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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA



IL PUNTO - ESTATE

n. 967 del 6 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario:  Il controllo dell’informazione e di ciascuno di noi è fondamentale per chi gestisce il potere economico e politico ai vertici del mondo. In Italia c’è una disinformazione generale su molte questioni, mentre negli USA la Harris è già acclamata vincitrice creando orgasmi alla premiata ditta Schlein & C. (e media fiancheggiatori), ma forse è presto per festeggiare. Sul piano interno credo che il fatto più significativo sia la ricongiunzione del centro sinistra nel “campo largo”: attenta la destra che rischia di lasciarci le penne, perché in passato chi riesce ad unirsi vince e chi litiga perde. Intanto, a proposito di immigrati…

 

LA PRESIDENTE DELLA GIOIA

Se fossi americano voterei repubblicano, ma Trump non mi piace né come candidato né come persona. Spero che vinca per la mediocrità dell’avversaria e alla faccia di quasi tutti i media italiani diventati lecca-lecca della Harris senza rendersi conto che è una mediocre banderuola che ha cambiato le sue opinioni di fondo solo per ragioni elettorali.

Considerata fino a poche settimane fa impreparata e un totale fallimento politico improvvisamente è diventata una superstar e viene definita “La presidente della gioia”.

Ma possibile che il capo del mondo debba essere scelto da una lobby che in pochi giorni cambia candidato, compra i mass-media, trasforma le cose e può riconfigurare le elezioni con una disinvoltura che nulla ha di democratico?

La lobby democratica degli Obama, dei Clinton e dell’ottuagenaria Pelosi avevano bisogno di avere una possibilità di vittoria e soprattutto di continuare a gestire il potere per procura, così come è stato con lo spento Biden in questi anni.

Bisognava rassicurare l’industria degli armamenti, per esempio, ma anche quella delle commesse garantite, dell’incalcolabile stuolo di faccendieri (ufficialmente “lobbisti”) che avevano ed hanno un assoluto bisogno di continuità per non essere sopraffatti dalla nuova ondata dello spoils system se vincessero Trump ed i repubblicani. Naturalmente meglio sorvolare sul fatto che la coppia Harris/Walz è la scelta più politicamente a sinistra degli ultimi decenni, ma che improvvisamente adesso viene riconfigurata quasi a destra con un programma opposto pur di riconquistare voti bianchi di centro.

Eppure è stata acclamata alla convention democratica all’unanimità da delegati che erano stati eletti per incoronare Biden, un presidente che in 40 giorni è passato dall’essere il candidato-unico a un candidato-sepolto. I media si sono subito schierati in massa (soprattutto all’estero) coprendo di lodi la scelta del gotha democratico. Non una sola voce dissenziente alla candidatura (roba da congresso del Partito Comunista Cinese), nessuna voce critica, nessuna protesta.

Quelle, semmai, stavano fuori la sala protestando per Gaza e cento altri questioni, ma sono state tenute bene alla larga dal palacongressi, silenziate dai media e da robusti cordoni di poliziotti.

A ripensarci è comunque davvero strano: non si volevano tafferugli che disturbassero l’immagine e la festa democratica ed infatti di scontri non ce ne sono stati, evitando un pericoloso avvicinamento al palazzo della Convention da parte degli stessi dimostranti. Com’è mai stato possibile allora che il 6 gennaio del 2021 un numero molto meno numeroso di variopinti ed annunciati contestatori pro-Trump abbiano potuto violare addirittura il Campidoglio di Washington, sguarnito di ogni difesa? Evidentemente anche quella era una volontà politica per strumentalizzare gli eventi, come infatti è avvenuto.

Eppure molte altre cose sono rimaste fuori dalla Convention democratica. Il mondo, per esempio.

Nessuno che abbia chiarito – e tantomeno la Harris, anche nelle più recenti interviste alla CNN dove non ha convinto nonostante “giocasse in casa”  – che cosa si vorrà fare nel mondo oltre che chiedere la pace a Gaza (ma non a Kiev, chissà perché)). Nessuno ha indicato un programma, una rotta. Nessuno ha citato il Venezuela, l’Afghanistan, l’Iran, la Georgia, Taiwan. Perfino l’Ucraina è rimasta del tutto fuori dal dibattito e nessuno ha spiegato che cosa abbia in mente in merito a questo sanguinoso e costoso conflitto la candidata-presidente. Un silenzio speranzoso per l’industria degli armamenti che preme per continuare le forniture, ma certo non è stato un silenzio casuale, come tanti altri temi scottanti sono rimasti ben lontani dall’United Center.

Eppure l’abbandono precipitoso dell’Afghanistan (dimenticato e taciuto) era stata una pagina nera di Biden, così come le incursioni finanziarie “di famiglia” in Ucraina prima del conflitto…Tutte cose dimenticate e sopite, soprattutto da non ricordare agli elettori.

Meglio promettere piuttosto interventi sociali per trilioni di dollari (e pochi si sono chiesti fino a quando si potrà aumentare a dismisura il deficit federale) oltre – ovviamente - alla chiamata alle armi degli elettori contro il criminale e pericoloso Trump, genio del male, e che comunque è anche lui pieno di contraddizioni e sicuramente poco limpido.

Nessuno ha citato il problema immigrazione (ed è forse stato uno sbaglio perché insieme ai temi economici è questo il vero problema oggi percepito dagli americani e sul tema la Harris, espressamente delegata da Biden, era stata fallimentare), così come la decolonizzazione industriale. Tutto si è così indirizzato – ma questo era ovvio – solo verso la criminalizzazione di Trump che se insulta va in prima pagina come diffamatore, ma se è insultato non se lo fila nessuno.  Kamala Harris sarà quindi “La presidente della gioia” e speriamo sia davvero così perché Obama si prese il Nobel per la pace prima ancora di iniziare il suo mandato e poi esordì bombardando la Siria, Biden è intervenuto o fuggito in mezzo mondo, mentre il povero Trump (pensateci, ma è proprio così) era stato l’unico a non iniziare nuovi conflitti.

In Italia comunque i media hanno già sposato ed incoronato la Harris come  progressista vincitrice, negli USA lo vedremo, forse è meglio aspettare il 5 novembre.

 

Approfondimento: IL GRANDE FRATELLO

Nei paesi democratici si scontrano due necessità: da una parte la libertà di informazione e di comunicazione personale e dall’altra l’abuso che si può fare di questa riservatezza.

Controllare i propri cittadini “a fin di bene” (ma poi di fatto condizionarli e spiarli) è d'altronde, da sempre, la spesso taciuta volontà di ogni autorità.

Il confine tra queste due opposte situazioni è spesso una linea sottile, incerta, non codificata viste anche le quotidiane novità informatiche. 

La notizia dell’arresto di Durov  – fondatore di Telegram – di passaggio in aereo a Parigi ha lasciato  perplessi perché le autorità francesi per arrestarlo hanno esteso personalmente a lui le responsabilità di tutti i crimini che possono essere stati commessi utilizzando questo canale criptato di comunicazioni, una tesi che appare un po' forzata.

Certamente Telegram può dare fastidio – e molto – a tutti i regimi per i quali può risultare una minaccia. Non è un segreto che quelli autoritari lo vedano con preoccupazione, e d'altronde proprio Durov è stato un fiero oppositore di Putin con  le autorità russe che sembra non riescano ancora ad intercettare, per esempio, le comunicazioni fra dissidenti.

Durov è quindi un eroe o un criminale? Sicuramente ci sono molte similitudini con il caso Assange, incarcerato e condannato per aver diffuso in nome della libertà di espressione dati e segreti militari USA dai quali la Casa Bianca (e i loro alleati) ne uscivano con una pessima immagine, ma che in fondo erano appunto scottanti “verità” che per questo non si volevano diffondere. 

Contemporaneamente all’arresto di Durov Mark Zuckenberg, il potente e ricco papà di Facebook, abbia ammesso ufficialmente e per iscritto al Congresso USA di aver volutamente censurato i social media (compresi Facebook e Instagram) cancellando circa 20 MILIONI di post negli anni scorsi su pressante richiesta dell’Amministrazione Biden-Harris. C’è chi pensa che Zuckenberg abbia voluto mettere le mani avanti in previsione di un’indagine penale, oppure che voglia in qualche maniera segnalare a Trump una scelta di campo in suo favore.

Di sicuro anche negli USA – che si vantava di essere un paese dove prima di tutto viene la libertà degli individui – anche la stampa e i social sono sempre più manipolati.

Nessuno riesce così più a capire cosa effettivamente succeda in molte parti del mondo e le conseguenze di alcune scelte di vertice, come le polemiche legate ai vaccini e agli enormi interessi economici che si stavano e ci stanno dietro.

In Italia di tutto questo purtroppo si parla pochissimo, ma la lettera ufficiale di Zuckenberg conferma i contenuti dei cosiddetti “Twitter files”, resi pubblici nel 2022 da Elon Musk, che sottolineano la poca trasparenza della Casa Bianca per esempio sulle attività del figlio di Biden in Ucraina. 

Zuckenberg riconosce ora di aver impedito la diffusione di notizie compromettenti su di lui validando la (falsa) versione dell’FBI secondo cui si trattava di disinformazione russa e dunque influenzò il voto presidenziale del 2020. Quelle notizie – e i relativi commenti - avrebbero potuto spostare molti voti in favore di Trump, ma la grande stampa americana lo ammise solo molti mesi dopo e ad elezioni concluse. La stessa guerra in Ucraina assume ora aspetti diversi ed inquietanti sul coinvolgimento americano, ma pochi sembrano considerarlo.

La confessione di Zuckenberg, diventata pubblica in concomitanza con l’arresto a Parigi di Pavel Durov, ha riaperto però la questione della segretezza e trasparenza delle informazioni almeno nei paesi che si dichiarano democratici. In particolare sul diritto o meno di stabilire chi abbia o no il diritto di censurare i siti “pericolosi” (ufficialmente per bloccare potenziali reati e fake news, ma di fatto autorizzando così anche la censura sulla diffusione di notizie giudicate scomode).

Non è certo solo un problema americano, perché lo stesso sta avvenendo e molto pesantemente nella UE.

La verità e che le polizie del mondo sembrano tutte correre molti passi indietro rispetto a chi utilizza questi canali in modo criminale e che alla fine fa comodo a molti tentare ogni tipo di pressione – arresto compreso, vedi Durov - su chi possa avere le preziose  “chiavi” di accesso alle notizie private di centinaia di milioni di persone, in una sorte di “grande fratello” che – sempre ufficialmente “a fin di bene” - vorrebbe però spiare o intercettare tutti noi e condizionarci così nelle nostre scelte politiche ed economiche. Un tema enorme, inquietante, e anche per questo sostanzialmente tenuto nascosto.

 

NAUFRAGI

L’incredibile e sospetto naufragio dello yacht Bayesian, uno dei più grandi e lussuosi velieri del mondo con 7 morti “VIP” ha avuto ben più attenzione del quotidiano stillicidio di morti annegati nel Mediterraneo (e anche nell’Atlantico cercando di raggiungere le spagnole Isole Canarie, dove in proporzione sono 5 volte di più) sempre nel tentativo di immigrare clandestinamente in Europa. Morti che non fanno notizia e sono solo numeri, poveracci subito dimenticati. La polemica è semmai sulle ONG che vanno a “salvarli”. Certo che il soccorso in mare è dovuto, ma quella gente non dovrebbe partire e invece – dando loro buone possibilità di recupero - si incentivano proprio le partenze offrendo spazio al gigantesco giro d’affari del commercio di carne umana.

Perché la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), anziché finanziare i recuperi in mare non collabora prima di tutto con le Conferenze Episcopali di alcuni paesi africani coordinando la PREPARAZIONE alla migrazione, PRE-SELEZIONANDO le persone che vogliono venire in Italia in maniera LEGALE? Aumentare i flussi organizzati e protetti sarebbe davvero un aiuto “cristiano” e molto più utile, sia per la trasparenza che per la qualità del viaggio e la sicurezza dei migranti. Non è “colpa” di chi cerca di arrivare, ma di chi specula su di loro e  – pur in nome della solidarietà umana – li spinge a partire anziché  aiutati in modo adeguato PRIMA di far loro rischiare la vita. Ne ho parlato a lungo nel mio libro “l’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE?” che potete sempre richiedermi a marco.zacchera@libero.it

 

ATTENZIONE

Se volete leggermi più spesso, su “Il sussidiario.net” trovate più volte la settimana miei articoli d’attualità (cliccate “sussidiario + zacchera”). Intanto, come ogni anno, tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO esce ogni due settimane.

Questo numero è stato scritto il 3 settembre, ci risentiamo verso venerdì 20, poi riprenderemo con i consueti appuntamenti settimanali.

                       

BUON SETTEMBRE A TUTTI !                                    MARCO  ZACCHERA

CHI SONO....

Quando mi capita di raccontare…
Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze..... (continua)
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Archivio STORICO de IL PUNTO di MARCO ZACCHERA
Il NUOVO LIBRO di MARCO ZACCHERA.....


E’ uscito un mio nuovo libro  “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore”
In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.
Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.
GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.
Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.
Un bel regalo, per esempio, in vista del prossimo Natale…
 
Marco Zacchera
PUBBLICAZIONE di MARCO ZACCHERA.....


 
L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE ?
 
Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed Immigrazione
 
 
(dall’introduzione..)
 
 
…Mentre in Italia sull’uso improprio della parola “razzista” si montano settimane di polemiche (come per il caso recente del governatore lombardo Attilio Fontana) pochi sanno che in Sudafrica si sta discutendo un emendamento costituzionale con il quale – se approvato – si potranno espropriare i terreni ai bianchi senza indennizzo, ma anche a vantaggio dei cinesi che in Sudafrica per legge sono equiparati ai neri.
 
Un razzismo alla rovescia – ma concreto - di cui non parla nessuno, un esempio di quante poche informazioni si hanno in questo campo
 
Scrivendo queste note (e con il contributo di PAOLA PALMA) ho cercato infatti di trasmettere – piacciano o meno – informazioni corrette, numeri certi, fatti documentati e poche opinioni.
 
Credo di conoscere bene la materia: ho passato tanti mesi della mia vita in Kenya e in Burundi, Uganda, Ruanda, Mozambico, Madagascar e in tanti altri paesi africani lavorando nel volontariato e toccando con mano tante situazioni disperate.  
 
Nell’aprile del 1994 – ero appena stato eletto deputato – per circostanze davvero fortunate non ci ho lasciato la pelle durante una rivoluzione in Burundi.
 
Di immigrazione e integralismo islamico scrivevo già trent’anni fa quando nessuno ci pensava, ma stando in Africa si capiva chiaramente cosa sarebbe successo e puntualmente i disastri si sono verificati. Vi avviso subito che senza sterzate decise andrà sempre peggio.
 
Intendiamoci, credo sia preciso dovere di tutti aiutare il prossimo: è un obbligo morale, cristiano e sociale, ma bisogna farlo con intelligenza, organizzazione, capacità e programmazione altrimenti non solo si finisce in un disastro, ma attecchisce anche la mala pianta della corruzione e dello sfruttamento alimentando rinnovato odio e razzismo.
 
Scopriamo insieme allora i numeri e i costi del fenomeno, la discriminazione nei fatti verso  tanti italiani, le ipocrisie che ci stanno dietro, le ambiguità vaticane, cosa stia effettivamente succedendo in Sudafrica oppure quali divisioni stiano spaccando la Nigeria, ma anche quali rischi concreti porti la mafia nigeriana.
 
Denunciamo finalmente il vorace neo-colonialismo cinese che viene taciuto e sottovalutato, la schiavitù nei paesi arabi e il moltiplicarsi dei musulmani in Europa con il rifiuto da parte di molti di loro ad accettare e condividere i principi costituzionali europei, così come è vergognoso il silenzio europeo sull’Eritrea e soprattutto sui disastri combinati nel mondo da troppe multinazionali senza scrupoli.
 
Se ne parla poco di tutti questi fattori, ma sono quelli che creano le cause che portano poi i poveracci a sbarcare disperati sulle nostre coste o a morire in mezzo al mare.
 
Ecco quindi che nel libro si lanciano proposte concrete e si propongono tutta una serie di dati statistici sconosciuti (perché spesso volutamente nascosti), così come un interessante sondaggio  sull’umore degli italiani con dati, numeri, fatti, circostanze inoppugnabili.  
 
 
Una informazione corretta e soprattutto documentata – anche se magari scomoda, anticonformista, sicuramente poco “buonista”– è però necessaria per portarci a riflettere, un po’ come il medico che ha il dovere di dire la verità al proprio paziente e non raccontargli balle.
 
Una realtà che potrà essere a volte impietosa e crudele, ma che va conosciuta da chi è malato (come lo è la nostra società italiana ed europea) per almeno tentare le cure necessarie alla sua sopravvivenza…
 
 

                                                                                      Marco Zacchera
CHI SONO.....
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Quando mi capita di raccontare…



Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze.
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.

Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma da sempre molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito  forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore dei conti.
Ho sempre amato lo sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando  mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è  stata  poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro  il “movimento studentesco” di estrema sinistra, anche se la maggioranza taceva e poi – spesso – mi appoggiava nelle assemblee.
Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA

Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo-  mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.

Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma  soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.

A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società. Oggi posso solo farlo con la penna, e così pubblico articoli su molte testate giornalistiche.
Da quasi 20 anni  ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori.  (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Bisogna a volte saper prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo  mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.


Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi.  Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.

Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.

Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco  nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove da 32 anni ero consigliere di opposizione e  mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente  ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.
Intanto sono tornato a pescare appena posso sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché  ho la fortuna di poter vivere quei momenti.  Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato  “ NELLE RETI DEL TEMPO” e poi diverse edizioni di “GENTE DI LAGO” libri di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi, mentre “LA MOSCHERUOLA” .racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.
In un altro libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? -  Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed immigrazione”, scritto a quattro mani con Paola Palma, abbiamo cercato di raccontare le tante esperienze in Africa con un serio approccio alle tematiche dell’immigrazione verso l’Europa, un fenomeno importante e che non può essere banalizzato.
Ad oggi non ho più incarichi pubblici se non quello di “Commissario italiano alla pesca per le acque internazionali Italo-Svizzere”  titolo altisonante quanto volontario con il quale e – come già faceva mio nonno quasi 90 anni fa – mi occupo di difendere e tutelare la pesca e l’ambiente dei nostri laghi.
Sono stato anche  nominato, ma  qui torneremmo  in campo professionale, presidente del Collegio sindacale di Finpiemonte, la finanziaria della nostra regione e in altri Enti e società.

Ma questi sono tutti  dettagli, l’importante è non cambiare mai nel profondo mantenendo fede agli impegni di  partenza cercando di aiutare gli altri per  restituire qualche “talento in piu” di quelli che il Grande Capo mi ha affidato alla partenza. Speriamo di riuscirci sempre, lo auguro anche a tutti voi.

In amicizia un saluto, Marco Zacchera...
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