IL PUNTO n. 913 del
9 giugno 2023 di MARCO ZACCHERA Per scrivermi o contattarmi: marco.zacchera@libero.it Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news: www.marcozacchera.it Sommario: Sono in Canada e quindi questo numero de
“Il Punto” è un po' precotto, mi scuso con i lettori, ma non mi pare che in
Italia stiano succedendo cose stravolgenti. Qui comunque nessuno parla di PNRR
o di Ucraina, piuttosto di incendi boschivi. Intanto leggo che è stata fatta
saltare una diga al confine russo con disastri ambientali ed accuse reciproche.
I servizi segreti USA “Tendono a ritenere che le responsabilità siano russe”
Frase più da Ponzio Pilato che sibillina visto che gli americani possono
perfino vedere dai satelliti una persona che si soffia il naso, ma ancora una
volta non c’è nulla di chiaro. Per esempio dopo nove mesi ufficialmente non
sappiamo neppure chi abbia distrutto l’oleodotto russo del Baltico, bloccando
“a prescindere” le forniture di gas russo all’Europa. A Washington
evidentemente ci considerano ben poco e ci raccontano quello che vogliono, ma
hanno ragione visto che l’Europa in campo diplomatico e strategico sembra
assente e paralizzata, purtroppo anche per potenziali iniziative di pace.
PS: leggo
ricostruzioni assurde e fantasiose sul naufragio di una barca sul Lago Maggiore
che a bordo aveva degli 007 più o meno in pensione. Date retta ad uno che il
lago lo conosce bene: non c'è nessuna spy story dietro, ma solo l'imprudenza (o
l'incoscienza) di non aver tenuto conto di un temporale in avvicinamento e di
aver "taroccato" una barca sopraelevandola senza rendersi conto degli
effetti del vento. Nessuna ironia perchè ci sono stati di mezzo quattro
annegati, ma bisognerebbe scrivere meno sciocchezze... DROGA
LIBERA Venite,
venite a vedere in Canada. Visitate la British Columbia e troverete panorami
stupendi e una natura meravigliosa come ho la fortuna di vedere da alcuni
giorni. Passeggiando per Vancouver però sono rimasto colpito per aver visto per
la prima volta in vita mia, in pieno centro e di mattina, due ragazzi sfasciati
su altrettante panchine con ancora la siringa piantata nel braccio. Vivi o morti
non lo so (il giorno prima uno probabilmente morto era piantonato dalla polizia
su un marciapiede a due passi dal bellissimo palazzo del tribunale, tutto
aiuole e fontane) certo spettacoli sconvolgenti. Sono
rimasto sorpreso da questi fatti, poi sono andato a controllare ed ho scoperto
che la “progressista” e liberal British Columbia (BC), degno specchio del
premier Trudeau (quello
che il mese scorso ha attaccato la premier Meloni per presunti azioni
discriminatorie verso il mondo LGBT+), dopo aver già da alcuni anni
completamente liberalizzato la cannabis anche per uso “ricreativo” (testuale)
dal 31 gennaio ha completamente liberalizzato anche l’uso e il possesso delle
droghe pesanti: eroina, morfina, cocaina, metanfetamina, ecstasy e il fentanyl,
l’oppioide sintetico cento volte più forte della morfina che dopo aver travolto
gli USA è diventata la droga più diffusa in Canada. Ha spiegato il ministro
della saluta della BC Jennifer
Whiteside “Siamo convinti che la droga sia un problema di
salute, non un problema penale: dobbiamo fare questo ulteriore passo per
permettere di superare la vergogna e lo stigma” Venite, venite allora a vedere
gli effetti di questa democratico-progressista liberalizzazione e poi qualcuno
si farà pur delle domande sulle sue conseguenze concrete. Intanto, secondo i
dati ufficiali, le morti per overdose negli ultimi due anni nella sola British
Columbia, sono state 4.400, più di quelle dell’intera epidemia di Coronavirus.
Ipocrisia nell’ipocrisia - ma a conferma che a proposito di droga c’è una
cultura tutta di sinistra sulla libertà di bucarsi – in Canada non potete
comprare una bottiglia di vino o di birra in un supermercato, ma solo negli
appositi store mostrando la carta d’identità, così se volete comprare un
pacchetto di sigarette, ma solo se maggiorenni. Insomma “bucarsi” va bene,
fumare “light” o peggio bere un bicchiere di vino assolutamente no…fa male alla
salute! L’EUROPA CI
RADDRIZZERA’ ANCHE LE BANANE ? L’Europa ci
sta abituando a intervenire su tutto. Purtroppo non ci chiede mai un’opinione
sui grandi temi di politica estera, economica o sanitaria, sull’effettiva
opportunità del MES o sulle politiche “di genere”, né ci fornisce con un po' di
trasparenza i costi dei vaccini e gli affari della Ursula Von den Leyen, ma
in quanto alle questioni “green” non la batte nessuno. E’ di
questi giorni l’avvio delle nuove norme europee in materia di imballaggi che
stanno creando un putiferio politico ed economico tra le aziende produttive e
vedono l’Italia schierarsi – almeno a livello governativo - contro alcune delle
nuove norme volute da Bruxelles. Partiamo da
una innegabile verità: produciamo troppi rifiuti da imballaggi e l’obiettivo
principale è quindi di ridurli. Per questo, secondo l’Europa, servono
contenitori riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per le bevande.
Teoricamente è perfetto, solo che conseguentemente saranno progressivamente
vietati tutti quelli monouso per frutta e verdura, oltre ai flaconi e
contenitori di piccole dimensioni. Diverse
misure mirano inoltre a rendere gli imballaggi completamente “riutilizzabili”
(prima ancora che riciclabili, non è una sottigliezza) entro il 2030 con
sistemi tra cui l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale
obbligatorio per le bottiglie di plastica, di vetro e i contenitori in metallo
per liquidi alimentari fino a tre litri. Il
funzionamento sembra estremamente semplice e bello: acquistando una bottiglia
d’acqua, una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore verserà
una cauzione che gli verrà restituita nel momento in cui restituirà il vuoto in
appositi contenitori. Questo in
teoria, perché al lato pratico vi sono infiniti problemi organizzativi
soprattutto per i negozi che non siano grandi supermercati e molti contenitori
di oggi sono di difficile riuso. Pensate ai contenitori della frutta, a una
busta di insalata, a una bottiglia di vino. Così come strutturato, il
regolamento europeo andrebbe di fatto a colpire soprattutto i settori del vino
e dell’ortofrutta, due punti di forza del Made in Italy e più esportati
all’estero. Certamente
se il vino verrà venduto invece del vetro in una confezione tetrapack questa
avrà componenti riciclabili, ma come riusare una bottiglia di vino senza
l’attrezzatura per il re-imbottigliamento, a parte la qualità del prodotto?
Coldiretti chiede dunque di correggere l’attuale proposta eliminando i divieti
per il monouso di frutta e verdura sotto il peso di 1,5 Kg. Pensateci:
avete mai comprato una busta di insalata da un kilo e mezzo? Serve per un
condominio, non per una famiglia! Di fatto ci sarebbe ben maggiore spreco
alimentare e si tornerebbe alle vendite sfuse (con quali garanzie di igiene e
qualità?), con merci che andrebbero poi comunque riposte da qualche parte.
Certo la vecchia sporta di vimini delle nostre nonne fa molto green, ma spesso
è di fatto oggi improponibile. In teoria, però, le norme europee sembrano
logiche o almeno tese a ridurre la produzione degli involucri, ma è qui che
l’Italia insorge: la gran parte della plastica e del vetro già oggi è
biodegradabile o riutilizzabile come materia prima e le aziende italiane ne
sono produttrici-leader: eliminare il sistema vorrebbe dire fare
tecnologicamente una marcia indietro danneggiando i paesi – come il nostro –
dove il riciclo ha ormai una percentuale molto elevata. Non c’è
dubbio che in generale serva una forte coscienza ambientale, così come è
assurdo e brutto veder buttar via nell’ambiente a milioni le bottiglie di
plastica (che però già oggi vengono tutte riciclate, se opportunamente
differenziate) ma l’approccio europeo sembra – come quasi sempre – non voler
tener conto delle difformità culturali e storiche, per esempio per le bottiglie
di vino in vetro da 0.75 che tutti utilizziamo. Alla fine
una volta di più è una scelta anche politica, di marketing, di aiuto a un certo
ciclo industriale rispetto ad un altro e salvo arrivare poi a situazioni al
limite dell’assurdo, come tutti possono verificare leggendo già oggi
l’etichetta-monstre di un panettone o di una colomba pasquale (che non si fanno
né in Svezia né in Finlandia) in vendita nella UE. Alla luce
delle norme già oggi in vigore, infatti, l’europeo ecologicamente conforme
dovrebbe suddividerne l’imballaggio come già oggi appare appunto sulle
etichette. Ovvero -
mangiato il panettone! - la confezione di cartone andrà gettato
nella carta, il sacchetto contenitore nella plastica,
lo stampo di cottura nell’organico, mentre
il laccetto andrà nel metallo e
la maniglietta ancora nella plastica o negli scarti vegetali a
seconda di che cosa è fatta. Assurdo?
Facciamoci intanto e comunque anche un onesto mea-culpa: mentre a Bruxelles si
disquisisce e si arriverà a voler raddrizzare le banane intanto troppi di noi
restano maleducati, ignoranti ed imbecilli, ovvero italianissimi che continuano
a buttare i rifiuti lungo le strade, vedere per credere.
BUONA
SETTIMANA A
TUTTI
MARCO ZACCHERA |



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


