IL PUNTO n. 862 del
13 maggio 2022
di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)
info e numeri arretrati: www.marcozacchera.it
Riassunto:
Sono sempre più colpito dalla opacità dell’informazione corrente.
Vale
quotidianamente per i fatti in Ucraina, ma anche per i censurati referendum
sulla giustizia del prossimo 12 giugno.
Anche per
questo propongo settimanalmente alcune letture che possano arricchire intellettualmente
chi non si accontenta della “vernice” imposta sui fatti.
Speriamo
che Draghi a Washington abbia avuto il coraggio di sottolineare alcune scomode
verità all’ingessato Joe Biden almeno in privato, ma non ne ho troppa speranza
nonostante un fiume di chiacchiere al miele.
Ho davvero
l’impressione infatti che USA e NATO vogliono sostanzialmente continuare la
guerra senza costruire alternative. Ferma la necessità di garantire a Svezia e
Finlandia ogni aiuto in caso di aggressione (che però Putin non ha mai
minimamente minacciato) accoglierli ora nella NATO sarebbe per esempio una
grande provocazione contro Mosca, con la possibilità di vedersi schierare
truppe “nemiche” NATO lungo oltre 1000 km. di confine: perché voler aumentare
la tensione?
Cosa
faremmo noi se a Malta o in Albania fossero schierate forze militari ostili?
Già,
l’Italia… Dice sempre di “volere la pace” ma mi pare stia facendo nulla per
crearne i presupposti, e questa è una gran brutta realtà.
REFERENDUM: IL 12 GIUGNO BISOGNA ANDARE A VOTARE !
Manca meno
di un mese al 12 giugno, giorno in cui gli italiani dovrebbero votare i
referendum sulla giustizia e sui quali pende il “rischio quorum”. Qualcuno può
dissentire su alcuni particolare dei testi proposti, ma il vero ed autentico “peso”
politico sarà nel vedere se gli italiani avranno finalmente il coraggio di
uscire dall’apatia per sottolineare almeno con il voto la propria
insoddisfazione nella gestione complessiva della giustizia nel nostro paese.
Una bassa affluenza e quindi il fallimento referendario favorirebbe il
conservatorismo delle toghe, rallentando la strada verso riforme serie ad un
“sistema” che non vuole cambiare.
Da
sottolineare che per ora c’è stato il gelo dell’informazione (RAI compresa,
ovviamente) sull’iniziativa promossa da Radicali e Lega. Tre giorni fa anche il
presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza ha parlato di
«servizio pubblico radiotelevisivo che sta venendo meno clamorosamente alla sua
funzione». Lamentarsi sempre e poi non andare neppure a votare è una
sciocchezza, quindi votate e fate andare a votare il 12 giugno: è importante.
CENTRO DESTRA
Tra meno di
un anno ci saranno le elezioni politiche e tra un mese si voterà – oltre che
per i referendum - per le amministrative anche in molti comuni capoluogo. Il
centro-destra sta facendo di tutto per perdere perchè non sembra che
soprattutto i suoi leader diano particolari segni di vita in chiave di alleanza
politica, anzi: ogni occasione sembra utile per sottolineare le divisioni più
che la concordia spesso proponendo candidati in lite tra loro.
Peccato,
perché è il miglior regalo che si può fare alla sinistra che è anche lei in
fase di sbranamento interno tra le sue componenti, ma che almeno ha il potere e
la furbizia di non parlarne troppo.
Ecco perchè
poi un partito come il PD che oscilla sul 20% dei voti esprime (pensateci!) il
Presidente della Repubblica, un pattuglione di ministri, il nostro
rappresentante a Bruxelles e infiniti posti di comando e sotto-comando oltre ad
indirizzare e controllare spudoratamente la magistratura, la cultura, la
scuola, i giornali e le TV. Merito loro o demerito altrui? Propendo sempre di
più per la seconda ipotesi, come certificato dalla recente riconferma di
Mattarella.
MA QUALE "PACE" ?!
Lo ammetto:
ascolto solo i titoli dei TG e poi spesso cambio canale, perché le notizie sono
monotone con Zelensky sempre benedetto e il solito Putin aggressore assassino.
Lo è
sicuramente stato, purtroppo, ma intanto l’Europa corre verso il suicidio
economico e politico con scelte che vengono solo osannate e con quasi nessuno
che suggerisca altre soluzioni più negoziate.
Mi chiedo
dove sia spesso il buonsenso, la logica, la volontà di capire meglio le cose
uscendo dalle ricostruzioni a senso unico.
Esempi? Se
la Russia minaccia il blocco del gas allora Putin è un criminale, se lo fa
l’Ucraina nessuno si scandalizza, mentre a Kiev vanno e vengono capi di stato,
leader politici, attori, cantanti (ma non era assediata?) in cerca di
pubblicità.
Solo
spulciando tra le note si scoprono notizie potenzialmente sorprendenti.
Per esempio
che chi esce vivo dai sotterranei dell’acciaieria di Mariupol corre in Russia e
non in Ucraina e solo dopo giorni si scopre che a trattenere i civili come
ostaggi non erano i russi, ma il battaglione Azov,. Oppure che Zelensky si è
vantato (dati al 10 maggio) che gli ucraini avrebbero già ucciso oltre 26.000
russi (però... sono cifre da generale Cadorna!) distruggendo 1170 carri armati,
2808 mezzi corazzati, 519 sistemi d'artiglieria, 185 lanciarazzi multipli, 87
sistemi di difesa antiaerea. Le forze russe avrebbero perso anche 199 aerei,
158 elicotteri, 1980 autoveicoli, 12 unità navali e 380 droni… E questa sarebbe
una “guerra difensiva”, quella che il nostro parlamento ha quasi unanimemente
autorizzato e gli USA e la NATO (Italia compresa) adeguatamente armato e
finanziato?!
Chiediamoci
se Zelensky racconti balle propagandistiche o dica la verità. Visto che
la star ucraina non può mentire per definizione (media e “Porta a Porta”
dixit!), se fossero numeri veri noi italiani ed europei siamo così stupidi da
armare ulteriormente gli ucraini e poi dire che siamo per la pace?
Ma ci
rendiamo conto che stiamo contribuendo ad una escalation pericolosissima della
guerra mentre economicamente stiamo andando in pezzi, l’Euro si svaluta sul
dollaro e cresce l’inflazione?
Perfino
Carlo De Benedetti – che si definì “la tessera numero 1 del
Pd” – in un’intervista al “Corriere della sera” ha criticato Draghi e
proprio la posizione del Pd.
Va bene che
siamo indebitati fino al collo e che Mario Draghi per sopravvivere ha bisogno
dei fondi europei del PNRR (spendendoli come? Grande mistero!) e che quindi
deve sostanzialmente obbedire ad Europa ed USA, ma non esageriamo.
Ungheria,
Svolacchia, Bulgaria dicono “no” a Bruxelles sul blocco del petrolio russo, se
anche l’Italia cominciasse a puntare i piedi (come sta facendo la Germania)
forse si muoverebbe qualcosa verso una apertura delle trattative di pace cui
anche l’Italia sta volutamente chiudendo la porta.
Per
esempio: se la maggioranza di ucraini filorussi in Crimea e Donbass volesse
autonomia da Kiev in alcune zone orientali del paese è legittimo o antidemocratico
dire loro di no? Chi conosce la storia sa la complessità delle situazioni. Per
questo bisogna trovare dei compromessi e ha ragione Macron quando sostiene che
Putin non va umiliato o non tratterà mai. perchè dietro di lui il popolo
russo purtroppo è compatto. Bisogna parlarsi e lavorare su garanzie reciproche,
ma quando sei tu a sparare (o a pagare per farlo) come fanno l'Italia e
l'Europa, come fai ad essere “super partes”!
DIFENDERE LE RADICI
Vi invito
caldamente a spendere 19 euro ed a leggere il libro di Federico Rampini “SUICIDIO OCCIDENTALE, perché è
sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori”
Un libro
edito da Mondadori che sta vendendo bene perché l’autore è di sinistra (e
quindi non preventivamente censurabile) ma che dovrebbe essere un best-seller
della Destra come la intendo io, fatta di serietà e non di slogan. Una critica
documentata ed appassionata alle mode dilaganti che stanno distruggendo non
solo gli USA ma anche tutto l’Occidente in nome della demagogia più
insopportabile in campo culturale, ecologico e sessuale.
Una parte
ben documentata del libro riguarda le fonti di informazione americane dove è
palese e quotidiana la disinformazione e la voluta alterazione della verità,
soprattutto per alcune ex testate illustri (come “Il New York Times”) ormai
nelle mani di redazioni estremiste, ma fonti che poi - da noi - sono riprese
come oracoli della verità.
L’autore,
ripeto, è un bravo giornalista di sinistra e probabilmente per questo è
riuscito a superare l’omertà della censura che avrebbe normalmente oscurato il
volume. Ovviamente non condivido tutto, ma è assolutamente un testo da leggere
e soprattutto (purtroppo) da meditare!
GRAZIE CAPUOZZO
Ospite del
sindaco di Casale Monferrato, l’amico Federico Riboldi, ho potuto ascoltare e
dibattere con Toni Capuozzo, grande giornalista sul campo e mente acuta (e
libera) sui conflitti che insanguinano il mondo. Ha presentato un bellissimo
documentario sulle sue esperienze a Sarajevo e il suo ultimo libro “Giorni di
guerra”. Uno straordinario esempio di informazione vera e documentata, spesso
ben diversa da quella “ufficiale”.
BUONA
SETTIMANA A TUTTI ! MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito sempre forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore contabile.
Amo gli sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è da poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito. Oggi sono uno dei tanti elettori di destra amareggiati e delusi, che sperano che si torni ad organizzare qualcosa di nuovo e di rinnovato in un centro-destra che è diventato diviso e rissoso, ombra di sé stesso.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro la maggioranza degli studenti che nella mia scuola allora era nettamente di sinistra. Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società.
Per questo da oltre quindici anni ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori. (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Per darsi da fare bisogna a volte prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In quasi 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica. Anzi, spesso mi sono trovato maggiormente in sintonia proprio con avversari che non all’interno del mio sempre più malandato schieramento politico dove abbiamo fatto tanti errori, soprattutto quello di non aver proseguito con linearità e serietà il progetto di Alleanza Nazionale, secondo me il più autentico per dare alla Destra non solo un volto moderno e democratico, ma soprattutto capace di offrire e proporre alla nazione alcune idee di fondo di rinnovamento politico e sociale. Purtroppo volevamo cambiare il mondo e troppe volte (in peggio) siamo invece cambiati noi.
Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
Chissà quando mai la "giustizia" degli uomini – alla quale invano mi ero rivolto - mi darà ragione. Per me il peso è di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me, mentre io invece non sono stato in grado di portare a termine il compito che mi avevano affidato, passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho scoperto in questi mesi che ci sono comunque tanti altri modi di impegnarsi per aiutare il prossimo ed è quello che cerco di fare, per esempio collaborando con le iniziative della Fondazione Comunitaria del VCO.



Intanto sono tornato a pescare sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché ho la fortuna di poter vivere quei momenti. Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato "Nelle reti del tempo", un libro di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi.
In questi ultimi anni ho scritto diversi libri: “ Inverna” e “Gente di Lago” che vogliono essere un omaggio alla mia terra mentre “La Moscheruola” racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.