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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA

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IL PUNTO   n. 913 del 9 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SommarioSono in Canada e quindi questo numero de “Il Punto” è un po' precotto, mi scuso con i lettori, ma non mi pare che in Italia stiano succedendo cose stravolgenti. Qui comunque nessuno parla di PNRR o di Ucraina, piuttosto di incendi boschivi. Intanto leggo che è stata fatta saltare una diga al confine russo con disastri ambientali ed accuse reciproche. I servizi segreti USA “Tendono a ritenere che le responsabilità siano russe” Frase più da Ponzio Pilato che sibillina visto che gli americani possono perfino vedere dai satelliti una persona che si soffia il naso, ma ancora una volta non c’è nulla di chiaro. Per esempio dopo nove mesi ufficialmente non sappiamo neppure chi abbia distrutto l’oleodotto russo del Baltico, bloccando “a prescindere” le forniture di gas russo all’Europa. A Washington evidentemente ci considerano ben poco e ci raccontano quello che vogliono, ma hanno ragione visto che l’Europa in campo diplomatico e strategico sembra assente e paralizzata, purtroppo anche per potenziali iniziative di pace.

PS: leggo ricostruzioni assurde e fantasiose sul naufragio di una barca sul Lago Maggiore che a bordo aveva degli 007 più o meno in pensione. Date retta ad uno che il lago lo conosce bene: non c'è nessuna spy story dietro, ma solo l'imprudenza (o l'incoscienza) di non aver tenuto conto di un temporale in avvicinamento e di aver "taroccato" una barca sopraelevandola senza rendersi conto degli effetti del vento. Nessuna ironia perchè ci sono stati di mezzo quattro annegati, ma bisognerebbe scrivere meno sciocchezze...

 

DROGA LIBERA

Venite, venite a vedere in Canada. Visitate la British Columbia e troverete panorami stupendi e una natura meravigliosa come ho la fortuna di vedere da alcuni giorni. Passeggiando per Vancouver però sono rimasto colpito per aver visto per la prima volta in vita mia, in pieno centro e di mattina, due ragazzi sfasciati su altrettante panchine con ancora la siringa piantata nel braccio. Vivi o morti non lo so (il giorno prima uno probabilmente morto era piantonato dalla polizia su un marciapiede a due passi dal bellissimo palazzo del tribunale, tutto aiuole e fontane) certo spettacoli sconvolgenti.

Sono rimasto sorpreso da questi fatti, poi sono andato a controllare ed ho scoperto che la “progressista” e liberal British Columbia (BC), degno specchio del premier Trudeau (quello che il mese scorso ha attaccato la premier Meloni per presunti azioni discriminatorie verso il mondo LGBT+), dopo aver già da alcuni anni completamente liberalizzato la cannabis anche per uso “ricreativo” (testuale) dal 31 gennaio ha completamente liberalizzato anche l’uso e il possesso delle droghe pesanti: eroina, morfina, cocaina, metanfetamina, ecstasy e il fentanyl, l’oppioide sintetico cento volte più forte della morfina che dopo aver travolto gli USA è diventata la droga più diffusa in Canada. Ha spiegato il ministro della saluta della BC Jennifer Whiteside “Siamo convinti che la droga sia un problema di salute, non un problema penale: dobbiamo fare questo ulteriore passo per permettere di superare la vergogna e lo stigma” Venite, venite allora a vedere gli effetti di questa democratico-progressista liberalizzazione e poi qualcuno si farà pur delle domande sulle sue conseguenze concrete. Intanto, secondo i dati ufficiali, le morti per overdose negli ultimi due anni nella sola British Columbia, sono state 4.400, più di quelle dell’intera epidemia di Coronavirus. Ipocrisia nell’ipocrisia - ma a conferma che a proposito di droga c’è una cultura tutta di sinistra sulla libertà di bucarsi – in Canada non potete comprare una bottiglia di vino o di birra in un supermercato, ma solo negli appositi store mostrando la carta d’identità, così se volete comprare un pacchetto di sigarette, ma solo se maggiorenni. Insomma “bucarsi” va bene, fumare “light” o peggio bere un bicchiere di vino assolutamente no…fa male alla salute!

 

L’EUROPA CI RADDRIZZERA’ ANCHE LE BANANE ?

L’Europa ci sta abituando a intervenire su tutto. Purtroppo non ci chiede mai un’opinione sui grandi temi di politica estera, economica o sanitaria, sull’effettiva opportunità del MES o sulle politiche “di genere”, né ci fornisce con un po' di trasparenza i costi dei vaccini e gli affari della Ursula Von den Leyen, ma in quanto alle questioni “green” non la batte nessuno.

E’ di questi giorni l’avvio delle nuove norme europee in materia di imballaggi che stanno creando un putiferio politico ed economico tra le aziende produttive e vedono l’Italia schierarsi – almeno a livello governativo - contro alcune delle nuove norme volute da Bruxelles.

Partiamo da una innegabile verità: produciamo troppi rifiuti da imballaggi e l’obiettivo principale è quindi di ridurli. Per questo, secondo l’Europa, servono contenitori riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per le bevande. Teoricamente è perfetto, solo che conseguentemente saranno progressivamente vietati tutti quelli monouso per frutta e verdura, oltre ai flaconi e contenitori di piccole dimensioni.

Diverse misure mirano inoltre a rendere gli imballaggi completamente “riutilizzabili” (prima ancora che riciclabili, non è una sottigliezza) entro il 2030 con sistemi tra cui l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale obbligatorio per le bottiglie di plastica, di vetro e i contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a tre litri.

Il funzionamento sembra estremamente semplice e bello: acquistando una bottiglia d’acqua, una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore verserà una cauzione che gli verrà restituita nel momento in cui restituirà il vuoto in appositi contenitori.

Questo in teoria, perché al lato pratico vi sono infiniti problemi organizzativi soprattutto per i negozi che non siano grandi supermercati e molti contenitori di oggi sono di difficile riuso. Pensate ai contenitori della frutta, a una busta di insalata, a una bottiglia di vino. Così come strutturato, il regolamento europeo andrebbe di fatto a colpire soprattutto i settori del vino e dell’ortofrutta, due punti di forza del Made in Italy e più esportati all’estero.

Certamente se il vino verrà venduto invece del vetro in una confezione tetrapack questa avrà componenti riciclabili, ma come riusare una bottiglia di vino senza l’attrezzatura per il re-imbottigliamento, a parte la qualità del prodotto?  Coldiretti chiede dunque di correggere l’attuale proposta eliminando i divieti per il monouso di frutta e verdura sotto il peso di 1,5 Kg.  Pensateci: avete mai comprato una busta di insalata da un kilo e mezzo? Serve per un condominio, non per una famiglia! Di fatto ci sarebbe ben maggiore spreco alimentare e si tornerebbe alle vendite sfuse (con quali garanzie di igiene e qualità?), con merci che andrebbero poi comunque riposte da qualche parte. Certo la vecchia sporta di vimini delle nostre nonne fa molto green, ma spesso è di fatto oggi improponibile. In teoria, però, le norme europee sembrano logiche o almeno tese a ridurre la produzione degli involucri, ma è qui che l’Italia insorge: la gran parte della plastica e del vetro già oggi è biodegradabile o riutilizzabile come materia prima e le aziende italiane ne sono produttrici-leader: eliminare il sistema vorrebbe dire fare tecnologicamente una marcia indietro danneggiando i paesi – come il nostro – dove il riciclo ha ormai una percentuale molto elevata.

Non c’è dubbio che in generale serva una forte coscienza ambientale, così come è assurdo e brutto veder buttar via nell’ambiente a milioni le bottiglie di plastica (che però già oggi vengono tutte riciclate, se opportunamente differenziate) ma l’approccio europeo sembra – come quasi sempre – non voler tener conto delle difformità culturali e storiche, per esempio per le bottiglie di vino in vetro da 0.75 che tutti utilizziamo.

Alla fine una volta di più è una scelta anche politica, di marketing, di aiuto a un certo ciclo industriale rispetto ad un altro e salvo arrivare poi a situazioni al limite dell’assurdo, come tutti possono verificare leggendo già oggi l’etichetta-monstre di un panettone o di una colomba pasquale (che non si fanno né in Svezia né in Finlandia) in vendita nella UE.

Alla luce delle norme già oggi in vigore, infatti, l’europeo ecologicamente conforme dovrebbe suddividerne l’imballaggio come già oggi appare appunto sulle etichette.

Ovvero - mangiato il panettone! - la confezione di cartone andrà gettato nella carta, il sacchetto contenitore nella plastica, lo stampo di cottura nell’organico, mentre il laccetto andrà nel metallo e la maniglietta ancora nella plastica o negli scarti vegetali a seconda di che cosa è fatta.  Assurdo? Facciamoci intanto e comunque anche un onesto mea-culpa: mentre a Bruxelles si disquisisce e si arriverà a voler raddrizzare le banane intanto troppi di noi restano maleducati, ignoranti ed imbecilli, ovvero italianissimi che continuano a buttare i rifiuti lungo le strade, vedere per credere.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                            MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 912 del 2 giugno 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Il centrodestra si impone ai ballottaggi a conferma dell’apprezzamento alla Meloni e finalmente di un miglioramento - a livello locale - della sua classe dirigente. 

Guai in vista invece per il PD e una Schlein deludente e senza idee chiare. Anche la Spagna svolta a destra e si profilano elezioni europee nel ’24 estremamente importanti.Una nota doverosa su Danilo Toninelli e una riflessione sul terremoto in RAI dove a sinistra c’è una fuga in corso: occasione per una riflessione seria sul servizio pubblico televisivo.

 

AMMINISTRATIVE: SCHLEIN-CRACK

Il centrodestra vince ovunque, salvo che a Vicenza, nei ballottaggi delle amministrative di domenica scorsa con risultati “storici” come il successo ad Ancona, ma soprattutto rivince in città già strappate al centro-sinistra nel 2018 confermando quindi di essere stato capace di amministrare bene e questo per me è l’aspetto più importante.

Bis nelle isole, dove a Catania il mio amico avv. Enrico Trantino (figlio dell’indimenticabile e tuttora attivo Enzo Trantino, parlamentare e principe del foro italiano) ha vinto al primo turno con il 66,1% dimostrando che credibilità, serietà e qualità personali si seminano nel tempo e non si improvvisano.

Risultati complessivamente sorprendenti (e perfino inattesi, visto che di solito nei ballottaggi il centro-destra è perdente), da onorare ora con comportamenti amministrativi seri ed impeccabili.

Il PD è in crisi forse perché sta diventando “né carne né pesce” (in tutti i sensi, anche di genere…) e la neo-segretaria Elly Schlein appare incapace di dare risposte minimamente chiare appiattendosi solo su slogan o posizioni confuse, demagogiche e contraddittorie come sul PNRR o le armi all’Ucraina, forse in attesa di chiarimenti interni. Crolla anche il M5S dove la poco credibile demagogia di Conte evidentemente non paga.

 

E SE ANCHE LA SPAGNA…

Anche la Spagna vira a destra ed è questo il chiaro verdetto delle elezioni amministrative che hanno interessato domenica buona parte del paese, tanto da indurre Sanchez a chiedere al Re di sciogliere le Cortes e andare a votare il prossimo 23 luglio. Anche in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo, la sconfitta di Sanchez - personaggio “modello Schlein” (o viceversa) - apre scenari interessanti per futuri governi di centro-destra a Madrid e per la potenziale costruzione di un “fronte-sud” politicamente omogeneo rispetto al centro-sinistra di Bruxelles. Sempre di più l’Italia deve però svolgere un ruolo di catalizzatore dei problemi mediterranei – in primo luogo per la gestione dell’immigrazione a livello europeo -  e il risultato spagnolo, dopo quello greco, va in questo senso. Certamente le prossime elezioni europee assumono un’importanza crescente per invertire l’attuale rotta europea su troppi temi etici ed economici.  

 

MEA CULPA: SORPRESA TONINELLI

Per puro caso ho ascoltato nei giorni scorsi una intervista di Gomez a Danilo Toninelli, ex ministro grillino delle infrastrutture e dei trasporti che - dopo due mandati parlamentari – per coerenza non si è più ricandidato ed è tornato a fare il suo modesto lavoro di assicuratore.

Ho ascoltato parole chiare, dirette, animate da una onestà intellettuale che mi è sembrata sincera, in personaggio incommensurabilmente migliore di altri balordi ex M5S alla Di Maio.  Mi è piaciuto il suo bucare lo schermo con disarmante franchezza ed ho pensato che forse ho fatto male a criticarlo in passato perché – almeno come persona – meritava maggiore ascolto, sia in tema di rapporti con Autostrade che per la gestione dei lavori pubblici, ma anche - e soprattutto - per il suo modo di intendere la politica.

 

Approfondimento: POST FAZIO-FAZIOSITA’, SAVIANO E L’ANNUNZIATA

Lucia Annunziata se ne va dalla Rai non per un fatto preciso, ma perché “non condivide nulla di questo governo”. E chi le ha chiesto qualcosa? Ma da quando una giornalista del servizio pubblico (e che quindi dovrebbe essere indipendente per definizione) dopo aver guadagnato milionate di soldi nostri se ne può uscire così, sottolineando ancora una volta la partigianeria politica del suo ruolo, dopo che per decenni – come Fazio – ha imperversato indisturbata con i SUOI programmi, i SUOI commenti, le SUE interviste, le SUE parolacce, le SUE interruzioni quando era obbligata a convocare (finalmente) un ospite non allineato. Ma un teleutente qualsiasi non dovrebbe avere IL DIRITTO di chiedere conto della faziosità dell’Annunziata, visto l’ OBBLIGO assurdo a pagare il canone ad un’azienda che ha consumato risorse inenarrabili, ha mortificato infinite volte la verità con la sua pseudo-informazione lottizzata propagandata ai tele-utenti che - come bovini - non hanno mai avuto la possibilità di esprimere un parere, una critica, un confronto?

Vada avanti senza indugio il governo a ripulire per quanto possibile questo carrozzone e se qualcuno se ne va per conto suo, ponti d’oro.

Tanto sappiamo tutti che l’Annunziata avrà un prossimo seggio graziosamente offertogli dal PD (già alle prossime europee?), così come avvenne per la Gruber, Sassoli ecc.ecc.

Quello che chiedo al governo Meloni è piuttosto di mettere al posto dei compagni che se ne vanno non dei “camerati”, ma gente in gamba, attenta, simpatica: facce nuove per rinnovare una TV pubblica che per me ha comunque poco senso, ma che – se proprio dobbiamo tenercela – sia allora pluralista vera. Pluralismo non significa bilanciare i secondi per questo o quel partito in nome di una pseudo par-condicio, ma per offrire inchieste coraggiose, indagini serie (su tutti), ospiti pluralisti e dibattiti veri e non precotti.

E’ davvero chiedere troppo? Se la Rai fosse costretta finalmente a campare senza canone imposto, reggendosi con le proprie gambe (così come da sempre le altre TV commerciali della concorrenza, a cominciare dalle reti Mediaset che spesso la battono a costo zero per il contribuente) credo che - per cominciare - taglierebbe i suoi costi spesso esagerati, gli sprechi, le assunzioni pilotate ecc. ecc.

Di questo, per cominciare, ne avremmo molto bisogno.  

Ma se queste cose sono andate avanti per decenni (e non mi illudo che cambieranno) è stato anche per l’incapacità del centro-destra ad occuparsi sul serio della RAI che non deve essere intesa come posto utile per imbucare l’amica-attricetta di turno, ma da presidiare seriamente, quotidianamente, contestando gli sprechi così come le forzature a sinistra che sono andate avanti indisturbate per anni.

Dov’era la “commissione parlamentare di vigilanza” quando c’era da IMPORRE pluralismo e trasparenza proprio all’ Annunziata, a Saviano, a Fazio e compagnia cantando?

Luciana Littizzetto ha concluso il suo show tra gli applausi scroscianti degli astanti (messi lì a pagamento) affermando “Cara Rai, restiamo amici, chissà magari un giorno ci rivedremo, spero in un’Italia un po’ diversa. Un’Italia dove la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale…e non dimenticarti mai che il Servizio Pubblico è di tutti. Di quelli che la pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario, persino di quelli che non sono andati a votare”

Parole sante, sottoscrivibili, ottime, ma quando mai nella sua trasmissione si è visto un vero pluralismo?

Forse che l’onnipresente Saviano non ha sempre connotato ogni suo intervento in un attento e preconcetto discorso politico? Questi monologhi andavano ed andrebbero controbilanciati, ma nello stesso tempo potrebbero mettere in luce una realtà che spesso a destra non si ha il coraggio di ammettere ovvero l’incapacità a proporre una propria visione e alternativa culturale.

Fino ad oggi la scusa poteva essere quella della mancanza di spazio nella Tv pubblica, ma adesso – se ci si crede veramente in un progetto globale - sono nuovi valori (e volti) che devono emergere, mentre il rischio è di riscoprirsi spaventosamente indietro rispetto alla sinistra, dove la cultura ha fatto “sistema” sicuramente auto-referenziandosi, ma potendo disporre anche di un grande parterre preparato negli anni, esattamente come nel mondo della scuola, delle amministrazioni locali, della magistratura. Questo è il compito immane che ha davanti la Meloni e - tra alleati scomodi e incrostazioni varie-  sicuramente non sarà facile per lei come per tutti uscire dal tunnel e riveder le stelle.

 

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CON L'AUGURIO VERO DI UNA BUONA SETTIMANA A TUTTI               MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 911 del 26 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: La tragica alluvione in Romagna ha sottolineato anche tanti gesti di solidarietà e collaborazione politica che non vanno sciupati. A seguire qualche commento sull’opinione corrente degli italiani (e dei lettori) sulla guerra in Ucraina, sulle sfilate di Louis Vuitton sul Lago Maggiore e per la discesa in campo di DeSantis per le prossime elezioni presidenziali USA. Buona lettura!

 

ALLUVIONE E DINTORNI

C’è stato anche del buono nella disastrosa alluvione che ha colpito le zone di Ravenna, Forlì, Faenza e Cesena e - nella tragedia - dobbiamo anche sottolineare le cose positive.

In primis la spontanea dedizione di migliaia di giovani che, pala in mano, hanno subito cominciato a lavorare concretamente per aiutare la gente e sgombrare le fabbriche inondate. Una bella pagina di solidarietà, a sottolineare che c’è anche tanto di buono, di spontaneo e valido nelle nuove generazioni, troppe volte sottovalutate. Il secondo aspetto positivo è che tra governo e regione c’è stata – almeno per ora - unità di intenti, sottolineata anche pubblicamente dal governatore Bonaccini. E’positivo che sia così, a ricordare che davanti alla catastrofe contano poco (o niente) le divisioni di parte, così come conterà solidarietà ed unione per la ricostruzione. In questa prospettiva – a parte alcune incompatibilità pratiche e amministrative da risolvere – non vedrei nulla di male se il governo Meloni decidesse di affidare il commissariamento per le zone alluvionali (o almeno un co-commissariamento) proprio allo stesso governatore Bonaccini: un modo anche per sottolineare una rottura con i metodi e criteri passati, vedi i vari paracadutati politici messi ad occuparsi di terremoti e sciagure varie, non sempre molto competenti.

Ritengo sia comunque dovere di tutti dare una mano e personalmente credo più nelle concrete iniziative “di base” piuttosto che nelle grandi sottoscrizioni dall’incerto destino (avete mai avuto un minimo resoconto di come siano stati spesi i milioni di euro incassati dalla Protezione Civile per il COVID?!). Per questo suggerisco a chi volesse aiutare di farlo attraverso la Caritas di Forlì  che sta aiutando direttamente centinaia di persone in estrema difficoltà. IBAN: IT46O 03069 13298 1000 0000 7011. Grazie! (a chi vuole posso poi comunicare personalmente i nomi dei responsabili e maggiori dettagli sulle iniziative in corso). Una volta di più i romagnoli si sono comunque rimboccati le maniche e sono esempio di concretezza: grazie a tutti loro per come reagiscono, con tanta amicizia e solidarietà.

 

ARMI ALL' UCRAINA

La settimana scorsa avevo chiesto ai lettori che cosa ne pensassero sull’invio delle armi in Ucraina. Un test assolutamente non scientifico poiché il campione è limitato e non rappresentativo e oltretutto non so cosa votino o come la pensino politicamente i miei lettori. Ho avuto una quarantina di risposte. Due lettori (P.V. e P.P.) sono assolutamente “pro” all’invio di armi in termini intransigenti, tre o quattro sono più tiepidamente favorevoli a continuare ad aiutare Zelensky e altrettanti sono propensi a farlo, ma solo chiedendogli di accettare subito in cambio un accordo, pena la fine degli aiuti. La netta maggioranza si è dichiarata però contraria a continuare nell’invio di armi, alcuni anche con parole sferzanti. In particolare mi ha colpito il numero delle persone che dichiarano di apprezzare la Meloni nel suo lavoro, ma sono assolutamente contrarie all’ attuale politica italiana verso l’Ucraina. Numerosi sono stati infatti quei lettori (in questo seguendo un po' la mia linea) che in termini più o meno aspri sottolineano appunto una eccessiva dipendenza italiana alle posizioni UE e di Biden.

Se la mia è stata una raccolta di idee senza alcun criterio statistico valido, nei giorni scorsi è stata però pubblicata una indagine molto più approfondita effettuata da “Termometro Politico” (andate a leggere i dettagli, si tratta di un campione rappresentativo di 4200 casi). Da questo sondaggio appare come il 58,3% degli italiani sarebbe CONTRO l’invio di armi in Ucraina, mentre i favorevoli sarebbero il 40,3%. Da notare che i contrari sono aumentati – ma non di molto – rispetto all’anno scorso, salvo che tra gli elettori di FdI, più propensi di prima a continuare nelle forniture forse per la posizione assunta dalla Meloni.  Gli elettori di Renzi – con il record di quasi il 92% - sono comunque i più favorevoli alle forniture a Kiev, seguiti in percentuale dagli elettori PD (59%, ma un anno fa erano il 73,7%).  I più contrari sono invece gli elettori M5S (92,8%), della Lega (80,5%), a seguire quelli di Forza Italia (54,1%) e di FdI (50%). Nel partito della Meloni i pro e contro oggi infatti si bilanciano, rispetto al 62% di contrari alle forniture di un anno fa.  

Unico commento: ma conviene alla Meloni non tener conto di una opinione così prevalente dell’elettorato? O, ancor più esplicitamente, è giusto che in una democrazia non si tenga conto del pensiero della maggioranza dei cittadini? Lascio la risposta alla coscienza di ciascuno di voi.

 

LOUIS VUITTON

Grande settimana di eventi sul Lago Maggiore dove Louis Vuitton ha presentato – nel magnifico palcoscenico naturale e storico dell’Isola Bella – la sua nuova collezione 2024. Un evento durato più giorni a cui hanno preso parte molti VIP di quel mondo ricco, rilucente ed opulento che può permettersi di pagare un abito o un accessorio più dello stipendio annuale di una persona normale nel mondo “occidentale” e non parliamo se del terzo e quarto mondo dove si campa (quando ci si riesce) con molto meno.

Certamente una bellissima cartolina promozionale per Stresa e tutto il Lago Maggiore, occasione per un vero e proprio maquillage di strade e giardini ancora più fioriti del solito e diventati una “vetrina” spettacolare, purtroppo un po’ rovinata dal maltempo. Comunque uno scenario fiabesco, rilucente, costato molti milioni di euro e riservato ad un gruppo ristretto di VIP, super-ricchi, super-imbucati e clienti importanti per la Casa parigina.

Con piacere, come residente sul Verbano, ho apprezzato lo show mediatico, la bellezza e la promozione collegata all’evento, ma come persona razionale e sicuramente modesta, esprimo però un mio profondo imbarazzo.

Penso al mondo in guerra o che lotta sotto il fango, a quelle sterminate folle anonime di povera gente che un lusso così non può neppure immaginarselo e - per contro - a chi può spendere invece migliaia di euro per abiti o borse dal valore intrinseco spesso infinitesimale, ostentate come segno di ricchezza.

Osservo e non giudico, ma resto triste, disorientato, incerto. Come può un mondo continuare così, tra super ricchi e super poveri? Pongo il problema alla coscienza di ognuno.

 

USA, DE SANTIS CONTROCORRENTE

Ron DeSantis, governatore della Florida, si è ufficiaklmente candidato alle primarie repubblicane per la "nomination" in vista della campagna elettorale verso la presidenza USA dell'anno prossimo.

In Italia l’annuncio della sua candidatura, tra i pochi che ne hanno parlato, è stato largamente accompagnato da scetticismo, preconcetti ed ironia.

Sky 24 parla di un candidato che "Cercherà di raccattare voti e soldi": un evidente disprezzo preventivo verso chi - se Trump fosse minimamente consapevole dei suoi limiti - potrebbe diventare davvero il prossimo Presidente. Se infatti DeSantis fosse alla fine ufficialmente il candidato repubblicano sarebbe un vero spauracchio per i democratici a rischio di sconfitta opponendo al prorompente e giovane governatore la spenta figura di Biden.

Sicuramente DeSantis (tra l'altro pochi sanno che tutti i suoi nonni e bisnonni, sia da parte di padre che di madre, erano immigrati italiani) è stato capace di trasformare il suo Stato sviluppandolo e ottenendo grandi successi, per esempio opponendosi al lockdown generalizzato ai tempi del Covid e riscuotendo così molte simpatie elettorali non solo tra i repubblicani e anche tra quegli americani non di sinistra ma stufi delle piazzate alla Trump.

Un personaggio da seguire con attenzione, ma il mondo dell’informazione italiana è largamente dominato dai democratici USA ed italici, quindi… Sarà comunque una lunga ed appassionata campagna elettorale

 

UN AUGURIO DI BUONA SETTIMANA A TUTTI                                   MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 910 del 19 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Primo turno delle amministrative favorevole al centro destra, ma i conti veri si fanno dopo i ballottaggi. Intanto Zelensky continua i suoi tour e viene rifornito ad ogni passo di armi: per me è un controsenso, se si vuole veramente arrivare almeno ad un armistizio. Mentre finalmente Fazio lascia la RAI, Di Maio viene sistemato in modo vergognoso. Infine, noto che in Italia si parla molto (male) di Trump ma mai di Biden, eppure quanti traffici suoi e di famiglia ci vengono nascosti!

 

POVERO PAPA FRANCESCO

Immagino lo sconcerto e la tristezza di papa Francesco. Sono mesi che invita, chiede, implora la pace per l'Ucraina o almeno una tregua. Viene suo ospite a Roma il presidente Zelensky e si presenta in Vaticano come un burino di periferia, in maglione girocollo e gli dice che la pace non gli serve e che semmai ci sarà solo come e quando vorrà lui, che non ha bisogno né di consigli né di diplomazia, tanto - avrà aggiunto - di armi ne ho e ne avrò a volontà, me le regalano USA, UE e GB fin quando mi serviranno ed in modo illimitato, quindi non si parli neppure di un armistizio, il Vaticano non mi serve e anche le proposte cinesi vanno rifiutate.

Un'ora dopo - sempre in maglione - viene ricevuto a palazzo Chigi e al Quirinale con tutti gli onori, addirittura abbracciato da una Premier che sembra aver perso al suo confronto ogni logica od autorevolezza. A sera Zelensky è già in Germania e poi in Francia presentandosi sempre come emblema della pace. A Londra addirittura lo riforniscono anche di missili a lunga gittata, strano modo di costruirla visto che sono armi offensive e non certo difensive.

Nessuno che nelle varie tappe gli chieda mai conto di come spenda i fondi, come usi le armi, come venga controllato, che fine abbia fatto l'opposizione interna e come intenda rappresentare in futuro le minoranze etniche, se mai in Ucraina ne esisteranno ancora e, anzi, lo invitano ad entrare in Europa al più presto quando altri paesi attendono invano da decenni.

Domande addomesticate, mai stringenti (vero Vespa?) o tantomeno imbarazzanti: con Zelensky non si usa. Lui, presentandosi come campione della libertà, con la guerra ha comunque fatto l'affare della vita e se intanto gli ucraini (e i russi, ma quelli non contano nulla) muoiono a centinaia… chissenefrega.

So di essere critico su di lui e forse non condiviso, ma mi  piacerebbe chiedere ai lettori de Il Punto se la mia posizione –  nonostante una pressione quotidiana costante e martellante di tutti i media a favore di Kiev – sia così isolata o è invece più diffusa. Perché, a dispetto dei media tutti schierati con Kiev, incontro in giro tanta diffidenza, tanti timori e riserve sulla posizione italiana ed europea nei confronti di Kiev. Possibile che gli scettici capitino tutti a me?  

 

RAI: BELLI CIAO

Ma come potremo mai resistere senza Fazio e la Littizzetto in Rai, con i loro ospiti quasi tutti sempre e soltanto di sinistra nel solito circuito di autopromozione mediatica?  La Littizzetto sarà costretta per vivere a continuare a fare la pubblicità degli strofinacci!!?? A questo siamo finiti per la perfida volontà dei destrorsi fascistoidi antidemocratici, signori & signore che hanno brutalmente preso il potere in Rai con la violenza! Compagni: ora e sempre resistenza!  

 

INTANTO DI MAIO E’ SISTEMATO

Il prode Borrell ce l’ha fatta e finalmente Di Maio è sistemato come “Inviato Speciale” europeo nel Golfo a rappresentarci per energia e sicurezza: una scelta vergognosa perché “raccomandato” (da Draghi e Gentiloni) non certo perchè “il migliore”. Lui (il Di Maio) scrive: “Honoured to be entrusted by HRVP @JosepBorrellF and EU Member States as first EUSR for the Gulf region. It’s a great responsibility. Ready to engage, listen & find together w/ EU Members and each of our regional partners the best ways to jointly deepen our security and prosperity”

Ma questo è un FALSO: Di Maio non sa neppure l’inglese! Quel “our” (nostra) prosperità non si riferisce agli europei, ma evidentemente a lui Di Maio medesimo e alla sua ciurma: per lui stipendio da 16.000 euro NETTI al mese esentasse per 21 mesi, più benefits ed indennità. Ma non c’è da vergognarsi?

 

Approfondimenti:

TRUMP/BIDEN: ESEMPI  ITALIANI  DI  DISINFORMAZIONE

Grande spazio mediatico per la condanna in primo grado di Donald Trump, che dovrà pagare – salvo sicuri appelli e ricorsi – 5 milioni di dollari per aggressione sessuale ai danni della scrittrice Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino di New York nel 1996 (!)  e di averla poi diffamata.

Sentenza indubbiamente anche “politica” visto che Trump non è stato considerato colpevole di stupro, che non vi furono denunce 27 anni fa né testimoni e che la “diffamazione” è per l’aver definito “farneticanti” le accuse della Carroll. Sta di fatto che i media mondiali si sono sbizzarriti su questa piccante vicenda tacendo invece le concomitanti conclusioni della Commissione di inchiesta della Camera dei Rappresentanti USA a carico dell’attuale presidente Joe Biden, la cui famiglia è accusata di riciclaggio di denaro per milioni di dollari.  

Una vicenda che negli USA è al centro del dibattito, ma che incredibilmente non ha raccolto spazio soprattutto in Italia, in un evidente doppiopesismo informativo.

La questione è molto seria anche perché chiama in causa la questione ucraina e le pressioni USA esercitate prima del conflitto sulla politica di Kiev che hanno portato al potere Zelensky spiegando anche i motivi dell’attuale posizione americana. 

Secondo la commissione - che ha presentato i suoi risultati il 10 maggio - gli investigatori hanno provato le presunte attività illegali di circa 20 società create dalla famiglia Biden per ricevere pagamenti da clienti privati, società estere e governi stranieri – soprattutto Cina e Romania – durante il periodo della vicepresidenza di Biden ai tempi di Obama. Decine di milioni di dollari che in un gioco di passaggi vengono man mano “ripuliti”, fatti che sarebbero già stati bene a conoscenza del Dipartimento del Tesoro USA che però non sarebbe intervenuto per spinte e pressioni politiche.

In particolare, la commissione del Congresso fortemente voluta dai repubblicani sottolinea che i versamenti ai Biden vengono anche da società legate all’intelligence cinese avanzando ombre sulla figura del presidente. La commissione – presieduta dal deputato repubblicano del Kentucky James Corner – in quattro mesi sembra aver raccolto dati molto gravi, raccolti in un primo dossier di 36 pagine presentato alla stampa.

Biden è sostanzialmente accusato di aver fatto affari (vietati) durante la sua vicepresidenza soprattutto tramite il figlio Hunter Biden, già al centro di complesse indagini dell’FBI sulla sua società Burisma che operava in Ucraina nel campo delle transazioni energetiche pagando il figlio di Biden 50.000 dollari al mese. Appare anche pesante la posizione del fratello del presidente, Jim Biden direttamente collegato al governo cinese, mentre la commissione avrebbe confermato che nel periodo di Burisma per l’affitto di una casa di famiglia nel Delaware Hunter avrebbe pagato al padre (allora vicepresidente) 49.000 dollari al mese.

Questo aspetto era emerso anche il 20 settembre 2020 da un report del Senato USA che denunciava gli stretti rapporti tra Hunter Biden e società del gas russe, ucraine e cinesi, ma l’ FBI – secondo i repubblicani – rallentò le indagini in vista del voto elettorale ed ora i deputati repubblicani chiedono di ritenere colpevole di oltraggio al Congresso proprio il direttore dell’FBI Christopher Wrayche che non ha rispettato il mandato di comparizione per chiarire le nuove circostanze emerse dalle indagini. Secondo i parlamentari, inoltre, da tempo l’FBI ha in mano documenti che complicherebbero la posizione del figlio di Biden, ma i suoi vertici non vogliono comunicarli al Congresso.

Il presidente Joe Biden ha pubblicamente difeso suo figlio Hunter mentre - indipendentemente dall’ inchiesta del Congresso - altri pubblici ministeri federali, dopo un’indagine penale durata quattro anni, stanno decidendo sull’opportunità di accusarlo di violazioni fiscali. Schermaglie giudiziarie, ma è evidente che - comunque andranno le cose - la prossima campagna elettorale per la presidenza USA si giocherà anche sui dossier, i veleni e le carte giudiziarie. Chi non segue direttamente la politica USA avrebbe comunque il diritto di una informazione completa ed obiettiva e non solo legata alle vicende galanti di Trump che peraltro con i suoi atteggiamenti spesso sembra fare di tutto per tirarsi addosso ogni antipatia possibile.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA 





IL PUNTO   n. 909 del 12 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: Due dati sull’immigrazione tanto per sbugiardare Parigi mentre riprende la corsa (?) verso il presidenzialismo, ma sarà durissima perché tante volte si è cercato in varare questa riforma e purtroppo vincono sempre i veti incrociali. Intanto, apprezzabile lo stile di Cottarelli nel dimettersi dal PD ma di lasciare conseguentemente anche il seggio al Senato, non è un Borghi qualsiasi! Auguri a Michela Murgia nonostante le sue sciocchezze antimeloniane, mentre la giustizia ha dato ragione a Salvini che denunciò lo spaccio al “Pilastro” di Bologna. 

 

IMMIGRAZIONE E DEMAGOGIA

Il signor Macron dovrebbe annotare che l’Italia (dall’inizio dell’anno all’11 maggio) ha accolto solo dal “fronte sud” 45.157 migranti ufficiali rispetto ai 12.324 dell’anno precedente,a parte gli oltre 100.000 “giacenti” nelle varie strutture italiane, quelli arrivati non censiti (una quantità, soprattutto dalla Tunisia) e quelli subito spariti. L’obiettivo europeo era di ricollocarne 6.000 al mese nei vari paesi UE, ma ad oggi in tutto il 2023 non ne è stato ricollocato praticamente nessuno. Se il governo tenta respingimenti allora diventa “cattivo, razzista e fascista”, se li lascia arrivare è “umanitario”, ma è poi è accusato da Parigi e dalla sinistra di non sapere gestire il fenomeno. Per non sbagliare la Francia “umanitaria” chiude le sue frontiere e ributta con la forza in Italia chi passa il confine. Quanta ipocrisia: questa è solo un’Europa che se ne frega del problema, punto e basta.

 

PRESIDENZIALISMO

Il governo di Giorgia Meloni fa bene a giocare ora, ad inizio legislatura,  la carta del presidenzialismo cercando di varare una riforma costituzionale che credo avrebbe l’appoggio della maggioranza degli italiani.

Sarà però difficile riuscirci perchè la sinistra ogni volta che si parla di queste cose sente fumo di totalitarismo e manganello, lo boicotta  e quindi tutto resta com’è.

Conte sostiene che il presidenzialismo non passerà mai, mentre è inquietante sentire la signorina Schlein afferma che le riforme “Non sono una priorità”.

Da sempre sostengo che l’elezione diretta del Capo dello Stato sarebbe un grande segno di democrazia e di responsabilità dell’eletto/a verso tutti i cittadini, anche perché avremmo grande bisogno di un “sindaco d’Italia” (copyright di Matteo Renzi) per cercare di ridurre lo squalificato ruolo dei partiti, usi ai soliti ricatti e veti incrociati. D'altronde proprio l’elezione diretta del sindaco è stata l’unica riforma elettorale che si sia dimostrata convincente per tutti e non ha senso continuare ad eleggere un Presidente solo da una ridotta platea di parlamentari eletti per cooptazione e posti blindati dalle segreterie di partito. Questione di democrazia.

 

W LA COERENZA (COTTARELLI: LEZIONE DI STILE)

Anche Carlo Cottarelli, eletto senatore per il PD, ha deciso di lasciare l’incarico non condividendo la linea della Schlein. Dopo l’abbandono di Fioroni, Marcucci, della Chinnici e del sen. Enrico Borghi un’altra defezione per la neo-segretaria.

In questo caso, però, c’è stata una ben diversa lezione di stile. Mentre Borghi, per esempio, si è trasferito armi e bagagli in Italia Viva facendo fessi gli elettori e nonostante fosse stato “nominato” senatore grazie al capolistato blindato del PD in Piemonte, Cottarelli – dimostrando di essere una persona corretta, di ben altro spessore ed altra pasta rispetto a Borghi – ha annunciato infatti di DIMETTERSI dal Senato affinchè altri potessero subentrargli, non considerando corretto continuare ad occupare il seggio visto che non condivide più le scelte del PD.

Un esempio unico di serietà e coerenza a dimostrare che quando si è seri nella vita lo si continua ad essere anche se eletti e che dovrebbe suggerire una consuetudine: se ti eleggono e poi cambi idea non ti vendi a qualcun altro, ma ti dimetti.

Una scelta che purtroppo non si fa quasi mai, visto che nella scorsa legislatura oltre un terzo dei parlamentari aveva cambiato casacca senza minimamente tener conto del voto “politico” degli elettori. Per non parlare – tornando al caso Borghi – che non solo l’esimio senatore non si è dimesso dal Senato, ma ha addirittura mantenuto anche il suo incarico nel Copasir (servizi segreti) in “quota PD” pur essendo uscito dal partito. Doppia incoerenza, ma è l’Italia dei furbetti. Per questo, un doveroso e sincero apprezzamento per la coerenza di Carlo Cottarelli.   

 

MICHELA VS. GIORGIA

Massima comprensione umana per Michela Murgia, scrittrice queer (ovvero di sesso “diagonale”) di estrema sinistra che annuncia ai media di avere un tumore avanzato augurandosi di morire “Quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio perché il suo è un governo fascista”. Seguono nelle sue varie interviste un bel po' di frasi per me decisamente farneticanti che leggo più come una sua disperata volontà di farsi notare che opinioni di senso compiuto. Mi lasciano sbigottite le idee della Murgia, soprattutto che una persona al dichiarato avvicinarsi alla morte provi questo odio verso il prossimo ed abbia come pensiero predominante il presunto governo “fascista”. Bene le ha risposto Meloni sui social con frasi di comprensione, ma anche con ironia: “Le auguro lunga vita, perché io ho intenzione di restare premier a lungo”. Vedremo chi vincerà, ma sarebbe neglio vincessero entrambe

 

SPACCIO

Vi ricordate le ultime lezioni regionali in Emilia, quando Bonaccini vinse per un soffio? Un successo del PD grazie alle Sardine (poi sparite nel mare del nulla, salvo il seggio assicurato dal PD al loro leader) caratterizzate dalla forsennata campagna contro Salvini che citofonò a una famiglia del quartiere Pilastro a Bologna davanti alle telecamere "Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere", disse testualmente il leader della Lega che finì nel tritacarne mediatico con l'accusa di aver violato la privacy di quella onorata famiglia. Personalmente avrei comunque evitato il gesto provocatorio, ma certamente Salvini toccò un nervo scoperto, ovvero lo “spaccio libero” e tollerato dalla amministrazione di sinistra in quella zona della città. Sono passati tre anni e adesso (non certo per colpa di Salvini) tutti componenti di quella famiglia sono stati effettivamente condannati per spaccio di stupefacenti e reati collegati: tutti, ovvero genitori e figli, per un totale di 14 anni di reclusione (che purtroppo probabilmente non sconteranno mai). Valeva più la forma o la sostanza? Forse più di tutto l’amara realtà: lo spaccio al Pilastro intanto continua indisturbato.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 908 del 5 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: E’ passato il solito “Concertone” del primo maggio a Roma in pluri-diretta RAI stavolta anche con la concorrenza di un suo clone a Taranto. Il tutto mentre il governo Meloni, nello stesso giorno, presentava un concreto pacchetto di aiuti, andato di traverso ai sindacati cui ha un po' rovinato la festa. Capita, con una sinistra imballata e concertara, ma che sembra ormai in mano agli “armocronisti” dei radical-chic e allora non basta il soccorso-rosso de LA STAMPA che deriva sempre più a sinistra. Resta un dato di fatto: il “pacchetto” governativo di aiuti è sicuramente positivo, ma non è una rivoluzione e deve essere solo un inizio. Tra l’altro rischia di essere vanificato se la BCE aumenterà ancora i tassi. Questa scelta mi sembra premiare soltanto le banche: non fa rallentare l’inflazione, ma aumenta il costo del debito pubblico e dei mutui, Vanifica  così gli aiuti danneggiando le imprese per il conseguente rincaro del costo del denaro.

Ragione in più per “rallentare” sul PNRR e sui fondi MES che rischiano di diventare un capestro per l’Italia. -  A seguire una riflessione sulle troppe campagne pubblicitarie per accaparrarsi i soldi dei contribuenti e un ricordo, breve ma sincero, di Andrea Augello, amico di tante battaglie.

 

I COLORI DELLA SINISTRA

In principio fu il rosso: unitario, proletario ed inequivocabile. Da “Bandiera rossa la trionferà” allo sventolio di mille bandiere rosse nelle piazze per i comizi PCI e soprattutto il primo maggio. Rosso identitario come le immancabili salamelle al Festival dell’Unità.

Vennero poi i giorni del dubbio, prima quelli delle “Brigate Rosse” con i compagni che sbagliano e poi i tempi delle querce e degli ulivi, delle margherite e degli arcobaleno con il rosso che “si vede e non si vede”, più che altro che si accenna.

Lo stesso primo maggio si trasformò progressivamente da appuntamento politico a un “Concertone” che - sotto l’ala protettrice dei sindacati – riempiva la piazza e vedeva salire sul palco il mondo della musica più che della politica, dove chi partecipa alla kermesse contando non tanto su un cachet sostanzioso quanto per godere di visibilità e futura protezione, un lasciapassare indispensabile ed ambito per contratti generosi e tante presenze in TV. 

Le bandiere rosse progressivamente sparirono, rivedendosi solo nelle manifestazioni sindacali, ma anche qui diventando progressivamente fuori moda a parte la declinazione CGIL.

Poi ecco il PD con i suoi tormenti, le giravolte e le scissioni, fino all’ultima edizione Schlein, quella degli “armocromisti”.

Sarò terribilmente vecchio e fuori moda, lo so, ma a me il primo maggio colpiva proprio per quelle piazze piene di bandiere rosse e al canto dell’“Internazionale”, che – peraltro - continua ad avere pur dopo tanti decenni una musica bellissima e trascinante.

Mi viene quasi nostalgia a pensare che la sinistra di oggi si affidi a una leader italo-american-svizzera che dedica la prima sua intervista a Vogue Italia, informandoci di avere perfino una propria “consulente d’immagine” (oltre che “personal shopper e armocromista”) a 300 euro l’ora – o forse di più, la cosa è restata nel vago - che sceglie per lei perfino il colore dei vestiti.

Non mi permetto di dire che curare il look della Schlein sia comunque un’impresa disperata, anche perché tanto lei non è interessata alle attenzioni maschili, ma la ricerca del “colore adatto” diventa quasi la metafora di chi non si ritrova più neanche sulla linea politica, ben più importante della scelta modaiola.

Lo si è capito nelle conferenze-stampa dove la neo-segretaria ha imbarazzato perfino le testate amiche con le sue “non risposte”. Gli interventi della neo-segretaria sono infatti ancora piuttosto confusi, a parte lo scontato l’antimelonismo ed antifascismo. Per esempio uno potrà giudicare “insufficienti” gli interventi del governo, ma definirli “vergognosi” quando riducono il cuneo fiscale appare eccessivo.

Circolano intanto impietosi sui social i suoi interventi, come uno recente in cui la Schlein si lancia “Verso un futuro che anche grazie alle nuove norme europee sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi della circolarità, uscendo dal modello lineare” Frase che non solo non significa niente, ma che sottolinea un ragionamento – se c’è - piuttosto contorto.

Visto che tutto oggi finisce sui media e l’inventiva non manca, ecco servita quindi l’immaginaria "Nuova scuola di formazione politica PD Frattocchie 4.0" dove tra le lezioni siano previste anche "Il diritto all'eleganza per gli stagionali immigrati dell’Agro Romano" avente come relatrice Lady Soumahoro, proseguendo con "Il fenomeno dell'infeltrimento. Differenze tra lana merino e cachemire" a cura di Fausto Bertinotti, passando poi all’ '"Antifascismo ai Parioli. Analisi e prospettive suonando i campanelli" di Carlo Calenda e Concita de Gregorio. Infine, il tanto atteso intervento finale "Armocromia. Le sorti progressiste da Engels ai Ferragnez" tenuto della stessa Schlein.

Un po' ci si scherza su, ma soprattutto ci si interroga su una sinistra per cui oggi vale contemporaneamente tutto e il suo esatto contrario. Per questo, alla fine, ho quasi nostalgia delle bandiere rosse.

 

LA DERIVA DE “LA STAMPA”

A volte nella lettura cartacea è un’evidenza che sfugge nel girare le pagine, ma se guardate il sito tutto vi colpirà con più evidenza: LA STAMPA di Torino è diventata sempre di più una testata “di sinistra”, organo ufficioso del PD, ferocemente antigovernativo e superando nella sua deriva perfino LA REPUBBLICA.  

Eppure il suo signore e padrone John Elkann, tramite la GEDI, a 20 anni dalla scomparsa del nonno Gianni Agnelli, tirando le somme può costatare il suo disastroso fallimento editoriale. Pur dichiarando “Che La Stampa ha mantenuto e manterrà la sua tradizione laica, liberale e progressista” (e chi gliela tocca?), ai tempi dell’ “Avvocato”  il giornale torinese era il secondo quotidiano italiano dopo il Corriere della Sera mentre ora è solo quinto e con appena 97 mila copie, incluse quelle digitali (dati settembre 2022).  LA STAMPA in Piemonte conta per le sue pagine locali e quindi viene letto spesso “per dovere d’ufficio” ma purtroppo sempre meno sono i reportage originali o anticonformisti, anche delle sue firme più prestigiose. L’appiattimento su temi come la guerra in Ucraina, l’Europa, il W Biden, la critica al governo, la transgenia ecc. sono spesso addirittura imbarazzanti. 

 

EVASORI, MA SEMPRE…“DI BUON CUORE”

Si avvicina la scadenza per la dichiarazione dei redditi e su tutti i media piovono martellanti le richieste per avere la “firma” dei contribuenti per i vari 5, 8 o 2 per mille. Dalle più variegate (e sconosciute) confessioni religiose alle ONLUS, dai bambini morenti di fame al club di paese è tutto un fiorire di inserti, pubblicità, testimonial: tutti vogliono la nostra fettina contributiva.

Molti la meriterebbero indubbiamente, ma – soprattutto non potendo accontentare tutti – servirebbe più trasparenza e per esempio che in ogni pubblicità, inserto o spot pubblicitario dovrebbe esserci sempre per legge un indirizzo, un recapito, un link per poter vedere (prima di donare) il bilancio del singolo ente, anche per capire come siano stati spesi i contributi ricevuti gli anni precedenti.

Chi non si commuove davanti a un bimbo che muore di fame? Eppure pochi sanno che ci sono grandi ONLUS internazionali che spendono fino all’80% in spese generali (campagne pubblicitarie comprese) e per stipendi interni, con risultati concreti che troppe volte restano opachi.

“Vedere per donare”, insomma: questa dovrebbe essere la regola ed a pretenderlo prima di tutto dovrebbe essere proprio il MEF.

 

CIAO, ANDREA!

Se ne è andato dopo una lunga malattia Andrea Augello che - con suo fratello Tony, anche lui prematuramente mancato nel 2000 - per anni sono stati anima della Destra romana. Andrea ha avuto una militanza lunga, coerente, con “Forza ed Onore” come amava ricordare. Consigliere regionale per tre mandati con Alleanza Nazionale, poi sottosegretario e ora senatore di FdI, Andrea era una bella persona seria, competente, corretta ed apprezzata anche dagli avversari. Lo ricordo una mattina presto sul lungolago di Verbania (la sera prima aveva tenuto una conferenza) con una lunga camminata piena di ricordi comuni, commenti, gioie e tristezze. E’ il tempo che corre…

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 907 del 28 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

SOMMARIO: Troppe polemiche e retorica per il 25 Aprile che dopo 78 anni non hanno più senso, visto che dovrebbe la data-simbolo della libertà di tutti. Intanto, come Nostro Signore, Giggino Di Maio è risorto grazie all’UE che lo salverà dai creditori. Finalino piemontese: il “nostro” senatore PD Enrico Borghi ha cambiato (ancora) casacca ed approda ora alla corte di Matteo Renzi: auguri!

 

25 APRILE E DINTORNI

Niente da fare: anche quest’anno permil 25 Aprile fiumi di polemiche, accuse e richieste di DNA antifascista pena la “scomunica” politica. Giorgia Meloni è nata 32 anni DOPO il 1945 eppure mai come quest’anno vi è stata un' alluvione di retorica resistenziale tra dibattiti scontati, servizi TV e titoloni dei giornali, mentre la gran parte degli italiani pensava soprattutto alle vacanze del “ponte” di fine aprile.

Negli anni la troppa retorica ha quasi portato all’indifferenza e questo NON è un bene perché la libertà e la democrazia non sono automatiche e scontate, dovremmo ricordarcelo sempre.

Il 25 aprile 1945 finì una guerra maledetta voluta dal fascismo e dal sacrificio fiorì la libertà per tutti: questo è il suo significato vero ed importante.

Se poi invece si vuole discutere di Storia, allora lo si deve fare con onestà intellettuale e senza luoghi comuni, anche perché “la storia la scrivono sempre i vincitori” e c’è allora il rischio che quella tanto mitizzata NON sia sempre trasparente e veritiera, soprattutto quando, raccontandola, non si ha neppure il coraggio di ammettere che - comunque - l’Italia la guerra la perse e non la vinsero i partigiani (che erano molto diversi e divisi tra loro stessi, dimenticarlo è un altro grosso errore storico), così come la mattanza della guerra civile – a parti invertite – purtroppo non finì il 25 aprile e bisognerebbe avere allora il coraggio di ricordare anche quella. 

Ma basta polemiche, non servono più: onoriamo con rispetto e gratitudine chi allora offrì la propria vita per la libertà di tutti e, soprattutto, cerchiamo di esserne degni. 

 

L'ALTRA RESISTENZA

Chissà se gli italiani hanno capito davvero che Il "Piano Nazionale di Resistenza (!) e Resilienza" (PNRR)  non ha nulla a che vedere con il 25 aprile e soprattutto che non sono soldi REGALATI dall'Europa ma da RESTITUIRE CON GLI INTERESSI.

Non solo, questi interessi ora sono TRE VOLTE più alti rispetto a 3 anni fa e continuano a salire perchè legati a tassi liberamente decisi dalla BCE che quindi potrà in futuro condizionare e strangolare le economie degli stati europei. Il PNRR sarà  insomma per l’Italia in gran parte un nuovo debito pubblico costoso e non certamente un regalo.  

Più ci indebitiamo più dovremo (dovremmo) restituire e quindi sprecare i fondi del PNRR è un insulto all’intelligenza, meglio prendere di meno ma per spese selezionate. Di queste cose però in TV con chiarezza non se ne parla mai, mentre credo che bisognerebbe spiegarlo molto meglio ai cittadini visto che deve essere un calcolo di convenienza ed una scelta che ipotecherà il futuro soprattutto delle nuove generazioni, ce ne rendiamo conto? 

 

DI MAIO: VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA

Quel simpaticone di Borrell (il "ministro degli esteri" europeo) doveva venire in Tv a dirci: “Italiani, parliamoci chiaro: noi siamo la Commissione UE e siamo di sinistra, voi non siete un c… (tipo Marchese del Grillo). Quindi sappiamo benissimo che Di Maio è una nullità, ma Draghi ci aveva chiesto un piacere e quindi nominandolo “Inviato speciale dell’Europa nel Golfo Persico” l’abbiamo fatto come scelta politica e per assicurargli un buon stipendio, dopo la sua recente trombatura elettorale, quindi fatevene una ragione!” Ecco, questo sarebbe stato un discorso comprensibile, magari criticabile, ma onesto.

Invece Borrell ha avuto la sfacciataggine di sostenere che “Di Maio è la scelta migliore”, quasi che uno che non sa quasi nulla della materia, non parla l’inglese e non ha una laurea sia migliore dei suoi “concorrenti” tutti ex ministri, plurilaureati e specialisti e/o già inviati speciali nell’area per conto dell’UE  e comunque con una lunga esperienza internazionale: un insulto all’intelligenza di tutti.

Forse non hanno ricordato a Borrell che il suo nuovo “inviato speciale” è proprio il personaggio che sosteneva i gilet gialli contro Macron ed è lo stesso Di Maio che da ignorante confondeva pubblicamente Pinochet come dittatore del Venezuela anziché del Cile e la Siria con la Libia.

Ma se queste sono le balle che conta Borrell, allora lui stesso non è più credibile anche per le cose importanti come l’essere il più strenuo difensore della escalation della guerra in Ucraina che sta portando l’Europa al disastro.  

Dietro alla nomina c’è però anche un altro aspetto politico ancora più grave.  Ricordiamoci che durante il suo incarico da Ministro degli Esteri, Di Maio ha avuto con la Cina rapporti gravi ed ambigui contro la stessa linea politica europea: la “Via della Seta” da lui sostenuta rischia di essere un guaio per la stessa Europa, come può rappresentarci quindi proprio Di Maio nel Golfo Persico? Già solo questo aspetto avrebbe dovuto fermare la scelta di Borrell.

Una scelta che è però anche un’offesa al nostro governo che non vuole questa nomina e soprattutto ai cittadini-elettori che hanno fatto fare a Di Maio una figuraccia pazzesca bocciando in maniera inequivocabile e pesante la sfacciataggine di questo pulcinella abituato a cacciar balle e vivere di slogan, un populista che come il vermetto della mela si mangia tutto quello che può.

Ricordiamoci il Di Maio apparso al balcone di palazzo Chigi annunciando di aver abolito la povertà, dopo aver peraltro pronosticato che lui e i suoi avrebbero “Aperto il Parlamento come una scatola di tonno” salvo poi diventare proprio lui l’emblema della “Casta”, alla faccia di tutti quelli che gli avevano creduto. Un acchiappa-poltrone che ha cambiato cavallo e casacca a sfinimento, che nella sua carriera è stato sempre “nominato” e mai eletto e che spudoratamente – rimasto temporaneamente in mutande - corre adesso dietro solo ad un (super) stipendio e relativi benefit.

Conosco personalmente almeno 50 diplomatici italiani che sarebbero stati molto più esperti di lui, altro che essere “il migliore d’Europa”! Non è più accettabile essere trattati come Nazione in questo modo, non è accettabile che Gentiloni sia lì a (mal) rappresentarci “nella vigna a far da palo” e stando zitto su queste decisioni. In generale  non se ne può più di questa Europa scriteriata, falsa ed ipocrita, oggetto di ricatti morali e scandali finanziari nascosti dai suoi vertici e che calpesta la volontà democratica dei suoi cittadini. Tutto ciò è vergognoso e spero che il governo Meloni abbia il coraggio di opporsi strenuamente e senza ambiguità a questa nomina farlocca, assurda e soprattutto offensiva per tutti.

 

ENRICO BORGHI HA CAMBIATO CASACCA

Il senatore piemontese del PD Enrico Borghi, già mio “successore” alla Camera (e con il quale ebbi diversi scontri sulla sua “trasparenza” quando era sindaco di Vogogna), poi piazzato al Senato da Enrico Letta in posizione blindata (niente collegio, troppo rischioso…) ha cambiato casacca e dal PD é passato all’Italia Viva  di Matteo Renzi. Da ex DC e declinando poi tutta la serie dei passaggi verso sinistra ora si sta riconvergendo al centro. Non richiamo la coerenza verso gli elettori (è inutile, anche perché  è ormai merce rara e scaduta, anche se il voto è solo di pochi mesi fa), piuttosto noto che le sue parole pesantissime sul PD e la Schlein dovrebbero essere meditate dagli elettori di quel partito.

Il suo passaggio permetterà a Italia Viva di fare gruppo al Senato e questo significa un bel bottino economico, Intanto per non sbagliare Borghi annuncia che non si dimetterà dal Copasir. Coerenza, appunto.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                                       MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 906 del 21 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: C’è una gran confusione sul tema “immigrazione” che ha anche aspetti poco conosciuti. Intanto Calenda ha divorziato da Renzi, il Parlamento Europeo  ci dipinge come feroci discriminatori sessuali e l’Italia continua la sua guerra in Ucraina senza che si vedano vie d'uscita. 

 

CONFUSIONE

Ma la sinistra davvero vuole che non ci sia alcun filtro all’ondata di migranti che si è abbattuta sul nostro paese? Dopo Cutro il governo sembra timoroso nel prendere una liea chiara, di fatto siamo al “arrivino tutti” e gli scafisti applaudono. L’Europa chiacchiera e poi come sempre sparisce, i centri di accoglienza scoppiano, ma soprattutto  non c’è solo il problema “arrivi” perché poi bisogna mantenere tutti, leggete l’approfondimento più avanti.

 

IL DIVORZIO

Calenda ha divorziato da Renzi: più che un matrimonio politico era stata insomma una sbandata, un flirt elettorale. Certamente è difficile stare insieme quando non si vuol costruire qualcosa in comune e la convivenza con Matteo Renzi è da sempre davvero difficile. Intanto, però, grazie al flirt  un po' di gente ha mantenuto il posto in Parlamento con liste blindate e questo (per loro) era l’importante.

Restano quegli elettori illusi, quelli che speravano in un terzo polo moderato per creare qualcosa di diverso rispetto al PD sempre più demagogico della Schlein. Dimenticati? Semplicemente imbrogliati, ma – come sempre - chissenefrega…

 

RETORICA E ANTIRETORICA

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione “per la depenalizzazione universale della omosessualità” nella quale “Si deplorano gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender, anti-Lgbtqia+ a livello globale” e si “Condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi dell’UE come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.

Approvando questi testi credo che ci sia anche molta “Retorica dell’anti-retorica” per evidente preconcetto politico. Sono poi andato a vedere che cosa significhi esattamente “Lgbtquia+” sigla che man mano si allunga, scoprendo (dalla Treccani) che risulta essere l’acronimo di “lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, queer, intersessuali e asessuali” dove il + finale (testuale) “Fa riferimento a ulteriori specificità di genere per orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano nella sigla”. Complimenti, chiarissimo, così come risulta evidente che il Parlamento Europeo non abbia altro da fare.

 

UCRAINA

La guerra in Ucraina è scivolata tra le notizie “brevi”: dopo 14 mesi non fa più notizia, ma si continua a morire ed a sapere troppo poco sulla verità dei fatti.

Trovo inaccettabile che l’Italia mandi armi e non chieda almeno un armistizio, una tregua, anche solo un transitorio “cessate il fuoco” che non riconosca nuovi territori a Putin, ma permetta almeno l’avvio di una trattativa di pace. L’Europa dovrebbe volere questo prima ogni altra cosa insistendo per cercare di avviare qualche trattativa concreta e invece nulla: eutanasia della sovranità di un intero continente.

Sommessamente, inoltre, proporrei che l'UE promuovesse un pò più di trasparenza sulla situazione politica in Ucraina ed avviasse finalmente un controllo sull'uso dei finanziamenti che a miliardi di euro arrivano a Kiev. Il presidente Mattarella ha dichiarato ieri a Bratislava  che UE e NATO “devono contrastare la disinformazione alimentata dalla Federazione russa” ma secondo me servirebbe uno sforzo di trasparenza informativa anche sul versante occidentale.

 

Approfondimento: L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE

Da un paio di mesi il capitolo “migranti” è tornato in evidenza. Il dramma del naufragio di Cupro ha riproposto, molto alimentato dai media, la gestione del sempre più imponente flusso di arrivi, mentre il governo Meloni - che in avvio sembrava spingersi verso una linea più dura - ha assunto di fatto una posizione attendista, temendo di essere accusato di insensibilità.

Ne approfittano scafisti & C. per moltiplicare i trasporti cui si è aggiunta un’ampia e nuova componente tunisina alimentata dalla crisi economica di quel paese.

La situazione sembra sfuggire di mano, mentre in termini concreti ed operativi l’Europa si sta ancora limitando a frasi incoraggianti e scontate ma a pochi, pochissimi interventi concreti. Soprattutto i “ricollocamenti” europei sono assolutamente sporadici, ben lontani da quelli cui si era accennato.

Ci sono poi tanti altri aspetti concreti che vengono però ignorati dai media.

Un conto è infatti l’arrivo, lo sbarco, l’alloggio in un centro d’accoglienza di solito superaffollato e in periodica crisi di spazio, ma poi resta la realtà quotidiana di come gestire questa massa sempre più imponente di persone. Insomma fa “figo” raccogliere i naufraghi, ma nessuna ONG pensa che il “sistema” si carica ogni giorno di altri migliaia di casi spesso senza sbocco.

Già pochi giorni dopo l’arrivo moltissimi migranti evaporano, spariscono dalle statistiche. Bene o male molti di loro si infilano in qualche angolo europeo sperando in giorni migliori, spesso aiutati da una rete di contatti personali, oppure – purtroppo – reclutati dai racket di diversa etnia ed estrazione che li porteranno senza documenti e senza diritti allo sfruttamento in agricoltura o a quello sessuale, costretti quasi sempre in situazioni abitative ed economiche disperate e comunque “debitori” per anni verso chi aveva organizzato il viaggio.

Chi invece tenta la via “legale”, inizia un lungo percorso burocratico che durerà per sempre, finché (ma ci riescono solo in pochissimi) dopo una lunghissima attesa qualcuno di loro otterrà la cittadinanza italiana.

Per ottenere questo traguardo passerà comunque almeno un decennio e nel frattempo sarà stato un lungo calvario di visti, documenti, permessi, proroghe e certificati negati, ogni volta con il cuore in gola temendo di essere espulsi. Anche se concretamente questo non succede quasi mai, di fatto ciò alimenta nuovamente il mercato clandestino. 

Ecco un limite vero di chi predica la demagogia delle “porte aperte” per tutti: l’integrazione vera è lunga, difficile e spesso diventa impossibile nei fatti.

Perché vi è poi anche una realtà legale e burocratica di cui il grande pubblico non ha la minima idea. Sarebbe molto utile – soprattutto se adolescenti, perché sarà questa la nostra società nel futuro – passare anche solo qualche minuto osservando ed ascoltando i problemi reali di chi sta in fila davanti agli sportelli degli uffici immigrazione di una qualsiasi Questura d’Italia. Una babele di lingue, vestiti, odori (!) di una umanità dolente. Il travestito brasiliano che si mischia con la famiglia del Bangladesh, il nordafricano “inserito” e un po' strafottente dal vistoso orologio d’oro al polso (probabilmente taroccato) che con  evidente disagio condivide la fila con neri di altre etnie, oppure l’italo-argentino che - in uno strano slang italo-castigliano - è alla ricerca dei documenti per la sua cittadinanza, mischiato agli asiatici che devono rinnovare i permessi.

E’ difficile capirsi nella bolgia, tra le lingue e - a volte - le urla, ma istruttivo osservare per esempio la faccia disperata dell’immigrato a cui una poliziotta correttamente comunica (ma urlando, nel rumore generale, e dopo che il poveretto era in coda da un paio d’ore): “Non posso accettare questa carta, mi serve pirma l’autenticazione del documento mediante una traduzione giurata e premia certificazione e vidimazione degli atti allegati. Ripassi!”. Ovvio che l’interessato non ha capito nulla della richiesta, ma ha subito compreso che qualcosa non va, mentre il bambino che ha in braccio si mette a piangere aumentando la confusione generale.

Una “umanità dolente”, appunto, ma nessuno sembra aver pensato che ad ogni sbarco corrisponde poi un aumento infinito di queste nuove trafile burocratiche, visti, permessi, conferme, espulsioni. La “macchina” burocratica non ce la fa più a star dietro alle nuove ondate di arrivi che generano problemi molto più complessi che gestire uno sbarco. Eppure di tutte queste problematiche si parla poco dimenticando che sono invece realtà quotidiane, l’altra faccia dell’immigrazione.

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                            MARCO ZACCHERA  




IL PUNTO   n. 905 del 14 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: PLAGIO SCOLASTICO – SILENZI PD - FERMIAMO IL PNRR ? – RICORDO DI GIUSEPPE PENNISI -  STORIA IN TV

 

 

RIFLESSIONI SCOLASTICHE

Il caso di cronaca è stato silenziato, ma è clamoroso: Marisa Francescangeli, insegnante supplente alla scuola elementare di San Vero Milis (Oristano) è stata sospesa per 20 giorni dall’insegnamento e privata dello stipendio perché prima di Natale aveva fatto realizzare ai bambini un braccialetto-coroncina con delle perline rappresentanti il rosario e (orrore!) fatto recitare in classe l’Ave Maria e il Padre Nostro.  “Colpa” l’aver così cercato di “inculcare” la religione cattolica ai bambini.

Il “Fatto Quotidiano” non ne è stato contento, ritenendo la sospensione una pena troppo lieve e arrivando addirittura a chiedere il licenziamento dell’insegnante accusandola di “plagio delle coscienze”. Testuale a firma di un certo Alex Corlazzoli che si auto-dichiara giornalista: “La maestra andava licenziata perché ha manipolato le menti dei bambini obbligandoli a fare un atto contro la loro volontà e abusando della sua libertà di insegnamento per imporre la propria ideologia cristiano-cattolica…”

A parte dover purtroppo notare l’eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che, appunto, forse una parola di commento e maggior solidarietà potevano esprimerla, personalmente sottolineo non solo la mia totale solidarietà alla docente, ma mi ribello a questo modo di pensare.

Mi volete spiegare – se è “plagio delle coscienze” far recitare una preghiera -  come e quanto “plagiano” allora migliaia di insegnanti che trasformano le loro lezioni in dottrina politica, dalla prima elementare alla tesi di laurea? Vale per tutte le ideologie, ma mi darete atto che la stragrande maggioranza dei docenti politicizzati non è di estrema destra (anche perché quando salta fuori qualche “pecora nera” viene additata al pubblico disprezzo ed emarginata), ma un gregge di opposto colore politico che si allinea in modo assolutamente conforme alla linea “politicamente corretta” ovvero quella resistenzial-democratico-progressista.

So benissimo che tantissimi insegnanti svolgono con impegno, dedizione ed orgoglio il proprio lavoro con scrupolo e coscienza, ma proprio per questo credo che molti di loro siano anche stufi, arcistufi di come vanno le cose e ben sapendo che nessuno sembra avere il coraggio di affrontarle.

Non parlo solo della Storia ricostruita a senso unico, della mancanza di pluralismo nei dibattiti e nelle ospitate di “esperti”, ma del “plagiare” le coscienze dei più piccoli per esempio con tutte le cretinate “gender” di diverso ordine e grado. Temo che spesso un/una insegnante – per paura di essere schedato/a come “normale” (e quindi “anormale”) - debba attenersi al più sfacciato conformismo e alle più imbarazzanti interpretazioni della libertà sessuale stravolgendo l’ordine naturale delle cose. Non sto assolutamente dicendo che un insegnante debba emarginare o ghettizzare un/una “diverso/a”, ma ci sono dei limiti prima di tutto di buonsenso che ormai vengono puntualmente dimenticati.

Perché è così che si detta la linea: la maestra sarda che fa recitare in classe l’Ave Maria va sospesa dall’insegnamento, così state tranquilli che tutti gli insegnanti si guarderanno bene dal proporre  ancora una cosa simile, il tutto nel nome della “laicità”, ma soprattutto per paura dell’ostracismo.

No, signori, torniamo al buonsenso e alla logica  o dalle nostre scuole usciranno studenti sempre più disadattati, confusi e complessati. Ovvio che poi diventa “normale” che un insegnante venga preso a sberle da un genitore per aver “osato” dare un brutto voto. Così come se ti droghi non sei che un “povero ragazzo senza guida ed impreparato ad affrontare le difficoltà”.  Sarò “antico”, ma nessuno mi toglie dalla testa che “educare” significa anche imporre scelte, sacrifici, ragionamenti, rinunce.

Questo ai propri figli così come ai propri studenti, altro che “plagio delle coscienze".

Dalla terza alla quinta elementare ho avuto un maestro severo, laico, socialista, che faceva recitare in classe (in piedi) solo il Padre Nostro “Perché è l’unica preghiera seria” (diceva) e in classe crescevano insieme il figlio del borghese come del più umile operaio, ma ci trattava tutti allo stesso modo, così come tutti venivamo a scuola con lo stesso grembiule (eliminarlo è stata anche questa una sciocchezza) e tutti ci alzavamo in piedi, in silenzio, quando lui entrava in classe. Un po' di rispetto e severità? Sissignore, ma credo che così siamo cresciuti tutti  bravi cittadini e persone per bene, perché “educare” è anche e soprattutto creare persone consapevoli, mature e responsabili.

 

LA SCHLEIN DEL SILENZIO

Acclamata segretaria da (metà) dei simpatizzanti del partito e generosamente sospinta dai media, Elly Schlein è ormai da due mesi segretaria del PD. Auguri, ma sarebbe ora di capire la nuova linea del partito (se c'è) sui temi più importanti e per ora invece c’è stato solo silenzio. Criticato pesantemente il governo per il naufragio di Cutro, per esempio, che dice il PD su questa nuova ondata di sbarchi? Oppure, visto che sono aumentati i tassi di interesse, il PD è d’accordo o meno per insistere su MEF e PNRR indebitandoci sempre di più? Due esempi fra i tanti che attendono risposte.

 

E SE ABBANDONASSIMO IL PNRR ?

Non è una provocazione, ma un ragionamento che andrebbe seriamente affrontato: credo che all’Italia più che firmare nuovi debiti europei convenga progressivamente ridurre invece gli interventi del PNRR, rinunciando ad una parte di questo nuovo indebitamento e selezionando molto più drasticamente gli interventi finanziati e finanziabili con i soldi europei.

Oggi la situazione è ben diversa da tre anni fa. C’è un po' di ripresa, l’occupazione è cresciuta così come la fiducia, ma il PNRR crea debiti che vanno restituiti e sui quali si pagano interessi, oggi molto più onerosi di qualche anno fa.

Soprattutto il PNRR (e i lettori de Il Punto ricorderanno che l’avevo scritto subito) NON è stato finalizzato solo per lavori pubblici importanti, strategici, decisivi per il rilancio del paese, ma purtroppo quei fondi si stanno prosciugando in una miriade di bonus e lavori pubblici forse utili, ma certamente non indispensabili e soprattutto non strategici.

Con il PNRR si dovevano fare autostrade, ferrovie, ospedali, interventi energetici importanti, mobilità urbana… Rinforzare il muro di un cimitero di campagna è sicuramente utile, ma non porta lavoro o modernità indotte, così come non è strategico rimodernare un asilo infantile quando non ci sono più bambini che lo frequentano oppure costruire uno stadio nuovo, soprattutto quando la squadra che l’utilizza non è più nemmeno in serie A.  Il caso di Venezia è lampante: ci sarebbero tantissime iniziative strategiche da studiare per salvaguardare, rilanciare e tutelare questo luogo unico al mondo e che può generare enormi vantaggi con il suo indotto turistico per tutta la nazione, ma la “priorità” veneziana è diventata il nuovo stadio di calcio.  Pensando ai debiti che graveranno sui nostri nipoti mi viene spontaneo pensare che sia meglio fermarci o almeno rallentare in questa assurda corsa alla spesa.

 

ADDIO A GIUSEPPE PENNISI

Ogni settimana, purtroppo, qualche lettore de IL PUNTO ci lascia, ma nei giorni scorsi è mancato a Roma non solo un lettore, ma un vero maestro e un grande amico: Giuseppe Pennisi. Pochi forse l’hanno conosciuto di persona tra il grande pubblico, ma certamente lo conoscevano bene in campo economico e finanziario dove con grande saggezza, trasparenza e capacità di analisi spiegava con parole semplici i problemi della finanzia mondiale. Giuseppe Pennisi era nato a Roma nel 1942, Grand’Ufficiale all’Ordine al Merito della Repubblica. Ha avuto una prima carriera negli Usa (alla Banca mondiale) sino alla metà degli Anni Ottanta, poi è stato direttore generale ai ministeri del Bilancio e del Lavoro, docente di economia in diverse università, consigliere del CNEL. Ha scritto per decenni sul Il Sole-24 Ore, Il Messaggero, su Avvenire e Il Corriere della Sera, oltre che sui fogli on-line Il Sussidiario e Formiche. A parte l’economia, la sua grande passione era la musica di cui era fine conoscitore tenendo diverse rubriche di critica musicale. Giuseppe mi ha insegnato tante cose, era un cristiano autentico e un vero, grande amico sempre vicino anche in iniziative di solidarietà come il “Verbania Center”. “E’ stato un uomo dal pensiero libero e aperto sul mondo” scrivono le figlie, ed è proprio vero. Un saluto particolare alla moglie Patrice e a tutta la sua famiglia.

 

STORIA IN TV

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UN SALUTO  E BUONA SETTIMANA  A TUTTI                           MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 904 del 7 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: PASQUA - IN EUROPA (FORSE) SI CAMBIA – SOROS E TRUMP – LA STRAGE DI VIA RASELLA - STORIA IN TV

 

E' PASQUA

Durante la settimana, quando penso a cosa scrivere su IL PUNTO, spesso mi riprometto di fare meno polemiche e di commentare i fatti con un punto di vista più “positivo”. Poi vedo la TV e le rassegne stampa e mi chiedo come si possano raccontare certe frottole alla gente… E ricasco con la polemica.

Ma domenica è Pasqua e per tutti i cristiani deve essere un’occasione di riflessione profonda per “rinascere” davvero, cercare di capire gli altri senza preconcetti  e soprattutto nell' impegnarci di più a rinnovare il mondo. Nel fare gli auguri a tutti, spero che questa necessità di riflessione ci accompagni e ci illumini, ne abbiamo davvero bisogno!

 

IN EUROPA (FORSE) SI CAMBIA

Forse, con il voto dell’anno prossimo, l’Unione Europea potrebbe uscire dal controllo politico della sinistra visto che domenica scorsa anche la Finlandia ha virato a destra, così come la Svezia solo pochi mesi fa.

Più che scelta “di destra” sarebbe meglio sottolineare come anche in questi paesi sia cresciuto il nazionalismo e soprattutto il “senso di appartenenza” che si caratterizza con maggiore diffidenza verso Bruxelles e chiusure soprattutto sul tema immigrazione, bioetica, difesa delle proprie radici culturali.

Fatto sta che a vincere in Finlandia sono stati il partito Conservatore e quello dei “Veri Finlandesi”, movimenti che hanno entrambi superato i socialdemocratici della premier uscente Marin, già “cocca” di Draghi.

Una situazione che dovrebbe mettere in allarme la sinistra e il PPE visto che si sta nettamente assottigliando il loro margine di consensi in vista delle elezioni europee dell’anno scorso.

Nella stessa domenica in cui anche la Bulgaria ha confermato una maggioranza di centro-destra problemi e temi come l’immigrazione, la crisi economica e il deficit dell’Unione si fanno sempre più attuali e determinanti per le future scelte elettorali.

La vera forza del connubio attuale tra sinistra, verdi e popolari che guidano Bruxelles è comunque la debolezza altrui: i tanti nazionalismi, le chiusure, le diversità di opinioni in campo conservatore su troppi temi rendono per ora problematica – ma forse speriamo solo per ora – una rivoluzione alla testa della Commissione Europea, ma certamente l’anno che ci separa dal voto europeo sarà decisamente interessante.

Intanto da Bruxelles un altro schiaffo all’Italia con la signora Ursula Von der Leyen che  ha accompagnato il presidente Macron in visita ufficiale a Pechino insieme ai massimi esponenti economici francesi. Se il signor Macron vuole andare in visita a Pechino padronissimo, ma se ci va accompagnato dalla presidente della Commissione UE allora la signora Ursula conferma che l’UE è a servizio di Parigi e dei suoi affari...E questo non mi piace per niente.

 

TRUMP E I SOLDI DI SOROS

Per favore, basta con Donald Trump! Basta a questo gioco di specchi che serve solo al disperato tentativo democratico di mantenere alla Casa Bianca per altri quattro anni un vecchietto debole, influenzabile e ricattabile come Joe Biden.

Trump non è una persona trasparente e quindi c'è ampio spazio per le inchieste giudiziarie, ma che nel suo caso vengono gonfiate e portate avanti con evidente partigianeria politica, il che poi gli permette di fare brillantemente la "vittima".

Più Trump viene accusato (lui dice "perseguitato") più crescono forse i suoi sostenitori all'interno del Partito Repubblicano vista l’assurdità delle inchieste, ma se Trump è forte all'interno del partito è molto più debole tra gli elettori americani (moltissimi dei quali lo detestano) e così - se sarà lui il candidato repubblicano - è molto probabile che alla fine vinca di nuovo il candidato democratico, Joe Biden appunto.

Su questa recente indagine giudiziaria contro Trump a New York diventa comunque difficile dare torto all'ex presidente visti i metodi dell'accusa, rappresentata dal procuratore di Manhattan Alvin Bagg, un democratico (i procuratori in USA si eleggono) sponsorizzato direttamente da George Soros che gli ha versato almeno 500.000 dollari attraverso la sua fondazione "Color of Change". Soros  ha come obiettivo  di "cambiare" la giustizia americana e vuole imporre il suo personale punto di vista economico e politico al mondo, una volta di più dimostrandosi uno dei massimi corruttori del pianeta.

C'è solo da sperare che alle primarie repubblicane prevalga un candidato alla presidenza più credibile di Trump e che a quel punto potrebbe vincere più facilmente le elezioni contro Biden, come i democratici sanno perfettamente e Soros non vorrebbe mai. 

 

LE (SCOMODE) VERITA’ SU VIA RASELLA

Un vero peccato che il mio amico e presidente del Senato Ignazio La Russa abbia banalizzato con una frase infelice quanto successe in Via Rasella, a Roma, il 23 marzo del 1944, con l’attentato che portò poi allo spaventoso eccidio delle Fosse Ardeatine.

Una volta di più si è persa così l'occasione di ricordare invece nei dettagli - soprattutto ai più giovani - questo episodio inutile e criminale compiuto da un gruppo di partigiani comunisti. Nella solita lettura demagogico-retorico-resistenziale, si evita innanzitutto di ricordare che Roma era stata dichiarata "città aperta" e che quindi - sotto l'auspicio vaticano - non ci dovevano essere attacchi e azioni di guerra.

Non ci fu nulla di eroico nel far scoppiare una bomba al passaggio di una compagnia di soldati italo-tedeschi (erano delle province di Bolzano, Trento e Belluno) che con le armi scariche tornavano a piedi in caserma. Erano persone anziane richiamate, non forze combattenti nè SS o ipso-facto "nazisti". Ne furono uccisi 33, oltre ad alcuni civili (compreso un ragazzo di 12 anni) che semplicemente passavano di lì.

Soldati obiettivamente inermi perchè l'attacco non fu appunto contro un comando militare o uccidendo degli alti ufficiali oppure prendendo di mira un deposito di armi o per creare un qualsiasi vantaggio dal punto di vista bellico.  No, fu solo un’imboscata per scatenare la rabbia tedesca, una scelta "a freddo" voluta e compiuta del Partito Comunista Italiano (di cui il leader Giorgio Amendola nel dopoguerra si assunse la responsabilità morale e politica) e che portò a una rappresaglia spaventosa, inumana, drammatica, assurda, ma che era già stata annunciata e che non ci sarebbe stata senza l’inutile attentato che alla fine portò a morte 370 persone innocenti. 

Nessuno dei “coraggiosi” responsabili  si presentò per evitare la rappresaglia e così il PCI in un colpo solo sfruttò la situazione non solo per l’indignazione della gente, ma sapendo bene che i tedeschi avrebbero ucciso per rappresaglia prima di tutto i detenuti politici che in quel momento a Roma erano quasi tutti delle altre varie forze della Resistenza, a cominciare dai 57 militanti del Partito d'Azione, al leader dei partigiani monarchici - il colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo - e i 44 appartenenti a "Bandiera Rossa", frazione  partigiana che il PCI ufficiale non gradiva per niente.

La bomba di Via Rasella fu un’azione duramente criticata anche da molti ambienti antifascisti e che portò a fratture gravissime sul fronte partigiano, eppure giudicata così "eroica" che nel dopoguerra agli attentatori fruttò encomi e medaglie.

Carla Capponi - una delle attentatrici - ricevette addirittura la medaglia d'Oro al valore militare (!) e fu eletta due volte al Senato per il PCI. Pensare di equiparare la Capponi a un Salvo D'Acquisto (l'eroico carabiniere che offrì volontariamente la propria vita perchè i tedeschi risparmiassero altri condannati a morte dopo un rastrellamento) è un insulto alla memoria storica, eppure è andata proprio così. 

Non posso che sottolineare come ci sia ancora oggi un mondo retorico-resistenziale che ad ormai 80 anni dai fatti non ha avuto ancora il coraggio di ammettere le proprie responsabilità, le proprie nefandezze che si mischiano e macchiano tanti atti gloriosi ed eroici dell'antifascismo vero, quello idealista e "pulito" di decine di migliaia di persone che lottarono e soffrirono per la libertà del nostro paese.  Gente per fortuna ben diversa dai GAP (Gruppi di azione patriottica) del PCI che in tutta Italia come in Via Rasella puntarono invece solo ad uccidere, a diffondere l'odio, le divisioni, le vendette, le rappresaglie. Certo non si può voler scrivere e raccontare la storia d'Italia e dimenticare questi loro misfatti.  

Tra due settimane sarà il 25 aprile con le consuete manifestazioni troppo spesso retoriche, ma temo che anche quest’anno nessuno ammetterà l’inutile violenza che fu volutamente alimentata per mesi dal partito comunista che aveva ben altri fini – ovvero la rivoluzione sovietica – piuttosto che la libertà del nostro paese.

Così come quasi nessuno credo ricorderà anche quegli “altri” italiani, quelli massacrati in decine di migliaia nei giorni e nei mesi successivi al 25 aprile del ’45, spesso solo perchè avevano scelto e si erano ritrovati "dalla parte sbagliata".

 

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UN SALUTO E BUONA PASQUA A TUTTI                    MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 903 del 31 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: IN SALITA - EUROPA BLOCCATA – LA GODURIA – DUE RICORDI -  STORIA IN TV

 

LA SALITA

Giorno per giorno la strada per Giorgia Meloni si fa sempre più in salita nonostante l'evidente impegno e le obiettive capacità della premier, una positiva sorpresa rispetto alla vigilia elettorale.

Superata di slancio la temuta crisi economica di autunno e la crisi energetica, nonostante l'ovvia antipatia mediatica di gran parte dell'informazione nostrana ed estera, pur con una sostanziale unità dell'esecutivo si nota però che nodi da anni irrisolti vengono al pettine, soffocano e non sarà facile scioglierli.

Sullo sfondo c'è poi un sempre più chiaro boicottaggio europeo che su tutto (migranti, energia verde, tempi PNRR, spiagge, posizioni su famiglia, gender ed affini, biodisel, alimenti sintetici ecc.) si mette regolarmente di traverso perchè la maggioranza di centrosinistra a Bruxelles "vuole" danneggiarci visto che siamo un paese dove i cittadini hanno chiaramente indicato una maggioranza politica difforme da loro.

E' uno dei motivi perchè l'Italia deve tener duro su tutto almeno fino al voto del 2024 a cominciare dal  MES, unica arma di pressione che abbiamo e - forse - cominciando a minacciare di differenziarsi anche in politica estera (condizionando la fornitura di armi all' Ucraina ad un credibile piano di pace) perchè se l'Europa ci danneggia è forse ora di cominciare a distinguerci in questo campo scoprendo, credo, che diversi paesi ci verrebbero dietro. Oltretutto c'è poi il nostro commmissario europeo Gentiloni (espressione PD) che non si capisce da che parte sta: lavora per l'Italia o per il "nemico"?

 

UN’EUROPA INCARTATA (O INCATENATA?)

Quando ci si allontana anche solo per qualche giorno dall’Europa si ha la possibilità di guardare le cose con maggiore distacco e dare un’occhiata al nostro vecchio continente magari con affetto, ma anche con maggiore obiettività.

Se passate per Dubai e con il pensiero andate a quanto succede a Bruxelles non potete che fare confronti purtroppo sconsolanti. L’Europa si è incartata, incantata o incatenata: fate voi, il risultato è che come continente   siamo   drammaticamente   fermi   davanti ai cambiamenti del mondo e mentre gli altri corrono purtroppo noi europei non ce ne rendiamo conto.

Dubai è oggi quello che duemila anni fa poteva essere Roma, ovvero il centro del potere, una città sviluppatasi in pochi decenni e che solo trent’anni fa era un deserto di sabbia. Dubai ancor più di Londra o New York perché è qui – allargando lo sguardo   altri Emirati del Golfo e alla penisola arabica - il nuovo centro propulsore dove si incontrano etnie e razze, lingue ed economie e dove si costruisce più velocemente il futuro, in un derby serrato con il sud-est asiatico e la Cina. Non è solo la questione del petrolio, ma dell’uso politico e finanziario che si è fatto di questa risorsa.

In Arabia Saudita stanno costruendo (sarà ultimata entro il 2025) una città del futuro, Neom, lunga 250 chilometri sulla costa del Mar Rosso. Sarà - secondo i progettisti - del tutto autosufficiente per gli iniziali 400.000 abitanti dal punto di vista energetico, senza auto e ecologicamente perfetta. In quanti lo sanno in Italia?

Quanti hanno capito che se c’è accordo tra Arabia Saudita ed Iran, ovvero tra sciiti e sunniti - addirittura sotto la regia cinese - per l’Europa vuol dire essere tagliati fuori?

Intanto che a Bruxelles si discute di immigrazione, sanzioni e biodiesel a Dubai si incrociano famiglie russe che vanno e che vengono perché i voli bloccati in Europa verso l’ex impero sovietico – qualcuno ci ha pensato? - passano adesso tutti di qui (e per Istanbul). Insieme ai tanti russi che non sembrano minimamente preoccupati dalle sanzioni sciamano cinesi e indiani, americani e (pochi) europei. Il Golfo Persico è strategicamente diventato centrale perché è a poche ore dall’Europa, dall’Africa, dai grandi mercati asiatici. I prezzi sono accessibili e la qualità della vita ad alto livello, almeno per i cittadini emiratini.

Certamente tutto è basato anche sullo sfruttamento di milioni di immigrati dal subcontinente indiano e dal Nord Africa ma che comunque qui stanno molto meglio che a casa loro. Una forza-lavoro immane e a basso costo, schiavi moderni copia-conforme di quelli che duemila anni fa puntellavano l’economia romana, solo che questi vi arrivano per scelta, sia pur di necessità.

La discriminazione è visibile, a volte insolente, ma così va il mondo e se per noi europei è bello pensare di essere invece “diversi” e più “politicamente corretti” va notato che qui non ci sono centri di immigrazione rigurgitanti di disperati, nè immigrazione clandestina perché si arriva solo con il passaporto ed un contratto di lavoro, però le porte sono aperte per tutti.

L’Europa è lassù ad accapigliarsi sulle questioni energetiche, le sanzioni e la guerra in Ucraina (che da queste parti non interessa a nessuno) mentre qui siamo già al “post petrolio” fatto di solare, ma anche all’acqua desalinizzata e riciclata a volontà che irriga il deserto (ma il mare non ce l’abbiamo anche noi?) e trasforma la città in un giardino tra mille palazzi e la siluette del Burj Khalifa che - con i suoi 828 metri - è ancora, per ora, il grattacielo più alto del mondo.

Ma colpiscono soprattutto i centri commerciali con una babele incredibile di umanità.

C’è di tutto, con i muezzin che (registrati) chiamano alle preghiere del Ramadan anche se incontri sempre meno donne velate in un mix di società laica e religiosa, sicuramente tollerante non fosse perché indù indiani, cristiani filippini e musulmani sciiti e sunniti devono pur convivere.

La città è immacolata e sicura: non una carta per terra, un’aiuola fuori posto, un buco nell’asfalto   anche   nell’estrema   periferia   tra   svincoli   autostradali   e   monorotaie

sopraelevate. Un paragone con Roma e Milano è decisamente imbarazzante.

Per   due   secoli   l’Europa   aveva   esportato   colonialismo   ma   anche   illuminismo   e bagliori di democrazia, ma oggi è quasi assente ed anche i marchi più prestigiosi, dalla moda alle auto, hanno proprietà e cuori asiatici.

Siamo piccoli, contiamo sempre di meno eppure non vogliamo crederlo, pensiamo di essere l’ombelico del mondo e non lo siamo più, sovrastati e incalzati da un’Asia ben più numerosa, potente, giovane. Forse dovremmo rifletterci un po' di più e smetterla di considerarci i primi della classe: non serve e soprattutto non è vero.

In realtà questa diventerebbe una riflessione pericolosa perché allora potremmo essere tentati dal pensare che solo con un rinnovato rapporto con la Russia potremmo tornare protagonisti per materie prime, superficie, possibilità di sviluppo mentre il rapporto con gli USA, altra grande potenza in obiettivo declino, sembra più guardare verso il passato. Passato importante, struggente, sicuramente positivo ma che sullo scacchiere mondiale conta sempre di meno. Tra l’altro un rapporto da sempre squilibrato, ma che adesso ci sta dissanguando sempre di più. Utile un viaggio a Dubai, vedere per credere.

 

LA GODURIA

"Quanto mi fa godere la Cassazione francese...". Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all'estradizione dei 10 ex brigatisti assassini degli anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi dell'avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta. Conoscevo personalmente Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del MSI-DN a Milano, persona mite e per bene, mai coinvolta in situazioni violente. Ucciso “per dare un esempio” da gente che non si è mai pentita, vigliacca e coperta nella loro latitanza dorata da una nazione europea che dovrebbe vergognarsi per questo modo d’agire dei suoi “giudici”.

Se in Italia fossero stati arrestati gli autori di stragi terroristiche sul suolo francese, la Francia non ne pretenderebbe forse l’estradizione? Anche perché è doloroso prendere poi atto delle motivazione dei giudici francesi “Dopo tanti anni – sostengono – estradarli ora in Italia sarebbe ledere il loro essersi integrati professionalmente e socialmente, violando in modo sproporzionato il diritto al rispetto della loro vita privata e famigliare”. Giudici vergognosi: andate a raccontare di questi “diritti” ai parenti delle vittime... 

   

DUE RICORDI

Due ricordi per persone speciali che ci hanno lasciato nei giorni scorsi.

Il primo è per il dott. Michele Ricci di Verbania, mio amico da sempre (e fedele lettore de IL PUNTO) che per decenni si è impegnato silenziosamente in tanti Enti e fondazioni cittadine dando un contributo importante - quanto riservato - nell’ aiuto al prossimo e particolarmente agli anziani in difficolta. Il secondo è per Gianfranco Falzoni, l'uomo che con il suo impegno e la sua opera di sensibilizzazione nei confronti del mondo culturale e politico ha salvato – mobilitando poi tanti altri - la Reggia di Venaria (Torino), uno dei complessi monumentali oggi più frequentati d'Italia che era finito in uno stato di totale abbandono e degrado. Il “miracolo” di Venaria è l’aver visto lavorare insieme, per anni, enti ed amministrazioni di diverso ed opposto colore politico restituendo così al mondo questa memoria storica di grande valore architettonico e culturale. In modo diverso, un “grazie” ad entrambi per quanto sono stati capaci di realizzare nella loro vita mettendosi entrambi al servizio di tutti. 

 

STORIA IN TV

RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING. Gli appuntamenti sono il SABATO alle ore 13.30 e - in replica - la DOMENICA alle ore 18.00

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                     MARCO ZACCHERA   





IL PUNTO   n. 902 del 24 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: CASE GREEN – DELEGATO ALLA RESISTENZA – UTERO IN AFFITTO – STORIA IN TV – Approfondimento: LUDOPATIA PIAGA SOCIALE.  

 

CASE GREEN

Dopo lo stallo sulla forsennata volontà di cancellare le auto diesel e a benzina gli euro-green che a livello politico ricattano il continente hanno puntato su di un’altra partita, ovvero costringere tutti gli europei a mettere “a norma” le proprie abitazioni, le aziende, gli uffici e gli edifici pubblici cercando di imporre nuove norme “green” per contenere il consumo energetico.

Posso capire di imporre queste norme per le nuove costruzioni, ma mi sembra assurdo pretenderlo per le case esistenti, soprattutto quelle nei centri storici ovvero la gran parte degli immobili italiani. Ma come sarebbe mai possibile spendere cifre folli per ristrutturarle e contemporaneamente rispettare i vincoli paesaggistici ed ambientali esistenti, sia nel pubblico che nel privato? E’una norma che non tiene conto che l’Europa non è fatta solo di nordiche villette unifamiliari con il giardinetto davanti e condomini a schiera. Se poi passasse questa legge europea tutto il patrimonio immobiliare che si trovasse “non a norma” sarebbe invendibile o  perderebbe gran parte del proprio valore.

Ma perché l’UE si ostina a queste misure demagogiche? Per arrivare a “emissioni zero” nel 2050 che per noi europei sembra essere la questione più importante del continente. E’ sicuramente un fine apprezzabile, ma - quando anche ciò avvenisse in Europa a costo di sacrifici immani - oltre il 90% del globo non procederebbe comunque su questa strada rendendo nulli i benefici energetici, ma portando alla rovina l’economia ed i risparmi di un continente. Noi possiamo dare il buon esempio ma in Cina, India e negli stessi Stati Uniti queste (purtroppo) NON sono priorità e se non c’è un percorso globale impegnativo e definito tutto diventa demagogia.  Tornando alle case, il buon senso imporrebbe di stabilire norme per i nuovi edifici e le ristrutturazioni programmate, ma senza insistere con quell’estremismo green che - su troppe materie - si dimostra non solo inattuabile, ma assolutamente un controsenso.

 

DELEGATA ALLA RESISTENZA

Grandi novità in casa PD. Nella nuova segreteria reginale piemontese è stato infatti nominata una responsabile con "delega alla Resistenza" perché, spiega il comunicato ufficiale, “Non si devono mai dare per scontati i valori antifascisti della Costituzione, la carta fondamentale contro il fascismo". Sono passati ormai 80 anni da quei giorni, 101 dalla marcia su Roma, ognuno è ovviamente libero di pensarla come crede ma è significativo che nel fu PCI-PDS-PD non ci avevano mai pensato prima, ma - indubbiamente - con il nuovo corso se ne è subito avverita l' inderogabile urgenza. 

 

UTERO IN AFFITTO

Quello che è grave non è il dibattito sul “diritto” alla trascrizione degli atti di nascita dove una coppia gay possa auto-dichiararsi “padre” o “madre” di un bambino, ma piuttosto l’evidente volontà dei media di forzare la mano su queste situazioni facendo passare i “diritti” di un’infima minoranza “LGBT+ “(se non ho sbagliato a riportare la sigla) come se fossero quelli di una maggioranza genitoriale.

Non mi indigna quindi il “cazzo” pronunciato in diretta TV da Lucia Annunziata, ma che la TV pubblica - una volta di più - non permetta in una trasmissione da lei condotta di lasciar parlare la Ministro alla famiglia Eugenia Maria Roccella per dieci secondi filati senza interromperla affinchè possa esprimere il parere non solo del governo ma (credo) della maggioranza dei cittadini. Genitori che comunque – oltre al parere delle coppie gay – hanno anche il diritto di ascoltare, con calma e responsabilità, altri punti di vista. Per l’Annunziata questo invece non è possibile:è  il mondo che gira intorno a lei e lo stesso avviene con altre ormai stagionate presentatrici alla Lilli Gruber. Una Annunziata che il giorno prima “moderava” al congresso CGIL e che poi può invitare, dire, sostenere alla TV pubblica quello che vuole senza possibilità di contraddittorio.  

Ma il governo Meloni riesce o no a far cambiare l’aria in questo baraccone-Rai insopportabile e fazioso?

 

STORIA IN TV

A proposito di RAI. Prendiamo un giorno qualsiasi e chi si interessa di storia non mancherà di ascoltare su "Rai Storia" il consueto almanacco quotidiano su alcuni fatti successi nello stesso giorno durante il correre degli anni. Sono - come sempre -  ricordati avvenimenti di molti anni fa o della storia recente. Purtroppo i brevi servizi su fatti accaduti nell'ultimo secolo sono tutti letti non solo in termini antifascisti e resistenziali, ma soprattutto molto spesso in un’ottica di estrema sinistra.

Alcune ricostruzioni degli eventi - secondo me - sono completamente travisati e se un ragazzo ascolta notizie date così, senza averle vissute od approfondite, come mai potrà avere una informazione storica obiettiva?

Queste cose, minimali, sono l l'esempio più calzante di come la sinistra abbia "infiltrato" la Rai e giorno per giorno riesca a ricostruire, rimodellare i fatti in modo assurdamente di parte, purtroppo nel silenzio generale. Ecco come il "servizio pubblico" troppo spesso non dà garanzie di pluralismo 

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A PROPOSITO DI STORIA IN TV RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRA TV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE CHIACCHIERATE DI STORIA LOCALE. CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING.

 

APPROFONDIMENTO: LA LUDOPATIA,  UNA  PIAGA SOCIALE

Si è fatto un gran parlare della recente grande vincita al Superenalotto dipingendola come la fortunata svolta nella vita dei vincitori, ma pochi hanno pensato a quante centinaia di milioni di euro ha incassato l’Erario – e tutta la sua filiera – in attesa della combinazione vincente, né di quante decine di milioni di persone ci hanno rimesso co le loro inutili giocate durante la lunga attesa. 

La prossima volta che entrate in una tabaccheria osservate gli altri clienti. A parte qualche ormai raro fumatore, scoprirete che la gran parte delle persone sono lì per giocare: lotto, superenalotto, gratta e vinci, “turista per sempre”, tanti altri giochi in cui in pochi istanti si possono impegnare somme notevol,i perché gli italiani giocano sempre di più, ma l’incasso facile per lo Stato sta diventando una piaga sociale.

Secondo   il   Ministero   della   salute   sono   circa   1.300.000   i   malati   patologici   di ludopatia, anche se solo 14.000 di loro nel 2022 hanno avuto il coraggio di ricorrere alle cure mediche e psicologiche, spesso dopo essersi rovinati economicamente ed aver fatto sprofondare nel baratro le loro famiglie.

Numeri impressionanti e in costante crescita. l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stima nel 2022 un nuovo record dei giochi legali: “Risultati eccellenti sono stati conseguiti nel settore del Gioco Pubblico – si legge nella Relazione del Direttore Generale – e secondo stime preliminari, nel 2022 tale aumento dovrebbe attestarsi intorno al 30 per cento, per un controvalore complessivo di circa 135-140 miliardi di

euro record assoluto nella storia dell’Agenzia”.

 Se poi il “Superenalotto” ha per lo meno un suo “lento” ritmo settimanale, sono i “gratta e vinci” che contano di più.

Oltre al gioco d’azzardo on line gli italiani hanno speso in media solo per il “gratta e vinci” 523 euro nel 2004, 1.023 nel 2011, circa 1800 l’anno scorso. In totale si è giocato nel 2021 per circa 165 miliardi, il 18% in più dell’anno precedente e - solo di imposte sul gioco - lo Stato ha incassato 8 miliardi e 413 milioni, somma equivalente

agli investimenti previsti dal PNRR per gli interventi di ristrutturazione ospedaliera. Poi ci sono i giochi on-line illegali di cui sfuggono i contorni e le garanzie, con una impennata delle giocate contestualmente al periodo Covid.

Complessivamente è davvero un affare per le finanze pubbliche? Dipende, perché dall’altra parte c’è il disastro sociale di milioni di famiglie in difficoltà, il ricorso all’usura che prospera sul “nero” e sui debiti di gioco, mentre manca completamente

un   approccio   culturale   e   informativo   su   queste   problematiche   tra   le   giovani generazioni, anche se il “gratta e vinci” coinvolge gente di tutte le età, soprattutto anziani che a colpi di 5 e 10 euro si giocano in poche ore la pensione, come sanno bene gli assistenti sociali di tutta Italia.

Non   basta   scrivere   l’invito  “gioca   consapevolmente!”,   la   realtà   è   che   non   si comprendono (o non si vogliono comprendere) le radici psicologiche del fenomeno.

Tutto viene impostato sull’idea positiva del “colpo grosso” che cambia la vita (ma che   purtroppo   non   arriva   mai)  ma  che   psicologicamente   giustifica   i   fallimenti personali di chi non ha più fiducia in sé stesso, dà la colpa al destino avverso e intanto non vuole impegnarsi a cambiare.

L’offerta poi è subdola: quanti sanno – per esempio - che con “Turista per sempre”, l’agognato “gratta e vinci” che con 5 euro (certi) di costo a biglietto distribuisce l’illusione di guadagnare 300 milioni subito, 6.000 euro al mese per 20 anni e poi un premio finale c’è però un solo biglietto vincente ogni 4,5 MILIONI di tagliandi distribuiti?   Fosse   scritto   almeno   questo   rapporto   sul   retro   del  cartoncino,   forse qualcuno capirebbe quante minime siano le sue probabilità di vincita, così come pochi sanno che al Superenalotto solo il 45% delle giocate finisce in montepremi.

Il problema fondamentale è che molto spesso il ludopatico non ammette mai di avere un problema, tende sempre a minimizzare o a negare l’evidenza e comunque non riesce a chiedere aiuto nel modo corretto, neanche con il supporto di amici e familiari. Se per caso uno vince rigioca subito, se perde (ovvero quasi sempre) penserà immediatamente a come giocare di nuovo per “rifarsi” e a dove trovare nuovi soldi per giocare.

Contro   la   sua   volontà   non   potrà   attivarsi   -   per   legge   -   neppure   il percorso terapeutico mirato a farlo uscire da tale situazione, perché solo se l’interessato è consenziente si possono muovere i meccanismi di tutela civile attraverso i quali anche   persone   diverse   dal   giocatore   problematico   possono   intervenire, affinché vengano almeno presi una serie di accorgimenti diretti a contenere i rischi a cui il ludopatico espone sé stesso e la propria famiglia.

Tra l’altro uno dei motivi del massacro è la velocità di gioco, sempre più spinta. Una  volta  i numeri  del  lotto  venivano  estratti  una  volta  la  settimana  il  sabato pomeriggio, così   come   il   pronostico   Totocalcio   era   legato   alle   partite   della domenica, oggi invece è tutto on-line, le giocate si susseguono a distanza di pochi secondi, si possono comprare numeri infiniti di tagliati gratta e vinci con concorsi dai nomi più esotici favorendo le possibilità compulsive. Un tema dai grandi risvolti economici ed etici ma di cui troppo spesso non si ha il coraggio di parlare, ma una vostra   prossima   volta   in   tabaccheria (nel   vostro   interesse,  senza   giocare!)   sarà comunque molto istruttiva.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                                 MARCO ZACCHERA     






IL PUNTO   n. 901 del 17 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: DIFENDO IL “MIO” OSPEDALE - IPOCRISIE COLLETTIVE – SERIETA’ PER COSPITO –  DEMOCRAZIA ALLA CINESE  – STORIA A TELEVCO

 

DIFENDO L’OSPEDALE DI VERBANIA

E’ uscita nei giorni scorsi una nota di “Nanopress” che indica l’ospedale di Verbania come il peggiore ospedale d’Italia. Il tutto basandosi su un solo parametro, ovvero la mortalità a 30 giorni dal ricovero in cardiologia. Un risultato davvero sorprendente (ma anche assurdo: bisognerebbe allora almeno anche valutare chi viene ricoverato e tener conto che la ns. ASL ha due ospedali e quindi vi sono poi spesso trasferimenti a Novara o Torino per i casi più gravi, o a Domodossola), ma anche una inaccettabile umiliazione per chi ci lavora con impegno ed abnegazione.

Oltretutto a Verbania ci sono molti reparti, specializzazioni e servizi: ha senso prendere un solo  parametro, quando peraltro - notoriamente – tra l’altro la nostra cardiologia lavora bene?

Verbania è una piccola città e certo non può avere un ospedale da grande capoluogo, ma mi sembra che l’umanità, i servizi, la velocità di intervento, la qualità di arredi e macchinari, la pulizia ecc. siano assolutamente positivi, comunque infinitamente migliori di molti altri ospedali in giro per l’Italia.

Certamente ci sono carenze, ma pensiamo anche al personale insufficiente, ai reparti divisi a metà con Domodossola, alle difficoltà economiche e logistiche ma – complessivamente – è assurdo dire che la sanità piemontese e nello specifico quella di Verbania siano le peggiori d’Italia.

Come si possano diffondere statistiche così assurde lascia perplessi. Più volte ho dovuto ricorrere alla nostra sanità di provincia e personalmente mi sono sempre trovato bene, così come chi ha avuto modo di frequentare il DEA o altri reparti in molte altre città italiane può ben rendersi conto delle differenze, ma a tutto vantaggio della nostra sanità locale.

Esprimo quindi solidarietà, vicinanza ed affetto a tutte quelle persone che operano con impegno e professionalità nel “nostro” ospedale, ingiustamente ed assurdamente umiliate.

 

SIAMO DIVENTATI MATTI, IPOCRITI ED ASSURDI

Prosegue l'auto-demolizione della coscienza degli italiani e il condizionamento politico-culturale che la sinistra vorrebbe imporre per tutti.

Due esempi che dovrebbero far meditare, anche sul presunto “nuovo corso” del PD.

Metropolitana di ROMA: essendo in corso una raffica di borseggi, l’altoparlante richiama l’attenzione dei viaggiatori terminando con un “Attenti agli zingari”.

Ne è nato un putiferio perché l’annuncio – che personalmente ritengo provvidenziale e comunque utile a richiamare l’attenzione dei viaggiatori – è stato definito “razzista”.

Sono seguite le (ipocrite) prese di posizione politiche e a farne le spese è stato il malcapitato operatore che si è permesso di fare l’annuncio. “Una volta appreso che in una stazione c'è stato un annuncio discriminatorio e offensivo” – si apprende sull’ ANSA - “ l’ ATAC (l'azienda capitolina che (mal)gestisce il trasporto pubblico nella Capitale), si è subito attivata ed  ha   individuato   il responsabile”.

Individuato il reo, Atac insiste: "L'annuncio non era ovviamente registrato. Si è trattata di una iniziativa personale che l'azienda giudica inaccettabile. Il responsabile, quindi, sarà sottoposto a provvedimento disciplinare". Immediato anche l'intervento del sindaco Roberto Gualtieri (PD) che su twitter condanna senza mezzi termini l'accaduto. "È inammissibile e inaccettabile. Bene ha fatto l'Atac a prendere immediatamente provvedimenti nei confronti di chi si è reso responsabile di un gesto così offensivo e discriminatorio".

Il sindaco Gualtieri è - come il suo collega milanese Sala - di quella "upperclass" sinistrorsa radical-chic che evidentemente non prende mai la metro, soprattutto quella romana, perché altrimenti Gualtieri si renderebbe conto dello stato di degrado del servizio pubblico della sua città con ritardi, scale mobili divelte, sporcizia, bivaccamenti, stazioni chiuse per mesi e lavori infiniti. Gualtieri non pensa alla situazione di incuria cittadina – dalla pulizia, alle buche, alla metro - che Roma mostra tutti i giorni ai suoi cittadini e a milioni di turisti, ma al gesto “offensivo e discriminatorio”!

Lo avessero borseggiato una volta forse non la penserebbe così... Ma ci rendiamo conto in che baratro di cretinaggine collettiva siamo caduti con questa ipocrita ed assurda volontà “antidiscriminatrice” ?

Lo stesso è avvenuto a MILANO poche settimane fa quando “Striscia la notizia” documentò le  operazioni   di   una   banda   di   giovani   ragazze   slave   che   avevano “assaltato” un intero vagone della metropolitana e - quando erano state catturate dai viaggiatori e dalla stessa troupe e portate dai vigili urbani  - erano state subito rilasciate, tanto che immediatamente avevano iniziato a “ripulire” un tram sotto gli occhi delle stesse telecamere, poi assalite dalle stesse ragazzine.

Da allora molti cittadini hanno cominciato a filmare i borseggiatori, e questo ha scatenato la consigliera comunale milanese PD Monica J.Romano che non chiede al suo sindaco Sala di intervenire (finalmente!) per una maggior sicurezza in città e nella metro, ma se la prende con i cittadini che filmano  e testualmente scrive “ La smettano quelli che realizzano questi film di spacciare la loro violenza per senso civico, perché non è senso civico. Le cittadine con vero senso civico alzino la voce e invitino a spegnere le telecamere perché non è così, trasformando le persone in bersagli, che si ottiene giustizia. Di violenza e di squadrismo ne abbiamo già avuti abbastanza davanti al liceo di Firenze e nelle acque di Cutro". Milanesi, ribelliamoci a questa pessima pratica”.

A parte la cretinata di fare un minestrone di questioni del tutto slegate tra loro (c'erano gli squadristi in mare a Cutro ??!!), mi pare che questi atteggiamenti siano non solo un aperto favoreggiamento a chi delinque, ma fanno crescere VERAMENTE il razzismo tra la gente, poi comprensibilmente esasperata davanti al costante non intervento delle forze dell'ordine e specialmente dei vigili urbani responsabili della sicurezza nelle aree ATM.

Mi appello agli italiani di buon senso - questo sì è un appello alla "resistenza"! - ma mi piacerebbe sapere anche che cosa ne pensi di queste vicende la nuova leader del PD, perché - se questo è il nuovo corso del suo partito - più che politica è una questione di demenza generalizzata.

 

SERIETA’ PER COSPITO

L’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani ha inviato allo stato italiano una richiesta scritta chiedendo che siano rispettati gli standard internazionali di detenzione per l’anarchico Alfredo Cospito, soprattutto ai sensi dell’ articolo 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti) e  all’ art. 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata  della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

Vi   sembra   che   lo stato italiano stia sottoponendo Cospito a torture? Forse è disumano il 41 bis per l’impossibilità di avere diretti contatti con l’esterno, ma allora lo stesso vale per tutti i mafiosi soggetti a questo obbligo cui Cospito è stato condannato tenuto conto dei suoi comportamenti tenuti IN carcere.

Il vero problema è che la Magistratura (e non la politica) deve decidere su di lui e la questione si trascina da troppo tempo e questo non è giusto, è la vera una ingiustizia nei confronti di Cospito.

Non si imputi però allo Stato se l’anarchico  ha la VOLONTA’ di non mangiare: nessuno glielo impone, anzi, in tutti i modi si cerca di sostenerlo pur davanti al RIFIUTO dell’interessato.

Bene, comunque, l'interesse dell’Alto Commissario ONU, che speriamo trovi anche il tempo, però, per denunciare ed intervenire CONCRETAMENTE anche sui milioni di casi di detenzioni arbitrarie, torture, violenze, pene di morte ingiuste, fustigazioni, mutilazioni ecc.ecc. che sono purtroppo la quotidianità delle carceri (soprattutto in quelle islamiche) in molte parti del mondo.

 

SUSPANCE (?) IN CINA

Dopo una grande attesa sull’imprevedibilità del risultato, Xi Jinping è stato rieletto per la terza volta presidente della Repubblica Popolare Cinese dal Congresso nazionale del Popolo, proseguendo nel suo secondo decennio di mandato. E’ stata una vittoria conquistata sul filo di lana: 2.952 voti favorevoli su 2.952 votanti (quindi è votato anche lui stesso, non si sa mai) che gli permetteranno di stabilire il record di durata alla guida del paese. Per buon peso era stato rieletto anche alla guida suprema del PCC (Partito comunista cinese) nell’ottobre scorso, anche qui per la terza volta dopo che i rispettivi congressi avevano eliminato la norma costituzionale del limite a due mandati consecutivi. Il Congresso nazionale del popolo ha anche nominato Xi presidente della Commissione militare centrale, il massimo organismo del paese che guida le forze armate, per altri cinque anni.

Ovviamente nessun commento degli organismi internazionali a sottolineare il “democratico” sistema elettorale cinese che si è cristallizzato anche sulle scelte di contorno. Stupenda comunque la scenografia di questi mega-congressi che iniziano (e in pratica già finiscono prima ancora di incominciare) al suono dell’ “Internazionale”  e con l’ingresso in sala in ordine gerarchico di chi dovrà essere eletto alla fine dai “delegati del popolo”. Impressionante la marea di bandiere rosse,  i fondali e  gli stessi vestiti dei delegati (tutti uguali, perfino le cravatte).

Lo stanco pugno chiuso con cui Xi ha salutato alla fine fa parte di rituali che sempre sorprendono, ma soprattutto perché appaiono fuori dal tempo e di pura scenografia. Quanta violenza, però, dietro a queste parate, quanti milioni di persone in galera, quante violenze politiche, religiose, umane, etniche troppo spesso dimenticate da chi pensa sono al “business”. Saranno questi i nostri padroni di domani?

 

STORIA IN TV

Sono tornate anche quest’anno le mie trasmissioni di storia locale su TELE VCO-AZZURRA TV. Vanno in onda il sabato pomeriggio alle 13.30 e la domenica alle ore 18. La TV è visibile anche in streaming e su You Tube. VCO trasmette sui canali 17 e 617 (Piemonte).

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 900 del 10 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  NUMERO 900 ! – TRAGEDIE - COL SENNO DI POI - GREEN: CAMBIANO GLI SCENARI EUROPEI – IPOCRISIA AL CUBO - SABOTAGGI.

 

Cari lettori,

questo è il 900° numero de IL PUNTO. Vent’anni di commenti, di sfoghi, di spiegazioni – spero che almeno siano parole chiare, sicuramente vorrebbero essere obiettive - su come io intenda la politica, il mondo e il futuro della nostra Italia. Speriamo di arrivare al millesimo ”Punto” e poi vedremo, intanto grazie per la vostra pazienza, l’amicizia e la comprensione. A PROPOSITO: QUALUNO HA CONSERVATO IL PRIMO NUMERO? MI PIACEREBBE TANTO RILEGGERLO…

 

TRAGEDIE E SPECULAZIONI

E’ solo una mia impressione o sulla tragedia dei migranti naufragati a Crotone da dieci giorni è in corso una strumentalizzazione politica ossessiva ed assurda? Se i migranti irregolari non si bloccano alla partenza, gli scafisti tenuti dentro a vita e non si creano corridori umanitari per dare asilo a quelli che veramente scappano dalle guerre o dalle persecuzioni (mentre quelli “economici” vanno selezionati) non riusciremo mai ad evitare queste tragedie. Le decisioni assunte ieri dal governo mi sembrano corrette e logiche, sperando sempre che l’Europa, dopo tante chiacchiere, faccia finalmente la sua parte.

 

COVID... CON IL SENNO DI POI

Sono perplesso su come la Procura di Bergamo abbia condotto l’indagine sulla diffusione del Covid nella Bergamasca. Ad esempio per aver scelto come perito tecnico della Procura proprio il dott. Andrea Crisanti, già tuttologo televisivo e ora senatore del Partito Democratico, uno che non ha mai nascosto una sua viscerale contrapposizione alle autorità regionali e di governo.  

Auto-proclamatosi “Esperto capo di tutti gli esperti d’Italia”, onnipresente in TV e litigando ogni sera con mezzo mondo, conoscendo il suo narcisismo e lo spasmodico suo voler "apparire" è legittimo pensare che la sua perizia sia stata influenzata anche da fattori personali.

Trovo discutibile prendersela “a posteriori” con Conte, Speranza o Fontana per non aver ordinato la “zona rossa”. Oggi noi valutiamo i fatti tre anni dopo, sappiamo ormai quasi tutto del virus, sono stati scoperti vaccini e cure, ma in quei giorni  chi avrebbe mai potuto immaginare l'evolversi della pandemia? Allora c’erano incertezze profonde su come affrontare l'emergenza. Come fa Crisanti a dire “per colpa dei politici ci sono stati 4.000 morti!” ?

E se fossero stati di più o di meno? Non si scherza sul dolore delle persone anche perché oggi è facile criticare e dire "bisognava subito chiudere tutto". Io stesso, su IL PUNTO, scrivevo che certe misure apparivano eccessive e nessuno era contento della quarantena, del dover stare in casa bloccando le aziende, il lavoro, il commercio, gli spostamenti mentre il panorama economico era spaventoso.

La stessa OMS – tacitamente complice di Pechino, ricordiamocelo perché è un  particolare che è evaporato nel tempo - minimizzava i rischi ed ha parlato di “pandemia” solo molti giorni dopo lo scoppio dell’epidemia che nessuno sapeva come affrontare.

Denunciare i ritardi per non aver aggiornato un piano pandemico dal 2006 è un conto, dire “ora per allora” che si imponeva la zona rossa è cosa diversa. Tra l’altro perché sotto accusa solo i politici e non allora tutta la filiera dei dirigenti ministeriali, comitati, esperti tecnici o consiglieri? Piuttosto, perché non si vanno a vedere allora anche gli acquisti governativi di tamponi e mascherine, con conseguenti traffici di Arcuri & C.? E i banchi a rotelle, le forniture non a norma, le primule sui gazebo, gli affari di Di Maio con la Cina, le incredibili scelte ad personam della Von der Leyen che abbiamo pagato tutti senza alcuna trasparenza per miliardi di euro?  Queste sì che sarebbero indagini che gli italiani si aspettano di veder concretizzate (e concluse) oltre che sui vertici dell’ OMS e dell’Unione Europea.  

 

IN EUROPA SI CAMBIA?

La decisione UE che di fatto ha rinviato ad imprecisati tempi migliori l’idea di mettere al bando dal 2035 le auto a diesel e benzina è forse un segnale  che la maggioranza rosa-rosso-verde che di fatto domina la Commissione Europea stia cominciando a dare segni di sbandamento. Se ne è parlato poco perché è una sconfitta evidente della sinistra, ma è una interessante realtà.

La scelta del “green” esasperato era ed è una battaglia politica prima ancora che economica, identitaria prima che logica e - come per altri provvedimenti sul filo dell’assurdo (da quelli etici alle norme sulle costruzioni o per gli alimenti) - nell’immaginario collettivo della sinistra europea cominciano ad esseri dei miraggi che si allontanano sotto la spinta  della  “realpolitik” di governi sempre più scettici sul diventare magari delle icone del mondo ecologista, ma mettendosi contro la gran parte dei propri cittadini, mentre si avvicina veloce il voto del 2024.

Sul tema è stato determinante (finalmente!) l’attivismo italiano che si nota dopo anni e quello polacco, cui è seguito quello ungherese, bulgaro e della Repubblica Ceca, ma anche una scelta più prudente della corazzata tedesca che insieme hanno prodotto l’inevitabile “stop”.

In Italia grande soddisfazione è espressa dalla Meloni, da Salvini e dai ministri Urso e Pichetto Fratin, che parlano di successo politico, mentre a sinistra è sceso il silenzio, tombale.

Invano si è atteso un commento da Elly Schlein, alle prese con la prima vera grana nel dover prendere una posizione chiara tra la teoria e la realtà, che non è venuta..

Palpabile l’imbarazzo generale, ne è prova “Repubblica” che il giorno dopo la fondamentale scelta europea non ne ha dato nessuna notizia in cronaca, limitandosi solo a un richiamo a pagina 32, nelle rubriche economiche.

Certo a sinistra pesano le parole di Romano Prodi che nelle scorse settimane aveva espresso duramente e con forza una sua posizione nettamente contraria al procedere su questa linea, sottolineando i rischi di un’auto elettrica con troppi componenti “made in China”, il dramma occupazionale che ne verrebbe, l’assurdità di posizioni francamente poco difendibili. Per esempio, che una capitalistica Ferrari avrebbe potuto continuare ad andare a benzina ed una utilitaria invece no, oppure che sarebbe parso davvero bizzarro permettere ancora la produzione di auto endotermiche destinate però solo all’esportazione extra UE, quasi ci fosse un mondo diverso appena fuori l’Europa.

La decisione di rinvio sulle auto elettriche è però anche un segnale politico, ovvero che le opinioni pubbliche ed i governi nati dopo il 2019 sembrano di caratura e indirizzo progressivamente diverso rispetto al voto che aveva portato all’elezione del parlamento europeo.

Il rischio era che il provvedimento, uno dei più simbolici e importanti della legislatura, ricevesse un'imbarazzante bocciatura. Proprio per evitare questo scenario (ma anche perché a Stoccolma da qualche mese c’è un governo di centro-destra), la presidenza svedese dell'Ue ha optato per il rinvio, di fatto consegnando il cerino acceso ai suoi prossimi successori spagnoli.

Finalmente ci si comincia a chiedere se oltre all’elettrico non si debba puntare su altre scelte, come i nuovi combustibili più puliti (e in parte sintetici) piuttosto che imporre divieti che rischiano di essere un disastro, visto anche che ad oggi le ricerche sull’uso dell’idrogeno sono ancora lontane da soluzioni convincenti.

 

IPOCRISIA AL CUBO

I Fatti. Un mese fa durante un volantinaggio davanti ad un liceo fiorentino c’è stata una scazzottatura tra giovani di destra e di sinistra. Non sono mai riuscito ad ascoltare  una chiara ricostruzione dei fatti, ma mettiamo pure che ogni responsabilità sia stata dei ragazzi di destra. Grazie al cielo nessun ferito, ma è comunque montata una forsennata campagna “antifascista” al culmine della quale sabato scorso hanno sfilato per Firenze alcune migliaia di persone (subito “montate” a 40.000!) convocate da CGIL, CISL, UIL, PD, Verdi, Socialisti, Radicali, M5S, gruppi “titini” (sì, a Firenze ci sono ancora i sostenitori dell’ex dittatore jugoslavo Tito, l’infoibatore di migliaia di italiani) oltre ai “collettivi” e agli anarchici con striscioni inneggianti a Cospito in un mare di bandiere rosse, pugni chiusi, falci e martelli e ovviamente al canto di “bella ciao”. Partecipavano tutti i leader della sinistra – Schlein e Conte in testa - a beneficio delle telecamere, al grido che “il fascismo non passerà”.

Proprio nelle stesse ore della manifestazione fiorentina, a Torino gli anarchici mettevano a ferro e fuoco il centro cittadino con verine ed auto distrutte, lacrimogeni, lancio di petardi, incendio di cassonetti, cariche della polizia nel solito scenario di guerriglia urbana. Non una parola di condanna anche su questi episodi dai leader “antifascisti” cui evidentemente la violenza di anarchici e dell’estrema sinistra non dà fastidio, al più saranno i soliti “compagni che sbagliano”. Diciamoci la verità: “strumentalizzazione” significa prendere un pretesto ed usarlo. Bene, a Firenze si è preso a pretesto un modesto fatto di cronaca per impiantare una manovra politica con comportamenti che per me sono la “ipocrisia al cubo”, ovvero la più becera e ipocrita demagogia che - di fatto – giustifica poi la violenza con la foglia di fico di un antifascismo surreale, di facciata, falso e fuori dal tempo. La violenza va condannata in sé e per sé, sempre, da chiunque sia causata. La preside fiorentina che passa ormai per repressa dal ministro “fascista” Valditara e che ha così ben spiegato ai suoi  studenti che “il fascismo nasce dall’indifferenza” avrà mai scritto ai propri alunni come però la violenza vada sempre condannata, anche se viene dall’altro fronte? Temo proprio di no.

 

GASDOTTI SABOTATI, MA GUARDA GUARDA…

Perfino secondo il New York Times (come su IL PUNTO avevo scritto tante volte in tempi non sospetti) dietro al sabotaggio dei gasdotti russi nel Baltico nell'estate scorsa ci sarebbero stati gli USA che avrebbero usato “manovalanza” legata a Norvegia ed Ucraina. Utilizzando come copertura un’esercitazione navale delle forze marittime Nato denominata Baltops 22, una squadra di sommozzatori della U.S. Navy avrebbe piazzato degli esplosivi C4 per danneggiare i tubi del gasdotto; esplosivi che sarebbero stati fatti poi detonare al momento opportuno. Di fatto quelle esplosioni bloccarono l’afflusso del gas russo obbligando l’Europa a trovarsi altri fornitori, dandole una pesante spallata economica, mettendola in crisi sui prezzi dell’energia e facendo un grande piacere a Washington e Kiev spingendo così la UE a schierarsi ancora di più con l’Ucraina.

Zelensky dice che non è vero, che lui non ne sa niente, ma  allora sarebbe ancora più  interessante sapere ufficialmente chi abbia fatto il “lavoro sporco" tutto a suo favore.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO N. 899  del 3 marzo 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA – UNA “RADICAL CHIC”  LEADER PD – COMPROMESSI IMBARAZZANTI

 

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MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA

Penso a quel pelouche rosa sbattuto a riva dalle onde, simbolo del disastr, e a tutte le polemiche inutili e scontate che ci stanno dietro. Tra l’altro se a bordo del barcone naufragato a Crotone c’erano davvero solo siriani, curdi, afghani e somali avevano diritto di asilo in Europa, nessuno glielo avrebbe potuto negare. Ma perché allora non andare in Grecia con un viaggio di 2 ore e invece stare in giro per 4 giorni? Perché non sbarcare regolarmente e chiedere asilo? Perché pagare 6.000 euro a testa per essere in balia di mercanti di carne umana? Sono domande che non sento porre da nessuno. Circa le ONG, se vi dicono di imbarcarvi perché tanto ti aspettano al largo (e lo sai perché lo vedi in TV) o invece sai che la strada è chiusa e di rischiare, tu – migrante – che cosa scegli? I morti in mare non ci saranno più solo se non si parte, se chi vi costringe a partire finirà finalmente in galera e lì resterà, ma soprattutto se l’Europa vorrà finalmente trovare un modo serio di selezionare chi emigra valutando le persone nel proprio paese o alla partenza, non abbandonando poi esseri umani  e i singoli paesi al loro destino.

 

Mentre i TG grondano lacrime ed accuse per il disastro umanitario di Crotone (banale il debutto della Schlein, anche lei già con il solito ritornello “dimissioni dimissioni”) è indubbio che quando succedono tragedie come quelle di domenica cresce un profondo di senso di colpa collettivo tra tutti gli italiani.

Poi, mercoledì sera,  “Striscia la Notizia” fa passare un servizio da Milano dove, in metropolitana, cinque ragazze extracomunitarie dell’est - che non dovrebbero più essere nel nostro paese perché già in possesso del “foglio di via” e “presumibilmente incinte” - si producono in un folle saccheggio e borseggio violento a danno dei passeggeri rubando tutto il possibile.

Inseguite dalle telecamere, tra lo sconcerto dei controllori ATM e gli applausi dei passeggeri, è la stessa troupe di Striscia la Notizia a fermarle consegnandole - tra sputi, insulti e diti medi contro i cameraman e la troupe TV- a un presidio della polizia municipale.

Poco tempo dopo le cinque delinquenti (non trovo altro modo di chiamarle) sono rilasciate però in pompa magna, libere e ancora più agguerrite, perché consapevoli che a carico loro non si può fare nulla. Immediatamente si rimettono “al lavoro”, questa volta su un tram, ricominciando con i borseggi, e gli atti di vandalismo, prendono a calci e a pugni l’inviato di Striscia la Notizia, gli rompono la telecamera, il tutto sotto gli occhi terrorizzati dei passeggeri.

La prima domanda è cosa commenterebbe su questi episodi la gentile new leader del PD Ms. Elly Schlein. Che cosa proporrebbe di fare e come si comporterebbe? Chiederebbe le dimissioni del sindaco Sala? A seguire qualche domanda proprio all’ineffabile sindaco di Milano Giuseppe Sala, radical-chic ma che evidentemente in metro non ci va mai, perché se lo avessero assalito o borseggiato almeno una volta forse si renderebbe conto di cosa accade nella “sua” città, perfino in pieno centro e in pieno giorno, visto che il servizio di “Striscia la Notizia” documentava i borseggi tra le fermate di San Babila e Cairoli.

Eppure è questa la verità quotidiana di una qualsiasi metro d’Italia dove i cittadini pagano il biglietto e qualcuno invece scavalca impunemente i tornelli davanti ai guardiani che - se intervengono - sono picchiati. La Milano dove si butta tutto per terra alla faccia del “green”, dove la piccola delinquenza, lo spaccio, il borseggio sono la realtà quotidiana e dove i controllori se ne stanno blindati nei loro box perché altrimenti  rischiano pure di essere brutalmente aggrediti, come ho personalmente costatato alla stazione MM di Lampugnano.

E noi, con il macigno dei nostri sensi di colpa, che cosa siamo in grado di dire se non “Poverine” a queste delinquenti straniere che arrivano qui solo e soltanto per delinquere e non possono poi essere di fatto perseguite, arrestate, detenute, espulse?

Sono convinto che la gran parte dei migranti morti a Crotone fossero brava gente desiderosa solo di lavorare e di scappare dalla guerra, ma c’è anche l’altra faccia dell’immigrazione di cui non si vuole mai parlare perché non è “chic” ed invece colpisce la gente che poi dice “basta” e quindi diventa cinica anche davanti ai naufragi. Siamo pronti ai sensi di colpa, ma qualcuno sta davvero approfittando, politicamente e moralmente, di una situazione sempre più esplosiva. Dirlo, però, è “qualunquismo” .

Perché alla fine troppe volte il cittadino “normale” passa per colpevole e il delinquente, invece, ha ancora ragione

 

UNA RADIOSA (?) RADICAL CHIC ALLA GUIDA DEL PD

Facendo i doverosi auguri alla sua nuova segretaria, il PD non cessa di stupire e l’elezione di Elly Schlein ne è una conferma.

Premesso che trovo comunque positivo il ricorso alle “primarie” perché permette di capire il pensiero dei (presunti) simpatizzanti ed elettori, si pone però il problema di che cosa contino allora gli iscritti al PD visto che solo il 34,8% di loro l’aveva scelta e soprattutto che logica ci sia se – come pare – solo il 50% dei votanti alle "primarie" sarebbe stato effettivamente un elettore del PD e che quindi il voto sarebbe stato fortemente condizionato dall’esterno.

Esempio calzante di radical-chic, Elly è comunque espressione di quella sinistra che la rivoluzione la fa sempre a parole soprattutto quando è all’opposizione, scordandola quando è maggioranza dove non disdegna di fare affari nel solco delle migliori tradizioni capitalistiche di cui proprio la Schlein ne è fulgido esempio.  

Ben sistemata economicamente, nata vicino a Lugano in una famiglia ebrea svizzera “bene”, appoggiata da buona parte della nomenklatura PD (soprattutto da quelli che avevano fiutato l’aria) con Franceschini, Prodi e Zingaretti in testa e soprattutto spinta dai media che negli ultimi giorni ne hanno indubbiamente tirato la volata, la Schlein gode di ben tre nazionalità diverse (statunitense, svizzera ed italiana: un perfetto pedigree per una leader di sinistra!), è apertamente bisex (e quindi “à la page”) e si è reiscritta al PD soltanto 15 giorni dopo essersi candidata alla segreteria del partito.

Con lei il PD penso riscoprirà il movimentismo delle “sardine” e una maggiore vicinanza con il M5S mettendo in difficoltà la sua ala cattolica e moderata – quella della “fu” Margherita, insomma – il cui leader Fioroni, infatti, se ne è subito andato.

Un partito che credo aprirà alla sinistra di “Articolo Uno” e a quella più radicale.

Sicuramente la Schlein sarà una bella spina per la Meloni perché spariglierà le carte, farà rumore – stando all’opposizione, ovvero non rischiando nulla – e avrà tempo e modo di scuotere tutta la sinistra soprattutto quella intorpidita e delusa. Sarà un inedito duello fra fanciulle e le tensioni vedrete che non mancheranno.

Elly me la vedo un po' come il sindaco Sala a Milano, tutto infervorato per le zone green e a circolazione limitata, plaudente in smoking nel palco d’onore della Scala, ma che evidentemente non passa mai per Lampugnano o Via Padova oppure che trovi il tempo di visitare il degrado delle case popolari occupate. Se lo avesse mai trovato sarebbe diventato forse meno green e magari si vergognerebbe di essere sindaco.

Altro aspetto da sottolineare la partecipazione al voto, poco oltre il milione. Sembrano tanti, ma sono altri 500.000 votanti in meno rispetto al 2019 quando venne eletto Nicola Zingaretti e sideralmente lontani dai 3,5 milioni di elettori votanti al debutto del PD, se poi metà di loro non l’ha neppure votato il a settembre…  

In fondo, per il (presunto) elettore Pd domenica si trattava di scegliere tra due identità diverse, una più massimalista e una più riformista di un partito che vorrebbe attrarre consensi pescando tra sensibilità diverse - per non dire opposte – su ogni argomento, ovvero tenere insieme sia il cattolico che il gay più estremo, l'operaio e l'imprenditore.

Ha vinto l’ala sinistro-massimalista, ma ricordando che i voti presi dalla Schlein (587mila) sono praticamente gli stessi di Cuperlo e Civati nel 2013 (510mila), o di Vendola. Solo che allora con 500mila voti eri minoranza, oggi si vince.  

Certamente la sconfitta di Bonaccini riavvicina ora i democratici al M5S e apre invece spazio per passaggi di quadri ed elettori verso Calenda e Renzi, felici del risultato “estremista”.

Per il Pd sarà un nuovo inizio o il definitivo inizio della fine? Sarà sicuramente un PD diverso da prima, più oppositore e di sinistra, con verdetto alle europee 2024.

 

COMPROMESSI IMBARAZZANTI

Venerdì 24 febbraio alla trasmissione "Fratelli di Crozza" il (bravissimo) comico genovese ha passato mezza puntata a ironizzare – come è suo mestiere – sui vari esponenti politici, soprattutto (ovviamente) quelli di centro-destra. Dopo aver “demolito” Bonaccini (anche così si è costruita la vittoria della Schlein), nel prendere pesantemente in giro il senatore Fazzolari (Fratelli d’Italia, consigliere della Meloni) per una sua proposta di legge sulle armi, ha mostrato una mega-foto del "Gruppo Azof" (definiti “gli amichetti del Fazzolari”) ovvero gli ucraini filo-nazisti di cui non si parla quasi mai, forse perché rovinerebbero l’icona costruita su Zelensky & C.

Il bello è che la mega-foto apparsa come sfondo su La7 portava in basso a destra - tra svastiche varie e saluti nazisti – anche una grande bandiera ucraina, pudicamente coperta però – chissà perché ?!- da una striscia grigia, quasi non la si volesse far troppo vedere. Chissà perché…

 

Buona settimana a tutti!                                                          MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 898 del 24 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BONUS - GIUSTIZIA, COSPITO & DELMASTRO - A BRUXELLES SI NASCONDE DEL MARCIO  – PACE IN UCRAINA.

 

Cari Lettori,

vi piace leggere IL PUNTO? Siamo arrivati quasi al 900° numero, ma qualche volta sono un po' sfiduciato vedendo il disinteresse generale sulla situazione politica e sociale non solo italiana, ma mi rinfranco quando ricevo commenti – positivi o critici non importa -  perché allora si ha l’illusione di portare almeno qualcuno a fare qualche riflessione. Se apprezzate le mie news per favore aiutatemi mandandomi qualche indirizzo di lettori potenzialmente interessati (ad oggi il Punto arriva a circa 15.000 persone) e grazie per l’attenzione!

 

BONUS

Ci vuole coraggio a togliere benefit consolidati, ma il governo Meloni dimostra di averne perché sulla questione dei “bonus” era ora di dirci scomode verità.

Arbore direbbe detto che “La vita è tutta un bonus” anziché un guiz, resta il fatto che moltiplicarli come negli ultimi anni ha drogato prezzi e mercato. Quelli al 110%, per esempio, sono serviti anche per organizzare speculazioni incredibili, sia a vantaggio di (molte) imprese poco serie che delle banche, che hanno abbondantemente lucrato sui crediti fiscali. Se il costo di un ponteggio è passato da 9 a 25 euro al metro quadrato proprio in concomitanza con il “bonus 110%” significa che questa manovra ha appunto drogato i prezzi di mercato e alla fine ha dato man forte all’inflazione con un danno per tutti gli italiani. Forse non ce ne siamo accorti, ma il deficit dello stato solo per questo bonus edilizio è aumentato di 2.000 euro a cittadino. 

 

C’E’ DEL MARCIO (PURTROPPO) ANCHE IN EUROPA

Pochi anno saputo (la censura sulla notizia è stata quasi totale) che nei giorni scorsi il New York Times ha denunciato la Commissione Europea per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente Ursula von der Leyen, e il CEO  di Pfizer Albert Bourla, relativi al contratto che ha portato all'acquisto del vaccino Covid da parte dell’Europa.

Il quotidiano (di solito citatissimo ogni volta che parla male di Trump e dei repubblicani, sempre ripreso in TV e sui giornali italiani) sostiene che la Commissione aveva l'obbligo di rendere pubblici i messaggi, in nome della trasparenza, visto che hanno portato ad un contratto per miliardi (non milioni!) di euro.

Le accuse alla Von der Leyen per il suo rapporto privilegiato con Pfizer (il cui vaccino è costato all’ Europa 10 VOLTE di più rispetto ad AstraZeneca) risalgono ad aprile del 2021, quando il New York Times, sulla scorta di un'inchiesta di neztpolitik.org, rivelò che i due avevano trattato direttamente tra loro tramite “chiamate e sms” una fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti Covid. Da qui l’intervento della mediatrice europea, Emily O’Reilly (la “mediatrice europea” è la garante sulla trasparenza delle operazioni della Commissione Europea), che invano ha chiesto di avere accesso alle conversazioni confidenziali. La Commissione tramite la ceca Vera Jourovà – commissaria alla trasparenza - aveva spiegato che i messaggi potevano essere stati cancellati, a causa della loro "natura effimera". (bel modo di fare inchieste…)  Nella vicenda si è ora inserito anche il Parlamento europeo con molti  eurodeputati che hanno chiesto alla Von der Leyen e a Bourla di comparire in audizione, ma finora nessuno dei due ha accettato di farlo.

Lo scorso ottobre, la Procura europea aveva annunciato di avere aperto un'inchiesta sull'acquisto dei vaccini anti Covid dopo che una relazione della Corte dei conti dell'Ue aveva sollevato non poche perplessità sulla gestione della trattativa tra Bruxelles e Pfizer. La presidente UE avrebbe infatti trattato personalmente con la casa farmaceutica senza neppure coinvolgere il gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati, rifiutandosi inoltre di rispondere alle richieste di chiarimento della Corte.

E’ inammissibile che una politica “tratti in proprio” questioni di questo tipo, soprattutto quando è tuttora senza risposta l’altra indagine sul coinvolgimento di Heiko von der Leyen (il marito della presidente!) in un progetto di ricerca sui vaccini a mRna, la tecnologia usata dalla tedesca BioNTech e da Pfizer per il loro farmaco contro il Covid. Il progetto è finanziato anche dall'Italia con 320 milioni di euro provenienti dal Pnrr (cioè lo paghiamo tutti) e prevede la partecipazione della società biotech statunitense Orgenesis, di cui Heiko von der Leyen era direttore scientifico. Dopo le polemiche, il marito della leader Ue si è dimesso dall'incarico all'interno del progetto, ma resta aperta la questione di un pagamento esorbitante a Pfizer per i vaccini se poi vengono pagate dalla UE anche le ricerche scientifiche. 

Ma queste non vi sembrano notizie importanti e degne di dibattito? Eppure il “Corriere della Sera” non mi risulta abbia pubblicato una riga, così come molti altri quotidiani italiani, a parte “La Verità” che dei vaccini ne ha fatto una campagna quotidiana. Ursula è santa per definizione, ma mi sembra che invece ci sia davvero del possibile marcio a Bruxelles a livello anche di Commissione (ovvero di governo) e dovremmo cominciare tutti a farci delle domande su forniture, vaccini, armi, gestione delle risorse che fanno impallidire perfino il “Qatargate”.

 

PACE IN UCRAINA

Berlusconi è stato accusato per aver sostenuto che – pur continuando ad aiutare l’Ucraina – bisogna tentare di avviare anche colloqui di pace. Non lo avesse mai fatto: addirittura il PPE (Forza Italia al parlamento europeo fa parte del gruppo Partito Popolare Europeo) ha cancellato un incontro a giugno in Italia per “sanzionare” le parole di Berlusconi. Mi sembra un atteggiamento folle salvo che si voglia continuare la guerra per sempre ad ogni costo e dopo che perfino il Capo di Stato Maggiore americano ha confermato che salvo ricorrere al nucleare questa guerra potrebbe non finire mai perché nessuno ne uscirà vincitore.

Dopo che Europa ed USA hanno investito miliardi di euro, ad un anno esatto dall’inizio del conflitto nessuno ritiene sia giusto abbandonare l’Ucraina, ma perché non si deve cercare  con ogni via anche un percorso di pace e intanto muoversi almeno per chiedere un armistizio provvisorio? La nostra Costituzione, tanto invocata perfino con le pagliacciate di Benigni, “ripudia la guerra” eppure parliamo solo di armi, missili, morti…avanti, avanti!  Nessuno vuol cancellare le responsabilità di Putin, ma possibile che l’Europa non pensi minimamente anche a qualche iniziativa per cercare un minimo di pace? Eppure quotidianamente si parla solo di nuove forniture belliche, con il segretario NATO Stoltenberg (quello che già dalla faccia mi inquieta, non vi sembra assomigliare a un generale tedesco, ma di quelli spietati?) o il commissario europeo Borrell che sono solo capaci solo di invocare nuove armi e chiedere guerra.

E poi, diciamocelo una volta per tutte, chi controlla l’Ucraina e la gestione degli aiuti? Dov’è la trasparenza delle forniture in uno dei paesi da sempre tra i più corrotti e infiltrati dalle mafie? Zelensky ha cacciato un paio di vice-ministri di secondo piano, ma non ci sono davvero altri profittatori della situazione? Di tutto ciò, per,ò non si ha mai minimamente il coraggio di parlare e se uno avanza dei dubbi immediatamente è bollato come schiavetto di Putin. 

 

GIUSTIZIA, COSPITO & DEL MASTRO

Credo che chi sta al governo abbia particolari obblighi di riservatezza, così come quando si è deputati di maggioranza è opportuno evitare polemiche che hanno più senso stando all’opposizione. Ciò premesso, il sottosegretario Del Mastro è stato accusato dalla sinistra di aver diffuso notizie riservate, tramite l’on. Donzelli, sul caso Cospito, che in aula a Montecitorio aveva comunque detto solo la verità, ovvero raccontato della imbarazzante visita dei deputati del PD all’anarchico, riferendo dei contemporanei contatti tra Cospito ed i mafiosi detenuti come lui a Sassari con il 41bis.

Del Mastro non ha fatto nulla di male, ma è notevole che le polemiche sono servite per cercare di far dimenticare questa visita inopportuna (con chi sta il PD, con l’anarchico o con lo stato?). Dopo l’isteria collettiva giovedì scorso Del Mastro è stato sentito da ben quattro pubblici ministeri della Procura di Roma (non avevano altro da fare?) e la notizia della convocazione per l’interrogatorio è stata pubblicata dalle agenzie addirittura prima che lo sapesse l’interessato. Dovendo procedere su problemi di segretezza, magnifico esempio di “segretezza” proprio del Palazzo di Giustizia romano! Non solo, non ci si lamenti della lentezza giudiziaria: l’esposto del PD e Verdi contro Del Mastro è stato affrontato in pochissimi giorni, raro esempio di super efficienza. Un interrogatorio non significa di per sé incriminazione, ma per il “Corriere della Sera” già durante le stesse ore “Per i PM le carte non si potevano condividere”, ovvero il quotidiano più importante d’Italia avrebbe conosciuto i fatti e diffuso l’opinione dei Magistrati ad interrogatorio ancora in corso! Altro che talpe…

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA






IL PUNTO   n. 897 del 17 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: Destra-Sinistra 2 a 0 (1-1) – Moratti KO – Ruby -  Incoerenze green  – Servizi Segreti

 

POST ELEZIONI

Il centro destra ha vinto in Lombardia e Lazio, un 2 a 0 (rispetto al precedente 1 a 1) per un voto scivolato via nel disinteresse quasi generale, ma che comunque segnala alcune tendenze interessanti.

Innanzitutto pochi votanti: scetticismo e scarso “appeal” del voto regionale, ma ovviamente anche la non concomitanza con altri turni elettorali per un mix che ha  condizionato il numero degli elettori scesi a un minimo storico, peraltro in linea – per esempio – con i ballottaggi comunali. 

La penisola è piena di sindaci eletti con meno del 40% dei votanti, anche se di solito in questi casi a star lontano dalle urne sono soprattutto elettori di centro-destra con conseguenti spesso clamorosi ribaltoni rispetto al voto del primo turno, mentre questa volta l’astensionismo è stato trasversale, spia comunque del crescente disinteresse collettivo. Risultato: otto anni fa solo Lombardia e Veneto stavano a destra, oggi il quadro è ribaltato con solo 4 regioni al centro sinistra.

Ricordiamoci che la politica è sempre una ruota che gira, ma in questo quadro - già per loro difficile - le tre forze politiche di opposizione schierate in campo (PD - Calenda/Renzi - M5S) hanno fatto di tutto per sbranarsi e sparlarsi a vicenda, senza un minimo di coerenza tale da convincere l’elettorato.

Su Milano hanno giocato molto la personalità e le ambizioni della Moratti ma anche la sua capacità di condizionare (o circuire?) completamente Calenda e Renzi.

Già in passato ho avuto modo di sottolineare la forte distanza tra la percezione che Letizia Moratti ha di sé stessa rispetto al parere e all’apprezzamento dell’elettorato.

Chi ha buona memoria ricorderà la sua stroncatura da sindaco di Milano quando volle ad ogni costo ancora candidarsi nonostante gli allarmi dei sondaggi, salvo essere poi travolta da una sconfitta bruciante.

A molti sembrava azzardata la scelta morattiana di lasciare Fontana da assessore alla sanità (ovvero il più importante) per schierarsi direttamente contro di lui, cosa che la gente non ha evidentemente apprezzato facendo scivolare la Moratti sotto il 10% e lasciandola fuori dal Consiglio regionale, ma trascinando nella sua sconfitta personale anche chi l’appoggiava.

L’infortunio di Calenda (e di Renzi, che però – furbescamente come al solito - si era tenuto un bel po' più defilato in campagna elettorale) potrà ora avere delle conseguenze già a breve sulla unificazione dei loro due movimenti, ma sull’unificazione incombe come un macigno il tema dei rapporti con il PD.

Un rapporto difficile, rancoroso, fatto di sgarbi personali e antichi rancori, ma anche – ed è la cosa più importante – che rischia (se accettato) di trasformarsi ora in un potenziale abbraccio mortale proprio visto che il PD perde il Lazio ma comunque tiene i suoi voti, mentre Calenda e Renzi colano a picco, nonostante non abbiano perso un briciolo della loro supponenza (sanno tutto loro, gli altri sono pere cotte). I due erano convinti solo qualche mese fa di poter attrarre a sé buona parte dell’elettorato PD in crisi di identità, oggi – soprattutto se sarà Bonaccini il nuovo segretario PD, leader sicuramente moderato – mi sembra più probabile che una stretta collaborazione tra i gruppi scatenerebbe invece un’ondata contraria, dissanguando ulteriormente chi - sia verso destra che verso sinistra - si ritrova in un vicolo cieco e che più di prima è a rischio di perdere il ruolo aggregante per cui era stato pensato come “terzo polo”.

Il centro-destra incassa il successo e prosegue, ci pensa Berlusconi ad agitare un po' le acque e, dopo l’assoluzione per il Ruby 3, adesso chi lo ferma più?

 

RUBY

Ho perso il conto di quanti anni di indagini e quanti processi siano stati collegati al “Caso Ruby”: mai nella storia italiana una serata di presunti balletti rosa è stata così oggetto di indagini.

Alla terza assoluzione Berlusconi adesso gode, ma non è finita e vedrete altri ricorsi, appelli ecc.ecc. L'Italia a livello planetario ha fatto una figuraccia cosmica, Ruby – ormai matura trentenne - si è ora scoperta addirittura scrittrice, il Berlusca ci ha rimesso milionate, le procure hanno buttato via inutilmente anni di indagini. Pensate a quanti altri processi sono stati ritardati, a quanti colpevoli (e innocenti) che non sono stati indagati o processati perché procure e tribunali di mezza Italia erano intasati con la presunta nipotina di Mubarak nei vari "filoni" delle indagini..

Mai in aule di tribunale sono comunque apparse a deporre belle ragazze come le “Olgettine” e metà maschi italiani hanno invidiato il Cavaliere. (Anche quelli in quota trans, visto la sfilata dei/delle personaggi)  L’ultima news  – incredibile - è che a far assolvere Berlusconi sarebbero stati errori procedurali della procura milanese. Un boomerang, insomma… E adesso, chi paga?

 

INCOERENZE GREEN

Il Parlamento europeo con 340 voti favorevoli, 278 contrari e 21 astenuti ha deciso di mettere al bando dal 2035 le auto a benzina e diesel. FdI, Lega e Forza Italia hanno votato contro, a favore la sinistra.

Secondo me è una decisione folle, che non solo ci mette nelle mani dei cinesi che controllano la produzione dei motori elettrici e relative materie prime, ma che distrugge la nostra industria in nome di un ecologismo scientificamente non basato su dati di fatto e frutto di pura demagogia pseudo-ecologista. Oltretutto l'energia elettrica viene vengono largamente prodotta con materie inquinanti e nessuno spiega quante emissioni concretamente producano le auto a combustione, se ben manutentate e moderne.  Per coerenza allora bisognerebbe allora vietare anche i camion, le navi con motori diesel per tornare ai velieri, gli aerei per tornare a dirigibili e mongolfiere. Scelte folli, come la messa al bando dal 2029 delle caldaie a gas. L'Europa si auto-distrugge per pura demagogia e non migliora le sorti del pianeta perchè oltre il 90% del mondo non adotterà mai queste decisioni.

Il dato però è politico: se tutti i partiti di maggioranza italiana sono contro questa normativa innanzitutto si spieghi a chiare lettere che queste scelte europee sono responsabilità della sinistra e - visto che il nostro rappresentante a Bruxelles è sempre Gentiloni, esponente  ufficiale del PD - e che su troppe questioni (energia, green, cibi, immigrazione) la sua posizione è opposta a quella della maggioranza politica italiana NE SI CHIEDA LE DIMISSIONI. O Gentiloni si adegua a chi rappresenta oppure se ne deve andare, visto che è politicamente un abusivo.

 

SERVIZI SEGRETI

Citare i servizi segreti come “fonti” più o meno veritiere sono da sempre un ottimo sistema per far trapelare notizie più o meno reali e nascondere le verità quando sono imbarazzanti.

I “servizi” sono chiamati in campo quando si vuol accusare qualcuno in modo più o meno anonimo o montare l'opinione pubblica sfruttando timori e speranze. Giustificare l'aumento delle forniture di armi perchè i "servizi" sostengono che l'avversario si stia riarmando (e nessuno ne ha la prova contraria) fornisce un ottimo alibi per una escalation bellica. Il caso Ucraina è da manuale.

Al contrario, i servizi vengono tacitati quando scoprono cose scomode o se è meglio non farle sapere in giro. Per esempio, possibile che tutti insieme i servizi segreti europei non abbiano ancora capito chi abbia fatto saltare gli oleodotti russi nel mar Baltico interrompendo comunque la fornitura di gas russo all'Europa?

Eppure è stato un piano così tecnicamente impegnativo che è follia pensare che non sappiano benissimo come sia andata. E allora, chi è stato? L'opinione pubblica europea, furbescamente anestetizzata da migliaia di news pilotate, non se lo chiede neppure né ricorda il fatto, ma quelle esplosioni ci sono costate miliardi di euro in termini di costi energetici. E se fossero stati proprio gli stessi servizi segreti - magari quelli britannici - a compiere il "servizietto"? Ce lo si dica con un minimo di chiarezza, oppure bisogna avere il coraggio di ammettere che in stati che si auto-proclamano liberi e democratici è vietato sapere la verità.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 896 del 10 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Terremoto – Europa - Domenica al voto – Sanremo – quanto vale Di Maio?-  Digiuni light - Il Giorno del Ricordo

 

I terremoti sono una cosa tremenda, imprevedibile, sconvolgente. L’ultimo sisma in Turchia e in Siria ha colpito una regione povera e già disastrata da 12 anni di guerra, dimenticata dai media per la crisi in Ucraina. Davanti a queste tragedie mi sembra che tutte le nostre questioni diventino piccole, insignificanti, futili. Eppure leggo che nonostante il disastro l’infinita guerra civile siriana non si è fermata neppure per il terremoto e che i “governativi” avrebbero continuato a cannoneggiare i ribelli a pochi chilometri da Aleppo neanche due ore dopo le scosse, insistendo perché non vengano aiutati i “ribelli”. Follia umana, siamo peggio delle bestie.

 

EUROPA A DUE VELOCITA’

Il rapporto preferenziale economico, energetico e militare tra Francia e Germania è una realtà che non viene più nemmeno nascost,a ma contraria ai principi fondativi dell’Unione ed è un aspetto che sottolinea la necessità di come sia davvero ora che l’Italia e altri paesi mediterranei ripensino seriamente al loro ruolo in "questa" Europa che mi piace sempre di meno.

Purtroppo - grazie a decenni di malagestio politica -  siamo in grandi difficoltà, “incravattati” dai debiti e ricattati dalla BCE, dobbiamo sopportare e subire l’asse franco-tedesco, dobbiamo accettare idiozie pseudo-ambientali e una linea di politica estera ed energetica che ci danneggia, tacere sul problema immigrazione con la Francia che fa la sbruffona ma con la coscienza sporca, accettare politiche agricole assurde e avanti di questo passo.

No, non ci siamo, anziché perdersi dietro a cretinate e dibattiti sul nulla, tutta la politica italiana ma soprattutto il centro-destra deve riaprire con coraggio un discorso serio sui nostri rapporti in Europa cominciando ad apertamente sottolineare pubblicamente una certa insofferenza.

Su con la schiena, cominciamo a parlarne… e se solo Gentiloni ci rappresenta ufficialmente, ricominciamo a valutare se non sia ora di riconsiderarne il ruolo, l’Italia non è solo PD!

 

DOMENICA AL VOTO

Ne parlano in pochi – c’è Sanremo!!! – ma domenica le due più importanti regioni italiane vanno al voto e si parte dal pareggio (1 a 1) tra i due schieramenti in campo. Un test per la Meloni e il suo partito, un’occasione per capire meglio l’aria che tira e quindi indirettamente anche un primo di bilancio per la popolarità del governo.

A quasi quattro mesi dall’esordio l’esecutivo non ha fatto la rivoluzione, il catastrofismo si è dissolto, l’onda nera antidemocratica non c’è stata ed è rimasto solo Calenda a considerare la Meloni “semifascista”. Noto che il governo non è attaccato su cose importanti, ma piuttosto con polemichette quotidiane incentrate sulle dichiarazioni più o meno opportune di personaggi della maggioranza. Qualcuno non ha evidentemente ancora capito che stare al governo impone di non correre dietro alla visibilità di un giorno, ma armarsi di silenzio e di pazienza: è un po' diverso che vivere all’opposizione. La Meloni l’ha capito subito, altri un po' meno.

 

MA QUANTO VALE GIGGINO ?

Ma quanto vale – in termini politici, ma anche di qualità – l’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio? Aspetta con ansia una nomina in Europa per recuperare lo stipendio che - se confermata - sarebbe un oltraggio alla pubblica decenza essendoci migliaia di persone più indicate di lui per occuparsi di politica energetica nei Paesi del Golfo. Il tutto con l’aggravante di un falso pseudo “concorso” bandito dall’Europa che poi sceglie in chiave squisitamente politica e non certo meritocratica.

Intanto Di Maio bussa alla porta del PD dove credo non porterebbe nulla se non il voto di alcuni parenti (pochi, la sua famiglia una volta era vicina ad Alleanza Nazionale) riproponendo una domanda: ma cosa serve al PD tirarselo in casa? Cosa porta in dote visto che è stato sfacciatamente umiliato alle elezioni nonostante tutti i suoi traffici per aggirare la legge elettorale ed inventarsi un partito all’ultimo secondo. Tabacci docet, ma l’inossidabile ex DC è più sgamato di lui e almeno si è fatto rieleggere, per una volta un lombardo si è dimostrato più furbo di un napoletano.

Ma perché Di Maio non può semplicemente tornare (pardon, cominciare) a fare un lavoro qualsiasi, o magari studiare un pò e finire le scuole? Eppure vedrete che un posto glielo trovano...

 

DIGIUNI LIGHT

Il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico “non pentito” temporaneamente condannato all’ergastolo con il 41 bis per aver “gambizzato” un dirigente Ansaldo ed aver fatto esplodere due bombe contro una caserma dei Carabinieri a Fossano è da manuale sulla trasformazione mediatica di un colpevole certo in un possibile martire.

Ricordato che a condannarlo non è stato certo la Meloni ma i giudici di vario ordine e grado (compresi i soliti pasticci di competenze e rinvio a ping pong per anni delle sentenze tra Roma e Torino, la prossima puntata va in scena il 7 marzo) non sta a me dire se il 41 bis - ovvero il carcere duro - sia nel suo caso giusto, necessario o meno, ma prendo atto che dopo anni di condanna l’anarchico ha iniziatolo sciopero della fame proprio quando il centro-destra è andato al governo.

Mentre la piazza si agita e la violenza cresce, forse dall’opposizione ci vorrebbe più chiarezza.

Mi faccio infatti un paio di domande: come mai la sinistra il “Caso Cospito” l’ha scoperto solo adesso e non lo ha eventualmente risolto quando era al governo? E poi, come può uno che fa lo sciopero della fame da ben oltre 100 giorni avere ancora la forza di parlare con i mafiosi (debitamente intercettato) di una “battaglia comune contro il 41 bis” e lo stesso giorno incontrare i deputati del PD che lo vanno a trovare? Sopravvivere a 100 giorni di digiuno volontario (non dimentichiamocelo, ma evidentemente è light) mi sembra un oltraggio alla scienza medica, ma è sicuramente un buon canale di propaganda visto il clamore suscitato.

 

SANREMO

Ogni anno l’appuntamento di Sanremo già “Festival della Canzone Italiana” è sempre peggio e non parlo delle musiche o delle canzoni perché contano sempre di meno ma del contorno, ovvero lo "spettacolo" (spesso indecente pur di stupire) e lo show politico (spudoratamente di parte), Un’occasione perché “mamma Rai” paghi inconfessabili cachet ad artisti tutti politicamente dichiarati (a sinistra, è ovvio) per produrre un mega show che per mesi ne occupa il palinsesto e dove la presenza del Presidente Mattarella quest’anno mi è sembrata inutile e forse indecorosa.

Non abbiamo bisogno di Benigni per difendere la Costituzione, né dei continui richiami al fascismo, né vedere persone in mutande o che spaccano di tutto pur di far parlare di sé, o di chi ci viene a raccontare che siamo razzisti. A Benigni – tra l’altro - ricordo che se adesso la Costituzione per lui è diventata “intoccabile” nel 2016 proprio lui era con Renzi per cambiarla in occasione del referendum bocciato dal 60% degli italiani: gli hanno fatto cambiare idea le centinaia di migliaia di euro che la Rai gli ha nel frattempo corrisposto?

Ce lo spieghi, e comunque protesto di dover pagare con il mio/nostro canone obbligatorio uno spettacolo di questo tipo e quindi non vale il “Se non ti piace, cambia canale”: lo si paga lo stesso!.

Spero che finalmente il governo abbia il coraggio di affrontare il tema della TV pubblica faziosamente di parte non tanto o non solo nei TG ma soprattutto sui canali storici, culturali, di intrattenimento, nelle interviste e nelle ricostruzioni, nei palinsesti e negli autori, nelle “comparsate” e nei cachet.

Sanremo non è più un festival canoro, ma un show-porcheria e - se tutto fa “audience” - allora la prossima volta vedremo qualche Presidente arrivare in canottiera?

 

10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO

Oggi è la "Giornata del Ricordo" quella degli italiani massacrati e infoibati in Istria e Dalmazia, dei 300.000 nostri connazionali scappati da quelle terre dopo la guerra per le minacce delle bande comuniste di Tito, accolti spesso i patria come nemici e non come esuli, in tanti riemigrati subito all’estero perché per loro non c’era posto.

Dimenticati dalla storia ufficiale, nascosti perché davano fastidio alla coscienza collettiva, pagina indelebile che si vuol far dimenticare.  Io ricordo.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 895 del  3 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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Riflessione: IL NODO MIGRANTI

Non è il più importante problema del continente e dubito che comunque sarà la volta buona, ma al vertice europeo del prossimo 9 febbraio si dovrebbe affrontare (finalmente) il nodo dell’immigrazione clandestina, tema caro ai paesi del sud Europa mentre per ora Bruxelles ribadisce che non vuole prendersi in carico una sostanziosa quota-parte degli arrivi al di là di generici “impegni condivisi”.

Ci sono state infinite polemiche in Italia quando oltre due mesi fa fu respinta una (una sola!) delle tante navi in arrivo nel nostro paese, ma pochi hanno poi notato che quando la Ocean-Viking è approdata a Tolone non fu considerata ufficialmente attraccata in territorio francese e così ben pochi migranti furono accolti.

Lo stesso Macron che tanto aveva accusato l’Italia, sommerso dalle critiche della Le Pen, respinse infatti buona parte di quei migranti che, dopo un breve periodo di detenzione sono stati ammanettati, imbarcati di forza sugli aerei e rispediti al paese d’origine nel silenzio dei progressisti europei.

Un atteggiamento che se fosse stato fatto dall’Italia avrebbe probabilmente scatenato una polemica generale, ma che invece in Francia è stato liquidato in pochi giorni.

Eppure, a pensarci, la violazione delle norme internazionali è totale: il primo “paese sicuro” che i migranti da sud incontrano sulla loro strada di solito è Malta che però da sempre rifiuta gli sbarchi (eppure è a tutto titolo in Europa, gode della presidenza del parlamento europeo ed economicamente non è certo in grandi difficoltà), le navi delle ONG ne tengono conto e si presentano così davanti alle nostre coste.

Ascoltare pure le prediche europarlamentari della presidente Roberta Metsola è un po' scocciante, soprattutto questo l’atteggiamento del suo paese, ma anche perché i numeri ufficiali del Ministero dell’Interno aggiornati a fine anno sottolineano la crescente gravità della situazione.

A parte i clandestini non intercettati o prevenienti da est, ci sono stati 34.154 sbarchi nel 2020, 67.677 nel 2021 e ben 105.140 l’anno scorso (la punta nel mese di agosto). A gennaio c’è stata una nuova moltiplicazione di sbarchi: una emergenza che segue a quella di dicembre (10.770 sbarchi ufficiali rispetto ai 4.554 dell’anno precedente.

Il “sistema” degli scafisti funziona insomma alla perfezione con un giro d’affari impressionante cosa che evidentemente a Bruxelles non crea alcun imbarazzo.

Ma c’è un altro dato da tenere d’occhio: al netto di quanti sono più o meno ufficialmente “spariti” dai punti di raccolta, al 31.12.2022 i centri di accoglienza avevano in carico 107.269 persone (pari, in pratica, alla totalità dei migranti ufficiali dell’anno scorso) a significare che chi arriva viene sì soccorso ma poi, sostanzialmente, è “parcheggiato” senza un futuro.

Nello stesso periodo l’assorbimento ufficiale degli altri paesi europei è stato praticamente nullo e quindi i migrati restano nel circuito italiano o – molto più probabilmente – escono dal nostro paese in modo clandestino e tali si ritroveranno nel nuovo paese raggiunto con varie peripezie: massa d’urto per problemi sociali tremendi,  e fornitura di manodopera disperata al mondo per lavoro nero e delinquenza.

Non c’è dubbio che una barca alla deriva vada soccorsa per un concreto pericolo di vita, ma quante persone in mare sono effettivamente migranti politici o fuggono da guerre o carestie e quante invece sono lì dopo aver comprato il proprio viaggio – biglietti aerei inclusi - e quindi sono l’oggetto di commercio da parte delle organizzazioni scafiste che pianificano tutto?

Le fredde cifre ufficiali ci dicono che degli oltre 100.000 arrivi del 2022 quasi il 20% (20.542) vengono dall’Egitto, 18.147 dalla Tunisia, 14.877 dal Bangladesh - paesi dove la guerra proprio non c’è - e bisogna arrivare agli 8.594 siriani o ai 7.241 afgani per trovare cittadini di paesi in guerra o comunque dove vi sia un concreto problema di rischio politico.

In totale oltre l’80% dei richiedenti asilo sono quindi “economici” e tutti hanno pagato profumatamente per imbarcarsi e finire in mezzo al mare. Sono così gli scafisti che fanno la scelta sulla base delle possibilità di pagamento e questa è la scomoda verità che dovrebbe essere ammessa da tutti, ad iniziare dalle ONG che di fatto aiutano per ragioni umanitarie solo l’ultimo tratto del un lungo e complesso traffico internazionale di esseri umani.  Al di là di ogni interpretazione politica e di ogni motivazione ideologica il fallimento europeo è proprio nel non riuscire a bloccare le partenze.

E’ evidente che ci sia una aperta connivenza tra autorità politiche degli stati costieri del Nord Africa e gli scafisti che intercettano il flusso, ma passano gli anni e su questo aspetto l’Europa non riesce (o non vuole?) prendere atto della situazione, forse perché imporrebbe decisioni drastiche.

D'altronde più passano gli anni più si chiariscono le responsabilità di chi ha spinto – come la Francia, per chiari interessi petroliferi – a destabilizzare la Libia che in qualche modo teneva sotto controllo il fenomeno dopo gli accordi sottoscritti con l’Italia.

Sono situazioni e numeri che andrebbero tenuti maggiormente in considerazione da chi si straccia le vesti per i rallentamenti imposti dal governo Meloni alle navi ONG senza però risolvere il problema.

Certo che senza soccorsi si rischiano più morti in mare e questo è umanitariamente catastrofico, ma se quei poveracci non fossero partiti certamente non si sarebbero messi in pieno rischio.

Come ho scritto nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” – chi fosse interessato può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it) la partita va giocata in altro modo: l’Italia (e l’Europa), prendano atto che l’immigrazione è un fenomeno mondiale, ma anche paradossalmente utile alla stessa Europa se si passasse dal “subire” il fenomeno a finalmente gestirlo permettendo una maggiore elasticità di ingressi tramite corridori umanitari con adeguati “filtri” in partenza.

A tutti converrebbe che i migranti arrivassero in Italia e in Europa in modo organizzato, corretto, predeterminato, passaporto alla mano, esattamente come avvenuto per decenni all’emigrazione italiana nel mondo.

Un aiuto importante e concreto potrebbe venire anche dalle Conferenze Episcopali di molti paesi africani perché è evidente che è più facile integrare un cattolico nigeriano che parla inglese rispetto a un musulmano integralista che parla solo arabo.

Non ammetterlo è un atto demagogico (la demagogia è comunque la evidenza più importante di questa problematica), eppure da anni ad ogni TG vediamo solo le solite immagini di disperati alla deriva con un’Europa incapace di prendere (finalmente) decisioni credibili di fatto lavandosi le mani del problema e si arrangi chi ci resta in mezzo.

 

(causa mia assenza dall’Italia questo articolo de IL PUNTO è stato scritto il 24 gennaio)

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                               MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 894 del 27 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BRAVO NORDIO – ARRIVEDERCI A DAVOS – GRILLI A COLAZIONE  – GRETA L’IDEALISTA (?)  

 

BRAVO NORDIO

Ho sempre considerato Carlo Nordio un ottimo magistrato, equilibrato e deciso, così come oggi è un ministro competente e di valore, uno dei migliori della squadra della Meloni.

Soprattutto stimo Nordio per la sua coerenza: sta cercando di riformare quella bolgia che è la Giustizia italiana esattamente come ha sempre indicato, anche prima di diventare ministro. Anche la sua posizione sulle intercettazioni mi sembra assolutamente coerente: vanno mantenute quelle per i reati gravi e ad esso connessi senza abusare, ma soprattutto le intercettazioni devono rimanere comunque riservate e bisogna combattere e finalmente punire chi è responsabile della loro diffusione, spesso indebita e strumentale visto che troppe volte sono  usate solo per demolire persone che magari  poi non vengono neppure imputate.

E’ poi davvero l’ora di arrivare a una separazione netta tra politica e magistratura, così come tra giudici e pubblici ministeri: due ruoli diversi con diverse carriere. Per questo è assurdo che qualcuno chieda le dimissioni di Nordio, mentre apprezzo che anche parte della opposizione sia concorde su questi concetti di serietà, trasparenza e tutela delle persone. 

 

ARRIVEDERCI A DAVOS

A Davos, amena ed elegante (ma soprattutto costosa) località turistica svizzera si incontrano ogni anno i ricchi della terra e i banchieri “à la page” per decidere di speculazioni, strategie e tendenze economiche. Anche quest’anno c’è stato uno stuolo di VIP e aerei privati, chiacchiere e vertici più o meno riservati mentre viene confermato che l’1% della popolazione detiene oltre il 66% della ricchezza del mondo. Pensate che mezzo miliardo di donne africane (tutte insieme!) hanno meno ricchezze di 22 persone tra le più ricche del mondo e la crisi Covid ha aumentato le disuguaglianze.

Nel biennio connotato dalla pandemia, l’1% della popolazione mondiale più ricco ha visto aumentare infatti il proprio patrimonio di 26mila miliardi di dollari. Tradotto in termini percentuali, significa che il 63% dell'incremento complessivo della ricchezza globale del mondo (ovvero dello sfruttamento delle risorse già esauste del pianeta) è andato a quell' 1% mentre al restante 99% della popolazione mondiale (tra i quali tutti noi) solo il 37%.  

Ma a Davos tutto ciò non fa mai scandalo si parla di dazi, scambi, prezzi, bonus, diritti doganali, reciprocità ecc.ecc. MAI che si indichi, si auspichi e soprattutto si attui un minimo intervento di solidarietà sociale a livello mondiale. Mai che esca una proposta sensata di tassazione per portare ad un minimo di riequilibrio, di equità, in fondo di giustizia. Alla fine diventa una soddisfazione morire: almeno quel giorno anche i ricchi  si ritroveranno nudi e soli.

 

ALLA TAVOLA DELLE SCHIFEZZE

Benvenuto al tenebrione mugnaio, meglio noto come “verme della farina”, benvenuto all’ aketa domesticus (volgarmente noto come grillo), due insetti che - insieme ad altri - dai giorni scorsi sono diventati ufficialmente alimenti accettati dall’Unione Europea per il consumo umano e saranno quindi utilizzati ad uso alimentare.

Potrete mangiarli secchi, fritti, affumicati e - se la cosa vi fa schifo - non preoccupatevi perché molto probabilmente non saprete mai di mangiarli.

Gli insetti, infatti, serviranno soprattutto per creare farine da utilizzare per gli alimenti e quindi per fare poi pane, pasta, pizza, biscotti, siero di latte, minestre ecc.ecc.

Oh, state tranquilli, saranno assolutamente indicati negli “ingredienti” a tutela del consumatore che sulle confezioni, di solito in carattere millimetrico, indicheranno “farine animali e vegetali”. Così sarà tutto in regola perchè naturalmente voi mangiate un panino, non vedete la farina con la quale potrà essere fatto.

Gli insetti d’altronde fanno parte dell’alimentazione di molti popoli, in Europa non si usava ma – si sa - noi siamo “open” e “green”, quindi buon appetito.

Quello che però mi dà fastidio è che a motivazione della scelta c’è soprattutto l’aspetto “ecologico” ovvero - secondo la UE - mangiare insetti inquina di meno il pianeta rispetto ad altri cibi.

Visto che i grilli non saranno catturati uno ad uno e per farne un chilo di farina ne servono migliaia vedremo quanto inquineranno poi gli allevamenti industriali di queste specie mentre - sotto sotto - questa decisione europea è stata spalleggiata dalle varie catene di supermarket a basso costo, industrie alimentari ecc. che così potranno disporre di altre materie prime sottocosto. Grazie, mamma Europa!

 

GRETA L’IDEALISTA

Da un po' non si sentiva più parlare di Greta Thunberg, ma è riapparsa per le proteste contro le nuove centrali a carbone in Germania: dieci minuti di notorietà mentre i poliziotti – con molta delicatezza – la trasportavano via da una area vietata davanti a decine di telecamere.

Questa volta Greta non aveva però tutti i torti: proprio nel momento in cui l’Europa ha la fantastica pensata di voler obbligare TUTTI gli europei a sistemate TUTTI gli edifici per attenersi a più rigorosi standard energetici e mette al bando le auto non elettriche per – ci si dice - difendere il clima e salvare il pianeta, in Germania viene riaperta ed ingrandita una miniera di lignite (ovvero il carbone più sporco e impuro che c’è) di ben 25 km quadrati.

Ma per una volta non parliamo solo delle proteste ecologiste di Greta, ma di come sia difficile verificare le notizie diffuse sul web, per esempio sui suoi presunti patrimoni e redditi.  

Stando ai suoi fan Greta si impegna gratuitamente e dona in beneficenza i profitti legati alla sua immagine, mentre per la rivista People With Money, Greta guida invece la lista annuale delle “100 attiviste più pagate” (come pubblicato domenica 1 gennaio) grazie a sorprendenti guadagni di 82 milioni di dollari tra dicembre 2021 e dicembre 2022. 

Nel compilare questa lista ogni anno la rivista prende in considerazione fattori come le retribuzioni anticipate, la partecipazione agli utili, il supporto e il lavoro pubblicitario. L'attivista svedese avrebbe un patrimonio netto stimato di 245 milioni di dollari per gli intelligenti investimenti azionari dei suoi genitori, oltre a proprietà, diritti d’autore, accordi lucrativi di collaborazione con la linea di cosmetici “Cover Girl”.

Vero o falso? Verità oppure maldicenze per screditarne l’immagine? Spero che si tratti di cifre esagerate, altrimenti verrebbe ulteriormente meno – almeno per me – la credibilità personale della pasionaria ecologista. Sta di fatto che queste somme vengono smentite dai suoi fan sostenendo che è tutta disinformazione a cura delle società che promuovono i combustibili fossili, mentre i denigratori sostengono che dietro a Greta ci sono anche e soprattutto gli interessi delle società “green” che ne hanno fatto una loro icona pagandola per questo.

Di sicuro Greta è intanto scesa in politica: offesa per la recente vittoria della destra in Svezia è intervenuta a sostegno di una manifestazione di protesta davanti al nuovo parlamento svedese e pubblicando sul web: “Non possiamo essere neutrali quando la politica mette in gioco la vita. Chi è al potere va sconfitto, i gruppi emarginati diventano capri espiatori. Resistere. Difendi l’antifascismo, l’antirazzismo e la giustizia climatica” Anche il clima è quindi ufficialmente diventato una questione antifascista, questo mi mancava.

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 893 del  20 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MAFIA SCONFITTA – VERGOGNA SUPERCOPPA - RIFLESSIONE UCRAINA – URSS & CGIL A CONGRESSO     

 

MAFIA

La mafia non può ammettere di essere sconfitta perché perderebbe il proprio potere e ricordiamoci soprattutto di questo quando subito sono cominciate a girare le “voci” – non disinteressate - su un Matteo Messina Denaro che si sarebbe “auto-catturato”.

Se la mafia ammettesse che neppure il boss dei boss è al sicuro non avrebbe più la forza di imporre ricatti ed ha quindi tutto l’interesse a far girare simili notizie.

Un convinto grazie quindi ai Carabinieri, alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati “limpidi” che con i fatti dimostrano che anche i padrini-assassini, alla fine, perdono sempre.

 

VERGOGNA A RIYADH

Sono un deluso tifoso milanista, ma mercoledì' sera mi sono vergognato e non già per i tre gol subiti dall' Inter ma per il desolante spettacolo di una finale di  "Supercoppa Italiana" giocata a Riyadh in Arabia Saudita, davanti a spalti desolatamente  semivuoti e inneggianti a Ronaldo (??!!) solo due giorni dopo che il governo saudita (quello che detiene il record mondiale di 81 condanne a morte eseguite in un solo giorno il 12 marzo 2022) aveva condannato a morte anche Awad Al-Qarnim, 65 anni, cittadino anglo-saudita "colpevole" di aver scritto un tweed contrario al governo.

Pensate per un attimo se Milan ed Inter - dimostrando di non correre solo dietro ai soldi, ma di avere anche un minimo di coscienza - avessero per protesta rifiutato di giocare a Riyadh optando per disputare la partita semplicemente al Meazza a San Siro (cosa peraltro logica e giusta), magari offrendo in beneficenza una parte dell'incasso.

Sarebbe stato uno schiaffo ai soldi dei sauditi (che hanno anche loro invaso lo Yemen “alla Putin” ma fa figo non ricordarlo) e magari qualcuno nel mondo avrebbe potuto notare "Guarda questi italiani che hanno anche un pò di coerenza e spina dorsale..." Macchè, davanti ai soldi ci inchiniamo tutti...

 

Approfondimento: RIFLESSIONI SUL DRAMMA UCRAINO

Ci mancava l’invito di Zelensky al festival di Sanremo per rischiare di trasformare il dramma dell’Ucraina in una vera pagliacciata, tutti alla rincorsa dell’“audience”.

La presenza del presidente ucraino allo show mi sembra davvero una sciocchezza, ma soprattutto una mancanza di rispetto per le migliaia di morti della guerra.  

Anche per questo vorrei tentare un ragionamento sulla situazione in Ucraina sapendo in anticipo che  riceverò ogni sorta di critiche.

Ci avviamo infatti al 12° mese di guerra e la situazione sul campo è – sostanzialmente - quella di una settimana dopo l’invasione russa, un atto inaccettabile e che ha posto Putin contro il diritto internazionale, la logica e perfino il buonsenso.

A Kiev c’è però un personaggio salito agli onori del mondo come mai avrebbe potuto immaginare, questo Zelensky che oggi è appunto una star, mentre il suo paese è aiutato a tutti i livelli, può controbattere militarmente colpo su colpo e – con il sostegno quasi unanime dei media mondiali - sa di avere alle spalle una riserva inesauribile di armamenti. Ma che interesse avrebbe mai Zelensky a volere una pace?

Quando Biden annuncia (19.1.2023) l’invio di nuove armi per 2,5 MILIARDI di dollari l’affare per Zelensky è di continuare ad oltranza, soprattutto se Biden pare che ora appoggi anche gli attacchi “preventivi” sul territorio russo.

Incidentamente, ricordiamoci che con questa somma i 500 MILIONI di esseri umani che rischiano la fame mangerebbero per più di una settimana.

Un anno dopo l’avvio della guerra la Russia non sembra però economicamente prostrata, la gente - volente o no - ubbidisce agli ordini e tira avanti senza grandi restrizioni economiche, visto che in guerra ci vanno soprattutto i contadini, la vera “carne da macello” di tutte le guerre e le sanzioni non si sono dimostrate particolarmente efficaci.

Nello stesso periodo l’Europa, già provata dal Covid, è invece precipitata in un grave crisi soprattutto energetica e l’inflazione che ne è venuta in conseguenza ha scardinato i bilanci statali, ha indebitato i governi (soprattutto quelli che non hanno alternative energetiche), ha fatto crescere i prezzi colpendo soprattutto i ceti più poveri.

Il problema è adesso decidere se e come uscirne.

Ci sono sostanzialmente due strade: una è continuare quella attuale armando l’Ucraina con ogni difesa possibile in attesa che riconquisti il Dombass e ci provi con la Crimea, l’altra è considerare lo stato di fatto, spingere davvero le parti a negoziare, imporre un armistizio magari dichiarando ufficialmente russa la Crimea (come è nella storia…) e trovando formule di ampia autonomia per l’est Ucraina, rendendo “conveniente” il cessate il fuoco anche per Putin.

Certamente la prima scelta è quella più giusta dal punto di vista dell’etica e del diritto, ma la seconda è decisamente la più “umanitaria” per le popolazioni coinvolte e soprattutto converrebbe anche per noi. Sarebbe forse l’unica scelta realistica visto che di fatto entrambe le parti possono crescere in armamenti e missili causando morti innocenti, rovine e alla fine – Dio non voglia – un pazzo potrebbe schiacciare il grilletto atomico.

Si dirà che così Putin avrebbe vinto, ma non è vero perché avrebbe comunque sacrificato il suo paese per un controllo indiretto di pochi territori. Quello che più mi mette in imbarazzo, però, è soprattutto che – a parte Papa Francesco che quando parla di queste cose non viene minimamente ascoltato (soprattutto dal “cattolico” Biden) - nessuno in Europa sembra volere provare a tessere un minimo di rapporti di pace e - anzi - i toni, le discussioni, i vertici, le minacce sembrano costruite apporta per allontanare ogni speranza di negoziato.

Al di là di frasi di circostanza concretamente non si vuole fare nulla. Ascoltate il segretario generale della NATO Stoltemberg, oppure il ministro degli esteri europeo Josef Borrell: perfino il loro tono di parlare è una quotidiana provocazione a Putin, sembra ci sia il desiderio di rendere ancora più isterico e rabbioso l’avversario.

Mai uno spiraglio concreto, una proposta di tregua d’armi, una offerta per aprire una possibile trattativa: solo escalation di armi, missili, contraerea e carri armati.

Ed è qui che mi nasce un dubbio profondo: ma a chi conviene continuare in una guerra umanamente dissennata? E’evidente: ai “falchi”, a chi commercia in armi, a chi specula e commercia in materie prime, a chi ha voluto eliminare un qualsiasi accordo o alleanza strategica UE-Russia per i tempi futuri, a chi ha sabotato i gasdotti sottomarini e fatto schizzare i prezzi dell’energia speculandoci sopra.

Tutti in Europa sembrano essere contro Putin ed è giusto, ma allora perché contemporaneamente si resta silenziosi verso tante altre dittature, governanti sanguinari, repressioni evidenti: perché questa assordante disparità di comportamento? In Iran si muore se non porti il velo, in Arabia Saudita se usi un twitter contro il governo, in Afghanistan si torna al medioevo, in Africa milizie ammazzano, invadono e distruggono, milioni di profughi sono stati creati da “nostre” guerre folli e vagano disperati nei deserti… Ma per l’Europa queste cose contano poco o niente.

Conta solo l’Ucraina, ma anche perché è diventata un mega-business e d'altronde da sempre la guerra fa nascere e crescere gli affari, i “danni collaterali” sono sempre un optional sulla pelle della gente.

Cerchiamo allora di essere rigorosamente logici: se le “sanzioni” servissero davvero a qualcosa Putin sarebbe allo stremo da tempo ed invece non lo è, segno che servono a poco o a niente, anche perché lo Zar si approvvigiona ad oriente. Qualcuno vuole cominciare ad ammettere – dopo 11 mesi - che questa strategia è sostanzialmente fallita e quelle sanzioni hanno soprattutto danneggiato alcuni paesi d’Europa e in particolare alcuni settori che purtroppo erano quelli di punta per l’Italia, dai mobili alla moda, oltre alla terribile bolletta energetica che ci abbatte, mentre non colpisce Gran Bretagna, Olanda, Norvegia ecc.ecc. ?  

Perche dopo un anno la guerra è sostanzialmente in stallo, non siamo certamente all’ultima spallata come sperava Cadorna mandando i fanti a morire sull’Isonzo e piuttosto ricordiamoci che a Verdun dopo tanti mesi di massacri non aveva vinto nessuno.

Intanto il debito pubblico sale, i governi (non solo il nostro) debbono indebitarsi per sostenere l’economia, ma così salgono gli interessi sul debito in una spirale senza fine. L’autonomia politica delle nazioni europee decade e cresce il controllo economico della BCE che ha di fatto ormai un potere di veto assoluto, altro che i risultati elettorali…  Ma se tutto è nuovamente una questione economica, come la mettiamo allora con il “diritto umano e dei popoli” per difendere il quale eravamo partiti?

Dopo 11 mesi di guerra è legittimo e vero poter dire che effettivamente gli USA ci hanno spinto e mantenuti ad una “guerra per procura” per la gioia dei loro (e nostri) fornitori di armamenti dipinti come grandi difensori della libertà, ma forse anche per più profani profitti.

 Io, “occidentalista” e filo USA da sempre, mi trovo spiazzato dalla attuale assurda politica americana e da un’Europa che vi corre dietro senza ragionare.

 

Anche perché nessuno ci spiega con chiarezza quale sia veramente la situazione interna in Russia e in Ucraina dove i deputati dell’opposizione sono spariti, i religiosi ortodossi russi espulsi, milioni di ucraini “russofili” (che ci sono, è una realtà storica, non li ha inventati Putin!!) sono considerati traditori. Così come non credo che la tradizionale e ben radicata corruzione ucraina sia stata messa all’angolo, anzi, e nessuno sa bene (o ci dice) dove finiscono le armi e i contributi italiani.

 

Approfondimenti di questo tipo sulle nostre TV non se ne ascoltano mai.

Sullo sfondo restano poi i tanti misteri sulla salita al potere proprio di Zelensky, i maneggi della famiglia Biden, il ruolo degli oligarchi (non ci sono solo quelli russi!).

Ma possibile che alcuni paesi europei - compreso il nostro - non debbano cominciare a discutere anche di queste cose? Non per abbandonare l’Ucraina il giorno dopo, ma per cominciare a valutare i pro e i contro di una guerra infinita e all’obiezione che se ci fermassimo adesso Putin pian piano si mangerebbe l’Europa come Hitler nel ’38 obietto che se Putin lo avesse veramente voluto, in una settimana – almeno all’inizio della guerra – sarebbe arrivato a Kiev.

Ma non aveva – allora come oggi – alcun interesse a farlo e forse adesso ha giusto solo le forze per mantenere lo status quo, ma anche per difendersi ad oltranza.  

Se gli alleati rafforzeranno ancora l’Ucraina lui farà salire di un’altra tacca il terrore missilistico e se arriveranno i patriot e la nuova contraerea (italiana e NATO), salirà di due tacche e così via: è una partita a poker, con continui rilanci di terrore.

Se non diciamo “vedo” e fermiamo il gioco, però, se non facciamo nulla di concreto per rompere il cerchio alla fine questo gioco sarà un disastro per tutti.

 

URSS A CONGRESSO

Finiamo con un po' di sana allegria... Si è svolto a San Lazzaro il XX congresso della CGIL di Bologna che è terminato al suono del potente inno dell’Unione Sovietica diffuso a tutto volume a far da corona ad abbracci e pugni chiusi finali.

Ognuno suona quello che vuole, l’inno della fu URSS (che è poi tuttora quello della attuale Federazione Russa, visto che sono state cambiate alcune parole, ma non la melodia) ha una musica bellissima e travolgente, ma - suonato proprio nel giorno in cui l’Italia annunciava l’invio in Ucraina delle più moderne batterie antimissili disponibili - lascia un pochino perplessi. Si sono scusati dicendo di aver confuso l' inno russo con l’Internazionale ma è una balla: se volevano sfumavano subito la musica e la cambiavano, invece…"avanti, compagni"! Che ne dicono di questa piccola incongruenza gli altri sindacati e dalle parti del PD?

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 892 del 13 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: ADDIO A PAPA BENEDETTO - MELONI DONNA DELL’ANNO ? – BRASILE: VERITA’ NASCOSTE - ERRORE GASOLIO – RINNOVATO IL SITO WEB  

 

ADDIO A PAPA BENEDETTO

C’ero anch’io in Piazza San Pietro il giorno che lo elessero Papa, quando Lui si presentò alla folla ricordando gli operai della vigna del Signore. Benedetto è stato un papa serio, severo, timido, preciso. Lo hanno attaccato in molti perché non era un “progressista” e perché diceva le cose come stavano, senza indulgere nella demagogia. Per esempio quando parlò a Ratisbona non voleva offendere nessuno, ma disse semplicemente la verità, ovvero che l’Islam può arrivare a stravolgere la libertà e quanto avviene ogni giorno - dall’ Iran all’Arabia Saudita - non fa che confermarlo.

Dopo morto improvvisamente ne parlano tutti bene, ma “prima” era diverso: Benedetto non ha mai raccolto il plauso dei media, come avviene invece con Papa Francesco ma solo quando parla di temi cari alla sinistra. Se lo stesso Francesco "stona" rispetto alla vulgata corrente, magari sulla guerra in Ucraina o il commercio delle armi, allora anche lui è di fatto tacitato, perché “disturba”.

Benedetto credeva nell’Europa con salde radici cristiane, nella dottrina della fede anche quando è dura o scomoda da accettare. Riposa in pace Papa Benedetto, resterai nei nostri cuori e prega per noi, per la nostra comunità che ne ha molto bisogno.

 

MELONI “DONNA DELL’ANNO”  ?

Se c’è una persona che in Italia l’anno scorso ha meritato il titolo di “donna dell’anno” è stata sicuramente Giorgia Meloni alla quale un anno fa nessuno avrebbe pronosticato un successo elettorale così travolgente, ma soprattutto una decisa conduzione di governo che - almeno fino ad ora -  lascia abbastanza stupiti.

Inutili le piaggerie o le critiche preconcette: piacciano o meno le sue idee, obbiettivamente la Meloni ha affrontato il “mestiere” di Premier con piglio sicuro concedendosi, ad oggi, ben poche sbavature e dimostrando una conoscenza dei problemi bel oltre il previsto, così - quando afferma di voler durare - comincia a trovare molti italiani che se lo augurano.

In effetti nessuno parla più di pericoli democratici o derive autoritarie, le polemiche nostalgiche si sono stemperate in banalità, lo staff di governo appare abbastanza coeso e l’opposizione piuttosto divisa ed incerta.

Un aspetto ancora da verificare è invece l’immagine che la Meloni ha offerto a livello internazionale e le decisioni che vorrà prendere in termini europei. Al di là dei sorrisi istituzionali la continuità con la politica di Draghi è apparsa evidente, rassicurante, in linea con una tradizione italiana molto (troppo?) ossequiente nei confronti di Bruxelles.

Certamente molti sono i condizionamenti economici e politici in un’agenda dettata dalle politiche della BCE, ma personalmente credo (e spero) che – dopo questa opportuna lezione di continuità - la Premier inizierà presto a mutare il tiro, perché altrimenti rischierà non tanto all’esterno quanto all’interno del proprio elettorato che credo sia in buona parte più critico di lei nei confronti della UE.

Un’avvisaglia, l’annunciato “no” all’obbligo sui motori elettrici per le auto dal 2035.

Stupisce anche che Giorgia Meloni si sia adeguata esattamente sulla linea UE in politica estera e per il conflitto ucraino (e quindi sulle posizioni di Washington) senza avanzare qualche riserva, ma è appunto troppo presto per capire se questa sia effettivamente la sua volontà o se questa scelta vada a porsi in una strategia più a lungo termine con distinguo progressivi che inizieranno magari sulle politiche migratorie per spostarsi man mano sulla politica estera per portare l’Italia ad essere potenzialmente uno stato-guida dei paesi mediterranei e di parte dell’est europeo.

Quello che è invece emerso dalla conferenza stampa di fine anno è la asserita volontà di mettere le mani al più presto ai progetti di riforma costituzionale.

Un tema che sarà contrastato dall’opposizione, ma la Meloni sa che troverà attenti (e consenzienti) molti elettori anche al di fuori della sua maggioranza.

C’è da sempre nel paese una volontà presidenzialista o semi-presidenzialista e grazie all’ampiezza della sua maggioranza parlamentare è forse il momento di intervenire ora perché è una riforma che può effettivamente essere utile, visto anche che questi suoi primi mesi di governo sottolineano un governo tornato “politico”, nella mani di una figura rappresentativa e “forte” e – tra l’altro - stupisce che sia stata proprio la prima donna a Palazzo Chigi ad aver dato questa impressione.

Il problema sarà coniugare un premierato più volitivo con la richiesta di autonomia che la Lega da tempo sostiene e che va canalizzata – e non sarà facile - come utile contraltare ai maggiori poteri che verrebbero assegnati al premier. Presto per parlarne, ma effettivamente il mix che ne uscirà potrebbe dare all’Italia quella nuova veste costituzionale di cui si parla da decenni, ma senza mai riuscire a concludere nulla.

D'altronde non sono ancora trascorsi neppure i tradizionali 100 giorni di “luna di miele” di ogni esecutivo e quindi è presto anche per i primi bilanci, ma se la Meloni pensa già a riforme strutturali significa che intende proseguire in velocità su un piano di riforme istituzionali che pur troveranno cento ostacoli sul loro cammino.

Ad oggi il grande vantaggio della Premier è piuttosto di parlare in molto spigliato (magari un po' troppo romanesco) immedesimandosi facilmente con la “pancia” degli elettori che se ne sentono rassicurati ed amano quel contatto diretto. Un credito di simpatia non fa mai male, anche perché il lavoro e le difficoltà non mancheranno.

 

ERRORE GASOLIO

Credo sia stato un grave errore da parte del governo non prorogare lo sconto sulle accise dei carburanti, mantenendole – eventualmente man mano a scalare - almeno per il gasolio, tenuto conto di quanto i trasporti pesanti incidano sull’inflazione e in generale sull’economia.

Ma, soprattutto, credo servano iniziative ancora più incisive di quelle annunciate di controllo sugli abusi e le speculazioni sui prezzi da parte delle compagnie petrolifere (oltre di quelle energetiche, bancarie e farmaceutiche) che in pratica operano in condizioni di “cartello”. E’ un problema grave che tocca diversi settori dove la libertà dei prezzi viene aggirata con accordi di oligopolio e questo non è né giusto né tollerabile: costi bancari, energetici, autostradali, medicine di base: il governo tenga dritta la schiena,denunci con forza gli speculatori e non si pieghi a questi veri e propri ricatti da parte delle grandi strutture finanziarie.

 

Approfondimento: BRASILE, LE COSE CHE SI NASCONDONO

Da domenica tutte le fonti di stampa denunciano l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia paragonato – ovviamente – a quello di Capitol Hill,  ma pochi raccontano altri particolari che sono invece importanti nel panorama politico brasiliano, prendendo atto che al momento in cui scrivo queste note su Rai News ci sono 35 commenti alla crisi brasiliana TUTTI con una sola versione e NESSUNA che dia spazio ai “Borsonaristi”, ovvero (almeno) al 48% dei brasiliani che hanno votato per l’ex presidente, decine di milioni di persone  la gran parte assolutamente non violente, ma di cui nessuno sembra interessato a conoscere il parere.

Premesso che per me la condanna di ogni violenza deve essere inappellabile e sincera, i fatti di Brasilia si inquadrano però in una situazione torbida perché se Lula ha vinto (ma ad oggi non si è ancora espressa la Commissione di vigilanza sulla regolarità dei risultati) è altrettanto vero che la maggioranza dei deputati e degli Stati gli è contraria e il risultato delle elezioni per il Parlamento brasiliano ha sancito che la maggioranza dei seggi è tuttora nelle mani del PL (quello di Bolsonaro).

Eppure la vittoria di Lula, contestata e comunque risicata nei voti, è stata proclamata immediatamente, senza neppure aspettare la proclamazione ufficiale. Attore della scelta (contestatissima, ma da noi nessuno lo dice) Alexandre De Moraes, ministro del Tribunale Supremo del Brasile (TSB), la persona più potente, politicamente, dell’intero Paese, Lo stesso che ieri ha subito chiesto l’arresto dell’ex ministro della giustizia, del capo della polizia ecc.ecc. De Morales ha sempre favorito il PT di Lula anche con decisioni apertamente discutibili. Attenti quindi perché prendendo per scusa alcune centinaia di violenti facinorosi (questi sì che vanno arrestati) ci si è subito accaniti contro decine di migliaia di dimostranti che in pace chiedevano in tutto il paese correttezza nelle elezioni.

Il rischio è che si voglia sfruttare l’episodio per forzare le cose in una specie di “contro-golpe preventivo” che rischia di spaccare ancora di più il paese pur di bloccare l’opposizione a Lula che ha la maggioranza in parlamento.

Anche perché - per esempio - il neo-presidente non è quel santo che si vuol fare apparire: non è stato assolutamente prosciolto dalle accuse di corruzione, ma alla fine le condanne sono state annullate solo perché si è sostenuto che la corte competente fosse Brasilia e non Curitiba… Ma chi sa queste cose in Occidente?   Attenzione anche perché se Lula ha vinto, tutti gli stati brasiliani “produttivi” del centro e del sud (il Brasile è una Federazione, ricordiamocelo) gli hanno comunque votato contro e – se esistesse un controllo sul “voto di scambio” – non ci potrebbero essere dubbi che Lula ha vinto proprio in questo modo, dopo aver distribuito per anni decine di milioni di “pacchi dono” ai poveri sia per alleviare la loro spaventosa crisi economica, ma anche per riceverne poi i voti, mentre il deficit statale saliva alle stelle.

Per questo la situazione brasiliana sta diventando caotica ed è a rischio di una escalation di violenze inarrestabili che possono portare ad una disintegrazione dello Stato, con una divisione profonda del paese che si allarga sempre di più.

 

ULTRAS E RESPOSABILITA’ OGGETTIVA

C’è un solo modo concreto e convincente per spegnere la violenza degli ultrà violenti come nel caso di domenica scorsa sull’Autostrada del Sole ad Arezzo: condanne penali - sollecite e severe - per i diretti responsabili e immediate penalizzazioni in classifica con multe salate alle società di cui questi “tifosi” sono gli esagitati e violenti supporter.

State tranquilli che a quel punto proprio le stesse società sarebbero le prime a denunciarli, cosa che purtroppo non avviene, isolandoli ed impedendo loro di frequentare gli stadi. Provare per credere, intanto a poche ore dagli arresti tutti sono già tornati in libertà, pronti a ricominciare.

 

 

Il mio sito web: wwwmarcozacchera.it è stato recentemente rinnovato, dategli un’occhiata !

 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 891 del 23.12. 2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: RIFLESSIONI DI NATALE UN PO' FUORI DAGLI SCHEMI - LO SCANDALO CHE (finalmente) APRE LA PATTUMIERA DI BRUXELLES - I MEDIA SU TRUMP - COSI' GIRA IL NUOVO MONDO.

 

ED E’SUBITO NATALE

Facendo gli auguri ai lettori de IL PUNTO avrei voluto scrivere parole un po' diverse dal solito. Non tanto per buonismo pre-natalizio quanto perché forse bisogna ammettere che il mondo cambia poco, chiunque governi e che troppo spesso sembrano sempre vincere i “cattivi”.

Ad esempio, per molti anni ho tenuto una rubrica settimanale sul quotidiano “La   Prealpina” di Varese e stavo rileggendo il mio pezzo del Natale 2002, scritto esattamente 20 anni fa.

Se lo avessi riprodotto interamente qui oggi quasi nessuno avrebbe scoperto che era “datato” perché descriveva una situazione di disordine mondiale e di sostanziale ingiustizia planetaria esattamente allora come oggi.

Sembra proprio che nessuno voglia imparare dalle esperienze passate, che pochissimi vogliano seriamente mettersi d’impegno per costruire e non solo distruggere.

Ma forse non è vero: vent’anni sono tanti per ciascuno di noi, ma un nulla rispetto alla storia eppure – se non volete arrendervi alle banalità - vi consiglio di leggere il bel libro “Factfulness” di Hans Rosling (sottotitolo: “Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno molto meglio di come pensiamo”). Scoprireste che, a dispetto di mille crisi, il mondo in questi 20 anni è andato decisamente avanti nonostante tutte le auto-distruzioni umane e i grandi numeri ci dicono che il livello di vita è generalmente migliorato anche nei paesi “poveri” nonostante epidemie e guerre.

Forse un bilancio vero non andrebbe però fatto solo su statistiche mondiali più o meno tranquillizzanti per quanto riguarda salute, istruzione, clima o vita media anche se, al di là dei catastrofismi, è per fortuna la verità.

Quello che non entra nella statistica - e invece dovrebbe “pesare” soprattutto in questi giorni natalizi - è piuttosto il bilancio di ogni singola vita, quello dei rapporti umani che ciascuno di noi ha e vive con il prossimo.

QQQui non c’entrano proprio le statistiche visto che ciascuno è arbitro di sé stesso e le conclusioni deve trarle da sé con bilanci che forse vengono più facili proprio a fine d’anno, ma che dovrebbero coinvolgerci anche (o soprattutto) per quell’“incidente” che siamo abituati a festeggiare – malamente, nel senso che troppe volte ne tradiamo il senso - una settimana prima di Capodanno, ovvero quello  che chiamiamo Natale.

Non so come effettivamente siano andate le cose in quel di Betlemme ai tempi del fu Cesare Augusto, so che da lì è nato (o continuato) un grande discorso che coinvolge tutta l’umanità, anche se quasi sempre facciamo finta di non pensarci, occupati da tutt’altro.  

Solo qualche volta, magari nei momenti tristi o in quelli – come a fine d’anno - in cui più facilmente si fanno bilanci, ecco che ci accorgiamo che il discorso dentro di noi è sempre incompiuto, ma che comunque da soli non ce la facciamo perché il “prossimo” - quello che sta appena là fuori - comunque ci interroga, ci impone di non pensare solo a noi stessi se siamo minimamente logici con principi non tanto religiosi quanto intimi, istintivi nella vitaumana.

Per chi ci crede (io “ci spero”) la testimonianza che è nata in quella stalla è particolarmente aperta, spalancata verso “il prossimo tuo” tanto da costringerci a pensare non sono alle statistiche del mondo ma piuttosto a quel nostro bilancio intimo, unico, personale.

Possiamo non farlo, girarci intorno, far finta di dimenticarlo, ma prima o poi siamo comunque costretti a farlo perché in fondo - a quegli strani atomi che compongono la

coscienza del nostro corpo e danno linfa al nostro spirito - questo bilancio diventa una specie di necessità e sale dal di dentro come un tappo di sughero che risale verso la superficie dell’acqua e che nessuno può fermare: prima o poi riemerge in piena luce.

Se ci fermiamo a pensare un po’ su questi nodi ecco che allora la luce delle luminarie di questi giorni conta davvero poco mentre vale ben di più quella luce che ciascuno di noi può accendere dentro di sé.

Alla fine per festeggiare il Natale “vero” – al di là dei “seasonal greetings”, formula

ipocrita di auto-assoluzione per chi non ha più nemmeno il coraggio di dirsi cristiano -   dovremmo soprattutto pensare seriamente a questi aspetti, senza nasconderci dietro a regali più o meno riciclati, obbligati o banali solo perché “si usa” scambiarseli.

Riflettendo scopriremo che ci serve assolutamente una luce, ma soprattutto la “nostra” luce, quella che riceviamo quando arriviamo in questo mondo ma che poi un giorno dovremo restituire. Ed è comunque bello, alla fine, distribuirla intorno a noi.

Potremo farlo in mille modi e in tutta libertà, magari cominciando a rifletterci un po’ e poi visitando chi è solo, perdonando un torto, aiutando un poco di più chi ha bisogno.   Distribuire un po’ di quella luce è il regalo più bello che potremo fare ed è fantastico che possiamo costruirlo da noi prima di tutto proprio per noi stessi.

Anche questo è rinascere, ed è davvero Natale.

 

QATARGATE, MA NON SOLO

Il disinvolto atteggiamento di un gruppo di europarlamentari di sinistra beccati con le valige piene di contanti ha aperto (finalmente) un velo sulla corruzione che gira per Bruxelles.

Temo però che la corruzione con coinvolga solo singoli deputati o commissari europei, ma sia ben più profondamente insita nel “sistema”, vertici compresi.

Da quanti mesi sottolineo su IL PUNTO la mancanza di trasparenza dei leader e loro famigliari, delle procedure di appalto e forniture (vedi vaccini), dei rapporti stretti con grandi aziende che condizionano la politica energetica, quella sanitaria e le scelte economiche dell’Unione?

Ma com’è mai possibile che non ci sia un controllo di trasparenza sui “grandi numeri” europei? Come possono mai i cittadini avere fiducia nelle Istituzioni se queste non rispondono a nessuno, se i Commissari vengono decisi dall’alto e non cambiano neppure se non rappresentano più politicamente nessuno?

Dov’è un serio controllo contabile sugli appalti, le spese. gli sprechi e le forniture?  Se non arriva più trasparenza l’Europa muore e non per una valigia di soldi gestita da dei ladri, ma perché sta diventando una corrotta burocrazia senz’anima. Questo al di là di tutte le chiacchiere, le parole, gli asseriti principi “progressisti” che ci vogliono imporre e che invece nascondono soprattutto la “polpa” degli affari e – purtroppo – anche la corruzione.

Cominci Lei, cara Von Der Leyen, ci spieghi cosa combina suo marito nel mondo farmaceutico, quanto ha speso l’Europa per i vaccini COVID, chi ha fatto gli appalti e perché si siano sceltiproprio  quelli incredibilmente più costosi. Forza, Ursula, apra i cassetti…

Oppure, visto che i corrotti sono nella “sua” maggioranza, cominci a valutare se non sia più opportuno pensare ad elezioni europee anticipate. In caso di Sue dimissioni, invece, forse un tale Mario Draghi avrebbe qualche titolo in più proprio rispetto a Lei per dirigere la “Commissione”.    

 

TRUMP

Ho scritto più volte quanto Donald Trump mi stia antipatico, che sarebbe un danno per i repubblicani se si presentasse ancora alle elezioni presidenziali e che sarebbe molto meglio per loro se candidassero invece un giovane, come il governatore della Florida Ron DeSantis.

Ha fatto clamore in questi giorni la scontata accusa a Trump da parte della “Commissione d’Inchiesta della Camera” che - a seguito dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 - chiudendo i suoi lavori ha denunciato “all’unanimità” presunte gravissime responsabilità a carico dell’ex presidente chiedendo in pratica alla magistratura americana di intervenire per bloccarne la possibile ricandidatura.

Pochi media italiani hanno però spiegato che la “Commissione d’Inchiesta” (18 mesi di lavoro, centinaia di audizioni, esito scontato) era in pratica COMPOSTA SOLO DA DEPUTATI DEMOCRATICI in quanto i repubblicani (che ora sono la maggioranza al Congresso) non hanno mai voluto farne parte.  Quindi la “Commissione” era di fatto una espressione solo del Partito Democratico USA, non dell’intera Assemblea e oltretutto non aveva e non ha nessun valore giuridico. Se non si spiega questo, difficile che il pubblico italiano possa capirci qualcosa, ma è un elemento utile per sottolineare il livello di disinformazione diffuso da gran parte dei media italiani. 

 

DOVE VA IL MONDO

Per rendersi conto di come siano cambiati i rapporti economici e le comunicazioni nel mondo, basta dare un'occhiata all'aeroporto di Istanbul dove il tabellone delle partenze in un’ora soltanto - per esempio  tra le 8 e le 9 del mattino - segnalava tre giorni fa  la partenza di 38 voli internazionali.

Se passate da Fiumicino o Malpensa, date un'occhiata e  fate un confronto.

E mentre gli altri corrono, in Italia (e in Europa) andiamo avanti a discutere per settimane sui 60 euro pagabili o meno via POS....siamo ridicoli!

 

COME DI CONSUETO PER LE FESTE NATALIZIE “IL PUNTO” SI PRENDE UNA PAUSA, ARRIVEDERCI A DOPO LA BEFANA.

BUON NATALE “VERO”, AUGURI PER UN ANNO NUOVO ALMENO DISCRETO E GRAZIE DELL’AMICIZIA (E DELLA SOPPORTAZIONE) CHE SPESSO MI AVETE DIMOSTRATO.

 

                                                                                            MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 890 del 16 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Come ogni anno, nel mese di dicembre, dedico un numero speciale de IL PUNTO non a temi politici ma per fornire il doveroso rendiconto di una iniziativa che seguo ormai da 41 anni ed alla quale hanno contribuito molti lettori.  Si tratta del VERBANIA CENTER che – come potete leggere più sotto – opera in diverse parti del mondo. Credo che sia un modo serio e soprattutto concreto per “fare” e non solo per “dire”.

La prossima settimana IL PUNTO uscirà regolarmente il venerdì con l’ultimo numero pre-natalizio. Grazie ai lettori che anche quest’anno vorranno darci una mano.     

                                                                                      Marco Zacchera

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41 anni  di  “ KABA KUKUNA ANDU”    (“E’ MEGLIO FARE DEL BENE”)

 

2022  : VERBANIA CENTER   –  RELAZIONE DEL 41° ANNO

 

Cari amici,

come in pochi possiamo ormai ricordare personalmente, 41 anni fa – era il Natale del 1981 – nacque il “Verbania Center” prima come gruppo di amici e poi da 12 anni come autonomo Fondo inserito all’ interno della “Fondazione Comunitaria del VCO”. Cominciammo con la costruzione di un acquedotto a Loyangallany, nel nord del Kenya, e da allora si è fatto davvero tanta strada sia in Africa che in America Latina.

Come ogni anno vorrei ricordare prima di tutto i tanti amici che oggi non ci sono più insieme a quelle persone che in questi anni nei modi più diversi si sono impegnati sia nella solidarietà o realizzando opere concrete con gli aiuti che abbiamo raccolto. Anche il 2022 è stato un anno difficile per il post-Covid e la guerra in Ucraina, ma abbiamo comunque continuato nelle nostre attività, particolarmente in Mozambico.

 

RELAZIONE FINANZIARIA

Ricordo come ogni anno che dopo la costituzione del “Fondo Verbania Center” presso la Fondazione Comunitaria del VCO le disponibilità sono ora da dividersi in due diverse gestioni: quella “patrimoniale” (che va ad incrementare il fondo iniziale di adesione alla Fondazione) e la “sezione corrente” dove si versano i fondi raccolti e li si distribuiscono nelle diverse iniziative. 

Quest’anno le ENTRATE sono state inferiori all’anno scorso, annata un po' eccezionale, ma sono stati comunque raccolti 11.288 euro, compresi gli interessi attivi sul fondo patrimoniale. Gli IMPEGNI complessivi nell’anno sono stati pari ad euro 10.800. Conseguentemente il FONDO DI SPESA CORRENTE disponibile c/ la Fondazione è salito al 30.11.22 a 3.063 euro mentre il FONDO PATRIMONIALE resta invariato a 73.454,00 euro.  

In totale dall’inizio della sua attività, oltre a molti beni in natura ed attrezzature, il Verbania Center in 41 anni ha quindi superato come raccolta i  637.000 euro che, salvo i saldi attuali e il fondo patrimoniale, sono stati tutti spesi nel tempo in oltre 100 iniziative concrete e diversificate localizzate in tante parti del mondo dall’ Africa all’America Latina, Medio Oriente ed Est europeo. Contributi tutti “senza spese” perché ricordo che le nostre iniziative sono mirate e non hanno nessun costo di amministrazione, viaggi, gestione o rimborso spese.

 

MOZAMBICO: NACALA E MACHAVA

In Mozambico continua intanto la collaborazione con le iniziative della suora salesiana verbanese Maria Luisa Spitti e delle sue consorelle. Quest’anno gli aiuti si sono concretizzati nel mantenere il finanziamento di 3 borse di studio per allieve infermiere (2.000 euro). Suor Spitti – che opera a Nacala, nel centro-nord del Mozambico - ci ha chiesto aiuti urgenti per i molti profughi che scendono dal nord per sfuggire alle milizie islamiche. A questo fine abbiamo per ora inviato 3.000 euro, un altro invio si spera prima della fine dell’anno .

In Mozambico opera anche la sorella di suor Maria Luisa (Luciana Spitti) una dinamica laica che lavora a Machava, nella periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. Come vi ho già relazionato in passato in queste zone periferiche è assolutamente carente l’assistenza sanitaria e quindi si è continuato ad investire sul policentro ambulatoriale dove, dopo la realizzazione o ammodernamento dei reparti di pediatria, oculistica, stomatologia, pneumologia quest’anno ci si è concentrati a finire i lavori del pronto soccorso, diventato operativo nell’estate scorsa.

Ultimati anche i lavori per il pozzo e la distribuzione ai reparti dell’acqua potabile oltre alla costruzione di punti pubblici di distribuzione. Durante l’anno, oltre a quanto già versato, sono stati inviati 4.000 euro che hanno permesso di completare le opere. Purtroppo in ottobre Luciana – appena tornata a Maputo da un viaggio in Italia – ha avuto una grave crisi cardiaca e, dopo un intervento di emergenza, è dovuta tornare a Verbania per accertamenti e cure. Nell’augurarle una pronta guarigione abbiamo quindi sospeso i progetti per la sistemazione del reparto di ginecologia che erano stati fortemente richiesti dalla comunità locale ed erano n via di progettazione. Vedremo di riprendere tutto quando Luciana si ristabilirà.  

 

BURUNDI

Già dall’anno scorso abbiamo ripreso contatti con il Burundi, dove abbiamo operato tanti anni ai tempi di don Carlo e Giancarlo Masseroni. Quest’anno abbiamo inviato 500 euro al centro di Kamenge, località vicino alla capitale Bujumbura, una fondamentale realtà che da decenni opera per costruire migliori rapporti interetnici tra i giovani: una grande iniziativa che merita appoggio per cercare di costruire una nazione condivisa tra le due realtà tribali hutu e tutzi.

 

COLOMBIA

Continua l’attività del nostro amico dott. Gianfranco Chiappo che opera nelle periferie di  Cartagena ed è originario della nostra zona. Ha creato delle squadre di calcio giovanili per i ragazzi di strada, ciascuna delle quali intitolata ad un club italiano: Juventus, Torino (Chiappo è sfegatato torinista!) e anche… Verbania (ovviamente con i colori sociali della nostra squadra cittadina!). E’ un modo originale ma concreto per stare vicini a ragazzi spesso sbandati e per aiutarlo abbiamo inviato 1.000 euro.

 

SIRIA

Pochi ricordano il dramma dei profughi cristiani in Siria e in Libano dove essere cristiani significa soprattutto crescere emarginati. Tramite l’associazione AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE sono stati destinati 300 euro per l’assistenza medica nella zona di Aleppo dove sono presenti anche cristiani profughi dall’ Iraq e dal Libano.

 

 

LA “FILOSFIA” DEL VERBANIA CENTER

Ricordo la "filosofia" che sta dietro alle nostre iniziative e che è riassumibile in pochi punti:

1) nessun tipo di spesa generale: tutto quello che si raccoglie lo si utilizza e lo si rendiconta
2) le iniziative finanziate debbono prevedere il coinvolgimento di gruppi o popolazioni locali che devono co-partecipare mettendoci almeno il lavoro materiale. Inoltre, quando i progetti sono destinati a delle specifiche comunità, il loro utilizzo non è mai completamente gratuito, ma sempre soggetto ad un piccolo pagamento o a una modesta retta di mantenimento, perché tutti siano responsabilizzati al sacrificio e le iniziative siano ben mantenute. Nel caso di realizzazioni importanti si sottoscrive un accordo con le autorità locali.

3) ogni intervento ha sempre un responsabile locale conosciuto e serio, che possa così rispondere personalmente della qualità e della rendicontazione di quello che viene realizzato.

 

L'AZIONE DEL ”FONDO”

Ormai oltre 11 anni fa il  “VERBANIA CENTER” si è trasformato da iniziativa spontanea a fondo autonomo inserito nella Fondazione Comunitaria del VCO che ha l’obiettivo di contribuire a sostenere lo sviluppo sociale del nostro territorio e di promuovere la cultura della solidarietà tra i cittadini del VCO. Le somme investite a patrimonio producono rendite destinate anche al sostegno dei singoli progetti che vengono finanziati e gestiti con la sezione corrente, raccogliendo donazioni, contributi e lasciti di privati cittadini, enti e imprese. Contattandomi potete avere ogni dettaglio,

 

Chi desidera partecipare al progetto Verbania Center, può quindi contribuire con una donazione:

Sul conto IT94 L 03069 22401 1000 0000 2801 (Banca Intesa Sanpaolo) intestato Zacchera Marco indicando come causale “ FONDO VERBANIA CENTER ”

Oppure direttamente sul conto intestato a Fondazione Comunitaria del VCO presso BANCA INTESA SAN PAOLO IBAN: IT81 O 03069 09606 1000 0000 0570 indicando però sempre: “FONDO VERBANIA CENTER” 

 

 

Per ogni necessità potete sempre contattarmi via mail marco.zacchera@libero.it

Buon Natale e grazie dell’attenzione, della fiducia e dell’amicizia !

 

 

Verbania,  dicembre  2022                                                               MARCO  ZACCHERA




IL PUNTO   n. 889 del 9 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: DONNE IRANIANE – LEGGE FINANZIARIA – CASO JUVENTUS - BRAVO NORDIO, Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA.

 

Dedicato alle donne..

Quello che sta avvenendo in IRAN sarà forse fondamentale per il futuro di tutta l’area Medio Orientale. Credo che dobbiamo essere grati alle donne iraniane che hanno avuto il coraggio di rompere gli schemi di una società assurdamente tornata indietro nella storia. L’Iran (come l’Afghanistan) 60 anni fa era un modello di libertà religiosa e di emancipazione femminile: dobbiamo essere solidari e vicini a chi lotta rischiando la vita non solo per la propria libertà, ma per quella di miliardi di donne che ancora oggi sono senza diritti, vittime nelle proprie società.

 

FINANZIARIA: LE TRAVI E LA PAGLIUZZA

Noi italiani siamo proprio strani. Commentando una legge finanziaria che “gira” oltre 30 miliardi non si vanno a vedere le questioni principali, ma le pagliuzze: aiuta l’evasione aumentare l’uso del contante? La scorsa settimana ho ribadito che mi auguro che NON venga estesa eccessivamente questa possibilità, ma sono davvero dei dettagli minimali, eppure tutta la polemica politica ruota solo su questi spiccioli. Pochi ricordano che il “grosso” della manovra è la necessità (a debito) di aiutare famiglie ed imprese a pagare le bollette (ovvero prevedere sussidi).

Passa così in silenzio la presa d’atto che il governo Draghi NON ha raggiunto la grande maggioranza degli obiettivi europei di quest’anno e che quindi bisogna lavorare per raggiungerli, ovvero tirare – e far tirare - la cinghia. Così come pochi ricordano che il costo dell’energia è di fatto condizionato da politiche europee che a volte ci strozzano.  

Di fatto (e di diritto) è quindi l’Unione Europea che detta la linea economica su tutto o – meglio ancora – la Banca Centrale Europea che di fatto comanda e può obbligare ai suoi desideri la politica dei vari paesi senza concreta possibilità di obiezioni.

E’giusto secondo i principi etici europei? E quanto conta allora la volontà dei popoli, degli elettori, dei cittadini? E’ diventata un optional, nei fatti stiamo andando dritti dritti verso una “democrazia per procura” affidata alle banche. Non mi sembra un grande successo democratico, mentre il PNRR (somme enormi, ma in gran parte da restituire) ci sta legando sempre di più mani e piedi a Bruxelles e condizionerà sempre di più il nostro futuro, chiunque governi. Ma chi “controlla i controllori”, chi li nomina?  Parliamo di questo – che è il centro del problema -  piuttosto al mantenere o meno i 60 (sessanta) euro di limite per l’obbligo del POS! Intanto va segnalato che ad ascoltare il dirigente della Banca d’Italia che su questo ha criticato il governo alle riunioni congiunte delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato erano presenti solo 7 (sette!) parlamentari su oltre 50. Non sono passati neanche due mesi da quando deputati e senatori sono stati eletti, è primo bilancio da esaminare… non si parte bene!

  

IL CASO JUVENTUS

Potete o meno essere tifosi juventini, certo lo scandalo dei bilanci della società bianconera lascia perplessi soprattutto perché la Juventus è quotata in borsa e – se questi sono i pasticci di una società quotata - mi chiedo cosa combinino le altre, ma soprattutto che controlli operi la CONSOB, così come la società di revisione interna, la FIGC e gli altri organismi preposti a certificare la trasparenza dei conti.

Mentre il “mondiale” si trascina tra indifferenza e rimpianti (ma quanto costa alla Rai seguire i campionati, a parte i diritti TV?) nessuno sembra sottolineare l’assurdità di un calcio italiano che non fa crescere i giovani di casa e spende invece centinaia di milioni per raccattare i più o meno presunti campioni, soprattutto nella parte povera del mondo. Di fatto si favoriscono così speculazioni ed imbrogli mentre anche la FIGC non investe che solo una minima parte nei centri giovanili o nello sport dilettantistico.

Non lamentiamoci poi per l’eliminazione della nazionale azzurra dai “mondiali”.

 

BRAVO NORDIO

Ci si lamenta sempre che i politici non parlino chiaro e invece il neo-ministro della Giustizia, Carlo Nordio (ex pubblico ministero) ha il coraggio di farlo e per questo va

apprezzato. Certo che ogni volta che si cerca di cambiare qualcosa le “caste” protestano e i magistrati si sono infatti subito schierati in prima fila per bloccare tutto.

Forse dimenticano che i cittadini italiani sono profondamente delusi e scettici sulla gestione della giustizia in Italia e che quindi cambiamenti si impongono, così per l’uso distorto delle intercettazioni che dai palazzi di giustizia filtrano troppe volte in tempo reale sui giornali. Patetico che immediatamente il PD (che pur aveva sostenuto il contrario) per paura di essere superato a sinistra si sia immediatamente accodato alle toghe. Forse...non si sa mai?!

 

Approfondimento: REDDITO DI CITTADINANZA

Il reddito di cittadinanza, fiore all’occhiello dei programmi del M5S, proprio per questa sua forte caratterizzazione politica è stato da sempre oggetto di grandi polemiche. Vediamo di affrontare il discorso con meno ipocrisie e più concretezza cominciando a ricordare che da diversi anni in Italia funzionavano programmi simili come il REI (Reddito di Inclusione) e soprattutto il SIA (sostegno per l’inclusione attiva) che avevano scopi analoghi, ovvero soprattutto di tamponamento sociale.

Chi ha lavorato come “navigator” sa benissimo che - al di là delle sparate propagandistiche o dei programmi auto-celebrativi di “abolizione della povertà” - c’è la desolante realtà di uno strato sociale che in parte lavora “in nero” e si adatta al suo ruolo furbescamente o per necessità, oppure che semplicemente non ha voglia o (soprattutto) non può lavorare. La “voglia” è spesso carente per abitudini, ignoranza, provenienza famigliare, mancanza di spirito competitivo ma anche per pessimismo, delusioni passate con più o meno gravi carenze psicologiche e problemi di tossicodipendenza, ex detenuti, alcolisti ecc.

Vi sono poi spesso anche problemi fisici perché una persona non ha magari riconosciuta una percentuale di invalidità, ma se ha effettivi limiti fisici non può svolgere concretamente mansioni manuali, ricordando che la gran parte dei percettori del RDC non riceve i teorici massimali di legge (ovvero oltre i mille euro per reddito famigliare) ma una miriade di piccole somme mensili insufficienti per campare, ma sufficienti per “arrotondare”, senza però risolvere il problema lavorativo.

Non credo siano quindi molte le persone che abbiano effettivamente rinunciato a un lavoro stabile (e correttamente pagato) per percepire il reddito: le (poche) offerte di lavoro sono comunque di solito per mansioni manuali o specializzate cui non può accedere una manovalanza parzialmente invalida o anziana o che per qualche motivo non è all’altezza di un minimo di istruzione e autonomia lavorativa.

Il “Reddito di cittadinanza” è stato insomma una mancia, non una soluzione, ma d'altronde o si decide di ghettizzare una parte della popolazione che – soprattutto nel sud e nelle periferie urbane – non ha possibilità concrete di lavoro oppure (come è avvenuto) le si passa un piccolo mensile che permetta di tacitarla e arrotondare il minimo vitale. Ovvio che i grillini, assumendosene il merito “in proprio”, lo abbiano poi furbescamente trasformato in uno scambio elettorale.

I “navigator” non hanno quindi trovato posti di lavoro (né erano in grado di trovarli) ma - almeno quelli che hanno lavorato con criterio – hanno piuttosto spiegato ai “convocati” come avrebbero potuto “tentare” una ricerca di lavoro stendendo per loro almeno un curriculum e fornendo informazioni generali, in pratica poco di più.

Il fatto è che lavori veri, stabilizzanti e ben pagati, è difficili trovarli perché richiedono qualifiche, specializzazioni, mobilità, volontà di impegno nel tempo, ovvero caratteristiche che mancano alla gran parte dei richiedenti il sussidio, che in molti casi risultano poco al di sopra del livello di alfabetizzazione.

Senza dimenticare la grande platea degli immigrati, le cui “domande” di reddito sono state presentate (ed ottenute) per tramite dei patronati, sovente non dicendo la verità e questo è un aspetto che è rimasto colpevolmente in ombra.

Gente che ha auto-dichiarato di essere in Italia da un decennio (quando la circostanza – indispensabile per ottenere il sussidio -  era del tutto falsa) ma d'altronde tutti i dati forniti si basavano sempre su una “autodichiarazione” spesso di dubbia comprensione per l’interessato, talvolta neppure in grado di leggere in italiano. Immaginatevi come potevano essere compresi dei quesiti stesi in burocratichese!

“Navigator” diventati più assistenti sociali, dunque, che veri tecnici del lavoro e comunque all’interno di un riferimento normativo contraddittorio e con situazioni regionali assurde, basti pensare che ad oggi, a “fine legge”, i concorsi per potenziare i Centri per l’Impiego di oltre 10.000 unità in molte Regioni non sono ancora terminati. 

Ogni Regione è d'altronde andata per conto suo, sostanzialmente in un caos generale, mancando direttive unitarie e tempi obbligatori. Il lavoro d’altronde è – come la sanità – materia di competenza prevalentemente regionale e quindi ci si trova di fronte a scenari, meccanismi e organici spesso molto differenti da un territorio all’altro; tutto questo con il paradosso che norme nazionali come il RDC, finiscono con l’essere gestite in modo uniforme dall’INPS a livello di erogazione del sussidio, ma in modo del tutto differente dal lato delle politiche attive del lavoro.

Complessivamente, quindi, una legge fallimentare in termini di recupero di veri nuovi posti di lavoro, ma utile e a volte indispensabile come provvedimento-tampone ai fini sociali. 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 888 del 2 dicembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  SOGNO UN PAESE NORMALE - MISERIE ALLA SOUMAHORO –  IL GIRO DEL GAS - CONTANTE -

 

UN PAESE NORMALE

Vorrei vivere in un Paese “normale” dove l’opposizione - oltre che protestare - proponesse anche alcuni spunti concreti e condivisibili in occasione di leggi importanti come la “Finanziaria” (indicando anche credibili coperture) e che la maggioranza di governo li accettasse, oppure motivasse bene il perché respingerli.

Uscire dalle logiche bloccate e contrapposte sarebbe atto di buon senso e per questo non credo che Calenda e Renzi pensino solo ad avere spazi di sottogoverno nell’offrire una potenziale collaborazione al governo Meloni creando irritazioni soprattutto a Forza Italia che teme di perdere la “golden share” per condizionare la premier in caso di necessità.

E’ comunque ancora presto per giudicare la Meloni che per ora – a mio avviso - si sta posizionando con credibilità interna ed internazionale varando una finanziaria “normale” e condizionata dai costi energetici che ha ereditato.

In generale mi sembrano emergano posizioni governative di buon senso, piuttosto fin troppo poco “rivoluzionarie” rispetto al recente passato.

Vero è che - nell’ ottica di potenziali 5 anni di stabilità - contano molto le fondamenta ovvero prendere in mano l’apparato per costruire poi un effettivo cambiamento.

Il tempo ci dirà, per ora apprezzo una condotta attenta e prudente della leader che non si è fatta ancora prendere in castagna ed ha sicuramente aumentato il suo prestigio personale superando molti preconcetti. Spero però che presto l’Italia cominci a marcare differenze e discontinuità, magari cominciando e prendere le distanze dai vertici europei.

Mi sembra che Bruxelles stia diventando sempre più un giocattolo politico-economico totalmente in mano al centro-sinistra ricattando con i fondi del PNRR diverse nazioni europee. Chiarezza e più trasparenza sulla gestione dei fondi dell’Unione e sui suoi costi di funzionamento non sono più rinviabili, soprattutto perchè la Von Der Leyen (e la sua corte) temo sia molto meno trasparente di quanto sembri seguendo le cronache che la dipingono sempre come una bella e brava fatina bionda.

Vediamo anche come finisce la vicenda Di Maio

 

LA TRISTE STORIA DI SOUMAHORO  & C.

Dell’ ”onorevole” Abounakar Soumahoro resterà l’immagine – diventata subito icona della sinistra - del suo debutto davanti a Montecitorio con gli stivali infangati e salutando con il pugno chiuso. Qualcuno disse subito che sarebbe stato un ottimo segretario del PD per “marcare la differenza” poi - man mano che uscivano le notizie dei traffici loschi delle cooperative di famiglia - la vicenda ha assunto connotati sempre più squallidi derubricandoli alla solita truffa e allo sfruttamento degli immigrati.

Così della potenziale candidatura ai vertici del PD per carità di patria non ne ha parlato più nessuno, anzi, Soumahoro è stato perfino allontanato dal gruppo parlamentare della sinistra-verdi.

Ma ci sono complicità del sistema che non si possono sottovalutare, perché temo che ci siano in giro molte altre “cooperative” (altra ipocrisia diventata truffa di sistema, quando diventano società di comodo ai danni di quelle serie) che in Italia hanno abusato dei fondi destinati ad assistere i disgraziati che sbarcano sulle nostre coste.

Porcherie di bandi rinnovati automaticamente e mai controllati, di prefetture assenti, di uno Stato che concede o promette soldi senza verificare i precedenti e soprattutto i rendiconti.

Eppure proprio la suocera dell’ “onorevole” (quella che viene ora indicata come la responsabile della truffa) nel 2018 venne addirittura premiata come «Imprenditrice immigrata dell'anno», con tanto di consegna solenne del riconoscimento da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini.

Non basta: nonostante le truffe già da tempo sotto la lente della Guardia di Finanza ancora in aprile sarebbe entrata nelle tasche della famiglia Soumahoro – con le cooperative Karibu ed Aid, entrambe risultate vincitrici di bandi nonostante le indagini in corso - la somma di circa un milione di euro per l'assistenza ai rifugiati ucraini. Truffatori e soprattutto sfruttatori della miseria, eppure la mini alleanza dei “+ Europa-socialisti-sinistra verdi e PD” non ha esitato a candidare l’onorevole dei miei stivali e a farlo eleggere, segno che nessuno ha controllato le carte, i precedenti, la fedina penale e non lo ha fatto neppure l’apposita “commissione Etica” che dovrebbe denunciare pubblicamente i casi dei candidati impresentabili.

La vicenda riapre così anche il capitolo delle ONG che operano nel Mediterraneo e che a volte sono connesse direttamente agli schiavisti che organizzano il trasporto.

Surreale leggere che l’organizzazione Ecchr (con sede a Berlino) in appoggio alla ben nota “Sea Watch” anziché chiarire questi suoi rapporti denunci addirittura per “Crimini contro l’Umanità” alla Corte Internazionale dell’Aja Matteo Salvini e - per buon peso - anche il suo predecessore Marco Minniti (PD) per “Complicità con la guardia costiera libica per privazione della libertà”.

Stupisce che analoga denuncia non venga allora presentata contro i dittatori e gli schiavisti che causano e dirigono il traffico di carne umana, soprattutto perché la gran parte dei migranti NON è spinta da motivazioni politiche ma economiche e quindi paga profumatamente il viaggio a questi mafiosi che spesso - di fatto - diventano “soci” delle ONG.

Restando in argomento, pochi hanno ripreso la notizia che nei giorni scorsi a Napoli, durante il “Festival dei diritti umani”, sia stata interrotta da urli e tumulti la proiezione del docufilm “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini che documentava proprio questi contatti. Solo “Libero” ne ha parlato diffusamente nel gelo della grande comunicazione che in argomento è molto reticente. Cattiva coscienza?

 

Su questo tema ricordo infine ai lettori di aver scritto un libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? - Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed Immigrazione” , edizioni il Borghese. Chi fosse interessato a leggerlo me lo richieda (marco.zacchera@libero.it) ricordandosi di comunicarmi il proprio indirizzo postale. Al di là della stretta attualità. credo sia una lettura di interessante riflessione.

 

IL GIRO DEL GAS

La nazionale di calcio tedesca protesta in Qatar per la mancanza di diritti umani nel paese, ma nelle stesse ore il governo di Berlino ha firmato un mega contratto di 2,8 MILIARDI di metri cubi di gas  all'anno per 15 anni proprio con il Qatar.

Alla faccia di unirsi e di firmare accordi europei e continuando a boicottare la scelta di fissare un prezzo massimo a livello UE, la Germania fa - come sempre - gli affari suoi.

Curioso che il Qatar venderà il gas ufficialmente ad una società USA, la  Conoco Phillips, una multinazionale degli idrocarburi statunitense che rivenderà poi il gas ai tedeschi, in difficoltà dopo lo stop al gas russo. Ancora più ipocrita che in Germania al governo ora ci siano i Verdi che ufficialmente il gas non vorrebbero più usarlo e che alla fine il contratto sia stato indubbiamente favorito dalle "manine ignote" che hanno distrutto i gasdotti russi del Baltico. Sono sempre più convinto che la guerra in Ucraina sia un colossale affare per "qualcuno" , vero mr. Biden ?

 

IL GOVERNO E I CONTANTI

Non condivido la volontà del governo (soprattutto su spinta della Lega) per l’allargamento dell’uso del contante, andando in controtendenza con le ormai progressivamente consolidate abitudini degli italiani e il conseguente obiettivo aiuto al reddito sommerso (ovvero il “nero”) che è una delle piaghe del nostro sistema economico e pesa su tutti in campo fiscale.

Anziché elevare l’uso del contante e i limiti degli obblighi ad usare il POS si azzerino piuttosto le commissioni bancarie che oggi gravano in maniera a volte spropositata sulle piccole transazioni: mi sembrerebbe più logico e trasparente. 

 

   Buona settimana a tutti!   

                                                                                                        MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 887 del 25 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO:  LA VERGOGNA DI MAIO – CORRUZIONE E SCANDALI DIETRO AI MONDIALI - ADDIO A MARONI, LEGHISTA SIMPATICO

 

Di MAIO, UNA VERGOGNA EUROPEA

Tante volte m chiedo se ci sia un limite al peggio o – almeno – al ridicolo.

Nominare “Giggino” Di MaioInviato speciale europeo per il medio Oriente” oltre a fare sghignazzare l’intero continente (i francesi hanno già cominciato) pone un problema di fondo: ma come può essere  credibile un’Europa conciata e diretta così? Eppure il rischio c’è, visto che il nome di Di Maio è stato “selezionato” addirittura dallo European External Action Service, un panel esterno alle istituzioni Ue (LAUTAMENTE PAGATO) che valuta i profili (!!!) e poi li presenta alla Commissione europea che ha l’ultima parola.

Penso ai blog esilaranti con un Di Maio incapace di dire quattro parole in inglese, che ha confuso nazioni una con l’altra, che in Libia ha “ravanato” con tutti e concluso niente, che ha dimostrato di non contare nulla politicamente, personalmente e culturalmente  non è neppure laureato). “Inviato speciale” proprio lui?

Ma allora mi candido io, per la metà dei 12.000 euro mensili netti di tasse oltre a benefit vari, rimborsi spese e staff a carico di Bruxelles e sfido Di Maio sulla base di un test con 100 domande (in English, of course!) sulla situazione nell’area e vediamo chi risponde meglio, così come molto meglio di me potrebbero rispondere migliaia di persone solo in Italia: diplomatici, studiosi, ricercatori, esperti “veri” del mondo medio orientale. Ma com’è possibile a livello europeo selezionare proprio  un “quaquaraqua” come Di Maio? Sembrerebbe matematicamente impossibile!!... Eppure a tanto arriva la spudoratezza politica.

Un ultimo regalo targato Draghi? Può darsi, ma la scelta è obiettivamente indifendibile.

Il rappresentante in Italia della Commissione Europea ,Antonio Parenti, ha testualmente dichiarato che Di Maio "E molto stimato sia in Europa che fuori" (ma da chi?!) e che se sarà chiamato a diventare inviato speciale "Avrà sicuramente molto lavoro da svolgere con i Paesi dell’area del Golfo per discutere e determinare la questione dell’approvvigionamento energetico nei prossimi anni. Nel brevissimo termine l’area è importante come fonte di gas naturale liquefatto, ma in futuro giocherà un ruolo molto rilevante con riguardo all’idrogeno verde, vista l’esposizione al sole". 

Ma vi immaginate il futuro energetico italiano ed europeo affidato a Di Maio?!

E adesso ci vengono anche a dire che l’Italia non può rinunciare ad un posto importante in Europa. Scusate, ma se il posto era importante perché non è stato pubblicizzato adeguatamente il concorso, magari selezionando un altro italiano effettivamente capace e con un minimo di preparazione specifica?

Se poi tutto serve solo per indennizzare Di Maio con un lauto stipendio dopo la trombatura elettorale mi girano ancora di più le p… Semplicemente perché Di Maio non ha fatto NULLA per meritarselo, un presuntuoso fallito politicamente e più o meno nullafacente in tutta la vita.  

Sottolineato che l’attuale governo italiano - pur non avendo responsabilità dirette - ha però il dovere di opporsi dandone mandato formale anche al nostro esimio Commissario europeo Gentiloni, Di Maio torni a vendere bibite allo Stadio San Paolo, oppure si trovi finalmente un lavoro adeguato e magari – lui che ha “abolito la povertà” e “aperto il parlamento come una scatola di tonno” - si vergogni un po'.

 

DRAMMI E CORRUZIONE DIETRO AI MONDIALI

E’ in corso il grande show dei mondiali di calcio in Qatar, ma pochi sanno quanti drammi umani siano avvenuti durante la loro preparazione, rimasti negati e coperti dagli scintillanti palazzi di Doha e dalle imponenti strutture che ospitano le gare, mentre solo in parte è emersa la scandalosa corruzione che è stata messa in atto per organizzare la manifestazione in questo assurdo paese.

Ricordiamoci che l’intero “board” della FIFA è finito in manette dopo che sono state documentate le dazioni per milioni di dollari ricevute dai singoli suoi componenti per votare questa sede, mazzette che hanno poi portato all’azzeramento dei vertici.

Il Qatar è un paese anomalo, dove i diritti dei lavoratori e la stessa democrazia sono un optional e ne ho parlato a lungo in un mio libro “INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE- Quello che non ci dicono su Africa, Islam ed immigrazione", ed. Il Borghese. (Chi fosse interessato a leggerlo può richiedermelo via mail a marco.zacchera@libero.it ) scoprendo le infinite sfaccettature di queste teocrazie emiratine che piacciono tanto soprattutto a chi ha nascosto i soldi da quelle parti.

Ricordiamoci che secondo Amnesty International e Human Rights Watch (e come documentato da una serie di inchieste apparse l’anno scorso sul Guardian di Londra) sarebbero stati circa 6.500 i morti solo tra i lavoratori edili addetti alle costruzioni e di fatto deportati nel paese senza diritti ed oggetto di un inaudito sfruttamento.

Allettanti infatti da un guadagno molto al di sopra del povero livello di vita dei loro villaggi, centinaia di migliaia di persone provenienti da Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, India, Nepal e da molti paesi africani sono arrivati in Qatar scoprendo subito che la realtà era ben diversa da quella che era stata loro promessa. Per tutti la solita storia: un “reclutatore” che passava nei villaggi e prometteva soldi senza sottolineare troppo che a carico dei lavoratori restano le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio e che quindi – arrivando – si sarebbero trovati già indebitati fino al collo.

Anche perché, nonostante le promesse della teocrazia al potere in Qatar – paese di cui Gianni Infantino, presidente della Fifa, è talmente innamorato da esserne diventato cittadino – non è mai stato abolito il sistema della kafala (“garanzia”) che permette ai datori di lavoro di requisire all'arrivo i passaporti dei lavoratori migranti – dichiarati subito ufficialmente “debitori” - che restano così senza documenti e la possibilità di lasciare il paese, ma anche di cambiare padrone o mestiere.

La Kafala concretizza un concetto preso a prestito dall’Islam, una specie di tutela per gli esseri inferiori che dovrebbe valere per donne vedove o rimaste senza marito e bambini minori, ma che in questo caso è stata adottata per gli immigrati. Un sistema che ha funzionato in milioni di casi, con il “kafil” che comandava senza sconti e spesso con la violenza e con l’immigrato che senza documenti non solo non poteva più espatriare o cambiare lavoro ma che non poteva neppure affittare una casa, avere un conto in banca e visto che non parlava – ovviamente – la lingua locale, non poteva nemmeno protestare o rivolgersi alla polizia o a un sindacato (peraltro vietati nel paese), né aver accesso a servizi sanitari o diritto ad adeguate assicurazioni sul lavoro.

Su internet si possono leggere storie incredibili di persone segregate per mesi, fustigate per “disobbedienza” o morte di stenti in un clima da medioevo.  Gente trattata come animali condividendo “a ore” un letto con turni di 60 ore di lavoro settimanali senza giorni di riposo e - ricordiamoci - lavorando in un clima bestiale, estremamente caldo. 

Quello che poi tutti si chiedono è se la corruzione nella FIFA sia stata effettivamente cancellata o se tuttora imperversi.

Il dubbio c’è, viste anche le dichiarazioni demagogiche del nuovo presidente FIFA Gianni Infantino che - sommerso dalle critiche per il perdurante mancato rispetto dei diritti umani in Quatar - ha avuto l’indecenza di affermare nella conferenza stampa di apertura che "Per quello che noi europei abbiamo commesso negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci almeno per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri paesi. Queste lezioni morali sono solo pura ipocrisia". Ipocrisia? Preso atto che per la FIFA il Qatar è un paese felice, Infantino ha detto di sentirsi "arabo", "gay", "lavoratore migrante" e intanto ne ha preso pure la cittadinanza, chissà se facendo un pensierino alla mancanza di trattati di estradizione verso questo piccolo stato del Golfo, se mai saltassero fuori sue future indebite ingerenze.

Perché non si tratta solo di diritti negati ai lavoratori, in Qatar non si possono professare in pubblico altre religioni oltre l’Islam, non è ammessa l’omosessualità, le donne sono oggetto di “vestiti adeguati”, non si devono bere alcolici (pensate alla gioia delle ditte di birra sponsor del mondiale!) e perfino per le turiste c’è stato l’obbligo di non indossare pantaloncini corti o magliette senza maniche, ma solo vesti che coprano ginocchia e spalle.

Perché - alla fine - resta poi la questione di fondo: ma senza una adeguata corruzione, chi mai avrebbe pensato di organizzare dei “mondiali” in un paese dove praticamente non si era mai giocato a calcio?

 

ADDIO A ROBERTO MARONI, LEGHISTA SIMPATICO

Se ne è andato a soli 67 anni Roberto Maroni, non solo “un leghista simpatico” ma soprattutto uomo corretto, ottimo ministro dell’interno e governatore della Lombardia, milanista. Lo ricordo con amicizia ed affetto perché scherzava e sorrideva sempre ed aveva un buon rapporto con tutti, ma dimostrando con coerenza un profondo senso del dovere e dello Stato.

Un esempio di persona per bene nel mondo politico e che avrebbe potuto ancora dare molto, alla Lega e all’Italia. Peccato che se ne sia volato via, davvero ci mancherà.

 

   Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 886 del 18 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: MISS OTTO MILIARDI – MIGRANTI – IL REGALO DI TRUMP – SANZIONI A’ LA CARTE – IL DRAMMA DI MASSIMO GIORDANO – MONTESANO E LE IPOCRISIE RAI

 

BENVENUTA, MISS 8.000.000.000 !

Nei giorni scorsi siamo arrivati ad otto miliardi di esseri umani su questa terra. Quando frequentavo le elementari il maestro ci raccontava che eravamo due miliardi.

L’ottomiliardesima inquilina del mondo (voglio pensare sia una bimba) è probabilmente africana o indiana, aree con il più alto indice demografico e dovrebbe morire – se fortunata - all’inizio del prossimo secolo, quando secondo le proiezioni saranno (non “saremo”!) di meno perché sarà iniziata una fase di discesa demografica.  Intanto oggi la terra è comunque in grado di sfamare tutti, anzi, quasi un terzo del cibo viene buttato mentre due miliardi di terrestri soffrono di gravi problemi alimentari e alcune centinaia di milioni sono letteralmente alla fame. Quello che è insostenibile è il cattivo uso delle risorse, a cominciare da quelle naturali.

Questo anche perché l’1% della popolazione del globo ha la maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 20% (noi) consuma l’80% delle risorse.

Una terra sconquassata per colpa dell’animale-uomo, ovvero per colpa nostra. Ci pensassimo un attimo forse avremmo un po' più di cervello nell’organizzarci la vita e capiremmo che solo un po' di pace reciproca ci permetterebbe (tutti) di vivere meglio.

 

MIGRANTI

Il “trattato del Quirinale”, misterioso e molto demagogico patto di Draghi sui rapporti Italia-Francia recita all’articolo 4: “le Parti s’impegnano a sostenere una politica migratoria e d’asilo europea e politiche d’integrazione basate sui principi di responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri”.

Come pubblicato sul “Punto” della scorsa settimana, l’Italia – dati aggiornati al 16 novembre, ore 8 -  ha accolto nel 2022 ben 93.502 persone dal “fronte sud” (dei quali solo il 16% sbarcati da navi ONG) ma l’Europa – che a giugno si era impegnata di “ridistribuirne” 8000 - dall’Italia ne ha ricollocati solo 112, 38 in Francia e 74 in Germania. Un po' pochini…

Va bene che Macron è in minoranza in parlamento e deve far viso feroce o la Le Pen gli soffia i voti, ma anche la demagogia ha un limite e la silente Europa dovrebbe decidere con un po' di grinta che cosa fare: è scandaloso che la Germania plauda alle navi ONG che battono la sua stessa bandiera ma poi non accolga nessuno degli sbarcati a Lampedusa e dintorni e si arroghi anche il diritto di criticarci. Che il governo italiano alzi un po' la voce: per una volta siamo dalla parte della ragione.

 

IL REGALO DI TRUMP

Donald Trump torna in campo e annuncia la sua candidatura presidenziale per il 2024. Il miglior regalo possibile per i democratici che con Trump candidato rischiano di vincere un’altra volta le elezioni, magari anche riproponendo il sempre più spento Joe Biden. Mi auguro –  sono un convinto “repubblicano” – che in qualche modo si riuscirà ad arginare la candidatura dell’impresentabile Trump e che gli iscritti al GOP riescano a trovare nomi più credibili (e vincenti), magari cominciando dal governatore della Florida Ron DeSantis.

 

SANZIONI

Alcuni lettori mi accusano di essere diventato troppo “filo-russo” ma credo sia una sciocchezza: cerco di vedfere i fatti con obiettività, percepisco una informazione troppo sbilanciata e a volte preconcetta e piuttosto mi sento da sempre “filo-europeo” denunciando come ci stiamo facendo economicamente danneggiare dagli USA, anche se va dato atto a Biden di aver subito detto che i razzi ucraini caduti “per errore” in Polonia non fossero russi.

Sulla sempre più equivoca posizione di Zelensky ne riparleremo, rimaniamo un attivo sulla questione “sanzioni”.

Per esempio proprio il Wall Street Journal dava notizia di un “buco” nelle sanzioni americane che permette al petrolio russo di arrivare tranquillamente negli Stati Uniti dopo essere stato raffinato fuori dalla Russia. Nel caso specifico la raffineria era quella di Priolo e il petrolio russo arriva sotto forma di benzina sulla costa est americana. Questo perché le raffinerie di quell’area degli States producono la metà della benzina rispetto al 2018 e vi è crisi di approvvigionamento dell’area. La benzina insomma serve, va quindi importata e allora – con una “furbata” – gli USA fanno finta che non sia proveniente da petrolio russo.

L’Europa è in una posizione molto peggiore di quella americana perché non ha molte risorse petrolifere e non ce le avrà mai per una questione fisica e geologica.

Noi europei che siamo così fieramente contro la Russia e applichiamo (o dovremmo applicare) alla lettera  le “sanzioni” rischiamo però di saltare sotto il peso della crisi (e dei prezzi) visto che sostituire la Russia come fonte energetica si dimostra costoso e complicato. In questo gli Stati Uniti - che dipendono da Mosca infinitamente meno di noi - sono un esempio di realismo, ma soprattutto di assoluto menefreghismo sui “principi” quando fa loro comodo. Perché da noi queste cose non si dicono (e non si discutono apertamente)?

 

IL CALVARIO DI MASSIMO GIORDANO

Assolto con formula piena. È finita con l’esclusione di qualsiasi addebito la vicenda giudiziaria dell’ex assessore regionale e già sindaco di Novara (per 10 anni) avv. Massimo Giordano, già esponente di punta della Lega in Piemonte. La sentenza della Corte d’Appello di Torino ha visto confermata l’assoluzione in primo grado e respinto l’appello inutilmente proposto dalla Procura, dopo che Giordano era già stato assolto in primo grado.

Una vicenda assurda e surreale durata dieci anni iniziata sulle “voci” che Giordano avrebbe favorito come amministratore il gestore di un bar (!) e poi allargate (ad arte?) ad altre vicende che nulla c’entravano e che mi sono sembrate più che altro una scusa per tenere comunque aperto un procedimento che si è concluso con una doppia assoluzione, MA DOPO DIECI ANNI DI CALVARIO.

Un procedimento iniziato con perquisizioni in piena notte della Guardia di Finanza in casa e negli uffici dell’esponente leghista a sirene spiegate, titoli enormi sui giornali, servizi in Tv anche sulle reti nazionali, dimissioni inevitabili, rovina economica e politica E ALLA FINE… NULLA!

Chi risarcirà mai Massimo Giordano per il danno subito, le spese giudiziarie e di difesa che ha dovuto sostenere, la vergogna di cui è stato ingiustamente oggetto? Parliamo di assoluzioni con formula piena perché i fatti non sussistono: non dubbi, ma certezze e a questo punto perché il PM ha interposto appello dopo la prima assoluzione se era già venuta con formula piena? Giordano ha intanto perso il padre, gli è morta la moglie, si è vista rovinata la vita personale, professionale e politica: chi mai appunto lo risarcirà?

Possibile chi ha montato l’inchiesta e soprattutto l’ha voluta proseguire anche se non vi erano evidentemente indizi sufficienti non debba pagare nulla, in termini economici ma almeno di carriera? E quanti altri “casi Giordano” avvengono in Italia?

Perché nessuno mi toglie dalla testa che vi sia stata una evidente volontà persecutoria per distruggere l’immagine dell’esponente politico leghista allora più in vista in Piemonte, riconfermato sindaco a Novara dopo il primo mandato già al primo turno e con il 61% dei voti. Uno che oggi probabilmente sarebbe al governo, visto come era stato apprezzato a Novara e in Regione, ingiustamente distrutto.

Responsabilizzare anche la pubblica accusa mi sembrerebbe un dovere in un paese civile.

 

MONTESANO: L’IPOCRISIA SUBLIME

Stop alla partecipazione di Enrico Montesano a “Ballando con le stelle”: è la decisione della Rai, che definisce "inaccettabile" che l'attore abbia indossato durante una prova della trasmissione una maglietta con i simboli della Decima Mas e “Chiede scusa a tutti i telespettatori" (che peraltro non hanno visto nulla perché appunto era una sessione di prove). “E’ inammissibile – tuona la Rai - che un concorrente di un programma televisivo del servizio pubblico indossi una maglietta con un motto e un simbolo che rievocano una delle pagine più buie della nostra storia. Chiediamo scusa a tutti i telespettatori e, in particolare, a coloro che hanno pagato e sofferto in prima persona a causa del nazifascismo a cui proprio quella simbologia fa riferimento.”

Ricordato che il motto “Memento Audere Sempre” era semmai quello dei Mas che parteciparono con D’Annunzio alla “Beffa di Buccari” nella prima guerra Mondiale e che la X Mas - prima di diventare una forza armata della RSI - compì imprese eroiche contro gli inglesi durante la seconda, è evidente che in Rai non conoscono la Storia.  

Trovo però inaudito che un cittadino italiano venga sanzionato per una maglietta, peraltro neppure mostrata in trasmissione. Se Montesano fosse venuto con la maglietta dell’URSS, di Mao o di Stalin o Che Guevara allora andava bene? E chi indossa una felpa con il nome di una università mai frequentata in vita sua è forse accusato di falso o di plagio? Fino a prova contraria esisterebbe una Costituzione sulla libertà di pensiero e poi comunque Montesano ha chiarito bene che ha in casa centinaia di magliette e non era certo lì per fare propaganda “fascista”, ammesso che qualcuno ancora sappia cosa sia stata la Xa Mas.  Oltretutto proprio Montesano è stato consigliere comunale di Roma per il PDS (ora PD) e addirittura per tre anni eurodeputato proprio per gli ex comunisti!

Questa è quindi pura discriminazione politica, con la demagogia interpretata nel senso più idiota e semmai conferma la solita partigianeria del pseudo servizio pubblico RAI (che ad esempio non è stata indipendente nei giudizi sulle recenti elezioni USA ma spudoratamente schierata con i democratici in tutti i commenti). Mi auguro che Montesano tenga duro e con i suoi avvocati faccia causa alla Rai per indebita revoca del contratto: ha tutta la mia solidarietà, solo che poi a pagare dovrebbero essere “in proprio” i discriminatori, non la collettività che è obbligata a pagare il canone.

 

   Buona settimana a tutti!        

                                                                                                                      MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 885 del 11 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: ELEZIONI USA - VOGLIA DI PACE - MIGRANTI - LETIZIA SUPERSTAR

 

 

RON DESANTIS, RICORDATEVENE

Per le TV e i media nostrani le elezioni di martedì in USA hanno fatto scoprire Ron DeSantis, riconfermato governatore della Florida.

I lettori de IL PUNTO questo nome invece dovrebbero già ricordarselo bene perché è da molto tempo che scrivo che potrà essere un prossimo presidente americano.

Lo diventerebbe sicuramente già nel 2024 se Trump non si mettesse in mezzo a voler rovinare tutto con il suo egocentrismo e rischiando così di far perdere ai repubblicani le prossime elezioni.

Se Trump annuncerà la sua candidatura già la prossima settimana, saranno per gli USA due anni di divisioni, polemiche, inchieste, mobilitazioni collettive, veleni incrociati e da noi vi saranno migliaia di articoli, programmi, inchieste su Donald, il “cattivo” che vuol portar via il potere ai santi democratici che - come nelle fiabe a lieto fine – alla fine trionferanno sul male e che comunque se mai perdessero sarebbero sconfitti solo da elezioni truccate, magari da Putin.

Se il candidato repubblicano sarà invece DeSantis o qualche altro moderato, il GOP vincerà le elezioni alla faccia di Biden, sempre più rintronato.

Tornando a DeSantis: è un repubblicano di lontane origini italiane, è giovane e di destra, sta governando bene la Florida, è stato rieletto alla grande con un mare di voti rilanciando il proprio Stato ed affrontando il COVID con determinazione ma anche senza ipocrisie. DeSantis non ha (ancora) in mano il partito, ma certo è più presentabile di Trump che - se si candiderà - sarà il più grande alleato dei democratici. Mancano due anni, ma visto l’inesorabile declino dello spento Biden che ha portato i democratici a perdere il Congresso la partita è già aperta, nonostante i contorcimenti e i mal di pancia dei progressisti commentatori nostrani che monopolizzano i dibattiti TV.

 

VOGLIA DI PACE

L’ imponenza delle manifestazioni di sabato scorso per la pace in Ucraina sottolineano la credibilità dei sondaggi che hanno sempre sottolineato l’esistenza in Italia di una ampia minoranza politicamente trasversale del paese (che sta diventando aperta maggioranza) che chiede uno stop ai combattimenti e non vuole l’invio in Ucraina di altre armi italiane.  

Diciamoci le cose senza ipocrisia: fino all’altro ieri il governo “di larghe intese” imponeva di fatto un divieto politico a manifestare, con il PD da sempre il più spinto a scegliere la linea dura e armaiola contro Putin, mentre il M5S - pure al governo - si adeguava con pochi distinguo. Oggi, cambiato scenario, i Grillini scelgono la sponda del pacifismo e riprende subito forza quella sinistra anti-NATO che tenderà ad identificare sempre di più la guerra come una scelta del governo Meloni.

Il PD intanto gira come una trottola sbandando qua e là cercando soprattutto di far dimenticare le posizioni tenute fino ad oggi.

Stesso paradosso a destra, dove c’erano sempre state più o meno visibili riserve sull’intervento italiano e che oggi si trova spiazzata dalle manifestazioni di sabato della sinistra con il rischio di ritrovarsi a rappresentare da sola le posizioni NATO ed europee più estreme in una giravolta di posizioni per lo meno curiosa.

Presa dalla necessità di non dare spazio a critiche atlantiche prima delle elezioni, la Meloni ha voluto e dovuto scegliere la strada della continuità, pur sapendo benissimo che una buona fetta dei suoi elettori sarebbero i primi ad applaudire ad un progressivo sganciamento da posizioni di adesione acritica alla linea “dura e pura” fin qui seguita dall’Europa e dai suoi alleati. Vorrà marcare un prossimo distinguo? In molti lo sperano, anche perché di fatto le piazze sono state comunque un avviso italiano a Zelensky di cambiare i toni con invito a sedersi a un potenziale tavolo di pace perché l’appoggio alleato non è infinito e sempre di più le opinioni pubbliche chiederanno uno sganciamento controllato.

In questo senso forse proprio la Meloni potrebbe essere – progressivamente e senza stappi – la portatrice di una posizione nuova dell’Europa che si avvii ad aiutare l’Ucraina con impegni futuri sulla ricostruzione piuttosto che continuando con una acritica fornitura di altre armi.

E’ un momento in cui anche Putin è debole ed ha interesse ad una tregua perché dopo nove mesi questa guerra sta diventando una sconfitta anche per lui, soprattutto perché i due blocchi hanno capito che l’avversario è teoricamente insuperabile salvo usare armi non convenzionali, con il fronte di fatto bloccato, ma bisogna uscirne innanzitutto con una volontà di arrivare ad una conclusione.

Le parole vigorose e per me assolutamente condivisibili espresse anche in Bahrein da Papa Francesco – che ha assunto in maniera forte questa posizione già dall’inizio del conflitto, purtroppo non ascoltato – partono dal presupposto che occorre innanzitutto una volontà di tregua per cominciare a valutare la situazione e, soprattutto in vista dell’inverno, concedersi una pausa umanitaria.

Putin ha sì assunto il controllo di alcune province storicamente russe, Zelensky non può prescindere dall’ammettere questa realtà e su questo si può avviare una riflessione seria sui desideri delle popolazioni coinvolte non solo tramite referendum garantiti nella loro correttezza, ma anche aperti a chi è fuggito e vorrebbe tornare a casa.

Difficile pensare a eventuali formali rettifiche territoriali, ma si potrebbe spingere per creare una zona di larga autonomia garantita a livello internazionale, dove si possa costruire un’area smilitarizzata con la presenza di truppe neutrali a garanzia di tutti.

Ci si crede in queste possibilità? Le piazze dicono che è ora di insistere su questa strada e – aspetto importante – mettono anche in crisi la posizione oltranzista che la NATO ha assunto su questa vicenda a volte di aperta e inutile provocazione alla Russia.  

La NATO è una alleanza difensiva, ma è apparsa in mano più ai “falchi” che alle colombe, quasi volendo trovare in Ucraina una sua stessa ragion d’essere, visto che da decenni il “nemico” sembrava sempre meno pericoloso (e quindi la NATO contava di meno).

Al di là dell’ovvia ma confusa speculazione politica interna, le piazze di sabato chiedono di aprire uno spiraglio e di riflettere sull’incongruità di continuare in un assoluto muro contro muro.

 

MIGRANTI: SI RICOMINCIA (MA SI CAMBIA)

Tutto secondo copione: le ONG raccolgono migranti su prenotazione, cercano porti sicuri, Malta e l’Europa dicono di no, le navi battenti bandiera tedesca, norvegese, olandese ecc. stazionano per più giorni nel Canale di Sicilia (di imboccare Gibilterra e sbarcare a casa propria o nella progressista Spagna chi è a bordo non se ne parla neanche) e intanto cresce il dibattitto e la polemica tra i “buoni” e i “cattivi”.

La sinistra è “buona”, la destra è rude, insensibile e quindi “cattiva”, mentre l’Europa dà alte lezioni di moralità ma – salvo la Francia – non c’è stato uno straccio di governo che si sia offerto di prendersi in casa una quota di questi derelitti.

Ieri (giovedì) la Francia ha comunque tuonato “L’Italia è inumana!”. Dai dati ufficiali del Ministero dell’Interno si apprende che dall’inizio dell’anno al 9 novembre l’Italia ha accolto 89.826 persone sbarcate, 4.713 solo dall’1 al 9 novembre, ovviamente contando solo gli arrivi  “ufficiali”. Giudicate voi chi dovrebbe vergognarsi.

 

AAAA CANDIDATA OFFRESI

E volevate che Letizia Maria Brichetto Arnaboldi vedova Moratti salutata la giunta regionale lombarda e persa l’occasione di fare la ministro con la Meloni non stesse cercando un incarico, fosse anche dalle parti di Calenda & Renzi, almeno come futura candidata presidente del centro-sinistra-centro alle prossime elezioni in Lombardia?

Detto e fatto: lasciato un posto se ne prepara un altro e in quarantotto ore opplà la frittata è capovolta con Letizia Maria pronta a correre per il fronte progressista.

Senza offesa ed anzi con simpatica cordialità, la Signora Letizia - figlia e nipote di casate illustri, costellate di lombi nobili rigorosamente dai doppi nomi e dotata per stirpe di un patrimonio impressionante - non ce la fa a stare ferma un minuto e tantomeno a restare in seconda fila, né si pone il problema di un minimo di coerenza politica.

D'altronde - nella disperata ricerca di posti e visibilità – negli anni ha messo insieme un curriculum impressionante. Già presidente della Rai, di UbiBanca e di una infinità di altre società, ministra della Pubblica Istruzione, sindaco di Milano (poi pesantemente bocciata al secondo mandato, invano glielo avevano spiegato di non ricandidarsi), è una che “ci mette del suo” (in termini di milioni) quando gli servono per la campagna elettorale perché comunque ne ha quanti ne vuole.

Insomma, la Moratti era alla ricerca di una collocazione visibile: “AAAA candidata esperta, massimamente curriculata con patrimonio cospicuo, disponibilità immediata anche in anche casa altrui,  offresi.”  Assunta. 

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 884 del 4 novembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: BAROMETRO MELONI – RITORNO DI FINI? – RAVE PARTY – SPECULAZIONI SUL GRANO – LULA IN BRASILE – FOIBE DIMENTICATE.

 

Ringrazio i lettori che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente interessati alla lettura de IL PUNTO. E’ un modo concreto per renderlo più diffuso e quindi per “contare”-  tutti insieme - un poco di più!

 

BAROMETRO MELONI

E’ sempre interessante ascoltare “Circo Massimo”, il commento quasi quotidiano del direttore del “La Stampa” Massimo Giannini che – ovviamente – è da sempre contro “la signora Meloni” ma, a seconda del livello di astio quotidiano, fa ben capire il barometro di inc… dell’opposizione.

Per ora stiamo tranquilli: il decreto per i Rave Party è “la legge del manganello”, la Germania, dicendo di prenderci noi i migranti imbarcati sulle proprie navi umanitarie (che loro non accolgono) “Ci dà una bella lezione di umanità” mentre la Meloni “provoca”. Vabbè… Prendiamo atto non da oggi che i gruppi editorial-finanziari della sinistra sono contro il centro-destra, non è certo una novità.  Non sostengano però di essere “indipendenti”, perché allora proprio non sono credibili.

 

IL RITORNO DI FINI

Prima l’intervista alla stampa estera, poi il ritorno in TV dall’Annunziata, in molti si chiedono se Gianfranco Fini non stia meditando un suo rientro in politica dopo un decennio di totale oscuramento. Personalmente non credo ad un suo rientro e tantomeno che si schiererà esplicitamente con un singolo partito, ma non c’è dubbio che il nuovo scenario a guida Meloni abbia riportato interesse su un personaggio che – comunque giudicato – aveva dimostrato per vent’anni la volontà e la possibilità concreta di rinnovare profondamente la destra italiana.

Mai come in questo governo (e lo conferma anche la lista dei sottosegretari) quella che fu Alleanza Nazionale è tornata ad occupare con proprio uomini (e donne) molte caselle nei dintorni di Palazzo Chigi, ma non è questo il punto.

Il percorso politico di Fini è stato infatti una progressione politica che è partita fondando Alleanza Nazionale dalle ceneri del fu Movimento Sociale (1995) ma poi, negli anni, ha assunto posizioni a volte contrastanti con il cliché di una destra tradizionalista, conservatrice e in qualche modo “convenzionale”.

Chi ricorda il percorso politico di Fini - prima ancora di lasciare Berlusconi per fondare “Futuro e Libertà”, spinto anche da alcuni amici che aveva intorno che si sono poi mostrati delle autentiche serpi - ricorderà che su diversi temi “civici” od etici la linea di Fini era diversa perfino da quella del proprio partito, si pensi a quella sui referendum sulla procreazione assistita, e non è un caso che ad un certo punto con lui si schierarono persone che oggi – come Della Vedova – sono riapprodate su posizioni radicali o di +Europa, nei diretti paraggi del PD.

L’ex presidente della Camera ha più volte ribadito di non voler dare consigli a nessuno, di non voler porsi come un grillo parlante alle spalle della premier (con cui però non ha smentito di aver ripreso i rapporti) ma piuttosto di continuare a pensare che la destra italiana debba andare non solo oltre alla polemica fascismo-antifascismo, ma soprattutto  muoversi più spedita sul campo dei diritti civili, dell’integrazione, forse anche di una maggiore visibilità ed indipendenza dell’Italia nella politica internazionale.

Fini penso sia ben consapevole – credo con amarezza – di essersi “bruciato” anche per colpe proprie, e soprattutto per aver sottovalutato la continuità di Berlusconi di cui legittimamente si sentiva il successore (ma il Cavaliere sembra tuttora inossidabile, anche se a volte in maniera perfino patetica), ammettendo pubblicamente di aver sbagliato facendo confluire Alleanza Nazionale del “Popolo della Libertà”.

La storia non si costruisce con i “se”, piuttosto (anche perchè chi ha rappresentato per cinque anni la terza carica dello Stato non può certo accontentarsi di fare un sottosegretario qualunque) Fini ci tiene correttamente a dimostrarsi e confermarsi come il “padre nobile” (o almeno lo zio) di una destra che alla fine ha ora concluso la sua traversata oceanica dopo che lui stesso – e questa è una verità – per primo si mise a scioglierne le vele.

Non credo quindi che Fini voglia tornare “in politica” ma penso che lo ascolteremo più spesso, anche perché intervenendo dall’Annunziata si è confermato sobrio, concreto, propositivo almeno per i molti italiani che in lui avevano visto un suo futuro da premier e ne erano rimasti profondamente delusi e tristemente disillusi dieci anni fa.

In qualche modo il tempo ha rimarginato certe ferite, ed ecco che si percepisce la classe di un personaggio che resta comunque al di sopra della media politica italiana.

Come per Almirante nei suoi confronti a fine anni ’80 è forse scritto che tocca ad altre generazioni gustare il successo, comunque tenendo accesa quella fiamma di continuità ideale della destra italiana che – al di là del facile gioco di parole legato al simbolo di FdI – è però comunque una realtà.

 

RAVE PARTY: FINALMENTE !

“Buona la prima” per il nuovo ministro dell’interno Matteo Piantedosi che - senza violenza, ma con fermezza - ha fatto liberare l’area del non autorizzato “Rave Party” di Modena dove si stavano radunando almeno 3.500 partecipanti da mezza Europa. Chissà perché quello che non riusciva mai ai governi precedenti e soprattutto all’ex ministra Lamorgese (ricordiamoci gli episodi di Torino e nel viterbese l’anno scorso) si è dimostrato subito praticabile e - per il futuro - non mancheranno finalmente delle regole per organizzare questi pseudo convegni “musicali” abusivi con relativo sballo e spaccio di droga.

PD e Grillini hanno poi iniziato un fuoco di sbarramento e polemiche sul successivo decreto varato dal governo urlando alla “libertà” conculcata, ai rischi per la democrazia ecc.ecc. Posizione legittima, ma credo assurda e per provarlo si dovrebbero mostrare a lungo le immagini della “fauna” presente a Modena e dintorni, tanto difesa dal PD: vedere com’era conciata certa gente sarebbe la migliore pubblicità per le decisioni di Meloni & C. ricordando a Letta che "rave" in inglese significa appunto "delirio"

Se è comunque “libertà” lo spaccio di droga libera e di sostanze di ogni tipo insista pure il PD a difendere queste posizioni, ma governo e maggioranza vadano avanti!

 

IL PREZZO DEL GRANO

Afferma Joe Biden: “La sospensione dell'accordo sul grano da parte della Russia (dopo che nel porto di Sebastopoli erano state danneggiate da droni 4 navi russe - ndr) è scandalosa, la Russia sta nuovamente cercando di usare la guerra da lei iniziata come pretesto per usare il cibo come arma, colpendo direttamente le nazioni bisognose e i prezzi alimentari globali, e aggravando le già' gravi crisi umanitaria e l'insicurezza alimentare".

Forse non tutti sanno che l’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano (circa il 3% della produzione mondiale) contro i 93 milioni di USA e Canada. Il giorno dopo il blocco russo, il prezzo del grano sul mercato mondiale è di colpo aumentato del 7,7%.  Chi ci guadagna di più per questi aumenti?  E – soprattutto – chi ha fornito e mandato i droni a Sebastopoli, così come chi ha sabotato i gasdotti russi nel Baltico?

I russi sostengono le responsabilità della Gran Bretagna, ma se non mostrano prove è mera propaganda, mentre invece – se effettivamente le prove ci fossero – andrebbero ben valutate perché allora UE e NATO dovrebbero ripensare l’opportunità di continuamente inviare armi a Kiev. Mai come ora servirebbe trasparenza, purtroppo non c’è.

 

LULA VINCE IN BRASILE

Con meno di due milioni di voti di vantaggio e quasi 5 milioni di schede bianche o nulle (particolare poco ricordato dai media italiani, tutti schierati con Lula a cominciare dalle corrispondenze RAI)  Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto il ballottaggio ed è stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l'attuale presidente Jair Bolsonaro, che ha vinto però in 14 dei 27 stati brasiliani e ad oggi non ha ancora riconosciuto la sconfitta.

Non credo sia stato facile scegliere per i brasiliani: Bolsonaro non ha convinto durante il suo mandato e – complice anche il Covid - solo in parte ha migliorato la situazione economica dimostrando molta poca attenzione all’ambiente e ai più deboli, mentre Lula ha cementato il suo successo nelle classi popolari che con lui hanno goduto in passato di “bonus” di ogni tipo ed ovviamente lo hanno votato in massa, soprattutto nel nord del paese più povero e dove decine di milioni di persone in pratica vivono di sussidi pubblici.

La spaccatura del paese è stata evidente: con Bolsonaro i ceti produttivi, gli stati più sviluppati e le classi più ricche, quelle povere con Lula. Chi è stato recentemente in Brasile avrà notato come milioni di persone non lavorano, letteralmente accampate ovunque e con esasperate differenze economiche e sociali che nessuno dei due presidenti ha voluto od è riuscito a colmare.

Intanto la corruzione è pazzesca e Lula ne è stato a lungo espressione di vertice, anche se una scelta politica della corte suprema gli ha permesso di concorrere alle elezioni.

Il rischio è ora di un pronunciamento delle forze armate e di un ulteriore crollo dell’economia. Certamente la situazione brasiliana resta esplosiva.

 

FOIBE

I resti di oltre 3.200 persone, trucidate al termine della seconda guerra mondiale, sono state riportate alla luce da una foiba nella località di Kocevski Rog, in Slovenia. Si tratterebbe della più grande fossa comune scoperta fino a oggi: le vittime del massacro sarebbero in gran parte slavi, uccisi dai partigiani comunisti di Tito, impossibile sapere se tra di essi vi siano anche italiani deportati o residenti nelle terre italiane “liberate” dai titini. Ad oggi – va ricordato – nessuno sa con precisione quanti italiani siano stati infoibati e le autorità slovene hanno sempre fatto di tutto perché questa verità non emergesse mai.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 883 del 28  ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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ATTENZIONE:

La scorsa settimana ero all’estero e il mancato collegamento internet mi ha impedito di inviare IL PUNTO (già pronto!). Me ne scuso con i lettori e ringrazio quelli che mi hanno scritto segnalando il mancato arrivo, così come quelli  – numerosi – che mi inviano indirizzi mail di amici o conoscenti potenzialmente interessati alla lettura.

 E’  un modo concreto per rendere IL PUNTO più diffuso oltre le migliaia di indirizzi che già raggiunge  e quindi per “contare”-  tutti insieme - un poco di più!

 

MELONI AL DEBUTTO

E’ partito il governo Meloni nonostante le difficoltà al momento di varare la lista dei ministri soprattutto per le resistenze e le prese di posizione berlusconiane. Adesso inizia il momento dei fatti e su questi andrà giudicata la nuova premier.

Per ora bene la “grinta” nelle sue dichiarazioni e negli interventi, buona la lista dei ministri e positivi certi piccoli particolari come l’aver scelto un’Alfa Romeo rispetto a una AUDI o aver ricordato l’assoluta necessità di tutelare l’Italia in Europa. Mi lascia invece perplesso il possibile aumento a 10.000 euro per l'uso dei contanti (5.000 sarebbe stato un limite più logico) con il suggerimento al governo di passare subito, piuttosto, a togliere le commissioni bancarie sulle transazioni minori. Buon lavoro!

 

BERLUSCONI ? UN NARCISISTA EGOCENTRICO

Come dicevo in premessa, la scorsa settimana è “saltato” l’invio de IL PUNTO e forse è stato un bene perché avevo scritto un pezzo forse fin troppo duro nei confronti di  Berlusconi che sembrava voler sabotare la nascita stessa del nuovo governo.

Considero il Cavaliere tutt’altro che stupido, ma è un egocentrico, vecchio narcisista che si è circondato da una coorte di yesmen (e “yesgirl”) che da anni gli succhiano il sangue, lo lusingano, fanno finta di idealizzarlo mentre invece pensano soprattutto ai propri interessi e - appena sarà possibile - a spartirne le spoglie.

D'altronde un ex premier e il grande imprenditore che ha il merito di aver permesso la svolta del 1994 e che tuttora si ritiene addirittura il leader più intelligente del mondo non poteva essere così sciocco da non capire che indicare personaggi di basso livello a livello ministeriale (caso Ronzulli) non fosse controproducente prima di tutto per la sua stessa immagine.

Proprio invece i capricci per la Ronzulli, i veti su La Russa oppure le dichiarazioni su Putin (“riservate” ma pronunciate davanti a decine di testimoni!) denunciano quantomeno una superficialità che superano la logica, così come le parole sul conflitto in Ucraina potevano  anche essere in parte credibili, ma non esprimendole in quel contesto e in quel momento.

Se poi fosse vero il suo perdurante rapporto privilegiato con Putin (e non solo millantato credito) allora la cosa più saggia sarebbe stato proprio non parlarne, ma piuttosto lavorare nell’ombra per spingere lo zar e l’UE verso una soluzione negoziata e solo “dopo” - eventualmente - annunciarlo in pubblico come proprio merito, ma solo a cose fatte, suscitando sicuramente credibilità internazionale per sé e per l’Italia.

La riservatezza è l’ABC della diplomazia, possibile che proprio lui che si ritiene il “leader maximo” non lo capisca?

Oppure (ed è invece la cosa più probabile) Berlusconi tutto questo lo capisce benissimo, ma la sua è solo malcelata invidia verso la Meloni e gli altri partner più giovani di lui, quelli che nell’attuale momento - che è forse il più difficile nella storia della nostra Repubblica - ne hanno offuscato l’immagine. .  

Speriamo che Berlusconi la smetta di indossare i panni di un divo ormai fuori tempo massimo e si metta davvero al servizio del Paese. Gliene saremmo tutti molto grati.

 

FATEMI CAPIRE

Un po' di conti… Ci hanno detto che ormai siamo “quasi” indipendenti da Mosca per le forniture energetiche, ma senza dubbio l’energia nucleare non è aumentata di costo e neppure quella idroelettrica, così come l’eolico o il “solare”.

Dovremmo essere già arrivati a coprire con queste forme “green” il 40% delle necessità elettriche mentre (a parte la svalutazione dell’Euro verso il dollaro) il petrolio sul mercato internazionale non è aumentato - in un anno - in una misura così rilevante. Come mai l’energia elettrica ha invece raddoppiato, triplicato, a volte quadruplicato il proprio prezzo? Perché è tuttora collegata al prezzo del gas.

Ma proprio per il gas ci hanno raccontato per mesi che c’erano le forniture alternative, che gli USA erano pronti ad aiutare l’Europa fornendo gas liquefatto a prezzi competitivi: dove sono arrivate queste forniture e a quali prezzi?

Dopo settimane di discussioni l’Europa è intanto arrivata (forse) a un “mini accordo” sui prezzi del gas, ma quasi mai sui media si accenna al capitolo-chiave del discorso, ovvero la speculazione incredibile in atto da mesi proprio su questi prezzi.

Speculazione sulla pelle della gente, tollerata (se non protetta) a Bruxelles dove le autorità europee non si capisce “da che parte stanno” dovendo scegliere tra gli interessi dei cittadini e quelli delle multinazionali. Addirittura la scorsa settimana la Commissione Europea si è espressa negativamente rispetto a un esplicito voto del Parlamento Europeo sui prezzi dell’energia. Ma quale democrazia si sta instaurando ai vertici del nostro continente?

Diciamo intanto no alla Russia per i noti motivi, ma se domani mai volessimo anche tornare ad accordi con la Russia i gasdotti del Baltico non ci sono più perchè "qualcuno" li ha sabotato impedendo comunque le future forniture.

Domandina: ma CHI è stato a sabotarli? Possibile che tutte le forme di intelligence europeo non siano in grado di dirci chi può aver piazzato questi potenti esplosivi a pochi chilometri dalle coste polacche, svedesi e danesi (ma a centinaia di chilometri dalla Russia) bloccandoli per mesi, indebolendo l'Italia dal punto di vista energetico come tutta l'economia europea?

Il tutto rendendo così ancor più indispensabili – guarda caso - le forniture attraverso l’Ucraina e i nuovi gasdotti che passano nel Mar Nero.

Ma è mai possibile che Putin sia stato così stupido da auto-distruggersi i propri gasdotti che ora necessitano di costosi lavori di ripristino pagati dalla Russia?

Che dietro i sabotaggi ci sia invece una manina da oltreoceano, allora? Non si sa, non ce lo dice nessuno, nessuno sembra chiedersi queste cose pur fondamentali in termini di alleanze e che pur stanno pesantemente indebolendo l’Europa e le nostre scelte energetiche. Chi tocca il business petrolifero muore, ricordiamoci di Enrico Mattei ucciso proprio 60 anni fa da una “ignota” bomba collocata sul proprio aereo esattamente come avevano pronosticato le “sette sorelle” Made in USA e GB.

 

LO SCANDALO VACCINI

Ci si può scherzare sopra quanto si vuole sul siparietto del premier albanese Edi Rama che tranquillamente spiega - ridacchiando - di aver organizzato l’anno scorso una operazione di “contrabbando” di vaccini COVID tra Italia ed Albania, visto che la Pfizer si rifiutava di fornirli al paese balcanico, ma Rama – forse involontariamente - ancora una volta ha sollevato il problema: quanto sono costati e costano i vaccini COVID e con quali contratti europei sono stati comprati?

Lui parla - scherzando - della “sponda” avuta dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio che favorì l’operazione chiamando in causa i servizi segreti, ma la questione scandalosa e drammatica è che ad oggi - in piena somministrazione della quarta dose e in vista della quinta - ancora non si sa quanto l’Europa abbia pagato e paghi i vaccini a Pfizer e Moderna, con quali contratti siano stati comprati, con quali clausole e quali siano stati i dirigenti europei coinvolti nelle forniture.

Di sicuro è notizia di oggi che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza contestano a Pfizer una evasione fiscale per l’astronomica somma di 1,2 MILIARDI di euro evasi solo per i profitti “italiani” dirottati dal nostro paese al Delaware, lo stato USA di Biden dove le imposte sono ridicole.

Risposte che sono state negate non soltanto al grande pubblico, ma perfino a quei numerosi deputati europei che più volte lo hanno chiesto a Strasburgo, ma a cui si è concretamente risposto soltanto con uno scandaloso silenzio.

Il caso dell’Albania, tenuta ai margini delle forniture perché i vaccini aveva difficoltà a pagarseli, ha nuovamente scoperchiato uno dei più brutti “affari” cui la Von der Lyener non vuole rispondere e che chiamano in causa suo marito (collaboratore della società farmaceutica Orgenesis) e tutta la Commissione che ha scelto alcuni vaccini bocciandone altri e quindi coinvolge anche l’Agenzia Europea del farmaco (EMA) che ne ha avallato le mosse.

Fuori dall’ Europa mezzo mondo si è vaccinato con i vaccini russi e cinesi che – pur considerati leggermente meno sicuri – di fatto costavano molto meno, mentre l’Europa ha scelto Pfizer e Moderna dopo la “squalifica” di AstraZeneca.

Una “gara” a colpi di indiscrezioni giornalistiche che ha demolito il prodotto della multinazionale anglo-svedese facendo vincere a mani basse il ben più costoso prodotto americano con aziende che hanno goduto di enormi profitti.

Ancora non si sa se il comportamento europeo sia stato effettivamente basato su dati corretti o se abbiano contato molto anche le spinte e controspinte politiche e finanziarie di chi ha realizzato un profitto colossale sulla pelle di centinaia di milioni di europei, con margini paragonabili solo alle successive speculazioni sul prezzo del gas, ma sempre nel tacito assenso o perlomeno l’assoluta impotenza dei vertici europei.

Giusto per dare un’idea, secondo i dati non ufficiali raccolti da OCPI (l’osservatorio sui conti pubblici italiani) e ANAC pubblicati il 22 febbraio di quest’anno, un vaccino AstraZeneca sarebbe costato all’ Europa intorno agli 1,79 euro contro i 22,82 euro (ventidue!) pagati -  si presume, perché ufficialmente non si sa  – a Pfizer e Moderna. Con tutta la cautela del caso circa la raccolta dei dati – difficile proprio per l’evidente boicottaggio a fornirli – siamo davanti ad una problematica di 2,8 miliardi di euro, ovvero 10 euro per europeo!

Sarebbe ora che ci fossero quindi indagini serie a rassicurare tutti sui traffici più o meno sussurrati che sono girati e girano a Bruxelles e dei quali spesso si colgono solo le punte degli iceberg. Intanto la stessa Procura Europea ha ammesso di aver aperto finalmente un’inchiesta, ma sarebbe interessante sapere come proseguano le indagini.

Perché non arriva – anche (e soprattutto) dall’Italia - la richiesta formale di chiarimenti su tempi, prezzi, fornitori, concorrenza e personaggi coinvolti? L’occasione di un nuovo scenario politico italiano può anche essere per esercitare una forte pressione su Gentiloni per questa richiesta di trasparenza che sale dal basso.

Il tempo è maturo: siamo arrivati alla quarta e quinta dose (venduta carissima pure questa), ma stavolta non c’è più l’emergenza e i vaccini vengono tuttora venduti a 15-20 volte il loro presunto costo industriale, altro che il corretto ammortamento delle spese di studio a suo tempo sostenute!

Questa trasparenza è necessaria, ne va non solo della credibilità dei vertici dell’Unione, ma anche per convincere milioni di persone che il vaccino sia non solo sicuro, ma soprattutto effettivamente utile e non serva solo per rimpinguare un grande business cresciuto dietro la pandemia.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                                    MARCO ZACCHERA 




IL PUNTO   n. 882 del 14  ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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DALLA SEGRE A LA RUSSA

Giuliana Segre ha presieduto la prima seduta del Senato cedendo poi la presidenza ad Ignazio La Russa. Credo che nessuno lo avrebbe mai immaginato, ma è successo.

La Segre non ha mancato nel suo intervento di ricordare la marcia su Roma, Matteotti, le leggi razziali, la shoah, il nazismo, la resistenza, l’antifascismo. L’aula ha ascoltato, applaudito, approvato… E poi ha eletto La Russa. Non sembri irriverente: quei fatti, quelle tragedie, sono ormai scolpite nella storia ma – appunto – sono “la Storia” quindi non vanno dimenticati, ma sono passati. Quel mazzo di fiori che La Russa ha offerto alla Segre sia un definitivo segno di riconciliazione. Adesso è ora che gli italiani, possibilmente uniti, guardino al futuro, sia perché certi fatti non si ripetano più, ma soprattutto perché bisogna andare faticosamente avanti, tutti insieme. 

 

AUGURI E CONSIGLI A GIORGIA MELONI

Insediato il nuovo Parlamento tra pochi giorni Giorgia Meloni riceverà l’incarico di varare il nuovo governo. Vorrei darle un consiglio (non richiesto): sia soprattutto sé stessa, non tema di rompere qualche schema e non si lasci distrarre da più o meno interessati “consigliori”.

Attraversa un momento positivo in termini di popolarità e quindi un (breve) periodo politico di relativa tranquillità, ma all’interno di una coalizione insoddisfatta e soprattutto in una situazione economica che esploderà – temo – a tempi brevi. Meglio si attrezzi da subito all’emergenza.

Entro una settimana dovrà proporre il suo nuovo e primo governo: scelga il meglio, “a naso”, a buonsenso, senza “totoministri” e sulla base di rapporti diretti e personali, senza lasciarsi troppo distrarre dalle logiche di partito e senza leggere i giornali, nel senso che non deve aver paura di rompere anche con il passato, perché se la continuità è importante lo è anche la diversità visibile su alcune scelte, il che passa anche attraverso i volti che le declinano. Vorrei fosse finito il tempo in cui si fanno ministre le “amichette”: discontinuità! Credo che la maggior parte degli elettori che l’hanno votata chieda infatti freschezza, cambio, volti nuovi coniugati alla competenza, non importa se siano persone più o meno gradite agli apparati (o "nipotine" del Cavaliere).

Il momento è economicamente difficile, la “tempesta perfetta” più che essere in agguato è già ben netta all’orizzonte, visto che ci stiamo infilando a testa bassa in un periodo turbolento e che per l’Italia rischia di diventare critico non solo perché il “sistema paese” è logorato e sarà messo alla prova, quanto perché molti saranno tentati  – all’interno e all’esterno – di sparare da subito a palle incrociate sulla premier e la sua nuova maggioranza sperando di abbatterla il più presto possibile, come avvenne con Berlusconi nel 1994.

Al di là dei sorrisini, Giorgia Meloni non può risultare molto gradita agli apparati speculativi, alle solide (e a volte torbide) alleanze politica-potere incrostatesi nel tempo a Roma come a Bruxelles.

Dall’altra parte, la gente l’ha votata perché spera, magari considerandola come ultima spiaggia, oppure per protesta, o “perché il resto è anche peggio”. In definitiva tutti hanno un grande senso di aspettativa.

Vale sul fronte interno dove avrà ostili la maggior parte delle fonti di stampa, i partiti avversari, sicuramente la struttura “alta” della piramide che la politica ha messo in piedi nei decenni e che teme di essere a rischio di emarginazione.

All’esterno, il “boccone Italia” è già stato abbondantemente spolpato, ma un po' di buono c’è ancora e il forte richiamo ai valori nazionali non è stato da subito una bella musica per chi è abituato a considerare l’Italia una realtà debole, piagnucolosa, indebitata e quindi nella “fascia bassa” tra i partner europei più credibili, certamente non tra i VIP dell’Unione.

La Meloni è troppo furba per cadere invece nel tranello del fascismo-antifascismo anche perché è la dimostrazione pratica di una problematica politicamente superata, che no “tira” più alla vigilia del centenario della Marcia su Roma, anche se qualcuno (per ora tacitato) faceva finta di temerlo in campagna elettorale.

Le prime settimane saranno quindi delicate e pericolose, ma necessarie per impostare un nuovo ritmo, se Giorgia sarà capace di darlo al paese a cominciare dal timing di governo. Una squadra da inventare a dispetto dei leader concorrenti che vorrebbero sistemare prima di tutto i propri fedelissimi (e fedelissime!), insomma Giorgia dovrà averte il coraggio spesso di dire di no e questo sia nel segreto dei palazzi che a livello di opinione pubblica.

Cominciano già le agitazioni di piazza e le proteste per le bollette, giustificate ma – guarda caso – evitate finchè il PD è stato al governo.

Mille i problemi, a cominciare dal PRNN che non è a posto e comunque siamo ancora agli acconti, non alle verifiche di conformità che libereranno il grosso delle risorse. Temo che avere un facile ok da Bruxelles sia una pia illusione.

Nell’infinita serie delle priorità ci sarà infine la scelta degli amici internazionali e il mercato non offre molto all’Italia. Scontate le distanze da Orban gli eventuali alleati europei di prima fascia sono tutti da inventare, potenzialmente infidi perché tutti vivono male la crisi che colpisce tutti e ciascuno.

Poi la guerra, dove la Meloni ha assicurato continuità, anche se sa benissimo che all’interno di FdI più d’uno è scettico e il dissenso rischia di diffondersi dentro e fuori il partito.

Per schivare le imboscate l’unico vantaggio potrebbe essere allora la velocità nel varare il governo, fissare paletti, avere dalla propria parte (almeno) il Quirinale, ma senza perdere la propria identità.

 

GUERRA E PROPAGANDA

Continuo a non capire come si possa pensare di costringere Putin alla pace aumentando le forniture delle armi all'Ucraina. Avrebbe un senso se la Russia fosse sfinita e sull'orlo del baratro per darle una spallata definitiva, ma se Putin dimostra invece di essere in grado di scatenare rappresaglie continuerà l'escalation, non ci sarà la pace.

Sorprendente poi che in Italia stiano iniziando le manifestazioni di piazza “per la pace”: comprensibili se sono svolte da chi era ed è contro la guerra o da chi – come il M5S - è da sempre scettico sulle sanzioni,  ma cosa c'entra il PD che è stato ed è il più convinto assertore della fornitura degli armamenti a Kiev, tanto che per mesi ha attaccato il centro-destra sostenendo che fossero dei pro-Putin travestiti?

Sono angosciato per quanto sta avvenendo: non c’è alcun dubbio che quella di Putin sia stata una guerra di aggressione, ma dobbiamo venirne fuori e una mano potrebbe darla anche una informazione meno di parte. Ma possibile che se truppe russe avanzano fanno del “terrorismo”, se indietreggiano si lasciano scrupolosamente alle spalle fosse comuni, camere di tortura e così via. Manca solo che segnalino con cartelli luminosi tutte le testimonianze della loro efferata crudeltà. Vediamno ogni giorno scene sconvolgenti di civili (ucraini) coinvolti nel conflitto, ma gli altri non li vediamo mai. Quando avanzano le truppe ucraine i filmati di carri armati russi in fiamme vengono presentati come eventi gioiosi. Eppure, dentro a quei carri c’erano dei soldati che saranno andati arrosto, ma in questi casi non ci si indigna, neppure quando Zelensky si vanta di 34.000 soldati nemici ammazzati.

L’escalation è sempre solo colpa della Russia, ma se ogni giorno l’Occidente spedisce armi in Ucraina in modo colossale. Per esempio da quattro mesi non venivano colpiti obiettivi a Kiev e nelle varie città ucraine fuori dall’area degli scontri, ma è vero o no che i russi li hanno lanciati DOPO che si è voluto colpire il ponte con la Crimea, ovvero una azione di (inutile) sabotaggio a un simbolo della loro presenza in Crimea? 

Secondo i nostri media Putin si auto-distrugge i gasdotti, i ponti, vuole imporre la Russia agli abitanti del Dombass che però – a parte i referendum, più o meno taroccati - sono e restano effettivamente in maggioranza russi per etnia, religione, lingua e non ucraini, ma soprattutto lo sono sempre stati. Quante cose non ci vengono raccontate, a cominciare da cosa pensino effettivamente gli ucraini del loro presidente. Comunque sia, adesso dobbiamo in qualche modo venirne fuori: non è logico, umano, possibile continuare con questa escalation ma se a parlare sono solo i “falchi” la pace resta lontana e l’escalation continuerà. Un’ idea? L’Occidente offra a Putin un armistizio in cambio di sospendere le forniture di armi… e intanto ci si parli, magari tenendo un referendum “vero” per capire cosa ne pensino le popolazioni coinvolte.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                               MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 881 del  7 ottobre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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SOMMARIO: QUALE VERITA’ SUL SABOTAGGIO DEI GASDOTTI ? – FINI E LA “NIPOTINA” GIORGIA – ISLAM, IRAN E LE RADICI CRISTIANE

 

SERVE VERITA’ SU GUERRA E GASDOTTI

Vorrei avere maggiore trasparenza sulle informazioni relative alla guerra in Ucraina e sul caso del gasdotto sabotato nel Baltico, perché è un nodo fondamentale per il futuro europeo.   

Riassumiamo: l’arma di pressione di Putin verso l’Europa è (era) il gas che vendeva  (centellinandolo e a caro prezzo) trasportandolo soprattutto attraverso i 2 gasdotti del Baltico e - con i guadagni realizzati - di fatto la Russia finanziava la guerra in Ucraina.

Secondo alcune voci il premier russo sarebbe stato così stupido da far introdurre nei due gasdotti (uno fermo per manutenzione, l’altro già bloccato dalla Germania a pochi mesi dall’inaugurazione sotto forte pressione politica di Washington) dei robot che - con 500 kg di esplosivo ciascuno! – li avrebbero evidentemente percorsi per centinaia di chilometri e - arrivati vicini alla costa danese - avrebbero fatto esplodere i due gasdotti dall’interno (!) bloccando per mesi le forniture.

Mi sembra che se proprio Putin voleva interrompere il flusso di gas poteva semplicemente chiudere o ridurre il rubinetto alla partenza (come fa da tempo) o ancor più facilmente bloccare anche il vecchio gasdotto che passa per l’Ucraina, tra l’altro privando così il “nemico” anche di una bella fetta di diritti di transito e danneggiandolo direttamente, tanto che adesso la Russia dovrà pure pagarsi le riparazioni, oltre ad aver buttato via gas per decine di milioni di euro. Verità o fake news?

Resta l’altra possibilità – ben più logica  –  ovvero che dietro ai sabotaggi ci sia  invece la “manina” statunitense, magari con la manovalanza della vicina Polonia, per distruggere economicamente  la Russia, ma anche - di fatto – indebolire ulteriormente l’Europa togliendo al nemico russo ogni possibilità politica di pressione energetica e  mettendo contemporaneamente in crisi anche la “concorrenza” industriale europea, oltre a far guadagnare ancora di più chi specula sul prezzo del gas togliendo dal mercato il concorrente russo, mentre l’UE è incapace di darsi una linea di azione comune.

Avanzare questa seconda ipotesi trasforma però chi la sostiene in un potenziale “filo Putin” perché si ammetterebbe che USA e NATO usano l’Europa come dei burattinai, la danneggerebbero volontariamente senza averne il permesso sostenendo una guerra parallela (non autorizzata) lontano dal fronte. Insomma, incrinerebbero pesantemente la loro immagine “buonista” e di strenui “difensori della libertà”.

Sta di fatto che anche per questo episodio l’Europa è intanto economicamente stremata, l’energia è in mano alla speculazione più folle mentre ovviamente si approfondisce il solco tra Russia e UE, con evidente vantaggio strategico per gli USA .  

Intanto gli americani sommergono l’Ucraina di aiuti militari: 1,1 MILIARDI di forniture belliche solo questa settimana. Se poi la Russia, incalzata dalle armi USA, accenna alla tremenda possibilità di usare il nucleare “tattico” la NATO minaccia Mosca di ulteriori rappresaglie, ma intanto moltiplica appunto gli invii di armi convenzionali (ma modernissime) a Zelensky che ha addirittura firmato un decreto che vieta per legge qualsiasi trattativa di pace.

Ma è utile per l’Europa sostenere questa posizione in un modo totalmente acritico ed assistere ad un crescendo della crisi senza tentare - o almeno proporre - uno straccio di piano di pace?

Inoltre, siamo sicuri che in Ucraina tutti la pensino come il loro presidente?

Perché a Kiev non esistono più elezioni, parlamento, opposizione: nessun media occidentale riesce (o vuole) darci un’idea onesta su che fine abbiano fatto i parlamentari ucraini contrari a Zelensky, né se una parte degli ucraini non vorrebbe almeno discutere una qualche forma di armistizio, o anche solo una breve tregua umanitaria.

Guerra, guerra forever: non sono d’accordo, ma a Kiev (come a Washington e a Bruxelles) piace così, dove a parlare sono sempre e solo i “falchi” e a guadagnare l’industria bellica, con l’informazione che ovviamente ci va dietro.

A parte ogni scrupolo morale, ma agli europei – intesi come semplici cittadini, non i ricchi vertici della UE - conviene davvero che le cose continuino in questo modo?

 

LA NIPOTINA GIORGIA

Ma quali sono i veri rapporti tra Gianfranco Fini e Giorgia Meloni? Si può o meno definire la giovane leader di Fratelli d’Italia una continuatrice della sua linea politica?

E’ un quesito interessante soprattutto dopo che nei giorni scorsi Fini ha preso le difese della Meloni davanti alla stampa estera.  

Tra i due c’è un lungo e consolidato rapporto, anche perché non va dimenticato come Fini la volle leader di Azione Studentesca, poi coordinatrice e presidente di Azione Giovani, prima ragazza a capo di un'organizzazione giovanile di destra.

Soprattutto, fu proprio Fini a candidarla nel 2006 facendola subito eleggere a vice-presidente della Camera della Camera e poi promuovendola a Ministro della Gioventù nel governo Berlusconi del 2008 (la Meloni divenne la ministro più giovane dell’Italia repubblicana e in assoluto il secondo ministro più giovane dall’Unità d’Italia).

Certo, seguirono anni di profonda freddezza per l’affare Montecarlo (con un “gelo” non solo a livello pubblico), quello che portò alla rovina politica di Fini oltre alla SUA parentesi politica con “Futuro e Libertà” cui la Meloni non aderì nonostante dovesse a Fini la sua crescita ai vari livelli.

La freddezza continuò anche dopo il 2013 e l’insuccesso elettorale del movimento finiano, ma va ricordato che in quegli anni la Meloni doveva per forza marcare una distanza o sarebbe stata travolta con il suo nuovo partito ancora in fasce e tutto da consolidare e far crescere.

Nel tempo però le cose sono cambiate e se negli ultimi mesi Fini ha ostentato in pubblico un assoluto riserbo il feeling è ripreso, qualche consiglio importante non è mancato e intanto più di un esponente di “Futuro e Libertà” ha trovato casa proprio in FdI - e non da oggi - come Adolfo Urso e Roberto Menia.

Sono tasselli, piccole reciproche cortesie, consigli privati con Fini che vuole e deve restare sullo sfondo per non oscurare o mettere in imbarazzo la giovane leader che è indubbiamente cresciuta del suo, ma che in qualche modo è stata e resta una sua “creatura”.

Certamente la sera del 25 settembre mentre Giorgia Meloni celebrava il suo trionfo in molti avranno pensato proprio a Fini che per primo “sdoganò” la destra italiana, ma non riuscì mai a superare Berlusconi nel suo ruolo di leader della coalizione. Un obiettivo che invece è stato raggiunto dalla sua “figlioccia”, anche se oggi il Cavaliere è decisamente ridimensionato rispetto a una dozzina di anni fa. Rammarico e forse tanta nostalgia in Fini per le occasioni perdute, ma la storia – come sempre – non si costruisce quando è ormai passato l’attimo fuggente. In questo senso può restare però a Fini almeno la soddisfazione di aver visto nella Meloni una leader già diversi anni fa, quando nessuno l’avrebbe scommesso.

 

IRAN, ISLAM E LE RADICI CRISTIANE

Quello che sta succedendo in Iran meriterebbe maggior attenzione visto che è in atto – duramente repressa – una vera e propria rivoluzione giovanile contro la teocrazia islamica che da 40 anni è alla guida del paese.

Gli studenti invocano maggiore libertà, mentre Khamenei insiste “Sono proteste organizzate da USA ed Israele”, per giustificare gli almeno 120 giovani ammazzati dalla polizia e dalle “milizie morali” che puntellano il regime.

Mi illudevo che qualche organizzazione islamica italiana protestasse e scendesse in piazza per condannare le decine di morti nelle strade iraniane, invece nulla.

E pensare che in Iran vi è una larga maggioranza sciita mentre quasi tutti i musulmani italiani sono sunniti, quindi qualche loro protesta ci poteva anche stare. Poi - però - qualcuno potrebbe ricordare anche le libertà vietate in Arabia Saudita (nazione leader sunnita) e allora è forse meno imbarazzante mantenere un assoluto silenzio.

Il tutto per sottolineare la necessità di affrontare un serio ragionamento sui rapporti da tenere – in un quadro di correttezza e libertà – nei confronti dei musulmani italiani o di quelli immigrati verso i quali deve esserci il massimo rispetto, ma dai quali dobbiamo pretendere altrettanto. Non dobbiamo solo chiederci se sia giusto togliere dai menu delle nostre scuole il prosciutto per non offendere gli alunni islamici, oppure negare le celebrazioni natalizie con il loro nome per non urtarne la suscettibilità, ma ragionare sul futuro della “nostra” civiltà.

Se una ragazza italiana va in Iran e non si mette il velo viene arrestata (e peggio), eppure ogni occasione da noi diventa pretesto – in nome della “accoglienza” e della “diversità” - per negare le nostre radici europee cristiane, per nasconderle quasi timorosi di mostrarle, per non voler capire che sono il cemento di una comunità e che quando viene frantumato la comunità stessa si dissolve.

In questo senso mi viene anche qualche dubbio su un eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che tacciono o minimizzano troppo spesso il continuo martirio dei cristiani in Africa, gli incendi delle chiese, la discriminazione legale anticristiana operata dalle autorità o la distruzione sistematica della presenza cristiana in Medio Oriente.

Non si deve odiare nessuno, né dividersi in nome di Dio, ma almeno l’atto di testimonianza e di appartenenza mi sembrerebbe dovuto, insieme all’ovvio rispetto per le opinioni religiose degli altri.  

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 880 del 30 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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AUGURI A GIORGIA

Ci vorrà più di un mese per varare il nuovo governo, si scatenerà intanto il solito “totoministri” con relative tensioni, polemiche e forse pressioni europee o del Quirinale, ma questa volta sul tavolo ci sono alcune chiarezze che sarà difficile cancellare.

Il centro-destra ha vinto domenica in maniera chiara, limpida, inequivocabile così come il successo è stato prima di tutto di Giorgia Meloni che quindi ha tutti i titoli (e i numeri) per governare.

Il momento è però drammaticamente difficile, la BCE adesso vede nero (ma non andava tutto bene?!), l’UE è (sarà) fredda con l’Italia, c’è la guerra in Ucraina, le bollette che salgono come le materie prime, il PNRR è da rinegoziare, il deficit pubblico mostruoso con tassi in aumento e siamo nelle mani (e nei ricatti) di Bruxelles, con i media internazionali preconcettamente contrari alla “postfascista” Meloni.

Non solo: stipendi e salari non corrono come l’inflazione (sulla quale l’ISTAT ha comunicato negli ultimi mesi dati fuori dalla realtà dei supermercati) e quindi una tensione sindacale è in arrivo, soprattutto perché adesso non c’è più il PD da tutelare.  In generale, quindi, una “tempesta perfetta” per mettere in difficoltà il nuovo governo fin dalle prime battute.

Resto convinto che Mario Draghi non è stato dimissionato, ma che LUI STESSO ha deciso di fasi dimissionare per non legare il suo nome ad una crisi economica imminente di grande portata e che costringerà a tagli e sacrifici in un gioco del cerino la cui fiamma adesso sarà nelle mani della nuova, giovane leader.

Scontata la battuta che alla fiamma la Meloni possa essere abituata, sta di fatto che nonostante la situazione bisognerà comunque cercare di rispondere alla richiesta di rinnovamento che è arrivata dal paese.  

La Meloni ha convinto raccogliendo non solo voti di protesta, ma adesso dovrà dimostrare nei fatti di saper gestire una svolta. Ha subito parlato di “unione” e di “responsabilità” in modo asciutto, sobrio e senza slogan. Auguri, perché ne avrà molto bisogno.

 

VINCITORI & VINTI

Una campagna elettorale con vincitori e vinti, con la personale soddisfazione di veder buttati giù dalla torre alcune tra le figure più antipatiche da sempre, ma non tutte.

Due pesci relativamente piccoli - ma abili anguille - per esempio hanno rivinto, nel senso che hanno riportato le loro preziose natiche a Montecitorio: Bruno Tabacci e Benedetto Della Vedova, di cui avevo sottolineato il passaggio attraverso ogni area parlamentare cambiando regolarmente casacca pur di rimanere sempre a galla.

Mentre in molti si sono candidati per coerenza sapendo che la rielezione sarebbe stata una missione inpossibile (e meritano comunque risopetto), con molta abilità questa volta i nostri due furboni hanno fregato il povero Enrico Letta e così nonostante la sconfitta sia di “+Europa” che di “Impegno Civico” (partiti rimasti fuori dalla Camera con il conseguente impallinamento di Emma Bonino e Luigi Di Maio) eccoli rientrare in campo a spese del PD cui hanno soffiato gli unici due posti nei collegi lombardi, per la gioia dei “compagni” della base.

Anche Fratoianni, Speranza e Bonelli sono stati eletti, sempre a spese del PD: se Letta sarà cacciato dai vertici del partito potrà sempre fare il presidente onorario dell’AVIS, viste le sue tante donazioni.   

Soddisfazioni? Isabella Rauti che ha battuto nella ex Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni) Emanuele Fiano, il tronfio esponente PD che con arroganza la sapeva sempre più lunga di tutti (sia chiaro che non c’entra la sua religione ebraica, anzi, ma è per l’antipatia della persona che si riteneva onnipotente) mentre Luigi Di Maio si ritrova a 36 anni a dover nuovamente cercare un lavoro. Alla Farnesina non sarà rimpianto, se non dalla legione di “fedelissimi” che intanto aveva sistemato.  

Torna Silvio Berlusconi che ha risistemato la quasi-moglie e tutta la sua corte, ma ad essere sinceri tutti i leader hanno piazzato i propri fedelissimi grazie alla legge elettorale.

Con la riduzione dei parlamentari sono rimasti fuori due amici della mia zona: Enrico Montani (Lega) e Mirella Cristina (Forza Italia): a loro un “grazie” sincero per l’impegno che hanno dimostrato, mentre sono stati confermati - come previsto - i due candidati del centrodestra all’uninominale Gaetano Nastri (FdI, al Senato) e Alberto Gusmeroli (Lega, alla Camera). Con loro tornano tanti amici ed ex colleghi di AN tra i quali voglio ricordarne due particolarmente cari come Maurizio Gasparri e Roberto Menia.

 

QUEL FILO SOTTILE

Ci sono molti modi di commentare le elezioni e raramente un leader ammette di aver perso mentre quando vince esulta a volte in modo esagerato. Giorgia Meloni è stata molto sobria, ma nel suo primo ringraziamento pubblico dopo aver vinto le elezioni, prima ancora di ricordare collaboratori e famigliar,i ha pronunciato alcune frasi che sono scivolate via senza destare molta attenzione nella maggior parte dei commentatori, ma che hanno sicuramente toccato il cuore di chi si sente legato ad una destra antica, negletta e dimenticata.

L’ accenno “A questa notte, che per tanti di noi è una notte di orgoglio, di riscatto, di lacrime, di abbracci e di sogni”, ricordando “quelle persone che non ci sono più ad avrebbero meritato di vederla”.

A chi si riferiva Giorgia Meloni? Nella notte della sua consacrazione a leader, non credo proprio che facesse un riferimento al fascismo o a una ideologia, ma piuttosto a quella comunità umana nella quale è nata, che in qualche modo è sopravvissuta negli anni, strettamente legata a quella fiamma tricolore che del resto è restata nel simbolo di Fratelli d’Italia e che aveva causato tante polemiche ed ironie nell’ultima campagna elettorale, quasi che qualcuno la vedesse come oscura minaccia per la prima volta, quando invece è stata su tutte schede elettorali italiane fin dal 1947.

Il simbolo di quella comunità che fu prima del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale, una comunità alla quale la Meloni non ha potuto appartenere per ragioni anagrafiche, ma alla quale ha mostrato di sentirsi legata in una sorte di continuità spirituale con un filo sottile che non è ideologico, ma identitario.

La Meloni non ha fatto in tempo a vivere la discriminazione, la violenza, gli anni di piombo e dell’immediato dopoguerra con le difficoltà incontrate dalle due generazioni che l’hanno preceduta dopo che il fascismo era già morto e sepolto, ma – soprattutto nei suoi anni passati alla guida dei giovani della destra italiana - ha per lo meno potuto raccogliere le testimonianze di chi aveva tenuto stretto quel filo di continuità ideale e politica.

Anni in cui la discriminazione era evidente, ma non solo nella politica quanto soprattutto nelle scuole, sul lavoro, sulla stampa, nei diritti negati a chi era considerato emarginato e quindi “out”, silenziato.  Episodi per fortuna inimmaginabili nella realtà di oggi a sottolineare quanto il nostro Paese si sia evoluto almeno nella tolleranza e rispetto reciproco.

Non è certo la prima volta che la destra vince: Alleanza Nazionale già dal 1994 era andata al governo quando con Fini era stata “sdoganata” e grazie anche a Tatarella aveva sottolineato la sua presenza ad ogni livello, ma quella destra era in qualche modo sempre rimasta sopportata ed “ospite” nel salotto buono della politica, dove da sempre impera quella “intellighenzia” sinistrorsa che vive tra giornalisti di regime, capitalisti dandy, gay alla page, radical chic e antifascisti di mestiere.  

Non si deve santificare nessuno, Meloni compresa, credo però che con la sua vittoria abbia finalmente legittimato anche una comunità che oggi spesso è divisa e dissolta eppure ha dei caratteri incancellabili di intendere la politica e la vita, opponendosi da sempre a una retorica di sistema sui soliti temi, giocati con preconcetto, retorica e formalismo. Forse gli italiani hanno superato ogni post-fascismo non riabilitandolo ma  sostituendolo piuttosto con il concetto del “no” convinto ad ogni autoritarismo e dittatura che può oggi concretizzarsi a ogni latitudine.

La Meloni sarà probabilmente anche la prima donna a capo di un governo italiano, con le femministe che “rosicano” perché capiscono che non è una di loro, eppure –anche qui - l’essere una donna e una mamma “normale” è stato uno degli aspetti vincenti che le hanno permesso di raccogliere simpatie, a dimostrazione che non è questione di “genere” o di “quote rosa”, ma di valore, capacità e credibilità delle singole persone.

 

VOTO DI SCAMBIO

Se chiedo un voto offrendo in cambio 10 euro è “voto di scambio”, penalmente perseguibile. Se il M5S e Conte prendono i voti al sud al grido “Votateci, vi daremo ancora il reddito di cittadinanza, guai a chi lo tocca!” invece, che cos’è?

 

Buona settimana a tutti, grazie per domenica scorsa!

                                                                                                                       MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 879 del 23 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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AUGURI, ITALIA !

Domenica si vota, giunti al termine di una campagna elettorale senza grande mordente. Come ho già scritto ritengo i miei elettori assolutamente in grado di scegliere da soli e senza il mio consiglio.

Personalmente mi auguro che vincerà il centro-destra, conscio che da lunedì un potenziale nuovo governo verrà comunque attaccato da tutte le parti nel tentativo di bloccarne l’azione.

Spero quindi in una vittoria netta, perché di fatto il grande capitale, le banche, l’Europa, la speculazione internazionale “tifano” a sinistra ma - se ci pensate – visto che nessuno muove la coda per niente gli italiani hanno invece il sacrosanto diritto di alzare un po' la testa, anche nei rapporti europei.

Negli ultimi anni il debito pubblico è molto peggiorato e qui sta il punto debole: qualsiasi governo può essere obbligato da Bruxelles ad allinearsi, la nostra sovranità è già di fatto limitata.

E’ un bene o un male? Ci sono vantaggi e svantaggi, solo chiedo che ci venga detta la verità, senza essere condita da altri interessi. Non mi faccio molte illusioni, ma non è vietato sperare in un cambiamento, sapendo che il nostro Paese ha un assoluto bisogno di una guida ferma ma anche rinnovata, possibilmente  con un salto di generazione.

E’ ora di rinnovamento, non solo di compromessi e sono significative alcune scelte, come quella di Letta che proprio a fine campagna elettorale è andato invece a cercarsi il plauso della SPD tedesca, partito leader di quella Germania che ci dice no perfino ad imporre un tetto europeo al prezzo del gas e quindi ci danneggia apertamente.

Se gli italiani ragionassero dovrebbero almeno chiedersi che senso abbia avuto quella visita e votare quindi di conseguenza comprendendo che chi fa gli interessi dei tedeschi calpesta i nostri..

Se vincerà, il centro-destra sarà all’altezza di governare? Mi auguro di sì, ma – dico a me stesso - almeno lasciamolo provare!

 

LA QUESTIONE UNGHERIA

Un po' monocorde, la gran parte dei media italiani plaude a Bruxelles che, in nome della “democrazia”, ha sanzionato il governo di Budapest e vuole tagliare i fondi europei all’Ungheria considerandola “una minaccia sistemica" ai valori fondanti dell'UE, una "autocrazia elettorale". Così - con 433 voti (sinistra e PPE) contro 123 (conservatori, liberali e per l’Italia FdI e Lega) – per la prima volta il parlamento europeo si è preso il diritto di giudicare governanti comunque liberamente eletti in un paese membro.

E’ un principio pericoloso, perché se a giudicare il tasso di democrazia altrui non è una corte di giustizia ma sono i rappresentanti politici di partiti avversari, il confine tra libertà e sopruso diventa molto sottile.

Si sostiene poi che in Ungheria ci sia troppa corruzione e sarà pure vero, ma allora cosa succede a Malta dove chi scriveva di queste cose è stata perfino uccisa, che succede nei paesi finanziariamente opachi come Olanda, Lussemburgo, Cipro?

Cosa succederà se in altri stati – magari da domenica in Italia, così come la settimana scorsa è successo in Svezia – a vincere fossero partiti euroscettici? Da una parte lo stritolamento economico della BCE, dall’altra la possibilità di ricatto politico: dove sta scivolando l’Europa, se il dissenso politico di chi non è di sinistra è sempre meno tollerato?

 

FEDEZ, IL PEGGIO

A 18 anni Fedez definiva i carabinieri 'infami figli di cani' ma l’Illustre Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione nel procedimento contro di lui per vilipendio delle Forze armate dello Stato “perché è passato troppo tempo dai fatti”.

Ci inchiniamo alla Giustizia, di cui da sempre la Procura di Milano è un alto esempio di virtù, ma certamente Fedez e la moglie Chiara Ferragni da sempre sono l’emblema di un certo modo di intendere la sinistra che mi è difficile sopportare. Eppure per i media questi sarebbero gli “influencer” delle nuove generazioni, quelli che sembrano i guru vincenti di parte dei giovani italiani.

Ma sono ancora libero di dire che queste due super ricchi balordi per me sono non solo una coppia insopportabile, ma anche dei manipolanti (e manipolati) autentici cretini?

 

PUTIN

Pericolosa l'escalation minacciata da Putin e sdegnate le reazioni in occidente. Putin è indubbiamente l'aggressore in Ucraina e quindi il responsabile della guerra, ma se dall'occidente si moltiplicano gli invii di aiuti militari quale può essere la sua reazione se non armarsi ancora di più?

Credo che insieme agli aiuti all'Ucraina l'Europa e gli USA debbano anche offrire anche una via di uscita politica e diplomatica alla Russia. Per esempio, i prossimi referendum in Dombass andrebbero controllati a livello internazionale e giudicati obiettivamente circa la volontà delle popolazioni locali, non respinti in anticipo. Se una popolazione si sentisse russa e non ucraina è giusta obbligarla  a stare con Kiev?  

 

RAZZISMO?

Non so se abbiate notato come quasi tutte le pubblicità siano diventate multietniche.

I messaggi devono essere infatti “politicamente corretti” e quindi in ogni spot vedete gente di colore anche se forse improbabili acquirenti. Si giunge anche a situazioni un pò paradossali come - ad esempio - la pubblicità della nuova Alfa Romeo che viene guidata per le vie di Milano da una splendida modella mulatta. Ma l' "Alfa" non dovrebbe essere nel mondo uno degli emblemi dall'italianità? Eppure, come per quasi tutte le automobili, sembra che un bianco o una bella ragazza bianca alla guida sia diventato un show politicamente scorretto...

 

UN SALUTO A TUTTI, ANDATE A VOTARE  E BUON (POST) 25 SETTEMBRE ! 

 

                                                                                                                  MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 878 del  16 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: INTERFERENZE USA-RUSSIA -  PRESIDENZIALISMO ED EUROPA – SPUDORATI - PRESENTAZIONE NEROZZI

 

INTERFERENZE

Da 10 anni i democratici USA accusano Mosca di “interferenze” nella politica internazionale, di condizionare elezioni negli USA e nel mondo e di “comprare” politici e media per diffondere poi “fake news” in favore di Putin.

Questa storia delle presunte interferenze russe è iniziata in concomitanza a quando sono emerse le inconfutabili porcherie combinate in Ucraina dal figlio di Joe Biden ai tempi in cui quest’ultimo ero vice di Obama, sono servite per accusare Trump e – senza mai con un riscontro concreto o una sentenza – vengono sempre tirare fuori, come gli analgesici, “a necessità”.

“Vocine” che cercano sempre di depistare e dare un po' di fiato alla cerchia dei “partiti-parenti” del PD americano sparsi nel mondo, soprattutto quando sono in evidente difficoltà.

Infatti - guarda il caso - pur essendo legati a presunte news del 2016 saltano fuori solo adesso, a una settimana dal voto italiano, ma restano sempre impalpabili, corrosive, mai chiare.

Che dietro le quinte l’attuale amministrazione USA non sia molto contenta di un potenziale nuovo governo di centro-destra in Italia, nonostante abbracci e sorrisi ufficiali, non è un mistero: meglio avere alleati “alla PD” sempre silenti e consenzienti rispetto a gente che magari si dimostrasse più indipendente nei propri giudizi.

Tra l’altro proprio questa settimana gli USA hanno potenzialmente perso i loro rapporti privilegiati con la Svezia che, dopo quasi un secolo, pure lei ha virato politicamente a destra e non si sa mai che l’Europa cominciasse a cambiare direzione...

Concludendo: se i fatti di corruzione ci sono, l’amministrazione USA li tiri fuori subito con date, circostanze, nomi e dimostrando gli importi pagati senza giocare a nascondino come è abituata a fare, cercando di dar corpo alle nebbie per potenzialmente inquinare il voto.

Anche perché colgo una forte contraddizione: Putin è accusato di “interferire” all’estero, ma queste presunte “mezze notizie” americane che escono a puntate, che cosa sono se non esattamente la stessa cosa, aggravate dal fatto che le interferenze russe restano “presunte”, mentre questi atteggiamenti USA sono invece sotto gli occhi di tutti.

 

PER IL PRESIDENZIALISMO E UNA NUOVA ITALIA IN EUROPA

In una campagna elettorale abbastanza piatta e dove i protagonisti sembrano scambiarsi solo battute su temi un po' scontati, emergono però due elementi di netta diversità tra il centro-destra e la sinistra: il presidenzialismo e l’opportunità di un diverso rapporto con l’Unione Europea.

La sinistra è per mantenere lo status quo: qualsiasi riforma costituzionale è vista come l’antidemocratica anticamera di un ritorno a un regime, il PNRR è dichiarato immodificabile e per il PD se l’Italia cambiasse maggioranza di governo rischierebbe di essere messa al bando in Europa.

Premesso che ogni cambiamento istituzionale ha un proprio iter con i tempi necessari, credo che questi due temi siano invece (o possano essere) i due veri “cavalli di battaglia” per un’alternanza di governo e – a parte gli aspetti dell’attuale crisi energetica ed economica – mettono in luce la necessità per l’Italia di un vero cambiamento.

Da sempre ritengo che un Presidente eletto direttamente dal popolo abbia più autorevolezza, credibilità ed in definitiva permetta una maggiore democrazia in un paese senza il filtro dei partiti, mentre i rapporti con l’UE devono avere un deciso cambio di marcia.

Certamente Draghi è ben visto a Bruxelles e chiunque si insediasse a palazzo Chigi sarebbe - per il “gotha” finanziario europeo - un profondo rischio di disturbo, ma sono convinto che se oggi fossero vivi De Gasperi, Adenauer, Spaak, Monnet e gli altri padri fondatori del dopoguerra europeo inorridirebbero vedendo cosa è diventato il baraccone della burocrazia europea e le manovre economiche che ci girano intorno.

Il ruolo dell’Italia non deve essere più quello della ruota di scorta che – indebitata fino al collo – va in buona sostanza solo a pietìre aiuti e scostamenti di bilancio autorizzati, ma vorrei diventasse il caposaldo dei paesi mediterranei.

Quelli, per intenderci, che a Bruxelles contano poco rispetto all’asse franco-tedesco e conterebbero ben di più soprattutto se fossero capaci di “allearsi” con i paesi dell’Est Europeo, quei paesi che erano stati accolti (troppo) alla svelta nella UE soprattutto perché considerati sbocchi di mercato per Berlino e che oggi sono visti con sospetto solo perché chiedono altre politiche, compresi diversi atteggiamenti con Mosca.

L’Italia deve essere un paese serio, ma non succube e deve imparare anche a fare maggiormente i propri interessi sui temi che per noi sono importanti. Parlo delle culture agricole mediterranee come di una gestione comune dell’immigrazione, ma anche della gestione dell’energia e della politica estera.

Non bisogna solo essere credibili dal punto di vista finanziario, ma anche nei comportamenti, compreso il rigore da auto-imporci gestendo le risorse comuni.

Solo il futuro dirà se – in caso di vittoria - la destra sarà capace di farlo, per ora mi pare evidente che la sinistra non abbia inciso a Bruxelles più di tanto e soprattutto difeso gli interessi italiani nonostante le tante dichiarazioni demagogiche: dal piano-sbarchi al prezzo del gas basta guardare i fatti.

Il primo cambiamento e segno di discontinuità da pretendere, se il centro-destra vincesse, sarebbe comunque il chiedere le dimissioni al nostro “commissario” Gentiloni: non può continuare a galleggiare come un turacciolo con qualsiasi maggioranza: abbiamo bisogno di qualcuno che difenda i nostri interessi, non di un passacarte, anche perchè non si capisce come mai – ormai da decenni – a rappresentare l’Italia debba esserci sempre un esponente PD. 

L’aspetto “politico” della UE diventa ancora più importante visto le posizioni che l’Europa sta prendendo contro gli stati – come l’ Ungheria – che vengono definiti “antidemocratici” perché non in linea con i desideri di Bruxelles. Un tema che va approfondito molto seriamente, visto i suoi sviluppi clamorosi che potrebbero portare perfino alla auto-secessione degli stati “disallineati” e a una crisi generale dell'Unione. 

 

SPUDORATI

Non mi ha colpito il fatto in sé – ovvero proporre di togliere il “tetto” di 240.000 euro l’anno come massimo stipendio dei burocrati italiani – ma l’insensibilità sul momento che attraversiamo. Alla vigilia di uno degli inverni più difficili di sempre, con milioni di italiani e di aziende in crisi e mentre l’Italia non riesce neppure a far approvare in Europa un “tetto” al prezzo del gas, “loro” pensano che non bastino 20.000 euro/mese? Inquietante, ma anche spudorati.  

 

PRESENTAZIONE

Sabato 17 settembre alle 18 presso il salone della Società Operaia di Verbania Intra in Via De Bonis a cura dell’associazione “Cultura e Tradizione” verrà presentato il volume “Nascosti tra le foglie” di Franco Nerozzi, presente l’autore. Nerozzi è un reporter indipendente che negli ultimi decenni ha seguito decine di conflitti e crisi nel mondo ed illustrerà le sue esperienze, alcune delle quali raccolte nel volume.

 

 

UN SALUTO A TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !

 

                                                                                                                    MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 877 del  9 settembre  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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Sommario: Bisogna avere il coraggio di cominciare a discutere sulle sanzioni – voto all’estero – disinformazioni - libertà dimenticate.

 

SANZIONI: IL CORAGGIO DI DISCUTERNE

Tema esplosivo e dividente anche in campagna elettorale, ma credo che si dovrà chiedere al nuovo governo di verificare se conviene mantenere “queste” sanzioni contro la Russia o invece cominciare a discuterne in sede UE per verificare se non ci possano anche essere altre strade per portare la Russia a trattare, viste le ripercussioni negative che le sanzioni a Putin stanno creando, di riflesso, anche per l’Italia e Europa.

Capisco come Giorgia Meloni debba essere estremamente prudente in argomento per rassicurare l’Europa e gli alleati internazionali su una necessaria continuità ove diventasse premier visti i continui attacchi del PD alla sua persona, sono contro gli "strappi" , ma credo che l'Europa debba cominciare a riflettere in argomento e per questo condivido la posizione di Matteo Salvini che con determinazione sta da qualche giorno sollevando il problema.

Cerchiamo di essere chiari: nessuno mette in dubbio le responsabilità russe per l’aggressione in Ucraina, non sono certo “filo-russo” nè mi paga il Cremlino, ma constato che dopo sei mesi di guerra la situazione è ormai sostanzialmente in stallo.

Il fronte è fermo, Kiev resiste solo grazie agli enormi aiuti militari europei e soprattutto americani, nessuno pensa più seriamente a un negoziato di pace e l’Europa anziché costruire tentativi di mediazione  insiste – soprattutto con i toni esagerati del suo “ministro degli esteri” Borrell – a sfidare quotidianamente Mosca

I russi saranno i “cattivi”, siamo d’accordo, ma perché allora – per cominciare - l’Europa mostra il muso feroce solo contro Mosca e non anche contro le tante (troppe) nazioni del mondo che usano gli stessi criteri di oppressione nei rapporti interni ed internazionali?

Se i principi non sono negoziabili, allora il metro di giudizio europeo da seguire dovrebbe essere uguale per tutti, ma invece non è assolutamente così, mentre circolano notizie e omissioni che non sono certo “fake news” moscovite.

Ci raccontano per esempio che siamo “quasi” capaci di affrancarci dal gas di Mosca, ma se Putin è davvero più debole per le sanzioni non ci converrebbe allora trattare almeno un armistizio in Ucraina in attesa dell’auspicata nostra autonomia energetica, piuttosto che adottare il muro contro muro? “Dopo” saremo più forti, oggi siamo estremamente deboli.

Proprio perché Mosca non sta comunque vincendo la guerra forse oggi è più disponibile (vedi la trattativa sul grano) a fare concessioni, a discutere, a trovare una mediazione che permetta all’Europa di rimanere fieramente al gelo durante l’inverno, ma almeno non comprometta la propria industria e le tante attività produttive che corrono dritte al fallimento non solo energetico spiazzandoci dal mercato mondiale, cosa che invece non avviene – e la cosa andrebbe ben più sottolineata dai nostri media – per Cina, USA e tanti altri paesi a cui la guerra ucraina non crea gravi danni economici.  

E’ ovvio che bisogna mantenere le sanzioni per quanto riguarda gli armamenti e le loro parti di ricambio, ma siamo sicuri che in altri campi non stiano danneggiandoci più dei russi? Sarebbe diverso se Putin fosse “circondato” e senza possibilità di acquistare altrove beni essenziali, ma le sanzioni NON le applicano la Cina, l’India, tutto il Sud est asiatico, gli Emirati arabi, l’intera Africa, tutto il Sud America, il Messico, l’Iran ecc.. Alla fine sono in pratica solo i paesi “occidentali” che le impongono (peraltro con molti trucchi), ma a rimetterci è sostanzialmente soprattutto l’Europa.

Dicono che se noi stiamo male in Russia stanno peggio, vorrei poter controllare e invece non si può, ma intanto sicuramente interi settori industriali e commerciali nel nostro paese hanno perso un’ottima clientela (vendere mobili o moda italiana in Russia rafforza Putin?!), come certamente non erano oligarchi i turisti che arrivavano a Rimini in volo charter. 

La Turchia delle vacanze ringrazia, forse è più realista di noi, sicuramente è più furba.

Soprattutto ci stanno venendo a mancare non solo il gas, ma tanti altri prodotti russi – a cominciare dai minerali – di cui l’Europa ha bisogno e che è costretta ad acquistare su altri mercati a prezzi folli, con paesi che dalle sanzioni guadagnano a nostro danno.

Prova ne è che - nel disinteresse generale - l’Euro ha perso contro tutte le valute mondiali (ovvero siamo più deboli e più poveri), il nostro debito pubblico aumenta, i prezzi al dettaglio sono esplosi, la BCE è costretta ad alzare i tassi di interesse con aumenti dei mutui per famiglie ed imprese, il gas è oggetto di una speculazione inaudita (ma per mesi tollerata da Bruxelles): davvero tutto è sempre colpa di Putin o l’Ucraina è diventata anche occasione di un grande business internazionale?

I sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani è critica sulla utilità delle  sanzioni, ma non si ha il coraggio di ammetterlo pubblicamente e aprire un dibattito serio sul loro futuro perchè (soprattutto se esponenti politici) si è subito dipinti come filo-russi.

Tra l’altro sul tema il PD è diventato il partito più oltranzista e militarista di tutti, a conferma di essere evidentemente il partito di riferimento e garante della speculazione internazionale e dei relativi “poteri forti”, altro che sinistra del tempo che fu... Piuttosto, ma quante balle ci raccontano tutti i giorni?

Guardate il problema del grano che ha tenuto banco per settimane, con la Russia dipinta come “affamatrice” dei paesi poveri dell’Africa e del mondo. Raggiunto un accordo - grazie a Erdogan - da un giorno all’altro la questione è sparita dai media che però ben poco avevano sottolineato come l’Ucraina rappresenti solo poco più del 10% dei paesi produttori. La guerra è stata una bella scusa per nascondere le speculazioni sui prezzi del grano da parte delle altre nazioni produttrici, soprattutto nord-americane, alla faccia dei paesi poveri.

Chiunque richiami l’umanità alle proprie responsabilità è tacciato di essere “filo-russo” compreso Papa Francesco che invece quotidianamente insiste sulla necessità del dialogo e di un reciproco e vero disarmo, ma va contro proprio al business della guerra e quindi viene tacitato, minimizzato od addirittura strumentalizzato come è avvenuto nei giorni scorsi.

Tutti abbiamo un disperato bisogno di pace: milioni di profughi innocenti, decine di migliaia di famiglie che hanno perso i loro cari, popoli stremati a cui il futuro del Dombass interessa poco o nulla.

L’opinione pubblica si sta purtroppo assuefacendo alla guerra e se ne disinteressa, anche perché i commenti dei vari TG, del “Corriere”, “La Stampa”, “Repubblica” ecc. sono quasi tutti monocordi, scontati, così come le chiacchiere sulle presunte “influenze” russe sul voto che a me sembrano ben poco credibili.

Proprio il non voler affrontare il tema “sanzioni” sottolinea invece come l’Europa non ha capacità di sostenere un proprio dibattito interno, non sa e non vuole fare politica continentale, non è capace di autocritica né tantomeno ha una strategia. A chi conviene continuare così, agli europei o ai nostri “concorrenti” nel mondo?

Temi che il nuovo governo italiano – se sarà di centro-destra – mi auguro sappia affrontare con realismo,  cominciando a far maturare in Europa una profonda riflessione sul futuro del nostro continente.

 

DISINFORMAZIONE

Non c’è come conoscere personalmente abbastanza bene un argomento per vedere come venga manipolato da buona parte dell’informazione nostrana. Due esempi, per “addetti ai lavori”.

In Cile è stato eletto l’anno scorso un presidente di estrema sinistra, Gabriel Boric (anche perché al ballottaggio il suo avversario era esageratamente di estrema destra e in pochi sono andati a votare) che – come promesso - ha fatto predisporre un nuovo testo costituzionale progressista, ecologista, difensore dei gender e dei “nativi”, abortista... Commenti al miele nelle settimane scorse da tutta la sinistra varia italiana, grandi speranze e radiosi destini sull’immancabile vittoria del “nuovo corso” cileno.  

Domenica scorsa il Cile con quasi due terzi dei voti ha clamorosamente BOCCIATO il testo della nuova costituzione preferendo lasciare in vita quella votata nel 1980 ai tempi di Pinochet! Tra l’altro hanno votato 12 milioni di cileni, un terzo in più rispetto alle “presidenziali”. Ci credereste? In Italia tutti zitti, praticamente nessun commento... Santiago non pervenut!.

Secondo esempio il solito Donald Trump cui hanno sequestrato “documenti segretissimi” da lui nascosti nella sua villa in Florida. L’imbecille, l'impresentabile, il violento e sostanzialmente “fascista” ex presidente avrebbe insomma asportato dalla Casa Bianca segreti nucleari, dossier ecc.ecc.  Chi ama seguire le vicende con un po' di serietà avrebbe poi scoperto che molto di ciò che è stato detto e scritto NON è vero, che l’ FBI ha in buona sostanza fatto una perquisizione “politica” e che il giudice competente NON ha ancora neppure dichiarato legale la stessa perquisizione. Ma perché secondo la stampa italiana (che copia solo quella della sinistra americana) chi è contrario a Trump e ai democratici deve avere sempre e preconcettamente torto?

Comunque, tra due mesi si voterà negli USA per rinnovare metà parlamento: vedremo il successo di Biden, e questa volta non sarà colpa di Trump, che peraltro ritengo sia ora che lasci la scena a qualche esponente repubblicano più giovane e presentabile, come il governatore della Florida Ron De Santis

 

LIBERTA’ IN ARABIA

Ci sono tanti paesi nel mondo con i quali manteniamo stretti rapporti che se ne fregano dei diritti umani come di quelli delle donne. A parte le dimenticate e abbandonate donne afghane tornate al medioevo, la 34enne saudita Salma al-Shehab - che frequenta un dottorato di ricerca all'università britannica di Leeds ed è madre di due bambini - tornata per una vacanza nel suo paese è stata arrestata e condannata a 34 anni di reclusione per aver aperto in Inghilterra un profilo Twitter ed aver seguito e diffuso notizie di dissidenti al regime saudita, governo recentemente visitato ed omaggiato da Biden. Un’altra donna saudita è stata invece condannata addirittura a 45 anni di carcere per lo stesso reato, lo fa sapere l'ong per i diritti umani Democracy for the Arab World Now (Dawn), gruppo con sede a Washington fondato dal giornalista Khashoggi (quello fatto ammazzare dal principe ereditario saudita) che ha pubblicato le copie delle condanne. Non risultano proteste femministe, mentre all’ Arabia Saudita si continuano a fornire armi italiane usate in Yemen anche contro i civili, ma neppure di questi nostri “affari” sporchi si ha il coraggio di parlarne.  

 

ELEZIONI ITALIANE ALL’ESTERO

A differenza degli elettori che votano in Italia, gli italiani residenti all’estero votano per corrispondenza E POSSONO ESPRIMERE IL VOTO DI PREFERENZA per il candidato preferito.

In tutte le circoscrizioni il centro-destra si presenta con un unico simbolo “Salvini-Berlusconi-Meloni”.

Segnalo alcuni candidati miei amici personali che conosco da tanti anni e che mi auguro riceveranno i voti di preferenza dei lettori de “IL Punto”. Al Senato per il NORD-CENTRO AMERICA è candidato VINCENZO ARCOBELLI, mentre alla Camera la deputata uscente FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. In Australia-Asia-Africa alla Camera si presenta JOE COSSARI, di Melbourne, e al Senato ENRICO NAN. Ricordo che il voto va espresso al più presto e i plichi subito inviati per posta al consolato di residenza. Attenti agli imbrogli!

 

UN SALUTO A TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !

 

                                                                                                                     MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 876 del  31 agosto  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

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ATTENZIONE:

Dal prossimo numero -  previsto in uscita per venerdì 9 settembre - IL PUNTO, dopo il periodo estivo, tornerà con la consueta cadenza settimanale. Grazie dell’amicizia e della pazienza! - Marco

 

 

ELEZIONI: ISTRUZIONI PER L’USO

Credo che i miei lettori siano tutti sufficientemente liberi, intelligenti e vaccinati per votare il 25 settembre come meglio crederanno, senza che sia io (od altri) a doverglielo suggerire.

Quello che può essere utile è semmai spiegare non solo questa forma di “democrazia limitata” che ci viene imposta (dopo il “tatarellum, il “porcellum”, il mattarellum” è arrivato il “rosatellum” ) e più sotto spiego il perché del mio disappunto per le scelte sul sistema di voto.

Io sono di Destra, personalmente voterò quindi centro-destra e – limitandomi alla mia zona, perché è ovvio che i lettori di altre parti d’Italia o residenti all’estero troveranno altri nomi – devo dire che a, dispetto del sistema elettorale, nel Piemonte Orientale siamo comunque “caduti in piedi” perché i candidati di centro-destra sono validi.

Alla Camera il candidato unico del centro-destra nel collegio di Novara e Verbania-VCO è ALBERTO GUSMEROLI, della Lega, già sindaco di Arona, collega commercialista e deputato uscente che ha lavorato bene, con impegno e buona volontà, soprattutto nel settore economico e fiscale. Lo conosco personalmente da sempre, si è dato da fare per il territorio e lo considero una brava persona. Per votarlo si deve scegliere uno dei partiti che lo sostengono e così si darà una mano sia a lui che alla lista del partito prescelto. Da questa scelta ne deriveranno automaticamente altre. Per esempio votando il simbolo della Lega (a seguito delle varie opzioni che spiego nell’articolo seguente) in concreto si darà spazio ad ENRICO MONTANI, parlamentare uscente, mio ex assessore in giunta a Verbania e volto noto nella zona, votando Forza Italia si aiuterà l’avv. MIRELLA CRISTINA di Verbania, anche lei deputata uscente.

Votando Fratelli d’Italia si aiuterà il partito di Giorgia Meloni, ma non ci sono candidati locali.

Al Senato il candidato del Collegio (province di VCO-NO-BI-VC) è invece GAETANO NASTRI di Fratelli d’Italia. Gaetano lo conosco bene, è stato anche per diversi anni deputato con me alla Camera, è un apprezzato politico novarese e anche lui si è dato molto da fare. A seconda del partito scelto a suo sostegno, si daranno spazio ai vari candidati, ma nella nostra zona mi risulta solo una candidata locale, la geom. GIOVANNA PELLANDA, ossolana, per Fratelli d’Italia.

Dal canto suo il PD ha invece “blindato” l’on.le Enrico Borghi spostandolo dalla Camera al Senato dove non avrà problemi di elezione essendo capolista, ma – faccio notare – Borghi si è ben guardato dal candidarsi nel collegio del suo (nostro) territorio, credo a scanso di una sconfitta e brutte figure.

Se ho dimenticato qualcuno mi scuso in anticipo, ma ne riparleremo comunque nelle prossime settimane, intanto cerchiamo di capire meglio i notevoli limiti del “rosatellum”…

 

LA DEMOCRAZIA LIMITATA

Il cosiddetto  “rosatellum” (da Rosati, deputato renziano, propugnatore della legge) è una norma lunga, contorta e complicata: 26 pagine, 13.013 parole, 35 articoli e un mare di note allegate per arrivare alla conclusione che le possibilità di scelta dei cittadini sono minime, limitandosi solo a scegliere un simbolo elettorale e stop.

Pochi lo sanno, ma essendo tutti i nomi dei candidati già prestabiliti dai partiti è già possibile sapere in anticipo il nome e cognome di oltre il 90% degli eletti a Camera e Senato.

Quel 10% in bilico è solo legato al gioco dei resti che possono più o meno variare tra questo o quel partito e una o l’altra circoscrizione, ma – pur considerando logiche discordanze del voto “vero” rispetto ai sondaggi – tutti i posti (anche quelli di riserva) sono già comunque più o meno “blindati” e quelli in bilico assegnati a pluri-candidati proprio perché non ci siano margini di errore.

Non solo, un po' tutti hanno candidato le stesse persone in più collegi circoscrizionali (fino a 5) garantendosi quindi anche per gli eventuali subentri in caso di doppia elezione, con il ripescaggio preannunciato del successivo candidato in lista, spesso “blindato” fino alla terza o quarta posizione ad evitare sorprese.

Tutti i leader saranno eletti in diverse regioni (Conte, per esempio, è capolista in 4) e così potranno a loro volta decidere (ma dopo il voto) per quale collegio optare recuperando non solo il secondo ma spesso addirittura il terzo candidato. Questo perché una donna (questo avviene di solito, per la Meloni varrà il contrario) sarà posizionata seconda ma, opportunamente indicata anche lei in altre circoscrizioni e potendo eventualmente essere eletta in una soltanto, si auto-eliminerà da tutte le altre dove dovesse mai subentrare al proprio leader, superando così anche la questione del genere.

Trucchetti del sistema, come l’annunciata sfida Calenda-Bonino a Roma che finirà probabilmente 0 a 0, ma con entrambi i contendenti che saranno comunque eletti da un’altra parte nel proporzionale, provare per credere.

C’è di più. Le circoscrizioni elettorali prevedono (salvo che per le micro-regioni come Molise e Valle d’Aosta che di candidati ne hanno uno solo e quindi c’è già poco da scegliere) dai 4 agli 8 seggi da assegnare e quindi - soprattutto in quelle piccole - si sa già, nella pratica, quali partiti conquisteranno i seggi. Solo i partiti molto piccoli, quelli che sfioreranno appena il 3% su base nazionale e quindi eleggeranno soltanto un pugno di candidati e tutti con i “resti” possono dubitare oggi dove “usciranno” i loro eletti, ma - per non sbagliare - i leader si sono appunto candidati in più regioni e la matematica spiega che quei pochi seggi saranno più facili da conquistare nelle circoscrizioni più grandi dove, a parità percentuale di voti, il “resto” diventa automaticamente più elevato e quindi più sicuro. Difficile da spiegare per iscritto tutto il meccanismo di calcolo, ma fidatevi che è proprio così.

E’ evidente che c’era quindi già in partenza la volontà del legislatore di permettere un controllo totale degli apparati e dei leader su chi sarà eletto, ma “fatta la legge trovato l’inganno” i partiti ne hanno approfittato ancora di più.

Si poteva impedire tutto questo (bastava permettere di candidarsi in un solo collegio o circoscrizione), ma evidentemente ciò non si voleva avvenisse.

Per questo un eventuale candidato di valore sarà eletto non in base alle proprie capacità ed esperienza o per i suoi titoli, ma solo e soltanto grazie alla sua posizione di lista (salvo che nella circoscrizione estero, dove invece contano le preferenze personali) e questo spiega anche la drammatica caduta della qualità degli eletti e la loro totale dipendenza dai vertici. In pratica ci siamo ridotti ad una specie di una “democrazia limitata”, ma questo non lo ammette nessuno…

 

IMPOTENZA E SILENZI

Tutti sappiamo che il prezzo del gas NON dipende dalla quantità disponibile ma dalla speculazione al rialzo sui prezzi, tollerata (comincio a pensare “favorita”) dalle autorità europee, mentre le tassazioni sugli “extraprofitti” non vengono di fatto applicate. Tutti sappiamo che NON è vero che il prezzo dipende solo dai minori rifornimenti russi che ne sono la “scusa”, così come tutti sappiamo che il prezzo del greggio sul mercato mondiale è ormai più basso di quanto fosse all’inizio della guerra in ucraina.

Eppure nel frattempo l’Euro si è deprezzato sul dollaro complice la crisi economica ed energetica di cui si dà colpa a Putin, ma non si vuole neppure accennare al fatto che le “sanzioni” alla Russia si stanno dimostrando un boomerang visto che NON vengono applicate da Cina, India, Africa, Emirati Arabi, Sud est asiatico, America Latina, Turchia ecc.

Tutti prendiamo atto che l’Europa NON vuole mettere un freno né ai prezzi né alle speculazioni perchè evidentemente a Bruxelles va bene così.

Siamo però più o meno tutti anche vittime di una grande ipocrisia “pseudoecologista”: tutti chiediamo prezzi più bassi per il gas (importato), ma non si vogliono usare le riserve di gas italiano, non si vogliono trivellare pozzi in Adriatico o in Lucania, non si vogliono i degassificatori (Piombino ecc.).

Immagino che appena si comincerà seriamente a parlare di nucleare verrà giù il mondo.

Ma, insomma, non si può avere il barile pieno e la moglie ubriaca, ma quando si deciderà finalmente qualcosa e soprattutto si comincerà a pensare sulla effettiva utilità e convenienza delle “sanzioni” a Putin?

Questo delle sanzioni è un tema delicato, ma come cittadino protesto che nessuno sembri porsi il problema, che si costruisca un “tabù” su questo clamoroso autogol europeo (almeno sui prodotti petroliferi) giustificando tutti i nostri disastri dando colpa solo alla Russia: ne parleremo a lungo sul prossimo numero.

 

GORBACIOV 

Credo che il mondo debba ricordare con gratitudine Mikhail Gorbaciov, uomo di realismo e di pace, che ebbe il coraggio di permettere la caduta dei muri e la libertà per l'Est Europeo. Ce lo siamo dimenticati, ma con lui, Reagan e Giovanni Paolo II l'umanità parve uscire dal lungo dopoguerra portando la Russia alla soglia della democrazia.  Se oggi c'è una guerra in Ucraina non è solo colpa di Putin, ma anche di un Occidente che non volle capire che "quella" Russia andava aiutata ad entrare a pieno titolo nelle nazioni democratiche per diventare una importante alleata europea senza essere umiliata. Gorbaciov ha avuto più coraggio di noi, di una Europa  che ha perso una grande occasione di rilancio continentale a tutto vantaggio di USA e Cina, come forse studieranno e comprenderanno gli studenti dei prossimi decenni. 

Intanto l'oscar delle stupidaggini se lo merita in Italia il leader comunista italiano Marco Rizzo, quello della crapa pelata, che ha dichiarato «Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo…» per festeggiare la morte del "traditore". Immaginatevi se Gorbaciov non avesse avuto allora il coraggio di cacciare dal Cremlino quei decrepiti personaggi veterocomunisti alla Rizzo e permettere la liquidazione dell'URSS, oppure usare solo una piccola parte della potenza nucleare sovietica.. 

 

UN SALUTO A  TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE                                            MARCO ZACCHERA






IL PUNTO  n. 875 del  19 agosto  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi usate sempre la mail:  marco.zacchera@libero.it mentre per leggere i numeri arretrati de IL PUNTO e altre news le trovate sul mio sito :  www.marcozacchera.it

 

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Diversi lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me, dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno di avvenuto ripristino.

Con l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi cui spedire IL PUNTO (e grazie quindi a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre se ci si vuole cancellare basta cliccare sul punto indicato in calce alla mail. Fino a settembre IL PUNTO non uscirà regolarmente ogni settimana, ma sarà condizionato dall’ attualità.

Ricordo che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .  Grazie dell’amicizia e(soprattutto) della pazienza!

 

 

TABACCI & PAGLIACCI

La presentazione delle liste è occasione per fare un bilancio di attori e pagliacci della politica. Per esempio per l’uso furbesco dei regolamenti elettorali, il passaggio irriverente da gruppo a gruppo, il voler stare sempre a galla creando legittimamente il dubbio che il bene pubblico non interessi molto rispetto agli interessi personali.

Vale per i candidati “paracadutati” nelle più disparate parti d’Italia in vista di un seggio “sicuro”. Poi ci sono i casi da manuale, per me insopportabili.

Cosa pensare vedendo il lungo “curriculum” di BRUNO TABACCI, uno che come un’anguilla si aggira da 50 anni nella politica italiana?

Tabacci “nasce” come DC, consigliere comunale nel mantovano fino ad approdare nel 1985 alla regione Lombardia di cui nel 1987 ne diviene presidente.

Nel 1992 approda in parlamento, ma con la crisi DC aderisce al PPI. Sfiorato da Tangentopoli nel 1994 esce per un po' dalle luci della politica amministrando intanto cosucce come ENI, SNAM, Autostrade ed Efibanca.

Nel gennaio 1998 torna in politica come vicesegretario dell'UDR di Cossiga, ma uscendone in ottobre per aderire al CCD di Casini.

Nel 2001 viene rieletto deputato con la “Casa delle Libertà” (AN-FI-UDC) aderendo al gruppo UDC, ripresentandosi nel 2006. Il 30 gennaio 2008 lascia l' UDC e fonda il movimento politico “Rosa per l'Italia”, noto come “Rosa Bianca” ma partecipa  comunque alle politiche del 2008 con la lista “ Unione di centro - UDC”

Rieletto, il 9 novembre lascia l'UDC e la Rosa per l'Italia per fondare il suo nuovo partito “Alleanza per l'Italia”. Intanto il 10 giugno del 2011 è contemporaneamente nominato assessore al bilancio al comune di Milano nella giunta di sinistra del sindaco Giuliano Pisapia (Rifondazione Comunista).

Nel settembre 2012 (era stato eletto deputato di centro-destra!) si candida alle primarie del centrosinistra per la premiership del PD contro il segretario Pier Luigi Bersani,  l’allora il Sindaco di Firenze Matteo Renzi, Nichi Vendola (SEL) e una consigliera regionale del Veneto.  

Tabacci ottiene ben l’1,4% dei voti piazzandosi all'ultimo posto tra i 5 candidati. Il 28 dicembre 2012 annuncia la nascita di un nuovo partito: “Centro Democratico”, che aderisce alla coalizione di centrosinistra con la quale (all’uninominale e quindi con i voti di tutta la coalizione di sinistra) nel 2013 Tabacci viene rieletto alla Camera. Nel 2014 fonda “Per l'Italia - Centro Democratico”.

Il 17 aprile 2014 viene ufficialmente candidato, alle elezioni europee come capolista del nuovo gruppo  “Scelta Europea”, ma non viene eletto raccogliendo solo lo 0.77%.

Verso fine legislatura, di fronte al rischio per Emma Bonino di non partecipare con la sua nuova lista “+Europa” alla coalizione di centro-sinistra dovendo raccogliere le firme e vedendo a rischio il suo seggio, il 4 gennaio 2018 Tabacci “offre” agli ex radicali il simbolo del suo “Centro Democratico” e così grazie alla coalizione di centro-sinistra viene rieletto a Milano. Il 23 giugno 2019 è presidente di “+Europa”, ma il  27 settembre dello stesso anno lascia il movimento tornando al “Centro democratico”..

Il 25 novembre 2020 cambia quindi la denominazione del “suo” gruppo parlamentare (nel senso che il gruppo è praticamente formato solo da lui stesso) e dopo l'ingresso di alcuni fuoriusciti del M5S, parte con il “Centro Democratico-Italiani in Europa”, poi ancora trasformato in “Europeisti-MAIE-Centro Democratico”.  Finita l'esperienza del governo Conte, con la nomina di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, Tabacci viene addirittura nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica, carica che mantiene tuttora. 

Il 19 marzo 2021 ottiene anche la delega alla gestione delle politiche per lo spazio a cui deve rinunciare il 5 agosto a seguito di uno scandalo che vede coinvolto il figlio Simone  “sistemato”  in Leonardo-aerospazio spa.

Due mesi fa ecco il bis del 2018 con il  "dono" a Luigi Di Maio il simbolo del Centro Democratico, fondamentale per formare al Senato il Gruppo Parlamentare composto da 11 senatori "dimaiani" scissi dal M5S (e quindi non dovendo raccogliere firme per presentare le liste) riunitisi nella formazione “Insieme per il Futuro". Ora l’adesione al “cartello” di Enrico Letta per correre insieme al Partito Democratico il prossimo 25 settembre. Il resto alla prossima puntata, per la felicità questa volta di chi vota PD.

 

LOTTI & CASINI

Polemiche per l’esclusione di LUCA LOTTI dalle liste PD con il deputato che accusa (insulta) Letta di averlo “fatto fuori” per la sua vicinanza con Renzi. Nessuno che abbia piuttosto sollevato un altro aspetto, secondo me ben più grave: ma è moralmente ricandidabile un parlamentare quando viene pescato ed intercettato a comprare e vendere candidature di Magistrati, come è avvenuto proprio per Lotti? Uno che è stato indagato e rinviato a giudizio per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio in un'inchiesta su appalti Consip oltre che essere accusato di finanziamento illecito continuato e rinviato a giudizio solo quattro mesi fa? Il problema non è politico, ma prima di tutto di decenza, eppure non se lo pone nessuno.

Altra nemesi storica la candidatura di PIER FERDINANDO CASINI a Bologna sempre per il PD e l’estrema sinistra. Secondo Letta, Casini  “Rappresenta una "voce" a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra potrebbe volere cambiare” Ma come, anche Casini era per il presidenzialismo – quando gli conveniva – ovvero quando era un leader della “Casa delle Libertà”… Che incongruenza!

 

BENEDETTI (DE)

Mai finora avevamo vissuto il rischio di uscire dalla nostra collocazione internazionale, di rompere le nostre alleanze storiche. Corriamo il pericolo più grave nella storia della Repubblica. La vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe. La nostra destra è biecamente fascista e nazionalista. Salvini è un personaggio da bar. La Meloni ha detto in sostanza: abbasso Bruxelles, viva le nazioni. Il suo modello è Orbán. Con lei alla guida, l'Italia diventerebbe come l'Ungheria. So per certo, dalle mie fonti nel Dipartimento di Stato, che l'amministrazione americana considera orripilante la prospettiva che questa destra vada al governo in Italia». (Carlo de Bendetti- Corriere della Sera)

Mi sa che certa gente abbia una fifa blu di finire con il sedere per terra, anche perché poi magari non ci saranno per sempre i soliti Magistrati a correre in soccorso. Leggetevi su Wikipedia il curriculum del Maestro (nel senso massone del termine) e - se comunque votate a sinistra – riflettete un secondo su questi ingombranti compagni di viaggio…

 

PIROMANI

Per una volta, finalmente, l’hanno beccato: un drone silenzioso ha permesso di individuare dal cielo, in Calabria, un tizio che in sandali e maglietta accendeva accuratamente alcuni falò ai margini di una pineta che di lì a poco prenderà fuoco.

Immagini inequivocabili, uomo denunciato, ma subito a piede libero.

Innanzitutto non si capisce perché di questo delinquente non debba esserne date pubblicamente le generalità: la “privacy” non regge quando serve a tutelare uno dei tanti (troppi) responsabili del disastro dei nostri boschi: deve valere per tutti i reati quando gli autori sono colti in flagrante: la vergogna sociale è una doverosa ed equa pena accessoria alla spesso aleatoria condanna penale.

Sui piromani, poi, il nostro codice è assurdamente tollerante e lo spiattellare in pubblico nomi e cognomi sarebbe un deterrente ben maggiore dalla (lieve) pena che viene di solito comminata per i pochissimi colti sul fatto. E i danni ambientali? I piromani dovrebbero sempre rispondere non solo penalmente, ma anche patrimonialmente dei danni da loro volutamente provocati: anche questo sarebbe un deterrente se effettivamente venisse applicato. L’omertà non paga, l’ambiente distrutto sì, mandando in fumo un patrimonio di tutti.

 

SUSSIDIARIO E FORMICHE

Vengono spesso pubblicati dei miei articoli sui quotidiani on line IL SUSSIDIARIO e FORMICHE. Se siete interessati, cercatemi come “ilsussidiario+zacchera” e “formiche+zacchera”: dove potrete leggere i miei articoli più recenti oltre quelli precedenti.

 

UN SALUTO A  TUTTI E BUON 25 SETTEMBRE !                                 MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 874 del 8 agosto  2022

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi usate sempre la mail:  marco.zacchera@libero.it mentre per leggere i numeri arretrati de IL PUNTO e altre news le trovate sul mio sito :  www.marcozacchera.it

 

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Fino a settembre IL PUNTO non uscirà regolarmente ogni settimana, ma sarà condizionato dall’ attualità, d’altronde anche la politica quest’anno  non va in vacanza.

Ricordo che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .  

Grazie dell’amicizia  e(soprattutto) della pazienza!

 

A.A.A. ALLEANZE CERCASI ? CITOFONARE ENRICO

Certamente l’attuale sistema elettorale impone di costruire alleanze per vincere nei collegi uninominali, ma servirebbe sempre anche un minimo di coerenza politica tra alleati, altrimenti - prima ancora di cominciare -  sarebbe garantita l’ingovernabilità del Paese. L’aver messo insieme dall’estrema sinistra a Calenda poteva essere considerata una genialata politica di Enrico Letta, ma credo che alla fine sarebbe stato comunque un boomerang per il PD.  

Calenda si è dimostrato coerente a rinunciare all’accordo (per lui molto conveniente in termini di seggi) e a questo punto è più logico arrivi a un’intesa con Renzi. 

Vedremo alla fine, ho dubbi comunque sulla tenuta della “base” democratica: come possono gli elettori PD trangugiare tutti e tutto, usati e mai ascoltati?

Il risultato finale dipenderà molto dal centro-destra, vedremo se sarà in grado di dimostrarsi unito e coerente, senza correre a rubarsi voti a vicenda ma piuttosto puntando a raccogliere consensi soprattutto tra quell’elettorato che spera nella governabilità ed ha dei punti fermi, valoriali e di coerenza. Voti che potrebbero essere intercettati anche da un accordo Calenda – Renzi che non prenderà seggi uninominali, ma sul proporzionale diventare una alternativa ai due poli.

 

COERENTI...O MENO

Nell’abbuffata delle alleanze chi è il recordman del trasformismo politico? Di questi tempi sono in tanti a concorrere, ma oltre che a Bruno Tabacci (ineguagliato top record, ne parliamo la prossima volta) un posto d’onore spetta a Benedetto della Vedova.

Della Vedova parte nel 1994 quando è segretario nazionale del Club Marco Pallella – Riformatori, diventando dirigente dal 1997 al ’99 della Lista Pannella.

Intanto, il 26 ottobre 1997, viene eletto nel “Parlamento del Nord” (elezioni indette dalla Lega Nord: erano i tempi nudi e puri di Umberto Bossi) per la lista “Lista Pannella antiproibizionista e referendaria”. Un parlamento velleitario, a metà tra il serio e soprattutto il faceto: meglio farsi eleggere quindi (1999) al Parlamento Europeo con la Lista Emma Bonino e restarci fino al 2004.  Rimasto senza seggio, nel 2005 Berlusconi lo nomina al CNEL. A seguito di scelte giudicate troppo “a sinistra” dei Radicali, Della Vedova resta nel “Partito Radicale Transnazionale”, ma con Tadarash e Calderisi fonda il movimento dei “Riformatori Liberali” che aderiscono alla “Casa delle Libertà”.

All’elezione successiva (2006) viene quindi eletto deputato con Forza Italia.

Successivamente aderisce al “Popolo delle Libertà”, unificazione politica tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale. Nasce in quegli anni una sua spiccata simpatia con Gianfranco Fini e nel 2009, quando i due big del centro-desta cominciano a litigare, Della Vedova lascia il PDL e aderisce a “Generazione Italia”. Quando Fini abbandona Il Cavaliere e cerca di abbatterne il governo, Della Vedova lo segue diventando capogruppo alla Camera di “Futuro e Libertà” .

Nel 2013 si candida quindi al Senato nella nuova formazione in coalizione “Con Monti per l’Italia”. Dimostra di aver fiuto politico (e un pizzico di fortuna) perché alla Camera Futuro e Libertà si ferma ad un passo dal quorum e resta senza seggi, mentre ci riesce al Senato e Della Vedova entra quindi a Palazzo Madama.

Quando, l’anno dopo,  F&L si scioglie ufficialmente, il buon  Benedetto trasloca nella neonata “Scelta Civica” di cui diventa portavoce politico.

A seguito di una scissione nel gruppo (che in parte aderisce al PD) Della Vedova passa poi al Gruppo Misto.

Intanto, il 28 febbraio 2014, era stato nominato Sottosegretario agli Esteri con il governo di Matteo Renzi.

Noto difensore dei diritti omosessuali e LGBT l’11 febbraio 2017 lancia il nuovo movimento “Forza Europa” che il 23 novembre 2017 si trasforma in “+Europa”, attuale sua casa politica fino all’annuncio di questi giorni dell’alleanza organica con il Partito Democratico, che pare resisterà con o senza Calenda.

Se ho dimenticato qualche pezzo (o ulteriore trasferimento) il lettore mi scuserà…

 

UN GRAZIE A SILERI

“Tornerò a fare il chirurgo, che è la mia passione e il mio lavoro”. Pare non si ricandiderà il sottosegretario alla salute dr. Pierpaolo Sileri, già vice-ministro M5S ai tempi del Covid poi “degradato” a sottosegretario con Draghi.

In un mondo politico pieno di persone senza spessore e alla caccia di posti, durante l’epidemia Sileri ha dimostrato di essere una persona seria, documentata, precisa, mai sopra le righe, uno che è stato intervistato mille volte, ma che non ha partecipato allo show mediatico di chi la urlava più grossa.

Evidentemente era un bravo medico prestato alla politica e che ora - forse un po’ disgustato - ringrazia, prende il cappello, saluta e se ne va.

All’opposto di Della Vedova o Tabacci per me Sileri è stato un esempio di serietà e anche lo stile della sua uscita di scena me ne conferma il valore. Anche per questa sua sobrietà l’ho apprezzato e - da cittadino – veramente lo ringrazio.

 

RIFLESSIONE : PROFITTI ED EQUITA’

Se tutto va bene l’Italia dovrebbe complessivamente ottenere circa 200 MILIARDI di Euro dall’Europa per la crisi post Covid (in gran parte da restituire) e se la cifra ci sembra enorme pensate che nel solo secondo trimestre di quest’anno  Exxos, Chevron e Shell grazie  alla speculazione sui prezzi petroliferi hanno realizzati profitti record per 46 MILIARDI: vuol dire che in un solo anno i loro utili saranno superiori a tutto il  nuovo debito italiano.

Nel suo “piccolo” la sola ENI in 6 mesi ha prodotto un utile netto di 7,4 MILIARDI ovvero pari a quasi la metà del “Decreto Aiuti bis” del morente governo Draghi che punta ad aiutare famiglie ed imprese da inflazione e carovita.

Una inflazione generata in gran parte proprio dall’aumento del costo di gas e carburanti che hanno permesso gli extra-profitti delle aziende energetiche.

Ma ai lettori non sembrerebbe più corretto calmierare i prezzi petroliferi o almeno tassare in modo straordinario questi profitti che nascono solo e soltanto dalla speculazione, potendo aumentare liberamente e senza effettivo controllo le bollette per milioni di cittadini?

Ma il governo Draghi (come l’UE) su questo non ha mai preso una chiara posizione.  Che senso ha offrire piccoli bonus di qualche decina di euro ai cittadini meno abbienti - a spese dello stato - se alcune aziende da sole possono continuare ad accumulare profitti così giganteschi, quasi al di là quasi della comprensione “fisica” dei numeri?

Eppure a livello europeo da mesi su questo non si combina nulla (e proprio il “nostro” Gentiloni è il Commissario europeo all’economia!!), nessuno infatti sembra avere la forza e il coraggio di bloccare o almeno controllare i prezzi petroliferi dando libero spazio alle speculazioni.

La BCE deve intervenire aumentando i tassi di interesse per cercare di frenare l’inflazione, ma anche rallentando così l’economia perché i prestiti diventano più cari per le aziende produttive. Inoltre lo stato (e soprattutto l’Italia) va a rimetterci somme folli per i maggior interessi da pagare sul debito pubblico, legandosi sempre di più al capestro del controllo del “cravattaro” europeo.

Assistiamo ancora una volta ad una nuova sudditanza totale di Bruxelles verso le multinazionali come era già avvenuto per gli acquisti dei vaccini COVID, ma senza (quasi) suscitare scandalo.

Se non bastasse questa assoluta follia, pensate che grazie all’aumento di gas e petrolio (che peraltro sul mercato internazionale ora è ritornato quasi alle basi di partenza, ma la benzina costa più cara lo stesso) chi fa grandi affari è proprio la Russia e così Putin può finanziarsi la guerra in Ucraina addirittura a “nostre” spese: follia su follia, eppure non ne parla nessuno.

E’ una situazione incredibile, ingiusta, inumana (come inascoltato continua a ripetere papa Francesco, che è ricordato solo quando fa comodo dal mondo “progressista”), che dovrebbe generare reazioni politiche scandalizzate e soprattutto portare a decidere qualcosa: nulla.

Mentre si sprecano convegni, commenti e tanta demagogia sull’importanza del “green” (altra speculazione) si parla così poco di queste autentiche follie finanziarie tanto che viene da pensare come sia la stessa informazione ad essere manipolata e controllata dalle stesse “grandi sorelle” che controllano il mercato dell’energia ai danni di tutti gli abitanti del pianeta. Già, ma chi se non costoro governano effettivamente il pianeta?

Chissà se il prossimo governo avrà finalmente un minimo di coraggio in questo senso e se - per cominciare - questo aspetto sarà ricordato nei famosi “programmi” delle coalizioni, siano di destra, di centro o di sinistra.

 

CI RISENTIAMO DOPO FERRAGOSTO,

UN SALUTO  A  TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !

 

                                                                                                                                          MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 873 del 29 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

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CENTRODESTRA: REGOLE PER VINCERE (O ALMENO NON PERDERE)

Giornate convulse per alleanze elettorali, simboli, collegi da assegnare e per tutti i partiti – comunque la si giri – la situazione è difficile, anche perché la riduzione a 600 parlamentari lascerà al palo buona parte dei papabili, degli speranti e degli uscenti.

Fioriscono i sondaggi: sulla carta ci sarebbero addirittura fino a 17 punti di distacco tra la coalizione del centro destra (Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia e cespugli) ed il PD che - pur “arruolando” altre formazioni politicamente vicine - sarebbe quasi ovunque sconfitto nei collegi uninominali (148 alla Camera e 74 al Senato) che in teoria dovrebbero ancora fare la differenza sul risultato finale nel complicato sistema del “Rosatellum”.

Ma mancano ancora 60 giorni alle elezioni, un conto sono i sondaggi e un altro i voti effettivi anche perché oltre un terzo degli intervistati (ammesso che dicano la verità nelle risposte) poi non vanno effettivamente a votare.

Segna comunque un punto a suo favore l’alleanza di centro-destra che si è messa subito d’accordo sull’indicazione del potenziale premier e sulla divisione dei collegi per ora sospendendo il fattore AUTOLESIONISMO di cui a destra sono/siamo specializzati. Mi sembra quasi un miracolo, ma bene così.  

Va detto che ogni divergenza viene ingigantita dai media che devono trovare pur il modo di seminare zizzania, peraltro seminandola su terreno fertile.

Il caso della leadership era un esempio: sono anni che passa il concetto che il premier viene espresso dal partito più forte, cambiare le regole solo temendo FDI è una sciocchezza, anche perché Giorgia Meloni è l’unica “novità” sul mercato elettorale e - piaccia o meno -  raccoglierà consensi soprattutto da quella fetta di elettori da sempre ondivaga che rappresenta il partito della protesta (o della speranza). “Proviamo anche lei come ultima spiaggia, tutti gli altri ci hanno deluso” è il coro che credo tutti sentiamo in giro in questi giorni. Sciupare l’appeal della giovane leader di FDI può non piacere agli altri partner della coalizione, ma è il “valore aggiunto” che può far vincere la coalizione: vedreste qualcosa di nuovo nel volto di Taiani ?

Suona intanto a piene note la musica dei sinistro-benpensanti dal mal di pancia facile: da De Benedetti ai giornaloni di sinistra, dai (ben pagati) intellettuali DOC di aria PD ai commentatori di professione, dall’Annunziata su Rai 3 alla Gruber su La7. E’ una incessante una litania di “ombre nere”, “neofascismo”, “populismo”, “sovranismo”, “deriva autoritaria”, “trame oscure”, “democrazia a rischio”, ora anche “manovre russe”.  Il New York Times ed il Guardian (che in Italia starebbero politicamente a metà tra Repubblica e il Manifesto) vengono invocati per la “preoccupazione americana” se mai vincesse la destra. Non credo sia questo il rischio, piuttosto una preconcetta ritrosia europea a riconoscere l’eventuale risultato elettorale e quindi un sostanziale preconcetto politico contro l’Italia che andrà affrontato con fermezza.

Intanto ampio spazio sui media ai ministri di FI che lasciano il partito, non tanto per nobili ideali quanto soprattutto perché a settembre perderebbero il posto. Posso capire Brunetta che ha dei meriti e valori personali, ma mi spiegate per quale grazia divina la Carfagna e la Gelmini abbiano ancora qualcosa da lamentarsi? Osannate a vita, sempre “nominate” (e mai elette) con posti e incarichi sicuri, riverite ed invidiate: dov’è il loro percorso di “gavetta” tale da far loro meritare qualcosa di più di tutto quello che hanno avuto?  Ma ovviamente sono ora strumentali ai media avversari e quindi diventano le voci “democratiche” e in chiave anti-cdx.

 

PROGRAMMI

Ma adesso proviamo a rovesciare il gioco: per vincere, infatti, non servono solo i voti – soprattutto quelli dati per disperazione o rassegnazione – ma i programmi, ed è qui che un minimo di serietà nel cdx è necessario.

E’ infatti già cominciato lo show delle proposte mirabolanti a colpi di mille euro di pensione al mese: signori, basta show, non è il caso!

Un centro destra credibile deve smetterla con gli slogan e deve scegliere persone serie con alcuni punti precisi e concreti (soprattutto realizzabili) proponendoli come coalizione (vedi flat tax) e non per singola visibilità di partito. Non deve vendere illusioni irrealizzabili, soprattutto tenendo conto di una situazione economica che dall’autunno sarà tremenda e di cui si darà la colpa al governo uscito dalle urne.

TV, giornali, Unione Europea, BCE: se il cdx vince sarà un mitragliamento contro l’Italia perché il REGIME DI BRUXELLES (è ora che cominciamo a chiamarlo così) non può ammettere che qualcun altro si dissoci (dopo Ungheria, Polonia ecc.) da una linea “politicamente corretta” su temi importanti o si romperebbe questo tacito patto del sempre più evidente gruppo di potere che è al vero comando della UE. Un accordo  non è solo economico ma anche di una lettura “laica” delle cose distruggendo e violando principi che - prima che naturali o religiosi – sono, almeno a mio avviso, soprattutto di buon senso. 

Chi ha seguito “Report” sullo scandalo delle vicende europee del gas (domenica sera su Rai 3), ne sarà uscito inorridito, eppure temo sia la realtà con Germania, Bruxelles ed UE alle prese (e nelle mani) della speculazione, dell’alta finanza, delle truffe, dei prezzi drogati del gas e delle materie prime. Sono argomenti che tutti i cittadini cominciano ad intuire, ma che non possono percepire chiaramente soprattutto perché di queste cose si parla troppo poco e da Bruxelles si preferisce non parlarne.

Per questo, se vincerà il centro-destra, l’Italia dovrà in qualche modo distinguersi sia su alcune scelte etiche fondamentali che su linee politiche).

Utile sarà per esempio cominciare a chiedere l’allontanamento di Gentiloni che - come un turacciolo - è sempre lì a galleggiare ed a rappresentarci “tutti” a dispetto di ogni maggioranza di governo. Come sempre (e da decenni) c’è infatti solo un esponente del PD a parlare a nome dell’Italia, un’altra anomalia non più sopportabile.

In fondo – pensateci – lo stesso avviene però quasi ovunque e su tutti i temi, dalla cultura all’economia alla giustizia. I PD è infatti essenzialmente “il partito del potere” ed è questa la sua grande forza che schiererà anche questa volta, sperando di vincere o almeno di non perdere sapendo che anche quando perde (ovvero quasi sempre) riesce comunque poi a restare al governo – e soprattutto nel sottogoverno - soprattutto per incapacità altrui nel scegliere donne e uomini di qualità.

Quanti collegi a destra sono stati assegnati nei decenni alle “amiche” del Capo o agli amici di merenda? Mamma mia… Ecco, che miracolo sarebbe se questa volta le scelte nel cdx seguissero oggettivi criteri di qualità, anche se non mi faccio troppe illusioni.  

Insomma: invece della solita la minestra riscaldata del dibattito tra “sovranisti” contro “moderati” cominciamo a parlare di onesti o disonesti, di capaci ed incapaci che non hanno mai un singolo colore politico, ma sono sempre trasversali.

Per esempio a destra si cominci ad annunciare di voler contrastare l’apparato burocratico europeo che sta diventando peggio di quelli nazionali, insistendo per tagliarne i costi. Ecco un primo spunto per un programma coraggioso, vedremo se il centro-destra avrà il coraggio di sostenerlo.

 

ANARCHICI

Verbania (allora Pallanza) sul Lago Maggiore è stata la patria della famiglia Cadorna, dal “generalissimo” Luigi (quello della prima guerra mondiale) al figlio Raffaele leader del CNL ma - prima ancora – di Carlo, presidente della Camera dei Deputati, ministro sabaudo e poi del neonato Regno d’Italia. Nottetempo un imbecille (poi già identificato) ha lordato di slogan e sigle anarchiche il monumento a Cadorna sul lungolago, ma – nella sua abissale ignoranza – ha perfino sbagliato monumento e così, anziché prendersela con il mausoleo del generale, se l’è presa con quello dello zio Carlo (già morto a fine ‘800) che certo non è mai stato un militarista.

Non ci sono più in giro gli anarchici di una volta!

 

UN SALUTO  A  TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !               MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 872 del 22 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ultimo numero de IL PUNTO ad uscire con la cadenza settimanale del venerdì prima del consueto “rallentamento” estivo, ma - vista la situazione politica - forse interesserà ai lettori una maggiore continuità. Vedremo, intanto auguri di buone vacanze a chi avrà il piacere di trascorrerle e un consiglio a chi non le fa: non prendetevela troppo, anche le vacanze sono spesso uno stress !

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Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

DRAGHI: I CONTI CHE NON TORNANO

Nessuno mi toglie dalla testa che Draghi avesse già deciso di programmare la sua progressiva uscita dal   governo   il   giorno   dopo   la   sua   (mancata)   elezione   a Presidente   della Repubblica e che abbia continuato con il motore sostanzialmente “in folle” fino alla scorsa settimana, quando le dimissioni le ha date sul serio approfittando dell’ennesima crisi in casa 5 Stelle.

Dopo le tante speranze in avvio il suo governo si stava progressivamente esaurendo, così come la pazienza del leader davanti a dispetti quotidiani tra partner tutti tesi alla rispettiva visibilità e così, quando Mattarella lo ha rinviato alle Camere,  lui - grazie anche ai media che ne hanno rafforzato l’immagine del “buon papà-leader contro i cattivi partiti” - ha giocato con abilità, ma anche da furbetto, per scaricare le colpe sugli altri e in primis quel centro-destra oggi dipinto come un’associazione di traditori.

Ricordato che Draghi ha fatto il premier gratis rinunciando al proprio appannaggio (anche questo va ricordato visto che succede raramente) ho ascoltato e riascoltato il suo discorso al Senato, soprattutto quando chiede ai partiti della sua ex maggioranza  “Ma voi ve la sentite di rinnovarvi?” ma poi non fa votare un documento FI-Lega che dice esattamente questo, facendo mettere ai voti un odg a firma soltanto di un eletto nel PD come Casini, finito nella parrocchia ex comunista dopo innumerevoli contorsioni politiche. Cosa non è questo atteggiamento se non un chiaro segno di voler rompere a destra, ma salvando la propria immagine? Da sempre un dibattito sulla fiducia viene chiuso infatti con un voto su un documento finale firmato da tutti i leader parlamentari di una maggioranza, non da uno soltanto. 

Quindi non è del tutto vero che Draghi sia stato abbattuto da “fuoco amico” quando invece, a voler vedere, il voto al Senato gli ha dato comunque una maggioranza, perché astenersi dal votare non significa voto di astensione (che per regolamento al Senato significa voto contrario). Sembra un gioco di parole ma il regolamento è chiaro anche se pochi lo conoscono e così è partita la vulgata che Draghi sia stato abbattuto da quei cattivi sovranisti di Berlusconi & Salvini, mentre il M5S - con Conte causa prima della crisi di governo – è letteralmente sparito di scena.

Grande vittoria d’immagine per il premier cui non è spiaciuto andarsene ora, perché Draghi sa benissimo che l’Italia è in un “cul de sac”, che l’autunno sarà orribile, che i debiti contratti per il PNRR saranno in buona parte da restituire, che non è vero che lo stesso   PNRR   sia   davvero   partito   bene   finendo   invece   per   finanziare   spese   di ordinaria manutenzione e poche grandi opere, regolarmente bloccate dai veti M5S, vedi l'inceneritore di Roma.

Draghi furbetto? Certamente non è da premier – dopo una truffa di almeno cinque miliardi per il bonus 110%, la più grande truffa della storia repubblicana - sostenere che “la colpa è dei tecnici”. Che cosa ha fatto Draghi negli ultimi 5 mesi per bloccare questa mega-truffa che adesso lascia in mutande milioni di imprese, condomini e cittadini italiani? Anche perché è stato proprio lo stesso Draghi a scegliersi dirigenti   e funzionari “di fiducia” per gestire il PNRR con incarichi e nomine spesso senza concorso.

Si assuma quindi le sue responsabilità.

Draghi è un bravo banchiere, uomo competente e sicuramente rappresentava il meglio sul mercato, ma si è dimostrato anche furbo, così come non c’è dubbio che, politicamente, negli ultimi tempi abbia strategicamente privilegiato il rapporto con Letta ed il PD, lasciando in secondo ordine gli altri alleati.

D’altronde, per ricucire, sarebbe bastata qualche sua parola - in sede di replica al Senato - su immigrazione, cittadinanza, flat-tax o qualche altro tema nel cuore di FI o della Lega, invece nulla.

Bisognerebbe riflettere anche su questo facendo il bilancio di un governo sempre alle prese con un duro periodo di emergenza, ma che negli ultimi mesi è vissuto soprattutto a colpi di bonus per  tutto, dallo psicoterapeuta alla benzina, senza una strategia economica od ecologica precisa.

Tante parole di “transizione ecologica” - per esempio - ma nulla di chiaro sui gassificatori, il nucleare, le priorità, le riforme, né tantomeno il coraggio di chiedere sacrifici veri rimandando le castagne bollenti a future mani altrui.

Certamente è molto grave che l’Italia si fermi proprio adesso su temi e riforme che molto faticosamente venivano avanti, ma – pensiamoci – quelle riforme avrebbero davvero resistito all’impatto parlamentare?

Draghi ha indubbiamente ben manovrato per arrivare al “dopo di me il diluvio” soprattutto riuscendo a gettare la croce sul centro-destra che così ne esce “colpevole” agli occhi di una parte dell’opinione pubblica, esattamente come voleva il Partito Democratico, anche se il costante calo di appeal del premier sottolineava che i nodi stavano venendo al pettine.

Ottima comunque la sua strategia di immagine: “pro Draghi” si sono mossi tutti, dal Vaticano a Confindustria,  da   Bruxelles   ai   sindacati,   dalle   associazioni   delle casalinghe al sempre più claudicante Joe Biden. 

“Draghi Santo subito”:  la beatificazione  è in atto, il seggio a  vita  al Senato lo premierà presto e comunque Supermario è stato capace di passare la mano al momento giusto.

Anche questo è un merito, il tempismo in politica è sempre un grande valore, soprattutto quando tempi straordinariamente duri si avvicinano oscuri all’orizzonte.

 

LE OCCHIAIE DI GIGGINO, L’IPER-AGITAZIONE DI CONTE

Pochi hanno notato che per misurare il peggiorare della crisi politica bastava guardare il colore delle occhiaie di Giggino Di Maio, sempre più cupe. Nelle foto vecchie sono distese, poi diventano sempre più nere fino ai colori funebri degli ultimi giorni, sembrando quelle di una seppia. Fanno il paio con la crescente agitazione di Conte, questo sconosciuto ex professore fiorentino che cinque anni fa non era nessuno (né tantomeno era stato eletto da qualcuno) eppure è improvvisamente diventato premier, poi ha rifatto il bis con una maggioranza opposta sfruttano Covid e pandemia, apparendo quotidianamente in TV a diffondere terrore, ma intanto privilegiando gli affari con gli amici di sempre, dai parenti agli Arcuri di turno.

Quello stesso Conte che prima diceva di essere super partes e poi si è inventato leader di un partito, poi di metà partito, poi della metà della metà del partito fino a perdersi per strada aprendo la crisi. Neanche il tempo di sciogliere le Camere e lui ha già annunciato che si candiderà al Parlamento (non avevamo dubbi!): un narciso alla disperata ricerca di visibilità.

 

CRISTIANI IN PRIMA LINEA

Nessuno ne parla perché difendere i cristiani non fa notizia, ma soprattutto in Africa è dura vivere la propria fede. Chiese bruciate, attentati, morti. Solo in Nigeria sono almeno 18 i sacerdoti rapiti quest’anno, cinque nella sola prima settimana di luglio. L'Associazione dei sacerdoti cattolici diocesani nigeriani ha diffuso tramite l’ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) un comunicato nel quale afferma «E’ davvero triste che nel corso delle loro consuete attività pastorali, i sacerdoti stiano diventando una specie in via di estinzione, nel disinteresse del mondo». Nello Stato nigeriano di Benue, nei soli mesi di maggio e giugno, almeno 68 cristiani sono stati uccisi e moltissimi sono stati rapiti. Ben 1,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case per i persistenti attacchi dei terroristi islamici della tribù Fulani ai danni di comunità agricole, in gran parte cristiane, residenti nella Nigeria centrale.

Temi sconosciuti ai più e che non sollevano campagne di stampa, anche se dovrebbero suscitare interesse almeno per L’AZIONE CATTOLICA, associazione religiosa importante nell’Italia del secolo scorso e che pensavo fosse di fatto scomparsa dopo la morte dell’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, suo emblema permanente.

Bella notizia apprendere che invece esiste ancora, solo che per scoprirlo ci sono volute le dimissioni di Draghi visto che a gran voce proprio l’Azione Cattolica ha insistito perché venissero respinte, schierata in batteria tra le tante associazioni e sigle arruolate dal  PD sui media in difesa di Supermario.

Forse sarebbe meglio che “lasciando a Cesare quel che è di Cesare” l’Azione Cattolica pensasse innanzitutto ai cristiani che soffrono nel mondo.

 

UN  SALUTO  A  TUTTI,  BUON 25 SETTEMBRE !                                         MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 871 del 15 luglio  2022
di
MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)
i
nfo e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”. 
Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!
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E' CRISI, MA NON E' UNA COSA SERIA 
Il momento è drammatico, ma la crisi generata dal M5S era del tutto prevedibile e la responsabilità è anche di chi (Mattarella) nel segno della continuità "obbligatoria" non ha voluto far votare a tempo debito gli italiani permettendo governi e ribaltoni, senza alcun rispetto per il voto elettorale. 
Risultato: il partito che (2018) era maggioranza relativa, fallito negli uomini e nei programmi, dopo aver perso una infinità di pezzi e da ultimo la corrente Di Maio, capace di maggioranze variabili e antitetiche, dotato di demagogia infinita e con ben poche capacità politiche (leggere articolo qui di sotto) ha portato L' iTALIA a una crisi che rischia di sfasciare tutto. Rischio od opportunità? Se si votasse oggi lo si farebbbe ancora con la vecchia legge elettorale (parzialmente maggioritaria) che obbliga ad alleanze, ma con posti bloccati a disposizione dei sudditi dei leader. Molti sono però pronti ad approvare una nuova legge elettorale proporzionale - non si sa se con nomi bloccati o meno - con la prospettiva di mesi con litigi fra tutti e ciascuno a difendere la propria bandiera. 
Nulla di buono all'orizzonte, ma anche nulla di serio.
Draghi - che sarebbe stato il jolly per una intera legislatura se a capo di una maggioranza politica coerente, anche se personalmente lo vedo troppo dipendente da UE, USA e grande capitale - rischia ora di essere bruciato. Il rischio è che il prossimo premier lo faccia subito rimpiangere.

 

DISASTRO 5 STELLE, FALLIMENTO PER TUTTI
La crisi conclamata del M5S che oltre a mettere a rischio il governo Draghi in un quinquennio è passato dall’essere il primo partito italiano ad una percentuale al di sotto del 10% può essere commentata con sarcasmo ed ironia (e non ne mancherebbero certo gli argomenti), ma alla fine è anche una sconfitta per tutti.
Sembra ieri quando il Movimento prometteva di aprire il Parlamento come “una scatola di tonno”, annunciava più avanti “la fine della povertà” e che comunque avrebbe dimostrato un modo rivoluzionario “dal basso”  come affrontare la politica.
E’ passato meno di un quinquennio e l’aspetto più triste della mancata rivoluzione grillina è proprio il vedere come non solo i protagonisti si sono velocemente adeguati all’andazzo generale, ma soprattutto come un’altra volta sia fallita la possibilità di un vero ricambio della classe politica italiana e almeno l’avvio di riforme coerenti e strutturali.
Causa principale di questa rivoluzione mancata è stata soprattutto il mediocre (o peggio) livello della classe dirigente del M5S che - alla prova dei fatti - si è dimostrata qualitativamente del tutto insufficiente non arrivando neppure al “livello minimo sindacale” per occuparsi della cosa pubblica, dimostrandosi troppo spesso senza esperienza e capacità, ma anche senza l'umiltà di voler imparare.
A parte la continua emorragia di eletti che si sono accasati in altri e a volte opposti schieramenti politici senza minimamente porsi un problema di coerenza rispetto all’elettorato, è evidente che anche la pattuglia ministeriale grillina – pronta a continui cambi di maggioranza – è stata complessivamente incapace di andare oltre agli slogan e ad alcuni provvedimenti-facciata come il reddito di cittadinanza. Gli esempi poi di ministri come Toninelli o Azzolina hanno fatto il giro del mondo sottolineando la loro inadeguatezza. 
Falliti rovinosamente a livello amministrativo locale con le poche persone serie che se ne sono andate appena possibile (una per tutte la sindaco di Torino, Chiara Appendino, o il sindaco di Parma Federico Pizzarotti) oppure che sono state cacciate dagli elettori al loro primo rinnovo (come a Roma Virginia Raggi che da sindaco uscente ha raccolto solo il 19% dei voti), anche a livello politico il movimento ha dimostrato di non avere radici.
Alla fine questa fine ingloriosa è però una sconfitta non solo del M5S ma di tutto il sistema politico italiano, perché il voto ai pentastellati, soprattutto al sud, era stata anche l’ennesimo tentativo di cambiamento da parte di una quota consistente dell’elettorato, sfiancata e sfiduciata dalle delusioni e dagli insuccessi in serie accumulati nei decenni da tutto l’arco politico. Era stata una apertura di credito, una speranza di rinnovamento, un ultimo appello prima di rifugiarsi – come si è visto anche recentemente – nel limbo grigio del “non voto” 
Una grande occasione persa di “democrazia diretta”, perché era stato effettivamente rivoluzionario e innovativo proporre metodi di consultazione on line dei simpatizzanti per prendere le decisioni importanti, così come per la scelta dei candidati ai diversi livelli, anche se spesso con poca partecipazione e trasparenza.  
Fine precoce ed ingloriosa di un Movimento nato dal basso che aveva potenzialità enormi, ma le ha sciupate tutte. 

 

CHI PAGA LA GUERRA

Vorrei sommessamente far notare che siamo ad un buon 10% minimo di inflazione, che le aziende sono in crisi per il caro materie prime, le borse a picco mentre il Dollaro USA si è rivalutato di oltre il 10% sull'Euro in pochi mesi, Euro che oggi vale meno anche  di un Franco Svizzero (cosa mai avvenuta).

Incombono le sanzioni che - prima e forse più di Putin - però colpiscono essenzialmente  l'Europa visto che gran parte del mondo non le applica. Ma allora, chi se non soprattutto l'Europa sta pagando la guerra in Ucraina? Intanto il maxi-debito USA detenuto dai risparmiatori esteri grazie alla rivalutazione del dollaro si è ridotto in pratica del 10% cioè NOI paghiamo, riducendolo, anche il debito americano.

Nessuno sembra avere il coraggio di sollevare questi aspetti che dovrebbero farci riflettere sulla incomprensibile (?) pochezza europea e sul conformismo dell'informazione.

 

NUCLEARE OK: E  ADESSO L’ITALIA?
Nella sua ultima giravolta energetica, sotto la pressione politica della Francia e a seguire della Germania e dell’Est Europa, il gas e l’energia nucleare sono state definite come “green” dall’Unione Europea e quindi potranno essere sviluppate anche nei prossimi anni in alternativa a petrolio e carbone.
Per chi – come me – ha sempre sostenuto l’assurdità tutta italiana di un “no” preconcetto al nucleare (“no” cresciuto nei decenni per ignoranza, condizionamento dei media, atavica paura di fantomatici disastri) è sicuramente una buona notizia.
Resta però il fatto che il nostro paese - che era in testa agli studi in questo settore ed aveva per tempo avviato un programma per produrre energia nucleare – è ora fanalino d’Europa, tagliato fuori dal mercato e sconterà un costo pesantissimo in termini di decenni e di costi economici immani per il ritardo accumulato.
Raramente come in questo settore ci si è nutriti di demagogia stupida, con l’ENEL costretta a chiudere gli impianti in Italia ma producendo energia atomica in centrali all’estero, con energia elettrica importata a caro prezzo da Francia, Svizzera (e ora anche dalla Slovenia) anche se di produzione nucleare e una bella corona di centrali atomiche costruite appena al di là delle Alpi, quasi che le eventuali nubi radioattive rispettino i confini nazionali.
In realtà di incidenti nucleari importanti nel mondo non ce ne sono più da decenni e le nuove tecnologie hanno aumentato ogni margine di sicurezza con interventi automatici di spegnimento dei reattori in caso di necessità e stoccaggi sicuri oltre – soprattutto – a costruire centrali atomiche di diversa e ben più moderna concezione.
In Italia, invece, un po' come per gli inceneritori dei rifiuti urbani il problema non viene mai risolto perché tra veti incrociati e paure inconsce nessun governante accetta di prendersi le proprie responsabilità, timoroso di perdere “appeal” presso l’opinione pubblica. Quindi niente stoccaggi sicuri, fusti di materiale radioattivo potenzialmente pericolosi in giro, nessuna programmazione per il futuro.
E adesso, che fare? Se qualcuno si svegliasse proponendo di costruire qualche centrale nucleare verrebbe tuttora lapidato in pubblico eppure o vogliamo ridurre il nostro deficit energetico o non ci sono altre vie, salvo coprire l’Italia di pannelli solari e le nostre colline di pale eoliche. Eppure il PNRR dovrebbe servire proprio per decisioni lungimiranti (e sicure) anche in questo settore, soprattutto perché il futuro del nucleare non sono più i grandi impianti impattanti sul territorio, ma centrali di ben più modeste dimensioni capaci di produrre energia “locale” a costi competitivi.
Chissà se finalmente ci sarà una informazione chiara su vantaggi e costi di queste decisioni o se, ancora una volta, si continuerà con la consueta demagogia.

PS: chi volesse aggiornarsi sul tema con dati, documentazioni e confronti si legga (o rilegga) il volume “Il futuro dell’energia nucleare” di Celso Osimani e Ivo Tripputi, edizioni IBLlibri – euro 20) 

VACCINI
Ricrescono i casi di Covid e il sempiterno ministro Speranza ha ripreso gli appelli per la campagna vaccinale rivolta ai “fragili” e agli Over 60. “Vaccinatevi, anche se solo tra settembre ed ottobre ci sarà il nuovo vaccino contro Omicron!”. Ma con questo tipo di annunci, quanti italiani andranno mai a vaccinarsi? 
Nessuno mi toglie dalla testa che bisogna soprattutto far fuori scorte di vaccini superati pagati a caro prezzo, nel grigiore e nella corruzione che in argomento ha sottolineato il muoversi dell'Europa. 
Piuttosto, se si ritrovano insieme decine di migliaia di persone stipate per un concerto sia pur all’aperto, non sarebbe logico imporre l’uso della mascherina (se fosse davvero utile) almeno in occasione di questi assembramenti?

 

COERENZA
Un pubblico plauso va dedicato a ELIO VITO, parlamentare di Forza Italia e già leader radicale che dopo otto legislature si è dimesso dalla Camera perchè non più in linea con alcune prese di posizione del proprio partito.
In un mare di voltagabbana ecco una persona seria, coerente, che non cambia bandiera. Onore al merito e "doppio onore" perchè la maggioranza degli altri deputati sono stati doppiamente scortesi e pusullanimi. 
Quando un deputato infatti si dimette per motivi di opinione è prassi e "bon ton" che le sue dimissioni siano respinte con il voto segreto, salvo accettarle la seduta successiva, se riconfermate.
Questa volta una maggioranza di persone piccole piccole ha invece subito accettato le dimissioni a maggioranza, segno di scarso livello istituzionale ed inutile scortesia. Tranquilli: la grande maggioranza di loro finirà a casa presto, credo con pochi pubblici rimpianti. 


UN  SALUTO  A  TUTTI                                                             MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 870 del 8 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

N.B. IL PUNTO è a disposizione dei lettori per essere diffuso tra amici, web e giornali, ma con preghiera di citare la fonte e mantenere il senso di quanto viene scritto.

Un sincero grazie a chi mi comunicherà indirizzi di potenziali nuovi lettori interessati a leggerci. 

 

RIASSUNTO: Un saluto a Caterina “nata in barca”, parentesi gioiosa tra assurdità del mondo e disinformazione. Erdogan passa da essere “dittatore” a “amico, partner ed alleato”: è la sagra dell’ipocrisia. A proposito di libertà dell’informazione, ma chi controlla i controllori? Continua intanto la crisi M5S con un Conte patetico, ma è tutto show: da sempre i grillini minacciano oggi, ma si dimettono domani. Si segnala intanto che da Strasburgo giunge notizia che il gas e il nucleare per l'Europa sono ufficialmente diventati “green”: ennesimo giro di walzer, ma adesso come la mettiamo con quello che si è promesso, deciso e dichiarato nel recente passato? Mal di pancia in arrivo per ecologisti & C.

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Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

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UN SORRISO: FIOCCO ROSA PER CATERINA  “NATA IN BARCA”

Quando ero piccolo, all’Isola Pescatori, mia nonna Olga - se lasciavo aperta una porta - mi diceva sempre “Chiudila, non sei mica nato in barca!” Ma Caterina Sofia Barbalace potrà lasciare le porte aperte per tutta la vita, visto che è nata sabato 2 luglio alle 5.10 del mattino proprio sul traghetto Intra-Laveno, attraversando il Lago Maggiore. Parto veloce ed imprevisto, ma finito tutto bene con il solo aiuto di papà, mamma e di un marinaio del traghetto “Ticino” che arrivato a Laveno, 20 minuti dopo la partenza, aveva… una passeggera in più!  Fossi la Navigazione Lago Maggiore offrirei a Caterina almeno una tessera di libera circolazione “a vita” sui battelli del lago!

 

ERDOGAN E DRAGHI: W L’IPOCRISIA

C’è un limite alla demagogia, alla farsa, alla “realpolitik”? La visita di Draghi ad Ankara a “baciare la mano” ad Erdogan forse l’ha superato.

Erdogan, quello che per Draghi un anno fa era – parole sue - “un dittatore” con cui adesso “siamo partner, amici ed alleati”. Eppure è quello stesso Erdogan che solo l’anno scorso negava una sedia ad Ursula Von der Leyen perché donna, quello che ha messo in galera migliaia di   oppositori,   arrestato   centinaia   di   giornalisti,   imposto   la   censura   alla   stampa, espulso dalla magistratura turca avvocati e giudici non allineati, quello che discrimina i cristiani e invoca apertamente la distruzione dell’etnia curda, quello stesso Erdogan che fino a pochi mesi fa eseguiva il “lavoro sporco” in Siria certo dell’impunità nel mondo.  Come Putin, meglio (peggio) di Putin.

Un Draghi obbligato ad essere ipocrita superstar e che fa il paio con il leader PD Enrico Letta che 14 mesi fa twittava “È grave la scelta di Erdogan di ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Un altro passo che allontana la Turchia dal rispetto delle regole fondamentali.”

Forse che Erdogan si è ravveduto o ha fatto un passo indietro verso le “regole fondamentali”? Assolutamente no, ma da buon levantino sta con tutti e contro tutti a seconda   del   proprio   tornaconto.   Uno     che   vent’anni   fa   –  come   Putin  -   si   era presentato come innovatore liberale e adesso obbliga al velo le donne, il furbastro che dalla guerra Russia-Ucraina ha subito cominciato a guadagnarci di più.

La Turchia, un paese cui adesso si promette che entrerà in Europa, che sta nella NATO ma non applica le sanzioni alla Russia, che approfitta del conflitto per sparare a zero (per ora solo a parole) contro la Grecia, paese “nemico” da sempre, che non ha mai riconosciuto il genocidio armeno e che si è annessa un pezzo di Cipro (altra faccenda dimenticata).  Erdogan, quello che incassa milioni di Euro annualmente dall’Europa per tenersi i profughi siriani che però poi li lancia verso ovest a colpi di rubinetto e a seconda delle proprie convenienze e del proprio tornaconto.

Ieri dittatore squalificato, oggi “partner, amico ed alleato”: che figura!

Si inchina e lo ossequia tutto il mondo demo-green-eco-paci-progress-antifascista: “Un’ alleanza necessaria”. Perché mai “necessaria”? In chiave anti-Putin, ovviamente, perché Erdogan “E’ un autocrate, non un dittatore” chiosa il solito Letta, abituato a dover saltare da un campo all’altro pur di tenersi stretti alleati e potere.

Cerchiamo per una volta di essere un po’ meno ipocriti: Erdogan è esattamente come Putin, solo che adesso fa comodo avercelo come allegato e allora tutto va bene, può fare di tutto, tutto gli viene promesso, tutto si dimentica o si fa finta di dimenticare.

Ma siamo seri: se Putin è insopportabile allora Erdogan lo anche di più e non solo per gli evidenti limiti della sua democrazia, ma perché è più sfuggente, cinico, mellifluo, calcolatore. E noi (Italia-Europa-NATO-G7-USA), ipocriti come sempre, gli corriamo dietro. Ma non siamo davvero dei pagliacci?

 

LIBERTA’ DI INFORMAZIONE, CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?

Cerchiamo di liberarci da ogni preconcetto. Secondo voi le reti televisive di Rai1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky, Rai News 24 ecc. sono “filo russe” nel dare informazioni? Passando alla carta stampata, vi sembrano russofili o pro-Putin giornali come il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, il Messaggero, i Quotidiani Nazionali ecc. ma anche Libero o il Giornale? E così le agenzie di stampa ANSA, AGI ... A me francamente pare di no.

Che quindi si adombri che da Mosca ci si muova per “strategie pianificate per una sistematica alterazione della corretta informazione e del processo democratico” come dichiara Antonello Giacomelli, l’ex deputato PD ora responsabile dell’AgCom (ovvero la costosissima Agenzia Garante per le Comunicazioni) lo trovo del tutto inverosimile. Allo stesso modo quando Giacomelli sostiene “Trovo necessario e doveroso che le strutture della sicurezza dei governi democratici europei, a partire da quello italiano, si occupino di fronteggiare questo rischio.”

Ma quale rischio? Quando si dichiara il timore “che le fake-news russe facciano breccia nell’opinione pubblica” ci si dimentica che se oggi una fetta importante di italiani ha una posizione critica sulla situazione in Ucraina non credo che ciò dipenda da false informazioni russe, quanto – al contrario – proprio perché l’informazione ufficiale è così monocorde da suscitare qualche sospetto, tenuto anche conto che – unanime – è anche il coro dei grandi Network americani ed inglesi oltre alle principali testate giornalistiche del mondo, tutte sempre e comunque schierate ad applaudire Biden, la NATO, i vertici europei e Zelensky.

Certamente nel mondo web ci sono fonti russofile, ma nessuna persona di buon senso si lascia abbindolare così facilmente dalle tesi putiniane o terrapiattiste, soprattutto se poco credibili e ben poco documentate.

Piuttosto il tema è drammaticamente un altro: il silenzio che accompagna moltissime questioni che partono dall’Ucraina e sconfinano nel campo economico e in generale nella gestione europea e mondiale dell’economia, del clima, della cultura, dell’informazione.

Penso alla poca trasparenza o visibilità di inchieste serie sulle speculazioni finanziarie, sugli arricchimenti scandalosi di poche migliaia di persone rispetto a miliardi di poveri, alle speculazioni sulle materie prime, i farmaci, la sanità, l’approvvigionamento alimentare, il controllo dell’acqua.

La sostanziale “verità ufficiale” non spiega mai – sono esempi concreti – che le sanzioni rischiano di incidere ben poco sulla Russia se non vengono applicate da buona parte del pianeta (paesi della Brics, Sudamerica, Messico, Turchia, Stati del Golfo, sud est asiatico ecc.).  Pochi hanno ricordato il “prezzo” che la NATO paga per assicurarsi l’appoggio di Erdogan in termini di diritti civili, così come pochissimi hanno affrontato con serietà lo spinoso tema dei rapporti tra Unione Europea (ed in primis quelli personali di Ursula von der Leyen ) con le grandi aziende farmaceutiche o – soprattutto in Italia – la grande opacità su quelle operazioni bancarie che in buona sostanza hanno distrutto il risparmio dei “piccoli” e permesso affari colossali ad alcune banche, oppure le truffe sui “bonus” e i prezzi amministrati, così come nessuno affronta seriamente la questione del rapporto di dipendenza europeo dagli USA.

Su questi temi servirebbe quindi davvero più trasparenza e libertà di informazione (il che sarebbe proprio il compito dell’AgCom, anziché correre dietro alle farfalle) vista una libertà che “ufficialmente” c’è sempre, ma poi – nella pratica – spesso si dissolve dietro le parole scontate e soprattutto la rarissima volontà di fare effettiva trasparenza sui fatti.

 

DISASTRI UGUALE COLDIRETTI

Lo avete notato? L’ufficio-stampa migliore d’Italia è quello della Coldiretti che ad ogni evento atmosferico quantifica i danni in tempo reale. Siccità? Tot danni, ma anche se piove o tira vento, grandina, nevica o arrivano gli insetti cinesi. E’ uno stillicidio di brutte notizie con un quotidiano tariffario dei disastri che vengono quantificati in tempo reale (chissà come) e subito ripresi dai media. In un mondo affamato di tragedie pur di andare in prima pagina Coldiretti è un alleato prezioso per fare comunque aumentare i prezzi, soldi che però raramente restano nelle mani dei produttori a tutto vantaggio della troppo lunga filiera della disrtribuzione "made in italy" .

 

PREAVVISO: SETTIMANA PROSSIMA CI SALUTIAMO CON IL NUMERO DEL 15 LUGLIO, poi IL PUNTO - come ogni anno - prendera' la consueta cadenza estiva di uscita quindicinale fino a meta' settembre

 

UN SALUTO, BUONE FERIE A CHI LE FA... E BUONA SETTIMANA A TUTTI             MARCO ZACCHERA




IL PUNTO   n. 869 del 1 luglio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

RIASSUNTO: Il centro-destra dove era diviso ha perso i ballottaggi, mentre credo che nella Lega e nel M5S in molti cominciano a chiedersi se valga la pena continuare a sostenere Draghi.

Ucraina: le “sanzioni” a Mosca possono essere inutili e trasformarsi un boomerang, ma nessuno lo ricorda nei tanti vertici e nei commenti, mentre al Monte dei Paschi di Siena è una apoteosi dei “furbetti”. Lo ribadisco: troppe volte vince la disinformazione, come per l’aborto negli USA.

 

KARAKIRI A DESTRA

Era difficile, bisognava proprio mettercela tutta, ma dimostrando massimo impegno e altrettanta fermezza il centro-destra ce l'ha fatta a suicidarsi e a perdere alcune città - come Verona - amministrate da decenni.

Invano l'esperienza ha sempre dimostrato che quando si va divisi al primo turno poi regolarmente si perde anche al ballottaggio, perché conta di più ammazzare il "cugino" interno che battere l'avversario politico. La controprova solo due settimane fa dove invece – unito – il centro-destra aveva vinto in molte città, da Genova a Palermo.

Ma finché i leader nazionali ed i ras locali non vorranno capire che alle elezioni amministrative per vincere servono le PRIMARIE tra gli elettori di area per trovare i candidati giusti (non paracadutati) e poi che i prescelti dai cittadini vanno appoggiati dall'intera coalizione si continuerà regolarmente a perdere. Amen.

Dopo le batoste amministrative delle stagioni scorse e le divisioni per il Quirinale, domenica scorsa ci sono state le prove generali per perdere anche le prossime elezioni politiche: andiamo avanti così!  Letta e il PD - commossi - ringraziano.

 

PS: mi auguro che Lega e Forza Italia comincino a chiedersi seriamente se davvero vale la pena di sostenere Draghi quando è il PD a menare tutte le danze e che anche FI sostenga con chiarezza che il parlamento e il governo hanno (avrebbero) altre priorità che non discutere di cannabis libera e di jus scholae. Se si tengono posizioni unitarie tra FdI – Lega – FI forse gli elettori se ne ricorderanno, se ci si divide anche su queste cose l’intesa (e il voto) saranno sempre più difficili. 

 

 A PROPOSITO DI SANZIONI

Nei giorni scorsi ci sono stati quattro importanti appuntamenti internazionali: il 14° incontro tra i leader della Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), il vertice UE che ha detto “no” a Draghi per bloccare il prezzo del gas e dove il problema immigrazione è perfino uscito di scena, pur con 7.300 nuovi arrivi in Italia solo questo mese ( + 30% sul 2021, + 400% sul 2020) e ben 2.200 nell’ultima settimana. E’ seguito il G7 degli “scamiciati” in Baviera dove è stata ribadita la necessità di nuove sanzioni a Mosca e nuove armi a Kiev,  il tutto ribadito al vertice NATO di Madrid.

Per quanto riguarda l’Europa si applaude al potenziale ingresso di Ucraina, Moldavia e Georgia nella UE (tutti paesi ricchi e senza problemi, un successone…) mentre nessuno sembra voler prendere atto che l’Italia dimostra ancora una volta di contare poco o nulla a livello europeo nonostante Draghi presunto superstar.

Questo è un aspetto vero, ma antipatico e quindi nascosto, così come credo che neppure un italiano su cento sappia poi cosa sia la “Brics” che rappresenta però una crescente intesa politica ed economica sempre più stretta tra paesi che da soli “pesano” il 40% della popolazione mondiale e un quarto del PIN del globo. 

In concreto e al di là delle chiacchiere significa che Brasile, Cina, Sudafrica ed India, i paesi da loro controllati e poi il Messico, tutto il Sudamerica, l’Asia Centrale, l’ Africa e tutto il Sud est asiatico, oltre a Turchia, Medio Oriente e Stati Arabi non applicano e non applicheranno sanzioni a Putin.  Il G7 può confermare quello che vuole davanti alle TV, ma tutti questi paesi rappresentano oggi una clientela enorme per Mosca che ha solo da completare i gasdotti verso sud-est per avere a disposizione una umanità affamata di gas e petrolio, pronta già oggi a rifornirla - in cambio - di tutte quelle infrastrutture e prodotti che il mercato europeo e USA ufficialmente rifiuta alla Russia.

 In questo quadro parlare di sanzioni a Putin significa non voler (o saper) tener conto di questi aspetti globali, il che è perlomeno bizzarro e demagogico, al di là di ogni logica politica, militare o di doveroso sostegno a Kiev.

Nessuno – ovviamente – sottolinea o risolve il dramma delle ricadute dirette ed indirette che le sanzioni significano per la nostra economia, già azzoppata dal Covid, con la conseguente crescita dei prezzi, dei costi energetici e del deficit pubblico.

Così - mentre il mondo corre - noi in Italia e nella “vecchia” Europa parliamo soprattutto di diritti gender, di omotransfobia, di clima, di jus soli o jus scholae e di massimi sistemi, auto-evirandoci nella produzione industriale ed automobilistica, nei commerci internazionali, nei consumi ecc. sepolti da mille normative restrittive che dall’altra parte del mondo si minimizzano, quasi non abitassimo tutti in una casa globale.  

Tra l’altro siamo e saremo sempre più dipendenti proprio dai paesi extra-UE per carenze di materie prime e quindi sempre più soffocabili con un embargo o in una suicida battaglia dei prezzi.  

E’ un giro vizioso in cui l’Europa può anche avere ragione sui principi, ma è del tutto perdente e sempre più debole nel mondo, guidata dalla demagogia e tenuta per mano dagli USA che -  pure loro - oggi sono senza una guida chiara e con mille problemi, aspetto di cui non si ha però il coraggio di parlare perché - prima di tutto - siamo tutti vittime di una pseudo “informazione globale politicamente corretta” che detta legge su tutto e censura chi non si adegua nascondendo le questioni imbarazzanti.   

Mentre esplode l’inflazione e l’economia europea va a picco è meglio insomma sfornare vertici su vertici, paradiso dei “bla bla bla” e seguiti poi da interviste scontate e precotte, oltre che per mostrarsi - sempre sorridenti - ai media nelle consuete e sempre più affollate foto di gruppo dove (notate?) le grandi risate ed abbracci di Biden e Johnson con Erdogan lasciano perplessi: ma il ras di Ankara  - in termini di libertà e democrazia - è poi molto diverso da quello di Mosca?

 

MPS: PERDITE PUBBLICHE E PROFITTI PRIVATI

Il nuovo CdA del Monte dei Paschi di Siena ha illustrato il nuovo piano industriale che dovrebbe riportare in utile la banca senese nei prossimi anni, al prezzo di altri 4.000 esuberi e la chiusura di 150 filiali.  «Mps fa parte del patrimonio culturale e sociale del Paese. Può tornare ad avere un ruolo nel sistema bancario italiano ed europeo» ha dichiarato Luigi Lovaglio, il Ceo che a febbraio ha preso le redini dell’istituto.

E’ bello sperare in un potenziale roseo futuro per la più antica banca italiana che però metterà ancora una volta a carico del “pubblico” esuberi e licenziamenti dopo aver massacrato soci e investitori con – di fatto – nessun responsabile pur avendo accumulato uno stock di crediti deteriorati di 4,1 MILIARDI.

Altro che “patrimonio culturale e sociale” … Sono soldi dati a gente che non li meritava e che non li ha restituiti (e presumibilmente non li restituirà mai) sempre nell’ottica del concetto che tanto “qualcun altro” pagherà. Tra “suicidi” misteriosi e sentenze discutibili, immaginate che MPS - anziché la ex cassaforte del PD, per decenni fonte di clientelismo e crediti facili - fosse stata in mano a qualche banchiere amico del centro-destra o di Berlusconi. Secondo voi sarebbe finita tra assoluzioni, benefit, pre-pensionamenti e buonuscite?

 

ABORTO, ANCHE DELLA VERITA’

L’ennesimo esempio di disinformazione globale è arrivata per la recente sentenza della Corte Suprema americana sull’aborto. Con maggioranza di 6 a 3 (quindi andando ben oltre i giudici messi da Trump che ne ha nominati solo 3) la Corte non è entrata nel merito dell’aborto, ma si è limitata a dire che è materia di competenza statale e non federale perché dell’aborto - ad oggi - non si parla nella Costituzione americana e che quindi il Mississippi aveva diritto di mettere un limite ad abortire entro le 15 settimane (in Italia tra l’altro è di 12). I media hanno parlato di oscurantismo, La Stampa addirittura di ritorno al Medioevo dando la colpa ovviamente a Trump. Se Biden (con Obama, la Clinton e la Pelosi) sono così convinti dell’aborto free, perché non varano una legge federale facendola votare al Congresso? Hanno la maggioranza… Ma in realtà anche molti democratici vorrebbero mettere comunque dei limiti all’aborto che resta per tutti sempre una scelta difficile e spesso drammatica.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 868 del 24 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

RIASSUNTO: Di Maio si fonda un partitino personale pur di restare al governo, mentre l’Italia conferma il suo impegno per la pace fornendo armi in Ucraina. Sono perplesso, e mi chiedo perché non debba contare nulla l’opinione di milioni di persone che vorrebbero invece posizioni diverse.

Intanto servirebbe a tutti un rapido ripasso di storia, per esempio quella della  Crimea. Avete intanto notato com'è l'informazione secondo il Corriere della Sera e la novità romana della residenza agli abusivi?

 

L’ITALIA E’ COME DI MAIO

Quanto mi piacerebbe poter intervistare Luigi Di Maio, neo leader di “Insieme per il futuro”.

Non una intervista politica ma una interrogazione precisa, come a scuola quando dovevi dare risposte vere e non giri di parole.

Credo che se l’Italia oggi per molti sia un paese disastrato lo è perché si è affidata a persone come lui, che ha un curriculum impressionante in quanto a cariche, ma alle spalle il vuoto.

Vorrei chiedergli quanto costa un litro di latte al supermercato e quale sia la capitale del Bangladesh (in italiano, per carità…) e poi magari il perché di certe sue incredibili giravolte che ne hanno fatto un personaggio unico, un guitto diventato d’alto bordo soprattutto per inconsistenza altrui e dabbenaggine nostra.

Un furbetto già iscritto ad ingegneria, poi a giurisprudenza, poi ritiratosi dagli studi.

Uno che ha campato (o ha tentato di farlo) come giornalista sportivo, tecnico informatico, assistente alla regia, agente di commercio, steward allo Stadio San Paolo e manovale nell’azienda di famiglia.

Indubbiamente una gran buona volontà, ma poi la folgorazione per la “mission” politica sostenendo il neonato M5S da lui tenuto a battesimo.

Parte male: dopo 3 anni alla guida dei grillini locali, solo 59 preferenze alle “comunali” di Pomigliano d’Arco e viene trombato, ma da allora basta voti, meglio solo “nomination”: grazie a soli 189 (centoottantanove!) voti on line nelle “parlamentarie” del M5S nel 2013 viene candidato – blindato – nella circoscrizione “Campania I” e da allora nessuno lo ferma più, a conferma della follia di questo sistema elettorale.

Pensate: diventato deputato nel 2013 viene subito eletto vice-presidente della Camera (il più giovane da sempre) ed è e capo del M5S dal 2017 al 2020.  Vice-premier con il Conte I e contemporaneamente Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro (!), dal 2019 è il nostro Ministro degli Esteri (!!).

Idee politiche chiare, chiarissime, oppure no, forse un po’ confuse. Come leader grillino aveva “giurato” lo stop dopo il secondo mandato così come “Chi lascia il partito dove è stato eletto dovrebbe dimettersi”, facendo invece l’esatto contrario.

Come ministro ha sostenuto ferocemente il blocco alle trivellazioni di gas e petrolio in Italia, se oggi dipendiamo da Mosca è anche merito suo. Intanto la Croazia ringrazia e il nostro gas lo trivellano loro.  Dopo aver voluto il reddito di cittadinanza è apparso al balcone di Palazzo Chigi proclamando alla folla “Abbiamo abolito la povertà”, come tutti ben sanno.  Coerente anche in politica estera: nel 2019 incontra a Parigi i “gilet gialli” anti-Macron salvo poi baciarlo ed abbracciarlo nel più recente passato. Ha una particolare ammirazione per la Cina cui ha steso tappeti rossi per “la nuova via della seta”, il progetto geo-economico  contestato dagli Stati Uniti ed ha quindi osannato la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia del marzo 2019 e proprio alla Cina siamo ricorsi per le forniture COVID a prezzi fuori mercato e a danno delle nostre imprese (indagini su Arcuri? Mah, dimenticate…)  Di Maio in politica estera ha sempre simpatizzato per i chavisti venezuelani di Maduro mettendo il veto al riconoscimento di Juan Guaido come presidente del Venezuela, come invece volevano l’intero occidente e L’Unione Europea.

E’ a favore delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e dell' “adozione del configlio” però «Da cattolico penso che la famiglia sia quella con il papà e con la mamma”.

Come documentato da Le Iene con la trasmissione “Pomigliano Boys” e da molte altre fonti di stampa “tiene famiglia” e ha quindi favorito la carriera di molti suoi ex compagni di scuola. Wikipedia è spietata e ne fa un lunghissimo elenco, ma di “voto di scambio” per lui non ne parla nessuno.

Sostenitore dell’ambiente, ma anche dei condoni edilizi ad Ischia, è riuscito nel record di fa finta di stare contemporaneamente con Tripoli e con Bengasi, schierandosi con la dittatura egiziana ma chiedendo  “verità per Regeni” (e i famigliari dell’ucciso gliela hanno giurata). Adesso è per la pace in Ucraina e contemporaneamente sostiene gli aiuti militari. mentre il suo millantato “piano di pace” - già annunciato in TV-  non lo ha mai visto né conosciuto nessuno, tantomeno le parti in causa assumendo i contorni di una barzelletta.

Di Maio - soprattutto - ha imparato che quando hai una carica non la molli mai, a costo di mollare il proprio partito e fondarne un altro a propria immagine e somiglianza.

Questo è Giggino Di Maio, degna fisionomia di un’Italia da burla, poco credibile e sempre con il piede in tutte le staffe, perché non si sa mai.  Non è una cosa seria, ma appunto per questo ci rappresenta alla perfezione.

 

 

STATISTICHE

Secondo pressochè tutti gli istituti di statistica, a proposito della GUERRA IN UCRAINA, l’87% degli italiani si dice “preoccupato” e il 30% ritiene che vi siano responsabilità della NATO per lo scoppio del conflitto avendo in qualche modo minacciato la Russia di “accerchiamento”.

Quasi il 50% è contro l’invio di armi italiane in Ucraina, il 40% ritiene che i media siano troppo sbilanciati a favore di Kiev e si ritiene insoddisfatto del livello di obiettività delle informazioni. Specificatamente sulle SANZIONI  la percentuali di chi vuole o non vuole applicarle ha un margine (a favore del mantenimento delle sanzioni) di meno del 10% del campione.

Se questi sono i numeri e fossi il premier Draghi mi preoccuperei non poco quando dalla “guerra lampo” immaginata da Putin si passa alla “guerra lunga” con un coinvolgimento della UE che - ad andar bene - continuerà per molti mesi, con i prevedibili disastri per la nostra economia.

EPPURE - NONOSTANTE CHE L’INFORMAZIONE SIA TUTTA A FAVORE DI KIEV - CRESCONO I DISSENSI SULLA POSIZIONE UFFICIALE ITALIANA ED EUROPEA.

Intanto il governo è lanciatissimo sul fronte degli aiuti militari, delle sanzioni, dell’appoggio “senza se e senza ma” a Zelenskyj che – da parte sua – non apre alcun spiraglio di pace, anzi, con le sue dichiarazioni rifiuta ogni tipo di dialogo.

Difficile che inizi ora, ricevendo proprio oggi dagli USA centinaia di nuovi missili e con lo stesso Biden che ha ricordato la lista delle nuove forniture: missili anticarro Javelin, missili antiaereo Stinger, elicotteri Mi-17, droni, radar, artiglieria e altri sistemi missilistici di precisione.  

Non capisco perché il centro-destra non debba prendere un po' le distanze da questa situazione soprattutto nel momento in cui le sanzioni si stanno ritorcendo contro chi le ha decise e l’Europa sembra in mano ai “falchi” di Washington e Londra che annunciano altre armi ed aiuti a Kiev.

Una volta di più tutti sappiamo tutti benissimo che Putin è l’aggressore, ma credo che si debba trovare il modo di venirne fuori per esempio riconoscendo autonomia concreta alle popolazioni russe nell’est dell’Ucraina, ma sembra che Zelenskyj chiuda ogni porta sia per l’est del paese che per la Crimea.

 

PER ESEMPIO, LA CRIMEA…

Chissà quanti sanno (i nostri media non lo ricordano mai) che - per esempio -  la Crimea era da secoli terra russa e fu “regalata” all’Ucraina solo nel 1954 personalmente da Nikita Chrushew.

Allora si usava così: se il segretario generale del partito comunista sovietico lo voleva, tutti ubbidivano. In ogni caso Russia e Ucraina erano sempre parte dell’ URSS  e quindi, a quel tempo, i confini interni contavano poco. Nessuno poteva immaginare che sarebbero poi nate repubbliche indipendenti e nemiche e che quei confini fossero motivo di conflitto.  

Al censimento del 2001 il 58,5% della popolazione in Crimea era comunque ancora di lingua ed etnia russa, il 24,4% ucraina e per il 12,1% composta da tatari di Crimea. Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente dalla Russia (atto sicuramente contrario al diritto internazionale). A seguito di un referendum popolare avvenuto il 16 marzo 2014, non seguito da osservatori occidentali, il 95,4% dei votanti ha però votato per l'annessione alla Russia con una partecipazione al voto dell’83,1%.

Unione Europea e NATO, così come la stragrande maggioranza degli stati membri ONU, non riconobbero l'annessione della Crimea adottando sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Federazione Russa, ma è difficile sostenere che questa adesione non sia la liberà volontà della maggioranza degli abitanti locali.

Perché l’Italia non sostiene un nuovo referendum - controllato e garantito a livello internazionale - per far decidere agli abitanti (tutti, sia quelli scappati in Ucraina che quelli scappati in Russia, se erano residenti in Crimea o nel Doimbass ad una certa data) da che parte vogliano stare? Sarebbe giusto e democratico che nei distretti dove eventualmente ci fosse una forte adesione alla Russia si ammettesse un passaggio territoriale o si stabilissero forme serie di autonomia. Credo che questo sarebbe un modo corretto e democratico di procedere e forse anche uno spiraglio di pace.

 

CORRIERE DELLA SERA

Vi elenco in serie di tutti i titoli presenti alle ore 21 di mercoledì’ 22 giugno sull’edizione on-line del Corriere della sera, in stretto ordine di pubblicazione:

Intervista a Boris Johnos; “No a Una cattiva pace in Ucraina, per l’Occidente non è il momento di fermarsi, Putin deve fallire” – La Finlandia: “pronti a combattere se Mosca ci attacca” –  Kaliningrad: il rischio dell’avamposto nucleare russo in Europa – Putin e il super missile pronto entro l’anno – Raid russo a Izyum, uccise 5 donne - A Kiev le armi tedesche – Dombass: la situazione è critica, ma la resistenza ucraina contrattacca a nord – Bugie come strumento di lavoro: perché negoziare con Putin è impossibile…

Credo che tutti abbiano capito come si sia schierato il Corriere della Sera,  ma a questo punto mi pare evidente perche molte persone si chiedano se ci vengono dette effettivamente delle verità o solo delle opinioni, più o meno di parte.

 

OCCUPAZIONI

Soprattutto a Roma è diffuso il fenomeno della occupazione abusiva delle case altrui magari lasciate libere anche solo per poche ore dagli inquilini. Pare che i casi siano più di 12.000 e ci sono quartieri dove il rischio è così concreto da creare “turni” di sorveglianza condominiale perché se la casa ti viene occupata liberarla è poi quasi impossibile e comunque lungo e difficile. Il caso di un anziano sbattuto fuori casa con la violenza da una famiglia abusiva rom è andato sui giornali, ma succede tutti i giorni.

Incredibile che il PD romano abbia fatto ora approvare una mozione in Campidoglio perché si possa concedere la residenza a chi occupa le case anche senza titolo. “Abbiamo dato dignità alle persone”, sostengono, alla faccia di chi si ritrova la casa occupata.

Possono esserci casi in cui abitazioni pubbliche restano vuote per anni e vanno invece utilizzate, ma seguendo delle norme, il “liberi tutti” generale comporterà ripercussioni pesanti e di fatto accettando abusi, soprusi e violazioni di legge, comprese le occupazioni di immobili da parte dei centri sociali, clandestini, rom ecc. ecc. Insomma il sindaco Gualtieri “paga dazio” a chi lo ha appoggiato in campagna elettorale.  

 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                           MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 867 del 17 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

RIASSUNTO: pochi votanti al referendum che rischia di scomparire come metodo di democrazia diretta mentre  nel voto per i comuni il Centro-destra dove è unito va meglio del previsto. La Meloni cresce e diventa ( diventerà) il “nemico” e quindi oggetto delle prossime manovre di demolizione politica e personale. Continua intanto la guerra in Ucraina ma soprattutto la guerra delle parole, con dubbi su news e fake-news, sanzioni e ritorsioni: chi ha il deposito della verità? Finale con un po' di esempi concreti di demagogia su Covid e “green” con fregature autostradali

 

RIFLESSIONI POST REFERENDARIE

Dove è andato unito il centro-destra ha vinto o può vincere le elezioni amministrative, dove è diviso perde e speriamo che qualcuno se ne accorga. Intanto l’annunciato flop della partecipazione popolare al voto referendario credo abbia purtroppo  definitivamente affossato questo sistema di democrazia diretta nel nostro paese.

Certamente ha pesato la poca informazione, il disinteresse generale, ma anche la consapevolezza tutta italiana che le cose tanto non cambiano mai, soprattutto quando c’è di mezzo la magistratura.

Restano però aperte alcune questioni di fondo che non si possono dimenticare.

In primo luogo si prenda atto che non ha più alcun senso pretendere una partecipazione sopra il 50% per dare validità ad un referendum quando a votare ormai va comunque solo una minoranza degli elettori perfino per le elezioni “normali”, come confermato dal voto di domenica.

E’ evidente che - se si crede nella democrazia diretta - bisognerebbe avere altri parametri per legittimare un voto referendario, per esempio collegandolo ad una percentuale minima di votanti rapportata a quella delle ultime elezioni politiche e soprattutto passando a referendum “propositivi” e non solo abrogativi.

In secondo luogo bisogna prendere atto che, come sempre, milioni di cittadini all’estero sono teoricamente essenziali per raggiungere il “quorum” ma in pratica non possono votare neppure volendo. Sembra una questione marginale, ma o il voto all’estero viene escluso dal “quorum” o bisogna far votare in modo più semplice e trasparente chi è iscritto all’AIRE.

C’è poi da chiedersi perché - nel momento in cui la raccolta delle firme referendarie può essere ora effettuata anche per via informatica - non si possa votare almeno per i referendum tramite PEC od altro sistema on-line di voto, ovviamente verificato.

Fin qui il “flop” referendario, ma pur non raggiungendo il quorum il voto ha comunque chiaramente indicato quale sia il pensiero degli italiani rispetto ai quesiti che erano stati loro posti e di questo bisognerebbe lealmente tenerne conto.

Interessante per esempio sottolineare che le percentuali tra SI e NO non sono molto diverse tra le città dove si è votato per i soli referendum o anche per le amministrative e dove quindi c’è stata una platea di elettori sufficientemente vasta e trasversale. Ovunque il SI è stato maggioranza confermando che i cittadini italiani vorrebbero effettivamente i cambiamenti proposti con i referendum e soprattutto che una larga maggioranza chiede un diverso sistema di elezione del CSM e boccia l’interscambio delle carriere tra PM e giudici.

Al di là della loro validità giuridica questa chiara indicazione popolare dovrebbe essere  quindi ammessa da tutti – in primis dai magistrati – con governo e parlamento che dovrebbero tenerne conto nelle scelte legislative. Pia illusione? Temo di sì.

Intanto – visto il suo buon risultato elettorale – si è aperta da sinistra la “caccia alla Meloni”, sport che prenderà piede nei prossimi mesi in vista delle elezioni politiche con vivisezionamento di ogni frase pronunciata dalla leader di FdI alla ricerca della percentuale intrinseca di fascismo, mentre non mancheranno indagini per la scoperta di presunti scandali finanziari, pseudo inchieste giornalistiche e magari qualche opportuno rinvio a giudizio nei tempi giusti. Vedrete se mi sbaglio: la sinistra ha bisogno di un “nemico” per unirsi e tentare la rivincita, ormai azzoppati Berlusconi e Salvini ecco arrivare il turno della Meloni.

 

PS: i lettori che votano nelle città dove la prossima settimana ci saranno i ballottaggi e si sentono di centro-destra riflettano che la sinistra vince sempre quando c’è una bassa affluenza: fate un sacrificio, ma domenica prossima andate a votare!

 

DISINFORMAZIONE, FAKE NEWS E LIBERTA’

Se il Papa accenna alla guerra in Ucraina dicendo pubblicamente "Non sono un sostenitore di Putin, ma in guerra non ci sono solo buoni e cattivi" secondo me è una notizia importante perchè sottolinea come non si possa giudicare a senso unico, ma la notizia "disturba" e quindi perfino il Papa viene censurato da buona parte dei media.

Nelle stesse ore si diffonde la notizia che Gazprom ha tagliato le forniture del 40% alla Germania e del 18% ad ENI. Russi "cattivi" ed affamatori di energia verso l'Europa? No, semplicemente l'UE non lascia ritornare in Russia le turbine per il gasdotto che sono in manutenzione in Canada e gli impianti di pompaggio così non possono essere messi in pressione. Tutti i dettagli su Bloomberg - che è una primaria agenzia stampa americana  - ma pochi lo spiegano in Italia (Televideo Rai – per esempio – assolutamente no) anche perchè allora bisognerebbe ammettere che - in nome delle “sanzioni” - come europei siamo da una parte così ipocriti da escludere le forniture energetiche russe dal blocco (perché del gas russo ne abbiamo bisogno), poi inventiamo demagogie finanziarie per “far finta” di non pagare in rubli. Ma soprattutto siamo così “furbi” da auto-danneggiarci da soli impedendo in parte la fornitura.

Il risultato è che così cresce ulteriormente il prezzo dell'energia, con i russi (ma anche i petrolieri nostrani) che guadagnano di più: danno e beffa, ma la faccenda va benissimo per gli speculatori.

Un atteggiamento UE miope (o complice) che aiuta infatti la speculazione soprattutto perché il prezzo del gas non lo blocca nessuno, tantomeno lo impone Bruxelles e mentre i paesi produttori fanno i loro super-affari, quelli che lo consumano (come l’Italia e la Germania) vanno economicamente a rotoli.

Tutte queste cose, però, non vengono appunto mai spiegate bene ed anche questa è disinformazione, così come quando ci si auto-applaude (vedi Di Maio e Draghi) per le possibili forniture di gas proveniente dall'Egitto. Ma l’Egitto è un paese-regime (vedi caso Regeni) dove la democrazia non è certo nelle mani del popolo sovrano, è piuttosto una democrazia  “alla russa” che quando fa comodo dimenticano tutti, nostro governo compreso.

Esempi per sottolineare come in Italia e in Europa c’è una informazione spesso di parte e filtrata da Bruxelles che adesso ha stabilito che bisogna agire contro le “Fake news” sanzionando anche i media che le diffondono.

Ma chi stabilisce come e quando una notizia sia vera, falsa o solo parzialmente vera/falsa? Deve essere un terzo, non chi si auto-assegna il diritto di sanzionare!

NON VA BENE COSI’, E’ GRAVISSIMO: SI VIOLA IL CONCETTO DELLA LIBERTA’ DI PENSIERO E CI SI AVVICINA AL CONCETTO DI  ”CENSURA”.

Una persona dovrebbe essere in grado di decidere da sola dove sia la verità ascoltando fonti diverse e confrontandole, altrimenti si rischia di IMPORRE una verità “ufficiale” che però potrebbe essere falsa o parziale, come i casi prima citati.

E’ pericolosissimo mettere un limite alla libertà di pensiero, mentre vanno piuttosto denunciate le singole notizie false, ma con dati alla mano e con specifiche denunce penali, non con una censura preventiva. Se però chi documenta la demagogia UE è tacitato o se le notizie più o meno false sono diffuse proprio dai vertici della UE che ne nascondono altre, dove vanno a finire i “sacri” principi europei ? 

 

 IPOCRISIA COVID

140.000 (centoquarantamila!) persone hanno assiepato a Roma il Circo Massimo per i due appuntamenti romani di Vasco Rossi. Rigorosamente tutti senza mascherina, stipati in ogni angolo possibile, i fans in delirio hanno assicurato il “sold out” per tutta la tournee estiva dell’artista.

Perfetto, segno che evidentemente il Covid è ormai circoscritto, ma spiegatemi allora perché i ragazzini di terza media che si presentano agli esami devono indossare la mascherina d’ordinanza, mentre i dipendenti pubblici ne sono esentati, ma non i dipendenti delle imprese private (bar e ristoranti) a contatto con il pubblico che -  invece - devono ancora indossarla. A parte il caos normativo c’è una evidente ipocrisia al Ministero della Salute.

 

IPOCRISIA CO2

Non se ne può più con le emissioni di anidride carbonica accusate di tutti i mali del pianeta e che adesso viene usata anche (e soprattutto) in campo pubblicitario.

Riflettete sulla pubblicità “bevi la tua acqua a CO2 zero” di una nota marca di acque minerali che sostiene come la sua acqua non sia inquinante e anzi “aiuta la natura”.

Ma non solo la bottiglia di plastica - pur “riciclata” - va comunque prodotta e quindi produrla comunque inquina, ma soprattutto è demagogico e assurdo che quella bottiglia “ecologica” venga poi trasportata in camion per centinaia di chilometri lontano dalla fonte o dallo stabilimento di imbottigliamento. Alla fine quell’acqua “minerale” è più che inquinante, è assurda. In molti paesi anziché le bottigliette di plastica ciascuno ha la propria borraccia personale e le bottiglie di plastica si usano molto meno. Ecco un vero salto di qualità ecologica.

 

I PUNTI BLU

Nel disinteresse generale sono stati chiusi 46 “Punti Blu” (uffici informazione) sulle autostrade italiane, pochissimi quelli superstiti. Nessuno se ne è accorto, nessuno ha protestato, ma l’utente che si vede recapitare a casa un pedaggio “salato” e del tutto folle (per esempio perché non ha funzionato un punto di entrata telepass e così gli viene conteggiato ingiustamente un percorso di centinaia di chilometri) non riesce più a risolvere il suo problema.

Inoltre gli orari dei pochi “Punti blu” aperti sembrano costruiti apposta per impedire  di fatto un comodo accesso: chiusi il sabato e la domenica, aperti solo poche ore il mattino, poi sosta per un necessario pranzo ristoratore e chiusura definitiva alle 16.30. Ma se una persona viaggia o lavora, quando mai può farsi riconoscere un proprio diritto?

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

 

BUONA SETTIMANA  A  TUTTI                                                                  MARCO ZACCHERA 



IL PUNTO   n. 866 del 10 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

PER FAVORE, ANDATE A VOTARE

Per favore, domenica andate a votare. Sappiamo già tutti che non si raggiungerà il quorum ai referendum, ma una democrazia vive di partecipazione e il “non voto” sarebbe anche segno di disprezzo verso chi si è sacrificato perché il nostro paese fosse una nazione libera. Prendiamo atto intanto del clamoroso boicottaggio che in tutti i modi si è cercato di operare verso il voto di domenica: non solo per il “minimo sindacale” dell’informazione, ma soprattutto per il voler negare l’evidenza, ovvero la profonda crisi della nostra Magistratura politicizzata che è incapace di riformare sé stessa. Certamente i referendum non sono una soluzione – soprattutto se sono solo “abrogativi” – ma almeno un segnale e più i cittadini si asterranno più tutto continuerà come prima.

LA SINISTRA HA TUTTO L’INTERESSE A CONTINUARE NEI SUOI RAPPORTI PRIVILEGIATI CON UNA LARGA PARTE DELLA MAGISTRATURA ITALIANA ed è stata questa la prima motivazione dell’evidente boicottaggio referendario.

 

INSULTI DIPLOMATICI

Inqualificabili gli insulti di Medvedev (vicepresidente russo) all’Occidente che lui “odia e vorrebbe vederlo sparire” visto che siamo dei “bastardi e degenerati”.

Spero che la traduzione sia stata corretta, ma comunque è un fatto gravissimo, però… Però bisognerebbe anche ricordare che il nostro ministro degli esteri Di Maio aveva precedentemente qualificato Putin “E’ peggio di un animale”, che Boris Johnson e il segretario generale della NATO Stoltenberg insultano la Russia quotidianamente, che le affermazioni all’ONU del presidente del consiglio europeo Charles Michel sono state di una pesantezza incredibile. Mettiamoci d’accordo: insultarsi a vicenda non aiuta a costruire la pace, quindi – visto che gli USA e l’Europa sono i “buoni” e i russi (ovviamente) i “cattivi” - non continuiamo in una inutile escalation di provocazioni, salvo poi sostenere quotidianamente che “vogliamo la pace”. Se la si volesse davvero avrebbe senso organizzare manovre militari NATO in paesi neutrali a due passi dal confine russo se non per alimentare la tensione?  

Intanto lunedì il “Corriere della Sera” ha pubblicato una lista di persone considerate “filo-putiniane” in Italia: di fatto una specie di lista di proscrizione alla faccia dell’art. 3 della Costituzione.

Conseguenze? Per esempio che l’altra sera al milionesimo dibattito in TV sulla crisi ucraina (su La7) quando un partecipante si è permesso di cominciare a spiegare (non a giustificare!) anche le ragioni russe, dopo pochi secondi è stato interrotto dalla conduttrice urlante “Lei non può parlare così, in Russia non l’avrebbero mai invitata e lasciata parlare” Appunto: “Zitto e a cuccia!”... Ma noi siamo “diversi”, ovvero “democratici” e ovviamente siamo sempre quelli “buoni”.   

 

EUROPA

Sono sempre più disgustato dalla politica europea. Parliamoci chiaro: siamo un continente amministrato e diretto da una minoranza politica “presunta green” ma in realtà “demagogico-sessual-progressista” che fa quello che vuole.

Quando leggo che si è deciso di non produrre più auto a benzina e diesel dal 2035 (la Cina sentitamente ringrazia, questo sarebbe il tema per un bel referendum!) mi chiedo perché lo si decida senza almeno sentire il parere gli europei. E' solo una “cupola” che infatti decide la politica estera, le scelte finanziarie, i regolamenti, la politica monetaria o quella dell’immigrazione. Poche persone - espressione di una ristretta elite - che non risponde a nessuno.

Nessuna trasparenza contabile, decisioni (vedi l’acquisto di centinaia di milioni di vaccini per miliardi di euro da multinazionali USA) senza concorrenza e senza poterne conoscere i responsabili, senza bandi o appalti trasparenti. Ma quando mai – per esempio - i cittadini europei hanno potuto scegliere i loro “ministri” europei? Perché l’Italia deve essere rappresentata soltanto da uno come Gentiloni (presidente del PD) indicato da un partito minoritario che non mi piace, da un governo che non c’è più e che comunque era allora presieduto da un leader (Conte) che neppure si era presentato alle elezioni e oltretutto sostenuto da una maggioranza opposta a quella uscita dalle urne.  

C’è stata forse per l’Europa qualche elezione diretta, candidati alternativi, possibilità di scelta? Assolutamente no. Gentiloni (come la sua predecessora Mogherini, sempre del PD) lo ha forse votato il nostro Parlamento? Assolutamente no, così come non sono stati i cittadini europei a votare Ursula Von der Leyen, Charles Michel e tutto il resto della combriccola.

Quando poi quando qualcuno dissente (vedi Ungheria) allora è messo al bando e coperto di insulti.

No, questa non è più la “mia” Europa.

 

DALLA SICILIA AL PNRR

La politica insiste che “non si può perdere l’occasione” dei fondi europei del PNRR ma un aspetto misterioso resta quello dei controlli sulle opere che verranno finanziate con il rischio di mille rivoli di spesa che si concluderanno (complici progetti carenti, inflazione, mancanza di verifiche e certificazioni finali) in opere incompiute. 

Se un imprenditore o una famiglia ottengono un prestito sanno di doverlo rimborsare o ci rimetteranno in proprio ma nel “pubblico” i soldi si prendono, spesso si sprecano quando non vengono semplicemente rubati, tanto i debiti li pagheranno i nostri successori.

Come ho già scritto, avevo accompagnato la scorsa settimana una coppia di amici cileni in Sicilia. 

Dopo il benvenuto a Palermo all’aeroporto di Punta Raisi (ora Falcone e Borsellino) in perenne ristrutturazione e dove - da decenni - si procede nel consueto slalom tra le transenne arrugginite, nei giorni successivi ho rivisto quella terra meravigliosa e dai monumenti unici, ma sepolti tra cumuli di immondizie, sporcizia, degrado, strade a pezzi, palazzi puntellati, disordine.

Una umiliazione profonda come italiano (e con gli amici cileni sbalorditi) quando mi facevano notare gli onnipresenti cumuli di rifiuti perfino ai margini della Valle dei Templi, tra mancanza di servizi e parcheggi polverosi. In giro per tutta l’isola strade (“autostrade”?!) gratis ma fatiscenti e con decine di deviazioni stradali, ponti sconnessi, soprattutto ovunque una sporcizia ostentata e sconcertante.

A simbolo un materasso bruciato appoggiato al cartello che - salendo da Porto Empedocle - informa che siete quasi arrivati al tempio di Giunone, meraviglia di 2600 anni fa.

Non è certo solo la Sicilia ad essere conciata così, basti pensare ai rifiuti e ai cinghiali per le vie di Roma, ma anche – spesso – alle aree di servizio intorno alle “nostre” autostrade del nord, ma certamente al sud il fenomeno è moltiplicato.

Colpisce soprattutto la sciatteria e l’incuria che in tutta Italia accompagnano spettacoli e panorami unici tra il disinteresse, il senso di abitudine e di sopportazione di chi non si indigna nemmeno più, forse auto-dichiarandosi impotente.

Non tutto – per fortuna – è cosi: il parco archeologico di Selinunte, per esempio, è tenuto molto bene e anche un disabile può spostarsi con dei mezzi accessibili, la stessa Catania mi è sembrata una città rinnovata e vivace, a Monreale il duomo (di proprietà e gestione diocesana) è un esempio di visita organizzata e razionale, mentre Palermo appare decisamente abbandonata a sé stessa. 

In giro per l’isola – come in tutta Italia - si notano tante piccole iniziative di rilancio, di evidenti tentativi di riscatto, ma sembrano naufragare nell’indifferenza. Ma perché ridursi così?

Eppure mille cartelli sottolineano come la specifica opera (purtroppo di solito già cadente o semidistrutta) era stata pagata o cofinanziata dall’Unione Europea e che quindi non è vero che già in passato non si abbiano avuto a disposizione somme enormi per tentare un riscatto che però alla fine non si è visto.

Sembra infatti che nessuno sia mai responsabile. Per esempio le “autostrade” siciliane sono gestite dall’ANAS, ma possibile che non ci sia un responsabile per i cantieri infiniti, il cemento che si sbriciola, i parapetti scannati? Alla fine la soluzione è chiudere, deviare, sospendere il passaggio. Come per altre mille strade ed autostrade italiane da Catania a Palermo ci sono decine di cantieri (fermi) e decine di viadotti chiusi al traffico: perché? Nessuno ha collaudato quelle opere, nessuno le ha verificate, nessuno è impegnato al loro ripristino in tempi certi?

Di qui un diretto riferimento al PNRR mi sembra evidente: che garanzia c’è che “questa volta” i soldi verranno spesi meglio e con quali priorità? I Purtroppo nessuna.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                             MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 865 del 3 GIUGNO  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – già nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

RIASSUMENDO Sostanzialmente niente di nuovo in Ucraina: al di là delle notizie vendute tra le mura domestiche, l’Italia conta d'altronde  poco o nulla sul piano diplomatico, gioca a mettersi in mostra e spera che qualcun altro risolva i problemi per una pace che purtroppo sembra sempre più improbabile a tempi brevi. Intanto le recenti stragi in USA sottolineano lo strapotere della lobby degli armamenti dentro e soprattutto fuori il paese, mentre noi viviamo alla giornata sperando nel quotidiano “bonus” emolliente. Circa i referendum chissenefrega, tanto ci pensa la Littizzetto a spiegarci che tanto siamo tutti cretini e forse ha perfettamente ragione. Finalino con questioni energetiche e soprattutto la tristezza che mi ha accompagnato durante una visita-lampo in Sicilia…

 

TRISTEZZE

Ho accompagnato una coppia di amici cileni in Sicilia. Da 20.000 chilometri di distanza volevano finalmente vistarla, affascinati della sua storia ed ho così rivisto con loro una terra meravigliosa e monumenti unici, ma tra cumuli di immondizie, sporcizia, degrado, strade a pezzi, palazzi puntellati, rottami, disordine.

Una umiliazione profonda come italiano, con cumuli di rifiuti perfino ai margini della Valle dei Templi, tra mancanza di servizi, rovi e parcheggi polverosi. A dare il benvenuto all'area archeologica - salendo da Porto Empedocle - un materasso bruciato al lato della strada proprio sotto l'indicazione del tempio di Giunone,

Una Palermo tragicamente sciatta, sporca, puntellata e cadente - ho trovato invece migliorata Catania - con strade (“autostrade”?!) in giro per l'Isola gratis ma fatiscenti e con decine di deviazioni stradali, ponti sconnessi, viadotti impraticabili e sovrastante a tutto una sporcizia ostentata e sconcertante.

Ma perché ridursi così? Ma cosa a mai serve il PNRR quando la priorità sarebbe mantenere bene almeno quello che abbiamo avuto gratuitamente in dono dai nostri antenati, “vendendolo” agli occhi del mondo, potendo così smuovere somme enormi e creando milioni di nuovi posti di lavoro con un turismo rispettoso, integrato, aperto?

Invece continuiamo a buttar via le risorse che abbiamo ed evidentemente non sono serviti a nulla neppure decenni di sfruttamento del suolo tra abusivismo, distruzioni, abbandoni, incuria e saccheggi.  

Quanta profonda  tristezza...  

 

MOSCA E DINTORNI

Matteo Salvini non andrà a Mosca sommerso dalle critiche per l'annuncio del suo possibile viaggio, ma vorrei capire chi abbia però allora il diritto di andarci o meno, per che cosa fare e aspettandosi chissà quali risultati. Parliamoci chiaro: la mossa del leader della Lega mi era sembrata semplicemente demagogica ed auto-pubblicitaria (come lo era stato andare per qualche ora in Polonia, due mesi fa, a salutare i profughi).

Allo stesso modo è altrettanto demagogico raccontare però continuamente che l’Italia “vuole la pace” e poi fornire armi all’ Ucraina o straparlare di piani di pace "alla Di Maio" quando tuttora non si sa neppure come e con chi la Farnesina si inventi chissà quali mosse internazionali. Punto e a capo: credo che per Putin l’opinione dell’Italia sull’Ucraina conti ben poco e - a livello di amicizia personale -  forse l’unico che avrebbe potuto parlare amichevolmente con lui spingendolo a desistere dagli attacchi poteva essere Berlusconi (e credo che in privato ci abbia anche provato).  Il resto conta poco o nulla, salvo che l’Italia avesse assunto in chiave UE una posizione di effettiva diversità, come sta facendo l’Ungheria.

Roma ha scelto invece di stare graniticamente con Bruxelles (anche perché stretta tra i debiti) e se questo può rafforzare l'Europa è certo però che non ha avuto un segno di ringraziamento comunitario neppure in campo energetico. Alla fine così stiamo prendendo botte da tutti, non contiamo niente e paghiamo per gli altri: un gran bel risultato!

 

ANCORA ENERGIA

Ho ricevuto molti commenti alle mie note della scorsa settimana sull’ ENERGIA VERDE (o presunta tale) a sottolineare di come molto spesso la demagogia si impadronisca di un argomento e sia censurato perfino il dibattito, per esempio quello sull’ENERGIA NUCLEARE o anche sulle controindicazioni all’utilizzo generalizzato delle auto elettriche.

Sono temi controversi, ma su cui la pubblica opinione è volutamente poco informata, così come pochi sanno che nel 1954 (parliamo di 68 anni fa!) l’Italia estraeva quasi 3 miliardi di metri cubi di gas dall’ Adriatico e dalla pianura padana. Una estrazione salita negli anni fino a quasi 20 mld di mc arrivando a coprire un terzo dei bisogni nazionali. Oggi è tornata ai livelli anni ’50 importando però contemporaneamente 76 mld di metri cubi e quindi dipendendo per il 95% dall’estero. A parte il problema del gas russo, resta il fatto che noi “ecologicamente” non estraiamo quasi più gas, pur avendo riserve stimate di almeno 350 mld di metri cubi. Bravi, così siamo "ecologi" e Greta ringrazia. Peccato che al nostro posto estrae invece la Croazia che pompa dagli stessi “nostri” giacimenti adriatici e quest’anno coprirà così quasi il 40% del gas che gli serve.

 

I BONUS  “PSICOLOGI”

Credevo che Draghi - andando al governo - fosse in grado di finalmente razionalizzare la spesa pubblica ed il prelievo fiscale con la giusta austerità non dovendo guardare in faccia a nessuno per la sua autorevolezza. Sedici mesi dopo mi chiedo invece dove sia una sua strategia dietro alla quotidiana politica dei “bonus” che sono solo le classiche pezze messe alle toppe per ridurre le proteste e aiutare questa o quella categoria.

Bonus che ormai arrivano per (quasi) tutto, a seconda del peso delle lobby: dalle auto alle facciate ai monopattini, adesso anche per gli psicologi post-covid. Ma ci rendiamo conto che questa è ancora una volta solo una politica economica miope, tesa solo al consenso immediato?

Se neppure Draghi è riuscito a cambiare in modo minimamente serio il nostro sistema burocratico e fiscale temo che davvero non ci sarà mai nessuno in grado di farlo e questa è una pessima costatazione, perché vuol dire che il nostro Paese forse non si riformerà mai, soprattutto perché NON VUOLE riformarsi.

 

LOBBY DELLE ARMI

L’ennesima strage di bambini in una scuola del Texas ad opera di un diciottenne che aveva legalmente acquistato armi da guerra in negozio è l’ennesimo esempio di come sia contraddittoria l’opinione pubblica americana che piange i morti innocenti, ma continua a sostenere la necessità di auto-armarsi.

Si dice (giustamente) che la politica e l'opinione pubblica americana siano manovrate dalle “lobby delle armi” che blocca ogni riforma e finanzia - dollari alla mano - la politica americana, democratici compresi.

Pochi considerano che quella stessa lobby è iper-potente anche per armi di ben maggiore costo e capacità di distruzione e che sapientemente riesce a manovrare la Casa Bianca anche in politica estera.

Nessun progressista italiano - pronto a piangere e stracciarsi le vesti per i mitra liberamente venduti in bottega – sembra chiedersi però come mai Biden insista nelle forniture di armi nel mondo (sempre per difendere i “buoni”, ovviamente!), Ucraina compresa.

 

REFERENDUM DIMENTICATI 

Ricordo che il 12 giugno si voterà per i REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, promossi da Lega e Radicali (personalmente voterò SI a tutti i quesiti), ma il tema non tocca l’interesse dei più.

Ci voleva comunque quella che per me è una persona di particolare antipatia come Tiziana Littizzetto a sottolineare ancora una volta la partigianeria di mamma Rai.

La comica (?) iper-progressista torinese (e che comunque viene da tutti noi ben pagata, perché i progressisti ricchi sono più chic) ha potuto infatti tenere un monologo in TV contro i referendum sostenendo che gli italiani non vanno disturbati per queste questioni, anche perché tanto sono più o meno cretini e quindi incapaci di decidere: tanto vale quindi astenersi dal voto.

Ma com’è mai possibile che una persona possa permettersi di offendere le gente dalla TV pubblica, gestirsi una trasmissione senza alcuna “par-condicio” e dire, fare e disfare quello che vuole senza un minimo di contraddittorio? Soprattutto senza far ridere, vista che sarebbe pagata per questo.

Ma ci rendiamo conto da questi episodi in fondo marginali come sia mafiosa (non trovo altri termini) gran parte dell’informazione in Italia?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                         MARCO ZACCHERA





IL PUNTO   n. 864 del 27 maggio  2022

di MARCO ZACCHERA  (marco.zacchera@libero.it)

info e numeri arretrati:  www.marcozacchera.it

 

Ogni settimana diversi lettori si lamentano di non ricevere più “Il Punto”.

Poiché ho tutta l’intenzione di continuare a scriverlo, prego chi venga a trovarsi in questa situazione di avvisarmi via mail tenuto conto che non si riesce a capire il perché di questa auto-cancellazione che purtroppo continua da mesi. Ricordo che comunque – giù nella giornata di venerdì - IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it Grazie!

 

Riassunto: I media italiani parlano di un fantomatico “piano di pace” che Di Maio avrebbe presentato a Russia ed Ucraina. Ottima iniziativa, solo che per ora nessuno sa di che cosa si tratti, interessati compresi. In diplomazia quando si vuole veramente costruire un accordo meno se ne parla prima meglio è, non si fa l’esatto contrario. Spiegatelo a “Giggino” che quando parla di intese a “doppio binario” rischia di far ricordare il caos interno al M5S dove – appunto – c'è il tutto contro tutti e si tengono binari ed atteggiamenti del tutto contrapposti e divergenti tra loro.

Intanto su ENERGIA, REFEENDUM E MAGISTRATURA alcuni spunti di riflessione.

 

L’IPOCRISIA DELL’ENERGIA

Il dibattito sull’approvvigionamento del gas russo ha rilanciato il problema delle energie rinnovabili e Ursula Von der Leyen è stata chiara: l’Unione Europea vuole che tutti i tetti europei siano coperti da pannelli solari per la produzione di energia elettrica ed entro il 2029 (ovvero dopodomani) lo siano - per cominciare - tutti gli edifici pubblici. Fantastico affare per le imprese del settore ricordando che Ja Solar, Jinko, LONGi Solar, Trina ecc. sono alcuni dei marchi più presenti sul mercato mondiale ed hanno in Cina, Taiwan e Corea le loro principali aree produttive.

A parte i tetti e l’economicità dei pannelli per produrre acqua calda evitando il consumo di gas, il grosso dei consumi si rivolge al grande mercato delle auto elettriche che è in piena espansione e sostenuto da forti inventivi pubblici. Il mantra del dover fuggire alle energie fossili è quotidiano, ma forse qualche numero andrebbe spiegato all’opinione pubblica, come fanno Celso Osimani e Ivo Tripputi in un loro recente testo controcorrente ma zeppo di dati e riferimenti. 

Per esempio in Italia circolano circa 40 milioni di auto ad uso privato. Prendendo un’auto media elettrica come la Tesla che percorresse 12.000 km/anno avremmo bisogno di 2.800 kWh per quell’auto, ovvero di 112TWh/anno (fonti ACI) per il parco-auto nazionale. Come produrre questa energia abbandonando i combustibili fossili e rifuggendo dall’ energia atomica, vista come la peste del secolo? Nel 2020 in Italia con l’eolico si sono prodotti 18,5 TWh e quindi l’attuale parco eolico dovrebbe essere moltiplicato per sette solo per far funzionare le auto private in circolazione: colline punteggiate di pale oppure – più opportunamente – servirebbero grandi parchi eolici in Adriatico, l’unico mare italiano non troppo profondo.

Se invece passassimo al solare consideriamo la più grande centrale d’Italia (a Troia, in provincia di Foggia) che ha una superfice di 1,5 Kmq (più o meno 18 campi di calcio uno vicino all’altro) e 275.000 (!) pannelli in funzione con una potenza installata di 103 MW. La centrale   – a regime ottimale – produce 150 GWh ed avremmo quindi bisogno di 750 (settecentocinquanta!) impianti come quello di Troia per soddisfare SOLO la domanda privata automobilistica. Significherebbe occupare 1.125 km. (millecentoventicinque chilometri quadrati!) con pannelli solari in aree prevalentemente di pianura, senza boschi, senza coltivazioni, senza abitazioni. Ricordando che l’Italia ha un territorio di circa 300.000 kmq significherebbe coprire di pannelli solari una intera provincia: è mai pensabile?

Attenzione, però, perché resterebbe comunque fuori dai conteggi tutto il traffico pesante (camion, bus ecc.) ovvero i mezzi più inquinanti e la ricarica dei mezzi avvererebbe prevalentemente di notte, quando la produzione solare è al minimo. Quante decine di milioni di batterie sarebbero necessarie per le auto e per conservare l’energia nel tempo? Come produrre, usarle, smaltirle e con quale sforzo di materie prime (tutte da importare in Europa) è una sfida che non è stata ancora risolta.

E qui, sommessamente, riemerge un’altra possibilità energetica che le autorità europee fanno finta di dimenticare, che quelle italiane aborriscono e che l’opinione pubblica è stata indottrinata a considerare come un disastro: l’energia nucleare.

In Italia parlarne è tabù anche se quasi il 10% dell’energia elettrica consumata nel nostro paese già oggi è di produzione nucleare (importata a caro prezzo dalla Francia, dalla Svizzera e prossimamente anche dalla Slovenia) ma è un dato che non va pubblicato troppo o, giustamente, ci si comincerebbe a chiedere perché mai l’Italia abbia abbandonato un percorso tecnologico che cinquant’anni fa la vedeva all’avanguardia e che oggi rappresenta il 79% dell’energia prodotta in Francia e cosa significa avere un ”rischio” appena al di là del confine anziché in casa nostra.

In Cina, in Asia, nell’Europa dell’Est sono in costruzione nuove centrali. Solo in Cina ci sono 12 nuovi centrali in costruzione incomparabilmente più moderne, sicure, automatizzate di quella già allora obsoleta di Cernobyl, ma quel disastro nucleare di ormai 36 anni fa - dovuto ad una serie incredibile e colpevole di errori umani - resta ancora un blocco psicologico e politico enorme.

Un lungo discorso – soprattutto sulle nuove prospettive delle centrali nucleari di “quarta generazione” – che andrebbe affrontato in Italia con prudenza ma senza ritardi e preconcetti, eppure se appena un ministro ne accenna è immediatamente a rischio di impeachment. Andiamo avanti quindi con tante nuove auto elettriche che così ci sentiamo tutti “green”, anche se buona parte della loro energia è tuttora prodotta proprio con i fossili o con energia nucleare importata dall’estero: quanta italica ipocrisia!

 

REFERENDUM SCONOSCIUTI

Il 12 giugno si voterà per i REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, promossi da Lega e Radicali, ma ancora oggi – praticamente - nessuno lo sa. Nessun dibattito, pochi spazi, niente comitati, pochi banchetti, niente manifesti: il fallimento è garantito, nel senso che vinceranno i SI alle abrogazioni (con dubbi sulla riforma della legge Severino), ma tanto non si raggiungerà il quorum e, sapendolo in anticipo, a maggior ragione molti non andranno a votare. Sarà già un gran risultato se voterà il 30% degli elettori.

E’ veramente strano questo paese che si lamenta sempre, ma poi si dimentica di andare a votare.

Ancora più vergognoso è comunque il silenzio delle TV e dei giornali che dedicano all’evento il “minimo sindacale” dello spazio in orari più o meno assurdi e nel disinteresse generale. “Servizio pubblico” della RAI”? Ma per carità: su “Televideo” a 15 giorni dal voto non ci sono neppure i quesiti referendari proposti!

Poi non lamentiamoci del perdurare di una Magistratura che non riesce ad auto-riformarsi, di una giustizia spesso “politica” (vedi da ultimo anche lo show del processo a Berlusconi "Ruby Ter") dove il vero potere è in mano ai Pubblici Ministeri: la colpa è del disinteresse generale e quindi “nostra”.

 

FALCONE E BORSELLINO

E’ davvero incredibile che a 30 anni di distanza non solo non si sia riusciti ad attribuire le responsabilità precise sugli omicidi dei due Magistrati, ma si debba continuare ad ascoltare sempre più inverosimili ricostruzioni a metà tra lo scoop giornalistico e il depistaggio.

“Report” è una bella trasmissione che parla chiaro, ma se si cimenta su ricostruzioni di fatti sempre più lontani nel tempo rischia di perdersi nei veleni e nelle nebbie palermitane a tutto involontario (?) danno della verità.

Credo che la ricostruzione più seria sui “perché” delle stragi sia legata al coraggio di Falcone e Borsellino che indagavano seriamente sugli appalti delle cosche e sui loro contatti con la politica locale che in tutti i modi voleva fermarli.

Indagine difficile e resa ancor più impossibile dai veleni interni alla magistratura che non vedeva di buon occhio la visibilità e la crescita di due magistrati fuori dagli schemi e controcorrente che quindi andavano emarginati o quantomeno rallentati.

Questo il concetto delle cose, poi nella salsa ci si può mettere di tutto, dalle “trame nere” (ci mancavano…) ai servizi segreti deviati, alla P2, la Gladio ecc.ecc. La verità dei rapporti stato-mafia non si è mai capita (o si è volutamente nascosta) così come i contatti che la mafia aveva non solo con la politica, ma anche con parti della stessa magistratura.

Resta solo un aspetto da ricordare in questo grande letamaio: la levatura e il coraggio di due Magistrati che sono diventato un simbolo e un rimpianto per tutti gli italiani per bene.

 

IRENE MAGISTRINI

E’ mancata a Verbania la prof. Irene Magistrini, già esponente politica di sinistra e presidente della “Casa della Resist