IL PUNTO
n. 868 del
24 GIUGNO 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
RIASSUNTO: Di Maio
si fonda un partitino personale pur di restare al governo, mentre l’Italia
conferma il suo impegno per la pace fornendo armi in Ucraina. Sono perplesso, e
mi chiedo perché non debba contare nulla l’opinione di milioni di persone che
vorrebbero invece posizioni diverse.
Intanto
servirebbe a tutti un rapido ripasso di storia, per esempio quella della
Crimea. Avete intanto notato com'è l'informazione secondo il Corriere della
Sera e la novità romana della residenza agli abusivi?
L’ITALIA E’ COME DI MAIO
Quanto mi
piacerebbe poter intervistare Luigi Di Maio, neo leader di “Insieme per il
futuro”.
Non una
intervista politica ma una interrogazione precisa, come a scuola quando dovevi
dare risposte vere e non giri di parole.
Credo che
se l’Italia oggi per molti sia un paese disastrato lo è perché si è affidata a
persone come lui, che ha un curriculum impressionante in quanto a cariche, ma
alle spalle il vuoto.
Vorrei
chiedergli quanto costa un litro di latte al supermercato e quale sia la
capitale del Bangladesh (in italiano, per carità…) e poi magari il perché di
certe sue incredibili giravolte che ne hanno fatto un personaggio unico, un
guitto diventato d’alto bordo soprattutto per inconsistenza altrui e
dabbenaggine nostra.
Un furbetto
già iscritto ad ingegneria, poi a giurisprudenza, poi ritiratosi dagli studi.
Uno che ha
campato (o ha tentato di farlo) come giornalista sportivo, tecnico informatico,
assistente alla regia, agente di commercio, steward allo Stadio San Paolo e
manovale nell’azienda di famiglia.
Indubbiamente
una gran buona volontà, ma poi la folgorazione per la “mission” politica
sostenendo il neonato M5S da lui tenuto a battesimo.
Parte male:
dopo 3 anni alla guida dei grillini locali, solo 59 preferenze alle “comunali”
di Pomigliano d’Arco e viene trombato, ma da allora basta voti, meglio solo
“nomination”: grazie a
soli 189 (centoottantanove!) voti on line nelle “parlamentarie” del M5S nel
2013 viene candidato – blindato – nella circoscrizione “Campania I”
e da allora nessuno lo ferma più, a conferma della follia di questo sistema
elettorale.
Pensate: diventato deputato nel 2013 viene subito
eletto vice-presidente della Camera (il più giovane da sempre)
ed è e capo del M5S dal 2017 al 2020. Vice-premier con il Conte I e
contemporaneamente Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro (!), dal 2019
è il nostro Ministro degli Esteri (!!).
Idee
politiche chiare, chiarissime, oppure no, forse un po’ confuse. Come leader
grillino aveva “giurato” lo stop dopo il secondo mandato così come “Chi lascia
il partito dove è stato eletto dovrebbe dimettersi”, facendo invece l’esatto
contrario.
Come
ministro ha sostenuto ferocemente il blocco alle trivellazioni di gas e
petrolio in Italia, se oggi dipendiamo da Mosca è anche merito suo. Intanto la
Croazia ringrazia e il nostro gas lo trivellano loro. Dopo aver voluto il
reddito di cittadinanza è apparso al balcone di Palazzo Chigi proclamando alla
folla “Abbiamo abolito la povertà”, come tutti ben sanno. Coerente anche
in politica estera: nel 2019 incontra a Parigi i “gilet gialli” anti-Macron salvo poi
baciarlo ed abbracciarlo nel più recente passato. Ha una particolare
ammirazione per la Cina cui ha steso tappeti rossi per “la nuova via della
seta”, il progetto geo-economico contestato dagli Stati Uniti ed ha quindi
osannato la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia del marzo
2019 e proprio alla Cina siamo ricorsi per le forniture COVID a prezzi fuori
mercato e a danno delle nostre imprese (indagini su Arcuri? Mah, dimenticate…)
Di Maio in politica estera ha sempre simpatizzato per i chavisti
venezuelani di Maduro
mettendo il veto al riconoscimento di Juan
Guaido come presidente del Venezuela, come invece volevano
l’intero occidente e L’Unione Europea.
E’ a favore
delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e dell' “adozione del
configlio” però «Da cattolico penso che la famiglia sia quella con il papà e
con la mamma”.
Come
documentato da Le Iene con la trasmissione “Pomigliano Boys” e da molte altre fonti di
stampa “tiene famiglia” e ha quindi favorito la carriera di molti suoi ex
compagni di scuola. Wikipedia è spietata e ne fa un lunghissimo elenco, ma di
“voto di scambio” per lui non ne parla nessuno.
Sostenitore
dell’ambiente, ma anche dei condoni edilizi ad Ischia, è riuscito nel record di
fa finta di stare contemporaneamente con Tripoli e con Bengasi, schierandosi
con la dittatura egiziana ma chiedendo “verità per Regeni” (e i
famigliari dell’ucciso gliela hanno giurata). Adesso è per la pace in Ucraina e
contemporaneamente sostiene gli aiuti militari. mentre il suo millantato “piano
di pace” - già annunciato in TV- non lo ha mai visto né conosciuto
nessuno, tantomeno le parti in causa assumendo i contorni di una barzelletta.
Di Maio -
soprattutto - ha imparato che quando hai una carica non la molli mai, a costo
di mollare il proprio partito e fondarne un altro a propria immagine e
somiglianza.
Questo è
Giggino Di Maio, degna fisionomia di un’Italia da burla, poco credibile e
sempre con il piede in tutte le staffe, perché non si sa mai. Non è una
cosa seria, ma appunto per questo ci rappresenta alla perfezione.
STATISTICHE
Secondo
pressochè tutti gli istituti di statistica, a proposito della GUERRA IN
UCRAINA, l’87% degli italiani si dice “preoccupato” e il 30% ritiene che vi
siano responsabilità della NATO per lo scoppio del conflitto avendo in qualche
modo minacciato la Russia di “accerchiamento”.
Quasi il
50% è contro l’invio di armi italiane in Ucraina, il 40% ritiene che i media
siano troppo sbilanciati a favore di Kiev e si ritiene insoddisfatto del
livello di obiettività delle informazioni. Specificatamente sulle SANZIONI
la percentuali di chi vuole o non vuole applicarle ha un margine (a
favore del mantenimento delle sanzioni) di meno del 10% del campione.
Se questi
sono i numeri e fossi il premier Draghi mi preoccuperei non poco quando dalla
“guerra lampo” immaginata da Putin si passa alla “guerra lunga” con un
coinvolgimento della UE che - ad andar bene - continuerà per molti mesi, con i
prevedibili disastri per la nostra economia.
EPPURE -
NONOSTANTE CHE L’INFORMAZIONE SIA TUTTA A FAVORE DI KIEV - CRESCONO I DISSENSI
SULLA POSIZIONE UFFICIALE ITALIANA ED EUROPEA.
Intanto il
governo è lanciatissimo sul fronte degli aiuti militari, delle sanzioni,
dell’appoggio “senza se e senza ma” a Zelenskyj che – da parte sua – non apre
alcun spiraglio di pace, anzi, con le sue dichiarazioni rifiuta ogni tipo di
dialogo.
Difficile
che inizi ora, ricevendo proprio oggi dagli USA centinaia di nuovi missili e
con lo stesso Biden che ha ricordato la lista delle nuove forniture: missili
anticarro Javelin, missili antiaereo Stinger, elicotteri Mi-17, droni, radar,
artiglieria e altri sistemi missilistici di precisione.
Non capisco
perché il centro-destra non debba prendere un po' le distanze da questa
situazione soprattutto nel momento in cui le sanzioni si stanno ritorcendo
contro chi le ha decise e l’Europa sembra in mano ai “falchi” di Washington e
Londra che annunciano altre armi ed aiuti a Kiev.
Una volta
di più tutti sappiamo tutti benissimo che Putin è l’aggressore, ma credo che si
debba trovare il modo di venirne fuori per esempio riconoscendo autonomia
concreta alle popolazioni russe nell’est dell’Ucraina, ma sembra che Zelenskyj
chiuda ogni porta sia per l’est del paese che per la Crimea.
PER ESEMPIO, LA CRIMEA…
Chissà
quanti sanno (i nostri media non lo ricordano mai) che - per esempio - la
Crimea era da secoli terra russa e fu “regalata” all’Ucraina solo nel 1954
personalmente da Nikita Chrushew.
Allora si
usava così: se il segretario generale del partito comunista sovietico lo
voleva, tutti ubbidivano. In ogni caso Russia e Ucraina erano sempre parte
dell’ URSS e quindi, a quel tempo, i confini interni contavano poco.
Nessuno poteva immaginare che sarebbero poi nate repubbliche indipendenti e
nemiche e che quei confini fossero motivo di conflitto.
Al
censimento del 2001 il 58,5% della popolazione in Crimea era comunque ancora di
lingua ed etnia russa, il 24,4% ucraina e per il 12,1% composta da tatari di
Crimea. Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente dalla Russia (atto
sicuramente contrario al diritto internazionale). A seguito di un referendum
popolare avvenuto il 16 marzo 2014, non seguito da osservatori occidentali, il
95,4% dei votanti ha però votato per l'annessione alla Russia con una
partecipazione al voto dell’83,1%.
Unione
Europea e NATO, così come la stragrande maggioranza degli stati membri ONU, non
riconobbero l'annessione della Crimea adottando sanzioni politiche ed
economiche nei confronti della Federazione Russa, ma è difficile sostenere che
questa adesione non sia la liberà volontà della maggioranza degli abitanti
locali.
Perché
l’Italia non sostiene un nuovo referendum - controllato e garantito a livello
internazionale - per far decidere agli abitanti (tutti, sia quelli scappati in
Ucraina che quelli scappati in Russia, se erano residenti in Crimea o nel
Doimbass ad una certa data) da che parte vogliano stare? Sarebbe giusto e
democratico che nei distretti dove eventualmente ci fosse una forte adesione
alla Russia si ammettesse un passaggio territoriale o si stabilissero forme
serie di autonomia. Credo che questo sarebbe un modo corretto e democratico di
procedere e forse anche uno spiraglio di pace.
CORRIERE DELLA SERA
Vi elenco
in serie di tutti i titoli presenti alle ore 21 di mercoledì’ 22 giugno
sull’edizione on-line del Corriere della sera, in stretto ordine di
pubblicazione:
Intervista
a Boris Johnos; “No a Una cattiva pace in Ucraina, per l’Occidente non è il
momento di fermarsi, Putin deve fallire” – La Finlandia: “pronti a combattere
se Mosca ci attacca” – Kaliningrad: il rischio dell’avamposto nucleare
russo in Europa – Putin e il super missile pronto entro l’anno – Raid russo a
Izyum, uccise 5 donne - A Kiev le armi tedesche – Dombass: la situazione è
critica, ma la resistenza ucraina contrattacca a nord – Bugie come strumento di
lavoro: perché negoziare con Putin è impossibile…
Credo che
tutti abbiano capito come si sia schierato il Corriere della Sera, ma a
questo punto mi pare evidente perche molte persone si chiedano se ci vengono
dette effettivamente delle verità o solo delle opinioni, più o meno di parte.
OCCUPAZIONI
Soprattutto
a Roma è diffuso il fenomeno della occupazione abusiva delle case altrui magari
lasciate libere anche solo per poche ore dagli inquilini. Pare che i casi siano
più di 12.000 e ci sono quartieri dove il rischio è così concreto da creare
“turni” di sorveglianza condominiale perché se la casa ti viene occupata
liberarla è poi quasi impossibile e comunque lungo e difficile. Il caso di un
anziano sbattuto fuori casa con la violenza da una famiglia abusiva rom è
andato sui giornali, ma succede tutti i giorni.
Incredibile
che il PD romano abbia fatto ora approvare una mozione in Campidoglio perché si
possa concedere la residenza a chi occupa le case anche senza titolo. “Abbiamo
dato dignità alle persone”, sostengono, alla faccia di chi si ritrova la casa
occupata.
Possono
esserci casi in cui abitazioni pubbliche restano vuote per anni e vanno invece
utilizzate, ma seguendo delle norme, il “liberi tutti” generale comporterà
ripercussioni pesanti e di fatto accettando abusi, soprusi e violazioni di
legge, comprese le occupazioni di immobili da parte dei centri sociali,
clandestini, rom ecc. ecc. Insomma il sindaco Gualtieri “paga dazio” a chi lo
ha appoggiato in campagna elettorale.
BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito sempre forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore contabile.
Amo gli sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è da poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito. Oggi sono uno dei tanti elettori di destra amareggiati e delusi, che sperano che si torni ad organizzare qualcosa di nuovo e di rinnovato in un centro-destra che è diventato diviso e rissoso, ombra di sé stesso.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro la maggioranza degli studenti che nella mia scuola allora era nettamente di sinistra. Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società.
Per questo da oltre quindici anni ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori. (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Per darsi da fare bisogna a volte prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In quasi 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica. Anzi, spesso mi sono trovato maggiormente in sintonia proprio con avversari che non all’interno del mio sempre più malandato schieramento politico dove abbiamo fatto tanti errori, soprattutto quello di non aver proseguito con linearità e serietà il progetto di Alleanza Nazionale, secondo me il più autentico per dare alla Destra non solo un volto moderno e democratico, ma soprattutto capace di offrire e proporre alla nazione alcune idee di fondo di rinnovamento politico e sociale. Purtroppo volevamo cambiare il mondo e troppe volte (in peggio) siamo invece cambiati noi.
Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
Chissà quando mai la "giustizia" degli uomini – alla quale invano mi ero rivolto - mi darà ragione. Per me il peso è di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me, mentre io invece non sono stato in grado di portare a termine il compito che mi avevano affidato, passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho scoperto in questi mesi che ci sono comunque tanti altri modi di impegnarsi per aiutare il prossimo ed è quello che cerco di fare, per esempio collaborando con le iniziative della Fondazione Comunitaria del VCO.



Intanto sono tornato a pescare sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché ho la fortuna di poter vivere quei momenti. Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato "Nelle reti del tempo", un libro di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi.
In questi ultimi anni ho scritto diversi libri: “ Inverna” e “Gente di Lago” che vogliono essere un omaggio alla mia terra mentre “La Moscheruola” racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.