IL PUNTO n 998 del 25 APRILE 2025
di MARCO ZACCHERA
Per
scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it
Numeri
arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it
IL “MIO” PAPA FRANCESCO
Da lunedì
mattina infiniti commenti hanno accompagnato la morte di Papa Francesco, ma il
mio è del tutto personale, con l’augurio che porti a qualche riflessione
comune.
Per diverso
tempo non sono stato infatti un “tifoso” di Papa Francesco, ma non perché non
dicesse cose giuste (il dovere dell’aiuto al nostro prossimo è una delle
essenze del Vangelo ed è incontrovertibile) quanto perché mi sembrava che le
Sue “priorità” (e soprattutto il problema migranti) fossero o potessero essere
strumentalizzate in chiave politica.
In altre
parole, se è assolutamente un dovere umano e cristiano accogliere l’immigrato,
credo però che vada fatto in modo organico, organizzato, preparato e non
caotico soprattutto dando così spazio ai mercanti di carne umana.
Anche
alcune sue frasi negli anni mi sono apparse infelici su argomenti scottanti,
strumentalizzate forse anche per il suo cattivo italiano o usando vocaboli
troppo semplicistici e quindi criticabili. Mi è sembrato poi assolutamente
inopportuno che – per esempio – partecipasse (strumentalizzato) a programmi
faziosi tipo “Il tempo che fa” perdendo così in autorevolezza.
Successivamente
il mio giudizio su Francesco è però progressivamente cambiato e soprattutto
negli ultimi tempi per le sue parole chiare, condivisibili e coraggiose sulla
guerra, su questa “terza guerra mondiale a pezzi” che totalmente condividevo e
sulla grande finanza che corrompe e distrugge il mondo.
Questo mi
ha portato spesso a riflettere, rivalutando la posizione di un Papa che si
manteneva fedele ad un’idea originaria del Vangelo, ma spesso non compresa e
soprattutto senza avere purtroppo i mezzi pratici per ottenere risultati e
soprattutto la pace.
Quanta
amarezza nell’ascoltare tante Sue parole pronunciate nel silenzio distratto dei
“grandi” ed ascoltate senza interesse dal mondo e questo non solo sulla guerra.
ma su tutte le infinite miserie ed ingiustizie umane. Ho sentito allora sempre
più vicina l’invocazione del Papa ad un ritorno alle origini, all’essenziale,
al valore del Vangelo e del cristianesimo che è questione intima, personale, di
equità e giustizia mondiale prima ancora di qualsiasi espressione formale.
Mi sembrava
e mi sembra assurdo che il mondo non capisse o non volesse capire quelle
parole. Circa invece il governo della Chiesa, il tempo dirà se Francesco sarà
stato capace di cambiare almeno la traiettoria di un cattolicesimo che conta
sempre meno nel mondo, anche perché forse non ha il coraggio di “essere povero”
come Lui voleva. Io mi sono sempre considerato un cattolico vicino alla
tradizione, ma capisco che troppe volte il cattolicesimo si ferma alle forme
dimenticando che la grande ricchezza del cristianesimo sono invece soprattutto
le parole del Vangelo. Parole sempre di grande attualità nonostante le
scoperte scientifiche, lo sviluppo della tecnica o l’agnosticismo che domina
una umanità distratta perché considerata e spinta ad essere soprattutto
“consumatrice” e portata quindi a non pensare.
Ho
risentito e meditato i suoi discorsi sull’economia, la finanza senza volto,
l’ingiustizia profonda nella divisione delle ricchezze, la difesa del creato,
il coraggio di rischiare nel volere la pace: parole sacrosante, vere, valori
comuni di tutti se solo ci si ferma a riflettere.
Credo che
la Chiesa cattolica debba attualizzare la propria presenza nel mondo
(matrimonio dei sacerdoti, diaconato femminile, importanza dei laici, rilancio
missionario) prendendo atto della realtà contemporanea, ma anche concentrandosi
sull’essenza del messaggio cristiano. Chiunque sarà il nuovo Papa si troverà
davanti a queste tematiche e credo che veramente Francesco abbia cercato di
cambiare questa situazione, anche se è presto per capire se ci sia – almeno in
parte – effettivamente riuscito.
Quello che
mi ha dato comunque fastidio in questi giorni è stata la sua “santificazione”
pubblica, con il coro dei “plaudenti alla memoria”: capisco la diplomazia (e la
demagogia), ma molti grandi del mondo dovrebbero essere coerenti e non farsi
vedere adesso in prima fila al suo funerale. Che Francesco preghi per
noi, ne abbiamo tutti bisogno.
25 APRILE
Sono
passati 80 anni dal 1945 e le polemiche di questi giorni – un po' sopite solo
per la morte del Papa - vertono come sempre sul tasso di antifascismo del
governo giudicato troppo “tiepido”.
Si chiedono
chiarimenti, abiure, DNA di antifascismo, prese di distanza di Meloni & C. dal fu
regime e poi repubblica fascista.
Nel disinteresse
generale (perché questa è la realtà, per niente positiva) con la gente
assuefatta alle parole ridondanti e scontate nessuno mette più in discussione i
fatti e le violenze di una guerra civile ma – 80 anni dopo – qualcuno
“dell’altra parte” ha forse il coraggio di ammettere contestualmente i massacri
avvenuti DOPO il 25 aprile? La ricostruzione storica ufficiale ha finalmente il
coraggio di declinare ed ammettere come furono ben diverse le “Resistenze”
visto che una parte dei partigiani di allora voleva che l’Italia diventasse una
nazione comunista a tutti gli effetti e quindi facendo cominciare una nuova
dittatura? Non se ne parla neppure ma se 80 anni dopo non si ha neppure il
coraggio di ammettere e riconoscere anche queste cose, con che logica e
coerenza si chiedono le abiure ai pronipoti dei nemici?
Anche
perché è la demagogia che si perpetua e si continuano a prendere decisioni
demagogiche .
Per esempio
dopo Salò anche Riccione si appresta a cancellare la cittadinanza onoraria
concessa 96 anni fa (!) a Benito
Mussolini ed a cambiare anche il nome della casa ("villa
Mussolini") dove il duce andava ogni anno in vacanza al mare e lo ha fatto
per tutto il ventennio.
Contemporaneamente
la giunta PD ha deciso di concedere la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti a 101
anni dal suo omicidio. Avrei potuto capire una decisione simile nel dopoguerra,
ma farlo oggi mi sembra del tutto fuori dal tempo , tardiva e quasi
irrispettosa della memoria dell' allora deputato socialista.
Segnalo
invece un gesto controcorrente a Milano dove – organizzata da “Assoarma” -
venerdì 25 aprile alle 11 presso la Chiesa di San Carlo si terrà una S.Messa
per ricordare tutti i morti di quei giorni, tutti.
INTELLIGENZA ?
Premesso
che il governo non ha annullato alcuna manifestazione del 25 Aprile solo
chiedendo “sobrietà” visto il lutto nazionale in corso per la morte del Papa,
questa la dichiarazione di Nicola
Fratoianni, dell’ “Alleanza verdi sinistra”: "C'è poco da
fare: è più forte di loro, anche stavolta un'allergia alla liberazione dal
fascismo e dal nazismo traspare da chi in questo momento occupa Palazzo Chigi.
Non trovo altra giustificazione alle parole strampalate sulla sobrietà con cui
celebrare il 25 Aprile utilizzate da un ministro del governo
Meloni". Se Fratoianni trova l’invito della Meloni “strampalato” io
mi chiedo se il suo commento sia o meno “intelligente”
LA BUONA NOTIZIA
Apprendiamo
direttamente dal Myanmar che
effettivamente, dopo il terremoto e i bombardamenti comunque continuati nelle
prime ore successive sulle località ribelli, è iniziata una tregua tra le parti
per permettere i soccorsi che – bene o male – sembra reggere da diversi giorni.
La giunta miliare ha anche concesso l’arrivo e la consegna degli aiuti
internazionali. Speriamo che per una volta la drammaticità della situazione
faccia ragionare le parti in guerra e dia un po' di speranza a questa nazione
martoriata.
(Continua
la raccolta del Verbania Center per il nostro asilo alla periferia di Yangon,
chi volesse dare una mano può farlo usando il c/ IT81O 03069 09606 1000 0000 0570 intestato
alla Fondazione Comunitaria VCO – indicando sempre “fondo Verbania Center - pro
Myanmar”). Dopo i primi 5.000 euro stiamo provvedendo ad un ulteriore
versamento. Grazie a tutte le persone che hanno dato o daranno una mano!
BUONA SETTIMANA MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


