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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA



IL PUNTO n 972 del 18 ottobre   2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Ai lettori: In questi giorni sono negli USA per seguire la campagna elettorale presidenziale e ho qualche difficoltà a spedire IL PUNTO, vi prego di scusarmi per eventuali ritardi nella diffusione o problemi di impaginazione.

 

UN’ AMERICA IN DECLINO

A qualcuno potrà sembrare strano, ma la prima impressione sbarcando a New York è la conferma di un paese in declino, arretrato, vecchio.

Vecchie le procedure di ingresso, l’aeroporto, i vagoni della metro, i ponti delle ferrovie, le corsie delle autostrade ormai sottodimensionate rispetto alle necessità.

Vecchia la gente, i quartieri sporchi con troppi “modelli Scampia”, il degrado che attanaglia la metropoli. Certamente Manhattan e i quartieri bene delle villette unifamiliari con giardino non sono così, ma è per sottolineare come gli USA non sembrano più quel modello vincente di sviluppo e di integrazione che era l’America di quando, da ragazzi, sbarcavamo dal volo transoceanico con gli occhi spalancati e tutto ci appariva grandioso.

Fu nella Grande Mela che nel 1985 vidi il mio primo computer operativo alla reception dello Sheraton in 7a Avenue, con i taxi gialli che sembrano immensi con quei cofani ed i bagagliai enormi rispetto alle nostre microscopiche auto europee.

A parte che oggi un taxista di origini nord americane è impossibile trovarlo, che lo spagnolo ha conquistato anche il nord-est ed ha imposto tutti i cartelli bilingue, per trovare qualcosa di americano doc che non sia cambiato devi annusare l’aria che esce dai condotti della metropolitana o alzare gli occhi al cielo chiuso tra i palazzi che erano una unicità di New York e oggi però sono dovunque. Ma è comunque cambiata la gente che è ormai un miscuglio incredibile di razze, in cui i WASP (bianchi anglosassoni protestanti) sembrano una piccola minoranza. Ti circonda piuttosto una folla sformata dall’obesità con epidermidi di tutte le gradazioni e vestita nei modi più trash, mentre ascolti lingue di tutto il mondo.

Detto questo, ovvero sparate fuori le negatività della prima impressione, ritrovi poi la città multietnica e caotica di sempre con il suo richiamo particolare e cuore di una società che attende sconcertata più che preoccupata il 5 novembre. Uno dei problemi sul tappeto è però proprio quello dell’arretratezza tecnologica ed infrastrutturale con cui viene a confrontarsi un’America che in questo sta anche peggio di noi.

Un tema importante, dibattuto, che non è “colpa” di questo o quel presidente ma forse di una intera comunità che ha dato per scontato di essere per sempre al centro e alla guida del mondo e che invece (come noi) rischia di ritrovarsi ai margini.

Ho negli occhi visite recenti a Singapore, a Bangkok, in Cina…non c’è paragone: il futuro è laggiù in Asia, non qui.

A cascata crescono così le insicurezze, i dubbi, le accuse reciproche tra due candidati alla presidenza che non convincono nessuno a parte i rispettivi aficionados e con l’impressione, subito rafforzata, che se i repubblicani avessero messo in campo qualsiasi altro candidato minimamente credibile avrebbero vinto alla grande e invece rischiano di perdere vista l’antipatia che Trump ha profuso per anni a piene mani.

Tanto per essere chiari: vinceranno i democratici solo se i loro elettori (che in buona parte non amano la Harris) andranno comunque a votare in termini anti-Trump, altrimenti la partita è persa e la minoranza rumorosa dei trumpiani conquisterà una vittoria nata soprattutto sulle incapacità altrui. In Tv correvano in questi giorni le immagini del tornado in Florida e il governatore Ron De Santis era a tutti i TG: ecco un repubblicano che probabilmente  avrebbe vinto facile.

Ma torniamo a questi States che hanno perso il loro slancio, un aspetto evidente soprattutto vedendo chi sono i nuovi americani.

Oggi le tendenze transgender, l’esasperato “mea culpa” razziale, tutte le ipocrisie che stanno attaccate a larghe componenti del mondo vicino ai democratici stanno esplodendo (con un conseguente cedimento verso Trump di molti indipendenti) proprio perchè il nuovo “deal” americano non è più quello dei suoi cittadini originali, ma di nuove ondate immigratorie che stanno condizionando il paese. Sono gli indiani (dell’India) a pullulare, i caraibici, i sudamericani e non più quegli italiani o irlandesi che arrivavano poveri ed ignoranti, ma con il passaporto in mano e decisi a conquistarsi con volontà uno spazio e una pagnotta, ma soprattutto di sistemare i figli nella nuova patria americana.

Questa più recente ondata immigratoria non solo è molto più massiccia ma conserva tutti i contatti con i paesi d’origine e non solo la nostalgia degli spaghetti al pomodoro. Gli immigrati europei avevano comunque molte cose in comune con gli americani, queste nuovi venuti invece hanno (e mantengono) costumi, religioni, culture (e non solo cucine) profondamente diverse e variegate…e sono tantissimi.

Restano collegati al villaggio di partenza che è comunque raggiungibile 24 ore al giorno via whatsapp, non si chiudono così i legami di quando una lettera ci metteva magari un mese ad arrivare e, a casa, spesso era letta prima dal parroco. I nuovi arrivati degli ultimi decenni si sopportano, ma quando diventano regolari (dopo molti sacrifici) sono i più grandi nemici di chi viene dopo di loro: una concorrenza che nasce dal bisogno, dalla paura, dall’insicurezza in una società dove a parte pochissimi il grosso non sta vivendo molto bene, stretto in una crisi economica e un’inflazione che è palpabile per chi manca da un po' di tempo.

Aspetti che esplodono soprattutto in una campagna elettorale dove non votano gli ultimi arrivati ma i penultimi e che – secondo i sondaggi – sono con Trump, il che appare davvero un paradosso.

 

ALBANIA

Trovo giusta l’iniziativa per effettuare in Albania una preventiva verifica di chi arriva in Italia in modo irregolare o clandestino. Non capisco le critiche della sinistra se si offre comunque un’ospitalità decorosa ma nello stesso tempo cercando di contenere i flussi migratori tagliando le unghie ai trafficanti umani. Vediamo se il tentativo funzionerà, intanto sarà sicuramente un deterrente agli immigrati “economici” ovvero per chi non ha titolo per chiedere asilo politico od umanitario senza averne i requisiti e che sparisce appena sbarcato ritrovandosi poi nella più assoluta illegalità e quindi più debolenel difendere i propri diritti.

 

UN PAESE NORMALE?

Ma vi sembra normale che ad un anno e mezzo dalla morte del protagonista Silvio Berlusconi (assolto nel processo di primo grado per questa vicenda) la Cassazione abbia deciso la riapertura del processo “Ruby Ter” come richiesto dalla Procura di Milano per la piccante vicenda delle “olgettine” di 15 anni fa e che quindi il processo ripartirà da capo? Ma alla procura di Milano non hanno altro da fare? Tutto funziona così bene da non avere fascicoli arretrati e quindi ci si debba occupare in eterno di queste cose anche dopo la morte del “reo”? Insomma: siamo un paese normale?

 

Approfondimento: ECONOMIA SPICCIOLA

In Italia poca gente segue le cronache economiche, pochi capiscono i ragionamenti degli economisti e i commenti in TV spesso confusi.

Quando si sente parlare di tassi, spread e mille altri termini inglesi (che hanno i loro perfetti sinonimi in italiano, ma dirli in inglese fa molto figo) si resta incerti e si cambia canale.

Tutti, però, soprattutto quando in autunno si parla di legge finanziaria, ci accorgiamo che qualcosa non quadra e ci sembra di vivere sotto una “cupola” finanziaria che ci controlla la vita, organizza il mondo (almeno quello occidentale e soprattutto quello europeo) e fissa i prezzi di tutto, dai farmaci all’energia, dal costo del mutuo al futuro dei nostri risparmi.

Perché non c’è più l’ “Europa dei Popoli” e neppure dei cittadini, ma vince “l’Europa dei banchieri” alla quale anche i capi di stato e di governo devono adeguarsi e rendere omaggio perché altrimenti, se criticano troppo il “giro”, finiscono prontamente a fondo e con loro i rispettivi paesi “ricattati” dai media che sono in mano alle banche a loro volta controllano finanziariamente i loro editori.

Nel gioco sottile della moneta unica (che ha avuto anche grandi vantaggi di stabilizzazione, non dobbiamo dimenticarcelo) già per cominciare chi a suo tempo ha dato le carte (era il tempo dell’Italia di Prodi) ha valutato poca cosa la nostra lira al momento del concambio in Euro, ma d'altronde eravamo con le pezze sul sedere.

Di fatto l’Italia “conta” circa il 14% dell’Europa, ma molto meno in campo finanziario sia perché ci viene continuamente ripetuto che siamo debitori quasi insolventi e che in buona sostanza facciamo debiti nuovi per coprire quelli vecchi.

La lunga premessa è per sottolineare come sia ben difficile contestare da posizioni di forza le scelte della Banca Centrale Europea che nel suo sito sostiene che “il suo compito principale è mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo in tal modo la crescita e l'occupazione.”

Per esempio il mese scorso la BCE ha ridotto gli interessi dello 0.25% per “raffreddare” il costo del denaro, ridurre l’inflazione e rilanciare così teoricamente l’economia.

Perché l’inflazione che cinque anni fa era nulla è schizzata di colpo e come mai i mutui costano comunque ben più cari di allora?  Una delle risposte si chiama guerra in Ucraina, con l’Europa che si è auto-evirata non volendo più avere rapporti e forniture energetiche ufficiali con la Russia nel momento in cui - causa COVID - vi era già una situazione di deficit e generale estrema debolezza economica.

Salendo l’inflazione (che non era dovuta a carenza di beni sul mercato, ma ai maggiori costi per produrli, è un aspetto molto importante) la politica BCE è stata di aumentare velocemente i tassi, copiando l’esempio della FED americana. Di colpo così le banche - che continuavano e hanno continuato a pagare poco o niente per interessi ai propri clienti sulle somme depositate - hanno potuto così far schizzar il costo dei soldi prestati (che erano però sempre dei clienti) guadagnando loro (e non i clienti) somme favolose.

Un bengodi, ma mettendo in crisi le imprese e le famiglie che avevano fatto investimenti e che con l’aumento dei tassi non erano più in grado di pagare i debiti, di qui anche la crisi europea e tedesca in particolare.

Calati i consumi perchè c’era poco da spendere è scesa l’inflazione che ora è più o meno tornata ai valori di cinque anni fa. Uno si aspetterebbe che di conseguenza anche i tassi bancari fossero scesi al livello di allora e invece no: i tassi sono scesi in modo solo millimetrico permettendo alle stesse banche di continuare però a godere in buona parte di quegli extraprofitti mentre le imprese produttive soffrono la crisi e non possono investire.

L’anno scorso il governo Meloni propose una cosa semplice ma secondo me corretta: tassare questi mega-profitti sui quali le banche non avevano alcun merito operativo, ma la proposta è finita in nulla per il ricatto subito messo in campo dalla grande finanza: “Fammi pagare di più e io ti taglio le gambe con l’informazione che controllo” con la BCE – che è la banca delle banche – che non vuole togliere le uova d’oro dal nido dei propri soci-clienti.

Con un indice di inflazione che oggi è meno del 2% il tasso minimo applicato su un prestito va ancora comunque ben oltre il 5% con punte molto più elevate per il famigerato “prestito al consumo” proposto da banche e finanziarie-strozzine varie ai poveri cristi, spesso ben oltre il 15%. Una vergogna, ma che non impressiona più di tanto la BCE.

Eppure - se i tassi fossero tornati a livelli 2020 - a guadagnarci non sarebbero stati solo le aziende che avrebbero potuto così nuovamente investire, ma gli stessi governi perchè la riduzione del costo del denaro sul debito pubblico pregresso farebbe risparmiare somme enormi all’ Italia, soldi dirottabili a chieder meno fondi a prestito oppure a finalmente ridurre le tasse o ad aumentare gli interventi e/o la spesa sociale.

Ma nonostante le chiacchiere (piano Draghi) si preferisce far guadagnare somme folli a banche, colossi farmaceutici, petrolieri ecc.ecc. Brutta faccenda…

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                               MARCO  ZACCHERA

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Quando mi capita di raccontare…
Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze..... (continua)
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Il NUOVO LIBRO di MARCO ZACCHERA.....


E’ uscito un mio nuovo libro  “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore”
In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.
Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.
GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.
Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.
Un bel regalo, per esempio, in vista del prossimo Natale…
 
Marco Zacchera
PUBBLICAZIONE di MARCO ZACCHERA.....


 
L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE ?
 
Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed Immigrazione
 
 
(dall’introduzione..)
 
 
…Mentre in Italia sull’uso improprio della parola “razzista” si montano settimane di polemiche (come per il caso recente del governatore lombardo Attilio Fontana) pochi sanno che in Sudafrica si sta discutendo un emendamento costituzionale con il quale – se approvato – si potranno espropriare i terreni ai bianchi senza indennizzo, ma anche a vantaggio dei cinesi che in Sudafrica per legge sono equiparati ai neri.
 
Un razzismo alla rovescia – ma concreto - di cui non parla nessuno, un esempio di quante poche informazioni si hanno in questo campo
 
Scrivendo queste note (e con il contributo di PAOLA PALMA) ho cercato infatti di trasmettere – piacciano o meno – informazioni corrette, numeri certi, fatti documentati e poche opinioni.
 
Credo di conoscere bene la materia: ho passato tanti mesi della mia vita in Kenya e in Burundi, Uganda, Ruanda, Mozambico, Madagascar e in tanti altri paesi africani lavorando nel volontariato e toccando con mano tante situazioni disperate.  
 
Nell’aprile del 1994 – ero appena stato eletto deputato – per circostanze davvero fortunate non ci ho lasciato la pelle durante una rivoluzione in Burundi.
 
Di immigrazione e integralismo islamico scrivevo già trent’anni fa quando nessuno ci pensava, ma stando in Africa si capiva chiaramente cosa sarebbe successo e puntualmente i disastri si sono verificati. Vi avviso subito che senza sterzate decise andrà sempre peggio.
 
Intendiamoci, credo sia preciso dovere di tutti aiutare il prossimo: è un obbligo morale, cristiano e sociale, ma bisogna farlo con intelligenza, organizzazione, capacità e programmazione altrimenti non solo si finisce in un disastro, ma attecchisce anche la mala pianta della corruzione e dello sfruttamento alimentando rinnovato odio e razzismo.
 
Scopriamo insieme allora i numeri e i costi del fenomeno, la discriminazione nei fatti verso  tanti italiani, le ipocrisie che ci stanno dietro, le ambiguità vaticane, cosa stia effettivamente succedendo in Sudafrica oppure quali divisioni stiano spaccando la Nigeria, ma anche quali rischi concreti porti la mafia nigeriana.
 
Denunciamo finalmente il vorace neo-colonialismo cinese che viene taciuto e sottovalutato, la schiavitù nei paesi arabi e il moltiplicarsi dei musulmani in Europa con il rifiuto da parte di molti di loro ad accettare e condividere i principi costituzionali europei, così come è vergognoso il silenzio europeo sull’Eritrea e soprattutto sui disastri combinati nel mondo da troppe multinazionali senza scrupoli.
 
Se ne parla poco di tutti questi fattori, ma sono quelli che creano le cause che portano poi i poveracci a sbarcare disperati sulle nostre coste o a morire in mezzo al mare.
 
Ecco quindi che nel libro si lanciano proposte concrete e si propongono tutta una serie di dati statistici sconosciuti (perché spesso volutamente nascosti), così come un interessante sondaggio  sull’umore degli italiani con dati, numeri, fatti, circostanze inoppugnabili.  
 
 
Una informazione corretta e soprattutto documentata – anche se magari scomoda, anticonformista, sicuramente poco “buonista”– è però necessaria per portarci a riflettere, un po’ come il medico che ha il dovere di dire la verità al proprio paziente e non raccontargli balle.
 
Una realtà che potrà essere a volte impietosa e crudele, ma che va conosciuta da chi è malato (come lo è la nostra società italiana ed europea) per almeno tentare le cure necessarie alla sua sopravvivenza…
 
 

                                                                                      Marco Zacchera
CHI SONO.....
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Quando mi capita di raccontare…



Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze.
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.

Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma da sempre molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito  forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore dei conti.
Ho sempre amato lo sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando  mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è  stata  poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro  il “movimento studentesco” di estrema sinistra, anche se la maggioranza taceva e poi – spesso – mi appoggiava nelle assemblee.
Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA

Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo-  mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.

Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma  soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.

A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società. Oggi posso solo farlo con la penna, e così pubblico articoli su molte testate giornalistiche.
Da quasi 20 anni  ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori.  (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Bisogna a volte saper prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo  mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.


Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi.  Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.

Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.

Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco  nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove da 32 anni ero consigliere di opposizione e  mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente  ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.
Intanto sono tornato a pescare appena posso sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché  ho la fortuna di poter vivere quei momenti.  Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato  “ NELLE RETI DEL TEMPO” e poi diverse edizioni di “GENTE DI LAGO” libri di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi, mentre “LA MOSCHERUOLA” .racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.
In un altro libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? -  Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed immigrazione”, scritto a quattro mani con Paola Palma, abbiamo cercato di raccontare le tante esperienze in Africa con un serio approccio alle tematiche dell’immigrazione verso l’Europa, un fenomeno importante e che non può essere banalizzato.
Ad oggi non ho più incarichi pubblici se non quello di “Commissario italiano alla pesca per le acque internazionali Italo-Svizzere”  titolo altisonante quanto volontario con il quale e – come già faceva mio nonno quasi 90 anni fa – mi occupo di difendere e tutelare la pesca e l’ambiente dei nostri laghi.
Sono stato anche  nominato, ma  qui torneremmo  in campo professionale, presidente del Collegio sindacale di Finpiemonte, la finanziaria della nostra regione e in altri Enti e società.

Ma questi sono tutti  dettagli, l’importante è non cambiare mai nel profondo mantenendo fede agli impegni di  partenza cercando di aiutare gli altri per  restituire qualche “talento in piu” di quelli che il Grande Capo mi ha affidato alla partenza. Speriamo di riuscirci sempre, lo auguro anche a tutti voi.

In amicizia un saluto, Marco Zacchera...
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