IL PUNTO n. 810 del 9 aprile 2021
di MARCO ZACCHERA (www.marcozacchera.it)
info, contatti e numeri arretrati: marco.zacchera@libero.it
Sommario: UN APPELLO – LA
RABBIA E LA BEFFA – VACCINO-GATE - IL SULTANO ERDOGAN - INTERCETTAZIONI -
PROFUMO DI SOLDI
UN APPELLO
Permettetemi se questa settimana inizio facendo
un appello ai lettori.
Chi mi segue da tempo sa che - esattamente 40
anni fa - fondai il “VERBANIA CENTER” che in tante parti dell’Africa e
dell’America del Sud ha cercato di dare una mano concreta a molte comunità
locali (sul mio sito www.marcozacchera.it trovate copia di tutte le
relazioni annuali con ogni dettaglio economico ed organizzativo).
In particolare da alcuni anni stiamo
ricostruendo a MACHAVA, in Mozambico, nella periferia di Maputo, un
poliambulatorio/ospedale di prima urgenza e, anno dopo anno, con l’aiuto di
tanti amici abbiamo già ristrutturato i reparti di oculistica, pediatria,
malattie respiratorie ecc. Da alcuni mesi abbiamo messo mano alla sistemazione
del PRONTO SOCCORSO che è in condizioni disastrose.
Di persona ho potuto vedere le centinaia di
persone che arrivano tutti i giorni e vengono accolte in locali fatiscenti tra
affollamento, sporcizia e in una mancanza totale di strutture minimamente
adeguate. La ricostruzione del reparto (il personale è fornito dallo stato, le
attrezzature – usate – le stiamo recuperando un po' dappertutto) prevede una
spesa di quasi 30.000 euro, dei quali circa 6.000 già recuperati e che hanno
permesso di avviare i lavori.
Il controllo sull’opera è diretto, non ci sono
spese né di organizzazione né generali: come sempre si bada al sodo con bilanci
e risultati trasparenti e ovviamente – passata la pandemia – chi vuole potrà
venire con me a controllare di persona.
Concretamente: qualcuno può/vuol darmi una
mano? Privatamente posso fornire ogni dettaglio, foto, chiarimento,
planimetria, opzione fiscale (le offerte sono detraibili): basta
contattarmi. (marco.zacchera@libero.it)
GRAZIE, ANCHE SOLO PER L’ATTENZIONE !
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LA RABBIA E LA BEFFA
(UN PARAGONE CON LA SVIZZERA)
Crescono in tutta Italia le proteste dei pubblici esercenti, degli
ambulanti, dei ristoratori, degli albergatori che hanno dovuto
rinunciare al movimento turistico del “ponte” di Pasqua per il secondo anno
consecutivo e si avviano verso una stagione fallimentare.
Come per altre categorie (per esempio gli operatori dello
spettacolo) il momento è particolarmente difficile e la situazione impedisce
ogni programmazione delle attività, anche dopo una eventuale “normalizzazione”.
Al danno si aggiunge la beffa per chi è localizzato vicino al
confine svizzero dove le norme sono state applicate in modo molto più blando
che non in Italia.
Un esempio sul Lago Maggiore: stesso clima, stessa lingua, stesso
dialetto ma a poche centinaia di metri due realtà diametralmente diverse con
alberghi aperti sulla sponda ticinese e chiusi su quella italiana.
La beffa è poi nei numeri: la gran parte dei lavoratori nelle
strutture elvetiche sono comunque italiani, “frontalieri” che ogni giorno
attraversano il confine in pratica senza alcun controllo sanitario, cosi che
l’eventuale contagio è all’ordine del giorno, ma in caso di positività (magari
per un contagio “svizzero”) il ricovero – e relativi costi - avviene poi in
Italia.
E qui nasce il “caso”: le due politiche governative diverse
nell’affrontare il Covid non hanno portato a sostanziale diversità nei numeri
del contagio o deceduti.
I “sacrifici” italiani non sottolineano percentuali di infezioni
particolarmente diverse e più basse di quelle ticinesi, stando almeno alle
cifre ufficiali forniti dai siti dei due paesi. Il Piemonte ha 4.3 milioni di
abitanti, esattamente la metà degli svizzeri, e se i casi sono stati in linea
(319.000 in Piemonte, 613.000 in Svizzera) i deceduti elvetici risultano
complessivamente 9.772 contro i 10.481 piemontesi
E’ un paragone interessante: vale la pena una politica di
restrizioni se non creano particolari benefici sanitari, ma per contro
sicuramente penalizzano l’economia?
Lo ribadisco da settimane: vanno chiusi i luoghi dove ci siano
probabilità di contagio, non le attività dove - se si osservano le regole e le
distanze – questo è più difficile, soprattutto stando all’aperto.
Piuttosto vanno identificate e vaccinate le VERE categorie
potenzialmente a rischio ad iniziare da chi ha maggiore contatto con il
pubblico: cassiere, dipendenti agli sportelli, operatori del turismo.
VACCIN-GATE
Anche questa settimana la campagna vaccinale va a rilento, ALTRO
CHE LE 500.000 VACCINAZIONI QUOTIDIANE IPOTIZZATE PER APRILE, questa settimana
la media giornaliera è stata la metà: solo 267.000 al giorno! Intere regioni
sono quasi senza scorte, crescono (forse esagerati) i timori su Astrazeneca ma si
continua a girare intorno al problema: chi deve pagare per la propria
(ir)responsabilità nel sottoscrivere contratti europei che si sono dimostrati
farlocchi?
Ma se un professionista pasticcia con un contratto e danneggia un
cliente ne paga i danni, perché a livello politico europeo o nazionale non deve
mai pagare nessuno?
Non una dimissione, non un allontanamento, non una autocritica!
Tutto come prima, come se nulla fosse, sulla pelle e le speranze di milioni di
europei.
Perché la comunità internazionale – come a parole chiedono tutti,
da Biden al Papa – non sceglie piuttosto di rendere di libero uso i vaccini a
livello mondiale, soprattutto dopo aver coperto d’oro con soldi pubblici le
ricerche e permettendo così alle multinazionali farmaceutiche dei profitti
esagerati?
Mi aspettavo azioni decise da parte di tutti i governi
“progressisti” invece c’è solo uno sconfortante silenzio ai danni di tutto il
genere umano.
Ecco perché poi partono i sospetti di speculazioni, accordi, trame
internazionali più o meno occulte: purtroppo nascono dai fatti, non solo dalle
sensazioni.
IL SULTANO ERDOGAN
Incredibile faccia tosta di Erdogan
che, accogliendo ad Ankara la missione europea, ha lasciato senza sedia Ursula von der Leyen con
un gesto di scortesia inaudito.
Ma una analoga figuraccia l’ha fatta anche Charles Michel, il
presidente del Consiglio europeo ed ex premier del Belgio che ha fatto come se
nulla fosse, accomodandosi tranquillamente a sedere con Erdogan mentre Ursula
von der Leyen restava in piedi, sedendosi poi su un divano vicino.
Se il “progressista” Michel avesse avuto un minimo di prontezza ed
intelligenza politica avrebbe potuto semplicemente lasciare subito la sua sedia
e sedersi di fianco alla povera Ursula, non solo per una questione di
educazione e cavalleria, ma soprattutto marcando la distanza rispetto al
sultano di Ankara, ma forse non ci ha neppure pensato.
Chissà cosa ne pensano le femministe europee.
INTERCETTAZIONI
Cresce lo scandalo perché la Procura di Trapani avrebbe
intercettato alcuni giornalisti ed avvocati in merito all’inchiesta sui legami
tra le ONG e alcuni trafficanti di carne umana nel Canale di Sicilia.
Caso spinoso che sicuramente lede il diritto di difesa, ma che ha
permesso di mettere in luce rapporti scabrosi tra “salvatori” delle ONG e loro
“amici” scafisti.
“Uno schiaffo alla democrazia”, “Intercettare i cronisti è una
violazione dei diritti costituzionali” dichiara indignato il direttore de “La
Stampa” (ed ex conduttore di Ballarò) Massimo
Giannini.
Ha ragione: la legge è legge e queste “prove” non possono e non
devono essere utilizzate nei processi né essere conservate, ma c’è da chiedersi
come mai tutto questo scandalo viene sollevato soltanto adesso, mentre non era
certo esploso quando le intercettazioni portavano a creare “prove” contro
esponenti politici non in linea con la vulgata corrente ( e la linea editoriale
de “La Stampa” del prode Giannini) .
Quanti milioni di volte le intercettazioni sono finite sui
giornali prima non solo di qualsiasi condanna, ma anche di una semplice
comunicazione agli indagati?
Viene il sospetto che tutta questa indignazione sia un po' a senso
unico, soprattutto se in qualche maniera scoperchia la pentola dello
sfruttamento dell’immigrazione da parte di gente senza scrupoli, anche se a
volte gira con l’aureola dei santi.
Di una seria legge che porti a limitazioni e riservatezza in
materia di intercettazioni si parla da anni, ma al concreto non viene mai fuori
nulla: avete mai sentito di un magistrato o di un collaboratore giudiziario
finito nei guai per aver diffuso ai giornali materiale riservato, o anche solo
di qualche seria indagine su questi casi?
PROFUMO DI SOLDI
Sono uscite le motivazioni della sentenza che ha condannato – tra
gli altri - a sei anni di reclusione e 2,5 milioni di multa l'ex presidente del
Monte dei Paschi di Siena Alessandro
Profumo per aggiotaggio e false comunicazioni sociali.
Per i giudici di Milano, Profumo con i suoi complici avrebbero
evitato di far emergere un miliardo di perdite all’ MPS oltre che per
l'«aspirazione a vedere accresciuto (illegittimamente) il proprio
personale prestigio, quale fautore della rinascita della banca».
Un crack che ha distrutto i risparmi di migliaia e migliaia di
persone.
Ogni imputato è pregiudizialmente innocente fino a sentenza
definitiva, ma è corretto che Profumo (che per i giudici ha "una spiccata
capacità a delinquere”) resti al vertice di Leonardo (ex Finmeccanica) come
amministratore delegato su nomina del governo Renzi, galleggiando fino ad oggi
con il modico stipendio annuo di 1.660.000 euro?
A tutti un saluto e buona
settimana MARCO ZACCHERA



Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.
Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito sempre forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore contabile.
Amo gli sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è da poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito. Oggi sono uno dei tanti elettori di destra amareggiati e delusi, che sperano che si torni ad organizzare qualcosa di nuovo e di rinnovato in un centro-destra che è diventato diviso e rissoso, ombra di sé stesso.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro la maggioranza degli studenti che nella mia scuola allora era nettamente di sinistra. Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.


Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo- mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato come segretario generale del congresso.
Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.
A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società.
Per questo da oltre quindici anni ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori. (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Per darsi da fare bisogna a volte prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.
Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi. Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In quasi 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.
Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica. Anzi, spesso mi sono trovato maggiormente in sintonia proprio con avversari che non all’interno del mio sempre più malandato schieramento politico dove abbiamo fatto tanti errori, soprattutto quello di non aver proseguito con linearità e serietà il progetto di Alleanza Nazionale, secondo me il più autentico per dare alla Destra non solo un volto moderno e democratico, ma soprattutto capace di offrire e proporre alla nazione alcune idee di fondo di rinnovamento politico e sociale. Purtroppo volevamo cambiare il mondo e troppe volte (in peggio) siamo invece cambiati noi.
Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
Chissà quando mai la "giustizia" degli uomini – alla quale invano mi ero rivolto - mi darà ragione. Per me il peso è di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me, mentre io invece non sono stato in grado di portare a termine il compito che mi avevano affidato, passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho scoperto in questi mesi che ci sono comunque tanti altri modi di impegnarsi per aiutare il prossimo ed è quello che cerco di fare, per esempio collaborando con le iniziative della Fondazione Comunitaria del VCO.



Intanto sono tornato a pescare sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché ho la fortuna di poter vivere quei momenti. Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato "Nelle reti del tempo", un libro di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi.
In questi ultimi anni ho scritto diversi libri: “ Inverna” e “Gente di Lago” che vogliono essere un omaggio alla mia terra mentre “La Moscheruola” racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.