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IL PUNTO n. 1021 DEL 7 NOVEMBRE 2025 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it GRAZIE Grazie ai tanti lettori che mi hanno scritto circa il mio
recente viaggio in Colombia (vedi numero scorso) e mi hanno offerto aiuto
dimostrandomi amicizia e solidarietà. E’ probabile che a Cartagena verrà ampliata una casa di
accoglienza che raccoglierà persone in comprovata difficoltà, ma conto di
darvene un report preciso a fine mese, quando invierò la relazione annuale
del VERBANIA CENTER. UN MUSULMANO SINDACO A NEW
YORK Non vedo nulla di scandaloso se un musulmano diventa sindaco di
New York, vista la composizione etnica della “grande mela”, semmai la
vittoria di Mamdani –
festeggiata dai media e dalla sinistra italiana in termini anti-Trump - crea
ora un enorme problema proprio al Partito Democratico USA. Il giovane
neo-sindaco ha infatti vinto facile (aveva contro un repubblicano inesistente
ed un Cuomo
ormai “cotto”), ma partendo da posizioni estremiste e radicali, sfoderando
una agenda di promesse probabilmente per buona parte irrealizzabili, ma che
hanno mobilitato e galvanizzato la piazza. Sono però posizioni spesso
antitetiche a quelle di una grossa fetta del partito e dell’elettorato
democratico e questo sta già creando grandi tensioni all’interno del partito.
Alla fine Trump
dovrebbe così essere soddisfatto proprio perché più i democratici si
schierano a sinistra più c’è (ci sarebbe) spazio per i repubblicani al
centro, soprattutto se nel “post Trump” si presentassero
candidati più moderati. Intanto però c'è lui, quel Mr.
Trump che “uccide” il tradizionale partito repubblicano e allontana gli
elettori moderati che (come a New York) non vanno a votare, con il rischio
quindi dello show di uno scontro sempre più diretto e violento del Presidente
con la nuova linea democratica dove è riapparso Obama come grande sponsor del
neoeletto. Gli USA si spaccano e si radicalizzano sempre di più e questa,
in prospettiva, non è certamente una buona notizia. UN ANNO CON TRUMP Intanto proprio un anno fa Donald Trump era stato eletto 47°
presidente degli USA. Vi può stare antipatico oppure odioso, per molti è irritante,
indisponente, pazzo, spavaldo ed aggressivo… Ma è Trump! Vinse tra lo strazio dei progressisti (e dei perbenisti) e
l’odio della sinistra, ma tirò la volata repubblicana ad un clamoroso
successo sia alla Camera che al Senato e - per almeno un altro anno - non
avrà problemi di maggioranza al Congresso. Donald è molto più amato negli USA che in Italia e - stando alla
media dei sondaggi - raccoglie il 42% dei consensi, in ripresa rispetto a
qualche mese fa. Sembra una minoranza, ma non lo è stando ai dati statistici
storici sui gradimenti presidenziali, soprattutto perché su alcuni temi
(immigrazione, droga, sicurezza) oltre il 50% approva le politiche trumpiane
che quest’anno avrà ricevuto tonnellate di critiche, ma ha anche incassato
alcuni successi che vanno anche loro giustamente ricordati, mentre altri se
li è auto-assegnati con il suo consueto ego smisurato. Di certo molto diverso è il gradimento di Trump in Italia dove
solo il 23% lo approva mentre il 43% ritiene che gli USA addirittura non
siano più una democrazia (potenza e distorsioni ideologiche dei media
italiani, come confermato proprio dal voto di New York!) Facciamogli pure mille critiche, ma intanto Trump ha per esempio
vinto la guerra sull’immigrazione illegale riuscendoci senza varare nuove
leggi eccezionali, ma semplicemente facendo applicare più severamente quelle
vigenti. Negli USA in un anno siamo passati da circa 10.000 ingressi
illegali al giorno a praticamente quota zero (e anche i democratici hanno
dovuto ammetterlo) mentre oltre un milione di persone, per contro, sono state
ammesse legalmente nel paese solo quest’anno. Poi c’è la partita dell’economia con milioni di americani che si
sono visti recapitare un accredito fiscale per una significativa riduzione
delle imposte federali, mentre l’inflazione si è ancorata al 3% rispetto ad
una media del 5,3% annuo durante la presidenza Biden. E’ qui che si
gioca la partita: Trump ha promesso molto in campo economico e deve portare
risultati concreti. Se fuori dagli USA i dazi poi creano polemiche e fanno paura,
per questa scelta in patria il seguito del presidente è cresciuto,
soprattutto perché diverse aziende hanno cominciato effettivamente ad
investire negli USA per produrre almeno in parte i propri prodotti
"home" e bypassare così le nuove tariffe protezionistiche. Un segnale percepito bene dall’opinione pubblica e anche dalla
Borsa, con Wall Street che è ai massimi di sempre e quindi permette di
ridistribuire mezzi finanziari anche a quei fondi pensione che sono la
preziosa riserva per decine di milioni di americani. Sul piano interno, insomma, Trump può giocare delle buone carte
cui aggiunge la sua visibilità da pistolero (soprattutto in alcune città a
maggioranza democratica, dove ha fatto schierare la Guardia Nazionale per
tutelare l’ordine pubblico). Così come ora raccoglie successi d’immagine con
la politica anti-narcos con atti che farebbero inorridire tanti giudici
italiani (e anche qualcuno americano) per la loro spietatezza, ma che è di
grade impatto sui media. Un altro dato essenziale per l’americano-medio è che è diminuito
significativamente il prezzo della benzina (le auto americane consumano più
delle nostre, spesso anche per le loro dimensioni) mentre l’estrazione
petrolifera interna è salita di oltre un milione di barili al giorno toccando
il record di 13,5 milioni, segno tangibile di una inversione anche verso la
precedente politica green. Sul piano estero Trump si vanta di aver risolto otto conflitti
mondiali in otto mesi ed esagera, però è vero che la sua presidenza ha
raffreddato molti conflitti e non solo a Gaza ma anche tra India e Pakistan,
Cambogia e Tailandia, Congo ed Uganda, Serbia e Kossovo, senza dimenticare
che l’Iran ha decisamente abbassato la cresta. Tregue provvisorie? Sarà, ma
intanto il gendarme americano (soprattutto a suon di dollari) ha raggiunto il
suo scopo. C’è poi stata un’altra inversione di rotta molto più impalpabile,
ma altrettanto decisa, sulle politiche woke e questo è silenziosamente
avvenuto in tanti campi, per esempio quest’anno si è tornato a festeggiare il
Columbus Day per la gioia della comunità italo-americana. Resta invece la grave incognita Ucraina dove Trump non ha
raccolto i successi sperati (e troppo anticipatamente declamati) e sul
tappeto restano mille altri problemi che possono suscitare tante legittime
critiche sul suo atteggiamento, però il presidente USA non ha certamente solo
urlato ai mulini a vento come nel suo stile e - se c’è chi va in piazza a
dimostrare contro di lui – si è anche creata una solida “maggioranza
silenziosa” che lo approva dietro le quinte. E’ comunque presto per fare bilanci, vedremo soprattutto che
succederà esattamente tra un anno con le elezioni di medio termine,
tradizionalmente negative per i presidenti in carica, ma intanto Trump può
sicuramente rivendicare il fatto che – piaccia o no - ha sicuramente onorato
almeno una parte dei suoi impegni pre-elettorali. MADURO E VENEZUELA Preoccupazioni perchè Trump schiera una flotta davanti alle
coste del Venezuela nel nome della lotta ai narcotrafficanti, ma l'EUROPA che cosa ha
fatto concretamente contro Maduro,
il dittatore che controlla con la violenza il Venezuela dopo false elezioni?
Chiacchiere e poi nulla, alla faccia del voler - ma solo talvolta - giocare
la parte della difensora della democrazia. VUOI UN KALASHNIKOV IN
SALDO? Secondo “Il Fatto Quotidiano” dall’inizio dell’invasione russa,
in Ucraina sarebbero state rubate centinaia di migliaia di armi individuali,
in rapido incremento negli ultimi mesi. In particolare, oltre ai grossi
calibri, figurano
ufficialmente spariti oltre 99.000 Ak47 (ovvero i famosi
Kalashnikov) con milioni di munizioni. Dove sono finiti, chi li ha presi e
quando valgono al mercato nero? Chissà che non siano finiti anche a Gaza,
magari nei bunker di Hamas. Un bel (brutto) mistero come spariscano tutte queste
armi ucraine, eppure in tre anni e mezzo di guerra la nostra stampa italiana
“libera ed indipendente” non ha MAI fatto un’indagine seria e
documentata su questi aspetti o sui costi della corruzione nel paese, sulle
responsabilità della corte di Zelensky e soprattutto sulla mafia ucraina che
comandava già ben prima di lui e che - con tutti i nuovi affari resi
possibili da questa guerra - non sarà certo stata a guardare. Forse anche
l’Italia (che soprattutto per la crisi scatenata dalla guerra in Ucraina
appresta a spendere 13
miliardi in più in armamenti rispetto ad una manovra finanziaria di 18)
qualche domanda dovrebbe cominciare a farsela. ADDIO A GIORGIO FORATTINI E’ mancato a 94 anni Giorgio Forattini, indimenticabile e libero
vignettista di satira politica che aveva il coraggio di prendere in giro
tutti: destra, centro e sinistra. Un uomo libero, graffiante,
anticonformista, che ha avuto il coraggio di schierarsi sempre contro il
potere senza schemi ed ipocrisia. Come dimenticare le sue vignette
con Bettino Craxi vestito alla Benito Mussolini, Giovanni Spadolini nudo o con Massimo
D’Alema vestito da Hitler comunista (famosa la polemica per lo “sbianchetto”
che costò a Forattini querele e il posto a Repubblica), oppure quel
suo Piero Fassino sempre
scheletrico, con Giuliano Amato raffigurato come Topolino mentre Silvio Berlusconi e Amintore Fanfani erano sempre disegnati
come nanerottoli. Caricature fantastiche ed espressive con Walter Veltroni bruco, Lamberto Dini rospo, Romano Prodi
rubicondo prete comunista, Umberto Bossi disegnato come Pluto e Carlo Azeglio Ciampi come un simpatico
cane da guardia, Achille Occhetto vestito alla Charlie Brown o Rosa Russo Iervolino sempre dipinta come una gallina.
Indimenticabile, Forattini ci saluta e ci lascia sventolando la sua
leggendaria, piccola bandierina italiana in mano. Grazie, Giorgio, per
gli attimi di sorriso che ci hai regalato! NOTA BENE Ogni settimana “spariscono” molti indirizzi de IL PUNTO. Se non
lo ricevete più leggetelo sul mio sito www.marcozacchera.it ma controllate che non
finisca in altre, nuove rubriche di “posta arrivata” (su @libero.it per
esempio finisce spesso in “offerte”). GRAZIE POI A CHI HA LA CORTESIA DI
MANDARMI ALTRI INDIRIZZI DI POTENZIALI LETTORI. BUONA SETTIMANA A TUTTI !
Marco
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Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.