IL PUNTO n. 973 del
25 ottobre 2024
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
Ai lettori:
In questi giorni sono negli USA per seguire la campagna elettorale
presidenziale e ho qualche difficoltà a spedire IL PUNTO, vi prego di scusarmi
per eventuali ritardi nella diffusione o problemi di impaginazione.
SOMMARIO: Rapporti
giudici-governo: siamo all’eversione – USA: perché scommetto che vincerà Trump
CONFLITTO ISTITUZIONALE
Il
conflitto che si è scatenato tra magistratura e governo per la questione
emigranti dirottati in Albania è gravissima e sconcertante, ma solo un episodio
di una vera contrapposizione sempre più dura.
Credo che i
giudici debbano essere e restare indipendenti dall’esecutivo ed hanno tutti i
diritti di avere le loro personali opinioni, ma se un giudice ritiene che una
norma sia incostituzionale ha una prassi da seguire per chiedere sia dichiarata
tale, non può per conto suo non applicare quella legge solo perchè non gli
piace. Una legge non è “del
governo” ma è tale perché approvata dal parlamento ovvero dai
rappresentanti del popolo italiano e promulgata dal presidente della Repubblica
che se la ritiene sbagliata o incostituzionale deve rimandarla alle Camere.
Un giudice
per essere credibile deve essere imparziale, non può scrivere ai colleghi
in una chat che diventa fatalmente pubblica ”L’attacco
alla giurisdizione (ovvero ai magistrati) non è mai stato tanto forte neppure
ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso ed
insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché la Meloni non ha inchieste
giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per
visioni politiche e questo la rende ancora più forte…” Ma come fa
un magistrato a continuare a svolgere il suo ruolo se scrive queste cose? Ma vi
rendete conto che (a parte l’involontario omaggio alla Meloni per non agire per
interessi personali, ma facendo capire che è opportuno come il prima
possibile gli arrivi addosso un’inchiesta) quel giudice attacca il ruolo
“politico” del premier che – a differenza dei magistrati – è stata eletta con
il voto della maggioranza degli elettori.
Anziché
pensare a giudicare equamente chi compie reati e a magare di arrivare ad una
giustizia più efficiente questi giudici si occupano e auspicano invece di
abbattere la premier? Ma come si permettono e chi glielo permette? Un
magistrato deve pensare a svolgere il suo ruolo non a programmare e sperare in
iniziative politico-giudiziarie che a questo punto diventano eversive perché
sono apertamente contro il nostro principio costituzionale fondamentale della
separazione del potere giudiziario da quello parlamentare ed esecutivo.
Prendo atto
dell’imbarazzato silenzio di Mattarella e sono sconcertato, preoccupato e
indignato da un CSM e da una Associazione Nazionale Magistrati che
attaccano la Meloni anziché sanzionare il proprio collega e si confermano così
nell’ essere sempre e solo espressioni politiche della “loro” casta,
dimostrandosi il vero e debordante “potere forte” italiano che - strettamente
alleato politicamente a sinistra - non dà più garanzie di imparzialità
danneggiando così tutti i cittadini, ma anche la grande maggioranza dei
magistrati italiani che NON sono così, ma che tacciono perché - se parlano -
vengono distrutti nella loro carriera.
Approfondimento: TRUMP
FAVORITO
Mi chiedono
chi vincerà le elezioni USA e vista da qui, sull'altra sponda dell'Atlantico,
pur con tutte le cautele del caso, dovessi oggi scommettere dieci euro punterei
su Trump a dispetto di quanto si possa pensare in Italia.
E’ solo una
sensazione (la stessa che percepivo nel 2016) perché Trump non piace a molti repubblicani,
ma la Harris anche meno e alla fine a contare sarà sicuramente proprio il
numero dei votanti.
Sembrava
che la Harris risollevasse l’entusiasmo che era andato diminuendo in campo
democratico con Biden candidato, ma dopo una fiammata iniziale non è stato così
e i sondaggi lo sottolineano..
Sicuramente
mai come questa volta le elezioni del 5 novembre rischiano di spaccare
profondamente il paese, soprattutto se (come tutto lascia pensare) il risultato
sarà in bilico fino all’ultimo e magari affidato al già contestatissimo voto
postale.
La campagna
elettorale USA è comunque diversa dalla nostra, si consuma in (pochi) dibattiti
televisivi e molti (troppi) spot pubblicitari in TV anche con contenuti
fortemente denigratori dell’avversario e senza esclusione di colpi. Tutto gira
intorno al denaro (il turno elettorale si stima costerà circa 15 miliardi di
euro) ponendo seri dubbi sulla stessa trasparenza democratica visto le somme in
gioco e che solo alcuni candidati possono spendere, con dietro di loro il
pericolo delle lobby che oggi pagano, ma poi potranno ricattare e condizionare
gli eletti.
Questo è
anche l'aspetto fondamentale a favore della Harris: i finanziamenti miliardari
della grande finanza, dell’industria delle armi, dei “poteri forti” d’America
interessati a continuare nei loro affari più o meno trasparenti. Ma serviranno
le continue accuse a Trump di fascismo e sedizione, di attentato alla
democrazia? La risposta è nelle auto dei "trumpisti" che girano per
le strade con il moto “Stop bullshit” (“basta balle!”).
Ma perché
comunque una leggera maggioranza per Trump? Perché Kamala non convince, ha
rinnegato il suo background e il suo programma di partenza che era di sinistra
radicale e che di fatto è diventato quasi una fotocopia di Trump per conquistare
gli elettori indecisi al centro, ma scontentando così a sinistra. Elettori che
comunque alla fine la voteranno in chiave anti-Trump, ma senza appunto troppa
convinzione e con il rischio che una parte se ne resti a casa delusa.
La Harris
era “green” e ora ha benedetto perfino le estrazioni minerarie, era contro le
armi ed ora dice di averne una in casa e di saperla usare, ha fallito
sull’immigrazione e ora rincorre Trump con proposte anche più radicali. E’
credibile? Sicuramente è poco coerente. Soprattutto, la Harris sottolinea il
suo orgoglio di essere donna e nera il che le porterà sicuramente dei voti, ma
gliene farà perdere altri. E’ una linea ben diversa da quella tenuta da Obama
che non ha mai sottolineato la sua razza, quasi fosse insignificante davanti ai
grandi problemi alla nazione.
Per questo
l’appello specifico ai neri da parte di Obama perché vadano a votare la Harris
non è piaciuto a molti bianchi democratici: l’appello al voto razziale ha
tantissime controindicazioni e alcuni analisti hanno visto nell’intervento di
Obama una mossa dettata dalla disperazione.
Ricordiamoci
sempre che la maggioranza degli americani è fatta di gente semplice,
superficiale, poco aperta ai problemi del mondo. Molti non credono più nelle
news in TV che - a parte Fox News - sono un continuo ridicolizzare Trump in
modo esagerato e quindi controproducente. Tra l'altro qui non esiste una
"par condicio" e così spesso tutti i partecipanti ad un dibattito
sono contro di lui, vivisezionando ogni sua parola senza contraddittorio con, a
seguire, una valanga di spot.
In
maggioranza gli americani non sanno nulla dell'Ucraina e di Gaza, non vogliono
più impegnare gli USA in missioni militari all’estero e soprattutto non sono
contenti della situazione economica e dei troppi nuovi immigrati. Per tutti
questi motivi lentamente Trump continua a crescere negli stati-chiave e – anche
se la campagna resta apertissima - ad oggi ha forse una probabilità in più di
vittoria.
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interessa, potete trovare altri articoli in argomento su “ilsussidiario.net” o
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BUONA SETTIMANA A TUTTI ! MARCO ZACCHERA
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.