro
all’ondata di migranti che si è abbattuta sul nostro paese? Dopo Cutro il
governo sembra timoroso nel prendere una liea chiara, di fatto siamo al
“arrivino tutti” e gli scafisti applaudono. L’Europa chiacchiera e poi come
sempre sparisce, i centri di accoglienza scoppiano, ma soprattutto non
c’è solo il problema “arrivi” perché poi bisogna mantenere tutti, leggete
l’approfondimento più avanti. IL DIVORZIO Calenda ha divorziato da Renzi: più che un matrimonio politico
era stata insomma una sbandata, un flirt elettorale. Certamente è difficile
stare insieme quando non si vuol costruire qualcosa in comune e la convivenza
con Matteo Renzi è da sempre davvero difficile. Intanto, però, grazie al
flirt un po' di gente ha mantenuto il posto in Parlamento con liste
blindate e questo (per loro) era l’importante. Restano quegli elettori illusi, quelli che speravano in un terzo
polo moderato per creare qualcosa di diverso rispetto al PD sempre più
demagogico della Schlein. Dimenticati? Semplicemente imbrogliati, ma – come
sempre - chissenefrega… RETORICA E ANTIRETORICA Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione “per la
depenalizzazione universale della omosessualità” nella quale “Si deplorano
gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender, anti-Lgbtqia+ a
livello globale” e si “Condanna fermamente la diffusione di tale retorica da
parte di alcuni influenti leader politici e governi dell’UE come nel caso di
Ungheria, Polonia e Italia”. Approvando questi testi credo che ci sia anche molta “Retorica
dell’anti-retorica” per evidente preconcetto politico. Sono poi andato a
vedere che cosa significhi esattamente “Lgbtquia+” sigla che man mano si
allunga, scoprendo (dalla Treccani) che risulta essere l’acronimo di
“lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, queer, intersessuali e asessuali”
dove il + finale (testuale) “Fa riferimento a ulteriori specificità di genere
per orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano
nella sigla”. Complimenti, chiarissimo, così come risulta evidente che il
Parlamento Europeo non abbia altro da fare. UCRAINA La guerra in Ucraina è scivolata tra le notizie “brevi”: dopo 14
mesi non fa più notizia, ma si continua a morire ed a sapere troppo poco sulla
verità dei fatti. Trovo inaccettabile che l’Italia mandi armi e non chieda almeno
un armistizio, una tregua, anche solo un transitorio “cessate il fuoco” che
non riconosca nuovi territori a Putin, ma permetta almeno l’avvio di una
trattativa di pace. L’Europa dovrebbe volere questo prima ogni altra cosa
insistendo per cercare di avviare qualche trattativa concreta e invece nulla:
eutanasia della sovranità di un intero continente. Sommessamente, inoltre, proporrei che l'UE promuovesse un pò più
di trasparenza sulla situazione politica in Ucraina ed avviasse finalmente un
controllo sull'uso dei finanziamenti che a miliardi di euro arrivano a Kiev.
Il presidente Mattarella ha dichiarato ieri a Bratislava che UE e NATO
“devono contrastare la disinformazione alimentata dalla Federazione russa” ma
secondo me servirebbe uno sforzo di trasparenza informativa anche sul
versante occidentale. Approfondimento: L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE Da un paio di mesi il capitolo “migranti” è tornato in evidenza.
Il dramma del naufragio di Cupro ha riproposto, molto alimentato dai media,
la gestione del sempre più imponente flusso di arrivi, mentre il governo
Meloni - che in avvio sembrava spingersi verso una linea più dura - ha
assunto di fatto una posizione attendista, temendo di essere accusato di
insensibilità. Ne approfittano scafisti & C. per moltiplicare i trasporti
cui si è aggiunta un’ampia e nuova componente tunisina alimentata dalla crisi
economica di quel paese. La situazione sembra sfuggire di mano, mentre in termini
concreti ed operativi l’Europa si sta ancora limitando a frasi incoraggianti
e scontate ma a pochi, pochissimi interventi concreti. Soprattutto i
“ricollocamenti” europei sono assolutamente sporadici, ben lontani da quelli
cui si era accennato. Ci sono poi tanti altri aspetti concreti che vengono però
ignorati dai media. Un conto è infatti l’arrivo, lo sbarco, l’alloggio in un centro
d’accoglienza di solito superaffollato e in periodica crisi di spazio, ma poi
resta la realtà quotidiana di come gestire questa massa sempre più imponente
di persone. Insomma fa “figo” raccogliere i naufraghi, ma nessuna ONG pensa
che il “sistema” si carica ogni giorno di altri migliaia di casi spesso senza
sbocco. Già pochi giorni dopo l’arrivo moltissimi migranti evaporano,
spariscono dalle statistiche. Bene o male molti di loro si infilano in
qualche angolo europeo sperando in giorni migliori, spesso aiutati da una
rete di contatti personali, oppure – purtroppo – reclutati dai racket di
diversa etnia ed estrazione che li porteranno senza documenti e senza diritti
allo sfruttamento in agricoltura o a quello sessuale, costretti quasi sempre
in situazioni abitative ed economiche disperate e comunque “debitori” per
anni verso chi aveva organizzato il viaggio. Chi invece tenta la via “legale”, inizia un lungo percorso
burocratico che durerà per sempre, finché (ma ci riescono solo in pochissimi)
dopo una lunghissima attesa qualcuno di loro otterrà la cittadinanza
italiana. Per ottenere questo traguardo passerà comunque almeno un
decennio e nel frattempo sarà stato un lungo calvario di visti, documenti,
permessi, proroghe e certificati negati, ogni volta con il cuore in gola
temendo di essere espulsi. Anche se concretamente questo non succede quasi
mai, di fatto ciò alimenta nuovamente il mercato clandestino. Ecco un limite vero di chi predica la demagogia delle “porte
aperte” per tutti: l’integrazione vera è lunga, difficile e spesso diventa
impossibile nei fatti. Perché vi è poi anche una realtà legale e burocratica di cui il
grande pubblico non ha la minima idea. Sarebbe molto utile – soprattutto se
adolescenti, perché sarà questa la nostra società nel futuro – passare anche
solo qualche minuto osservando ed ascoltando i problemi reali di chi sta in
fila davanti agli sportelli degli uffici immigrazione di una qualsiasi
Questura d’Italia. Una babele di lingue, vestiti, odori (!) di una umanità
dolente. Il travestito brasiliano che si mischia con la famiglia del
Bangladesh, il nordafricano “inserito” e un po' strafottente dal vistoso
orologio d’oro al polso (probabilmente taroccato) che con evidente
disagio condivide la fila con neri di altre etnie, oppure l’italo-argentino
che - in uno strano slang italo-castigliano - è alla ricerca dei documenti
per la sua cittadinanza, mischiato agli asiatici che devono rinnovare i
permessi. E’ difficile capirsi nella bolgia, tra le lingue e - a volte -
le urla, ma istruttivo osservare per esempio la faccia disperata
dell’immigrato a cui una poliziotta correttamente comunica (ma urlando, nel
rumore generale, e dopo che il poveretto era in coda da un paio d’ore): “Non
posso accettare questa carta, mi serve pirma l’autenticazione del documento
mediante una traduzione giurata e premia certificazione e vidimazione degli
atti allegati. Ripassi!”. Ovvio che l’interessato non ha capito nulla della
richiesta, ma ha subito compreso che qualcosa non va, mentre il bambino che
ha in braccio si mette a piangere aumentando la confusione generale. Una “umanità dolente”, appunto, ma nessuno sembra aver pensato
che ad ogni sbarco corrisponde poi un aumento infinito di queste nuove
trafile burocratiche, visti, permessi, conferme, espulsioni. La “macchina”
burocratica non ce la fa più a star dietro alle nuove ondate di arrivi che
generano problemi molto più complessi che gestire uno sbarco. Eppure di tutte
queste problematiche si parla poco dimenticando che sono invece realtà
quotidiane, l’altra faccia dell’immigrazione. STORIA IN TV RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRATV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE
MIE PUNTATE DI STORIA LOCALE, SUI CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU
STREAMING. Gli
appuntamenti sono il SABATO alle ore 13.30 e in replica la DOMENICA alle ore
18.00 UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A
TUTTI
MARCO
ZACCHERA |
IL PUNTO n. 905 del
14 APRILE 2023
di MARCO ZACCHERA
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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: PLAGIO SCOLASTICO –
SILENZI PD - FERMIAMO IL PNRR ? – RICORDO DI GIUSEPPE PENNISI - STORIA IN
TV
RIFLESSIONI SCOLASTICHE
Il caso di
cronaca è stato silenziato, ma è clamoroso: Marisa Francescangeli, insegnante supplente
alla scuola elementare di San Vero Milis (Oristano) è stata sospesa per 20
giorni dall’insegnamento e privata dello stipendio perché prima di Natale aveva
fatto realizzare ai bambini un braccialetto-coroncina con delle perline
rappresentanti il rosario e (orrore!) fatto recitare in classe l’Ave Maria e il
Padre Nostro. “Colpa” l’aver così cercato di “inculcare” la religione
cattolica ai bambini.
Il “Fatto Quotidiano” non
ne è stato contento, ritenendo la sospensione una pena troppo lieve e arrivando
addirittura a chiedere il licenziamento dell’insegnante accusandola di “plagio
delle coscienze”. Testuale a firma di un certo Alex Corlazzoli che si auto-dichiara
giornalista: “La maestra andava licenziata perché ha manipolato le menti dei
bambini obbligandoli a fare un atto contro la loro volontà e abusando della sua
libertà di insegnamento per imporre la propria ideologia cristiano-cattolica…”
A parte
dover purtroppo notare l’eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che,
appunto, forse una parola di commento e maggior solidarietà potevano
esprimerla, personalmente sottolineo non solo la mia totale solidarietà alla
docente, ma mi ribello a questo modo di pensare.
Mi volete
spiegare – se è “plagio delle coscienze” far recitare una preghiera -
come e quanto “plagiano” allora migliaia di insegnanti che trasformano le loro
lezioni in dottrina politica, dalla prima elementare alla tesi di laurea? Vale
per tutte le ideologie, ma mi darete atto che la stragrande maggioranza dei
docenti politicizzati non è di estrema destra (anche perché quando salta fuori
qualche “pecora nera” viene additata al pubblico disprezzo ed emarginata), ma
un gregge di opposto colore politico che si allinea in modo assolutamente
conforme alla linea “politicamente corretta” ovvero quella
resistenzial-democratico-progressista.
So benissimo
che tantissimi insegnanti svolgono con impegno, dedizione ed orgoglio il
proprio lavoro con scrupolo e coscienza, ma proprio per questo credo che molti
di loro siano anche stufi, arcistufi di come vanno le cose e ben sapendo che
nessuno sembra avere il coraggio di affrontarle.
Non parlo
solo della Storia ricostruita a senso unico, della mancanza di pluralismo nei
dibattiti e nelle ospitate di “esperti”, ma del “plagiare” le coscienze dei più
piccoli per esempio con tutte le cretinate “gender” di diverso ordine e grado.
Temo che spesso un/una insegnante – per paura di essere schedato/a come
“normale” (e quindi “anormale”) - debba attenersi al più sfacciato conformismo
e alle più imbarazzanti interpretazioni della libertà sessuale stravolgendo
l’ordine naturale delle cose. Non sto assolutamente dicendo che un insegnante
debba emarginare o ghettizzare un/una “diverso/a”, ma ci sono dei limiti prima
di tutto di buonsenso che ormai vengono puntualmente dimenticati.
Perché è
così che si detta la linea: la maestra sarda che fa recitare in classe l’Ave
Maria va sospesa dall’insegnamento, così state tranquilli che tutti gli
insegnanti si guarderanno bene dal proporre ancora una cosa simile, il
tutto nel nome della “laicità”, ma soprattutto per paura dell’ostracismo.
No,
signori, torniamo al buonsenso e alla logica o dalle nostre scuole
usciranno studenti sempre più disadattati, confusi e complessati. Ovvio che poi
diventa “normale” che un insegnante venga preso a sberle da un genitore per
aver “osato” dare un brutto voto. Così come se ti droghi non sei che un “povero
ragazzo senza guida ed impreparato ad affrontare le difficoltà”. Sarò
“antico”, ma nessuno mi toglie dalla testa che “educare” significa anche
imporre scelte, sacrifici, ragionamenti, rinunce.
Questo ai
propri figli così come ai propri studenti, altro che “plagio delle
coscienze".
Dalla terza
alla quinta elementare ho avuto un maestro severo, laico, socialista, che
faceva recitare in classe (in piedi) solo il Padre Nostro “Perché è l’unica
preghiera seria” (diceva) e in classe crescevano insieme il figlio del borghese
come del più umile operaio, ma ci trattava tutti allo stesso modo, così come
tutti venivamo a scuola con lo stesso grembiule (eliminarlo è stata anche
questa una sciocchezza) e tutti ci alzavamo in piedi, in silenzio, quando lui
entrava in classe. Un po' di rispetto e severità? Sissignore, ma credo che così
siamo cresciuti tutti bravi cittadini e persone per bene, perché
“educare” è anche e soprattutto creare persone consapevoli, mature e
responsabili.
LA SCHLEIN DEL SILENZIO
Acclamata
segretaria da (metà) dei simpatizzanti del partito e generosamente sospinta dai
media, Elly Schlein è ormai da due mesi segretaria del PD. Auguri, ma sarebbe
ora di capire la nuova linea del partito (se c'è) sui temi più importanti e per
ora invece c’è stato solo silenzio. Criticato pesantemente il governo per il
naufragio di Cutro, per esempio, che dice il PD su questa nuova ondata di
sbarchi? Oppure, visto che sono aumentati i tassi di interesse, il PD è
d’accordo o meno per insistere su MEF e PNRR indebitandoci sempre di più? Due
esempi fra i tanti che attendono risposte.
E SE ABBANDONASSIMO IL PNRR ?
Non è una
provocazione, ma un ragionamento che andrebbe seriamente affrontato: credo che
all’Italia più che firmare nuovi debiti europei convenga progressivamente
ridurre invece gli interventi del PNRR, rinunciando ad una parte di questo
nuovo indebitamento e selezionando molto più drasticamente gli interventi
finanziati e finanziabili con i soldi europei.
Oggi la
situazione è ben diversa da tre anni fa. C’è un po' di ripresa, l’occupazione è
cresciuta così come la fiducia, ma il PNRR crea debiti che vanno restituiti e
sui quali si pagano interessi, oggi molto più onerosi di qualche anno fa.
Soprattutto
il PNRR (e i lettori de Il Punto ricorderanno che l’avevo scritto subito)
NON è stato finalizzato solo per lavori pubblici importanti, strategici,
decisivi per il rilancio del paese, ma purtroppo quei fondi si stanno
prosciugando in una miriade di bonus e lavori pubblici forse utili, ma
certamente non indispensabili e soprattutto non strategici.
Con il PNRR
si dovevano fare autostrade, ferrovie, ospedali, interventi energetici
importanti, mobilità urbana… Rinforzare il muro di un cimitero di campagna è
sicuramente utile, ma non porta lavoro o modernità indotte, così come non è
strategico rimodernare un asilo infantile quando non ci sono più bambini che lo
frequentano oppure costruire uno stadio nuovo, soprattutto quando la squadra
che l’utilizza non è più nemmeno in serie A. Il caso di Venezia è
lampante: ci sarebbero tantissime iniziative strategiche da studiare per
salvaguardare, rilanciare e tutelare questo luogo unico al mondo e che può
generare enormi vantaggi con il suo indotto turistico per tutta la nazione, ma
la “priorità” veneziana è diventata il nuovo stadio di calcio. Pensando
ai debiti che graveranno sui nostri nipoti mi viene spontaneo pensare che sia
meglio fermarci o almeno rallentare in questa assurda corsa alla spesa.
ADDIO A GIUSEPPE PENNISI
Ogni
settimana, purtroppo, qualche lettore de IL PUNTO ci lascia, ma nei giorni
scorsi è mancato a Roma non solo un lettore, ma un vero maestro e un grande
amico: Giuseppe Pennisi.
Pochi forse l’hanno conosciuto di persona tra il grande pubblico, ma certamente
lo conoscevano bene in campo economico e finanziario dove con grande saggezza,
trasparenza e capacità di analisi spiegava con parole semplici i problemi della
finanzia mondiale. Giuseppe Pennisi era nato a Roma nel 1942, Grand’Ufficiale
all’Ordine al Merito della Repubblica. Ha avuto una prima carriera negli Usa
(alla Banca mondiale) sino alla metà degli Anni Ottanta, poi è stato direttore
generale ai ministeri del Bilancio e del Lavoro, docente di economia in diverse
università, consigliere del CNEL. Ha scritto per decenni sul Il Sole-24 Ore, Il
Messaggero, su Avvenire e Il Corriere della Sera, oltre che sui fogli on-line
Il Sussidiario e Formiche. A parte l’economia, la sua grande passione era la
musica di cui era fine conoscitore tenendo diverse rubriche di critica
musicale. Giuseppe mi ha insegnato tante cose, era un cristiano autentico e un
vero, grande amico sempre vicino anche in iniziative di solidarietà come il
“Verbania Center”. “E’ stato un uomo dal pensiero libero e aperto sul mondo”
scrivono le figlie, ed è proprio vero. Un saluto particolare alla moglie
Patrice e a tutta la sua famiglia.
STORIA IN TV
RICORDO CHE
SU TELEVCO-AZZURRATV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE PUNTATE DI STORIA
LOCALE, SUI CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING. Gli appuntamenti sono il SABATO alle ore
13.30 e in replica la DOMENICA alle ore 18.00
UN
SALUTO E BUONA SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 904 del
7 APRILE 2023
di MARCO
ZACCHERA
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: PASQUA - IN EUROPA (FORSE)
SI CAMBIA – SOROS E TRUMP – LA STRAGE DI VIA RASELLA - STORIA IN TV
E' PASQUA
Durante la
settimana, quando penso a cosa scrivere su IL PUNTO, spesso mi riprometto di
fare meno polemiche e di commentare i fatti con un punto di vista più
“positivo”. Poi vedo la TV e le rassegne stampa e mi chiedo come si possano
raccontare certe frottole alla gente… E ricasco con la polemica.
Ma domenica
è Pasqua e per tutti i cristiani deve essere un’occasione di riflessione
profonda per “rinascere” davvero, cercare di capire gli altri senza
preconcetti e soprattutto nell' impegnarci di più a rinnovare il mondo.
Nel fare gli auguri a tutti, spero che questa necessità di riflessione ci
accompagni e ci illumini, ne abbiamo davvero bisogno!
IN EUROPA
(FORSE) SI CAMBIA
Forse, con
il voto dell’anno prossimo, l’Unione Europea potrebbe uscire dal controllo
politico della sinistra visto che domenica scorsa anche la Finlandia ha virato a
destra, così come la Svezia
solo pochi mesi fa.
Più che
scelta “di destra” sarebbe meglio sottolineare come anche in questi paesi sia
cresciuto il nazionalismo e soprattutto il “senso di appartenenza” che si
caratterizza con maggiore diffidenza verso Bruxelles e chiusure soprattutto sul
tema immigrazione, bioetica, difesa delle proprie radici culturali.
Fatto sta
che a vincere in Finlandia sono stati il partito Conservatore e quello dei
“Veri Finlandesi”, movimenti che hanno entrambi superato i socialdemocratici
della premier uscente Marin, già “cocca” di Draghi.
Una
situazione che dovrebbe mettere in allarme la sinistra e il PPE visto che si
sta nettamente assottigliando il loro margine di consensi in vista delle
elezioni europee dell’anno scorso.
Nella
stessa domenica in cui anche la Bulgaria
ha confermato una maggioranza di centro-destra problemi e temi come
l’immigrazione, la crisi economica e il deficit dell’Unione si fanno sempre più
attuali e determinanti per le future scelte elettorali.
La vera
forza del connubio attuale tra sinistra, verdi e popolari che guidano Bruxelles
è comunque la debolezza altrui: i tanti nazionalismi, le chiusure, le diversità
di opinioni in campo conservatore su troppi temi rendono per ora problematica –
ma forse speriamo solo per ora – una rivoluzione alla testa della Commissione
Europea, ma certamente l’anno che ci separa dal voto europeo sarà decisamente
interessante.
Intanto da
Bruxelles un altro schiaffo all’Italia con la signora Ursula Von der Leyen
che ha accompagnato il presidente Macron
in visita ufficiale a Pechino insieme ai massimi esponenti economici francesi.
Se il signor Macron vuole andare in visita a Pechino padronissimo, ma se ci va
accompagnato dalla presidente della Commissione UE allora la signora Ursula
conferma che l’UE è a servizio di Parigi e dei suoi affari...E questo non mi
piace per niente.
TRUMP E I
SOLDI DI SOROS
Per favore,
basta con Donald Trump!
Basta a questo gioco di specchi che serve solo al disperato tentativo
democratico di mantenere alla Casa Bianca per altri quattro anni un vecchietto
debole, influenzabile e ricattabile come
Joe Biden.
Trump non è
una persona trasparente e quindi c'è ampio spazio per le inchieste giudiziarie,
ma che nel suo caso vengono gonfiate e portate avanti con evidente
partigianeria politica, il che poi gli permette di fare brillantemente la
"vittima".
Più Trump
viene accusato (lui dice "perseguitato") più crescono forse i suoi
sostenitori all'interno del Partito Repubblicano vista l’assurdità delle
inchieste, ma se Trump è forte all'interno del partito è molto più debole tra
gli elettori americani (moltissimi dei quali lo detestano) e così - se sarà lui
il candidato repubblicano - è molto probabile che alla fine vinca di nuovo il
candidato democratico, Joe Biden appunto.
Su questa
recente indagine giudiziaria contro Trump a New York diventa comunque difficile
dare torto all'ex presidente visti i metodi dell'accusa, rappresentata dal
procuratore di Manhattan Alvin Bagg, un democratico (i procuratori in USA si
eleggono) sponsorizzato direttamente da George Soros che gli ha versato almeno
500.000 dollari attraverso la sua fondazione "Color of Change". Soros
ha come obiettivo di "cambiare" la giustizia americana e
vuole imporre il suo personale punto di vista economico e politico al mondo,
una volta di più dimostrandosi uno dei massimi corruttori del pianeta.
C'è solo da
sperare che alle primarie repubblicane prevalga un candidato alla presidenza
più credibile di Trump e che a quel punto potrebbe vincere più facilmente le
elezioni contro Biden, come i democratici sanno perfettamente e Soros non
vorrebbe mai.
LE
(SCOMODE) VERITA’ SU VIA RASELLA
Un vero
peccato che il mio amico e presidente del Senato Ignazio La Russa abbia
banalizzato con una frase infelice quanto successe in Via Rasella, a Roma, il
23 marzo del 1944, con l’attentato che portò poi allo spaventoso eccidio delle
Fosse Ardeatine.
Una volta
di più si è persa così l'occasione di ricordare invece nei dettagli -
soprattutto ai più giovani - questo episodio inutile e criminale compiuto da un
gruppo di partigiani comunisti. Nella solita lettura
demagogico-retorico-resistenziale, si evita innanzitutto di ricordare che Roma
era stata dichiarata "città aperta" e che quindi - sotto
l'auspicio vaticano - non ci dovevano essere attacchi e azioni di guerra.
Non ci fu
nulla di eroico nel far scoppiare una bomba al passaggio di una compagnia di
soldati italo-tedeschi (erano delle province di Bolzano, Trento e Belluno) che
con le armi scariche tornavano a piedi in caserma. Erano persone anziane
richiamate, non forze combattenti nè SS o ipso-facto "nazisti". Ne
furono uccisi 33, oltre ad alcuni civili (compreso un ragazzo di 12 anni) che
semplicemente passavano di lì.
Soldati
obiettivamente inermi perchè l'attacco non fu appunto contro un comando
militare o uccidendo degli alti ufficiali oppure prendendo di mira un deposito
di armi o per creare un qualsiasi vantaggio dal punto di vista bellico.
No, fu solo un’imboscata per scatenare la rabbia tedesca, una scelta
"a freddo" voluta e compiuta del Partito Comunista Italiano (di cui
il leader Giorgio Amendola nel dopoguerra si assunse la responsabilità morale e
politica) e che portò a una rappresaglia spaventosa, inumana, drammatica,
assurda, ma che era già stata annunciata e che non ci sarebbe stata senza
l’inutile attentato che alla fine portò a morte 370 persone innocenti.
Nessuno dei
“coraggiosi” responsabili si presentò per evitare la rappresaglia e così
il PCI in un colpo solo sfruttò la situazione non solo per l’indignazione della
gente, ma sapendo bene che i tedeschi avrebbero ucciso per rappresaglia prima
di tutto i detenuti politici che in quel momento a Roma erano quasi tutti delle
altre varie forze della Resistenza, a cominciare dai 57 militanti del Partito
d'Azione, al leader dei partigiani monarchici - il colonnello Giuseppe Cordero
di Montezemolo - e i 44 appartenenti a "Bandiera Rossa", frazione
partigiana che il PCI ufficiale non gradiva per niente.
La bomba di
Via Rasella fu un’azione duramente criticata anche da molti ambienti
antifascisti e che portò a fratture gravissime sul fronte partigiano, eppure
giudicata così "eroica" che nel dopoguerra agli attentatori fruttò
encomi e medaglie.
Carla
Capponi - una delle attentatrici - ricevette addirittura la medaglia d'Oro al
valore militare (!) e fu eletta due volte al Senato per il PCI. Pensare di
equiparare la Capponi a un Salvo D'Acquisto (l'eroico carabiniere che offrì
volontariamente la propria vita perchè i tedeschi risparmiassero altri
condannati a morte dopo un rastrellamento) è un insulto alla memoria storica,
eppure è andata proprio così.
Non posso
che sottolineare come ci sia ancora oggi un mondo retorico-resistenziale che ad
ormai 80 anni dai fatti non ha avuto ancora il coraggio di ammettere le proprie
responsabilità, le proprie nefandezze che si mischiano e macchiano tanti atti
gloriosi ed eroici dell'antifascismo vero, quello idealista e
"pulito" di decine di migliaia di persone che lottarono e soffrirono
per la libertà del nostro paese. Gente per fortuna ben diversa dai GAP
(Gruppi di azione patriottica) del PCI che in tutta Italia come in Via Rasella
puntarono invece solo ad uccidere, a diffondere l'odio, le divisioni, le
vendette, le rappresaglie. Certo non si può voler scrivere e raccontare la
storia d'Italia e dimenticare questi loro misfatti.
Tra due
settimane sarà il 25 aprile con le consuete manifestazioni troppo spesso retoriche,
ma temo che anche quest’anno nessuno ammetterà l’inutile violenza che fu
volutamente alimentata per mesi dal partito comunista che aveva ben altri fini
– ovvero la rivoluzione sovietica – piuttosto che la libertà del nostro paese.
Così come
quasi nessuno credo ricorderà anche quegli “altri” italiani, quelli massacrati
in decine di migliaia nei giorni e nei mesi successivi al 25 aprile del ’45,
spesso solo perchè avevano scelto e si erano ritrovati "dalla parte
sbagliata".
STORIA IN
TV
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UN SALUTO
E BUONA PASQUA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 903 del 31 marzo 2023
di MARCO
ZACCHERA
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SOMMARIO: IN SALITA - EUROPA
BLOCCATA – LA GODURIA – DUE RICORDI - STORIA IN TV
LA SALITA
Giorno per
giorno la strada per Giorgia Meloni si fa sempre più in salita nonostante
l'evidente impegno e le obiettive capacità della premier, una positiva sorpresa
rispetto alla vigilia elettorale.
Superata di
slancio la temuta crisi economica di autunno e la crisi energetica, nonostante
l'ovvia antipatia mediatica di gran parte dell'informazione nostrana ed estera,
pur con una sostanziale unità dell'esecutivo si nota però che nodi da anni
irrisolti vengono al pettine, soffocano e non sarà facile scioglierli.
Sullo
sfondo c'è poi un sempre più chiaro boicottaggio europeo che su tutto
(migranti, energia verde, tempi PNRR, spiagge, posizioni su famiglia, gender ed
affini, biodisel, alimenti sintetici ecc.) si mette regolarmente di traverso
perchè la maggioranza di centrosinistra a Bruxelles "vuole"
danneggiarci visto che siamo un paese dove i cittadini hanno chiaramente
indicato una maggioranza politica difforme da loro.
E' uno dei
motivi perchè l'Italia deve tener duro su tutto almeno fino al voto del 2024 a
cominciare dal MES, unica arma di pressione che abbiamo e - forse -
cominciando a minacciare di differenziarsi anche in politica estera
(condizionando la fornitura di armi all' Ucraina ad un credibile piano di pace)
perchè se l'Europa ci danneggia è forse ora di cominciare a distinguerci in
questo campo scoprendo, credo, che diversi paesi ci verrebbero dietro.
Oltretutto c'è poi il nostro commmissario europeo Gentiloni (espressione PD)
che non si capisce da che parte sta: lavora per l'Italia o per il
"nemico"?
UN’EUROPA
INCARTATA (O INCATENATA?)
Quando ci si allontana anche
solo per qualche giorno dall’Europa si ha la possibilità di guardare le cose
con maggiore distacco e dare un’occhiata al nostro vecchio continente magari
con affetto, ma anche con maggiore obiettività.
Se passate per Dubai e con
il pensiero andate a quanto succede a Bruxelles non potete che fare confronti
purtroppo sconsolanti. L’Europa si è incartata, incantata o incatenata: fate
voi, il risultato è che come continente siamo
drammaticamente fermi davanti ai cambiamenti del mondo
e mentre gli altri corrono purtroppo noi europei non ce ne rendiamo conto.
Dubai è oggi quello che
duemila anni fa poteva essere Roma, ovvero il centro del potere, una città
sviluppatasi in pochi decenni e che solo trent’anni fa era un deserto di
sabbia. Dubai ancor più di Londra o New York perché è qui – allargando lo
sguardo altri Emirati del Golfo e alla penisola arabica - il nuovo
centro propulsore dove si incontrano etnie e razze, lingue ed economie e dove
si costruisce più velocemente il futuro, in un derby serrato con il sud-est
asiatico e la Cina. Non è solo la questione del petrolio, ma dell’uso politico
e finanziario che si è fatto di questa risorsa.
In Arabia Saudita stanno
costruendo (sarà ultimata entro il 2025) una città del futuro, Neom, lunga 250
chilometri sulla costa del Mar Rosso. Sarà - secondo i progettisti - del tutto
autosufficiente per gli iniziali 400.000 abitanti dal punto di vista
energetico, senza auto e ecologicamente perfetta. In quanti lo sanno in Italia?
Quanti hanno capito che se
c’è accordo tra Arabia Saudita ed Iran, ovvero tra sciiti e sunniti -
addirittura sotto la regia cinese - per l’Europa vuol dire essere tagliati
fuori?
Intanto che a Bruxelles si
discute di immigrazione, sanzioni e biodiesel a Dubai si incrociano famiglie
russe che vanno e che vengono perché i voli bloccati in Europa verso l’ex
impero sovietico – qualcuno ci ha pensato? - passano adesso tutti di qui (e per
Istanbul). Insieme ai tanti russi che non sembrano minimamente preoccupati
dalle sanzioni sciamano cinesi e indiani, americani e (pochi) europei. Il Golfo
Persico è strategicamente diventato centrale perché è a poche ore dall’Europa,
dall’Africa, dai grandi mercati asiatici. I prezzi sono accessibili e la
qualità della vita ad alto livello, almeno per i cittadini emiratini.
Certamente tutto è basato
anche sullo sfruttamento di milioni di immigrati dal subcontinente indiano e
dal Nord Africa ma che comunque qui stanno molto meglio che a casa loro. Una
forza-lavoro immane e a basso costo, schiavi moderni copia-conforme di quelli
che duemila anni fa puntellavano l’economia romana, solo che questi vi arrivano
per scelta, sia pur di necessità.
La discriminazione è
visibile, a volte insolente, ma così va il mondo e se per noi europei è bello
pensare di essere invece “diversi” e più “politicamente corretti” va notato che
qui non ci sono centri di immigrazione rigurgitanti di disperati, nè
immigrazione clandestina perché si arriva solo con il passaporto ed un
contratto di lavoro, però le porte sono aperte per tutti.
L’Europa è lassù ad
accapigliarsi sulle questioni energetiche, le sanzioni e la guerra in Ucraina
(che da queste parti non interessa a nessuno) mentre qui siamo già al “post
petrolio” fatto di solare, ma anche all’acqua desalinizzata e riciclata a
volontà che irriga il deserto (ma il mare non ce l’abbiamo anche noi?) e
trasforma la città in un giardino tra mille palazzi e la siluette del Burj
Khalifa che - con i suoi 828 metri - è ancora, per ora, il grattacielo più alto
del mondo.
Ma colpiscono soprattutto i
centri commerciali con una babele incredibile di umanità.
C’è di tutto, con i muezzin
che (registrati) chiamano alle preghiere del Ramadan anche se incontri sempre
meno donne velate in un mix di società laica e religiosa, sicuramente
tollerante non fosse perché indù indiani, cristiani filippini e musulmani
sciiti e sunniti devono pur convivere.
La città è immacolata e
sicura: non una carta per terra, un’aiuola fuori posto, un buco
nell’asfalto anche nell’estrema
periferia tra svincoli
autostradali e monorotaie
sopraelevate. Un paragone
con Roma e Milano è decisamente imbarazzante.
Per
due secoli l’Europa aveva
esportato colonialismo ma anche
illuminismo e bagliori di democrazia, ma oggi è quasi assente ed
anche i marchi più prestigiosi, dalla moda alle auto, hanno proprietà e cuori
asiatici.
Siamo piccoli, contiamo
sempre di meno eppure non vogliamo crederlo, pensiamo di essere l’ombelico del
mondo e non lo siamo più, sovrastati e incalzati da un’Asia ben più numerosa,
potente, giovane. Forse dovremmo rifletterci un po' di più e smetterla di
considerarci i primi della classe: non serve e soprattutto non è vero.
In realtà questa
diventerebbe una riflessione pericolosa perché allora potremmo essere tentati
dal pensare che solo con un rinnovato rapporto con la Russia potremmo tornare
protagonisti per materie prime, superficie, possibilità di sviluppo mentre il
rapporto con gli USA, altra grande potenza in obiettivo declino, sembra più
guardare verso il passato. Passato importante, struggente, sicuramente positivo
ma che sullo scacchiere mondiale conta sempre di meno. Tra l’altro un rapporto
da sempre squilibrato, ma che adesso ci sta dissanguando sempre di più. Utile
un viaggio a Dubai, vedere per credere.
LA GODURIA
"Quanto mi fa godere la
Cassazione francese...". Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore
delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi
di confermare il rifiuto all'estradizione dei 10 ex brigatisti assassini degli
anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi
dell'avvocato Enrico
Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta. Conoscevo personalmente
Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del MSI-DN a Milano, persona mite e
per bene, mai coinvolta in situazioni violente. Ucciso “per dare un esempio” da
gente che non si è mai pentita, vigliacca e coperta nella loro latitanza dorata
da una nazione europea che dovrebbe vergognarsi per questo modo d’agire dei
suoi “giudici”.
Se in Italia fossero stati
arrestati gli autori di stragi terroristiche sul suolo francese, la Francia non
ne pretenderebbe forse l’estradizione? Anche perché è doloroso prendere poi
atto delle motivazione dei giudici francesi “Dopo tanti anni – sostengono –
estradarli ora in Italia sarebbe ledere il loro essersi integrati
professionalmente e socialmente, violando in modo sproporzionato il diritto al
rispetto della loro vita privata e famigliare”. Giudici vergognosi: andate a
raccontare di questi “diritti” ai parenti delle vittime...
DUE RICORDI
Due ricordi per persone
speciali che ci hanno lasciato nei giorni scorsi.
Il primo è per il dott. Michele Ricci di
Verbania, mio amico da sempre (e fedele lettore de IL PUNTO) che per decenni si
è impegnato silenziosamente in tanti Enti e fondazioni cittadine dando un
contributo importante - quanto riservato - nell’ aiuto al prossimo e
particolarmente agli anziani in difficolta. Il secondo è per Gianfranco Falzoni,
l'uomo che con il suo impegno e la sua opera di sensibilizzazione nei confronti
del mondo culturale e politico ha salvato – mobilitando poi tanti altri - la Reggia
di Venaria (Torino), uno dei complessi monumentali oggi più frequentati
d'Italia che era finito in uno stato di totale abbandono e degrado. Il
“miracolo” di Venaria è l’aver visto lavorare insieme, per anni, enti ed
amministrazioni di diverso ed opposto colore politico restituendo così al mondo
questa memoria storica di grande valore architettonico e culturale. In modo
diverso, un “grazie” ad entrambi per quanto sono stati capaci di realizzare
nella loro vita mettendosi entrambi al servizio di tutti.
STORIA IN
TV
RICORDO CHE SU
TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA
LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING. Gli appuntamenti sono il
SABATO alle ore 13.30 e - in replica - la DOMENICA alle ore 18.00
UN SALUTO
E BUONA SETTIMANA A TUTTI
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 902 del
24 marzo 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: CASE GREEN – DELEGATO ALLA
RESISTENZA – UTERO IN AFFITTO – STORIA IN TV – Approfondimento:
LUDOPATIA PIAGA SOCIALE.
CASE GREEN
Dopo lo
stallo sulla forsennata volontà di cancellare le auto diesel e a benzina gli
euro-green che a livello politico ricattano il continente hanno puntato su di
un’altra partita, ovvero costringere tutti gli europei a mettere “a norma” le
proprie abitazioni, le aziende, gli uffici e gli edifici pubblici cercando di
imporre nuove norme “green” per contenere il consumo energetico.
Posso
capire di imporre queste norme per le nuove costruzioni, ma mi sembra assurdo
pretenderlo per le case esistenti, soprattutto quelle nei centri storici ovvero
la gran parte degli immobili italiani. Ma come sarebbe mai possibile spendere
cifre folli per ristrutturarle e contemporaneamente rispettare i vincoli
paesaggistici ed ambientali esistenti, sia nel pubblico che nel privato? E’una
norma che non tiene conto che l’Europa non è fatta solo di nordiche villette
unifamiliari con il giardinetto davanti e condomini a schiera. Se poi passasse
questa legge europea tutto il patrimonio immobiliare che si trovasse “non a
norma” sarebbe invendibile o perderebbe gran parte del proprio valore.
Ma perché
l’UE si ostina a queste misure demagogiche? Per arrivare a “emissioni zero” nel
2050 che per noi europei sembra essere la questione più importante del
continente. E’ sicuramente un fine apprezzabile, ma - quando anche ciò
avvenisse in Europa a costo di sacrifici immani - oltre il 90% del globo non
procederebbe comunque su questa strada rendendo nulli i benefici energetici, ma
portando alla rovina l’economia ed i risparmi di un continente. Noi possiamo
dare il buon esempio ma in Cina, India e negli stessi Stati Uniti queste
(purtroppo) NON sono priorità e se non c’è un percorso globale impegnativo e
definito tutto diventa demagogia. Tornando alle case, il buon senso
imporrebbe di stabilire norme per i nuovi edifici e le ristrutturazioni
programmate, ma senza insistere con quell’estremismo green che - su troppe
materie - si dimostra non solo inattuabile, ma assolutamente un controsenso.
DELEGATA ALLA RESISTENZA
Grandi
novità in casa PD. Nella nuova segreteria reginale piemontese è stato infatti
nominata una responsabile con "delega alla Resistenza" perché, spiega
il comunicato ufficiale, “Non si devono mai dare per scontati i valori
antifascisti della Costituzione, la carta fondamentale contro il
fascismo". Sono passati ormai 80 anni da quei giorni, 101 dalla marcia su
Roma, ognuno è ovviamente libero di pensarla come crede ma è significativo che
nel fu PCI-PDS-PD non ci avevano mai pensato prima, ma - indubbiamente - con il
nuovo corso se ne è subito avverita l' inderogabile urgenza.
UTERO IN AFFITTO
Quello che
è grave non è il dibattito sul “diritto” alla trascrizione degli atti di
nascita dove una coppia gay possa auto-dichiararsi “padre” o “madre” di un
bambino, ma piuttosto l’evidente volontà dei media di forzare la mano su queste
situazioni facendo passare i “diritti” di un’infima minoranza “LGBT+ “(se non
ho sbagliato a riportare la sigla) come se fossero quelli di una maggioranza
genitoriale.
Non mi
indigna quindi il “cazzo” pronunciato in diretta TV da Lucia Annunziata, ma che
la TV pubblica - una volta di più - non permetta in una trasmissione da lei
condotta di lasciar parlare la Ministro alla famiglia Eugenia Maria Roccella per
dieci secondi filati senza interromperla affinchè possa esprimere il parere non
solo del governo ma (credo) della maggioranza dei cittadini. Genitori che
comunque – oltre al parere delle coppie gay – hanno anche il diritto di
ascoltare, con calma e responsabilità, altri punti di vista. Per l’Annunziata
questo invece non è possibile:è il mondo che gira intorno a lei e lo
stesso avviene con altre ormai stagionate presentatrici alla Lilli Gruber. Una
Annunziata che il giorno prima “moderava” al congresso CGIL e che poi può
invitare, dire, sostenere alla TV pubblica quello che vuole senza possibilità
di contraddittorio.
Ma il
governo Meloni riesce o no a far cambiare l’aria in questo baraccone-Rai
insopportabile e fazioso?
STORIA IN TV
A proposito
di RAI. Prendiamo un giorno qualsiasi e chi si interessa di storia non mancherà
di ascoltare su "Rai Storia" il consueto almanacco quotidiano su
alcuni fatti successi nello stesso giorno durante il correre degli anni. Sono -
come sempre - ricordati avvenimenti di molti anni fa o della storia
recente. Purtroppo i brevi servizi su fatti accaduti nell'ultimo secolo sono
tutti letti non solo in termini antifascisti e resistenziali, ma soprattutto
molto spesso in un’ottica di estrema sinistra.
Alcune
ricostruzioni degli eventi - secondo me - sono completamente travisati e se un
ragazzo ascolta notizie date così, senza averle vissute od approfondite, come
mai potrà avere una informazione storica obiettiva?
Queste
cose, minimali, sono l l'esempio più calzante di come la sinistra abbia
"infiltrato" la Rai e giorno per giorno riesca a ricostruire,
rimodellare i fatti in modo assurdamente di parte, purtroppo nel silenzio
generale. Ecco come il "servizio pubblico" troppo spesso non dà
garanzie di pluralismo
………………………………………………….
A PROPOSITO
DI STORIA IN TV RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA
LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU
STREAMING.
APPROFONDIMENTO: LA LUDOPATIA,
UNA PIAGA SOCIALE
Si è fatto
un gran parlare della recente grande vincita al Superenalotto dipingendola come
la fortunata svolta nella vita dei vincitori, ma pochi hanno pensato a quante
centinaia di milioni di euro ha incassato l’Erario – e tutta la sua filiera –
in attesa della combinazione vincente, né di quante decine di milioni di
persone ci hanno rimesso co le loro inutili giocate durante la lunga attesa.
La prossima
volta che entrate in una tabaccheria osservate gli altri clienti. A parte
qualche ormai raro fumatore, scoprirete che la gran parte delle persone sono lì
per giocare: lotto, superenalotto, gratta e vinci, “turista per sempre”, tanti
altri giochi in cui in pochi istanti si possono impegnare somme notevol,i
perché gli italiani giocano sempre di più, ma l’incasso facile per lo Stato sta
diventando una piaga sociale.
Secondo
il Ministero della salute
sono circa 1.300.000 i malati
patologici di ludopatia, anche se solo 14.000 di loro nel 2022
hanno avuto il coraggio di ricorrere alle cure mediche e psicologiche, spesso
dopo essersi rovinati economicamente ed aver fatto sprofondare nel baratro le
loro famiglie.
Numeri
impressionanti e in costante crescita. l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
stima nel 2022 un nuovo record dei giochi legali: “Risultati eccellenti sono
stati conseguiti nel settore del Gioco Pubblico – si legge nella Relazione del
Direttore Generale – e secondo stime preliminari, nel 2022 tale aumento
dovrebbe attestarsi intorno al 30 per cento, per un controvalore complessivo di
circa 135-140 miliardi di
euro record
assoluto nella storia dell’Agenzia”.
Se
poi il “Superenalotto” ha per lo meno un suo “lento” ritmo settimanale, sono i
“gratta e vinci” che contano di più.
Oltre al
gioco d’azzardo on line gli italiani hanno speso in media solo per il “gratta e
vinci” 523 euro nel 2004, 1.023 nel 2011, circa 1800 l’anno scorso. In totale
si è giocato nel 2021 per circa 165 miliardi, il 18% in più dell’anno
precedente e - solo di imposte sul gioco - lo Stato ha incassato 8 miliardi e
413 milioni, somma equivalente
agli
investimenti previsti dal PNRR per gli interventi di ristrutturazione
ospedaliera. Poi ci sono i giochi on-line illegali di cui sfuggono i contorni e
le garanzie, con una impennata delle giocate contestualmente al periodo Covid.
Complessivamente
è davvero un affare per le finanze pubbliche? Dipende, perché dall’altra parte
c’è il disastro sociale di milioni di famiglie in difficoltà, il ricorso
all’usura che prospera sul “nero” e sui debiti di gioco, mentre manca
completamente
un
approccio culturale e
informativo su queste
problematiche tra le giovani generazioni,
anche se il “gratta e vinci” coinvolge gente di tutte le età, soprattutto
anziani che a colpi di 5 e 10 euro si giocano in poche ore la pensione, come
sanno bene gli assistenti sociali di tutta Italia.
Non
basta scrivere l’invito “gioca
consapevolmente!”, la realtà è
che non si comprendono (o non si vogliono comprendere)
le radici psicologiche del fenomeno.
Tutto viene
impostato sull’idea positiva del “colpo grosso” che cambia la vita (ma
che purtroppo non arriva mai)
ma che psicologicamente giustifica
i fallimenti personali di chi non ha più fiducia in sé stesso, dà
la colpa al destino avverso e intanto non vuole impegnarsi a cambiare.
L’offerta
poi è subdola: quanti sanno – per esempio - che con “Turista per sempre”,
l’agognato “gratta e vinci” che con 5 euro (certi) di costo a biglietto
distribuisce l’illusione di guadagnare 300 milioni subito, 6.000 euro al mese
per 20 anni e poi un premio finale c’è però un solo biglietto vincente ogni 4,5
MILIONI di tagliandi distribuiti? Fosse scritto
almeno questo rapporto sul
retro del cartoncino, forse qualcuno capirebbe
quante minime siano le sue probabilità di vincita, così come pochi sanno che al
Superenalotto solo il 45% delle giocate finisce in montepremi.
Il problema
fondamentale è che molto spesso il ludopatico non ammette mai di avere un
problema, tende sempre a minimizzare o a negare l’evidenza e comunque non
riesce a chiedere aiuto nel modo corretto, neanche con il supporto di amici e
familiari. Se per caso uno vince rigioca subito, se perde (ovvero quasi sempre)
penserà immediatamente a come giocare di nuovo per “rifarsi” e a dove trovare
nuovi soldi per giocare.
Contro
la sua volontà non
potrà attivarsi - per
legge - neppure il percorso terapeutico
mirato a farlo uscire da tale situazione, perché solo se l’interessato è
consenziente si possono muovere i meccanismi di tutela civile attraverso i
quali anche persone diverse dal
giocatore problematico possono intervenire,
affinché vengano almeno presi una serie di accorgimenti diretti a contenere i
rischi a cui il ludopatico espone sé stesso e la propria famiglia.
Tra l’altro
uno dei motivi del massacro è la velocità di gioco, sempre più spinta. Una
volta i numeri del lotto venivano
estratti una volta la settimana il sabato
pomeriggio, così come il
pronostico Totocalcio era
legato alle partite della domenica, oggi
invece è tutto on-line, le giocate si susseguono a distanza di pochi secondi,
si possono comprare numeri infiniti di tagliati gratta e vinci con concorsi dai
nomi più esotici favorendo le possibilità compulsive. Un tema dai grandi
risvolti economici ed etici ma di cui troppo spesso non si ha il coraggio di
parlare, ma una vostra prossima volta in
tabaccheria (nel vostro interesse,
senza giocare!) sarà comunque molto istruttiva.
UN SALUTO
E BUONA SETTIMANA A
TUTTI
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 901 del
17 marzo 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: DIFENDO
IL “MIO” OSPEDALE - IPOCRISIE COLLETTIVE – SERIETA’ PER COSPITO –
DEMOCRAZIA ALLA CINESE – STORIA A TELEVCO
DIFENDO
L’OSPEDALE DI VERBANIA
E’ uscita
nei giorni scorsi una nota di “Nanopress” che indica l’ospedale di Verbania come il
peggiore ospedale d’Italia. Il tutto basandosi su un solo parametro, ovvero
la mortalità a 30 giorni dal ricovero in cardiologia. Un risultato davvero
sorprendente (ma anche assurdo: bisognerebbe allora almeno anche valutare chi
viene ricoverato e tener conto che la ns. ASL ha due ospedali e quindi vi sono
poi spesso trasferimenti a Novara o Torino per i casi più gravi, o a
Domodossola), ma anche una inaccettabile umiliazione per chi ci lavora con
impegno ed abnegazione.
Oltretutto
a Verbania ci sono molti reparti, specializzazioni e servizi: ha senso prendere
un solo parametro, quando peraltro - notoriamente – tra l’altro la nostra
cardiologia lavora bene?
Verbania è
una piccola città e certo non può avere un ospedale da grande capoluogo, ma mi
sembra che l’umanità, i servizi, la velocità di intervento, la qualità di
arredi e macchinari, la pulizia ecc. siano assolutamente positivi, comunque
infinitamente migliori di molti altri ospedali in giro per l’Italia.
Certamente
ci sono carenze, ma pensiamo anche al personale insufficiente, ai reparti
divisi a metà con Domodossola, alle difficoltà economiche e logistiche ma –
complessivamente – è assurdo dire che la sanità piemontese e nello specifico
quella di Verbania siano le peggiori d’Italia.
Come si
possano diffondere statistiche così assurde lascia perplessi. Più volte ho
dovuto ricorrere alla nostra sanità di provincia e personalmente mi sono sempre
trovato bene, così come chi ha avuto modo di frequentare il DEA o altri reparti
in molte altre città italiane può ben rendersi conto delle differenze, ma a
tutto vantaggio della nostra sanità locale.
Esprimo
quindi solidarietà, vicinanza ed affetto a tutte quelle persone che operano con
impegno e professionalità nel “nostro” ospedale, ingiustamente ed assurdamente
umiliate.
SIAMO
DIVENTATI MATTI, IPOCRITI ED ASSURDI
Prosegue
l'auto-demolizione della coscienza degli italiani e il condizionamento
politico-culturale che la sinistra vorrebbe imporre per tutti.
Due esempi
che dovrebbero far meditare, anche sul presunto “nuovo corso” del PD.
Metropolitana
di ROMA: essendo in corso una raffica di borseggi, l’altoparlante
richiama l’attenzione dei viaggiatori terminando con un “Attenti agli zingari”.
Ne è nato
un putiferio perché l’annuncio – che personalmente ritengo provvidenziale e
comunque utile a richiamare l’attenzione dei viaggiatori – è stato definito
“razzista”.
Sono
seguite le (ipocrite) prese di posizione politiche e a farne le spese è stato
il malcapitato operatore che si è permesso di fare l’annuncio. “Una volta
appreso che in una stazione c'è stato un annuncio discriminatorio e offensivo”
– si apprende sull’ ANSA - “ l’ ATAC (l'azienda capitolina che (mal)gestisce il
trasporto pubblico nella Capitale), si è subito attivata ed ha
individuato il responsabile”.
Individuato
il reo, Atac insiste: "L'annuncio non era ovviamente registrato. Si è
trattata di una iniziativa personale che l'azienda giudica inaccettabile. Il
responsabile, quindi, sarà sottoposto a provvedimento disciplinare".
Immediato anche l'intervento del sindaco Roberto
Gualtieri (PD) che su twitter condanna senza mezzi termini
l'accaduto. "È inammissibile e inaccettabile. Bene ha fatto l'Atac a
prendere immediatamente provvedimenti nei confronti di chi si è reso
responsabile di un gesto così offensivo e discriminatorio".
Il sindaco Gualtieri è - come il
suo collega milanese Sala
- di quella "upperclass" sinistrorsa radical-chic che
evidentemente non prende mai la metro, soprattutto quella romana, perché
altrimenti Gualtieri si renderebbe conto dello stato di degrado del servizio
pubblico della sua città con ritardi, scale mobili divelte, sporcizia,
bivaccamenti, stazioni chiuse per mesi e lavori infiniti. Gualtieri non pensa
alla situazione di incuria cittadina – dalla pulizia, alle buche, alla metro -
che Roma mostra tutti i giorni ai suoi cittadini e a milioni di turisti, ma al
gesto “offensivo e discriminatorio”!
Lo avessero
borseggiato una volta forse non la penserebbe così... Ma ci rendiamo conto in
che baratro di cretinaggine collettiva siamo caduti con questa ipocrita ed
assurda volontà “antidiscriminatrice” ?
Lo stesso è
avvenuto a MILANO poche settimane fa quando “Striscia la
notizia” documentò le operazioni di
una banda di giovani
ragazze slave che avevano “assaltato” un
intero vagone della metropolitana e - quando erano state catturate dai
viaggiatori e dalla stessa troupe e portate dai vigili urbani - erano
state subito rilasciate, tanto che immediatamente avevano iniziato a “ripulire”
un tram sotto gli occhi delle stesse telecamere, poi assalite dalle stesse
ragazzine.
Da allora
molti cittadini hanno cominciato a filmare i borseggiatori, e questo ha
scatenato la consigliera
comunale milanese PD Monica J.Romano che non chiede al suo
sindaco Sala di intervenire (finalmente!) per una maggior sicurezza in città e
nella metro, ma se la prende con i cittadini che filmano e testualmente
scrive “ La smettano quelli
che realizzano questi film di spacciare la loro violenza per senso civico,
perché non è senso civico. Le cittadine con vero senso civico alzino la voce e
invitino a spegnere le telecamere perché non è così, trasformando le persone in
bersagli, che si ottiene giustizia. Di violenza e di squadrismo ne abbiamo già
avuti abbastanza davanti al liceo di Firenze e nelle acque di Cutro".
Milanesi, ribelliamoci a
questa pessima pratica”.
A parte la
cretinata di fare un minestrone di questioni del tutto slegate tra loro
(c'erano gli squadristi in mare a Cutro ??!!), mi pare che questi atteggiamenti siano non solo un aperto
favoreggiamento a chi delinque, ma fanno crescere VERAMENTE il razzismo tra la
gente, poi comprensibilmente esasperata davanti al costante non intervento
delle forze dell'ordine e specialmente dei vigili urbani responsabili della
sicurezza nelle aree ATM.
Mi appello
agli italiani di buon senso - questo sì è un appello alla
"resistenza"! - ma mi piacerebbe sapere anche che cosa ne pensi di
queste vicende la nuova leader del PD, perché - se questo è il nuovo corso del
suo partito - più che politica è una questione di demenza generalizzata.
SERIETA’
PER COSPITO
L’Alto
Commissariato Onu per i Diritti Umani ha inviato allo stato italiano una
richiesta scritta chiedendo che siano rispettati gli standard internazionali di
detenzione per l’anarchico Alfredo
Cospito, soprattutto ai sensi dell’ articolo 7 (divieto di
tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti) e all’ art. 10
(umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona
privata della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti
Civili e Politici.
Vi
sembra che lo stato italiano stia sottoponendo Cospito
a torture? Forse è disumano il 41 bis per l’impossibilità di avere diretti
contatti con l’esterno, ma allora lo stesso vale per tutti i mafiosi soggetti a
questo obbligo cui Cospito è stato condannato tenuto conto dei suoi
comportamenti tenuti IN carcere.
Il vero
problema è che la Magistratura (e non la politica) deve decidere su di lui e la
questione si trascina da troppo tempo e questo non è giusto, è la vera una
ingiustizia nei confronti di Cospito.
Non si
imputi però allo Stato se l’anarchico ha la VOLONTA’ di non mangiare:
nessuno glielo impone, anzi, in tutti i modi si cerca di sostenerlo pur davanti
al RIFIUTO dell’interessato.
Bene, comunque,
l'interesse dell’Alto Commissario ONU, che speriamo trovi anche il tempo, però,
per denunciare ed intervenire CONCRETAMENTE anche sui milioni di casi di
detenzioni arbitrarie, torture, violenze, pene di morte ingiuste, fustigazioni,
mutilazioni ecc.ecc. che sono purtroppo la quotidianità delle carceri
(soprattutto in quelle islamiche) in molte parti del mondo.
SUSPANCE
(?) IN CINA
Dopo una
grande attesa sull’imprevedibilità del risultato, Xi Jinping è stato
rieletto per la terza volta presidente della Repubblica Popolare Cinese dal
Congresso nazionale del Popolo, proseguendo nel suo secondo decennio di
mandato. E’ stata una vittoria conquistata sul filo di lana: 2.952 voti
favorevoli su 2.952 votanti (quindi è votato anche lui stesso, non si sa mai)
che gli permetteranno di stabilire il record di durata alla guida del paese.
Per buon peso era stato rieletto anche alla guida suprema del PCC (Partito
comunista cinese) nell’ottobre scorso, anche qui per la terza volta dopo che i
rispettivi congressi avevano eliminato la norma costituzionale del limite a due
mandati consecutivi. Il Congresso nazionale del popolo ha anche nominato Xi
presidente della Commissione militare centrale, il massimo organismo del paese
che guida le forze armate, per altri cinque anni.
Ovviamente
nessun commento degli organismi internazionali a sottolineare il “democratico”
sistema elettorale cinese che si è cristallizzato anche sulle scelte di
contorno. Stupenda comunque la scenografia di questi mega-congressi che
iniziano (e in pratica già finiscono prima ancora di incominciare) al suono
dell’ “Internazionale” e con l’ingresso in sala in ordine gerarchico di
chi dovrà essere
eletto alla fine dai “delegati del popolo”. Impressionante la marea di bandiere
rosse, i fondali e gli stessi vestiti dei delegati (tutti uguali,
perfino le cravatte).
Lo stanco
pugno chiuso con cui Xi ha salutato alla fine fa parte di rituali che sempre
sorprendono, ma soprattutto perché appaiono fuori dal tempo e di pura
scenografia. Quanta violenza, però, dietro a queste parate, quanti milioni di
persone in galera, quante violenze politiche, religiose, umane, etniche troppo
spesso dimenticate da chi pensa sono al “business”. Saranno questi i nostri
padroni di domani?
STORIA IN
TV
Sono
tornate anche quest’anno le mie trasmissioni di storia locale su TELE
VCO-AZZURRA TV. Vanno in onda il sabato pomeriggio alle 13.30 e la domenica
alle ore 18. La TV è visibile anche in streaming e su You Tube. VCO trasmette
sui canali 17 e 617 (Piemonte).
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 900 del
10 marzo 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: NUMERO 900 ! – TRAGEDIE - COL SENNO DI
POI - GREEN: CAMBIANO GLI SCENARI EUROPEI – IPOCRISIA AL CUBO - SABOTAGGI.
Cari
lettori,
questo è il
900° numero de IL PUNTO. Vent’anni di commenti, di sfoghi, di spiegazioni –
spero che almeno siano parole chiare, sicuramente vorrebbero essere obiettive -
su come io intenda la politica, il mondo e il futuro della nostra Italia.
Speriamo di arrivare al millesimo ”Punto” e poi vedremo, intanto grazie per la
vostra pazienza, l’amicizia e la comprensione. A PROPOSITO: QUALUNO HA
CONSERVATO IL PRIMO NUMERO? MI PIACEREBBE TANTO RILEGGERLO…
TRAGEDIE E SPECULAZIONI
E’ solo una
mia impressione o sulla tragedia dei migranti naufragati a Crotone da dieci
giorni è in corso una strumentalizzazione politica ossessiva ed assurda? Se i
migranti irregolari non si bloccano alla partenza, gli scafisti tenuti dentro a
vita e non si creano corridori umanitari per dare asilo a quelli che veramente
scappano dalle guerre o dalle persecuzioni (mentre quelli “economici” vanno
selezionati) non riusciremo mai ad evitare queste tragedie. Le decisioni
assunte ieri dal governo mi sembrano corrette e logiche, sperando sempre che
l’Europa, dopo tante chiacchiere, faccia finalmente la sua parte.
COVID... CON IL SENNO DI POI
Sono
perplesso su come la Procura di Bergamo abbia condotto l’indagine sulla
diffusione del Covid nella Bergamasca. Ad esempio per aver scelto come perito
tecnico della Procura proprio il dott.
Andrea Crisanti, già tuttologo televisivo e ora senatore del
Partito Democratico, uno che non ha mai nascosto una sua viscerale
contrapposizione alle autorità regionali e di governo.
Auto-proclamatosi
“Esperto capo di tutti gli esperti d’Italia”, onnipresente in TV e litigando
ogni sera con mezzo mondo, conoscendo il suo narcisismo e lo spasmodico suo
voler "apparire" è legittimo pensare che la sua perizia sia stata
influenzata anche da fattori personali.
Trovo discutibile
prendersela “a posteriori” con Conte,
Speranza o Fontana per non aver ordinato la “zona rossa”. Oggi
noi valutiamo i fatti tre anni dopo, sappiamo ormai quasi tutto del virus, sono
stati scoperti vaccini e cure, ma in quei giorni chi avrebbe mai potuto
immaginare l'evolversi della pandemia? Allora c’erano incertezze profonde su
come affrontare l'emergenza. Come fa Crisanti a dire “per colpa dei politici ci
sono stati 4.000 morti!” ?
E se
fossero stati di più o di meno? Non si scherza sul dolore delle persone anche
perché oggi è facile criticare e dire "bisognava subito chiudere
tutto". Io stesso, su IL PUNTO, scrivevo che certe misure apparivano
eccessive e nessuno era contento della quarantena, del dover stare in casa
bloccando le aziende, il lavoro, il commercio, gli spostamenti mentre il
panorama economico era spaventoso.
La stessa
OMS – tacitamente complice di Pechino, ricordiamocelo perché è un
particolare che è evaporato nel tempo - minimizzava i rischi ed ha
parlato di “pandemia” solo molti giorni dopo lo scoppio dell’epidemia che
nessuno sapeva come affrontare.
Denunciare
i ritardi per non aver aggiornato un piano pandemico dal 2006 è un conto, dire
“ora per allora” che si imponeva la zona rossa è cosa diversa. Tra l’altro
perché sotto accusa solo i politici e non allora tutta la filiera dei dirigenti
ministeriali, comitati, esperti tecnici o consiglieri? Piuttosto, perché non si
vanno a vedere allora anche gli acquisti governativi di tamponi e mascherine,
con conseguenti traffici di Arcuri
& C.? E i banchi a rotelle, le forniture non a norma, le primule sui
gazebo, gli affari di Di
Maio con la Cina, le incredibili scelte ad personam della Von der Leyen che
abbiamo pagato tutti senza alcuna trasparenza per miliardi di euro?
Queste sì che sarebbero indagini che gli italiani si aspettano di veder
concretizzate (e concluse) oltre che sui vertici dell’ OMS e dell’Unione
Europea.
IN EUROPA SI CAMBIA?
La
decisione UE che di fatto ha rinviato ad imprecisati tempi migliori l’idea di
mettere al bando dal 2035 le auto a diesel e benzina è forse un segnale
che la maggioranza rosa-rosso-verde che di fatto domina la Commissione Europea
stia cominciando a dare segni di sbandamento. Se ne è parlato poco perché è una
sconfitta evidente della sinistra, ma è una interessante realtà.
La scelta
del “green” esasperato era ed è una battaglia politica prima ancora che
economica, identitaria prima che logica e - come per altri provvedimenti sul
filo dell’assurdo (da quelli etici alle norme sulle costruzioni o per gli
alimenti) - nell’immaginario collettivo della sinistra europea cominciano ad
esseri dei miraggi che si allontanano sotto la spinta della “realpolitik”
di governi sempre più scettici sul diventare magari delle icone del mondo
ecologista, ma mettendosi contro la gran parte dei propri cittadini, mentre si
avvicina veloce il voto del 2024.
Sul tema è
stato determinante (finalmente!) l’attivismo italiano che si nota dopo anni e
quello polacco, cui è seguito quello ungherese, bulgaro e della Repubblica
Ceca, ma anche una scelta più prudente della corazzata tedesca che insieme
hanno prodotto l’inevitabile “stop”.
In Italia
grande soddisfazione è espressa dalla Meloni,
da Salvini
e dai ministri Urso e
Pichetto Fratin, che parlano di successo politico, mentre a
sinistra è sceso il silenzio, tombale.
Invano si è
atteso un commento da Elly
Schlein, alle prese con la prima vera grana nel dover prendere
una posizione chiara tra la teoria e la realtà, che non è venuta..
Palpabile
l’imbarazzo generale, ne è prova “Repubblica”
che il giorno dopo la fondamentale scelta europea non ne ha dato nessuna
notizia in cronaca, limitandosi solo a un richiamo a pagina 32, nelle rubriche
economiche.
Certo a
sinistra pesano le parole di Romano Prodi che nelle scorse settimane aveva
espresso duramente e con forza una sua posizione nettamente contraria al
procedere su questa linea, sottolineando i rischi di un’auto elettrica con
troppi componenti “made in China”, il dramma occupazionale che ne verrebbe,
l’assurdità di posizioni francamente poco difendibili. Per esempio, che una
capitalistica Ferrari avrebbe potuto continuare ad andare a benzina ed una
utilitaria invece no, oppure che sarebbe parso davvero bizzarro permettere
ancora la produzione di auto endotermiche destinate però solo all’esportazione
extra UE, quasi ci fosse un mondo diverso appena fuori l’Europa.
La
decisione di rinvio sulle auto elettriche è però anche un segnale politico,
ovvero che le opinioni pubbliche ed i governi nati dopo il 2019 sembrano di
caratura e indirizzo progressivamente diverso rispetto al voto che aveva
portato all’elezione del parlamento europeo.
Il rischio
era che il provvedimento, uno dei più simbolici e importanti della legislatura,
ricevesse un'imbarazzante bocciatura. Proprio per evitare questo scenario (ma
anche perché a Stoccolma da qualche mese c’è un governo di centro-destra), la
presidenza svedese dell'Ue ha optato per il rinvio, di fatto consegnando il
cerino acceso ai suoi prossimi successori spagnoli.
Finalmente
ci si comincia a chiedere se oltre all’elettrico non si debba puntare su altre
scelte, come i nuovi combustibili più puliti (e in parte sintetici) piuttosto
che imporre divieti che rischiano di essere un disastro, visto anche che ad
oggi le ricerche sull’uso dell’idrogeno sono ancora lontane da soluzioni
convincenti.
IPOCRISIA AL CUBO
I Fatti. Un
mese fa durante un volantinaggio davanti ad un liceo fiorentino c’è stata una
scazzottatura tra giovani di destra e di sinistra. Non sono mai riuscito ad
ascoltare una chiara ricostruzione dei fatti, ma mettiamo pure che ogni
responsabilità sia stata dei ragazzi di destra. Grazie al cielo nessun ferito,
ma è comunque montata una forsennata campagna “antifascista” al culmine della
quale sabato scorso hanno sfilato per Firenze alcune migliaia di persone
(subito “montate” a 40.000!) convocate da CGIL, CISL, UIL, PD, Verdi,
Socialisti, Radicali, M5S, gruppi “titini” (sì, a Firenze ci sono ancora i
sostenitori dell’ex dittatore jugoslavo Tito, l’infoibatore di migliaia di
italiani) oltre ai “collettivi” e agli anarchici con striscioni inneggianti a Cospito in un mare di
bandiere rosse, pugni chiusi, falci e martelli e ovviamente al canto di “bella
ciao”. Partecipavano tutti i leader della sinistra – Schlein e Conte in testa -
a beneficio delle telecamere, al grido che “il fascismo non passerà”.
Proprio
nelle stesse ore della manifestazione fiorentina, a Torino gli anarchici
mettevano a ferro e fuoco il centro cittadino con verine ed auto distrutte,
lacrimogeni, lancio di petardi, incendio di cassonetti, cariche della polizia
nel solito scenario di guerriglia urbana. Non una parola di condanna anche su
questi episodi dai leader “antifascisti” cui evidentemente la violenza di
anarchici e dell’estrema sinistra non dà fastidio, al più saranno i soliti
“compagni che sbagliano”. Diciamoci la verità: “strumentalizzazione” significa
prendere un pretesto ed usarlo. Bene, a Firenze si è preso a pretesto un
modesto fatto di cronaca per impiantare una manovra politica con comportamenti
che per me sono la “ipocrisia al cubo”, ovvero la più becera e ipocrita
demagogia che - di fatto – giustifica poi la violenza con la foglia di fico di
un antifascismo surreale, di facciata, falso e fuori dal tempo. La violenza va
condannata in sé e per sé, sempre, da chiunque sia causata. La preside
fiorentina che passa ormai per repressa dal ministro “fascista” Valditara e che ha così
ben spiegato ai suoi studenti che “il fascismo nasce dall’indifferenza”
avrà mai scritto ai propri alunni come però la violenza vada sempre condannata,
anche se viene dall’altro fronte? Temo proprio di no.
GASDOTTI SABOTATI, MA GUARDA
GUARDA…
Perfino
secondo il New York Times (come su IL PUNTO avevo scritto tante volte in tempi
non sospetti) dietro al sabotaggio dei gasdotti russi nel Baltico nell'estate
scorsa ci sarebbero stati gli USA che avrebbero usato “manovalanza” legata a
Norvegia ed Ucraina. Utilizzando come copertura un’esercitazione navale delle
forze marittime Nato denominata Baltops 22, una squadra di sommozzatori della
U.S. Navy avrebbe piazzato degli esplosivi C4 per danneggiare i tubi del
gasdotto; esplosivi che sarebbero stati fatti poi detonare al momento
opportuno. Di fatto quelle esplosioni bloccarono l’afflusso del gas russo
obbligando l’Europa a trovarsi altri fornitori, dandole una pesante spallata
economica, mettendola in crisi sui prezzi dell’energia e facendo un grande
piacere a Washington e Kiev spingendo così la UE a schierarsi ancora di più con
l’Ucraina.
Zelensky dice che
non è vero, che lui non ne sa niente, ma allora sarebbe ancora più
interessante sapere ufficialmente chi abbia fatto il “lavoro sporco"
tutto a suo favore.
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO N.
899 del 3 marzo 2023
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: MIGRANTI, DELINQUENTI E
SENSI DI COLPA – UNA “RADICAL CHIC” LEADER PD – COMPROMESSI IMBARAZZANTI
Cari
Lettori,
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leggere IL PUNTO? Se apprezzate le mie news per favore mandatemi qualche
indirizzo di lettori potenzialmente interessati (ad oggi il Punto arriva a
circa 15.000 persone) e grazie per l’attenzione!
MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA
Penso a
quel pelouche rosa sbattuto a riva dalle onde, simbolo del disastr, e a tutte
le polemiche inutili e scontate che ci stanno dietro. Tra l’altro se a bordo
del barcone naufragato a Crotone c’erano davvero solo siriani, curdi, afghani e
somali avevano diritto di asilo in Europa, nessuno glielo avrebbe potuto
negare. Ma perché allora non andare in Grecia con un viaggio di 2 ore e invece
stare in giro per 4 giorni? Perché non sbarcare regolarmente e chiedere asilo?
Perché pagare 6.000 euro a testa per essere in balia di mercanti di carne
umana? Sono domande che non sento porre da nessuno. Circa le ONG, se vi dicono
di imbarcarvi perché tanto ti aspettano al largo (e lo sai perché lo vedi in
TV) o invece sai che la strada è chiusa e di rischiare, tu – migrante – che
cosa scegli? I morti in mare non ci saranno più solo se non si parte, se chi vi
costringe a partire finirà finalmente in galera e lì resterà, ma soprattutto se
l’Europa vorrà finalmente trovare un modo serio di selezionare chi emigra
valutando le persone nel proprio paese o alla partenza, non abbandonando poi
esseri umani e i singoli paesi al loro destino.
Mentre i TG
grondano lacrime ed accuse per il disastro umanitario di Crotone (banale il
debutto della Schlein, anche
lei già con il solito ritornello “dimissioni dimissioni”) è indubbio che quando
succedono tragedie come quelle di domenica cresce un profondo di senso di colpa
collettivo tra tutti gli italiani.
Poi,
mercoledì sera, “Striscia la Notizia” fa passare un servizio da Milano
dove, in metropolitana, cinque ragazze extracomunitarie dell’est - che non
dovrebbero più essere nel nostro paese perché già in possesso del “foglio di
via” e “presumibilmente incinte” - si producono in un folle saccheggio e
borseggio violento a danno dei passeggeri rubando tutto il possibile.
Inseguite
dalle telecamere, tra lo sconcerto dei controllori ATM e gli applausi dei passeggeri,
è la stessa troupe di Striscia la Notizia a fermarle consegnandole - tra sputi,
insulti e diti medi contro i cameraman e la troupe TV- a un presidio della
polizia municipale.
Poco tempo
dopo le cinque delinquenti (non trovo altro modo di chiamarle) sono rilasciate
però in pompa magna, libere e ancora più agguerrite, perché consapevoli che a
carico loro non si può fare nulla. Immediatamente si rimettono “al lavoro”,
questa volta su un tram, ricominciando con i borseggi, e gli atti di
vandalismo, prendono a calci e a pugni l’inviato di Striscia la Notizia, gli
rompono la telecamera, il tutto sotto gli occhi terrorizzati dei passeggeri.
La prima
domanda è cosa commenterebbe su questi episodi la gentile new leader del PD Ms.
Elly Schlein. Che cosa proporrebbe di fare e come si comporterebbe? Chiederebbe
le dimissioni del sindaco Sala? A seguire qualche domanda proprio
all’ineffabile sindaco di Milano Giuseppe
Sala, radical-chic ma che evidentemente in metro non ci va mai,
perché se lo avessero assalito o borseggiato almeno una volta forse si
renderebbe conto di cosa accade nella “sua” città, perfino in pieno centro e in
pieno giorno, visto che il servizio di “Striscia la Notizia” documentava i
borseggi tra le fermate di San Babila e Cairoli.
Eppure è
questa la verità quotidiana di una qualsiasi metro d’Italia dove i cittadini
pagano il biglietto e qualcuno invece scavalca impunemente i tornelli davanti
ai guardiani che - se intervengono - sono picchiati. La Milano dove si butta
tutto per terra alla faccia del “green”, dove la piccola delinquenza, lo
spaccio, il borseggio sono la realtà quotidiana e dove i controllori se ne
stanno blindati nei loro box perché altrimenti rischiano pure di essere
brutalmente aggrediti, come ho personalmente costatato alla stazione MM di
Lampugnano.
E noi, con
il macigno dei nostri sensi di colpa, che cosa siamo in grado di dire se non
“Poverine” a queste delinquenti straniere che arrivano qui solo e soltanto per
delinquere e non possono poi essere di fatto perseguite, arrestate, detenute,
espulse?
Sono
convinto che la gran parte dei migranti morti a Crotone fossero brava gente
desiderosa solo di lavorare e di scappare dalla guerra, ma c’è anche l’altra
faccia dell’immigrazione di cui non si vuole mai parlare perché non è “chic” ed
invece colpisce la gente che poi dice “basta” e quindi diventa cinica anche
davanti ai naufragi. Siamo pronti ai sensi di colpa, ma qualcuno sta davvero
approfittando, politicamente e moralmente, di una situazione sempre più
esplosiva. Dirlo, però, è “qualunquismo” .
Perché alla
fine troppe volte il cittadino “normale” passa per colpevole e il delinquente,
invece, ha ancora ragione
UNA RADIOSA (?) RADICAL CHIC ALLA GUIDA DEL PD
Facendo i
doverosi auguri alla sua nuova segretaria, il PD non cessa di stupire e
l’elezione di Elly Schlein
ne è una conferma.
Premesso
che trovo comunque positivo il ricorso alle “primarie” perché permette di
capire il pensiero dei (presunti) simpatizzanti ed elettori, si pone però il
problema di che cosa contino allora gli iscritti al PD visto che solo il 34,8%
di loro l’aveva scelta e soprattutto che logica ci sia se – come pare – solo il
50% dei votanti alle "primarie" sarebbe stato effettivamente un
elettore del PD e che quindi il voto sarebbe stato fortemente condizionato
dall’esterno.
Esempio
calzante di radical-chic, Elly è comunque espressione di quella sinistra che la
rivoluzione la fa sempre a parole soprattutto quando è all’opposizione,
scordandola quando è maggioranza dove non disdegna di fare affari nel solco delle
migliori tradizioni capitalistiche di cui proprio la Schlein ne è fulgido
esempio.
Ben
sistemata economicamente, nata vicino a Lugano in una famiglia ebrea svizzera
“bene”, appoggiata da buona parte della nomenklatura PD (soprattutto da quelli
che avevano fiutato l’aria) con Franceschini,
Prodi e Zingaretti in testa e soprattutto spinta dai media che
negli ultimi giorni ne hanno indubbiamente tirato la volata, la Schlein gode di
ben tre nazionalità diverse (statunitense,
svizzera ed italiana: un perfetto pedigree per una leader di sinistra!),
è apertamente bisex (e quindi “à la page”) e si è reiscritta al PD soltanto 15
giorni dopo essersi candidata alla segreteria del partito.
Con lei il
PD penso riscoprirà il movimentismo delle “sardine” e una maggiore vicinanza
con il M5S mettendo in difficoltà la sua ala cattolica e moderata – quella
della “fu” Margherita, insomma – il cui leader Fioroni, infatti, se ne è subito
andato.
Un partito
che credo aprirà alla sinistra di “Articolo Uno” e a quella più radicale.
Sicuramente
la Schlein sarà una bella spina per la Meloni perché spariglierà le carte, farà
rumore – stando all’opposizione, ovvero non rischiando nulla – e avrà tempo e modo
di scuotere tutta la sinistra soprattutto quella intorpidita e delusa. Sarà un
inedito duello fra fanciulle e le tensioni vedrete che non mancheranno.
Elly me la
vedo un po' come il sindaco Sala a Milano, tutto infervorato per le zone green
e a circolazione limitata, plaudente in smoking nel palco d’onore della Scala,
ma che evidentemente non passa mai per Lampugnano o Via Padova oppure che trovi
il tempo di visitare il degrado delle case popolari occupate. Se lo avesse mai
trovato sarebbe diventato forse meno green e magari si vergognerebbe di essere
sindaco.
Altro
aspetto da sottolineare la partecipazione al voto, poco oltre il milione.
Sembrano tanti, ma sono altri 500.000 votanti in meno rispetto al 2019 quando
venne eletto Nicola Zingaretti e sideralmente lontani dai 3,5 milioni di
elettori votanti al debutto del PD, se poi metà di loro non l’ha neppure votato
il a settembre…
In fondo,
per il (presunto) elettore Pd domenica si trattava di scegliere tra due
identità diverse, una più massimalista e una più riformista di un partito che
vorrebbe attrarre consensi pescando tra sensibilità diverse - per non dire
opposte – su ogni argomento, ovvero tenere insieme sia il cattolico che il gay
più estremo, l'operaio e l'imprenditore.
Ha vinto
l’ala sinistro-massimalista, ma ricordando che i voti presi dalla Schlein
(587mila) sono praticamente gli stessi di Cuperlo e Civati nel 2013 (510mila),
o di Vendola. Solo che allora con 500mila voti eri minoranza, oggi si vince.
Certamente
la sconfitta di Bonaccini riavvicina ora i democratici al M5S e apre invece
spazio per passaggi di quadri ed elettori verso Calenda e Renzi, felici del
risultato “estremista”.
Per il Pd
sarà un nuovo inizio o il definitivo inizio della fine? Sarà sicuramente un PD
diverso da prima, più oppositore e di sinistra, con verdetto alle europee 2024.
COMPROMESSI IMBARAZZANTI
Venerdì 24
febbraio alla trasmissione "Fratelli di Crozza" il (bravissimo)
comico genovese ha passato mezza puntata a ironizzare – come è suo mestiere –
sui vari esponenti politici, soprattutto (ovviamente) quelli di centro-destra.
Dopo aver “demolito” Bonaccini (anche così si è costruita la vittoria della
Schlein), nel prendere pesantemente in giro il senatore Fazzolari (Fratelli
d’Italia, consigliere della Meloni) per una sua proposta di legge sulle armi,
ha mostrato una mega-foto del "Gruppo Azof" (definiti “gli amichetti
del Fazzolari”) ovvero gli ucraini filo-nazisti di cui non si parla quasi mai,
forse perché rovinerebbero l’icona costruita su Zelensky & C.
Il bello è
che la mega-foto apparsa come sfondo su La7 portava in basso a destra - tra
svastiche varie e saluti nazisti – anche una grande bandiera ucraina,
pudicamente coperta però – chissà perché ?!- da una striscia grigia, quasi non
la si volesse far troppo vedere. Chissà perché…
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 898 del
24 febbraio 2023
di MARCO
ZACCHERA
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SOMMARIO: BONUS -
GIUSTIZIA, COSPITO & DELMASTRO - A BRUXELLES SI NASCONDE DEL MARCIO –
PACE IN UCRAINA.
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leggere IL PUNTO? Siamo arrivati quasi al 900° numero, ma qualche volta sono un
po' sfiduciato vedendo il disinteresse generale sulla situazione politica e
sociale non solo italiana, ma mi rinfranco quando ricevo commenti – positivi o
critici non importa - perché allora si ha l’illusione di portare almeno
qualcuno a fare qualche riflessione. Se apprezzate le mie news per favore
aiutatemi mandandomi qualche indirizzo di lettori potenzialmente interessati
(ad oggi il Punto arriva a circa 15.000 persone) e grazie per l’attenzione!
BONUS
Ci vuole
coraggio a togliere benefit consolidati, ma il governo Meloni dimostra di
averne perché sulla questione dei “bonus” era ora di dirci scomode verità.
Arbore
direbbe detto che “La vita è tutta un bonus” anziché un guiz, resta il fatto
che moltiplicarli come negli ultimi anni ha drogato prezzi e mercato. Quelli al
110%, per esempio, sono serviti anche per organizzare speculazioni incredibili,
sia a vantaggio di (molte) imprese poco serie che delle banche, che hanno
abbondantemente lucrato sui crediti fiscali. Se il costo di un ponteggio è
passato da 9 a 25 euro al metro quadrato proprio in concomitanza con il “bonus
110%” significa che questa manovra ha appunto drogato i prezzi di mercato e
alla fine ha dato man forte all’inflazione con un danno per tutti gli italiani.
Forse non ce ne siamo accorti, ma il deficit dello stato solo per questo bonus
edilizio è aumentato di 2.000 euro a cittadino.
C’E’ DEL MARCIO (PURTROPPO) ANCHE IN EUROPA
Pochi anno
saputo (la censura sulla notizia è stata quasi totale) che nei giorni scorsi il
New York Times ha denunciato la Commissione Europea per non aver reso pubblico
lo scambio di messaggi tra la presidente Ursula
von der Leyen, e il CEO
di Pfizer Albert Bourla, relativi al contratto
che ha portato all'acquisto del vaccino Covid da parte dell’Europa.
Il
quotidiano (di solito citatissimo ogni volta che parla male di Trump e dei repubblicani,
sempre ripreso in TV e sui giornali italiani) sostiene che la Commissione aveva
l'obbligo di rendere pubblici i messaggi, in nome della trasparenza, visto che
hanno portato ad un contratto per miliardi (non milioni!) di euro.
Le accuse
alla Von der Leyen per il suo rapporto privilegiato con Pfizer (il cui vaccino
è costato all’ Europa 10 VOLTE di più rispetto ad AstraZeneca) risalgono ad
aprile del 2021, quando il New York Times, sulla scorta di un'inchiesta di
neztpolitik.org, rivelò che i due avevano trattato direttamente tra loro
tramite “chiamate e sms” una fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino
anti Covid. Da qui l’intervento della mediatrice europea, Emily O’Reilly (la
“mediatrice europea” è la garante sulla trasparenza delle operazioni della
Commissione Europea), che invano ha chiesto di avere accesso alle conversazioni
confidenziali. La Commissione tramite la ceca Vera Jourovà – commissaria alla trasparenza
- aveva spiegato che i messaggi potevano essere stati cancellati, a causa
della loro "natura effimera". (bel modo di fare
inchieste…) Nella vicenda si è ora inserito anche il Parlamento europeo
con molti eurodeputati che hanno chiesto alla Von der Leyen e a Bourla di
comparire in audizione, ma finora nessuno dei due ha accettato di farlo.
Lo scorso
ottobre, la Procura europea aveva annunciato di avere aperto un'inchiesta
sull'acquisto dei vaccini anti Covid dopo che una relazione della Corte dei
conti dell'Ue aveva sollevato non poche perplessità sulla gestione della
trattativa tra Bruxelles e Pfizer. La presidente UE avrebbe infatti
trattato personalmente con la casa farmaceutica senza neppure coinvolgere il
gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati, rifiutandosi inoltre di
rispondere alle richieste di chiarimento della Corte.
E’
inammissibile che una politica “tratti in proprio” questioni di questo tipo,
soprattutto quando è tuttora senza risposta l’altra indagine sul coinvolgimento
di Heiko von der Leyen
(il marito della presidente!) in un progetto di ricerca sui vaccini a mRna, la
tecnologia usata dalla tedesca BioNTech e da Pfizer per il
loro farmaco contro il Covid. Il progetto è finanziato anche dall'Italia
con 320 milioni di euro provenienti dal Pnrr (cioè lo paghiamo tutti) e prevede
la partecipazione della società biotech statunitense Orgenesis, di
cui Heiko von der Leyen era direttore scientifico. Dopo le
polemiche, il marito della leader Ue si è dimesso dall'incarico all'interno del
progetto, ma resta aperta la questione di un pagamento esorbitante a Pfizer per
i vaccini se poi vengono pagate dalla UE anche le ricerche scientifiche.
Ma queste
non vi sembrano notizie importanti e degne di dibattito? Eppure il “Corriere
della Sera” non mi risulta abbia pubblicato una riga, così come molti altri
quotidiani italiani, a parte “La Verità” che dei vaccini ne ha fatto una
campagna quotidiana. Ursula è santa per definizione, ma mi sembra che invece ci
sia davvero del possibile marcio a Bruxelles a livello anche di Commissione
(ovvero di governo) e dovremmo cominciare tutti a farci delle domande su
forniture, vaccini, armi, gestione delle risorse che fanno impallidire perfino
il “Qatargate”.
PACE IN UCRAINA
Berlusconi
è stato accusato per aver sostenuto che – pur continuando ad aiutare l’Ucraina
– bisogna tentare di avviare anche colloqui di pace. Non lo avesse mai fatto:
addirittura il PPE (Forza Italia al parlamento europeo fa parte del gruppo
Partito Popolare Europeo) ha cancellato un incontro a giugno in Italia per
“sanzionare” le parole di Berlusconi. Mi sembra un atteggiamento folle salvo
che si voglia continuare la guerra per sempre ad ogni costo e dopo che perfino
il Capo di Stato Maggiore americano ha confermato che salvo ricorrere al
nucleare questa guerra potrebbe non finire mai perché nessuno ne uscirà vincitore.
Dopo che
Europa ed USA hanno investito miliardi di euro, ad un anno esatto dall’inizio
del conflitto nessuno ritiene sia giusto abbandonare l’Ucraina, ma perché non
si deve cercare con ogni via anche un percorso di pace e intanto muoversi
almeno per chiedere un armistizio provvisorio? La nostra Costituzione, tanto
invocata perfino con le pagliacciate di Benigni, “ripudia la guerra” eppure
parliamo solo di armi, missili, morti…avanti, avanti! Nessuno vuol
cancellare le responsabilità di Putin, ma possibile che l’Europa non pensi
minimamente anche a qualche iniziativa per cercare un minimo di pace? Eppure
quotidianamente si parla solo di nuove forniture belliche, con il segretario
NATO Stoltenberg
(quello che già dalla faccia mi inquieta, non vi sembra assomigliare a un
generale tedesco, ma di quelli spietati?) o il commissario europeo Borrell che sono solo
capaci solo di invocare nuove armi e chiedere guerra.
E poi,
diciamocelo una volta per tutte, chi controlla l’Ucraina e la gestione degli
aiuti? Dov’è la trasparenza delle forniture in uno dei paesi da sempre tra i
più corrotti e infiltrati dalle mafie? Zelensky ha cacciato un paio di
vice-ministri di secondo piano, ma non ci sono davvero altri profittatori della
situazione? Di tutto ciò, per,ò non si ha mai minimamente il coraggio di
parlare e se uno avanza dei dubbi immediatamente è bollato come schiavetto di
Putin.
GIUSTIZIA, COSPITO & DEL MASTRO
Credo che
chi sta al governo abbia particolari obblighi di riservatezza, così come quando
si è deputati di maggioranza è opportuno evitare polemiche che hanno più senso
stando all’opposizione. Ciò premesso, il sottosegretario Del Mastro è stato
accusato dalla sinistra di aver diffuso notizie riservate, tramite l’on. Donzelli, sul caso
Cospito, che in aula a Montecitorio aveva comunque detto solo la verità, ovvero
raccontato della imbarazzante visita dei deputati del PD all’anarchico,
riferendo dei contemporanei contatti tra Cospito
ed i mafiosi detenuti come lui a Sassari con il 41bis.
Del Mastro
non ha fatto nulla di male, ma è notevole che le polemiche sono servite per
cercare di far dimenticare questa visita inopportuna (con chi sta il PD, con
l’anarchico o con lo stato?). Dopo l’isteria collettiva giovedì scorso Del
Mastro è stato sentito da ben quattro pubblici ministeri della Procura di Roma
(non avevano altro da fare?) e la notizia della convocazione per
l’interrogatorio è stata pubblicata dalle agenzie addirittura prima che lo
sapesse l’interessato. Dovendo procedere su problemi di segretezza, magnifico
esempio di “segretezza” proprio del Palazzo di Giustizia romano! Non solo, non
ci si lamenti della lentezza giudiziaria: l’esposto del PD e Verdi contro Del
Mastro è stato affrontato in pochissimi giorni, raro esempio di super
efficienza. Un interrogatorio non significa di per sé incriminazione, ma per il
“Corriere della Sera” già durante le stesse ore “Per i PM le carte non si
potevano condividere”, ovvero il quotidiano più importante d’Italia avrebbe
conosciuto i fatti e diffuso l’opinione dei Magistrati ad interrogatorio ancora
in corso! Altro che talpe…
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 897 del
17 febbraio 2023
di MARCO
ZACCHERA
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Numeri arretrati de IL PUNTO
e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: Destra-Sinistra 2 a 0
(1-1) – Moratti KO – Ruby - Incoerenze green – Servizi Segreti
POST
ELEZIONI
Il centro
destra ha vinto in Lombardia e Lazio, un 2 a 0 (rispetto al precedente 1 a 1)
per un voto scivolato via nel disinteresse quasi generale, ma che comunque
segnala alcune tendenze interessanti.
Innanzitutto
pochi votanti: scetticismo e scarso “appeal” del voto regionale, ma ovviamente
anche la non concomitanza con altri turni elettorali per un mix che ha
condizionato il numero degli elettori scesi a un minimo storico, peraltro
in linea – per esempio – con i ballottaggi comunali.
La penisola
è piena di sindaci eletti con meno del 40% dei votanti, anche se di solito in
questi casi a star lontano dalle urne sono soprattutto elettori di
centro-destra con conseguenti spesso clamorosi ribaltoni rispetto al voto del
primo turno, mentre questa volta l’astensionismo è stato trasversale, spia
comunque del crescente disinteresse collettivo. Risultato: otto anni fa solo
Lombardia e Veneto stavano a destra, oggi il quadro è ribaltato con solo 4
regioni al centro sinistra.
Ricordiamoci
che la politica è sempre una ruota che gira, ma in questo quadro - già per loro
difficile - le tre forze politiche di opposizione schierate in campo (PD -
Calenda/Renzi - M5S) hanno fatto di tutto per sbranarsi e sparlarsi a vicenda,
senza un minimo di coerenza tale da convincere l’elettorato.
Su Milano
hanno giocato molto la personalità e le ambizioni della Moratti ma anche la sua
capacità di condizionare (o circuire?) completamente Calenda e Renzi.
Già in
passato ho avuto modo di sottolineare la forte distanza tra la percezione che
Letizia Moratti ha di sé stessa rispetto al parere e all’apprezzamento
dell’elettorato.
Chi ha
buona memoria ricorderà la sua stroncatura da sindaco di Milano quando volle ad
ogni costo ancora candidarsi nonostante gli allarmi dei sondaggi, salvo essere
poi travolta da una sconfitta bruciante.
A molti
sembrava azzardata la scelta morattiana di lasciare Fontana da assessore alla
sanità (ovvero il più importante) per schierarsi direttamente contro di lui,
cosa che la gente non ha evidentemente apprezzato facendo scivolare la Moratti
sotto il 10% e lasciandola fuori dal Consiglio regionale, ma trascinando nella
sua sconfitta personale anche chi l’appoggiava.
L’infortunio
di Calenda (e di Renzi, che però – furbescamente come al solito - si era tenuto
un bel po' più defilato in campagna elettorale) potrà ora avere delle
conseguenze già a breve sulla unificazione dei loro due movimenti, ma
sull’unificazione incombe come un macigno il tema dei rapporti con il PD.
Un rapporto
difficile, rancoroso, fatto di sgarbi personali e antichi rancori, ma anche –
ed è la cosa più importante – che rischia (se accettato) di trasformarsi ora in
un potenziale abbraccio mortale proprio visto che il PD perde il Lazio ma
comunque tiene i suoi voti, mentre Calenda e Renzi colano a picco, nonostante
non abbiano perso un briciolo della loro supponenza (sanno tutto loro, gli
altri sono pere cotte). I due erano convinti solo qualche mese fa di poter
attrarre a sé buona parte dell’elettorato PD in crisi di identità, oggi –
soprattutto se sarà Bonaccini il nuovo segretario PD, leader sicuramente
moderato – mi sembra più probabile che una stretta collaborazione tra i gruppi
scatenerebbe invece un’ondata contraria, dissanguando ulteriormente chi - sia
verso destra che verso sinistra - si ritrova in un vicolo cieco e che più di
prima è a rischio di perdere il ruolo aggregante per cui era stato pensato come
“terzo polo”.
Il
centro-destra incassa il successo e prosegue, ci pensa Berlusconi ad agitare un
po' le acque e, dopo l’assoluzione per il Ruby 3, adesso chi lo ferma più?
RUBY
Ho perso il
conto di quanti anni di indagini e quanti processi siano stati collegati al
“Caso Ruby”: mai nella storia italiana una serata di presunti balletti rosa è
stata così oggetto di indagini.
Alla terza
assoluzione Berlusconi adesso gode, ma non è finita e vedrete altri ricorsi,
appelli ecc.ecc. L'Italia a livello planetario ha fatto una figuraccia cosmica,
Ruby – ormai matura trentenne - si è ora scoperta addirittura scrittrice, il
Berlusca ci ha rimesso milionate, le procure hanno buttato via inutilmente anni
di indagini. Pensate a quanti altri processi sono stati ritardati, a quanti
colpevoli (e innocenti) che non sono stati indagati o processati perché procure
e tribunali di mezza Italia erano intasati con la presunta nipotina di Mubarak
nei vari "filoni" delle indagini..
Mai in aule
di tribunale sono comunque apparse a deporre belle ragazze come le “Olgettine”
e metà maschi italiani hanno invidiato il Cavaliere. (Anche quelli in quota
trans, visto la sfilata dei/delle personaggi) L’ultima news –
incredibile - è che a far assolvere Berlusconi sarebbero stati errori
procedurali della procura milanese. Un boomerang, insomma… E adesso, chi paga?
INCOERENZE
GREEN
Il
Parlamento europeo con 340 voti favorevoli, 278 contrari e 21 astenuti ha
deciso di mettere al bando dal 2035 le auto a benzina e diesel. FdI, Lega e
Forza Italia hanno votato contro, a favore la sinistra.
Secondo me
è una decisione folle, che non solo ci mette nelle mani dei cinesi che
controllano la produzione dei motori elettrici e relative materie prime, ma che
distrugge la nostra industria in nome di un ecologismo scientificamente non
basato su dati di fatto e frutto di pura demagogia pseudo-ecologista.
Oltretutto l'energia elettrica viene vengono largamente prodotta con materie
inquinanti e nessuno spiega quante emissioni concretamente producano le auto a
combustione, se ben manutentate e moderne. Per coerenza allora
bisognerebbe allora vietare anche i camion, le navi con motori diesel per
tornare ai velieri, gli aerei per tornare a dirigibili e mongolfiere. Scelte
folli, come la messa al bando dal 2029 delle caldaie a gas. L'Europa si auto-distrugge
per pura demagogia e non migliora le sorti del pianeta perchè oltre il 90% del
mondo non adotterà mai queste decisioni.
Il dato
però è politico: se tutti i partiti di maggioranza italiana sono contro questa
normativa innanzitutto si spieghi a chiare lettere che queste scelte europee
sono responsabilità della sinistra e - visto che il nostro rappresentante a
Bruxelles è sempre Gentiloni, esponente ufficiale del PD - e che su
troppe questioni (energia, green, cibi, immigrazione) la sua posizione è opposta
a quella della maggioranza politica italiana NE SI CHIEDA LE DIMISSIONI. O
Gentiloni si adegua a chi rappresenta oppure se ne deve andare, visto che è
politicamente un abusivo.
SERVIZI
SEGRETI
Citare i
servizi segreti come “fonti” più o meno veritiere sono da sempre un ottimo
sistema per far trapelare notizie più o meno reali e nascondere le verità
quando sono imbarazzanti.
I “servizi”
sono chiamati in campo quando si vuol accusare qualcuno in modo più o meno
anonimo o montare l'opinione pubblica sfruttando timori e speranze.
Giustificare l'aumento delle forniture di armi perchè i "servizi"
sostengono che l'avversario si stia riarmando (e nessuno ne ha la prova
contraria) fornisce un ottimo alibi per una escalation bellica. Il caso Ucraina
è da manuale.
Al
contrario, i servizi vengono tacitati quando scoprono cose scomode o se è
meglio non farle sapere in giro. Per esempio, possibile che tutti insieme i
servizi segreti europei non abbiano ancora capito chi abbia fatto saltare gli
oleodotti russi nel mar Baltico interrompendo comunque la fornitura di gas
russo all'Europa?
Eppure è
stato un piano così tecnicamente impegnativo che è follia pensare che non
sappiano benissimo come sia andata. E allora, chi è stato? L'opinione pubblica
europea, furbescamente anestetizzata da migliaia di news pilotate, non se lo
chiede neppure né ricorda il fatto, ma quelle esplosioni ci sono costate
miliardi di euro in termini di costi energetici. E se fossero stati proprio gli
stessi servizi segreti - magari quelli britannici - a compiere il
"servizietto"? Ce lo si dica con un minimo di chiarezza, oppure
bisogna avere il coraggio di ammettere che in stati che si auto-proclamano
liberi e democratici è vietato sapere la verità.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 896 del
10 febbraio 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Sommario: Terremoto
– Europa - Domenica al voto – Sanremo – quanto vale Di Maio?- Digiuni
light - Il Giorno del Ricordo
I terremoti
sono una cosa tremenda, imprevedibile, sconvolgente. L’ultimo sisma in Turchia
e in Siria ha colpito una regione povera e già disastrata da 12 anni di guerra,
dimenticata dai media per la crisi in Ucraina. Davanti a queste tragedie mi
sembra che tutte le nostre questioni diventino piccole, insignificanti, futili.
Eppure leggo che nonostante il disastro l’infinita guerra civile siriana non si
è fermata neppure per il terremoto e che i “governativi” avrebbero continuato a
cannoneggiare i ribelli a pochi chilometri da Aleppo neanche due ore dopo le
scosse, insistendo perché non vengano aiutati i “ribelli”. Follia umana, siamo
peggio delle bestie.
EUROPA A DUE VELOCITA’
Il rapporto
preferenziale economico, energetico e militare tra Francia e Germania è una
realtà che non viene più nemmeno nascost,a ma contraria ai principi fondativi
dell’Unione ed è un aspetto che sottolinea la necessità di come sia davvero ora
che l’Italia e altri paesi mediterranei ripensino seriamente al loro ruolo in
"questa" Europa che mi piace sempre di meno.
Purtroppo -
grazie a decenni di malagestio politica - siamo in grandi difficoltà,
“incravattati” dai debiti e ricattati dalla BCE, dobbiamo sopportare e subire
l’asse franco-tedesco, dobbiamo accettare idiozie pseudo-ambientali e una linea
di politica estera ed energetica che ci danneggia, tacere sul problema
immigrazione con la Francia che fa la sbruffona ma con la coscienza sporca,
accettare politiche agricole assurde e avanti di questo passo.
No, non ci
siamo, anziché perdersi dietro a cretinate e dibattiti sul nulla, tutta la
politica italiana ma soprattutto il centro-destra deve riaprire con coraggio un
discorso serio sui nostri rapporti in Europa cominciando ad apertamente sottolineare
pubblicamente una certa insofferenza.
Su con la
schiena, cominciamo a parlarne… e se solo Gentiloni ci rappresenta
ufficialmente, ricominciamo a valutare se non sia ora di riconsiderarne il
ruolo, l’Italia non è solo PD!
DOMENICA AL VOTO
Ne parlano
in pochi – c’è Sanremo!!! – ma domenica le due più importanti regioni italiane
vanno al voto e si parte dal pareggio (1 a 1) tra i due schieramenti in campo.
Un test per la Meloni e il suo partito, un’occasione per capire meglio l’aria
che tira e quindi indirettamente anche un primo di bilancio per la popolarità
del governo.
A quasi
quattro mesi dall’esordio l’esecutivo non ha fatto la rivoluzione, il
catastrofismo si è dissolto, l’onda nera antidemocratica non c’è stata ed è
rimasto solo Calenda a considerare la Meloni “semifascista”. Noto che il
governo non è attaccato su cose importanti, ma piuttosto con polemichette
quotidiane incentrate sulle dichiarazioni più o meno opportune di personaggi
della maggioranza. Qualcuno non ha evidentemente ancora capito che stare al
governo impone di non correre dietro alla visibilità di un giorno, ma armarsi
di silenzio e di pazienza: è un po' diverso che vivere all’opposizione. La
Meloni l’ha capito subito, altri un po' meno.
MA QUANTO VALE GIGGINO ?
Ma quanto vale
– in termini politici, ma anche di qualità – l’ex ministro degli esteri Luigi
Di Maio? Aspetta con ansia una nomina in Europa per recuperare lo stipendio che
- se confermata - sarebbe un oltraggio alla pubblica decenza essendoci migliaia
di persone più indicate di lui per occuparsi di politica energetica nei Paesi
del Golfo. Il tutto con l’aggravante di un falso pseudo “concorso” bandito
dall’Europa che poi sceglie in chiave squisitamente politica e non certo
meritocratica.
Intanto Di
Maio bussa alla porta del PD dove credo non porterebbe nulla se non il voto di
alcuni parenti (pochi, la sua famiglia una volta era vicina ad Alleanza
Nazionale) riproponendo una domanda: ma cosa serve al PD tirarselo in casa?
Cosa porta in dote visto che è stato sfacciatamente umiliato alle elezioni
nonostante tutti i suoi traffici per aggirare la legge elettorale ed inventarsi
un partito all’ultimo secondo. Tabacci docet, ma l’inossidabile ex DC è più
sgamato di lui e almeno si è fatto rieleggere, per una volta un lombardo si è
dimostrato più furbo di un napoletano.
Ma perché
Di Maio non può semplicemente tornare (pardon, cominciare) a fare un lavoro
qualsiasi, o magari studiare un pò e finire le scuole? Eppure vedrete che un
posto glielo trovano...
DIGIUNI LIGHT
Il caso di
Alfredo Cospito, l’anarchico “non pentito” temporaneamente condannato
all’ergastolo con il 41 bis per aver “gambizzato” un dirigente Ansaldo ed aver
fatto esplodere due bombe contro una caserma dei Carabinieri a Fossano è da
manuale sulla trasformazione mediatica di un colpevole certo in un possibile
martire.
Ricordato
che a condannarlo non è stato certo la Meloni ma i giudici di vario ordine e
grado (compresi i soliti pasticci di competenze e rinvio a ping pong per anni
delle sentenze tra Roma e Torino, la prossima puntata va in scena il 7 marzo)
non sta a me dire se il 41 bis - ovvero il carcere duro - sia nel suo caso
giusto, necessario o meno, ma prendo atto che dopo anni di condanna l’anarchico
ha iniziatolo sciopero della fame proprio quando il centro-destra è andato al
governo.
Mentre la
piazza si agita e la violenza cresce, forse dall’opposizione ci vorrebbe più
chiarezza.
Mi faccio
infatti un paio di domande: come mai la sinistra il “Caso Cospito” l’ha
scoperto solo adesso e non lo ha eventualmente risolto quando era al governo? E
poi, come può uno che fa lo sciopero della fame da ben oltre 100 giorni avere
ancora la forza di parlare con i mafiosi (debitamente intercettato) di una
“battaglia comune contro il 41 bis” e lo stesso giorno incontrare i deputati
del PD che lo vanno a trovare? Sopravvivere a 100 giorni di digiuno volontario
(non dimentichiamocelo, ma evidentemente è light) mi sembra un oltraggio alla
scienza medica, ma è sicuramente un buon canale di propaganda visto il clamore
suscitato.
SANREMO
Ogni anno
l’appuntamento di Sanremo già “Festival della Canzone Italiana” è sempre peggio
e non parlo delle musiche o delle canzoni perché contano sempre di meno ma del
contorno, ovvero lo "spettacolo" (spesso indecente pur di stupire) e
lo show politico (spudoratamente di parte), Un’occasione perché “mamma Rai”
paghi inconfessabili cachet ad artisti tutti politicamente dichiarati (a
sinistra, è ovvio) per produrre un mega show che per mesi ne occupa il
palinsesto e dove la presenza del Presidente Mattarella quest’anno mi è
sembrata inutile e forse indecorosa.
Non abbiamo
bisogno di Benigni per difendere la Costituzione, né dei continui richiami al
fascismo, né vedere persone in mutande o che spaccano di tutto pur di far
parlare di sé, o di chi ci viene a raccontare che siamo razzisti. A Benigni –
tra l’altro - ricordo che se adesso la Costituzione per lui è diventata “intoccabile”
nel 2016 proprio lui era con Renzi per cambiarla in occasione del referendum
bocciato dal 60% degli italiani: gli hanno fatto cambiare idea le centinaia di
migliaia di euro che la Rai gli ha nel frattempo corrisposto?
Ce lo
spieghi, e comunque protesto di dover pagare con il mio/nostro canone obbligatorio
uno spettacolo di questo tipo e quindi non vale il “Se non ti piace, cambia
canale”: lo si paga lo stesso!.
Spero che
finalmente il governo abbia il coraggio di affrontare il tema della TV pubblica
faziosamente di parte non tanto o non solo nei TG ma soprattutto sui canali
storici, culturali, di intrattenimento, nelle interviste e nelle ricostruzioni,
nei palinsesti e negli autori, nelle “comparsate” e nei cachet.
Sanremo non
è più un festival canoro, ma un show-porcheria e - se tutto fa “audience” -
allora la prossima volta vedremo qualche Presidente arrivare in canottiera?
10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO
Oggi è la
"Giornata del Ricordo" quella degli italiani massacrati e infoibati
in Istria e Dalmazia, dei 300.000 nostri connazionali scappati da quelle terre
dopo la guerra per le minacce delle bande comuniste di Tito, accolti spesso i
patria come nemici e non come esuli, in tanti riemigrati subito all’estero
perché per loro non c’era posto.
Dimenticati
dalla storia ufficiale, nascosti perché davano fastidio alla coscienza
collettiva, pagina indelebile che si vuol far dimenticare. Io ricordo.
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 895 del
3 febbraio 2023
di MARCO ZACCHERA
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scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Riflessione: IL NODO MIGRANTI
Non è il
più importante problema del continente e dubito che comunque sarà la volta
buona, ma al vertice europeo del prossimo 9 febbraio si dovrebbe affrontare
(finalmente) il nodo dell’immigrazione clandestina, tema caro ai paesi del sud
Europa mentre per ora Bruxelles ribadisce che non vuole prendersi in carico una
sostanziosa quota-parte degli arrivi al di là di generici “impegni condivisi”.
Ci sono
state infinite polemiche in Italia quando oltre due mesi fa fu respinta una
(una sola!) delle tante navi in arrivo nel nostro paese, ma pochi hanno poi
notato che quando la Ocean-Viking è approdata a Tolone non fu considerata
ufficialmente attraccata in territorio francese e così ben pochi migranti
furono accolti.
Lo stesso
Macron che tanto aveva accusato l’Italia, sommerso dalle critiche della Le Pen,
respinse infatti buona parte di quei migranti che, dopo un breve periodo di
detenzione sono stati ammanettati, imbarcati di forza sugli aerei e rispediti
al paese d’origine nel silenzio dei progressisti europei.
Un
atteggiamento che se fosse stato fatto dall’Italia avrebbe probabilmente
scatenato una polemica generale, ma che invece in Francia è stato liquidato in
pochi giorni.
Eppure, a
pensarci, la violazione delle norme internazionali è totale: il primo “paese
sicuro” che i migranti da sud incontrano sulla loro strada di solito è Malta
che però da sempre rifiuta gli sbarchi (eppure è a tutto titolo in Europa, gode
della presidenza del parlamento europeo ed economicamente non è certo in grandi
difficoltà), le navi delle ONG ne tengono conto e si presentano così davanti
alle nostre coste.
Ascoltare
pure le prediche europarlamentari della presidente Roberta Metsola è un po'
scocciante, soprattutto questo l’atteggiamento del suo paese, ma anche perché i
numeri ufficiali del Ministero dell’Interno aggiornati a fine anno sottolineano
la crescente gravità della situazione.
A parte i
clandestini non intercettati o prevenienti da est, ci sono stati 34.154 sbarchi
nel 2020, 67.677 nel 2021 e ben 105.140 l’anno scorso (la punta nel mese di
agosto). A gennaio c’è stata una nuova moltiplicazione di sbarchi: una
emergenza che segue a quella di dicembre (10.770 sbarchi ufficiali rispetto ai
4.554 dell’anno precedente.
Il
“sistema” degli scafisti funziona insomma alla perfezione con un giro d’affari
impressionante cosa che evidentemente a Bruxelles non crea alcun imbarazzo.
Ma c’è un
altro dato da tenere d’occhio: al netto di quanti sono più o meno ufficialmente
“spariti” dai punti di raccolta, al 31.12.2022 i centri di accoglienza avevano
in carico 107.269 persone (pari, in pratica, alla totalità dei migranti
ufficiali dell’anno scorso) a significare che chi arriva viene sì soccorso ma
poi, sostanzialmente, è “parcheggiato” senza un futuro.
Nello
stesso periodo l’assorbimento ufficiale degli altri paesi europei è stato
praticamente nullo e quindi i migrati restano nel circuito italiano o – molto
più probabilmente – escono dal nostro paese in modo clandestino e tali si
ritroveranno nel nuovo paese raggiunto con varie peripezie: massa d’urto per
problemi sociali tremendi, e fornitura di manodopera disperata al mondo
per lavoro nero e delinquenza.
Non c’è
dubbio che una barca alla deriva vada soccorsa per un concreto pericolo di
vita, ma quante persone in mare sono effettivamente migranti politici o fuggono
da guerre o carestie e quante invece sono lì dopo aver comprato il proprio
viaggio – biglietti aerei inclusi - e quindi sono l’oggetto di commercio da
parte delle organizzazioni scafiste che pianificano tutto?
Le fredde
cifre ufficiali ci dicono che degli oltre 100.000 arrivi del 2022 quasi il 20%
(20.542) vengono dall’Egitto, 18.147 dalla Tunisia, 14.877 dal Bangladesh -
paesi dove la guerra proprio non c’è - e bisogna arrivare agli 8.594 siriani o
ai 7.241 afgani per trovare cittadini di paesi in guerra o comunque dove vi sia
un concreto problema di rischio politico.
In totale
oltre l’80% dei richiedenti asilo sono quindi “economici” e tutti hanno pagato
profumatamente per imbarcarsi e finire in mezzo al mare. Sono così gli scafisti
che fanno la scelta sulla base delle possibilità di pagamento e questa è la
scomoda verità che dovrebbe essere ammessa da tutti, ad iniziare dalle ONG che
di fatto aiutano per ragioni umanitarie solo l’ultimo tratto del un lungo e
complesso traffico internazionale di esseri umani. Al di là di ogni
interpretazione politica e di ogni motivazione ideologica il fallimento europeo
è proprio nel non riuscire a bloccare le partenze.
E’ evidente
che ci sia una aperta connivenza tra autorità politiche degli stati costieri
del Nord Africa e gli scafisti che intercettano il flusso, ma passano gli anni
e su questo aspetto l’Europa non riesce (o non vuole?) prendere atto della
situazione, forse perché imporrebbe decisioni drastiche.
D'altronde
più passano gli anni più si chiariscono le responsabilità di chi ha spinto –
come la Francia, per chiari interessi petroliferi – a destabilizzare la Libia
che in qualche modo teneva sotto controllo il fenomeno dopo gli accordi
sottoscritti con l’Italia.
Sono
situazioni e numeri che andrebbero tenuti maggiormente in considerazione da chi
si straccia le vesti per i rallentamenti imposti dal governo Meloni alle navi
ONG senza però risolvere il problema.
Certo che
senza soccorsi si rischiano più morti in mare e questo è umanitariamente
catastrofico, ma se quei poveracci non fossero partiti certamente non si
sarebbero messi in pieno rischio.
Come ho
scritto nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello
che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” – chi
fosse interessato può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it) la partita
va giocata in altro modo: l’Italia (e l’Europa), prendano atto che
l’immigrazione è un fenomeno mondiale, ma anche paradossalmente utile alla
stessa Europa se si passasse dal “subire” il fenomeno a finalmente gestirlo
permettendo una maggiore elasticità di ingressi tramite corridori umanitari con
adeguati “filtri” in partenza.
A tutti
converrebbe che i migranti arrivassero in Italia e in Europa in modo
organizzato, corretto, predeterminato, passaporto alla mano, esattamente come
avvenuto per decenni all’emigrazione italiana nel mondo.
Un aiuto
importante e concreto potrebbe venire anche dalle Conferenze Episcopali di
molti paesi africani perché è evidente che è più facile integrare un cattolico
nigeriano che parla inglese rispetto a un musulmano integralista che parla solo
arabo.
Non
ammetterlo è un atto demagogico (la demagogia è comunque la evidenza più importante
di questa problematica), eppure da anni ad ogni TG vediamo solo le solite
immagini di disperati alla deriva con un’Europa incapace di prendere
(finalmente) decisioni credibili di fatto lavandosi le mani del problema e si
arrangi chi ci resta in mezzo.
(causa mia
assenza dall’Italia questo articolo de IL PUNTO è stato scritto il 24 gennaio)
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 894 del
27 gennaio 2023
di MARCO
ZACCHERA
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arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: BRAVO NORDIO – ARRIVEDERCI
A DAVOS – GRILLI A COLAZIONE – GRETA L’IDEALISTA (?)
BRAVO
NORDIO
Ho sempre
considerato Carlo Nordio un ottimo magistrato, equilibrato e deciso, così come
oggi è un ministro competente e di valore, uno dei migliori della squadra della
Meloni.
Soprattutto
stimo Nordio per la sua coerenza: sta cercando di riformare quella bolgia che è
la Giustizia italiana esattamente come ha sempre indicato, anche prima di
diventare ministro. Anche la sua posizione sulle intercettazioni mi sembra
assolutamente coerente: vanno mantenute quelle per i reati gravi e ad esso
connessi senza abusare, ma soprattutto le intercettazioni devono rimanere
comunque riservate e bisogna combattere e finalmente punire chi è responsabile
della loro diffusione, spesso indebita e strumentale visto che troppe volte
sono usate solo per demolire persone che magari poi non vengono
neppure imputate.
E’ poi
davvero l’ora di arrivare a una separazione netta tra politica e magistratura,
così come tra giudici e pubblici ministeri: due ruoli diversi con diverse
carriere. Per questo è assurdo che qualcuno chieda le dimissioni di Nordio,
mentre apprezzo che anche parte della opposizione sia concorde su questi
concetti di serietà, trasparenza e tutela delle persone.
ARRIVEDERCI
A DAVOS
A Davos,
amena ed elegante (ma soprattutto costosa) località turistica svizzera si incontrano
ogni anno i ricchi della terra e i banchieri “à la page” per decidere di
speculazioni, strategie e tendenze economiche. Anche quest’anno c’è stato uno
stuolo di VIP e aerei privati, chiacchiere e vertici più o meno riservati
mentre viene confermato che
l’1% della popolazione detiene oltre il 66% della ricchezza del mondo.
Pensate che mezzo miliardo di donne africane (tutte insieme!) hanno meno
ricchezze di 22 persone tra le più ricche del mondo e la crisi Covid ha
aumentato le disuguaglianze.
Nel biennio
connotato dalla pandemia, l’1%
della popolazione mondiale più ricco ha visto aumentare infatti
il proprio patrimonio di
26mila miliardi di dollari. Tradotto in termini percentuali,
significa che il 63%
dell'incremento complessivo della ricchezza globale del mondo (ovvero dello
sfruttamento delle risorse già esauste del pianeta) è andato a quell' 1% mentre
al restante 99% della popolazione mondiale (tra i quali tutti noi) solo il 37%.
Ma a Davos
tutto ciò non fa mai scandalo si parla di dazi, scambi, prezzi, bonus, diritti
doganali, reciprocità ecc.ecc. MAI che si indichi, si auspichi e soprattutto si
attui un minimo intervento di solidarietà sociale a livello mondiale. Mai che
esca una proposta sensata di tassazione per portare ad un minimo di riequilibrio,
di equità, in fondo di giustizia. Alla fine diventa una soddisfazione morire:
almeno quel giorno anche i ricchi si ritroveranno nudi e soli.
ALLA TAVOLA
DELLE SCHIFEZZE
Benvenuto
al tenebrione mugnaio, meglio noto come “verme della farina”, benvenuto all’
aketa domesticus (volgarmente noto come grillo), due insetti che - insieme ad
altri - dai giorni scorsi sono diventati ufficialmente alimenti accettati
dall’Unione Europea per il consumo umano e saranno quindi utilizzati ad uso
alimentare.
Potrete
mangiarli secchi, fritti, affumicati e - se la cosa vi fa schifo - non
preoccupatevi perché molto probabilmente non saprete mai di mangiarli.
Gli
insetti, infatti, serviranno soprattutto per creare farine da utilizzare per
gli alimenti e quindi per fare poi pane, pasta, pizza, biscotti, siero di
latte, minestre ecc.ecc.
Oh, state
tranquilli, saranno assolutamente indicati negli “ingredienti” a tutela del
consumatore che sulle confezioni, di solito in carattere millimetrico,
indicheranno “farine animali e vegetali”. Così sarà tutto in regola perchè
naturalmente voi mangiate un panino, non vedete la farina con la quale potrà
essere fatto.
Gli insetti
d’altronde fanno parte dell’alimentazione di molti popoli, in Europa non si
usava ma – si sa - noi siamo “open” e “green”, quindi buon appetito.
Quello che
però mi dà fastidio è che a motivazione della scelta c’è soprattutto l’aspetto
“ecologico” ovvero - secondo la UE - mangiare insetti inquina di meno il
pianeta rispetto ad altri cibi.
Visto che i
grilli non saranno catturati uno ad uno e per farne un chilo di farina ne
servono migliaia vedremo quanto inquineranno poi gli allevamenti industriali di
queste specie mentre - sotto sotto - questa decisione europea è stata
spalleggiata dalle varie catene di supermarket a basso costo, industrie
alimentari ecc. che così potranno disporre di altre materie prime sottocosto.
Grazie, mamma Europa!
GRETA
L’IDEALISTA
Da un po'
non si sentiva più parlare di Greta Thunberg, ma è riapparsa per le proteste
contro le nuove centrali a carbone in Germania: dieci minuti di notorietà
mentre i poliziotti – con molta delicatezza – la trasportavano via da una area
vietata davanti a decine di telecamere.
Questa
volta Greta non aveva però tutti i torti: proprio nel momento in cui l’Europa
ha la fantastica pensata di voler obbligare TUTTI gli europei a sistemate TUTTI
gli edifici per attenersi a più rigorosi standard energetici e mette al bando
le auto non elettriche per – ci si dice - difendere il clima e salvare il
pianeta, in Germania viene riaperta ed ingrandita una miniera di lignite
(ovvero il carbone più sporco e impuro che c’è) di ben 25 km quadrati.
Ma per una
volta non parliamo solo delle proteste ecologiste di Greta, ma di come sia
difficile verificare le notizie diffuse sul web, per esempio sui suoi presunti
patrimoni e redditi.
Stando ai
suoi fan Greta si impegna gratuitamente e dona in beneficenza i profitti legati
alla sua immagine, mentre per la rivista People With Money, Greta guida invece
la lista annuale delle “100 attiviste più pagate” (come pubblicato domenica 1
gennaio) grazie a sorprendenti guadagni di 82 milioni di dollari tra dicembre
2021 e dicembre 2022.
Nel
compilare questa lista ogni anno la rivista prende in considerazione fattori
come le retribuzioni anticipate, la partecipazione agli utili, il supporto e il
lavoro pubblicitario. L'attivista svedese avrebbe un patrimonio netto stimato
di 245 milioni di dollari per gli intelligenti investimenti azionari dei suoi
genitori, oltre a proprietà, diritti d’autore, accordi lucrativi di
collaborazione con la linea di cosmetici “Cover Girl”.
Vero o
falso? Verità oppure maldicenze per screditarne l’immagine? Spero che si tratti
di cifre esagerate, altrimenti verrebbe ulteriormente meno – almeno per me – la
credibilità personale della pasionaria ecologista. Sta di fatto che queste
somme vengono smentite dai suoi fan sostenendo che è tutta disinformazione a
cura delle società che promuovono i combustibili fossili, mentre i denigratori
sostengono che dietro a Greta ci sono anche e soprattutto gli interessi delle
società “green” che ne hanno fatto una loro icona pagandola per questo.
Di sicuro
Greta è intanto scesa in politica: offesa per la recente vittoria della destra
in Svezia è intervenuta a sostegno di una manifestazione di protesta davanti al
nuovo parlamento svedese e pubblicando sul web: “Non possiamo essere neutrali
quando la politica mette in gioco la vita. Chi è al potere va sconfitto, i
gruppi emarginati diventano capri espiatori. Resistere. Difendi l’antifascismo,
l’antirazzismo e la giustizia climatica” Anche il clima è quindi ufficialmente
diventato una questione antifascista, questo mi mancava.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 893 del
20 gennaio 2023
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO, miei libri, presentazione ed altre
news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: MAFIA SCONFITTA – VERGOGNA
SUPERCOPPA - RIFLESSIONE UCRAINA – URSS & CGIL A CONGRESSO
MAFIA
La mafia
non può ammettere di essere sconfitta perché perderebbe il proprio potere e
ricordiamoci soprattutto di questo quando subito sono cominciate a girare le
“voci” – non disinteressate - su un Matteo
Messina Denaro che si sarebbe “auto-catturato”.
Se la mafia
ammettesse che neppure il boss dei boss è al sicuro non avrebbe più la forza di
imporre ricatti ed ha quindi tutto l’interesse a far girare simili notizie.
Un convinto
grazie quindi ai Carabinieri, alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati “limpidi”
che con i fatti dimostrano che anche i padrini-assassini, alla fine, perdono
sempre.
VERGOGNA A RIYADH
Sono un
deluso tifoso milanista, ma mercoledì' sera mi sono vergognato e non già per i
tre gol subiti dall' Inter ma per il desolante spettacolo di una finale di
"Supercoppa
Italiana" giocata a Riyadh in Arabia Saudita, davanti a
spalti desolatamente semivuoti e inneggianti a Ronaldo (??!!) solo due
giorni dopo che il governo saudita (quello che detiene il record mondiale di 81
condanne a morte eseguite in un solo giorno il 12 marzo 2022) aveva condannato
a morte anche Awad
Al-Qarnim, 65 anni, cittadino anglo-saudita
"colpevole" di aver scritto un tweed contrario al governo.
Pensate per
un attimo se Milan ed Inter - dimostrando di non correre solo dietro ai soldi,
ma di avere anche un minimo di coscienza - avessero per protesta rifiutato di
giocare a Riyadh optando per disputare la partita semplicemente al Meazza a San
Siro (cosa peraltro logica e giusta), magari offrendo in beneficenza una parte
dell'incasso.
Sarebbe
stato uno schiaffo ai soldi dei sauditi (che hanno anche loro invaso lo Yemen
“alla Putin” ma fa figo non ricordarlo) e magari qualcuno nel mondo avrebbe
potuto notare "Guarda questi italiani che hanno anche un pò di coerenza e
spina dorsale..." Macchè, davanti ai soldi ci inchiniamo tutti...
Approfondimento: RIFLESSIONI SUL DRAMMA
UCRAINO
Ci mancava
l’invito di Zelensky al
festival di Sanremo per rischiare di trasformare il dramma
dell’Ucraina in una vera pagliacciata, tutti alla rincorsa dell’“audience”.
La presenza
del presidente ucraino allo show mi sembra davvero una sciocchezza, ma soprattutto
una mancanza di rispetto per le migliaia di morti della guerra.
Anche per
questo vorrei tentare un ragionamento sulla situazione in Ucraina sapendo in
anticipo che riceverò ogni sorta di critiche.
Ci avviamo
infatti al 12° mese di guerra e la situazione sul campo è – sostanzialmente -
quella di una settimana dopo l’invasione russa, un atto
inaccettabile e che ha posto Putin contro il diritto internazionale, la logica
e perfino il buonsenso.
A Kiev c’è
però un personaggio salito agli onori del mondo come mai avrebbe potuto
immaginare, questo
Zelensky che oggi è appunto una star, mentre il suo paese è
aiutato a tutti i livelli, può controbattere militarmente colpo su colpo e –
con il sostegno quasi unanime dei media mondiali - sa di avere alle spalle una
riserva inesauribile di armamenti. Ma
che interesse avrebbe mai Zelensky a volere una pace?
Quando Biden annuncia
(19.1.2023) l’invio di nuove armi per 2,5 MILIARDI di dollari l’affare per
Zelensky è di continuare ad oltranza, soprattutto se Biden pare che ora appoggi
anche gli attacchi “preventivi” sul territorio russo.
Incidentamente,
ricordiamoci che con questa somma i 500 MILIONI di esseri umani che rischiano
la fame mangerebbero per più di una settimana.
Un anno
dopo l’avvio della guerra la Russia non sembra però economicamente prostrata,
la gente - volente o no - ubbidisce agli ordini e tira avanti senza grandi
restrizioni economiche, visto che in guerra ci vanno soprattutto i contadini,
la vera “carne da macello” di tutte le guerre e le sanzioni non si sono
dimostrate particolarmente efficaci.
Nello
stesso periodo l’Europa, già provata dal Covid, è invece precipitata in un
grave crisi soprattutto energetica e l’inflazione che ne è venuta in
conseguenza ha scardinato i bilanci statali, ha indebitato i governi
(soprattutto quelli che non hanno alternative energetiche), ha fatto crescere i
prezzi colpendo soprattutto i ceti più poveri.
Il problema
è adesso decidere se e come uscirne.
Ci sono
sostanzialmente due strade: una è continuare quella attuale armando l’Ucraina
con ogni difesa possibile in attesa che riconquisti il Dombass e ci provi con
la Crimea, l’altra è considerare lo stato di fatto, spingere davvero le parti a
negoziare, imporre un armistizio magari dichiarando ufficialmente russa la
Crimea (come è nella storia…) e trovando formule di ampia autonomia per l’est
Ucraina, rendendo “conveniente” il cessate il fuoco anche per Putin.
Certamente
la prima scelta è quella più giusta dal punto di vista dell’etica e del
diritto, ma la seconda è decisamente la più “umanitaria” per le popolazioni
coinvolte e soprattutto converrebbe anche per noi. Sarebbe forse l’unica scelta
realistica visto che di fatto entrambe le parti possono crescere in armamenti e
missili causando morti innocenti, rovine e alla fine – Dio non voglia – un
pazzo potrebbe schiacciare il grilletto atomico.
Si dirà che
così Putin avrebbe vinto, ma non è vero perché avrebbe comunque sacrificato il
suo paese per un controllo indiretto di pochi territori. Quello che più mi
mette in imbarazzo, però, è soprattutto che – a parte Papa Francesco che
quando parla di queste cose non viene minimamente ascoltato (soprattutto dal
“cattolico” Biden) - nessuno in Europa sembra volere provare a tessere un
minimo di rapporti di pace e - anzi - i toni, le discussioni, i vertici, le
minacce sembrano costruite apporta per allontanare ogni speranza di negoziato.
Al di là di
frasi di circostanza concretamente non si vuole fare nulla. Ascoltate
il segretario generale della NATO Stoltemberg,
oppure il ministro degli esteri europeo Josef
Borrell: perfino il loro tono di parlare è una quotidiana
provocazione a Putin, sembra ci sia il desiderio di rendere ancora più isterico
e rabbioso l’avversario.
Mai uno
spiraglio concreto, una proposta di tregua d’armi, una offerta per aprire una
possibile trattativa: solo escalation di armi, missili, contraerea e carri
armati.
Ed è qui
che mi nasce un dubbio profondo: ma
a chi conviene continuare in una guerra umanamente dissennata?
E’evidente: ai “falchi”, a chi commercia in armi, a chi specula e commercia in
materie prime, a chi ha voluto eliminare un qualsiasi accordo o alleanza strategica
UE-Russia per i tempi futuri, a chi ha sabotato i gasdotti sottomarini e fatto
schizzare i prezzi dell’energia speculandoci sopra.
Tutti in
Europa sembrano essere contro Putin ed è giusto, ma allora perché
contemporaneamente si resta silenziosi verso tante altre dittature, governanti
sanguinari, repressioni evidenti: perché questa assordante disparità di
comportamento? In Iran si muore se non porti il velo, in Arabia Saudita se usi
un twitter contro il governo, in Afghanistan si torna al medioevo, in Africa
milizie ammazzano, invadono e distruggono, milioni di profughi sono stati
creati da “nostre” guerre folli e vagano disperati nei deserti… Ma per l’Europa
queste cose contano poco o niente.
Conta solo
l’Ucraina, ma anche perché è diventata un mega-business e d'altronde da sempre
la guerra fa nascere e crescere gli affari, i “danni collaterali” sono sempre
un optional sulla pelle della gente.
Cerchiamo
allora di essere rigorosamente logici: se le “sanzioni” servissero davvero a
qualcosa Putin sarebbe allo stremo da tempo ed invece non lo è, segno che
servono a poco o a niente, anche perché lo Zar si approvvigiona ad oriente.
Qualcuno vuole cominciare ad ammettere – dopo 11 mesi - che questa strategia è
sostanzialmente fallita e quelle sanzioni hanno soprattutto danneggiato alcuni
paesi d’Europa e in particolare alcuni settori che purtroppo erano quelli di
punta per l’Italia, dai mobili alla moda, oltre alla terribile bolletta
energetica che ci abbatte, mentre non colpisce Gran Bretagna, Olanda, Norvegia
ecc.ecc. ?
Perche dopo
un anno la guerra è sostanzialmente in stallo, non siamo certamente all’ultima
spallata come sperava Cadorna mandando i fanti a morire sull’Isonzo e piuttosto
ricordiamoci che a Verdun dopo tanti mesi di massacri non aveva vinto nessuno.
Intanto il
debito pubblico sale, i governi (non solo il nostro) debbono indebitarsi per
sostenere l’economia, ma così salgono gli interessi sul debito in una spirale
senza fine. L’autonomia politica delle nazioni europee decade e cresce il
controllo economico della BCE che ha di fatto ormai un potere di veto assoluto,
altro che i risultati elettorali… Ma se tutto è nuovamente una questione
economica, come la mettiamo allora con il “diritto umano e dei popoli” per
difendere il quale eravamo partiti?
Dopo 11
mesi di guerra è legittimo e vero poter dire che effettivamente gli USA ci
hanno spinto e mantenuti ad una “guerra per procura” per la gioia dei loro (e
nostri) fornitori di armamenti dipinti come grandi difensori della libertà, ma
forse anche per più profani profitti.
Io,
“occidentalista” e filo USA da sempre, mi trovo spiazzato dalla attuale assurda
politica americana e da un’Europa che vi corre dietro senza ragionare.
Anche
perché nessuno ci spiega con chiarezza quale sia veramente la situazione
interna in Russia e in Ucraina dove i deputati dell’opposizione sono spariti, i
religiosi ortodossi russi espulsi, milioni di ucraini “russofili” (che ci sono,
è una realtà storica, non li ha inventati Putin!!) sono considerati traditori.
Così come non credo che la tradizionale e ben radicata corruzione ucraina sia
stata messa all’angolo, anzi, e nessuno sa bene (o ci dice) dove finiscono le
armi e i contributi italiani.
Approfondimenti
di questo tipo sulle nostre TV non se ne ascoltano mai.
Sullo
sfondo restano poi i tanti misteri sulla salita al potere proprio di Zelensky,
i maneggi della famiglia Biden, il ruolo degli oligarchi (non ci sono solo
quelli russi!).
Ma
possibile che alcuni paesi europei - compreso il nostro - non debbano
cominciare a discutere anche di queste cose? Non per abbandonare l’Ucraina il giorno dopo, ma per
cominciare a valutare i pro e i contro di una guerra infinita e
all’obiezione che se ci fermassimo adesso Putin pian piano si mangerebbe
l’Europa come Hitler nel ’38 obietto che se Putin lo avesse veramente voluto,
in una settimana – almeno all’inizio della guerra – sarebbe arrivato a Kiev.
Ma non
aveva – allora come oggi – alcun interesse a farlo e forse adesso ha giusto
solo le forze per mantenere lo status quo, ma anche per difendersi ad oltranza.
Se gli
alleati rafforzeranno ancora l’Ucraina lui farà salire di un’altra tacca il
terrore missilistico e se arriveranno i patriot e la nuova contraerea (italiana
e NATO), salirà di due tacche e così via: è una partita a poker, con continui
rilanci di terrore.
Se non
diciamo “vedo” e fermiamo il gioco, però, se non facciamo nulla di concreto per
rompere il cerchio alla fine questo gioco sarà un disastro per tutti.
URSS A CONGRESSO
Finiamo con
un po' di sana allegria... Si è svolto a San Lazzaro il XX congresso della CGIL
di Bologna che è terminato al suono del potente inno dell’Unione Sovietica
diffuso a tutto volume a far da corona ad abbracci e pugni chiusi finali.
Ognuno
suona quello che vuole, l’inno della fu URSS (che è poi tuttora quello della
attuale Federazione Russa, visto che sono state cambiate alcune parole, ma non
la melodia) ha una musica bellissima e travolgente, ma - suonato proprio nel
giorno in cui l’Italia annunciava l’invio in Ucraina delle più moderne batterie
antimissili disponibili - lascia un pochino perplessi. Si sono scusati dicendo
di aver confuso l' inno russo con l’Internazionale ma è una balla: se volevano
sfumavano subito la musica e la cambiavano, invece…"avanti,
compagni"! Che ne dicono di questa piccola incongruenza gli altri
sindacati e dalle parti del PD?
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 892 del
13 gennaio 2023
di MARCO
ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO, segnalazioni bibliografiche,
articoli e altre mie news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: ADDIO A PAPA BENEDETTO - MELONI
DONNA DELL’ANNO ? – BRASILE: VERITA’ NASCOSTE - ERRORE GASOLIO – RINNOVATO IL
SITO WEB
ADDIO A PAPA BENEDETTO
C’ero
anch’io in Piazza San Pietro il giorno che lo elessero Papa, quando Lui si
presentò alla folla ricordando gli operai della vigna del Signore. Benedetto è
stato un papa serio, severo, timido, preciso. Lo hanno attaccato in molti
perché non era un “progressista” e perché diceva le cose come stavano, senza
indulgere nella demagogia. Per esempio quando parlò a Ratisbona non voleva
offendere nessuno, ma disse semplicemente la verità, ovvero che l’Islam può
arrivare a stravolgere la libertà e quanto avviene ogni giorno - dall’ Iran
all’Arabia Saudita - non fa che confermarlo.
Dopo morto
improvvisamente ne parlano tutti bene, ma “prima” era diverso: Benedetto non ha
mai raccolto il plauso dei media, come avviene invece con Papa Francesco ma
solo quando parla di temi cari alla sinistra. Se lo stesso Francesco
"stona" rispetto alla vulgata corrente, magari sulla guerra in
Ucraina o il commercio delle armi, allora anche lui è di fatto tacitato, perché
“disturba”.
Benedetto
credeva nell’Europa con salde radici cristiane, nella dottrina della fede anche
quando è dura o scomoda da accettare. Riposa in pace Papa Benedetto, resterai
nei nostri cuori e prega per noi, per la nostra comunità che ne ha molto
bisogno.
MELONI “DONNA DELL’ANNO” ?
Se c’è una
persona che in Italia l’anno scorso ha meritato il titolo di “donna dell’anno”
è stata sicuramente Giorgia Meloni alla quale un anno fa nessuno avrebbe
pronosticato un successo elettorale così travolgente, ma soprattutto una decisa
conduzione di governo che - almeno fino ad ora - lascia abbastanza
stupiti.
Inutili le
piaggerie o le critiche preconcette: piacciano o meno le sue idee,
obbiettivamente la Meloni ha affrontato il “mestiere” di Premier con piglio
sicuro concedendosi, ad oggi, ben poche sbavature e dimostrando una conoscenza
dei problemi bel oltre il previsto, così - quando afferma di voler durare -
comincia a trovare molti italiani che se lo augurano.
In effetti
nessuno parla più di pericoli democratici o derive autoritarie, le polemiche
nostalgiche si sono stemperate in banalità, lo staff di governo appare
abbastanza coeso e l’opposizione piuttosto divisa ed incerta.
Un aspetto
ancora da verificare è invece l’immagine che la Meloni ha offerto a livello
internazionale e le decisioni che vorrà prendere in termini europei. Al di là
dei sorrisi istituzionali la continuità con la politica di Draghi è apparsa
evidente, rassicurante, in linea con una tradizione italiana molto (troppo?)
ossequiente nei confronti di Bruxelles.
Certamente
molti sono i condizionamenti economici e politici in un’agenda dettata dalle
politiche della BCE, ma personalmente credo (e spero) che – dopo questa
opportuna lezione di continuità - la Premier inizierà presto a mutare il tiro,
perché altrimenti rischierà non tanto all’esterno quanto all’interno del
proprio elettorato che credo sia in buona parte più critico di lei nei
confronti della UE.
Un’avvisaglia,
l’annunciato “no” all’obbligo sui motori elettrici per le auto dal 2035.
Stupisce
anche che Giorgia Meloni si sia adeguata esattamente sulla linea UE in politica
estera e per il conflitto ucraino (e quindi sulle posizioni di Washington)
senza avanzare qualche riserva, ma è appunto troppo presto per capire se questa
sia effettivamente la sua volontà o se questa scelta vada a porsi in una strategia
più a lungo termine con distinguo progressivi che inizieranno magari sulle
politiche migratorie per spostarsi man mano sulla politica estera per portare
l’Italia ad essere potenzialmente uno stato-guida dei paesi mediterranei e di
parte dell’est europeo.
Quello che
è invece emerso dalla conferenza stampa di fine anno è la asserita volontà di
mettere le mani al più presto ai progetti di riforma costituzionale.
Un tema che
sarà contrastato dall’opposizione, ma la Meloni sa che troverà attenti (e consenzienti)
molti elettori anche al di fuori della sua maggioranza.
C’è da
sempre nel paese una volontà presidenzialista o semi-presidenzialista e grazie
all’ampiezza della sua maggioranza parlamentare è forse il momento di
intervenire ora perché è una riforma che può effettivamente essere utile, visto
anche che questi suoi primi mesi di governo sottolineano un governo tornato
“politico”, nella mani di una figura rappresentativa e “forte” e – tra l’altro
- stupisce che sia stata proprio la prima donna a Palazzo Chigi ad aver dato
questa impressione.
Il problema
sarà coniugare un premierato più volitivo con la richiesta di autonomia che la
Lega da tempo sostiene e che va canalizzata – e non sarà facile - come utile
contraltare ai maggiori poteri che verrebbero assegnati al premier. Presto per
parlarne, ma effettivamente il mix che ne uscirà potrebbe dare all’Italia
quella nuova veste costituzionale di cui si parla da decenni, ma senza mai
riuscire a concludere nulla.
D'altronde
non sono ancora trascorsi neppure i tradizionali 100 giorni di “luna di miele”
di ogni esecutivo e quindi è presto anche per i primi bilanci, ma se la Meloni
pensa già a riforme strutturali significa che intende proseguire in velocità su
un piano di riforme istituzionali che pur troveranno cento ostacoli sul loro
cammino.
Ad oggi il
grande vantaggio della Premier è piuttosto di parlare in molto spigliato
(magari un po' troppo romanesco) immedesimandosi facilmente con la “pancia”
degli elettori che se ne sentono rassicurati ed amano quel contatto diretto. Un
credito di simpatia non fa mai male, anche perché il lavoro e le difficoltà non
mancheranno.
ERRORE GASOLIO
Credo sia
stato un grave errore da parte del governo non prorogare lo sconto sulle accise
dei carburanti, mantenendole – eventualmente man mano a scalare - almeno per il
gasolio, tenuto conto di quanto i trasporti pesanti incidano sull’inflazione e
in generale sull’economia.
Ma,
soprattutto, credo servano iniziative ancora più incisive di quelle annunciate
di controllo sugli abusi e le speculazioni sui prezzi da parte delle compagnie
petrolifere (oltre di quelle energetiche, bancarie e farmaceutiche) che in
pratica operano in condizioni di “cartello”. E’ un problema grave che tocca
diversi settori dove la libertà dei prezzi viene aggirata con accordi di
oligopolio e questo non è né giusto né tollerabile: costi bancari, energetici,
autostradali, medicine di base: il governo tenga dritta la schiena,denunci con
forza gli speculatori e non si pieghi a questi veri e propri ricatti da parte
delle grandi strutture finanziarie.
Approfondimento: BRASILE, LE COSE CHE SI NASCONDONO
Da domenica
tutte le fonti di stampa denunciano l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia
paragonato – ovviamente – a quello di Capitol Hill, ma pochi raccontano
altri particolari che sono invece importanti nel panorama politico brasiliano,
prendendo atto che al momento in cui scrivo queste note su Rai News ci sono 35
commenti alla crisi brasiliana TUTTI con una sola versione e NESSUNA che dia
spazio ai “Borsonaristi”, ovvero (almeno) al 48% dei brasiliani che hanno
votato per l’ex presidente, decine di milioni di persone la gran parte
assolutamente non violente, ma di cui nessuno sembra interessato a conoscere il
parere.
Premesso
che per me la condanna di ogni violenza deve essere inappellabile e sincera, i
fatti di Brasilia si inquadrano però in una situazione torbida perché se Lula
ha vinto (ma ad oggi non si è ancora espressa la Commissione di vigilanza sulla
regolarità dei risultati) è altrettanto vero che la maggioranza dei deputati e
degli Stati gli è contraria e il risultato delle elezioni per il Parlamento
brasiliano ha sancito che la maggioranza dei seggi è tuttora nelle mani del PL
(quello di Bolsonaro).
Eppure la
vittoria di Lula, contestata e comunque risicata nei voti, è stata proclamata
immediatamente, senza neppure aspettare la proclamazione ufficiale. Attore
della scelta (contestatissima, ma da noi nessuno lo dice) Alexandre De Moraes,
ministro del Tribunale Supremo del Brasile (TSB), la persona più potente,
politicamente, dell’intero Paese, Lo stesso che ieri ha subito chiesto
l’arresto dell’ex ministro della giustizia, del capo della polizia ecc.ecc. De
Morales ha sempre favorito il PT di Lula anche con decisioni apertamente
discutibili. Attenti quindi perché prendendo per scusa alcune centinaia di
violenti facinorosi (questi sì che vanno arrestati) ci si è subito
accaniti contro decine di migliaia di dimostranti che in pace chiedevano in
tutto il paese correttezza nelle elezioni.
Il rischio
è che si voglia sfruttare l’episodio per forzare le cose in una specie di
“contro-golpe preventivo” che rischia di spaccare ancora di più il paese pur di
bloccare l’opposizione a Lula che ha la maggioranza in parlamento.
Anche
perché - per esempio - il neo-presidente non è quel santo che si vuol fare
apparire: non è stato assolutamente prosciolto dalle accuse di corruzione, ma
alla fine le condanne sono state annullate solo perché si è sostenuto che la
corte competente fosse Brasilia e non Curitiba… Ma chi sa queste cose in
Occidente? Attenzione anche perché se Lula ha vinto, tutti gli
stati brasiliani “produttivi” del centro e del sud (il Brasile è una
Federazione, ricordiamocelo) gli hanno comunque votato contro e – se esistesse
un controllo sul “voto di scambio” – non ci potrebbero essere dubbi che Lula ha
vinto proprio in questo modo, dopo aver distribuito per anni decine di milioni
di “pacchi dono” ai poveri sia per alleviare la loro spaventosa crisi
economica, ma anche per riceverne poi i voti, mentre il deficit statale saliva
alle stelle.
Per questo
la situazione brasiliana sta diventando caotica ed è a rischio di una
escalation di violenze inarrestabili che possono portare ad una disintegrazione
dello Stato, con una divisione profonda del paese che si allarga sempre di più.
ULTRAS E RESPOSABILITA’ OGGETTIVA
C’è un solo
modo concreto e convincente per spegnere la violenza degli ultrà violenti come
nel caso di domenica scorsa sull’Autostrada del Sole ad Arezzo: condanne penali
- sollecite e severe - per i diretti responsabili e immediate penalizzazioni in
classifica con multe salate alle società di cui questi “tifosi” sono gli
esagitati e violenti supporter.
State
tranquilli che a quel punto proprio le stesse società sarebbero le prime a
denunciarli, cosa che purtroppo non avviene, isolandoli ed impedendo loro di
frequentare gli stadi. Provare per credere, intanto a poche ore dagli arresti
tutti sono già tornati in libertà, pronti a ricominciare.
Il mio sito web: wwwmarcozacchera.it è stato recentemente
rinnovato, dategli un’occhiata !
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL
PUNTO n. 891 del
23.12. 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
RIFLESSIONI DI NATALE UN PO' FUORI DAGLI SCHEMI - LO SCANDALO CHE (finalmente)
APRE LA PATTUMIERA DI BRUXELLES - I MEDIA SU TRUMP - COSI' GIRA IL NUOVO MONDO.
ED E’SUBITO
NATALE
Facendo gli
auguri ai lettori de IL PUNTO avrei voluto scrivere parole un po' diverse dal
solito. Non tanto per buonismo pre-natalizio quanto perché forse bisogna
ammettere che il mondo cambia poco, chiunque governi e che troppo spesso
sembrano sempre vincere i “cattivi”.
Ad esempio,
per molti anni ho tenuto una rubrica settimanale sul quotidiano “La
Prealpina” di Varese e stavo rileggendo il mio pezzo del Natale 2002, scritto
esattamente 20 anni fa.
Se lo
avessi riprodotto interamente qui oggi quasi nessuno avrebbe scoperto che era
“datato” perché descriveva una situazione di disordine mondiale e di
sostanziale ingiustizia planetaria esattamente allora come oggi.
Sembra
proprio che nessuno voglia imparare dalle esperienze passate, che pochissimi
vogliano seriamente mettersi d’impegno per costruire e non solo distruggere.
Ma forse
non è vero: vent’anni sono tanti per ciascuno di noi, ma un nulla rispetto alla
storia eppure – se non volete arrendervi alle banalità - vi consiglio di
leggere il bel libro “Factfulness” di Hans Rosling (sottotitolo: “Dieci ragioni
per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno molto meglio di come
pensiamo”). Scoprireste che, a dispetto di mille crisi, il mondo in questi 20
anni è andato decisamente avanti nonostante tutte le auto-distruzioni umane e i
grandi numeri ci dicono che il livello di vita è generalmente migliorato anche
nei paesi “poveri” nonostante epidemie e guerre.
Forse un
bilancio vero non andrebbe però fatto solo su statistiche mondiali più o meno
tranquillizzanti per quanto riguarda salute, istruzione, clima o vita media
anche se, al di là dei catastrofismi, è per fortuna la verità.
Quello che
non entra nella statistica - e invece dovrebbe “pesare” soprattutto in questi
giorni natalizi - è piuttosto il bilancio di ogni singola vita, quello dei
rapporti umani che ciascuno di noi ha e vive con il prossimo.
QQQui non
c’entrano proprio le statistiche visto che ciascuno è arbitro di sé stesso e le
conclusioni deve trarle da sé con bilanci che forse vengono più facili proprio
a fine d’anno, ma che dovrebbero coinvolgerci anche (o soprattutto) per
quell’“incidente” che siamo abituati a festeggiare – malamente, nel senso che
troppe volte ne tradiamo il senso - una settimana prima di Capodanno, ovvero
quello che chiamiamo Natale.
Non so come
effettivamente siano andate le cose in quel di Betlemme ai tempi del fu Cesare
Augusto, so che da lì è nato (o continuato) un grande discorso che coinvolge
tutta l’umanità, anche se quasi sempre facciamo finta di non pensarci, occupati
da tutt’altro.
Solo
qualche volta, magari nei momenti tristi o in quelli – come a fine d’anno - in
cui più facilmente si fanno bilanci, ecco che ci accorgiamo che il discorso
dentro di noi è sempre incompiuto, ma che comunque da soli non ce la facciamo
perché il “prossimo” - quello che sta appena là fuori - comunque ci interroga,
ci impone di non pensare solo a noi stessi se siamo minimamente logici con
principi non tanto religiosi quanto intimi, istintivi nella vitaumana.
Per chi ci
crede (io “ci spero”) la testimonianza che è nata in quella stalla è
particolarmente aperta, spalancata verso “il prossimo tuo” tanto da
costringerci a pensare non sono alle statistiche del mondo ma piuttosto a quel
nostro bilancio intimo, unico, personale.
Possiamo
non farlo, girarci intorno, far finta di dimenticarlo, ma prima o poi siamo
comunque costretti a farlo perché in fondo - a quegli strani atomi che
compongono la
coscienza
del nostro corpo e danno linfa al nostro spirito - questo bilancio diventa una
specie di necessità e sale dal di dentro come un tappo di sughero che risale
verso la superficie dell’acqua e che nessuno può fermare: prima o poi riemerge
in piena luce.
Se ci
fermiamo a pensare un po’ su questi nodi ecco che allora la luce delle
luminarie di questi giorni conta davvero poco mentre vale ben di più quella
luce che ciascuno di noi può accendere dentro di sé.
Alla fine
per festeggiare il Natale “vero” – al di là dei “seasonal greetings”, formula
ipocrita di
auto-assoluzione per chi non ha più nemmeno il coraggio di dirsi cristiano
- dovremmo soprattutto pensare seriamente a questi aspetti, senza
nasconderci dietro a regali più o meno riciclati, obbligati o banali solo
perché “si usa” scambiarseli.
Riflettendo
scopriremo che ci serve assolutamente una luce, ma soprattutto la “nostra”
luce, quella che riceviamo quando arriviamo in questo mondo ma che poi un
giorno dovremo restituire. Ed è comunque bello, alla fine, distribuirla intorno
a noi.
Potremo
farlo in mille modi e in tutta libertà, magari cominciando a rifletterci un po’
e poi visitando chi è solo, perdonando un torto, aiutando un poco di più chi ha
bisogno. Distribuire un po’ di quella luce è il regalo più bello
che potremo fare ed è fantastico che possiamo costruirlo da noi prima di tutto
proprio per noi stessi.
Anche
questo è rinascere, ed è davvero Natale.
QATARGATE,
MA NON SOLO
Il
disinvolto atteggiamento di un gruppo di europarlamentari di sinistra beccati
con le valige piene di contanti ha aperto (finalmente) un velo sulla corruzione
che gira per Bruxelles.
Temo però
che la corruzione con coinvolga solo singoli deputati o commissari europei, ma
sia ben più profondamente insita nel “sistema”, vertici compresi.
Da quanti
mesi sottolineo su IL PUNTO la mancanza di trasparenza dei leader e loro
famigliari, delle procedure di appalto e forniture (vedi vaccini), dei rapporti
stretti con grandi aziende che condizionano la politica energetica, quella
sanitaria e le scelte economiche dell’Unione?
Ma com’è
mai possibile che non ci sia un controllo di trasparenza sui “grandi numeri”
europei? Come possono mai i cittadini avere fiducia nelle Istituzioni se queste
non rispondono a nessuno, se i Commissari vengono decisi dall’alto e non
cambiano neppure se non rappresentano più politicamente nessuno?
Dov’è un
serio controllo contabile sugli appalti, le spese. gli sprechi e le forniture?
Se non arriva più trasparenza l’Europa muore e non per una valigia di
soldi gestita da dei ladri, ma perché sta diventando una corrotta burocrazia
senz’anima. Questo al di là di tutte le chiacchiere, le parole, gli asseriti
principi “progressisti” che ci vogliono imporre e che invece nascondono
soprattutto la “polpa” degli affari e – purtroppo – anche la corruzione.
Cominci
Lei, cara Von Der Leyen, ci spieghi cosa combina suo marito nel mondo
farmaceutico, quanto ha speso l’Europa per i vaccini COVID, chi ha fatto gli
appalti e perché si siano sceltiproprio quelli incredibilmente più
costosi. Forza, Ursula, apra i cassetti…
Oppure,
visto che i corrotti sono nella “sua” maggioranza, cominci a valutare se non
sia più opportuno pensare ad elezioni europee anticipate. In caso di Sue
dimissioni, invece, forse un tale Mario Draghi avrebbe qualche titolo in più
proprio rispetto a Lei per dirigere la “Commissione”.
TRUMP
Ho scritto
più volte quanto Donald Trump mi stia antipatico, che sarebbe un danno per i
repubblicani se si presentasse ancora alle elezioni presidenziali e che sarebbe
molto meglio per loro se candidassero invece un giovane, come il governatore
della Florida Ron DeSantis.
Ha fatto
clamore in questi giorni la scontata accusa a Trump da parte della “Commissione
d’Inchiesta della Camera” che - a seguito dell’assalto a Capitol Hill del 6
gennaio 2021 - chiudendo i suoi lavori ha denunciato “all’unanimità” presunte
gravissime responsabilità a carico dell’ex presidente chiedendo in pratica alla
magistratura americana di intervenire per bloccarne la possibile ricandidatura.
Pochi media
italiani hanno però spiegato che la “Commissione d’Inchiesta” (18 mesi di
lavoro, centinaia di audizioni, esito scontato) era in pratica COMPOSTA SOLO DA
DEPUTATI DEMOCRATICI in quanto i repubblicani (che ora sono la maggioranza al
Congresso) non hanno mai voluto farne parte. Quindi la “Commissione” era
di fatto una espressione solo del Partito Democratico USA, non dell’intera
Assemblea e oltretutto non aveva e non ha nessun valore giuridico. Se non si
spiega questo, difficile che il pubblico italiano possa capirci qualcosa, ma è
un elemento utile per sottolineare il livello di disinformazione diffuso da
gran parte dei media italiani.
DOVE VA IL
MONDO
Per
rendersi conto di come siano cambiati i rapporti economici e le comunicazioni
nel mondo, basta dare un'occhiata all'aeroporto di Istanbul dove il tabellone
delle partenze in un’ora soltanto - per esempio tra le 8 e le 9 del
mattino - segnalava tre giorni fa la partenza di 38 voli internazionali.
Se passate
da Fiumicino o Malpensa, date un'occhiata e fate un confronto.
E mentre gli
altri corrono, in Italia (e in Europa) andiamo avanti a discutere per settimane
sui 60 euro pagabili o meno via POS....siamo ridicoli!
COME DI
CONSUETO PER LE FESTE NATALIZIE “IL PUNTO” SI PRENDE UNA PAUSA, ARRIVEDERCI A
DOPO LA BEFANA.
BUON NATALE
“VERO”, AUGURI PER UN ANNO NUOVO ALMENO DISCRETO E GRAZIE DELL’AMICIZIA (E
DELLA SOPPORTAZIONE) CHE SPESSO MI AVETE DIMOSTRATO.
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 890 del
16 dicembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
Come ogni
anno, nel mese di dicembre, dedico un numero speciale de IL PUNTO non a temi
politici ma per fornire il doveroso rendiconto di una iniziativa che seguo
ormai da 41 anni ed alla quale hanno contribuito molti lettori. Si tratta
del VERBANIA CENTER che – come potete leggere più sotto – opera in diverse
parti del mondo. Credo che sia un modo serio e soprattutto concreto per “fare”
e non solo per “dire”.
La prossima
settimana IL PUNTO uscirà regolarmente il venerdì con l’ultimo numero
pre-natalizio. Grazie ai lettori che anche quest’anno vorranno darci una
mano.
Marco Zacchera
---------------------------------------------------------------
41 anni di “ KABA KUKUNA ANDU” (“E’
MEGLIO FARE DEL BENE”)
2022 : VERBANIA CENTER –
RELAZIONE DEL 41° ANNO
Cari amici,
come in
pochi possiamo ormai ricordare personalmente, 41 anni fa – era il Natale del
1981 – nacque il “Verbania
Center” prima come gruppo di amici e poi da 12 anni come
autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”.
Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del
Kenya, e da allora si è fatto davvero tanta strada sia in Africa che in America
Latina.
Come ogni
anno vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più
insieme a quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono
impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che
abbiamo raccolto. Anche il 2022 è stato un anno difficile per il post-Covid e
la guerra in Ucraina, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre attività,
particolarmente in Mozambico.
RELAZIONE
FINANZIARIA
Ricordo
come ogni anno che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la
Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due
diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo
iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i
fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative.
Quest’anno
le ENTRATE sono state inferiori all’anno scorso, annata un po' eccezionale, ma
sono stati comunque raccolti 11.288
euro, compresi gli interessi attivi sul fondo patrimoniale. Gli
IMPEGNI complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 10.800. Conseguentemente
il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è salito al 30.11.22 a 3.063 euro mentre il
FONDO PATRIMONIALE resta invariato
a 73.454,00 euro.
In totale
dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 41 anni ha quindi
superato come raccolta i 637.000 euro che, salvo i saldi
attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100
iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’
Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti
“senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno
nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.
MOZAMBICO:
NACALA E MACHAVA
In
Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora
salesiana verbanese Maria
Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si
sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per
allieve infermiere (2.000
euro). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del
Mozambico - ci ha chiesto aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal
nord per sfuggire alle milizie islamiche. A questo fine abbiamo per ora inviato
3.000
euro, un altro invio si spera prima della fine dell’anno .
In
Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica
laica che lavora a Machava,
nella periferia di Maputo,
la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone
periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è
continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la
realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica,
stomatologia, pneumologia quest’anno ci si è concentrati a finire i lavori del
pronto soccorso, diventato operativo nell’estate scorsa.
Ultimati
anche i lavori per il pozzo e la distribuzione ai reparti dell’acqua potabile
oltre alla costruzione di punti pubblici di distribuzione. Durante l’anno,
oltre a quanto già versato, sono stati inviati 4.000 euro che hanno permesso di completare
le opere. Purtroppo in ottobre Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio
in Italia – ha avuto una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di
emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Nell’augurarle
una pronta guarigione abbiamo quindi sospeso i progetti per la sistemazione del
reparto di ginecologia che erano stati fortemente richiesti dalla comunità
locale ed erano n via di progettazione. Vedremo di riprendere tutto quando
Luciana si ristabilirà.
BURUNDI
Già
dall’anno scorso abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato
tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo
inviato 500
euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una
fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti
interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per
cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e
tutzi.
COLOMBIA
Continua
l’attività del nostro amico dott. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie
di Cartagena ed è originario della nostra zona. Ha creato delle squadre
di calcio giovanili per i ragazzi di strada, ciascuna delle quali intitolata ad
un club italiano: Juventus, Torino (Chiappo è sfegatato torinista!) e anche…
Verbania (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!). E’
un modo originale ma concreto per stare vicini a ragazzi spesso sbandati e per
aiutarlo abbiamo inviato 1.000
euro.
SIRIA
Pochi
ricordano il dramma dei profughi cristiani in Siria e in Libano dove essere
cristiani significa soprattutto crescere emarginati. Tramite l’associazione
AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE sono stati destinati 300 euro per
l’assistenza medica nella zona di Aleppo dove sono presenti anche cristiani
profughi dall’ Iraq e dal Libano.
LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER
Ricordo la
"filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è
riassumibile in pochi punti:
1) nessun
tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si
rendiconta
2) le
iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o
popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro
materiale. Inoltre, quando i progetti sono destinati a delle specifiche
comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto
ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti
siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel
caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità
locali.
3) ogni
intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così
rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che
viene realizzato.
L'AZIONE
DEL ”FONDO”
Ormai oltre
11 anni fa il “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea
a fondo autonomo inserito nella Fondazione
Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a
sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura
della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio
producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono
finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e
lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni
dettaglio,
Chi
desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con
una donazione:
Sul conto IT94 L 03069 22401 1000 0000 2801
(Banca Intesa Sanpaolo) intestato
Zacchera Marco indicando come causale “ FONDO VERBANIA CENTER ”
Oppure
direttamente sul conto intestato
a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO
IBAN: IT81 O 03069 09606
1000 0000 0570 indicando però sempre: “FONDO VERBANIA
CENTER”
Per ogni
necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it
Buon Natale
e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !
Verbania,
dicembre 2022
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 889 del
9 dicembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO:
DONNE IRANIANE – LEGGE FINANZIARIA – CASO JUVENTUS - BRAVO NORDIO,
Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA.
Dedicato
alle donne..
Quello che
sta avvenendo in IRAN sarà forse fondamentale per il futuro di tutta l’area
Medio Orientale. Credo che dobbiamo essere grati alle donne iraniane che hanno
avuto il coraggio di rompere gli schemi di una società assurdamente tornata
indietro nella storia. L’Iran (come l’Afghanistan) 60 anni fa era un modello di
libertà religiosa e di emancipazione femminile: dobbiamo essere solidari e
vicini a chi lotta rischiando la vita non solo per la propria libertà, ma per
quella di miliardi di donne che ancora oggi sono senza diritti, vittime nelle
proprie società.
FINANZIARIA:
LE TRAVI E LA PAGLIUZZA
Noi
italiani siamo proprio strani. Commentando una legge finanziaria che “gira”
oltre 30 miliardi non si vanno a vedere le questioni principali, ma le
pagliuzze: aiuta l’evasione aumentare l’uso del contante? La scorsa settimana
ho ribadito che mi auguro che NON venga estesa eccessivamente questa
possibilità, ma sono davvero dei dettagli minimali, eppure tutta la polemica
politica ruota solo su questi spiccioli. Pochi ricordano che il “grosso” della
manovra è la necessità (a debito) di aiutare famiglie ed imprese a pagare le
bollette (ovvero prevedere sussidi).
Passa così
in silenzio la presa d’atto che il governo Draghi NON ha raggiunto la grande
maggioranza degli obiettivi europei di quest’anno e che quindi bisogna lavorare
per raggiungerli, ovvero tirare – e far tirare - la cinghia. Così come pochi
ricordano che il costo dell’energia è di fatto condizionato da politiche
europee che a volte ci strozzano.
Di fatto (e
di diritto) è quindi l’Unione Europea che detta la linea economica su tutto o –
meglio ancora – la Banca Centrale Europea che di fatto comanda e può obbligare
ai suoi desideri la politica dei vari paesi senza concreta possibilità di
obiezioni.
E’giusto
secondo i principi etici europei? E quanto conta allora la volontà dei popoli,
degli elettori, dei cittadini? E’ diventata un optional, nei fatti stiamo
andando dritti dritti verso una “democrazia per procura” affidata alle banche.
Non mi sembra un grande successo democratico, mentre il PNRR (somme enormi, ma in
gran parte da restituire) ci sta legando sempre di più mani e piedi a Bruxelles
e condizionerà sempre di più il nostro futuro, chiunque governi. Ma chi
“controlla i controllori”, chi li nomina? Parliamo di questo – che è il
centro del problema - piuttosto al mantenere o meno i 60 (sessanta) euro
di limite per l’obbligo del POS! Intanto va segnalato che ad ascoltare il
dirigente della Banca d’Italia che su questo ha criticato il governo alle
riunioni congiunte delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato erano presenti
solo 7 (sette!) parlamentari su oltre 50. Non sono passati neanche due mesi da
quando deputati e senatori sono stati eletti, è primo bilancio da esaminare…
non si parte bene!
IL CASO
JUVENTUS
Potete o
meno essere tifosi juventini, certo lo scandalo dei bilanci della società
bianconera lascia perplessi soprattutto perché la Juventus è quotata in borsa e
– se questi sono i pasticci di una società quotata - mi chiedo cosa combinino
le altre, ma soprattutto che controlli operi la CONSOB, così come la società di
revisione interna, la FIGC e gli altri organismi preposti a certificare la
trasparenza dei conti.
Mentre il
“mondiale” si trascina tra indifferenza e rimpianti (ma quanto costa alla Rai
seguire i campionati, a parte i diritti TV?) nessuno sembra sottolineare
l’assurdità di un calcio italiano che non fa crescere i giovani di casa e
spende invece centinaia di milioni per raccattare i più o meno presunti
campioni, soprattutto nella parte povera del mondo. Di fatto si favoriscono
così speculazioni ed imbrogli mentre anche la FIGC non investe che solo una
minima parte nei centri giovanili o nello sport dilettantistico.
Non
lamentiamoci poi per l’eliminazione della nazionale azzurra dai “mondiali”.
BRAVO
NORDIO
Ci si
lamenta sempre che i politici non parlino chiaro e invece il neo-ministro della
Giustizia, Carlo Nordio (ex pubblico ministero) ha il coraggio di farlo e per
questo va
apprezzato.
Certo che ogni volta che si cerca di cambiare qualcosa le “caste” protestano e
i magistrati si sono infatti subito schierati in prima fila per bloccare tutto.
Forse
dimenticano che i cittadini italiani sono profondamente delusi e scettici sulla
gestione della giustizia in Italia e che quindi cambiamenti si impongono, così
per l’uso distorto delle intercettazioni che dai palazzi di giustizia filtrano
troppe volte in tempo reale sui giornali. Patetico che immediatamente il PD
(che pur aveva sostenuto il contrario) per paura di essere superato a sinistra
si sia immediatamente accodato alle toghe. Forse...non si sa mai?!
Approfondimento: REDDITO
DI CITTADINANZA
Il reddito
di cittadinanza, fiore all’occhiello dei programmi del M5S, proprio per questa
sua forte caratterizzazione politica è stato da sempre oggetto di grandi
polemiche. Vediamo di affrontare il discorso con meno ipocrisie e più
concretezza cominciando a ricordare che da diversi anni in Italia funzionavano
programmi simili come il REI (Reddito di Inclusione) e soprattutto il SIA
(sostegno per l’inclusione attiva) che avevano scopi analoghi, ovvero
soprattutto di tamponamento sociale.
Chi ha
lavorato come “navigator” sa benissimo che - al di là delle sparate
propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà”
- c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora “in nero” e
si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente
non ha voglia o (soprattutto) non può lavorare. La “voglia” è spesso carente
per abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo
ma anche per pessimismo, delusioni passate con più o meno gravi carenze
psicologiche e problemi di tossicodipendenza, ex detenuti, alcolisti ecc.
Vi sono poi
spesso anche problemi fisici perché una persona non ha magari riconosciuta una
percentuale di invalidità, ma se ha effettivi limiti fisici non può svolgere
concretamente mansioni manuali, ricordando che la gran parte dei percettori del
RDC non riceve i teorici massimali di legge (ovvero oltre i mille euro per
reddito famigliare) ma una miriade di piccole somme mensili insufficienti per
campare, ma sufficienti per “arrotondare”, senza però risolvere il problema
lavorativo.
Non credo
siano quindi molte le persone che abbiano effettivamente rinunciato a un lavoro
stabile (e correttamente pagato) per percepire il reddito: le (poche) offerte
di lavoro sono comunque di solito per mansioni manuali o specializzate cui non
può accedere una manovalanza parzialmente invalida o anziana o che per qualche
motivo non è all’altezza di un minimo di istruzione e autonomia lavorativa.
Il “Reddito
di cittadinanza” è stato insomma una mancia, non una soluzione, ma d'altronde o
si decide di ghettizzare una parte della popolazione che – soprattutto nel sud
e nelle periferie urbane – non ha possibilità concrete di lavoro oppure (come è
avvenuto) le si passa un piccolo mensile che permetta di tacitarla e
arrotondare il minimo vitale. Ovvio che i grillini, assumendosene il merito “in
proprio”, lo abbiano poi furbescamente trasformato in uno scambio elettorale.
I
“navigator” non hanno quindi trovato posti di lavoro (né erano in grado di
trovarli) ma - almeno quelli che hanno lavorato con criterio – hanno piuttosto
spiegato ai “convocati” come avrebbero potuto “tentare” una ricerca di lavoro
stendendo per loro almeno un curriculum e fornendo informazioni generali, in
pratica poco di più.
Il fatto è
che lavori veri, stabilizzanti e ben pagati, è difficili trovarli perché
richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità, volontà di impegno nel
tempo, ovvero caratteristiche che mancano alla gran parte dei richiedenti il
sussidio, che in molti casi risultano poco al di sopra del livello di
alfabetizzazione.
Senza
dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui “domande” di reddito sono
state presentate (ed ottenute) per tramite dei patronati, sovente non dicendo
la verità e questo è un aspetto che è rimasto colpevolmente in ombra.
Gente che
ha auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (quando la circostanza –
indispensabile per ottenere il sussidio - era del tutto falsa) ma
d'altronde tutti i dati forniti si basavano sempre su una “autodichiarazione”
spesso di dubbia comprensione per l’interessato, talvolta neppure in grado di
leggere in italiano. Immaginatevi come potevano essere compresi dei quesiti
stesi in burocratichese!
“Navigator”
diventati più assistenti sociali, dunque, che veri tecnici del lavoro e
comunque all’interno di un riferimento normativo contraddittorio e con
situazioni regionali assurde, basti pensare che ad oggi, a “fine legge”, i
concorsi per potenziare i Centri per l’Impiego di oltre 10.000 unità in molte
Regioni non sono ancora terminati.
Ogni
Regione è d'altronde andata per conto suo, sostanzialmente in un caos generale,
mancando direttive unitarie e tempi obbligatori. Il lavoro d’altronde è – come
la sanità – materia di competenza prevalentemente regionale e quindi ci si
trova di fronte a scenari, meccanismi e organici spesso molto differenti da un
territorio all’altro; tutto questo con il paradosso che norme nazionali come il
RDC, finiscono con l’essere gestite in modo uniforme dall’INPS a livello di
erogazione del sussidio, ma in modo del tutto differente dal lato delle
politiche attive del lavoro.
Complessivamente,
quindi, una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di
lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini
sociali.
Buona
settimana a tutti!
MARCO
ZACCHERA
IL PUNTO n. 888 del
2 dicembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: SOGNO UN PAESE NORMALE -
MISERIE ALLA SOUMAHORO – IL GIRO DEL GAS - CONTANTE -
UN PAESE
NORMALE
Vorrei
vivere in un Paese “normale” dove l’opposizione - oltre che protestare -
proponesse anche alcuni spunti concreti e condivisibili in occasione di leggi
importanti come la “Finanziaria” (indicando anche credibili coperture) e che la
maggioranza di governo li accettasse, oppure motivasse bene il perché
respingerli.
Uscire
dalle logiche bloccate e contrapposte sarebbe atto di buon senso e per questo
non credo che Calenda e
Renzi pensino solo ad avere spazi di sottogoverno nell’offrire
una potenziale collaborazione al governo Meloni creando irritazioni soprattutto
a Forza Italia che teme di perdere la “golden share” per condizionare la
premier in caso di necessità.
E’ comunque
ancora presto per giudicare la Meloni
che per ora – a mio avviso - si sta posizionando con credibilità interna ed
internazionale varando una finanziaria “normale” e condizionata dai costi
energetici che ha ereditato.
In generale
mi sembrano emergano posizioni governative di buon senso, piuttosto fin troppo
poco “rivoluzionarie” rispetto al recente passato.
Vero è che
- nell’ ottica di potenziali 5 anni di stabilità - contano molto le fondamenta
ovvero prendere in mano l’apparato per costruire poi un effettivo cambiamento.
Il tempo ci
dirà, per ora apprezzo una condotta attenta e prudente della leader che non si
è fatta ancora prendere in castagna ed ha sicuramente aumentato il suo
prestigio personale superando molti preconcetti. Spero però che presto l’Italia
cominci a marcare differenze e discontinuità, magari cominciando e prendere le
distanze dai vertici europei.
Mi sembra
che Bruxelles stia diventando sempre più un giocattolo politico-economico
totalmente in mano al centro-sinistra ricattando con i fondi del PNRR diverse
nazioni europee. Chiarezza e più trasparenza sulla gestione dei fondi
dell’Unione e sui suoi costi di funzionamento non sono più rinviabili,
soprattutto perchè la Von
Der Leyen (e la sua corte) temo sia molto meno trasparente di
quanto sembri seguendo le cronache che la dipingono sempre come una bella e
brava fatina bionda.
Vediamo
anche come finisce la vicenda Di
Maio…
LA TRISTE
STORIA DI SOUMAHORO & C.
Dell’
”onorevole” Abounakar
Soumahoro
resterà l’immagine – diventata subito icona della sinistra - del suo debutto
davanti a Montecitorio con gli stivali infangati e salutando con il pugno
chiuso. Qualcuno disse subito che sarebbe stato un ottimo segretario del PD per
“marcare la differenza” poi - man mano che uscivano le notizie dei traffici
loschi delle cooperative di famiglia - la vicenda ha assunto connotati sempre
più squallidi derubricandoli alla solita truffa e allo sfruttamento degli
immigrati.
Così della
potenziale candidatura ai vertici del PD per carità di patria non ne ha parlato
più nessuno, anzi, Soumahoro è stato perfino allontanato dal gruppo
parlamentare della sinistra-verdi.
Ma ci sono
complicità del sistema che non si possono sottovalutare, perché temo che ci
siano in giro molte altre “cooperative” (altra ipocrisia diventata truffa di
sistema, quando diventano società di comodo ai danni di quelle serie) che in
Italia hanno abusato dei fondi destinati ad assistere i disgraziati che
sbarcano sulle nostre coste.
Porcherie
di bandi rinnovati automaticamente e mai controllati, di prefetture assenti, di
uno Stato che concede o promette soldi senza verificare i precedenti e
soprattutto i rendiconti.
Eppure
proprio la suocera dell’ “onorevole” (quella che viene ora indicata come la
responsabile della truffa) nel 2018 venne addirittura premiata come
«Imprenditrice immigrata dell'anno», con tanto di consegna solenne del
riconoscimento da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Non basta:
nonostante le truffe già da tempo sotto la lente della Guardia di Finanza
ancora in aprile sarebbe entrata nelle tasche della famiglia Soumahoro – con le
cooperative Karibu ed Aid, entrambe risultate vincitrici di bandi nonostante le
indagini in corso - la somma di circa un milione di euro per l'assistenza ai
rifugiati ucraini. Truffatori e soprattutto sfruttatori della miseria, eppure
la mini alleanza dei “+ Europa-socialisti-sinistra verdi e PD” non ha esitato a
candidare l’onorevole dei miei stivali e a farlo eleggere, segno che nessuno ha
controllato le carte, i precedenti, la fedina penale e non lo ha fatto neppure
l’apposita “commissione Etica” che dovrebbe denunciare pubblicamente i casi dei
candidati impresentabili.
La vicenda
riapre così anche il capitolo delle ONG che operano nel Mediterraneo e che a
volte sono connesse direttamente agli schiavisti che organizzano il trasporto.
Surreale
leggere che l’organizzazione Ecchr (con sede a Berlino) in appoggio alla ben
nota “Sea Watch” anziché chiarire questi suoi rapporti denunci addirittura per
“Crimini contro l’Umanità” alla Corte Internazionale dell’Aja Matteo Salvini e - per
buon peso - anche il suo predecessore Marco
Minniti (PD) per “Complicità con la guardia costiera libica per
privazione della libertà”.
Stupisce
che analoga denuncia non venga allora presentata contro i dittatori e gli
schiavisti che causano e dirigono il traffico di carne umana, soprattutto
perché la gran parte dei migranti NON è spinta da motivazioni politiche ma
economiche e quindi paga profumatamente il viaggio a questi mafiosi che spesso
- di fatto - diventano “soci” delle ONG.
Restando in
argomento, pochi hanno ripreso la notizia che nei giorni scorsi a Napoli,
durante il “Festival dei diritti umani”, sia stata interrotta da urli e tumulti
la proiezione del docufilm “L’Urlo” di Michelangelo
Severgnini che documentava proprio questi contatti. Solo
“Libero” ne ha parlato diffusamente nel gelo della grande comunicazione che in
argomento è molto reticente. Cattiva coscienza?
Su questo
tema ricordo infine ai lettori di aver scritto un libro “L’INTEGRAZIONE
(IM)POSSIBILE? - Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” ,
edizioni il Borghese. Chi fosse interessato a leggerlo me lo richieda (marco.zacchera@libero.it)
ricordandosi di comunicarmi il proprio indirizzo postale. Al di là della
stretta attualità. credo sia una lettura di interessante riflessione.
IL GIRO DEL
GAS
La
nazionale di calcio tedesca protesta in Qatar per la mancanza di diritti umani
nel paese, ma nelle stesse ore il governo di Berlino ha firmato un mega
contratto di 2,8 MILIARDI di metri cubi di gas all'anno per 15
anni proprio con il Qatar.
Alla faccia
di unirsi e di firmare accordi europei e continuando a boicottare la scelta di
fissare un prezzo massimo a livello UE, la Germania fa - come sempre - gli
affari suoi.
Curioso che
il Qatar venderà il gas ufficialmente ad una società USA, la Conoco
Phillips, una multinazionale degli idrocarburi statunitense che rivenderà poi
il gas ai tedeschi, in difficoltà dopo lo stop al gas russo. Ancora più
ipocrita che in Germania al governo ora ci siano i Verdi che ufficialmente il
gas non vorrebbero più usarlo e che alla fine il contratto sia stato
indubbiamente favorito dalle "manine ignote" che hanno distrutto i
gasdotti russi del Baltico. Sono sempre più convinto che la guerra in Ucraina
sia un colossale affare per "qualcuno" , vero mr. Biden ?
IL GOVERNO
E I CONTANTI
Non
condivido la volontà del governo (soprattutto su spinta della Lega) per
l’allargamento dell’uso del contante, andando in controtendenza con le ormai
progressivamente consolidate abitudini degli italiani e il conseguente
obiettivo aiuto al reddito sommerso (ovvero il “nero”) che è una delle piaghe
del nostro sistema economico e pesa su tutti in campo fiscale.
Anziché
elevare l’uso del contante e i limiti degli obblighi ad usare il POS si
azzerino piuttosto le commissioni bancarie che oggi gravano in maniera a volte
spropositata sulle piccole transazioni: mi sembrerebbe più logico e
trasparente.
Buona settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 887 del
25 novembre 2022
di MARCO
ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: LA VERGOGNA
DI MAIO – CORRUZIONE E SCANDALI DIETRO AI MONDIALI - ADDIO A MARONI, LEGHISTA
SIMPATICO
Di MAIO,
UNA VERGOGNA EUROPEA
Tante volte
m chiedo se ci sia un limite al peggio o – almeno – al ridicolo.
Nominare “Giggino” Di Maio “Inviato
speciale europeo per il medio Oriente” oltre a fare sghignazzare l’intero
continente (i francesi hanno già cominciato) pone un problema di fondo: ma come
può essere credibile un’Europa conciata e diretta così? Eppure il rischio
c’è, visto che il nome di Di Maio è stato “selezionato” addirittura dallo European External Action Service,
un panel esterno alle istituzioni Ue (LAUTAMENTE PAGATO) che valuta i profili
(!!!) e poi li presenta alla Commissione europea che ha l’ultima parola.
Penso ai
blog esilaranti con un Di Maio incapace di dire quattro parole in inglese, che
ha confuso nazioni una con l’altra, che in Libia ha “ravanato” con tutti e
concluso niente, che ha dimostrato di non contare nulla politicamente,
personalmente e culturalmente non è neppure laureato). “Inviato speciale”
proprio lui?
Ma allora
mi candido io, per la metà dei 12.000 euro mensili netti di tasse oltre a
benefit vari, rimborsi spese e staff a carico di Bruxelles e sfido
Di Maio sulla base di un test con 100 domande (in English, of course!) sulla
situazione nell’area e vediamo chi risponde meglio, così come molto meglio
di me potrebbero rispondere migliaia di persone solo in Italia: diplomatici,
studiosi, ricercatori, esperti “veri” del mondo medio orientale. Ma com’è
possibile a livello europeo selezionare proprio un “quaquaraqua” come Di
Maio? Sembrerebbe matematicamente impossibile!!... Eppure a tanto arriva la
spudoratezza politica.
Un ultimo
regalo targato Draghi? Può darsi, ma la scelta è obiettivamente indifendibile.
Il
rappresentante in Italia della Commissione Europea ,Antonio Parenti, ha
testualmente dichiarato che Di Maio "E molto stimato sia in Europa che
fuori" (ma da chi?!) e che se sarà chiamato a diventare inviato speciale
"Avrà sicuramente molto lavoro da svolgere con i Paesi dell’area del Golfo
per discutere e determinare la questione dell’approvvigionamento energetico nei
prossimi anni. Nel brevissimo termine l’area è importante come fonte di gas naturale
liquefatto, ma in futuro giocherà un ruolo molto rilevante con riguardo
all’idrogeno verde, vista l’esposizione al sole".
Ma vi
immaginate il futuro energetico italiano ed europeo affidato a Di Maio?!
E adesso ci
vengono anche a dire che l’Italia non può rinunciare ad un posto importante in
Europa. Scusate, ma se il posto era importante perché non è stato pubblicizzato
adeguatamente il concorso, magari selezionando un altro italiano effettivamente
capace e con un minimo di preparazione specifica?
Se poi
tutto serve solo per indennizzare Di Maio con un lauto stipendio dopo la
trombatura elettorale mi girano ancora di più le p… Semplicemente perché Di
Maio non ha fatto NULLA per meritarselo, un presuntuoso fallito politicamente e
più o meno nullafacente in tutta la vita.
Sottolineato
che l’attuale governo italiano - pur non avendo responsabilità dirette - ha
però il dovere di opporsi dandone mandato formale anche al nostro esimio
Commissario europeo
Gentiloni, Di Maio torni a vendere bibite allo Stadio San
Paolo, oppure si trovi finalmente un lavoro adeguato e magari – lui che ha
“abolito la povertà” e “aperto il parlamento come una scatola di tonno” - si
vergogni un po'.
DRAMMI E
CORRUZIONE DIETRO AI MONDIALI
E’ in corso
il grande show dei mondiali di calcio in Qatar, ma pochi sanno quanti drammi
umani siano avvenuti durante la loro preparazione, rimasti negati e coperti
dagli scintillanti palazzi di Doha e dalle imponenti strutture che ospitano le
gare, mentre solo in parte è emersa la scandalosa corruzione che è stata messa
in atto per organizzare la manifestazione in questo assurdo paese.
Ricordiamoci
che l’intero “board” della FIFA è finito in manette dopo che sono state
documentate le dazioni per milioni di dollari ricevute dai singoli suoi
componenti per votare questa sede, mazzette che hanno poi portato
all’azzeramento dei vertici.
Il Qatar è
un paese anomalo, dove i diritti dei lavoratori e la stessa democrazia sono un
optional e ne ho parlato a
lungo in un mio libro “INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE- Quello che non ci dicono su
Africa, Islam ed immigrazione", ed. Il Borghese. (Chi fosse interessato a
leggerlo può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it ) scoprendo
le infinite sfaccettature di queste teocrazie emiratine che piacciono tanto
soprattutto a chi ha nascosto i soldi da quelle parti.
Ricordiamoci
che secondo Amnesty
International e Human Rights Watch (e come documentato da una
serie di inchieste apparse l’anno scorso sul Guardian di Londra) sarebbero
stati circa 6.500 i morti solo tra i lavoratori edili addetti alle costruzioni
e di fatto deportati nel paese senza diritti ed oggetto di un inaudito
sfruttamento.
Allettanti
infatti da un guadagno molto al di sopra del povero livello di vita dei loro
villaggi, centinaia di migliaia di persone provenienti da Pakistan, Bangladesh,
Sri Lanka, India, Nepal e da molti paesi africani sono arrivati in Qatar
scoprendo subito che la realtà era ben diversa da quella che era stata loro
promessa. Per tutti la solita storia: un “reclutatore” che passava nei villaggi
e prometteva soldi senza sottolineare troppo che a carico dei lavoratori
restano le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio e che quindi – arrivando – si
sarebbero trovati già indebitati fino al collo.
Anche
perché, nonostante le promesse della teocrazia al potere in Qatar – paese di
cui Gianni Infantino,
presidente della Fifa, è talmente innamorato da esserne diventato cittadino –
non è mai stato abolito il sistema della kafala (“garanzia”) che permette ai datori di
lavoro di requisire all'arrivo i passaporti dei lavoratori migranti –
dichiarati subito ufficialmente “debitori” - che restano così senza documenti e
la possibilità di lasciare il paese, ma anche di cambiare padrone o mestiere.
La Kafala concretizza un
concetto preso a prestito dall’Islam, una specie di tutela per gli esseri
inferiori che dovrebbe valere per donne vedove o rimaste senza marito e bambini
minori, ma che in questo caso è stata adottata per gli immigrati. Un sistema
che ha funzionato in milioni di casi, con il “kafil” che comandava senza sconti
e spesso con la violenza e con l’immigrato che senza documenti non solo non
poteva più espatriare o cambiare lavoro ma che non poteva neppure affittare una
casa, avere un conto in banca e visto che non parlava – ovviamente – la lingua
locale, non poteva nemmeno protestare o rivolgersi alla polizia o a un
sindacato (peraltro vietati nel paese), né aver accesso a servizi sanitari o
diritto ad adeguate assicurazioni sul lavoro.
Su internet
si possono leggere storie incredibili di persone segregate per mesi, fustigate
per “disobbedienza” o morte di stenti in un clima da medioevo. Gente
trattata come animali condividendo “a ore” un letto con turni di 60 ore di
lavoro settimanali senza giorni di riposo e - ricordiamoci - lavorando in un
clima bestiale, estremamente caldo.
Quello che
poi tutti si chiedono è se la corruzione nella FIFA sia stata effettivamente
cancellata o se tuttora imperversi.
Il dubbio
c’è, viste anche le dichiarazioni demagogiche del nuovo presidente FIFA Gianni Infantino che -
sommerso dalle critiche per il perdurante mancato rispetto dei diritti umani in
Quatar - ha avuto l’indecenza di affermare nella conferenza stampa di apertura
che "Per quello che
noi europei abbiamo commesso negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci almeno
per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri paesi.
Queste lezioni morali sono solo pura ipocrisia".
Ipocrisia? Preso atto che per la FIFA il Qatar è un paese felice, Infantino ha
detto di sentirsi "arabo", "gay", "lavoratore
migrante" e intanto ne ha preso pure la cittadinanza, chissà se facendo un
pensierino alla mancanza di trattati di estradizione verso questo piccolo stato
del Golfo, se mai saltassero fuori sue future indebite ingerenze.
Perché non
si tratta solo di diritti negati ai lavoratori, in Qatar non si possono
professare in pubblico altre religioni oltre l’Islam, non è ammessa
l’omosessualità, le donne sono oggetto di “vestiti adeguati”, non si devono
bere alcolici (pensate alla gioia delle ditte di birra sponsor del mondiale!) e
perfino per le turiste c’è stato l’obbligo di non indossare pantaloncini corti
o magliette senza maniche, ma solo vesti che coprano ginocchia e spalle.
Perché -
alla fine - resta poi la questione di fondo: ma senza una adeguata corruzione,
chi mai avrebbe pensato di organizzare dei “mondiali” in un paese dove
praticamente non si era mai giocato a calcio?
ADDIO A
ROBERTO MARONI, LEGHISTA SIMPATICO
Se ne è
andato a soli 67 anni Roberto
Maroni, non solo “un leghista simpatico” ma soprattutto uomo
corretto, ottimo ministro dell’interno e governatore della Lombardia,
milanista. Lo ricordo con amicizia ed affetto perché scherzava e sorrideva
sempre ed aveva un buon rapporto con tutti, ma dimostrando con coerenza un
profondo senso del dovere e dello Stato.
Un esempio
di persona per bene nel mondo politico e che avrebbe potuto ancora dare molto,
alla Lega e all’Italia. Peccato che se ne sia volato via, davvero ci mancherà.
Buona settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 886 del 18 novembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o
contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de
IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: MISS OTTO MILIARDI – MIGRANTI – IL
REGALO DI TRUMP – SANZIONI A’ LA CARTE – IL DRAMMA DI MASSIMO GIORDANO –
MONTESANO E LE IPOCRISIE RAI
BENVENUTA, MISS
8.000.000.000 !
Nei giorni scorsi siamo arrivati ad otto
miliardi di esseri umani su questa terra. Quando frequentavo le elementari il
maestro ci raccontava che eravamo due miliardi.
L’ottomiliardesima inquilina del mondo
(voglio pensare sia una bimba) è probabilmente africana o indiana, aree con il
più alto indice demografico e dovrebbe morire – se fortunata - all’inizio del
prossimo secolo, quando secondo le proiezioni saranno (non “saremo”!) di meno
perché sarà iniziata una fase di discesa demografica. Intanto oggi la
terra è comunque in grado di sfamare tutti, anzi, quasi un terzo del cibo viene
buttato mentre due miliardi di terrestri soffrono di gravi problemi alimentari
e alcune centinaia di milioni sono letteralmente alla fame. Quello che è
insostenibile è il cattivo uso delle risorse, a cominciare da quelle naturali.
Questo anche perché l’1% della popolazione
del globo ha la maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 20% (noi) consuma
l’80% delle risorse.
Una terra sconquassata per colpa
dell’animale-uomo, ovvero per colpa nostra. Ci pensassimo un attimo forse
avremmo un po' più di cervello nell’organizzarci la vita e capiremmo che solo
un po' di pace reciproca ci permetterebbe (tutti) di vivere meglio.
MIGRANTI
Il “trattato del Quirinale”,
misterioso e molto demagogico patto di Draghi sui rapporti Italia-Francia
recita all’articolo 4: “le Parti s’impegnano a sostenere una politica
migratoria e d’asilo europea e politiche d’integrazione basate sui principi di
responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri”.
Come pubblicato sul “Punto” della scorsa
settimana, l’Italia – dati aggiornati al 16 novembre, ore 8 - ha accolto
nel 2022 ben 93.502 persone dal “fronte sud” (dei quali solo
il 16% sbarcati da navi ONG) ma l’Europa – che a giugno si era impegnata di
“ridistribuirne” 8000 - dall’Italia ne ha ricollocati solo 112,
38 in Francia e 74 in Germania. Un po'
pochini…
Va bene che Macron è in
minoranza in parlamento e deve far viso feroce o la Le Pen gli
soffia i voti, ma anche la demagogia ha un limite e la silente Europa dovrebbe
decidere con un po' di grinta che cosa fare: è scandaloso che la Germania
plauda alle navi ONG che battono la sua stessa bandiera ma poi non accolga nessuno
degli sbarcati a Lampedusa e dintorni e si arroghi anche il diritto di
criticarci. Che il governo italiano alzi un po' la voce: per una volta siamo
dalla parte della ragione.
IL REGALO DI TRUMP
Donald Trump torna in campo e annuncia la sua
candidatura presidenziale per il 2024. Il miglior regalo possibile per i
democratici che con Trump candidato rischiano di vincere un’altra volta le
elezioni, magari anche riproponendo il sempre più spento Joe Biden.
Mi auguro – sono un convinto “repubblicano” – che in qualche modo si
riuscirà ad arginare la candidatura dell’impresentabile Trump e che gli
iscritti al GOP riescano a trovare nomi più credibili (e vincenti), magari
cominciando dal governatore della Florida Ron DeSantis.
SANZIONI
Alcuni lettori mi accusano di essere
diventato troppo “filo-russo” ma credo sia una sciocchezza: cerco di vedfere i
fatti con obiettività, percepisco una informazione troppo sbilanciata e a volte
preconcetta e piuttosto mi sento da sempre “filo-europeo” denunciando come ci
stiamo facendo economicamente danneggiare dagli USA, anche se va dato atto a
Biden di aver subito detto che i razzi ucraini caduti “per errore” in Polonia
non fossero russi.
Sulla sempre più equivoca posizione di Zelensky
ne riparleremo, rimaniamo un attivo sulla questione “sanzioni”.
Per esempio proprio il Wall
Street Journal dava notizia di un “buco” nelle sanzioni americane che
permette al petrolio russo di arrivare tranquillamente negli Stati Uniti dopo
essere stato raffinato fuori dalla Russia. Nel caso specifico la raffineria era
quella di Priolo e il petrolio russo arriva sotto forma di benzina sulla costa
est americana. Questo perché le raffinerie di quell’area degli States producono
la metà della benzina rispetto al 2018 e vi è crisi di approvvigionamento
dell’area. La benzina insomma serve, va quindi importata e allora – con una
“furbata” – gli USA fanno finta che non sia proveniente da petrolio russo.
L’Europa è in una posizione molto peggiore
di quella americana perché non ha molte risorse petrolifere e non ce le avrà
mai per una questione fisica e geologica.
Noi europei che siamo così fieramente
contro la Russia e applichiamo (o dovremmo applicare) alla lettera le
“sanzioni” rischiamo però di saltare sotto il peso della crisi (e dei prezzi)
visto che sostituire la Russia come fonte energetica si dimostra costoso e
complicato. In questo gli Stati Uniti - che dipendono da Mosca infinitamente
meno di noi - sono un esempio di realismo, ma soprattutto di assoluto
menefreghismo sui “principi” quando fa loro comodo. Perché da noi queste cose
non si dicono (e non si discutono apertamente)?
IL CALVARIO DI
MASSIMO GIORDANO
Assolto con formula piena. È finita
con l’esclusione di qualsiasi addebito la vicenda giudiziaria dell’ex assessore
regionale e già sindaco di Novara (per 10 anni) avv. Massimo
Giordano, già esponente di punta della Lega in
Piemonte. La sentenza della Corte d’Appello di Torino ha visto confermata
l’assoluzione in primo grado e respinto l’appello inutilmente proposto dalla
Procura, dopo che Giordano era già stato assolto in primo grado.
Una vicenda assurda e surreale durata
dieci anni iniziata sulle “voci” che Giordano avrebbe favorito come
amministratore il gestore di un bar (!) e poi allargate (ad arte?) ad altre
vicende che nulla c’entravano e che mi sono sembrate più che altro una scusa
per tenere comunque aperto un procedimento che si è concluso con una doppia
assoluzione, MA DOPO DIECI ANNI DI CALVARIO.
Un procedimento iniziato con perquisizioni
in piena notte della Guardia di Finanza in casa e negli uffici dell’esponente
leghista a sirene spiegate, titoli enormi sui giornali, servizi in Tv anche
sulle reti nazionali, dimissioni inevitabili, rovina economica e politica E
ALLA FINE… NULLA!
Chi risarcirà mai Massimo Giordano per il
danno subito, le spese giudiziarie e di difesa che ha dovuto sostenere, la
vergogna di cui è stato ingiustamente oggetto? Parliamo di assoluzioni con
formula piena perché i fatti non sussistono: non dubbi, ma certezze e a questo
punto perché il PM ha interposto appello dopo la prima assoluzione se era già
venuta con formula piena? Giordano ha intanto perso il padre, gli è morta la
moglie, si è vista rovinata la vita personale, professionale e politica: chi
mai appunto lo risarcirà?
Possibile chi ha montato l’inchiesta e
soprattutto l’ha voluta proseguire anche se non vi erano evidentemente indizi
sufficienti non debba pagare nulla, in termini economici ma almeno di carriera?
E quanti altri “casi Giordano” avvengono in Italia?
Perché nessuno mi toglie dalla testa che
vi sia stata una evidente volontà persecutoria per distruggere l’immagine
dell’esponente politico leghista allora più in vista in Piemonte, riconfermato
sindaco a Novara dopo il primo mandato già al primo turno e con il 61% dei voti.
Uno che oggi probabilmente sarebbe al governo, visto come era stato apprezzato
a Novara e in Regione, ingiustamente distrutto.
Responsabilizzare anche la pubblica accusa
mi sembrerebbe un dovere in un paese civile.
MONTESANO:
L’IPOCRISIA SUBLIME
Stop alla partecipazione di Enrico
Montesano a “Ballando con le stelle”: è la decisione della Rai, che
definisce "inaccettabile" che l'attore abbia indossato durante una
prova della trasmissione una maglietta con i simboli della Decima Mas e “Chiede
scusa a tutti i telespettatori" (che peraltro non hanno visto nulla perché
appunto era una sessione di prove). “E’ inammissibile – tuona la Rai - che un
concorrente di un programma televisivo del servizio pubblico indossi una
maglietta con un motto e un simbolo che rievocano una delle pagine più buie
della nostra storia. Chiediamo scusa a tutti i telespettatori e, in
particolare, a coloro che hanno pagato e sofferto in prima persona a causa del
nazifascismo a cui proprio quella simbologia fa riferimento.”
Ricordato che il motto “Memento Audere
Sempre” era semmai quello dei Mas che parteciparono con D’Annunzio alla “Beffa
di Buccari” nella prima guerra Mondiale e che la X Mas - prima di diventare una
forza armata della RSI - compì imprese eroiche contro gli inglesi durante la
seconda, è evidente che in Rai non conoscono la Storia.
Trovo però inaudito che un cittadino
italiano venga sanzionato per una maglietta, peraltro neppure mostrata in
trasmissione. Se Montesano fosse venuto con la maglietta dell’URSS, di Mao o di
Stalin o Che Guevara allora andava bene? E chi indossa una felpa con il nome di
una università mai frequentata in vita sua è forse accusato di falso o di
plagio? Fino a prova contraria esisterebbe una Costituzione sulla libertà di
pensiero e poi comunque Montesano ha chiarito bene che ha in casa centinaia di
magliette e non era certo lì per fare propaganda “fascista”, ammesso che
qualcuno ancora sappia cosa sia stata la Xa Mas. Oltretutto proprio
Montesano è stato consigliere comunale di Roma per il PDS (ora PD) e
addirittura per tre anni eurodeputato proprio per gli ex comunisti!
Questa è quindi pura discriminazione
politica, con la demagogia interpretata nel senso più idiota e semmai conferma
la solita partigianeria del pseudo servizio pubblico RAI (che ad esempio non è
stata indipendente nei giudizi sulle recenti elezioni USA ma spudoratamente
schierata con i democratici in tutti i commenti). Mi auguro che Montesano tenga
duro e con i suoi avvocati faccia causa alla Rai per indebita revoca del
contratto: ha tutta la mia solidarietà, solo che poi a pagare dovrebbero essere
“in proprio” i discriminatori, non la collettività che è obbligata a pagare il
canone.
Buona settimana
a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 885 del
11 novembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: ELEZIONI
USA - VOGLIA DI PACE - MIGRANTI - LETIZIA SUPERSTAR
RON DESANTIS, RICORDATEVENE
Per le TV e
i media nostrani le elezioni di martedì in USA hanno fatto scoprire Ron DeSantis,
riconfermato governatore della Florida.
I lettori
de IL PUNTO questo nome invece dovrebbero già ricordarselo bene perché è da
molto tempo che scrivo che potrà essere un prossimo presidente americano.
Lo
diventerebbe sicuramente già nel 2024 se Trump
non si mettesse in mezzo a voler rovinare tutto con il suo egocentrismo e
rischiando così di far perdere ai repubblicani le prossime elezioni.
Se Trump
annuncerà la sua candidatura già la prossima settimana, saranno per gli USA due
anni di divisioni, polemiche, inchieste, mobilitazioni collettive, veleni
incrociati e da noi vi saranno migliaia di articoli, programmi, inchieste su
Donald, il “cattivo” che vuol portar via il potere ai santi democratici che -
come nelle fiabe a lieto fine – alla fine trionferanno sul male e che comunque
se mai perdessero sarebbero sconfitti solo da elezioni truccate, magari da
Putin.
Se il
candidato repubblicano sarà invece DeSantis o qualche altro moderato, il GOP
vincerà le elezioni alla faccia di
Biden, sempre più rintronato.
Tornando a
DeSantis: è un repubblicano di lontane origini italiane, è giovane e di destra,
sta governando bene la Florida, è stato rieletto alla grande con un mare di
voti rilanciando il proprio Stato ed affrontando il COVID con determinazione ma
anche senza ipocrisie. DeSantis non ha (ancora) in mano il partito, ma certo è
più presentabile di Trump che - se si candiderà - sarà il più grande alleato
dei democratici. Mancano due anni, ma visto l’inesorabile declino dello spento
Biden che ha portato i democratici a perdere il Congresso la partita è già
aperta, nonostante i contorcimenti e i mal di pancia dei progressisti
commentatori nostrani che monopolizzano i dibattiti TV.
VOGLIA DI PACE
L’
imponenza delle manifestazioni di sabato scorso per la pace in Ucraina
sottolineano la credibilità dei sondaggi che hanno sempre sottolineato
l’esistenza in Italia di una ampia minoranza politicamente trasversale del
paese (che sta diventando aperta maggioranza) che chiede uno stop ai
combattimenti e non vuole l’invio in Ucraina di altre armi italiane.
Diciamoci
le cose senza ipocrisia: fino all’altro ieri il governo “di larghe intese”
imponeva di fatto un divieto politico a manifestare, con il PD da sempre il più
spinto a scegliere la linea dura e armaiola contro Putin, mentre il M5S - pure
al governo - si adeguava con pochi distinguo. Oggi, cambiato scenario, i
Grillini scelgono la sponda del pacifismo e riprende subito forza quella
sinistra anti-NATO che tenderà ad identificare sempre di più la guerra come una
scelta del governo Meloni.
Il PD
intanto gira come una trottola sbandando qua e là cercando soprattutto di far
dimenticare le posizioni tenute fino ad oggi.
Stesso
paradosso a destra, dove c’erano sempre state più o meno visibili riserve
sull’intervento italiano e che oggi si trova spiazzata dalle manifestazioni di
sabato della sinistra con il rischio di ritrovarsi a rappresentare da sola le
posizioni NATO ed europee più estreme in una giravolta di posizioni per lo meno
curiosa.
Presa dalla
necessità di non dare spazio a critiche atlantiche prima delle elezioni, la
Meloni ha voluto e dovuto scegliere la strada della continuità, pur sapendo
benissimo che una buona fetta dei suoi elettori sarebbero i primi ad applaudire
ad un progressivo sganciamento da posizioni di adesione acritica alla linea
“dura e pura” fin qui seguita dall’Europa e dai suoi alleati. Vorrà marcare un
prossimo distinguo? In molti lo sperano, anche perché di fatto le piazze sono
state comunque un avviso italiano a Zelensky di cambiare i toni con invito a
sedersi a un potenziale tavolo di pace perché l’appoggio alleato non è infinito
e sempre di più le opinioni pubbliche chiederanno uno sganciamento controllato.
In questo
senso forse proprio la Meloni potrebbe essere – progressivamente e senza stappi
– la portatrice di una posizione nuova dell’Europa che si avvii ad aiutare
l’Ucraina con impegni futuri sulla ricostruzione piuttosto che continuando con
una acritica fornitura di altre armi.
E’ un
momento in cui anche Putin è debole ed ha interesse ad una tregua perché dopo
nove mesi questa guerra sta diventando una sconfitta anche per lui, soprattutto
perché i due blocchi hanno capito che l’avversario è teoricamente insuperabile
salvo usare armi non convenzionali, con il fronte di fatto bloccato, ma bisogna
uscirne innanzitutto con una volontà di arrivare ad una conclusione.
Le parole
vigorose e per me assolutamente condivisibili espresse anche in Bahrein da Papa
Francesco – che ha assunto in maniera forte questa posizione già dall’inizio
del conflitto, purtroppo non ascoltato – partono dal presupposto che occorre
innanzitutto una volontà di tregua per cominciare a valutare la situazione e,
soprattutto in vista dell’inverno, concedersi una pausa umanitaria.
Putin ha sì
assunto il controllo di alcune province storicamente russe, Zelensky non può
prescindere dall’ammettere questa realtà e su questo si può avviare una
riflessione seria sui desideri delle popolazioni coinvolte non solo tramite
referendum garantiti nella loro correttezza, ma anche aperti a chi è fuggito e
vorrebbe tornare a casa.
Difficile
pensare a eventuali formali rettifiche territoriali, ma si potrebbe spingere
per creare una zona di larga autonomia garantita a livello internazionale, dove
si possa costruire un’area smilitarizzata con la presenza di truppe neutrali a
garanzia di tutti.
Ci si crede
in queste possibilità? Le piazze dicono che è ora di insistere su questa strada
e – aspetto importante – mettono anche in crisi la posizione oltranzista che la
NATO ha assunto su questa vicenda a volte di aperta e inutile provocazione alla
Russia.
La NATO è
una alleanza difensiva, ma è apparsa in mano più ai “falchi” che alle colombe,
quasi volendo trovare in Ucraina una sua stessa ragion d’essere, visto che da
decenni il “nemico” sembrava sempre meno pericoloso (e quindi la NATO contava
di meno).
Al di là
dell’ovvia ma confusa speculazione politica interna, le piazze di sabato
chiedono di aprire uno spiraglio e di riflettere sull’incongruità di continuare
in un assoluto muro contro muro.
MIGRANTI: SI RICOMINCIA (MA SI CAMBIA)
Tutto
secondo copione: le ONG raccolgono migranti su prenotazione, cercano porti
sicuri, Malta e l’Europa dicono di no, le navi battenti bandiera tedesca,
norvegese, olandese ecc. stazionano per più giorni nel Canale di Sicilia (di
imboccare Gibilterra e sbarcare a casa propria o nella progressista Spagna chi
è a bordo non se ne parla neanche) e intanto cresce il dibattitto e la polemica
tra i “buoni” e i “cattivi”.
La sinistra
è “buona”, la destra è rude, insensibile e quindi “cattiva”, mentre l’Europa dà
alte lezioni di moralità ma – salvo la Francia – non c’è stato uno straccio di
governo che si sia offerto di prendersi in casa una quota di questi derelitti.
Ieri
(giovedì) la Francia ha comunque tuonato “L’Italia
è inumana!”. Dai dati ufficiali del Ministero dell’Interno si
apprende che dall’inizio dell’anno al 9 novembre l’Italia ha accolto 89.826
persone sbarcate, 4.713 solo dall’1 al 9 novembre, ovviamente contando solo gli
arrivi “ufficiali”.
Giudicate voi chi dovrebbe vergognarsi.
AAAA CANDIDATA OFFRESI
E volevate
che Letizia Maria
Brichetto Arnaboldi vedova Moratti salutata la giunta regionale
lombarda e persa l’occasione di fare la ministro con la Meloni non stesse
cercando un incarico, fosse anche dalle parti di Calenda & Renzi,
almeno come futura candidata presidente del centro-sinistra-centro alle
prossime elezioni in Lombardia?
Detto e
fatto: lasciato un posto se ne prepara un altro e in quarantotto ore opplà la
frittata è capovolta con Letizia Maria pronta a correre per il fronte
progressista.
Senza
offesa ed anzi con simpatica cordialità, la Signora Letizia - figlia e nipote
di casate illustri, costellate di lombi nobili rigorosamente dai doppi nomi e
dotata per stirpe di un patrimonio impressionante - non ce la fa a stare ferma
un minuto e tantomeno a restare in seconda fila, né si pone il problema di un
minimo di coerenza politica.
D'altronde
- nella disperata ricerca di posti e visibilità – negli anni ha messo insieme
un curriculum impressionante. Già presidente della Rai, di UbiBanca e di una
infinità di altre società, ministra della Pubblica Istruzione, sindaco di
Milano (poi pesantemente bocciata al secondo mandato, invano glielo avevano
spiegato di non ricandidarsi), è una che “ci mette del suo” (in termini di
milioni) quando gli servono per la campagna elettorale perché comunque ne ha
quanti ne vuole.
Insomma, la
Moratti era alla ricerca di una collocazione visibile: “AAAA candidata esperta, massimamente
curriculata con patrimonio cospicuo, disponibilità immediata anche in anche
casa altrui, offresi.” Assunta.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 884 del
4 novembre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
SOMMARIO: BAROMETRO
MELONI – RITORNO DI FINI? – RAVE PARTY – SPECULAZIONI SUL GRANO – LULA IN
BRASILE – FOIBE DIMENTICATE.
Ringrazio i
lettori che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente
interessati alla lettura de IL PUNTO. E’ un modo concreto per renderlo più
diffuso e quindi per “contare”- tutti insieme - un poco di più!
BAROMETRO MELONI
E’ sempre
interessante ascoltare “Circo Massimo”, il commento quasi quotidiano del
direttore del “La Stampa” Massimo
Giannini che – ovviamente – è da sempre contro “la signora Meloni” ma, a seconda
del livello di astio quotidiano, fa ben capire il barometro di inc…
dell’opposizione.
Per ora
stiamo tranquilli: il decreto per i Rave Party è “la legge del manganello”, la
Germania, dicendo di prenderci noi i migranti imbarcati sulle proprie navi
umanitarie (che loro non accolgono) “Ci dà una bella lezione di umanità” mentre
la Meloni “provoca”. Vabbè… Prendiamo atto non da oggi che i gruppi
editorial-finanziari della sinistra sono contro il centro-destra, non è certo
una novità. Non sostengano però di essere “indipendenti”, perché allora
proprio non sono credibili.
IL RITORNO DI FINI
Prima
l’intervista alla stampa estera, poi il ritorno in TV dall’Annunziata, in molti
si chiedono se Gianfranco
Fini non stia meditando un suo rientro in politica dopo un
decennio di totale oscuramento. Personalmente non credo ad un suo rientro e
tantomeno che si schiererà esplicitamente con un singolo partito, ma non c’è
dubbio che il nuovo scenario a guida Meloni abbia riportato interesse su un
personaggio che – comunque giudicato – aveva dimostrato per vent’anni la
volontà e la possibilità concreta di rinnovare profondamente la destra
italiana.
Mai come in
questo governo (e lo conferma anche la lista dei sottosegretari) quella che fu
Alleanza Nazionale è tornata ad occupare con proprio uomini (e donne) molte
caselle nei dintorni di Palazzo Chigi, ma non è questo il punto.
Il percorso
politico di Fini è stato infatti una progressione politica che è partita
fondando Alleanza Nazionale dalle ceneri del fu Movimento Sociale (1995) ma
poi, negli anni, ha assunto posizioni a volte contrastanti con il cliché di una
destra tradizionalista, conservatrice e in qualche modo “convenzionale”.
Chi ricorda
il percorso politico di Fini - prima ancora di lasciare Berlusconi per fondare
“Futuro e Libertà”, spinto anche da alcuni amici che aveva intorno che si sono
poi mostrati delle autentiche serpi - ricorderà che su diversi temi “civici” od
etici la linea di Fini era diversa perfino da quella del proprio partito, si
pensi a quella sui referendum sulla procreazione assistita, e non è un caso che
ad un certo punto con lui si schierarono persone che oggi – come Della Vedova –
sono riapprodate su posizioni radicali o di +Europa, nei diretti paraggi del
PD.
L’ex
presidente della Camera ha più volte ribadito di non voler dare consigli a
nessuno, di non voler porsi come un grillo parlante alle spalle della premier
(con cui però non ha smentito di aver ripreso i rapporti) ma piuttosto di
continuare a pensare che la destra italiana debba andare non solo oltre alla
polemica fascismo-antifascismo, ma soprattutto muoversi più spedita sul
campo dei diritti civili, dell’integrazione, forse anche di una maggiore
visibilità ed indipendenza dell’Italia nella politica internazionale.
Fini penso
sia ben consapevole – credo con amarezza – di essersi “bruciato” anche per
colpe proprie, e soprattutto per aver sottovalutato la continuità di Berlusconi di cui
legittimamente si sentiva il successore (ma il Cavaliere sembra tuttora
inossidabile, anche se a volte in maniera perfino patetica), ammettendo
pubblicamente di aver sbagliato facendo confluire Alleanza Nazionale del
“Popolo della Libertà”.
La storia
non si costruisce con i “se”, piuttosto (anche perchè chi ha rappresentato per
cinque anni la terza carica dello Stato non può certo accontentarsi di fare un
sottosegretario qualunque) Fini ci tiene correttamente a dimostrarsi e
confermarsi come il “padre nobile” (o almeno lo zio) di una destra che alla
fine ha ora concluso la sua traversata oceanica dopo che lui stesso – e questa
è una verità – per primo si mise a scioglierne le vele.
Non credo
quindi che Fini voglia tornare “in politica” ma penso che lo ascolteremo più
spesso, anche perché intervenendo dall’Annunziata si è confermato sobrio,
concreto, propositivo almeno per i molti italiani che in lui avevano visto un
suo futuro da premier e ne erano rimasti profondamente delusi e tristemente
disillusi dieci anni fa.
In qualche
modo il tempo ha rimarginato certe ferite, ed ecco che si percepisce la classe
di un personaggio che resta comunque al di sopra della media politica italiana.
Come per Almirante nei suoi
confronti a fine anni ’80 è forse scritto che tocca ad altre generazioni
gustare il successo, comunque tenendo accesa quella fiamma di continuità ideale
della destra italiana che – al di là del facile gioco di parole legato al
simbolo di FdI – è però comunque una realtà.
RAVE PARTY: FINALMENTE !
“Buona la
prima” per il nuovo ministro dell’interno Matteo Piantedosi che - senza
violenza, ma con fermezza - ha fatto liberare l’area del non autorizzato “Rave
Party” di Modena dove si stavano radunando almeno 3.500 partecipanti da mezza
Europa. Chissà perché quello che non riusciva mai ai governi precedenti e
soprattutto all’ex ministra Lamorgese (ricordiamoci gli episodi di Torino e nel
viterbese l’anno scorso) si è dimostrato subito praticabile e - per il futuro -
non mancheranno finalmente delle regole per organizzare questi pseudo convegni
“musicali” abusivi con relativo sballo e spaccio di droga.
PD e
Grillini hanno poi iniziato un fuoco di sbarramento e polemiche sul successivo
decreto varato dal governo urlando alla “libertà” conculcata, ai rischi per la
democrazia ecc.ecc. Posizione legittima, ma credo assurda e per provarlo si
dovrebbero mostrare a lungo le immagini della “fauna” presente a Modena e
dintorni, tanto difesa dal PD: vedere com’era conciata certa gente sarebbe la
migliore pubblicità per le decisioni di Meloni & C. ricordando a Letta che
"rave" in inglese significa appunto "delirio"
Se è
comunque “libertà” lo spaccio di droga libera e di sostanze di ogni tipo
insista pure il PD a difendere queste posizioni, ma governo e maggioranza
vadano avanti!
IL PREZZO DEL GRANO
Afferma Joe Biden: “La
sospensione dell'accordo sul grano da parte della Russia (dopo che nel porto di
Sebastopoli erano state danneggiate da droni 4 navi russe - ndr) è scandalosa,
la Russia sta nuovamente cercando di usare la guerra da lei iniziata come
pretesto per usare il cibo come arma, colpendo direttamente le nazioni
bisognose e i prezzi alimentari globali, e aggravando le già' gravi crisi
umanitaria e l'insicurezza alimentare".
Forse non
tutti sanno che l’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano (circa il
3% della produzione mondiale) contro i 93 milioni di USA e Canada. Il giorno
dopo il blocco russo, il prezzo del grano sul mercato mondiale è di colpo
aumentato del 7,7%. Chi ci guadagna di più per questi aumenti? E –
soprattutto – chi ha fornito e mandato i droni a Sebastopoli, così come chi ha
sabotato i gasdotti russi nel Baltico?
I russi
sostengono le responsabilità della Gran Bretagna, ma se non mostrano prove è
mera propaganda, mentre invece – se effettivamente le prove ci fossero –
andrebbero ben valutate perché allora UE e NATO dovrebbero ripensare
l’opportunità di continuamente inviare armi a Kiev. Mai come ora servirebbe
trasparenza, purtroppo non c’è.
LULA VINCE IN BRASILE
Con meno di
due milioni di voti di vantaggio e quasi 5 milioni di schede bianche o nulle
(particolare poco ricordato dai media italiani, tutti schierati con Lula a
cominciare dalle corrispondenze RAI) Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto
il ballottaggio ed è stato eletto presidente del
Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l'attuale presidente Jair Bolsonaro, che ha vinto però in 14 dei 27
stati brasiliani e ad oggi non ha ancora riconosciuto la sconfitta.
Non credo
sia stato facile scegliere per i brasiliani: Bolsonaro non ha convinto durante
il suo mandato e – complice anche il Covid - solo in parte ha migliorato la
situazione economica dimostrando molta poca attenzione all’ambiente e ai più
deboli, mentre Lula ha cementato il suo successo nelle classi popolari che con
lui hanno goduto in passato di “bonus” di ogni tipo ed ovviamente lo hanno
votato in massa, soprattutto nel nord del paese più povero e dove decine di milioni
di persone in pratica vivono di sussidi pubblici.
La
spaccatura del paese è stata evidente: con Bolsonaro i ceti produttivi, gli
stati più sviluppati e le classi più ricche, quelle povere con Lula. Chi è
stato recentemente in Brasile avrà notato come milioni di persone non lavorano,
letteralmente accampate ovunque e con esasperate differenze economiche e
sociali che nessuno dei due presidenti ha voluto od è riuscito a colmare.
Intanto la
corruzione è pazzesca e Lula ne è stato a lungo espressione di vertice, anche
se una scelta politica della corte suprema gli ha permesso di concorrere alle
elezioni.
Il rischio
è ora di un pronunciamento delle forze armate e di un ulteriore crollo
dell’economia. Certamente la situazione brasiliana resta esplosiva.
FOIBE
I resti di
oltre 3.200 persone, trucidate al termine della seconda guerra mondiale,
sono state riportate alla luce da una foiba nella località di Kocevski
Rog, in Slovenia. Si tratterebbe della più grande fossa comune scoperta fino a
oggi: le vittime del massacro sarebbero in gran parte slavi, uccisi dai
partigiani comunisti di Tito, impossibile sapere se tra di essi vi siano anche
italiani deportati o residenti nelle terre italiane “liberate” dai titini. Ad
oggi – va ricordato – nessuno sa con precisione quanti italiani siano stati
infoibati e le autorità slovene hanno sempre fatto di tutto perché questa
verità non emergesse mai.
Buona
settimana a tutti!
MARCO ZACCHERA
IL PUNTO n. 883 del
28 ottobre 2022
di MARCO ZACCHERA
Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it
ATTENZIONE:
La scorsa
settimana ero all’estero e il mancato collegamento internet mi ha impedito di
inviare IL PUNTO (già pronto!). Me ne scuso con i lettori e ringrazio quelli
che mi hanno scritto segnalando il mancato arrivo, così come quelli –
numerosi – che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente
interessati alla lettura.
E’
un modo concreto per rendere IL PUNTO più diffuso oltre le migliaia di
indirizzi che già raggiunge e quindi per “contare”- tutti insieme -
un poco di più!
MELONI AL DEBUTTO
E’ partito
il governo Meloni nonostante le difficoltà al momento di varare la lista dei
ministri soprattutto per le resistenze e le prese di posizione berlusconiane.
Adesso inizia il momento dei fatti e su questi andrà giudicata la nuova
premier.
Per ora
bene la “grinta” nelle sue dichiarazioni e negli interventi, buona la lista dei
ministri e positivi certi piccoli particolari come l’aver scelto un’Alfa Romeo
rispetto a una AUDI o aver ricordato l’assoluta necessità di tutelare l’Italia
in Europa. Mi lascia invece perplesso il possibile aumento a 10.000 euro per
l'uso dei contanti (5.000 sarebbe stato un limite più logico) con il
suggerimento al governo di passare subito, piuttosto, a togliere le commissioni
bancarie sulle transazioni minori. Buon lavoro!
BERLUSCONI ? UN NARCISISTA EGOCENTRICO