IL PUNTO
n. 924 del
29 settembre 2023
di MARCO
ZACCHERA
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Il Punto: Sulla
questione immigrazione il governo Meloni si gioca la faccia, anche se
personalmente non la considero il primo dei problemi, eppure è un altro esempio
di come l’Europa sia tuttora una realtà confusa e controversa e che va avanti
in ordine sparso – E’ morto l’ex presidente Napolitano: rispetto, ma anche
qualche riserva sulla sua figura politica – Modesta proposta fiscale – Musei: lo
sconto ai “proprietari” ?
MIGRANTI,
EUROPA, FUTURO
Il Governo
(che nel frattempo con il decreto-flussi ha permesso la regolarizzazione di
molti immigrati irregolari inserendoli nel mercato del lavoro) aveva promesso
in campagna elettorale una riduzione degli arrivi via mare. ma di fatto non
riesce ad ottenerlo, anzi, si moltiplicano naufragi e sbarchi.
Lo ha
ammesso la stessa Meloni
ed il tema è divisivo e complesso.
Se il
governo intervenisse duramente con un blocco navale sarebbe subito tacciato a
sinistra di insensibilità o peggio, mentre contemporaneamente le regioni (a
cominciare da quelle “rosse”) non vogliono i centri di raccolta dei nuovi
arrivati. Se raccoglie i profughi è accusata di incapacità, se li respinge o
non soccorre (vedi Cutro) la Meloni allora è “assassina”. La Von der Leyen va e viene
da Tunisi e Lampedusa, chiacchiera e rassicura, ma intanto Bruxelles
concretamente non aiuta.
Nessuno
vuole accogliere i nuovi arrivi, addirittura Austria, Francia e Germania dicono
no agli ingressi e blindano le frontiere. La Germania contribuisce alle ONG che
però sbarcano solo in Italia, ma anche sulla Tunisia l’Europa - a parte le
belle parole - nicchia e tira a campare. I greci intanto di fatto chiudono,
respingono e in definitiva se ne fregano delle critiche, mentre la maltese Metsola, presidente
dell’Europarlamento, parla bene ma intanto anche Malta non accoglie.
La Francia
invece rassicura il martedì e il sabato mattina, il mercoledì il suo ministro
degli interni dice il contrario e il venerdì Macron rafforza i gendarmi a
Ventimiglia: W la coerenza.
Tutti -
insomma - a parole sono umanitari, ma possibilmente a casa d’altri: funziona un
po' come con le discariche o le centrali nucleari. Intanto gli arrivi si
moltiplicano con barchette in lamierino di ferro “usa e getta” che affondano o
spesso vengono trainate ed abbandonate in mezzo al mare in attesa di soccorsi,
mentre la rotta libica e tunisina è sempre più frequentata.
Il
Mediterraneo è diventato così un’autostrada senza regole e un cimitero, ma
decidere di non decidere è la scelta più sbagliata, anche perché così il
“filtro” lo fanno gli scafisti.
Ricordo che
quando era di moda la via albanese la questione fu risolta sostanzialmente
affondando i gommoni (vuoti) direttamente nei porti di partenza: forse un
intervento mirato in questo senso in Tunisia scatenerebbe i benpensanti, ma
sarebbe un tentativo.
C’è
ovviamente il dovere di solidarietà umana a salvare la gente in mare, ma la
questione è di non farli partire e se per i “migranti politici” veri (pochi)
c’è una logica e dovere di accoglienza, i migranti economici che arrivano hanno
o no il “diritto acquisito” a restare? Come essere umani sicuramente sì, ma
perché accogliere loro e non il loro vicino di casa? Vale il concetto che loro
hanno rischiato e gli altri no, oppure perché hanno pagato i delinquenti
scafisti/schiavisti ? Non è una logica ammissibile!
Se in
Tunisia e in Libia si predisponessero dei campi di raccolta europei di filtro e
di controllo e si imponesse che TUTTI devono passare di lì PRIMA di traversare,
pena l’essere respinti e informando di questa condizione tutti i potenziali
migranti?
Sarebbe un
bel passo avanti tenuto conto che abbiamo bisogno di molte di queste persone se
scelte, indirizzate, preparate, coordinate e protette, ma non all’insegna del
caos che genera rischi, soprusi, sfruttamento e morti in mare. Chi arriva in
regola deve quindi avere diritti certi (come il possibile ricongiungimento
famigliare) ma anche obblighi altrettanto certi (ovvero l’accettazione delle
leggi del paese ospite). Comportandosi poi bene nel tempo - come peraltro fa la
gran parte degli immigrati - si dovrebbero acquisire cittadinanza europea e
piena integrazione, tenendo anche conto che spesso – quando delinquono – gli
immigrati lo fanno per necessità, emarginazione, ricatto e disperazione.
Diritti e
doveri dopo un ingresso controllato: io punterei su questa linea.
A PROPOSITO
DI GIORGIO NAPOLITANO
Si deve
sempre avere rispetto per la memoria di tutti e quindi censuro assolutamente il
tono e gli attacchi pesanti alla memoria del Presidente Napolitano apparsi sui
social e negli stadi. Bene ha fatto, ad esempio, il giudice sportivo a multare
di 5.000 euro i tifosi all’ Olimpico perché – con totale mancanza di rispetto -
nel minuto di silenzio in Sua memoria le curve hanno intonato la canzone “I
ragazzi di Buda” dedicato ai giovani di Budapest uccisi dai sovietici nel 1956.
Proprio
questo episodio, però, sottolinea come il giudizio storico e politico su
Giorgio Napolitano non possa essere solo magniloquente ed
assolutorio. Quell’invasione Napolitano, da buon comunista osservante,
l’aveva infatti allora approvata e condivisa e non mi risulta si sia mai
pentito per questo.
Era stato
infatti un comunista DOC, ma dopo il 1944 perché prima – anche questo aspetto è
stato poco ricordato – era invece esponente dei GUF (Gruppi Universitari
fascisti) quando certo l’adesione non era obbligatoria.
A questo
proposito ho fisso nella mente un episodio quando – da Presidente della
Repubblica – commemorando i paracadutisti della “Folgore” sacrificatisi ad El
Alamein, Napolitano ne ricordò il valore, ma sottolineando che difendevano
comunque una dittatura e che – insomma - erano morti “dalla parte
sbagliata”. Quei paracadutisti morirono nel 1942, lo stesso anno in cui
Napolitano era fascista dichiarato nel GUF: mentre parlava, non c’era in Lui un
po' di ipocrisia?
A proposito
di Ungheria, invece, ancora due mesi dopo l’invasione e nonostante i morti per
le strade e gli arrestati, Napolitano giustificava l’intervento militare
sovietico all’ VIII congresso del Partito Comunista scagliandosi con veemenza
contro chi era uscito per protesta dal PCI (come Giolitti) con frasi pesanti
che - lette negli anni successivi - andrebbero meditate. Anche su “mani pulite”
fu feroce contro Craxi eppure “non poteva non sapere” delle tangenti e
sovvenzioni pagate per decenni da Mosca ai vertici del PCI. Anche questa è
storia e sono scelte che il Presidente Napolitano non ha mai rinnegato e
nessuno gli ha chiesto di farlo. Per questo, da deputato, NON lo votai come
Presidente della Repubblica e - se rispetto oggi la Sua memoria - non posso
però dimenticare anche questi aspetti della Sua vita.
MODESTA
PROPOSTA FISCALE
L’ Agenzia
delle Entrate (meglio, i computer dell’Agenzia) ove riscontrino qualche
irregolarità richiedono ai contribuenti documentazione integrativa su
moltissimi atti. Spesso la stessa documentazione è già a mani dell’Ufficio e
poi la pratica si chiude constatando la regolarità della posizione e delle
dichiarazioni del contribuente.
Per
evaderla, però, i contribuenti perdono tempo, risorse, attese. Ma se la “colpa”
della richiesta poi dimostratasi ingiustificata è dell’Ufficio perché, a
pratica conclusa, non si riconosce al contribuente un “bonus” per l’inutile
disturbo arrecato e un rimborso delle spese da lui sostenute (per ricerche,
fotocopie, parcella professionisti, recupero degli atti)? Mi sembrerebbe una
misura di equità, anche per responsabilizzare gli uffici a valutare il caso
prima di emettere richieste inutili o documenti già forniti.
MUSEO
EGIZIO
Come le
onde del mare, puntuali arrivano le critiche di parte della Lega e FdI al
direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, “colpevole” di applicare
sconti sul biglietto di ingresso agli arabi perché quanto esposto viene
dall’Egitto.
Non entro
nel merito del personaggio, ma sul concetto dei biglietti differenziati per
sottolineare come all’estero sia prassi comune concedere semmai sconti (anche
in misura fino al 90%) ai “locali” rispetto ai turisti, considerandoli “ricchi”
rispetto ai cittadini del paese ove ha sede il parco nazionale, il monumento o
la galleria d’arte oggetto della visita. Non solo ciò di solito non avviene in
Italia, ma applicando il concetto caro al direttore Greco, vista l’origine di
quanto esposto nei musei di mezzo mondo, gli italiani dovrebbero allora entrare
con lo sconto (o gratis) al Louvre, agli Uffizi, alla National Gallery, oppure
riavere indietro (dalla Gioconda in giù) molte delle opere d’arte oggi esposte
all’estero…
BUONA
SETTIMANA A TUTTI ! MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.


