IL PUNTO n. 912
del 2 giugno 2023 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it SOMMARIO: Il centrodestra si impone ai
ballottaggi a conferma dell’apprezzamento alla Meloni e finalmente di un
miglioramento - a livello locale - della sua classe dirigente. Guai in vista invece per il PD e una Schlein deludente e senza
idee chiare. Anche la Spagna svolta a destra e si profilano elezioni europee
nel ’24 estremamente importanti.Una nota doverosa su Danilo Toninelli e una
riflessione sul terremoto in RAI dove a sinistra c’è una fuga in corso:
occasione per una riflessione seria sul servizio pubblico televisivo. AMMINISTRATIVE: SCHLEIN-CRACK Il centrodestra vince ovunque, salvo che a Vicenza, nei
ballottaggi delle amministrative di domenica scorsa con risultati “storici”
come il successo ad Ancona, ma soprattutto rivince in città già strappate al
centro-sinistra nel 2018 confermando quindi di essere stato capace di
amministrare bene e questo per me è l’aspetto più importante. Bis nelle isole, dove a Catania il mio amico avv. Enrico Trantino
(figlio dell’indimenticabile e tuttora attivo Enzo Trantino, parlamentare e principe
del foro italiano) ha vinto al primo turno con il 66,1% dimostrando che
credibilità, serietà e qualità personali si seminano nel tempo e non si
improvvisano. Risultati complessivamente sorprendenti (e perfino inattesi,
visto che di solito nei ballottaggi il centro-destra è perdente), da onorare
ora con comportamenti amministrativi seri ed impeccabili. Il PD è in crisi forse perché sta diventando “né carne né pesce”
(in tutti i sensi, anche di genere…) e la neo-segretaria Elly Schlein appare
incapace di dare risposte minimamente chiare appiattendosi solo su slogan o
posizioni confuse, demagogiche e contraddittorie come sul PNRR o le armi
all’Ucraina, forse in attesa di chiarimenti interni. Crolla anche il M5S dove
la poco credibile demagogia di Conte
evidentemente non paga. E SE ANCHE LA SPAGNA… Anche la Spagna vira a destra ed è questo il chiaro verdetto
delle elezioni amministrative che hanno interessato domenica buona parte del
paese, tanto da indurre Sanchez a chiedere al Re di sciogliere le Cortes e
andare a votare il prossimo 23 luglio. Anche in vista delle elezioni europee
dell’anno prossimo, la sconfitta di Sanchez - personaggio “modello Schlein”
(o viceversa) - apre scenari interessanti per futuri governi di centro-destra
a Madrid e per la potenziale costruzione di un “fronte-sud” politicamente
omogeneo rispetto al centro-sinistra di Bruxelles. Sempre di più l’Italia
deve però svolgere un ruolo di catalizzatore dei problemi mediterranei – in
primo luogo per la gestione dell’immigrazione a livello europeo - e il
risultato spagnolo, dopo quello greco, va in questo senso. Certamente le
prossime elezioni europee assumono un’importanza crescente per invertire
l’attuale rotta europea su troppi temi etici ed economici. MEA CULPA: SORPRESA TONINELLI Per puro caso ho ascoltato nei giorni scorsi una intervista di Gomez a Danilo Toninelli, ex
ministro grillino delle infrastrutture e dei trasporti che - dopo due mandati
parlamentari – per coerenza non si è più ricandidato ed è tornato a fare il
suo modesto lavoro di assicuratore. Ho ascoltato parole chiare, dirette, animate da una onestà
intellettuale che mi è sembrata sincera, in personaggio incommensurabilmente
migliore di altri balordi ex M5S alla Di
Maio. Mi è piaciuto il suo bucare lo schermo con
disarmante franchezza ed ho pensato che forse ho fatto male a criticarlo in
passato perché – almeno come persona – meritava maggiore ascolto, sia in tema
di rapporti con Autostrade che per la gestione dei lavori pubblici, ma anche
- e soprattutto - per il suo modo di intendere la politica. Approfondimento: POST FAZIO-FAZIOSITA’, SAVIANO E L’ANNUNZIATA Lucia Annunziata se ne va dalla Rai non per un fatto
preciso, ma perché “non condivide nulla di questo governo”. E chi le ha
chiesto qualcosa? Ma da quando una giornalista del servizio pubblico (e che
quindi dovrebbe essere indipendente per definizione) dopo aver guadagnato
milionate di soldi nostri se ne può uscire così, sottolineando ancora una
volta la partigianeria politica del suo ruolo, dopo che per decenni – come Fazio – ha
imperversato indisturbata con i SUOI programmi, i SUOI commenti, le SUE
interviste, le SUE parolacce, le SUE interruzioni quando era obbligata a
convocare (finalmente) un ospite non allineato. Ma un teleutente qualsiasi
non dovrebbe avere IL DIRITTO di chiedere conto della faziosità
dell’Annunziata, visto l’ OBBLIGO assurdo a pagare il canone ad un’azienda
che ha consumato risorse inenarrabili, ha mortificato infinite volte la
verità con la sua pseudo-informazione lottizzata propagandata ai tele-utenti
che - come bovini - non hanno mai avuto la possibilità di esprimere un
parere, una critica, un confronto? Vada avanti senza indugio il governo a ripulire per quanto
possibile questo carrozzone e se qualcuno se ne va per conto suo, ponti
d’oro. Tanto sappiamo tutti che l’Annunziata avrà un prossimo seggio
graziosamente offertogli dal PD (già alle prossime europee?), così come
avvenne per la Gruber,
Sassoli ecc.ecc. Quello che chiedo al governo Meloni è piuttosto di mettere al posto
dei compagni che se ne vanno non dei “camerati”, ma gente in gamba, attenta,
simpatica: facce nuove per rinnovare una TV pubblica che per me ha comunque
poco senso, ma che – se proprio dobbiamo tenercela – sia allora pluralista
vera. Pluralismo non significa bilanciare i secondi per questo o quel partito
in nome di una pseudo par-condicio, ma per offrire inchieste coraggiose,
indagini serie (su tutti), ospiti pluralisti e dibattiti veri e non precotti.
E’ davvero chiedere troppo? Se la Rai fosse costretta finalmente
a campare senza canone imposto, reggendosi con le proprie gambe (così come da
sempre le altre TV commerciali della concorrenza, a cominciare dalle reti
Mediaset che spesso la battono a costo zero per il contribuente) credo che -
per cominciare - taglierebbe i suoi costi spesso esagerati, gli sprechi, le
assunzioni pilotate ecc. ecc. Di questo, per cominciare, ne avremmo molto bisogno. Ma se queste cose sono andate avanti per decenni (e non mi
illudo che cambieranno) è stato anche per l’incapacità del centro-destra ad
occuparsi sul serio della RAI che non deve essere intesa come posto utile per
imbucare l’amica-attricetta di turno, ma da presidiare seriamente,
quotidianamente, contestando gli sprechi così come le forzature a sinistra
che sono andate avanti indisturbate per anni. Dov’era la “commissione parlamentare di vigilanza” quando c’era
da IMPORRE pluralismo e trasparenza proprio all’ Annunziata, a Saviano, a Fazio e
compagnia cantando? Luciana Littizzetto ha concluso il suo show tra gli
applausi scroscianti degli astanti (messi lì a pagamento) affermando “Cara
Rai, restiamo amici, chissà magari un giorno ci rivedremo, spero in un’Italia
un po’ diversa. Un’Italia dove la libertà sia preservata e dove il dissenso
sia sempre leale…e non dimenticarti mai che il Servizio Pubblico è di tutti. Di quelli che la
pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario,
persino di quelli che non sono andati a votare” Parole sante, sottoscrivibili, ottime, ma quando mai nella sua
trasmissione si è visto un vero pluralismo? Forse che l’onnipresente Saviano
non ha sempre connotato ogni suo intervento in un attento e preconcetto
discorso politico? Questi monologhi andavano ed andrebbero controbilanciati,
ma nello stesso tempo potrebbero mettere in luce una realtà che spesso a destra non si
ha il coraggio di ammettere ovvero l’incapacità a proporre una propria
visione e alternativa culturale. Fino ad oggi la scusa poteva essere quella della mancanza di
spazio nella Tv pubblica, ma adesso – se ci si crede veramente in un progetto
globale - sono nuovi valori (e volti) che devono emergere, mentre il rischio
è di riscoprirsi spaventosamente indietro rispetto alla sinistra, dove la
cultura ha fatto “sistema” sicuramente auto-referenziandosi, ma potendo
disporre anche di un grande parterre preparato negli anni, esattamente come
nel mondo della scuola, delle amministrazioni locali, della magistratura.
Questo è il compito immane che ha davanti la Meloni e - tra alleati scomodi e
incrostazioni varie- sicuramente non sarà facile per lei come per tutti
uscire dal tunnel e riveder le stelle. . CON L'AUGURIO VERO DI UNA BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA |



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


