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CORRIERE della SERA

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LETTERA  di Gianfranco FINI
PUBBLICATA  SUL  CORRIERE DELLA SERA  VENERDI’  16  NOVEMBRE 2007

Caro direttore,
a ben vedere non è poi tanta la confusione che regna sotto il cielo della politica italiana. Al netto dei quotidiani roboanti annunci di Prodi e Berlusconi, ad esclusivo uso e consumo dei militanti del proprio schieramento, la situazione è molto più facile da capire di quel che può sembrare. Se, come a tutti appare purtroppo evidente, il governo sopravvive, a se stesso ancor prima che all'urto dell'opposizione, continuerà a navigare a vista in un mare di contraddizioni politiche e di divisioni più o meno laceranti.
Prodi guida un non-governo, fortemente impopolare e pesantemente dannoso per l'Italia, in cui ogni giorno di più l'economia stagnante e il fisco aggressivo, l'ordine pubblico e l'immigrazione fuori controllo, il disagio sociale crescente di milioni di famiglie, segnalano un «declino nazionale» tanto evidente quanto progressivo.
Della realtà sono coscienti in molti, anche nel centrosinistra.Con accenti diversi, e spesso con obiettivi opposti, Veltroni, Mastella, Dini, Giordano lavorano per riequilibrare in un senso o nell'altro la situazione, per spostare il baricentro dell'azione di governo verso politiche più «riformiste » o più «massimaliste» a seconda dei rispettivi principi di riferimento.
Il miserevole risultato è riassunto emblematicamente nella finanziaria: inutile più che leggera, frutto di compromessi al ribasso e di costosi contentini ideologici distribuiti come mance un po' a tutti, incapace di accontentare alcuno in modo compiuto, tollerata e votata come male minore dai più.
Anziché tirare le cuoia come assicurato da Berlusconi, Prodi tira a campare e si prepara ad anestetizzare le prossime fibrillazioni della sua coalizione: protocollo welfare, decreto sicurezza, legge elettorale... Ed è difficile pensare che siano sufficienti le timide parole di Dini sulla necessità di una nuova fase politica per far sì che Prodi stacchi la spina.
L'opposizione, forte nel Paese di un consenso popolare senza precedenti, in Parlamento è sostanzialmente impotente, nonostante i numeri di Palazzo Madama.Per il centrodestra, se non vogliamo che Prodi abbia gli anni contati, è davvero doveroso riflettere e cambiare strategia.
Alleanza nazionale si augura che ciò accada in fretta e unitariamente, perché dividerci oggi sarebbe davvero imperdonabile. Al centrodestra serve una strategia semplice e chiara che parta da un dato politico tanto ovvio quanto fin qui pervicacemente negato da Berlusconi.
Il governo cadrà un secondo dopo che si avrà certezza che dopo Prodi non si torna subito alle urne con l'attuale legge elettorale. Giusto o sbagliato che sia è così, perché continuare a negarlo contro ogni evidenza? L'attesa dell'implosione della maggioranza rischia di essere l'attesa di... Godot se il centrodestra non contribuisce alla sollecita rimozione del macigno che sbarra la strada alle nuove elezioni: l'attuale legge elettorale, una legge che obbliga tutti ad alleanze eterogenee in cui è enorme il potere di interdizione e di ricatto anche di formazioni ultraminoritarie, con ridottissimo consenso popolare e che non a caso proliferano come i funghi dopo le piogge.
Una condizione che non ha riscontro in alcuna democrazia e che è semplicemente folle in un Paese come il nostro dove il presidente del Consiglio ha meno poteri di governo del sindaco di un paesino e dove per varare anche la più semplice delle leggine il Parlamento impiega in media un tempo cinque volte maggiore della Francia o della Germania.
Il 2008 può essere, per il formidabile pungolo del referendum di primavera più ancora che per le intenzioni dichiarate di Veltroni, ancora tutte da verificare nei fatti, l'anno di poche ma indispensabili riforme, varate le quali saranno gli italiani a scegliere il premier e la coalizione di governo.
È evidente che non si tratta di un'impresa facile e i precedenti in materia non inducono all'ottimismo. Ma se il centrodestra vuol dimostrare di avere a cuore l'interesse nazionale e non solo il suo legittimo interesse di schieramento, ha il dovere di provarci seriamente.
An intende farlo. Non solo per rendere più possibile e vicina la fine del governo Prodi, ma anche per non assumersi la responsabilità di sacrificare, sull'altare di una sterile unità di coalizione, la sua stessa ragione fondativa. Contribuire al varo di una Nuova Repubblica.
Gianfranco Fini



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